Capitolo 14
LIZ
- In bocca al lupo. - auguro, prima di spingere Kelly e V-23 nella stanza di Jack. Per fortuna, l'abbiamo trovato sveglio. Speriamo che Kelly riesca a convincerlo.
Intanto che aspetto, sento dei rumori in cucina. Vado a vedere. Forse sarà Richard in cerca di cibo, Ella mi ha detto che certe volte si sveglia nel bel mezzo della notte per mangiare qualcosa.
Arrivata nella sala non trovo Richard... bensì Jason.
- Oh, ciao, verginella. - mi saluta, con il suo solito modo di fare.
- Non chiamarmi così. - gli dico, acida.
- Perché non dovrei? È così divertente vederti diventare rossa come un pomodoro. -
Noto che tiene delle candele spente tra le mani.
- A cosa ti servono quelle? - trattengo l'istinto di strozzarlo con le mie mani, o di farlo volare dall'altra parte della stanza col mio totem.
- Perché non ti fai i fatti tuoi? - mi risponde. A volte, è davvero irritante.
- Se non vuoi dirmelo, non fa niente. Non sei così importante come credi. - gli dico e faccio per andarmene, ma lui mi ferma.
- Mi servono per meditare. -
- Meditare? - gli chiedo, stranita.
- Sì, meditare. Sai, no? Quando ci si siede a terra e si ripete "ommm". -
- Questo lo so, scemo. Ma perché mediti? -
- Questi non sono decisamente fatti tuoi. - ribatte, e corre via in camera sua.
Ma quanto è bipolare? Non riesco proprio a comprenderlo, è davvero incredibile. Non capisco perché mi dice il motivo per il quale aveva le candele, e poi sparisce, come se qualcuno lo stesse inseguendo.
Come fanno Richard, Ella e tutti gli altri a sopportarlo? Kelly e Jack non hanno ancora finito di parlare e mi tocca aspettare qui, visto che ho promesso a Kelly che l'avrei aspettata fino alla fine del loro chiarimento.
Bene! Allora, approfitto del tempo che ho a disposizione. Perché dovrei stare qui ad annoiarmi?
Dopo aver resistito all'impulso di chiudermi in camera a leggere un libro, mi dirigo in camera di Richard e Jason. Sono curiosa, è il mio punto debole.
Busso e, dopo un bel po', il ragazzo mi apre la porta, a petto nudo e con dei pantaloni sportivi.
- Ancora tu? - chiede, stizzito.
- Già, se vuoi liberarti di me, dovrai fare di più. Una volta che qualcuno mi incuriosisce, non può passarla liscia. - esordisco, entrando in camera, prima che lui possa chiudermela in faccia. Ne sarebbe capace.
- Come Ulisse. - sorride, dimostrando che non è uno stupido senza cervello.
- Ah, allora non sei un troglodita che ragiona solo col membro genitale. - lo prendo in giro, voltandomi verso di lui.
- Già, e tu forse ragioni troppo con la testa e poco col tuo membro genitale. -
- Allora, posso restare, o devo essere sbattuta fuori? -
- Sai che, se ti faccio entrare, è una cosa molto equivoca. -
- Oh, andiamo. Perché devi sempre rigirare la frittata in modo perverso? - gli chiedo, esausta.
- Ma io voglio rigirare la frittata in modo perverso, solo che le frittate non mi piacciono. Preferisco le patate. - perché fa così ridere? Non voglio ridere, ma lui mi fa questo effetto. - Forza, vieni. - dice il ragazzo, tornato serio dopo aver condiviso il momento di gioia con me. In questo periodo che sono stata qui, non ho parlato molto con Jason, quindi non conosco bene i tratti del suo carattere.
Mi giro, osservando la camera. È identica a quella mia e di Ella. Un attimo? Dov'è Richard?
- Se te lo stai chiedendo, Richard sta dormendo in un'altra stanza. -
- Perché l'hai buttato fuori? -
- Non l'ho buttato fuori. Siamo abituati ormai al fatto che deve andare da un'altra parte, qualche volta. -
- Perché? - chiedo, la mia curiosità è al massimo.
- Perché devo meditare. - punta un dito dietro di me. Mi giro, e vedo un cerchio all'angolo della stanza fatto con un gessetto bianco e, intorno, ci sono delle candele, le stesse che ha preso in cucina.
- Lì si medita? - chiedo, confusa. Mi aspettavo qualcos'altro.
- Certo. Esistono vari tipi di meditazione, Elizabeth. -
- Sì, certo. Ne sai più di me. -
- Contenta, ora? Ciao. - Jason mi spinge fuori dalla porta, ma io punto le gambe a terra e gli impedisco di spostarmi.
- Aspetta, voglio vedere come mediti. -
- Perché vorresti? Vuoi ammirarmi ancora di più? Non voglio una stalker in casa. -
- Be'... io... - sono in difficoltà, non so che dire, non so neanche perché mi è uscita quella frase. La mia bocca l'ha detto senza il mio controllo.
- Senti, puoi restare, ma non devi dare nessun fastidio, devi stare in completo silenzio. Non una parola. -
- Grande. - mi vado a mettere sul letto, che credo sia di Richard.
- Non spaventarti. - mi informa Jason, sedendosi nel cerchio e dandomi le spalle.
Perché dovrei spaventarmi?
Jason incrocia le gambe, e credo che abbia chiuso gli occhi. Le candele, spente, si accendono, e il fuoco prodotto si alza man mano di più. Ora le fiamme delle candele si alzano in aria, staccandosi da esse, e si uniscono formando una sfera di fuoco.
Essa si trasforma in un uccello, il quale danza intorno a Jason. Ammiro questa scena e ne resto ammaliata. Non pensavo riuscisse a farlo.
Adesso, l'uccello si trasforma in un nastro di fuoco che si avvolge attorno al ragazzo. Dopo un po', il nastro si stacca dal ragazzo e si ritrasforma in sfera. Infine, esplode in una marea di scintille luminose. Applaudo, mentre Jason si rialza.
- Ti è piaciuto? - mi chiede, colpito dalla mia reazione.
- È stato meraviglioso. Solo che questa non sembra meditazione. -
- Te l'ho detto, Elizabeth. Esistono vari metodi di meditazione. - Jason non mi guarda e tiene lo sguardo dritto sul cerchio. Sembra distratto, come se stesse pensando a qualcos'altro. Rimango incantata ad osservare ogni suo minimo particolare, che lo rende sempre più perfetto.
- Dimmi. - gli dico. - Perché lo fai? -
- Lo faccio perché questo tipo di meditazione mi aiuta a controllare i miei poteri e a non farli esplodere. - mormora, dopo averci pensato un po' su.
- Jason. - gli poggio una mano sulla spalla nuda, contro la mia volontà. Si è mossa da sola, attratta dal ragazzo. È stato un gesto... di conforto. Non so cosa abbia sopportato nel suo passato, ma non sembra un periodo felice. - Perché devi tenere i tuoi poteri sotto controllo? -
- Ora basta. - sbotta Jason, infastidito. Mi prende in braccio, caricandomi sulle spalle, e mi butta fuori dalla stanza, senza lasciarmi parlare. Cadendo, non mi faccio troppo male, ma rimango sbalordita. Ma che diavolo gli è successo? È bastato un attimo per fargli cambiare atteggiamento.
Devo avergli toccato un tasto dolente, molto dolente. E devo aver sbagliato, per essermi intrufolata nelle sue abitudini e aver cercato di sapere senza il suo consenso un pezzo della sua vita. Io mi sono aperta con lui, ma non devo costringerlo a fare lo stesso con me. Dev'essere libero di fare quello che vuole, e forse io dovrei fare come mi hanno suggerito Ella e Richard: lasciarlo perdere.
- Liz! - i miei pensieri vengono interrotti da Kelly. La ragazza corre verso di me, con V-23 dietro di sé che sventola le sue orecchiette. - Jack ha accettato. - esulta, per la prima volta la vedo felice.
- Fantastico. -
- Grazie. - V-23 si getta fra le mie braccia, felice come un bimbo. Lo avvolgo e sono felice per lui e per Kelly. Sarà divertente averlo qui, con tutti noi.
- Figurati - affermo, anche se devo ammettere che sono un po' in imbarazzo. Non mi aspettavo questo gesto da parte sua.
- No, ha ragione. Grazie per esserti fidata di noi. Grazie, davvero. - Kelly mi guarda con orgoglio. Poi osserva la porta della camera di Jason, confusa. - Ma tu che ci fai vicino la stanza di Jason e Richard? Pensavo che mi avresti aspettato vicino la camera di Jack. -
- Oh, nulla. Non sapevo cosa fare, quindi ho camminato un po'. - cambio argomento. - Ora, però, andiamo. Hai bisogno di una doccia, ed io ho un sonno da far invidia ad un ghiro. -
Io e Kelly, sorridendo, torniamo nelle rispettive stanze.
IL GIORNO DOPO
ANONIMO
Oh, no, mi hanno scoperto. Corro quanto più veloce possibile, imboccando le strade più buie per confondere i nemici. Emily... Spero tanto che tu stia bene. So che riuscirai a raggiungere il tuo obbiettivo. Te lo meriti.
- Fermo. - mi urla un uomo, puntandomi una pistola contro e sbucando dal nulla. Dov'era nascosto?
Non rispondo, non so davvero cosa fare, e l'uomo... spara. D'istinto, mi butto a terra, evitando il colpo di struscio.
- Te lo ripeto, stai fermo e non ti muovere. Sei in un mare di guai. - guidato ancora una volta dall'istinto, metto le mani sulla sua pistola e lo disarmo abbastanza facilmente. Spingo il mio nemico, che finisce a gambe all'aria. Non pensavo di avere tutta questa forza.
Ricomincio a correre, ma altri due agenti mi si parano davanti. Viro a destra, ma c'è un vicolo cieco. Altri agenti mi circondano.
Mi accascio sul suolo, coprendomi con le mani la testa e pregando che qualcuno venga a salvarmi.
Instagram: viepsilon
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