34. Solo col cuore
《Evelin!》
Le urlò avvicinandosi a lei con un leggero fiatone per via della salita. Evelin lo guardò esasperata.
《Evelin mi dispiace, ma non è ancora questo il momento di lasciarsi andare》
Evelin lo guardò quasi con odio in risposta.
《Inutile che mi guardi così. L'ho osservata da vicino e c'è una cosa che non quadra》
《Che cosa?》
《Trova le forze di alzarti in piedi e scendere per vederlo tu stessa》
Le disse senza troppe smancerie.
《Mio Dio, ma tu non hai sentimenti, sei un cavolo di automa! Non ce la posso fare a guardarla morta! Ho perso tutto, non riesci a capirlo?》
《Forse non proprio tutto. Ora scendi, fidati non è ancora il momento di piangere》
《Non siamo in laboratorio dottore! Questa è la vita vera! Le persone muoiono e le persone soffrono! Non siamo macchinari!》
《Oh su questo non c'è dubbio, ma non ti chiedo di comportarti come una macchina, ma di non dare tutto ancora per perduto, vieni》
Le si avvicinò e le porse una mano. Evelin lo guardò stizzita, ma alla fine accettò l'aiuto e scese insieme a lui per vedere il cadavere di sua figlia. "Cadavere", questa parola le stava rimbombando nella testa tappandole le orecchie, impedendole di ascoltare perfino il rumore dei suoi stessi passi, tutto era diventato ovattato. Scese lentamente tenendo per mano Hans, senza il quale sarebbe sicuramente inciampata, visto che i suoi occhi erano calamitati sul corpo di sua figlia e non sul terreno.
Appena la vide davanti a sé a solo pochi metri le ginocchia le cedettero di nuovo, ma Hans la prese prontamente impedendole di cadere.
《Shao... Shao... no... Shao》
Aveva provato a congelare tutto il dolore un'altra volta, ma la vista di sua figlia lì vicino a sé senza più vita era troppo da sopportare.
Hans aspettò che Evelin riuscisse a reggersi di nuovo in piedi e riprendere un minimo di lucidità per poi attirarla a sé.
《Evelin》
Le prese il viso tra le mani e fece in modo che i suoi occhi si fissassero sui suoi.
《Guardami Evelin, concentrati, lo so che è dura, ma ricordati quello che ho detto, non abbiamo ancora completato il puzzle》
Evelin si strofinò gli occhi con le maniche della maglia e gli annuì con la testa.
《Bene. Ora devi guardarla da vicino, devi aprirle gli occhi》
Evelin strabuzzò gli occhi sembrando non capire, ma lo fece, le si avvicinò con tenerezza, accarezzandole il viso che sembrava semplicemente dormiente. Le pareva così bella pure ora, la sua pelle era ancora soffice e perlata, le sue labbra ancora rosate, le sembrava ancora la piccola Shao a cui dava il bacio della buonanotte prima di andare a dormire. Le baciò la fronte sentendo il suo profumo che l'acqua non aveva ancora spazzato via, le scostò delicatamente le palpebre per aprirle e vide.
《Ma cosa...》
《La stessa reazione che ho avuto io, ma volevo averne la tua conferma》
《Cosa vuol dire?》
《Vuol dire che qualcosa è mutato in lei... ho dei sospetti, ma vorrei portarla in laboratorio per confermarli, me lo permetti Evelin? Li sarà al sicuro》
Evelin si stupì del fatto che le stava chiedendo il permesso di fare qualcosa, ma d'altronde non avrebbe saputo che altro fare e se c'era ancora qualche vago barlume di speranza lo avrebbe scoperto solo seguendo Hans quindi acconsentì.
Arrivarono in laboratorio a tarda sera, parcheggiarono nel sotterraneo e appena scesero trovarono un'equipe di medici pronti ad accoglierli. Hans incominciò a dare ordini a destra e a manca e tutti incominciarono a muoversi veloci e ordinati come formiche. Anche se non sarebbe mai stato un buon psicologo, era di certo un ottimo dottore. Quello era il suo posto. Era freddo, lucido, preparato e intraprendente, sapeva cosa fare e come farlo, non esitava a raggiungere i suoi obiettivi ed Evelin questo suo modo di essere non lo sopportava, ma allo stesso tempo si vedeva costretta ad ammirarlo, quello che era il suo lavoro lo svolgeva egregiamente.
Hans la fece aspettare fuori dal laboratorio per qualche ora mentre analizzava Shao. Il pensiero che il corpo di sua figlia fosse sotto i ferri la tormentava, ma d'altronde sapeva che non poteva sentire più nulla né soffrire, perché... perché semplicemente non c'era più. Si ripeté tutto questo continuamente nella sua testa dandosi sollievo e dolore allo stesso tempo fino a quando Hans giunse in sua salvezza.
Passarono diverse ore e finalmente Hans uscì da quella porta ponendo fine alla sua agonia.
《Evelin, entra》
Evelin entrò con paura di trovare Shao dissezionata o chissà che altro, ma invece la trovò semplicemente distesa su un lettino medico coperta da un telo verde, sembrava sempre la stessa, come se non fosse successo nulla e quella visione la fece commuovere ancora una volta di più.
《Evelin, penso di poter confermare le mie ipotesi》
Evelin focalizzò immediatamente i suoi occhioni lucidi su di lui.
《Hai scoperto perché i suoi occhi non sono più dicromatici?》
《Sì e non solo direi, molto di più》
《Avanti, parla》
《I suoi occhi non sono più dicromatici perché non è più in mutazione》
Vide Evelin non capire e continuò a parole più semplici, per quanto "semplici" non esistesse realmente nel suo vocabolario.
《Ti ricordi che ti avevo spiegato che quei ragazzi erano morti perché i loro enantiomeri erano mutati nei loro opposti, diventando inservibili per la vita su questo pianeta?
Beh... Shao ha una doppia mutazione, è in grado di usare entrambi gli enantiomeri, il suo DNA è duplice, può trasformarsi. Quando usa l'enantiomero sinistro, ovvero quello che usiamo noi tutti qua su questo pianeta, il suo DNA muta e la mutazione è visibile fisicamente attraverso il cambiamento di colore dei suoi occhi. Al momento sta usando solo l'enantiomero destro che a quanto pare è quello di origine, la mutazione è in stand-by quindi non è più visibile il segno di dicromia, sintomo di mutazione in atto》
Evelin si piegò a guardare i suoi occhi ora perfettamente identici, entrambi di uno stupendo blu mare.
《Di origine?》
《Sì, Shaolin non è originaria di questo pianeta, è capace di vivere qua perché il suo duplice DNA glielo permette tramite una continua mutazione che la fa adattare alle nostre condizioni, ma il suo DNA originale non viene da qua.
Non hai mai sognato Evelin, Shaolin proviene davvero da qualche altra parte dello spazio》
《Come è possibile?》
Hans si diede a una fragorosa risata.
《Evelin cara, so di essere un genio, ma non ho certo le chiavi dell'universo》
Da quando era diventato pure spiritoso? -pensò- per poi accantonare del tutto l'ilarità al fine di sfoggiargli uno sguardo di dissenso.
《Senti, tu dici che ciò che causa la mutazione è l'amore, ora farò altre analisi sui livelli di ossitocina nel suo corpo e vediamo se ci apre qualche altra strada, ma ci vorranno giorni o mesi o forse addirittura anni o forse non vivremo mai abbastanza per avere una risposta...》
Ora ad Evelin restava una sola fondamentale domanda in testa.
《Hans...》
《Si lo so cosa vuoi chiedermi, ma ho paura che sia una cosa dove non sono ancora in grado di aiutarti e non so se lo sarò mai》
Lo sguardo di Evelin si incupì lasciando trasparire tutta la sua tristezza.
《Ev, posso chiamarti Ev? Non so, forse non è questo il momento di darti nomignoli, ma a dire Evelin ci sto davvero troppo》
Evelin si mise a ridere, la situazione era troppo paradossale per riuscire a rimanere seri.
《Ti pare questo l'importante ora? Chiamami come ti pare, ora non ha alcuna importanza》
《Okay, Ev.
Io non ho tutte le risposte in tasca e credimi mi piacerebbe molto. Dedico l'intera mia vita a questo lavoro per cercare risposte a domande impossibili e spesso riesco pure a trovarle, ma ammetto che certe risposte la scienza non le potrà mai trovare, certi "perché" rimarranno per sempre lì appesi... solo col cuore invece che con la mente si possono trovare alcune risposte e io qui come ben immagini non posso aiutarti, solo tu puoi. Tu puoi aiutare te stessa se lo vuoi. Se l'amore te l'ha portata una volta, non può riportarla da te ancora? È davvero così impossibile?
Forse bisogna solo smettere di ragionare razionalmente su cosa è possibile e cosa no, ammettere di non avere tutte le risposte e iniziare a ragionare con il cuore》
Evelin si stupì delle parole che aveva appena udito, non lo credeva capace di ammettere i suoi limiti e di incoraggiare un pensiero che non fosse quello scientifico, eppure non era sorda e quelle parole le aveva percepite chiare.
《Lo farò》
Hans sorrise dolcemente, per la prima volta da quando lo aveva incontrato, e si rinchiuse di nuovo nel suo prezioso laboratorio.
Toccava a lei ora. Doveva trovare la risposta a quella domanda, solo lei poteva.
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