24. La libreria
" Buongiorno Nala!"
"Buongiorno signor Gallagher! E signorina! Da quanto che non la vedo, come sta?"
" Bene, grazie"
Era il bene più falso di sempre ma del resto non poteva mettersi a spiegare il suo stato d'animo di tutto punto lì a lei.
Nala era sempre stata molto gentile, veniva in quella libreria da quando era piccolina e Nala le regalava sempre un cioccolatino o una caramella ogni volta, cose che un bambino anche una volta cresciuto ricorda sempre con tenerezza. Ormai era anziana, ma non aveva mai abbandonato il suo lavoro che amava letteralmente.
" Scusami cara ma non si direbbe che tu stia veramente bene "
Un'altra caratteristica di Nala, non aveva peli sulla lingua, se aveva qualcosa da dire lo diceva nella maniera più schietta. Non lo faceva con cattiveria o per offendere, semplicemente non conosceva altro modo per approcciare la gente e questo a Shao in fondo non dispiaceva, ma in quel momento la irritò.
" No, è vero non sto bene. Ma non ho voglia di parlarne né di spiegarne il motivo e dire di stare bene anche se poco credibile è il modo migliore per evitare di stare ancora peggio."
Schiettezza per schiettezza Shao l'aveva ripagata con la stessa moneta.
Nala sul momento si ritrovò un po' interdetta, ma assolutamente non demoralizzata, anzi.
" Capisco... allora sei venuta proprio nel posto giusto, se non hai voglia di parlare forse ritroverai le tue parole in qualche pagina di un libro, qualcuno parlerà per te senza aspettarsi una risposta da parte tua, quando non sai cosa dire o come dirlo o semplicemente non hai voglia di farlo, cosa c'è di meglio di ritrovarlo già scritto nero su bianco su di una pagina di un libro? Non ti senti forse già meglio a sapere che qualcuno ti capisce senza che tu gli abbia mai detto niente? Non ti senti meno sola nel tuo dolore? "
" Forse "
" Buona lettura "
Nala non aveva accumulato anni e letture per nulla, era molto saggia e molto sveglia, sapeva di cosa aveva bisogno Shao, non certo di parlare o almeno non ancora, prima doveva parlare con sé stessa, ritrovarsi e solo allora avrebbe potuto liberarsi.
Jack fece l'occhiolino a Nala e la ringraziò, poi si diresse al secondo piano dove c'erano la narrativa ed i gialli che adorava.
Come al solito Shao si mise a scrutare distrattamente le copertine ed i titoli dei libri. Era convinta del fatto che il libro giusto avrebbe dovuto attirare la sua attenzione come un bussare improvviso sulla porta di casa, a quel punto lo avrebbe aperto in una pagina a caso e avrebbe iniziato a leggere la prima cosa che le fosse saltata all'occhio. Se dopo averla letta le fosse venuta voglia di girare la pagina e leggere avanti, allora era il libro giusto.
Continuava a guardarsi intorno ma niente l'attirava, Jack le chiese di leggere alcune cose per lui e alla fine scelse due gialli da portar via.
Mentre Jack stava pagando l'occhio di Shao cadde su un libricino che era caduto a terra sotto uno scaffale. Si chinò per raccoglierlo e metterlo apposto, ma come lo prese in mano sentì bussare.
Lo aprì in una pagina a caso e lesse:
RACCONTAMI
UNA
STORIA
Un giorno un uomo si incamminò lungo un ponte, era notte, non c'era nessuno, il ponte passava sopra un fiume che divideva due fitti e oscuri boschi.
L'uomo era solo, a piedi nudi, guardava in basso e non alzava mai lo sguardo, avanzava perfettamente in centro alla strada, gli abiti sporchi e strappati, come se avesse corso in mezzo al bosco per ore non curante dei vari rami e rovi, il viso graffiato e gelido.
Balbettava qualcosa ma a così bassa voce che era impossibile capire.
Ad un certo punto arrivato esattamente a metà del ponte si fermò, smise di balbettare e si morse il labbro con forza fino a farlo sanguinare.
Alzò lo sguardo. Occhi stanchi, troppo stanchi; troppe lacrime, troppe notti senza dormire avevano ridotto quegli occhi a due spilli senza vita.
Shao si ritrovò molto nelle condizioni di quell'uomo, alla stessa maniera si sentiva come un cadavere che avanzava nell'oscurità, allo stesso modo era stremata e per certo suo padre avrebbe potuto confermare che nelle stesse condizioni si era ripresentata a casa.
Guardò avanti verso la foresta, scura, fitta e silenziosa, poi si guardò indietro, la foresta che aveva appena attraversato buia e pesta quasi da confondersi con la notte, poi decise di sporgersi a guardare il fiume.
Anch'esso era scuro, la notte aveva divorato tutto, compreso l'uomo, da dentro, nel profondo, da lungo tempo.
Gli scese una lacrima, l'ultima che gli era rimasta, ne aveva versate ormai troppe e l'anima era vuota.
La lacrima toccò l'acqua calma del fiume, provocando un'increspatura impercettibile.
Improvvisamente come un bagliore si accese sul letto del fiume.
Lentamente si fece sempre più intenso, l'uomo che nel frattempo aveva chiuso gli occhi stringendo forte i denti per il dolore, quando la luce diventò forte come un fuoco la percepì e li riaprì.
Quando lo fece prese paura e d'istinto indietreggiò.
Davanti a lui una forma astratta d'acqua e luce ondeggiava prendendo varie forme, a tratti assomigliava ad una figura femminile, ma erano brevi momenti e pensò d'esser solo pazzo.
Quando gli rivolse parola cominciò ad avere vero timore
"La morte ti prenderà questa notte, ma io posso salvarti"
L'uomo era in silenzio non riusciva a pronunciare alcuna parola, ma dentro di sé la morte poi non lo spaventava così tanto.
La forma continuò... " ma io so che tu non temi la morte, per questo ora ti dirò cosa devi fare..."
"...devi correre veloce, più veloce che puoi dritto in mezzo al bosco, le gambe ti bruceranno, il respiro ti mancherà, il cuore batterà forte che ti parrà esplodere, ma tu non devi smettere di correre né guardarti indietro"
L'uomo non capiva il perché, perché avrebbe dovuto farlo... eppure dentro di sé quella voce aveva qualcosa di famigliare, qualcosa che lo spingeva a fare ciò che diceva senza fare domande.
Riprese posizione eretta, si avvicinò alla forma come per toccarla, ma la forma si allontanò non permettendoglielo.
"Corri"
E scomparse.
La luce che aveva si spense, tutto fu di nuovo completamente buio, più di prima e gli occhi dell'uomo che ormai si erano affezionati a quella luce ora temevano quell'oscurità.
Guardò il bosco davanti a sé, che doveva fare? Correre? Tornare indietro? O semplicemente buttarsi giù e lasciarsi trasportare dall'acqua?
Corse.
Corse con il pensiero di quella voce in testa.
Corse.
Corse sempre più veloce.
Il bosco si faceva sempre più fitto ed era sempre più difficile correre, i rovi graffiavano, i rami tagliavano, i piedi inciampavano... ma continuava a correre... stremato, stanco, dalle notti senza sonno e dalle lacrime finite tra i singhiozzi e le convulsioni.
Le gambe iniziarono a bruciare e in quel momento...
In quel momento sentì dietro a sé dei rumori.
Dei ringhi, sentiva che per certo qualche lupo lo stava inseguendo, stava per girarsi ma in quel momento ricordò cosa aveva detto la voce "non voltarti mai".
Ansia. Pura ansia. Qualche bestia lo avrebbe presto divorato, sapeva che era dietro a lui, ne sentiva l'odore, il digrignare dei denti e il rumore delle zampe veloci che di lì a poco lo avrebbero raggiunto.
Le gambe ora erano in fuoco, il cuore batteva troppo veloce che il sangue gli aveva tappato le orecchie, il fiato incominciava a mancargli e la vista ad appannarsi.
Stava correndo. Per cosa? Per la propria vita? No. Non temeva la morte già da un bel pezzo.
Per quella voce? Solo uno stupido lo avrebbe fatto, probabilmente era solo un'illusione prodotta dalla stanchezza, perché ubbidire a un miraggio?
Eppure dentro di sé l'irrazionale continuava ad avere la meglio, forse per il suono di quella voce che non riusciva a levarsi dalla mente.
Urlò.
Urlò forte dallo sforzo, dalla fatica e in quel momento si rese conto di non essere mai stato così vivo.
Di colpo calò il silenzio.
Sentiva solo il suo ansimare, il suo cuore battere, il ritmo regolare e potente dei suoi passi.
Pian piano il bosco si fece meno fitto.
Lo vide aprirsi e corse ancora più veloce.
Si fermò.
Non capiva.
Quello che vide... non riusciva a crederci.
Lo stesso ponte, la stessa foresta che aveva appena attraversato era di nuovo davanti a sé.
Si avvicinò di nuovo al fiume e guardò giù.
Ormai dopo quello che aveva fatto sentiva che non poteva essere tutto finito lì, non poteva...
Si sentì toccare con una mano la spalla.
Fu come una scossa elettrica.
La voce che prima non riusciva a riconoscere ora era chiara e limpida come l'acqua, la riconosceva, sapeva chi era dietro a sé.
"Non girarti"
Dovette reprimere il desiderio fortissimo che ora aveva di girarsi, di vederla di nuovo dopo tanto tempo, di guardarla negli occhi e ritrovarsi.
"Stanotte la morte è stata vicina per entrambi"
Si chiese cosa intendesse dire.
"Tu avevi ormai rinunciato alla vita, continuavi a camminare senza uno scopo, verso la morte senza cura di te stesso né di ciò che ti stava attorno...
Io stavo morendo nell'attendere che tu venissi a liberarmi, giorno dopo giorno e stanotte nell'aspettarti, non sapendo se saresti tornato"
Sua moglie era sparita due anni prima, nessuno sapeva dove fosse andata, era stata data per morta e da quel giorno lui aveva smesso di dare valore alla vita.
Oggi quell'uomo era deciso a farla finita, non gliene importava più...
Ma prima di farlo voleva fare un ultimo atto di coraggio.
Quel ponte era il luogo dove si erano dati il primo bacio, dove si erano fatti la prima piccola grande promessa che qualsiasi cosa fosse successa sarebbero rimasti sempre insieme, ma lui dopo che lei era sparita non aveva avuto più il coraggio di tornare in quel posto, faceva troppo male anche il semplice pensiero di farlo.
Ma quel giorno aveva deciso sarebbe finita e che ci sarebbe tornato per l'ultima volta prima di andarsene per sempre, come per salutarla anche se lei non ci sarebbe stata.
Ma il cielo aveva avuto pietà di quella creatura e dell'amore che aveva visto nascere in quel luogo così pianse la pioggia più fitta che si era mai vista negli ultimi decenni e l'acqua prese quella giovane vita e la custodì nel fiume in attesa che l'amore che l'aveva resa viva una prima volta ora le ridasse quel dono.
Lei era morta per davvero in quella foresta, un cacciatore l'aveva colpita per sbaglio e poi non sapendo che fare ne aveva nascosto il corpo nel bosco.
"Ora sei qui, ti ho atteso tanto, sapevo saresti tornato, ma avevo paura che il dolore ti avesse fermato dal correre verso la vita. Paura che ti arrendessi, che volessi veramente farla finita, ma la tua corsa fino allo strenuo ha dimostrato quanto in realtà sei disposto ancora a lottare e ad andare avanti, dando il meglio di te con speranza"
In quel momento lui le parlò.
" Ma ora ti ho qui! Sei di nuovo con me!"
" Non sarò con te per sempre, non potrò nel modo in cui tu vorresti, mi è stato permesso di attenderti e di tornare in vita solo per un giorno e per me oggi è il giorno più prezioso "
Il sole si stava avvicinando, l'alba stava iniziando.
"Cosa vuoi dire? Sei qui no? Non devi andartene più!"
"Col sorgere del sole tornerò a fondermi con l'acqua una volta per sempre... ma non sono triste, perché oggi so che tu vivrai con la forza con cui io so tu sai vivere, che sarai una persona in grado di donare, di accogliere le gioie e i dolori della vita con la forza di chi nonostante le difficoltà onora la vita come un dono... oggi per me lo è stato, un singolo giorno, ma mi ha permesso di farti tornare a vivere e per me non c'è gioia più grande di questa.
So che tu continuerai a vivere. "
Il sole stava spuntando dalla foresta, poteva percepirne il calore.
Gli si avvicinò da dietro, lui poté sentirne il profumo, gli strinse le spalle in un tenero abbraccio che era caldo come il sole che stava per nascere e gli diede un bacio a lato della fronte.
"Ti amo"
"Ti ho sempre amata, sempre ti amerò e ti prometto che amerò la vita come ho amato te"
Come un leggero vapore sparì e poco prima lui la sentì sorridere.
L'alba illuminò tutto ciò che gli stava attorno, ora c'erano colori, nel bosco non c'era più silenzio, gli uccelli cantavano, nell'acqua i pesci nuotavano veloci guizzando e il sole riempiva di bagliori il fiume...
Scese per toccare l'acqua con le sue mani guardandola mentre scorreva veloce, scorreva senza mai fermarsi... andava avanti...
"... Te lo prometto amore mio... "
Shao chiuse il libro. Era sconvolta.
Anche lei come quell'uomo si era avvicinata alla morte, eppure aveva lottato, aveva urlato e nelle lacrime si era tirata su da quella roccia. Aveva ancora la forza per vivere e ciò che era scritto in quelle pagine sentì che fosse come stato scritto per lei, come se Alan in quel momento le avesse parlato.
"...perché oggi so che tu vivrai con la forza con cui io so tu sai vivere, che sarai una persona in grado di donare, di accogliere le gioie e i dolori della vita con la forza di chi nonostante le difficoltà onora la vita come un dono..."
Non riusciva a levarsi quelle parole dalla mente.
" Come un dono... "
Ripeté a bassa voce.
Quando si dona la propria vita a una persona, questa non ci appartiene più. La sua vita era un dono ed era un dono anche di Alan, lui si era donato a lei e l'aveva fatta nascere di nuovo, le aveva fatto iniziare una nuova vita dove non era più sola ma cosciente di avere una parte che la completava. Non poteva buttare via quel dono. Alan continuava a vivere in lei e lei non poteva lasciarsi morire.
" Shao hai trovato qualcosa? "
Chiese Jack vedendola con un libro in mano.
" Sì, l'ho trovato."
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