Il vuoto era sotto i suoi piedi, gli schizzi d'acqua le avevano gelato le gambe tanto che non le sentiva quasi più.
Il rumore della cascata era così forte, faceva da padrone nel silenzio della notte.

Shao distese la schiena sulla roccia bagnata proprio lì sul bordo; le stelle brillavano alte nel cielo, era tutto così maledettamente bello che le veniva da sorridere.

Stava guardando le stelle con gli occhi sgranati e pian piano diventarono lucidi, guardandoli potevi vederci il riflesso degli astri incastonato. Il sorriso diventò uno stringere i denti, il respiro singhiozzi.
Strinse gli occhi raggomitolandosi su se stessa. L'acqua si stava ricongiungendo all'acqua, le lacrime stavano cadendo sempre più giù, in fondo alla valle, insieme alla cascata.

Si girò su di un fianco e guardò giù, ebbe uno sforzo di vomito ma le uscì solo saliva.
L'acqua stava precipitando con violenza schiantandosi sulle rocce e schiumando illuminata dalla luna. Un liquido scuro ma luminoso che scivolava con potenza verso il vuoto senza paura, prendendo la forma di qualsiasi cosa venisse incontro senza fermarsi mai.

Shao allungò la mano per toccarla, osservò come in trans l'acqua che passava tra le sue dita. Non poteva catturarla ne fermarla, lei andava giù. Più la guardava più le veniva da seguirla...

"Acqua all'acqua"

"Perché! Perché me l'hai portato via!"

"Cosa ho fatto!? COSA!?"

"DIMMI COSA VUOI DA ME, PERCHÉ CHIUNQUE MI STA VICINO DEVE SPARIRE, PERCHÉ!"

Urlava al cielo ma in realtà si sentiva essa stessa la causa, la responsabile, si sentiva così in colpa ed in angoscia e allo stesso tempo così lancinata dal pensiero di non averlo più lì con sé.

Lì la sua mano aveva toccato la sua senza lasciarla, ora c'era solo l'acqua e girandosi non avrebbe trovato nessuno a tenerla, nessuno ad assicurarsi che non cadesse, che stesse lì in cima al mondo in punta di piedi.

Ma più sei in alto più male ti fai quando cadi, più una persona ti porta in alto lo spirito più ti fa finire all'inferno la sua assenza e quando tocchi le stelle poi vivere sotto terra senza vedere il cielo non è semplice.

La pena peggiore al mondo, vivere senza chi per te è vita.
Perché si nasce due volte, la prima piangendo nella sala d'ospedale, la seconda quando trovi la persona che ti completa. Come una lampadina che dalla scatola esce e viene avvitata alla corrente ed inizia ad illuminare tutta la stanza, prima non sapeva di poter brillare ma ora sa per cosa è venuta al mondo... una volta conosciuta la luce è difficile vivere al buio.

Shao si addormentò piangendo, senza curarsi del precipizio o del freddo, esausta.

Si svegliò con la prima luce del sole ormai tutta zuppa d'acqua, respirò a fatica tossendo, aveva preso talmente tanto freddo che non riusciva più a parlare, la gola le faceva un male tremendo e come provava ad emettere un suono sentiva solo un grande bruciore. Le venne da piangere per esasperazione ma il pianto le provocò ancora più bruciore.

Provò ad alzarsi in piedi, tremava tutta e le gambe non la reggevano, cadde e scivolò sul bordo della cascata.

Riuscì appena in tempo ad aggrapparsi con una mano alla roccia per non cadere giù. Per pochi secondi le passò per la mente di mollare la presa e lasciarsi cadere ma poi pensò a Jack e ad Evelin che la stavano aspettando a casa, pensò ad Alan se l'avesse vista mollare.

Urlò con quanto fiato avesse in gola nello sforzo di ritirarsi su, un urlo disperato dopo il quale le sembrò di essersi spezzata le corde vocali. Il cuore le batteva all'impazzata, si aggrappò come meglio poteva con tutto il corpo e riuscì a tornare in piedi, le mani erano completamente tagliate e piene di sangue, gli abiti uno straccio.
Si spogliò e lasciò cadere i vestiti per terra, si strofinò gli occhi, infine con le poche forze rimaste si diresse alla macchina e tornò a casa, come un ubriaco torna a casa per smaltire la sbornia, malamente e con poca coscienza di quello che stesse facendo.

Il dolore che aveva dentro superava di gran lunga il dolore fisico, anestetizzando quest'ultimo. Un corpo distrutto che andava avanti per inerzia.