15. La villa

Il giorno seguente Shao si alzò ancor prima che suonasse la sveglia, aveva voglia di iniziare la giornata come non ne aveva avuta mai. I suoi la sera prima non avevano fatto alcuna domanda, non avevano sospettato di niente, la macchina andava alla grande, andava tutto bene e la voglia di rincontrare Alan si faceva sentire.

Andò in bagno per farsi una doccia veloce, quando uscì il vapore appannò tutto lo specchio, ci passò con la mano sopra e vide apparire il suo riflesso. Stette lì per qualche secondo a guardarsi e qualcosa dentro di lei si fece pesante, poggiò entrambe le mani sul lavandino come per sostenersi e abbassò lo sguardo. Guardò l'acqua scorrere giù lungo il tubo e sparire nell'oscurità, i suoi capelli umidi che toccavano il lavandino gocciolando copiosamente. 

Alan, si stava affezionando più in fretta del previsto a lui. 

Di colpo quel sentimento la intimorì. Lei era sbagliata. Aveva qualcosa che non andava dentro, aveva paura che se si fosse innamorata di lui gli sarebbe successo qualcosa di brutto, aveva come una tale infondata certezza che se l'avrebbe lasciato entrare dalla porta prima o poi sarebbe crollato il tetto. Aveva dentro di sé già l'immagine della fine, non un lieto fine, era come se fosse stata già pronunciata la catastrofe, un destino a cui lei sarebbe andata inevitabilmente incontro e non avrebbe potuto cambiare.

Si sciacquò la faccia. La voglia di incontrare Alan ora faceva male, gli sarebbe dovuta stare lontana e questo le provocava un profondo dolore in parti nascoste di sé di cui nemmeno si era mai resa conto dell'esistenza.

Andò in università con lo sguardo perso nel vuoto. Seguì le sue lezioni prendendo appunti meccanicamente. 

Arrivò la pausa pranzo ed uscì per andare in mensa, non si guardava attorno, non voleva vedere nessuno, solo i passi che aveva davanti. Non voleva nemmeno sentire, teneva la musica ad alto volume nelle cuffiette ed andava via dritta. Arrivata in mensa prese un panino da portar via e se ne andò, non voleva stare in mezzo alla gente, voleva star sola in tranquillità senza dover essere obbligata a socializzare, non ne aveva proprio le forze. 

Andò in un giardinetto lì vicino, nella parte più alberata e meno frequentata. Non aveva molta fame ma si costrinse a mangiare, si guardava attorno distrattamente, cercava qualcuno che in fondo sperava di veder arrivare e allo stesso tempo avrebbe voluto essere invisibile all'altro capo del pianeta. Dentro di lei era in corso un conflitto, sentimenti e razionalità cozzavano tra di loro infiammandosi e turbando Shao, dentro di lei aveva già deciso di sacrificare quei suoi sentimenti per il bene stesso della persona verso la quale erano diretti. 

Alan la stava cercando, in mensa non la trovò e fece lo stesso di Shao, prese un panino e cominciò a camminare in giro sperando di trovarla. Provò in molti posti ma non la trovò, poi gli venne in mente il giardinetto e ci si diresse speranzoso. Al contrario di Shao Alan era come una macchina a cui avevano tolto i freni, andava diretto da lei, il suo istinto e il suo cuore non facevano altro che farlo precipitare lì, il pensiero di lei lo rendeva felice ed era quella gioia a fargli perdere la testa, non gli fregava niente di apparire stupido agli occhi degli altri, non gli importava cosa pensassero. Voleva andare da lei, vederla, sentire la sua voce, poterle parlare, avrebbe spezzato tutte le catene che la imprigionavano, buttato giù tutti i muri che la circondavano per poter arrivare da lei. La vera Lei che non era concessa agli occhi degli altri. 

Camminò verso il giardinetto e da lontano la scorse seduta all'ombra, ai piedi di una grossa quercia. Affrettò il passo, il cuore stava esplodendo, non si era accorta di niente, ancora meglio voleva dire che l'avrebbe colta di sorpresa pensò. La soddisfazione di averla trovata gli aveva fatto spuntare un sorrisetto malizioso. 

" Ciao! "

Shao alzò lo sguardo e lo vide. Gioia. Pura gioia, un sorriso, e poi velocemente sopprimette tutto nel silenzio. Alan la guardò perplesso, vide che c'era qualcosa che non andava in lei. 

" Come va? Stai bene? " 

Si sedette accanto a lei.

" Tutto bene grazie. " 

Era fredda. Quasi come se si volesse liberare di lui, ma Alan non si fece intimorire. 

" Ti vedo un po' strana oggi... " 

" No sto bene, ora devo andare. " 

Shao se ne andò pensando di averlo ferito col suo modo di fare freddo e distaccato. Si sentiva tremendamente male, ne era innamorata ma non poteva esserlo, se lo vietava. Pensava che dopo quel pomeriggio non l'avrebbe più cercata, ma quando le lezioni finirono la sera lui era lì ad aspettarla. 

" Sto bene con te Shao, voglio poter continuare a vederti, a parlarti. E tu? "

" Io non posso... " 

" Perché non puoi? " 

" Ho paura... " 

" Paura di cosa?  " 

" Di farti del male... " 

" Come potresti farmi del male? " 

Alan era deciso a lottare, non avrebbe lasciato andare tutto così.

" Scusa ma non posso " 

Shao se ne andò. In macchina le scesero delle lacrime lungo il ritorno, stava male, sentiva come un filo invisibile che la legava ad Alan, un filo che le stringeva la vita più lei cercava di allontanarsi da lui. 

La notte pianse, non riusciva ad addormentarsi, era tormentata, il conflitto dentro di lei stava continuando più cruento che mai. La mattina di sabato si svegliò con gli occhi gonfi e due belle occhiaie, come si guardò allo specchio distolse lo sguardo, si stropicciò gli occhi e si infilò un maglione gigante, andò ad aprire gli scuri della finestra e guardò giù in giardino, c'era qualcosa sul parabrezza della sua Camaro. Scese le scale correndo e andò a vedere. 

Trovò una busta incastrata tra i tergicristalli, la prese e l'aprì, dentro c'era un foglietto bianco con scritto solo dei numeri. Erano coordinate. 

Corse a prendere il telefono, aprì Maps e inserì le coordinate, era un posto in montagna relativamente vicino alla cascata. Fece velocemente colazione e partì. Una forza potente la stava portando in quel luogo, il suo stomaco era in agitazione, premette l'acceleratore a tavoletta, sentiva che in quel posto avrebbe trovato soluzione ai tormenti di quella notte. Forse c'era Alan dietro, pensava a lui e lo voleva raggiungere, aveva bisogno di parlare con lui o si sarebbe continuata a tormentare tutte le notti. 

Arrivò al punto indicato dalle coordinate, parcheggiò la Camaro e scese. C'era una collina davanti a lei e in cima alla collina una vecchia casa abbandonata. Cominciò a salire, il vento era fortissimo tanto che faceva difficoltà a camminare in linea retta, l'erba verde si muoveva creando onde e disegni davanti a lei.
La casa era una vecchia villa ormai abbandonata, si potevano vedere ancora i vecchi capitelli che reggevano la porta d'entrata e la terrazza in pietra che dava sulla vallata, un tempo doveva esser stata una casa stupenda, ora era piena di polvere e certe parti cadevano a pezzi. Questo succede alle cose quando smetti di prendertene cura e le abbandoni, si impolverano, si rovinano e si sgretolano pezzo dopo pezzo.

Spinse la porta d'entrata ed essa si aprì, entrò stando attenta ai pezzi di vetro delle finestre rotte che erano sparsi a terra, in punta di piedi andò avanti e si guardò attorno. C'era un vecchio lampadario in cristallo caduto a terra, candelabri impolverati ancora sulla tavola da pranzo e dritta davanti a lei una scalinata in legno scricchiolante con qualche buco che portava al piano di sopra.

Salì piano le scale assicurandosi che i gradini non fossero troppo mal ridotti per tenere il suo peso, ressero e si ritrovò al primo piano, la luce entrava ovunque, il sole riempiva tutte le stanze, il terrazzo in pietra era proprio lì a pochi passi. Uscì e il sole si precipitò a scaldarle la pelle, davanti a lei la distesa di colline, la valle e la cascata che brillava da lontano. 

Si sporse dal balcone per guardare giù e come suo solito scavalcò e si sedette a gambe a penzoloni.

Alan la stava aspettando, di nascosto le si avvicinò da dietro e le mise le mani sugli occhi.

Un brivido immediato percorse Shao

" Alan? "

Alan la prese e la girò verso di lui allontanandola dal vuoto.

" Non sapevo se saresti venuta ma ci speravo molto "

" Sono qua... "

" E io non sai quanto ne sono felice "

" Ti devo parlare... "

Shao incominciò a pesare tutte le parole che stava per dire.

" Io nella mia vita ho perso le cose a cui tenevo di più e non lo so ma dentro di me ho questa sensazione che sono destinata a perdere tutte le cose a cui tengo... E ho paura... "

Raccontò ad Alan di Rotolo, di Amy e dei sensi di colpa e i tormenti che aveva provato in quei anni, della promessa che si era fatta che non si sarebbe più affezionata a qualcuno così tanto.

Alan l'ascoltò attentamente e con apprensione.

" Shao mi dispiace davvero per quello che hai dovuto passare già a quella tenera età, ma non è colpa tua, non ti devi dare colpe che non hai! "

" Io... io... ti voglio bene Alan... Ma non ci riesco, se poi dovesse andare male, se ti ferissi?"

" Shao, non mi importa, io sono qua. Tu non potresti farmi mai del male e se mai mi facessi del male ne varrebbe la pena per te. Non ho paura di quello che potrebbe succedere, ma ho paura di averti qua di fronte a me ora e domani non più. Provo qualcosa di indescrivibile per te, qualcosa che nemmeno io so spiegare e che non ho mai provato prima, ma sento che è accanto a te il mio posto. Per favore lascia che io ti curi, lascia che dimostri il contrario, permettimi di starti accanto e io ti prometto che ci sarò sempre e non ti farò mai del male. "

Shao si coprì il viso con le mani, Alan gliele tolse e le prese fra le sue, le accarezzò e poi si fermò a guardare il suo viso, i suoi occhi lucidi che lasciavano trasparire il dolore, l'abbracciò forte e la tenne fra le sue braccia a lungo sentendo il battito del suo cuore e il suo respiro che sincronizzò al suo.

Non c'era niente che volesse di più al mondo che tenerla fra le sue braccia, si sentiva completo.

Shao per la prima volta si sentì bene, si sentì il dolore scivolargli di dosso e sparire lontano. Non voleva allontanarsi da quelle braccia mai più. Sarebbe rimasta.

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