6. Nessuna scorciatoia

Sofia scattò e si mise a sedere sul letto, portandosi istintivamente una mano alla gola. Inghiottì l'aria quasi come se stesse bevendo e ci mise qualche istante a rendersi conto che, in effetti, non stava affatto affogando.

"Mi hai quasi annegata!" si lamentò, quando vide che Dolores era inginocchiata accanto a lei e la guardava con occhi preoccupati.

"Che esagerazione" borbottò la fata, quando ebbe constatato che la ragazza era in perfetta salute. "Ho dovuto portarti via da lì il più in fretta possibile. Per evitarti problemi ben peggiori di un presunto annegamento, sai."

La ragazza le rivolse un'occhiata di vago risentimento, ma poi annuì, riconoscendo in silenzio che l'intervento della fata era stato in effetti provvidenziale e aveva risolto una situazione che, fino a pochi minuti prima, le era parsa irrisolvibile. "Eri diversa" commentò, ricordando l'aspetto che Dolores aveva assunto nella dimensione in cui il demone l'aveva trascinata.

"Già" annuì la donna, stringendosi nelle spalle come se la cosa fosse di poca importanza.

"E qual è il tuo vero aspetto?" chiese ancora la ragazza, incuriosita dalla questione. "Di solito sei così come ti vedo adesso o sei... be', come un attimo fa?"

"Dipende" rispose la fata. "Io sono nata nei fondali poco profondi del Mare di Alath: il vero aspetto del mio popolo è quello che hai visto poco fa. Quando sono lontana da casa, però, e devo camminare sulla terraferma, sotto ai raggi del sole, devo per forza di cose ricorrere alla magia e assumere un look... più ordinario, per così dire, che mi permetta di vivere come una creatura terrestre." Dopo un attimo di silenzio pensieroso, Dolores sorrise. "Sono passati molti anni, dall'ultima volta che sono stata nel Mare di Alath. Oramai temo che questo corpo mi sembri più mio di quello in cui sono venuta al mondo."

"Sei nata in un posto che si trova sott'acqua? Quindi sei una specie di sirena?" indagò la giovane.

La donna, però, scosse il capo con decisione. "Ti ho già detto che le sirene non sono quello che pensi tu. Scommetto che te le immagini come delle donne con la coda da pesce, mentre, in realtà, sono più simili a squali."

Sofia annuì lentamente, immagazzinando quell'informazione e chiedendosi se le sarebbe mai tornata utile, visto come si stavano mettendo le cose. "Grazie per avermi aiutata, comunque" mormorò poi. "Temevo che si sarebbe ripresentato, ma non credevo che mi avrebbe messa così in difficoltà. E poi... ha detto che sono davvero incinta."

Dolores colse lo smarrimento che trapelava dalle parole della ragazza e le posò una mano sulla spalla nel tentativo di darle un po' di conforto. "Credi che fosse sincero?"

Sofia si strinse tristemente nelle spalle. "Ho paura di sì. Cioè, mi piacerebbe credere che stesse bluffando, ma perché avrebbe dovuto farlo? E anche tu sembri piuttosto convinta che c'è davvero un piccolo demone che cresce dentro di me."

"Vuoi fare comunque il test di gravidanza?" chiese ancora la fata.

La ragazza annuì. "Sì" confermò. "Per esserne sicura, ma anche per avere una prova tangibile che tutta questa storia è vera e che non sono impazzita e mi sono inventata tutto."

Dolores parve sul punto di replicare, ma si limitò invece a stringere nuovamente la spalla della ragazza. "Faremo come vuoi, allora. Adesso ti lascio riposare ancora qualche ora."

Con quelle parole, la fata fece per alzarsi, ma la mano della giovane scattò veloce e si agganciò al polso della donna. "Aspetta"  mormorò Sofia, arrossendo. "E se tornasse?"

"Hai paura di lui?" la interrogò Dolores, corrugando la fronte.

Sofia esitò. No, pensò. Non ho paura di lui, ma ho paura del modo in cui mi fa sentire. Ho paura di non riuscire a controllare le mie reazioni. Per qualche motivo, però, il solo pensiero di spiegare a Dolores la vera natura dei suoi timori faceva nascere in lei un profondo senso di vergogna. "Non ho paura di lui", disse, allora, "ma l'idea di doverlo affrontare per la seconda volta nella stessa notte mi fa sentire esausta."

La fata la osservò intensamente e la ragazza si chiese se la donna fosse in grado di leggerle nel pensiero. Sa come mi sento veramente?

Ancora una volta, però, Dolores non diede voce ai propri pensieri e si limitò a fare un cenno d'assenso. "Se vuoi, posso dormire qui con te. Dubito che si faccia vedere, se ti sto accanto."

Sofia si mordicchiò le labbra, combattuta. Dividere il letto con Dolores? Le sembrava una cosa terribilmente infantile, come se fosse regredita alla condizione di una bambina che aveva bisogno della presenza della mamma per combattere i mostri che si nascondevano nel buio. E poi, a conti fatti, Dolores era ancora un'estranea, per lei: poteva davvero abbassare a tal punto le proprie difese?

D'altro canto, però, il re dei demoni era un pericolo concreto e tangibile: non le sarebbe dispiaciuto concedersi qualche ora di sonno tranquillo, prima di sprofondare nell'inferno surreale che il giorno seguente avrebbe certamente portato con sé.

"Va bene" decise infine, ingoiando l'orgoglio. "Se per te non è un problema, preferirei che restassi qui."

~~~~~

Alle ore 8:45 del giorno successivo, Sofia stringeva convulsamente tra le mani il bordo tondeggiante del lavandino del bagno, fissando il bastoncino bianco e blu che vi aveva posato all'interno.

Non era andata al lavoro, quella mattina - aveva chiamato Lorena dicendo che si sentiva poco bene - e, invece che imboccare la strada famigliare che conduceva al negozio di articoli per la casa, aveva raggiunto la farmacia più vicina. Ringraziando il destino che le aveva messo davanti una farmacista con la quale non aveva mai avuto a che fare, aveva acquistato un test di gravidanza, cercando di comportarsi con la maggiore naturalezza possibile.

E ora si trovava lì, nel suo bagno con le piastrelle azzurrine, aspettando che lo stick di plastica desse il proprio responso.

"Affidabile nel 99% dei casi", recitò mentalmente Sofia, vacillando sotto un'ondata di nausea nervosa. Questo è il minuto più lungo della mia vita! Pensò, mentre le mani sudate scivolavano leggermente dal loro appoggio.

Quasi trattenendo il fiato, la giovane studiò la finestrella che le avrebbe annunciato il suo destino e infine sospirò, stringendo con maggior forza la ceramica del lavandino per togliere un po' di peso dalle gambe tremanti. È un più, costatò. Sono incinta.

Ed era anche un simbolo bello chiaro, senza tratti sbiaditi o ambigui. Un po' come se volesse dirmi di non illudermi di rientrare proprio in quell'un per cento di casi in cui il test fa cilecca, pensò Sofia, guardando con astio lo stick, quasi come se fosse lui la causa di tutti i suoi guai.

E adesso cosa diavolo faccio? Si chiese, cercando la risposta nei propri occhi riflessi allo specchio.

Portare a termine la gravidanza era fuori discussione: anche se né il demone né Dolores erano stati in grado di dirle con esattezza quali disastri avrebbe provocato la Figlia delle Tenebre, Sofia sapeva di non potere rischiare. Non avrebbe mai voluto essere la madre di un assassino, né, a maggior ragione, quella di una creatura che per sua natura non poteva causare altro che male.

Non resta che decidere come fare a mettere fine a questa cosa, pensò, abbassandosi lo sguardo sul ventre. Sulle prime si chiese se la strada dell'aborto tradizionale fosse veramente da escludere. Forse Dolores ha esagerato un po'? È davvero possibile eliminare un pezzo di anima tramite un'operazione chirurgica? E, soprattutto: siamo davvero sicuri che l'anima esista?

Si rendeva però conto di non avere modo di trovare una risposta certa a quegli interrogativi. La mia unica fonte di informazioni è Dolores, riconobbe, e lei mi ha già detto che non posso abortire.

Senza contare che la sola idea di iniziare il percorso che l'avrebbe portata all'aborto - un argomento di cui non sapeva nulla e del quale non si era mai interessata - le faceva girare la testa. Dovrò farmi accompagnare da qualcuno? Si chiese, completamente alla deriva. Mi faranno parlare con uno psicologo? Oddio, spero di no! Altrimenti mi sbattono in manicomio per direttissima...

L'unica alternativa era quella che le era stata proposta dalla fata. Quella di cui non mi ha spiegato un tubo e che, secondo Quello Là, potrebbe anche costarmi la pelle. Ma forse il demone faceva del terrorismo psicologico? Del resto, aveva ogni motivo per volere evitare che lei si liberasse della creatura che lui aveva creato.

Ok, si disse, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Qui non concludo niente: andiamo di là e sentiamo cosa ne pensa Dolores.

Controvoglia, Sofia afferrò il test di gravidanza e, senza pensare a quello che aveva dovuto fare per far comparire quel piccolo simbolo blu, si diresse verso il salotto.

Dolores era seduta sul divano, ma balzò in piedi appena la vide comparire. "Allora?" le chiese, con la voce piena di aspettative.

La ragazza le mostrò lo stick. "Sono incinta" annunciò in tono piatto.

La fata piegò le labbra in una smorfia dispiaciuta. "Me lo immaginavo" ammise. "Come ti senti?"

"Stanca" sbottò Sofia di primo acchito. "E stordita. E anche incazzata, ora che ci penso. Parecchio incazzata" aggiunse, poi, rabbuiandosi. "Se avessi qui davanti a me quel tipo, vorrei... Vorrei strozzarlo, o prenderlo a calci finché non gli passa la voglia di immischiarsi nella vita della gente. Il problema è che è così... Così..."

"Affascinante?" venne in suo aiuto la fata.

"È più che affascinante" gemette Sofia. "Non so spiegarlo, è una sensazione talmente viscerale! È come se dentro di me ci fosse una calamita, qualcosa che mi attrae al punto tale che non riesco a controllare il mio corpo..."

"Il corpo non c'entra niente" le fece notare Dolores. "È l'anima, quella che non riesci a controllare."

La giovane rifletté per qualche istante. "Tu dici?" chiese. "Però in quelle visioni io ho l'impressione che sia il mio corpo a muoversi con una volontà sua: la mente rimane lucida. Non sempre, ma in generale mi sento come distaccata da me stessa: so che cedere a lui è sbagliato, ma non riesco fisicamente a impedirmi di farlo."

"Però questa notte sei venuta a cercarmi" disse Dolores lentamente, come se stesse iniziando a vedere le cose da una nuova prospettiva. "Ti sei ricordata di me, e sei venuta a chiedermi aiuto. Hai manipolato la visione. "

"Sì" annuì Sofia, sentendo nascere in sé una strana speranza. "E anche la volta precedente ero consapevole che quello che vedevo non era reale, ma un sogno - o così credevo. Ricordo di aver preso delle decisioni."

Dolores sorrise con una punta di sarcasmo. "Delle decisioni non particolarmente felici, temo, ma il fatto che tu abbia mantenuto un certo grado di controllo è comunque incoraggiante. Mi fa ben sperare per..." la fata si interruppe all'improvviso e si fece seria, come se fosse d'un tratto insicura di ciò che stava per dire.

Sofia aggrottò la fronte. "Per che cosa?"

Dolores si morse le labbra e la ragazza notò solo in quell'istante che, mentre lei era in bagno, la donna aveva trovato il tempo di applicarsi un rossetto di un intenso color ciliegia. 

"Per quello che dovrai fare per evitare di far nascere un mostro" replicò la fata. "Perché tu sei ancora dell'idea di non far nascere questa creatura, giusto?"

La ragazza fece un secco cenno d'assenso stringendo nel pugno il test di gravidanza. "Ma certo! Avrei preferito liberarmi di questa cosa in un modo più normale, ma se mi dici che non si può..."

"È così" confermò Dolores. "Quando hai a che fare con un incantesimo, devi seguire le regole della magia: non puoi pensare di prendere delle scorciatoie, perché i sortilegi come questo non possono essere sciolti con trucchi o inganni, piccola mia."

Sofia si accigliò. "Be', scusami tanto, ma non mi pare che l'aborto sia una scorciatoia o un trucchetto. Non per me, almeno." Nel pronunciare quelle parole, la giovane sentì un sentore amaro invaderle la bocca. C'era un qualcosa di profondamente ingiusto in quello che le stava succedendo. Le gravidanze indesiderate erano state il suo spauracchio sin da quando aveva conosciuto il sesso. Pur nella sua limitata esperienza in quel campo, Sofia aveva sviluppato nei confronti della protezione un'attenzione che era quasi sfociata nella paranoia, tanto che il suo ex ragazzo aveva iniziato a chiedersi se non avesse per caso qualche rotella fuori posto. E adesso questo stronzo arriva e così, come se niente fosse, mi ritrovo incinta? Si chiese, sentendosi quasi sopraffare dalla frustrazione. Non è giusto! O, forse, chissà? Forse non avrei dovuto smettere di prendere la pillola...

"Non era quello che volevo dire" precisò Dolores, interrompendo quel flusso di pensieri. "Dicevo solo che i rimedi umani non sono quasi mai efficaci, quando si parla di faccende sovrannaturali."

Sofia fece un gran respiro e poi annuì. "Va bene" sospirò. "Suppongo che la cosa abbia una sua logica. Quindi ora che si fa?"

"Adesso si va dalla Prima Maga delle Bianche Sentinelle e le si chiede di annullare l'incantesimo" replicò Dolores, con una semplicità disarmante.

"Ok", fece Sofia lentamente, decisa a prendere le cose come venivano, "non sembra complicato. Dove la troviamo?"

La fata storse le labbra color ciliegia e, dopo una breve esitazione, tornò a sedersi sul divano. Togliendosi le décolleté color lime, si acciambellò sul cuscino e picchiettò il tessuto fiorato rimasto libero, invitando Sofia a prendere posto accanto a lei. "Siediti, piccina. Temo che le cose siano un po' più complesse di quello che immagini tu."

Con il cuore che le martellava nel petto, la giovane si sistemò sul divano.  Non riuscendo a rilassarsi a sufficienza per abbandonarsi contro lo schienale, rimase nervosamente appollaiata sul bordo del cuscino, senza mai abbandonare lo stick bianco e blu.

"Dunque", riprese la fata, con il viso dai tratti eleganti contratto per la concentrazione, "dobbiamo affrontare principalmente due problemi: il primo è che la Prima Maga si trova nel mio mondo e il secondo è che, perché il contro incantesimo possa svolgersi, tu devi dimostrarti all'altezza."

"Ah" commentò Sofia, cercando di capire quali fossero le implicazioni per lei. "Quindi?"

"Innanzitutto dobbiamo portarti da lei: l'unico modo per spostarti da un mondo all'altro è attraverso il sogno."

"Quindi tu stai sognando, in questo momento?" chiese stupita Sofia.

"Cosa?" replicò sorpresa la fata. "No! Io stavo parlando di te, non di me. Quelli come me possono tranquillamente viaggiare tra i mondi, sono i comuni mortali ad avere qualche problema in più."

"E mia mamma?" chiese ancora la ragazza, nel tentativo di chiarirsi il più possibile le idee. "Non ho ben capito come vi siate incontrate, ma come ha fatto a conoscere quella signora di cui mi parlavi l'altro giorno? Ha sognato anche lei? E per sbaglio è arrivata nel vostro mondo?"

Dolores rise. "Oh, no. È stata quella Signora a venire qui. Ma forse questa è una storia per un altro giorno, non credi?"

"Immagino di sì" ammise Sofia, pur riluttante. "Quindi, da questa tizia di cui mi parlavi ci posso andare solo quando dormo, giusto?"

"Esatto" confermò la fata. "Il problema è che la Prima Maga non... non si trova in un posto fisso, ecco. È una specie di viandante, per così dire: sarà lei a venire da te, al termine di sette giorni e sette notti di pellegrinaggio."

"Pellegrinaggio verso dove?" chiese la ragazza, che non riusciva a capire come si potesse andare in pellegrinaggio verso una meta sconosciuta.

"Verso le Montagne dello Spirito. Quando le raggiungerai, al termine del tuo viaggio, lei verrà da te. E allora, se ne sarai degna, eliminerà la parte malvagia della creatura che cresce dentro di te."

"E tutto questo avverrà dopo un viaggio di sette giorni e sette notti?" ripeté Sofia, senza riuscire a nascondere il proprio scetticismo.

"O, nel tuo caso, di quattordici giorni", precisò la fata, "visto che non sei certamente in grado di camminare senza sosta notte e giorno."

"E quindi di notte dormirò?" indagò ancora la giovane. "Si può dormire nel sogno?"

"Certo che sì" sorrise Dolores. "Non ti è mai capitato di sognare di dormire?"

Sofia si strinse nelle spalle, poi si rabbuiò, sentendo montare dentro di sé la preoccupazione. "Quindi mi pare di capire che dormirò per due settimane. Cosa succederà al mio corpo, nel frattempo? Lui... Il demone ha detto che potrei anche morire. È vero?" Nel pronunciare quelle parole, Sofia sentì la gola contrarsi in una morsa dolorosa. Stava veramente parlando della propria morte? Stava veramente pensando di lasciarsi scivolare in uno stato simile al coma per due settimane?

La fata abbassò per un istante il viso, ma la ragazza scorse comunque l'espressione turbata che aveva increspato i suoi lineamenti. "In realtà", ammise, senza incontrare gli occhi della giovane, "non stiamo parlando di due settimane, ma di nove mesi."

Sofia strabuzzò gli occhi e credette di svenire per lo shock. "Nove mesi?!" gridò. "Ma come è possibile? Hai appena detto che dovrò camminare per quattordici giorni!"

Dolores le afferrò le mani nel tentativo di rabbonirla e confortarla. "Ma il tempo scorre diversamente nei nostri mondi, Sofia. Al termine delle due settimane all'interno del sogno, ti sveglierai e sarai pronta a partorire la tua bimba. Vedila in positivo: non dovrai sorbirti tutte le seccature della gravidanza."

La donna accennò un sorriso, ma Sofia si ritrasse bruscamente, sottraendosi alla sua presa. "Ma ti ho detto che io non la voglio, questa bambina! Non voglio avere né un mostro né una neonata normale: non se ne parla proprio!"

Dolores fece un piccolo cenno d'assenso. "Va bene, lo capisco. In questo caso, ti risveglierai e basta. Però preferirei che tu ci ripensassi."

"E perché mai?" ribatté la ragazza, sulla difensiva.

"Perché, se deciderai di non far nascere la bambina, ne assorbirai l'essenza e questa cosa ti cambierà. Se andrà tutto bene, sarà comunque un cambiamento in positivo, ma non posso prevedere quali effetti avrà su di te: potresti diventare una persona completamente diversa."

"Però migliore?" chiese Sofia.

La fata annuì.

"Allora correrò il rischio" decise la ragazza, sentendosi stranamente risoluta. "Rimane però un punto da risolvere: chi si prenderà cura di me, se dormirò per nove mesi? Non è possibile velocizzare la faccenda? Non posso andare in ospedale: mi faranno esami di ogni tipo... Non c'è il rischio che si accorgano che c'è qualcosa di strano?"

"Di questo non ti devi preoccupare" rispose la fata. "Parlerò con tua madre e le spiegherò la situazione: la aiuterò a organizzare un'assistenza specifica, magari a domicilio, evitando di coinvolgere troppi curiosi. Lascia fare a me: ho i miei agganci."

Dolores sorrise con aria impertinente, ma, di nuovo, Sofia non rispose al suo sorriso. "Voglio parlarci io, con mia mamma" ribatté. "Ho un po' di cose da chiederle. E voglio salutarla per bene, prima di fare questa... questa cosa."

La fata si rabbuiò. "Meglio di no" mormorò, aggrottando la fronte. "Se sapesse quello che hai intenzione di fare, Laura cercherebbe certamente di impedirtelo. Credo che sia più prudente metterla di fronte al fatto compiuto."

Quelle parole fecero scattare un campanello di allarme nella testa della ragazza. "Vorresti dire che mia mamma vorrebbe che facessi nascere una specie di demonio?" chiese, senza nascondere la nota di incredulità che distorceva il suo tono. "Scusa, ma mi risulta difficile da credere."

"Ma certo che no" replicò sbuffando la fata. "Però non vorrebbe nemmeno che tu corressi un rischio del genere." Appena ebbe pronunciato quella frase, la donna parve ripensarvi. "Non fraintendermi: non sarai mai sola, durante il tuo viaggio, e non correrai alcun pericolo, se farai quello che ti verrà detto. Però dovrai comunque dormire per nove mesi ed è indubbio che la cosa ti lascerà addosso qualche dolorino, almeno per i primi tempi."

"E quindi?" insistette Sofia.

"E quindi", riprese Dolores accalorandosi, "tua madre cercherebbe di sicuro di risolvere la questione in qualche altra maniera. Ma lei non conosce bene le regole del nostro mondo: come ti ho già detto, non ci sono scorciatoie, in questo caso."

"Sì, me lo hai già detto prima" fece Sofia, meditabonda. "Però... quali potrebbero essere queste strade che mia mamma potrebbe voler percorrere? Così, solo a titolo informativo."

"Non lo so" rispose lentamente la fata. "Però mi viene in mente che potrebbe essere tentata di chiedere un aiuto a quella Signora che aiutò a suo tempo e che è ancora in debito con lei. E non credo che sarebbe una cosa saggia. Di certo, sarebbe una cosa inutile."

"Che cos'è esattamente questa Signora?" chiese la ragazza, insospettita. "Non sarà mica un altro demone, vero?"

"No", la rassicurò Dolores con un sorriso storto, "però appartiene alla stirpe degli elfi, altra gente con cui non amo particolarmente avere a che fare."

"E perché?"

La fata levò gli occhi al cielo. "È una storia lunga che ti racconterò nei prossimi giorni, se ce ne sarà l'occasione, quando sarai nel mio mondo. Credevo che avessimo concordato che non c'è tempo da perdere, adesso."

Sofia si mordicchiò le labbra e, per qualche secondo, si perse a seguire con la punta dell'indice i contorni di un fiore disegnato sulla stoffa del divano. Sentiva di essere arrivata a un punto morto: quali erano le sue possibilità, a parte fidarsi di quella tizia che diceva di essere la sua fata madrina?

Potrei fare finta che non stia succedendo nulla e rifiutarmi di credere che questa follia sia reale. Però c'era un test di gravidanza positivo e la bruciante consapevolezza di non avere avuto rapporti sessuali con nessuno, se non con una creatura uscita da un sogno. Non stava sognando e quindi, a meno che non fosse completamente impazzita, c'erano ottime possibilità che gli eventi che stava vivendo fossero veri. A meno che io non sia sotto psicofarmaci in un ospedale psichiatrico: se così fosse, però, potrei fare quel diavolo che mi pare... tanto non ci sarebbero conseguenze.

Se prendeva per buono il fatto che Dolores era chi diceva di essere e non le aveva mentito, allora poteva forse scegliere di prendere ancora un po' di tempo per valutare meglio la situazione. Nove mesi di una specie di coma non sono uno scherzo: e se non mi risvegliassi più? Un altra vocina nella sua testa, però, le chiese se davvero poteva pensare di vivere serenamente anche un solo giorno con il peso di ciò che aveva scoperto. La magia, il demone e questa porcheria che mi ritrovo nell'utero. No, sarebbe impazzita. Non avrebbe mai potuto condurre un'esistenza normale con un simile pensiero sulla coscienza.

"Allora", chiese Dolores, con una puntualità che fece di nuovo sospettare a Sofia che la fata fosse in grado di leggerle nel pensiero, "ti ho convinta? Andiamo a trovare la Prima Maga?"

La ragazza fu sul punto di annuire, quando un pensiero improvviso le mozzò il fiato. "Prima hai detto che la Prima Maga mi aiuterà solo se mi dimostrerò all'altezza della situazione" fece in un sussurro. "Cosa succederà, se non mi dimostrerò all'altezza?"


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