10. Il Consiglio

Condizionata forse da ciò che aveva visto in televisione le rare volte che le era capitato di seguire una seduta della Camera dei Deputati, Sofia si era convinta che una sala in cui si radunava un Consiglio importante dovesse avere in sé una certa dose di solennità.

In realtà, però, la stanza in cui le condusse Ser Parsifal era assai spoglia e in tutto e per tutto simile a quella che avevano appena lasciato: l'unica differenza stava nel modo in cui erano sistemati gli scranni lignei, che non erano disposti lungo le pareti, bensì a ferro di cavallo al centro della sala. Ser Parsifal era seduto in posizione centrale e attorno a lui sedevano tutti gli altri consiglieri. Sofia contò in tutto quindici persone, decisamente meno di quelle che si sarebbe aspettata.

Senza dire una parola, Dolores prese posto su un banchetto isolato, posizionato di fronte a quelli dei consiglieri, e fece cenno alla ragazza di sedersi accanto a lei.

"Iniziamo la seduta" disse Ser Parsifal, quando ebbero preso posto. "Segretario, prendi nota" aggiunse poi, voltandosi verso un uomo dalla pelle scura che sedeva alla sua destra.

"Dunque", riprese lo stregone, "questa giovane che risponde al nome di Sofia è qui per chiedere il permesso di recarsi nella regione dei Monti dello Spirito: ha la necessità di incontrare la Prima Maga e di sottoporsi al suo giudizio."

"E per quale motivo?"

A porre quella domanda era stata una donna che sedeva alla sinistra di Ser Parsifal. Era giovane, anche se la ragazza non avrebbe saputo darle un'età precisa, e incredibilmente bella. Portava i capelli biondi, appena più scuri di quelli di Sofia, stretti in una treccia avvolta intorno al capo, e quella sorta di corona incorniciava un viso a cuore, dai lineamenti delicati, le labbra piene e il naso all'insù. I suoi occhi dalla forma allungata erano di un intenso verde smeraldo - un colore quasi innaturale, in effetti - e fissavano insistentemente la giovane, quasi con il preciso intento di metterla a disagio.

Ser Parsifal si voltò verso la donna e la fissò con aria di rimprovero, come se intendesse comunicarle qualcosa con la sola forza del pensiero - e, chissà, magari lo stava davvero facendo. Quella, però, si voltò verso di lui e sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. Alla fine, fu lo stregone a cedere per primo. "Sofia è entrata in contatto con un demone" disse, parlando con voce forte e chiara affinché tutti i presenti potessero sentirlo. "Purtroppo costui l'ha ingannata e ora la ragazza ha la necessità di incontrare la Prima Maga, perché ella è l'unica che può liberarla dalla sua influenza."

Questo è un modo decisamente edulcorato per presentare la questione, pensò Sofia. Tuttavia non osò muovere un muscolo e azzardò soltanto una fugace occhiatina in direzione di Dolores, che sedeva impassibile al suo fianco. Quello sguardo non sfuggì però alla donna dagli occhi verdi, che le rivolse un sorriso appena percettibile.

E ben poco amichevole, pensò la ragazza, avvertendo che nell'espressione dell'altra donna c'era più di una nota sarcastica. Resistendo alla tentazione di risponderle con un'occhiataccia o con un gesto poco elegante, Sofia rimase concentrata su Ser Parsifal, la schiena dritta come un fuso e l'aria da scolaretta innocente. O almeno spero!

"Qualcuno ha motivo di opporsi alla sua richiesta?" chiese lo stregone, osservando a uno a uno i colleghi seduti sugli scranni.

"Di per sé, no" replicò un uomo che sedeva all'estrema sinistra del ferro di cavallo. "Ma, prima di pronunciarci, sarebbe forse utile sapere qualcosa di più sul passato della richiedente. Cosa fai nella vita, ragazza?"

Sorpresa dal fatto che le fosse stata rivolta una domanda diretta, Sofia esitò e si voltò verso Dolores. Quella le fece cenno di alzarsi e la ragazza si mise in piedi, un po' a disagio nel vestito azzurro che non riusciva a sentire come suo. Porca vacca, mi pare di essere tornata ai tempi della Maturità, si disse deglutendo nervosamente.

Proprio com'era solita a fare quando a scuola un professore le rivolgeva una domanda, la giovane si sporse leggermente dal banco per guardare in faccia l'uomo che l'aveva interrogata. Era uno strano soggetto, basso e tarchiato, con un paio di braccia muscolose e tatuate che emergevano da una tunica di pelle scarlatta. Aveva capelli e barba corvini che gli arrivavano almeno all'altezza della vita - il banco impediva a Sofia di vedere oltre - e in essi erano intrecciati un gran numero di anelli e campanellini. Malgrado l'aspetto bizzarro e anche un poco minaccioso, gli occhi marroni dell'uomo erano caldi e gentili e la ragazza lo trovò subito più simpatico della donna bionda.

"Io... Faccio la commessa, signore. Vendo cose in un negozio" spiegò, senza capire in che modo l'informazione potesse essere utile a quella gente.

"Che genere di cose?" le chiese ancora l'uomo.

Sofia sbatté lentamente le palpebre, confusa dalla piega che stava prendendo la conversazione. "Ehm... Roba per la casa, soprattutto. Articoli casalinghi. Pentole, tovaglie, bilance, bottiglie termiche... Anche ombrelloni d'estate e pale da neve d'inverno. Un po' di tutto, insomma."

"Un po' di tutto?" insistette l'uomo, con un fare che alla giovane parve quasi insinuante.

Sofia non era più sicura che quel tizio le fosse tanto simpatico, ma, prima che potesse rispondere, la donna bionda che aveva parlato per prima scosse il capo con una risatina ironica. "Nel mondo di Sofia non ci sono botteghe che preparano sortilegi e smerciano pozioni magiche, Ser Dvalinn. Esistono per la verità alcuni negozi che vendono il tipo di articoli a cui stai pensando tu, ma la ragazza lavora in tutt'altro genere di commercio."

L'uomo parve piccato da quell'intervento non richiesto. "Sei così certa di sapere quello a cui sto pensando, Madama Elfo?"

La donna gli rivolse lo stesso sorrisetto tagliente che aveva rivolto anche a Sofia. "Considerato il motivo per cui la ragazza è qui, direi che ho pochi dubbi, Messere."

Ancor prima di poter processare il significato di quello scambio, Sofia arrossì. Aveva capito male oppure tutti erano a conoscenza di quali fossero stati i "contatti" tra lei e il demone? Dove diavolo pensava che lavorassi, quel tizio? In un sexy shop?

Ser Parsifal riprese la parola, interrompendo la discussione. "Come ha giustamente detto Lady Vivienne, non c'è nulla di oscuro o di scabroso nel passato di Sofia. Non sappiamo perché il demone abbia scelto proprio lei: l'unico legame che la ragazza ha con il nostro mondo è costituito da sua madre, che ha avuto a che fare... Con uno dei nostri concittadini."

A questo tipo non piace andare nei dettagli, osservò la giovane, notando come l'uomo avesse evitato di menzionare direttamente la sorella di Lady Vivienne.

"Ser Parsifal ha ragione" fece l'elfa, forse desiderosa di sviare l'attenzione da un discorso che la toccava in prima persona. "Non è sul passato della ragazza che dobbiamo concentrarci, ma sul suo futuro e sulle sue intenzioni."

Dolores tirò leggermente il tessuto dell'abito di Sofia e la giovane si lasciò ricadere sullo scranno. Tuttavia si sporse in avanti e non distolse gli occhi da Lady Vivienne. Che cosa stava insinuando? Forse che aveva cattive intenzioni e che era in combutta con il demone che l'aveva messa nei guai?

La ragazza non dovete interrogarsi a lungo, perché la donna si rivolse direttamente a lei. "In qualità di Inquisitore, Sofia, devo chiederti con quale intento ti rechi presso i Monti dello Spirito."

La giovane pensò che forse avrebbe dovuto alzarsi nuovamente in piedi, ma si rifiutò di saltare su e giù come un grillo e quindi rimase al suo posto. "Per incontrare la Prima Maga" rispose con voce squillante. Non era forse sufficientemente chiaro? Quel punto non era forse già stato discusso in precedenza?

"Questo lo sappiamo" replicò Vivienne. "Ora ti sto chiedendo quale sia la disposizione d'animo con la quale intendi recarti lì."

Sofia fece per replicare, ma si bloccò con la bocca socchiusa. Con quale stato d'animo...? Non lo sapeva. Era spaventata e confusa, ma, se ci rifletteva attentamente, sentiva crescere in sé la determinazione ad andare fino in fondo, a non arrendersi a un destino che si rifiutava di considerare inevitabile.

"Mi sento piuttosto determinata" disse, allora.

"Determinata a fare cosa?" volle sapere l'elfa.

La ragazza si strinse nelle spalle. "Quello che è giusto."

Sul bel volto di Lady Vivienne comparve un sorriso affilato. "E come saprai cos'è giusto e cosa non lo è?"

Sofia avrebbe voluto avere una risposta pronta, ma si trovò a esitare di nuovo. "Io... Be', immagino che cercherò di agire secondo la morale che mi è stata insegnata. Che forse non sarà universale, ma che non credo possa portarmi a compiere azioni malvage o roba del genere."

Il sorriso della donna si smorzò appena e a Sofia parve che sul suo viso comparisse una briciola di compassione. "La ragazza mi pare piuttosto ingenua" commentò, rivolgendosi a Ser Parsifal.

"È giovane", replicò lo stregone, senza fare una piega, "è naturale che lo sia. Ma l'ingenuità non è una colpa, né è sintomo di malvagità."

"No, ma gli sciocchi e gli ingenui vengono manipolati facilmente" ribatté ancora Lady Vivienne.

Mi stai dando della stupida, razza di stronza? Pensò velenosamente Sofia, scoccandole un'occhiata carica di antipatia.

Lo stregone sospirò appena. "Sappiamo che il demone che l'ha avvicinata è piuttosto potente: in tutta onestà, credo che pochi tra i presenti sarebbero stati in grado di resistergli. Inoltre mi risulta che in un'occasione la ragazza si sia sottratta a lui. Non è così, Fata Madrina?"

Dolores annuì con solennità. "Certamente. Si è resa conto di quello che stava accadendo, si è ricordata di me ed è venuta a cercarmi per chiedermi aiuto. Il Consiglio riconoscerà che questo è incoraggiante."

"Lo penso anch'io, Fata Madrina" sorrise Ser Parsifal.

"Se quel demone dovesse tornare da te - e lo farà - pensi di riuscire a resistergli ancora?"

Sofia rifletté attentamente sulla domanda di Lady Vivienne. "Sì" disse poi. Ne era totalmente certa: era una sicurezza bruciante, che le ribolliva nello stomaco e le incendiava la gola, quasi volesse imprimersi a fuoco nella sua carne e nella sua anima. "Non gli permetterò di avvicinarsi a me un'altra volta: ora so chi è e cosa mi ha fatto."

La donna la osservò in silenzio per alcuni secondi. "Lo odi?" le chiese.

Di nuovo, la domanda dell'elfa la mise in difficoltà. "Non lo so" rispose lentamente la ragazza, misurando le parole. Lo odiava? Provava rabbia nei suoi confronti, un sentimento che le mordeva lo stomaco e le toglieva il fiato, ma era odio, quello? Non voleva fargli del male, ucciderlo, distruggerlo: voleva soltanto che lui e la sua creatura sparissero per sempre dalla sua vita. "Non ho mai odiato nessuno, credo. Non so se quello che provo nei suoi confronti è odio, ma di certo voglio liberarmi di lui."

"Tutto qui?" insistette Lady Vivienne.

Sofia si strinse nelle spalle, un gesto non particolarmente elegante, ma di certo efficace. "Sì" sospirò, prima di lasciar scorrere lo sguardo su tutti i membri del Consiglio. "Sentite, ci sono un sacco di cose che non capisco e che nemmeno pretendo di capire. Però io non ho chissà quali pretese: voglio solamente liberarmi di quel demone e di tutte le cose che ha portato con sé. Dolores - la mia Fata Madrina - mi ha detto che l'unico modo per farlo è andare tra quelle montagne e aspettare che la Prima Maga venga da me... e questo è esattamente quello che intendo fare: nulla di più e nulla di meno. È un problema?"

Lady Vivienne sollevò un angolo delle labbra in una pallida imitazione di un sorriso. "Di per sé non lo è. Ma rimango convinta che l'ignoranza possa portarti a commettere degli errori, magari anche in buonafede."

Davanti a quella considerazione, Sofia allargò le braccia, impotente. Certo, quella possibilità non era da escludere, ma le sue intenzioni erano buone. Accanto a lei, Dolores si mosse nervosamente sullo scranno. "Quindi?" chiese. "Intendi negarle il permesso di avvicinarsi ai Monti dello Spirito?"

La donna bionda scosse il capo. "No: non credo che ci siano le condizioni per farlo, anche perché mi è parso di capire che Ser Parsifal è invece piuttosto ottimista a proposito della buona riuscita dell'impresa: non è così?"

Lo stregone annuì e sul suo volto si allargò un sorriso placido. "Come dicevo, le premesse mi sembrano incoraggianti."

"In questo caso, non credo ci sia molto altro da aggiungere" constatò Vivienne con voce piatta. "L'ultima parola spetta a lui. Come Inquisitore, però, mi riservo il diritto di chiedere che il Consiglio si esprima in merito tramite una votazione diretta."

Tra le persone sedute agli scranni serpeggiò un brusio e Sofia colse più di uno sguardo scettico. La giovane ebbe la netta impressione che a quelle persone importasse ben poco di lei e del motivo che l'aveva spinta a rivolgersi a loro. Chissà se sono veramente consapevoli della gravità della situazione, si chiese, leggermente a disagio. Sospettava che la verità fosse nota solamente a Ser Parsifal e, forse, a Lady Vivienne. Anziché confortarla, quella consapevolezza alimentava ulteriormente la sua inquietudine: se avevano deciso di tacere parte della verità al Consiglio, allora la faccenda doveva essere davvero delicata e critica. Non era forse stata la stessa Dolores a dirle che era meglio non fare troppa pubblicità al suo caso?

L'elfa si alzò in piedi e osservò dall'alto i suoi colleghi. "Chi ritiene che la ragazza abbia il diritto di recarsi presso la Prima Maga alzi la mano" disse. "Chi è contrario, invece, tenga le braccia incrociate. Prego, votate."

Le uniche mani che non si levarono furono quelle di una donna anziana dai lunghi capelli bianchi e di un uomo di mezza età dai tratti orientali. Nel vedere il risultato della votazione, Sofia tirò un sospiro di sollievo. Meno male, pensò. Ci mancava solo che mi rimandavano a casa con tanti cari saluti!

Anche Vivienne prese atto del risultato, e la ragazza non poté fare a meno di notare che la sua espressione pareva tutt'altro che soddisfatta. Vorrei tanto capire cosa diavolo ha contro di me, si disse, cercando di tenere a bada l'irritazione.

La donna bionda fece buon viso a cattivo gioco e ringraziò i colleghi con un cenno del capo. "Molto bene" disse, rivolgendosi allo stregone al suo fianco. "La missione di Sofia è approvata, ma a una condizione: non viaggerà sola."

"Ma certo che no!" esclamò la ragazza, per nulla turbata dalle parole della donna. "Con me ci sarà la mia Madrina!"

Così dicendo, si voltò sorridendo verso Dolores, ma la fata distolse lo sguardo come se fosse in imbarazzo. "Temo che non sia possibile" le disse, rivolgendole un piccolo sorriso di scuse.

Sofia si sentì sbiancare. "Come, no?" balbettò.

"Mia cara ragazza", fece Ser Parsifal, "l'obiettivo di questo pellegrinaggio è di metterti alla prova e testare le tue qualità morali. La tua Fata Madrina non potrebbe fare a meno di aiutarti e di consigliarti nei momenti di difficoltà: puoi facilmente capire che il suo intervento falserebbe il risultato e renderebbe dunque vanno il tuo viaggio."

"Ah" sospirò Sofia, mortificata. "E allora chi verrà con me?"

"Avevi già in mente qualcuno?" chiese Ser Parsifal, rivolto all'elfa. "Intendi accompagnarla tu?"

Prima che Sofia potesse esprimere tutto l'orrore che quella prospettiva suscitava in lei, Lady Vivienne scosse il capo. "No, io ho altre cose a cui badare. La cosa migliore è che le venga assegnato uno dei Guardiani del Consiglio: qualcuno che sappia proteggerla, ma anche sorvegliarla, se fosse necessario. Tra i nostri uomini ce ne sarà certamente uno che conosca bene la regione dei boschi dell'est."

Lo stregone fece un mezzo cenno di assenso. "Se riesci a trovarne uno adatto allo scopo, non ho nulla in contrario."

Sofia preferì non chiedersi perché la donna credesse che ci fosse il bisogno di sorvegliarla - in che senso, poi? - e preferì rivolgersi a Dolores. "Quindi non ti vedrò per due settimane?" La voce tremula con cui pronunciò quella domanda stupì lei per prima. Anche se l'aveva conosciuta solo poco tempo prima ed erano più le cose che non sapeva, di lei, piuttosto che quelle che sapeva, la giovane si rese conto di fare ormai molto affidamento sulla sua Fata Madrina. In un certo senso, Dolores era l'unico elemento vagamente famigliare in un mondo alieno e sconosciuto e la prospettiva di separarsi da lei la sprofondava nell'angoscia. Soprattutto se il tipo che intendono affibbiarmi è simpatico e ben disposto nei miei confronti come la biondina con la treccia...

Lasciandosi andare a un moto di affetto nei suoi confronti, la donna le passò un braccio attorno alle spalle e la attirò contro il suo fianco, facendola scivolare sulla panca. "Ma no, ci vedremo nei Punti di Incontro" la rassicurò. "Non ci vedremo tutte le sere, ma ti raggiungerò tutte le volte che posso."

"E non sarai sola" si intromise Lady Vivienne. "Non ho tempo di accompagnare personalmente Sofia durante tutto il suo viaggio, ma ci tengo comunque a seguirla da vicino. Per assicurarmi che vada tutto bene..."

Dolores la fulminò con lo sguardo. "È proprio necessario?"

L'elfa esibì nuovamente il suo sorriso affilato. "Certo che sì: sono il vostro Inquisitore, è mio preciso dovere verificare che non ci siano problemi."

"Cosa sono i Punti d'Incontro?" chiese Sofia, rifiutandosi di cogliere la mezza provocazione che le sembrò di percepire nelle parole di Vivienne.

"Dei punti in cui il sentiero dei pellegrini incrocia la via che si snoda ai confini dei Monti dello Spirito" spiegò Dolores. "Non temere: partirai domani e prima di sera avremo il tempo di decidere per bene dove e quando incontrarci."

"Partirà domani se riusciremo a trovare un accompagnatore adatto" interloquì ancora Vivienne.

Dolores sospirò, palesemente irritata. "E allora forse è il caso di iniziare subito a cercarlo, no? Forse la situazione non è molto chiara, ma ti assicuro che meno tempo perdiamo in chiacchiere e meglio è."

"Oh, la situazione mi è estremamente chiara" ribatté l'elfa, in un tono che a Sofia non piacque nemmeno un po'.

"Benissimo, la seduta è tolta!" esclamò Ser Parsifal, interrompendo quella conversazione che minacciava di farsi sempre più tesa. "Il Consiglio è sciolto. Lady Vivienne accompagnerà Sofia e la sua Fata Madrina nei quartieri delle guardie, così che alla ragazza possa essere assegnato un accompagnatore all'altezza del compito. All'Inquisitore chiedo poi di venire a riferire a me: desidero restare aggiornato sugli sviluppi di questa vicenda."

A quelle parole, i Consiglieri si alzarono come un sol uomo con un gran tramestio di panche spostate e di scartoffie raccolte in tutta fretta. Anche Sofia si alzò, imitando Dolores, e poi rimase immobile, cercando di capire quale fosse il passo successivo. Vivienne si avvicinò a lei e la ragazza sgranò gli occhi rendendosi conto di quanto fosse alta, ora che la vedeva da vicino. "Andiamo" mormorò l'elfa, rivolgendo un cenno del capo alle altre due donne. Muovendosi prima che gli altri Consiglieri avessero il tempo di lasciare la sala, le condusse nuovamente fino al cortile che le due avevano attraversato quando erano giunte al palazzo, e poi si fermò poco distante dalla fontana che per prima aveva attirato l'attenzione di Sofia.

"Voglio che sia chiaro che non mi fido di te" fece a bruciapelo l'elfa, puntando gli occhi verdi in quelli azzurri di Sofia.

La giovane sobbalzò, mentre nello stomaco le si apriva una voragine. Prima, mentre si trovava nella Sala del Consiglio, aveva avuto l'impressione che il piccolo processo al quale era stata sottoposta fosse più che altro una faccenda burocratica, noiosa e banale. Adesso, però, negli occhi di smeraldo di Vivienne leggeva qualcosa di diverso: c'era un che di inumano in quello sguardo, un'ombra antica e troppo profonda perché lei potesse comprenderla pienamente. Vi poteva però scorgere la minaccia e il pericolo, e tanto bastava per far svanire le poche certezze che era riuscita a costruirsi in quel mondo.

"Perché?" abbaiò Dolores, frapponendosi tra l'elfa e la figlioccia. "È sempre per quella storia di tua sorella?"

Lady Vivienne scosse appena il capo. "Mia sorella non c'entra nulla. Come avrete intuito, Ser Parsifal ha preferito omettere alcuni dettagli, nel presentare la situazione al Consiglio" disse. "Io, però, so bene che quello che hai incontrato, Sofia, non è un demone qualunque, ma il Re di Aìn-En-Daìnon. E tu non sei incinta di un demone di bassa lega, ma della Figlia delle Tenebre: non so se ti è chiaro cosa significa e quali potrebbero essere le conseguenze sui nostri mondi."

Sofia deglutì, cercando di scacciare il nodo doloroso che tutto ad un tratto le stringeva la gola. Con quelle parole Vivienne era quasi riuscita a farla sentire in colpa, il che era assurdo. "Lo so, ma non è colpa mia" gracidò.

L'espressione dell'elfa non si addolcì. "Perché ha scelto proprio te, tra tutte le donne dei diversi mondi?"

La ragazza scrollò il capo mestamente. "Non lo so" ammise. Quante volte si era posta lei stessa quella domanda, senza riuscire a trovare una risposta?

"Nemmeno io" replicò asciutta Vivienne. "Perciò non mi fido."

"E credo che questo sia chiaro a tutti" si intromise nuovamente Dolores. "Ma ormai il Consiglio ha deciso, quindi non vedo che senso abbia discutere di queste cose. Otterrai solo di spaventare la ragazza, il che mi sembra controproduttivo."

"Non voglio spaventarla", ribatté la donna bionda, "ma solo metterla in guardia."

E nei confronti di chi vorresti mettermi in guardia? Si chiese silenziosamente Sofia. Nei tuoi?

"In ogni caso", riprese Vivienne, "quello che volevo dire l'ho detto e non ho altro da aggiungere. Ciò che mi preme, ora, è trovare un uomo - o una donna - che possa accompagnare adeguatamente la ragazza. Ho in mente due o tre persone: non ci resta che sperare che una di loro sia disponibile."

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