III ·Bere Per Non Pensare

«Cana, non era tua amica questa?» chiese Gildarz, un cliente abituale del locale in cui lavora da quasi un anno.

Il rosso fece scivolare il giornale che stava leggendo nella direzione della ragazza dietro il bancone.

Lei rimase un attimo ferma per metabolizzare cos'avesse detto il cliente, prima di prendere il giornale e sentire il cuore perdere un battito.

«Ancora in corso le ricerche di Mavis Vermillion scomparsa ormai da cinque anni quando aveva solo quattordici anni compiuti» lesse la bruna a voce alta sentendo qualcosa stringerle il petto in una morsa insopportabile.

Oggi era il giorno del suo compleanno, nonché l'anniversario della sua morte precoce di cui nessuno era a conoscenza se non gli otto ragazzi presenti quella sera.

Cana sentiva le gambe tremare e stavano per cedere quando senti una mano toccarle la spalla. Con un sussulto fece cadere il giornale sul bancone e ritornò alla realtà allontanandosi per un attimo dai tristi ricordi.

«Cana... per favore, sono anni che ti tormenti così. Vai avanti, pensa che ora la tua amica sia felice o semplicemente accetta il fatto che probabilmente sia passata all'altro mondo» la voce del suo ragazzo, Bacchus, la colpì al petto come una pugnalata.

Adesso si sentiva anche peggio di prima, continuava a darsi la colpa per tutto quello che successe e sentiva quasi il bisogno di vomitare per tutte le cose che aveva dentro e che non poteva rivelare. Stava scoppiando dentro e nessuno sapeva il motivo.

«Io... ho finito la vodka» scuotendo leggermente la testa abbassò lo sguardo per non vedere il suo ragazzo, sfiorò un'ultima volta il giornale e camminò verso il ripostiglio per cercare di darsi una ripresa.

Chiuse la porta alle sue spalle e cominciò a buttare a terra tutto quello che trovava davanti, comprese le bottiglie. Poi quando la sua schiena toccò la porta continuò a scivolare verso il basso per sedersi a terra con le mani sul viso.

Aveva gli occhi inondati di lacrime e si dava delle scema perché pur essendo passati lunghi cinque anni, lei non era mai riuscita ad andare avanti.

Prese la prima bottiglia che le capitò a tiro e cominciò a bere per smettere di pensare.

Proprio come aveva cominciato a fare poco dopo la morte di Mavis. Quel giorno d'inizio anno scolastico, era così sconvolta che fece la fine di sua madre. Cominciò a bere sempre di più e per un po' si sentì libera, leggera, ma quella sensazione non durava in eterno e continuare a bere era l'unica soluzione a cui pensò.

«Mira tu cos'hai disegnato?» domandò Cana guardando curiosa l'albina che sembrava aver finito il suo disegno.

Si trovavano all'asilo, sedute attorno ad un tavolo blu, felici di aver finito le proprie opere d'arte.

La bambina mostrò a Cana il suo disegno in cui c'erano tutti i bambini di quella classe che si tenevano per mano intorno ad un grande cuore, classico per una sdolcinata come lei.

Cana invece mostrò il suo disegno in cui era ritratta sua madre che beveva un qualche strano liquore. La bruna spiegò che quello era ciò che vedeva ogni volta che stava a casa con la mamma, ma non riflettè mai abbastanza su ciò. Era troppo piccola per capire.

Ma Mavis osservò attentamente quel disegno e fece un sorriso tirato, come se sapesse bene di cosa si trattasse.

Erza mostrò il suo disegno in cui vi era una grande spada lucente che tagliava una tornata panne e fragole. Tutte risero a quella visione.

Poi fu il turno della bionda che fece vedere un foglio completamente nero. Le bambine le chiesero come mai tale scelta e lei disse che quello era ciò che la vita nascondeva.

Nessuno capì quel che disse, erano piccole, ma a Cana restò impresso perché era la stessa identica frase che ripeteva sua madre.

«Pronto?» la voce di Bacchus che parlava a telefono la risvegliò dai suo pensieri.

«Si... chi la cerca?... oh, okay, un secondo»

La bruna stranita si alzò in piedi cercò di aggiustare il suo aspetto stravolto e uscì appena sentì il suo ragazzo chiamarla.

«Cana, c'è una tua vecchia amica al telefono» il corvino passò il telefono alla sua ragazza mentre lei con una vaga idea di chi fosse a cercarla sentiva il battito accelerare.

Prese il telefono e respirò profondamente «si?»

Fu in quel preciso istante che la vita della ragazza ebbe un'altra turbolenta modifica.

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