6.New York
Adrien sospirò, amareggiato, quando una voce metallica risuonò per tutta la superficie dell'aereo, annunciando l'imminente arrivo a destinazione. Si passò una mano sul volto e si girò a guardare fuori dal finestrino: stavano per scendere di quota. Accanto a lui era seduta niente poco di meno che Chloé Bourgeois, intenta a ritoccarsi il trucco con del rossetto rosso. Il ragazzo chiuse gli occhi e, per un attimo, ma soltanto per un attimo, gli sembrò di poter scorgere un paio di iridi azzurre come il cielo. Ricordava tristemente il lieve sorriso che la moglie le aveva rivolto poco prima di partire, insieme a quel suo abbraccio che gli aveva fatto stringere lo stomaco. "Andrà tutto bene, Marinette." aveva cercato di rassicurarla. Lei aveva annuito non molto convinta, prima di tuffarsi tra le sue braccia e stringerlo a sé. Subito dopo, Adrien le aveva rivolto un dolce sorrisetto e l'aveva baciata con trasporto: lo aveva fatto nonostante tutto e tutti, perché sarebbe tornato dalla sua Principessa più innamorato di prima, e le sarebbe stato accanto per tutto il resto della sua vita, ne era più che sicuro. - Adrienuccio, quale colore credi stia meglio con la mia carnagione? - la bionda lo fece riscuotere dai suoi pensieri. - Mmh? - l'altro si voltò verso di lei ed alzò un sopracciglio. La Bourgeois gli stava mostrando due boccette di smalto di due colori che, apparentemente, sembravano del tutto identici. - Quello. - ne indicò uno a caso, giusto per scollarsela di dosso. Chloé gli sorrise, mostrando una dentatura bianchissima e a dir poco perfetta, se non fosse stato per una lunga striscia rossa fra i denti superiori. Il biondo cercò di trattenersi al meglio che potè per non scoppiarle a ridere in faccia: con quel rossetto pareva che avesse appena preso un pugno dritto in faccia. Quando, dopo pochi minuti, assistette ad una conversazione fra lei e la hostess, ridacchiò nel vedere l'espressione quasi disgustata che le rivolse la tipa. Al che: "Ci sarà da divertirsi" pensò, alzando scherzosamente gli occhi al cielo.
- Benvenuti a New York. - furono le prime parole che rivolse loro la ragazza alla reception. Adrien si sforzò di sorriderle in modo cordiale: il viaggio l'aveva davvero stremato, perciò non vedeva l'ora di infilarsi sotto le coperte e di riposare. Fortunatamente, il suo inglese era ottimo, perciò comunicare non gli sarebbe risultato affatto difficile. - Thank you, thank you. - al contrario, quello della Bourgeois era pessimo. Infatti, nonostante il suo vocabolario fosse ricco di termini slang come fashion, trendy o cool, la ragazza non sembrava saper pronunciare nulla di più. Oltretutto, la sua voce stridula era a dir poco insopportabile: la sua sola presenza infatti, infastidiva così tanto l'altro che, a tratti, questa gli sembrava identica al verso di una gallina in calore. - Adrien?! - lo chiamò, d'un tratto. Il ragazzo si girò a guardarla e, nonostante tutto il fastidio che stava provando in quel momento, tentò di mantenere uno sguardo rilassato, mentre avrebbe voluto soltanto strangolarla seduta stante. - Sì? - chiese. Inspirò ed espirò, cercando di rimanere calmo. Chloé sbatté le palpebre contornate da un paio di ciglia finte per ben tre volte, mentre le sue labbra assumevano la forma del becco di un'anatra, o almeno, questo era ciò che parevano al biondo. - Mi aiuteresti a portare le valigie? - domandò ingenuamente, indicando con un dito laccato di smalto l'ammasso di bagagli che aveva deciso di portarsi dietro durante quella "breve" permanenza negli Stati Uniti. - Ma certo, Chloé. Aspettami qui soltanto un attimo. Salgo in camera e lascio prima le mie. - le rivolse un sorrisetto tirato, prima di afferrare la chiave della sua stanza e darsela a gambe levate. Quando poi, si richiuse la porta alle spalle, sospirò di sollievo, lasciandosi cadere sul proprio letto, del tutto sfinito. Un secondo dopo, non appena chiuse gli occhi, la sua mente spaziò, e lui non poté fare a meno di ricominciare a pensare a Marinette. "Cosa starà facendo adesso? Starà bene? Sarà in pensiero per me?" si domandò ma, prima che il suo cervello continuasse a riempirsi delle solite paranoie, si decise ad afferrare il suo cellulare e a chiamarla. Quello dell'altra squillò a vuoto per qualche minuto, prima che la dolce voce di sua moglie rompesse il silenzio andatosi a creare: - Adrien. - lui sorrise. - Ciao, Mari. - esclamò. - Siete arrivati? Com'è New York? Come sta andando? - lo riempì subito di domande, prima ancora che l'altro potesse fiatare. - Sì, siamo arrivati da circa un'oretta, ed adesso abbiamo appena fatto il check-in. - esclamò, ridacchiando. - Ah, d'accordo. Beh, spero vi stiate divertendo, tu e lei. - pronunciò quelle parole quasi con un certo distacco, ed Adrien se ne domandò il perché. - In verità non tanto: il viaggio ci ha sfiniti. Ora credo proprio che andremo a letto. - rispose, senza badare a lungo a quel che diceva. - Perfetto, allora vi lascio. Ciao, Adrien. - la corvina gli chiuse praticamente il telefono in faccia, facendolo rimanere di stucco. Che aveva detto di male? Fu quando ripensò alle proprie parole che la consapevolezza che l'altra avesse malinteso tutto prese possesso di sé. Provò a richiamarla, ma senza risultato, perché il suo cellulare attaccava subito con la segreteria telefonica. Così, sospirò, amareggiato e si stropicciò gli occhi con una mano. Ad un certo punto però, qualcuno bussò violentemente alla porta della sua stanza. - Grazie mille, Adrien. Sei stato davvero un gentiluomo! - si udirono le grida infastidite di Chloé. Al che, il ragazzo sbarrò gli occhi verdi e si spiattellò una mano sulla fronte: si era completamente dimenticato di lei!
Serena
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top