51.Sintomi sospetti
Una volta terminati i festeggiamenti, Marinette ricevette una telefonata da Alya, oramai in luna di miele con il suo sposo da quasi due settimane.
- Credimi, Marinette. Non ho mai visto un mare più bello di questo. - la sua voce era sognante, dall'altro capo del telefono.
- Abbiamo visto le tartarughe, ti rendi conto? Abbiamo fatto un giro in barca e nuotato tutta la serata come due delfini. Oh, quanto mi ci vorrei trasferire! -
Marinette sorrise, nel sentirla così raggiante: non avrebbe potuto desiderare niente di meglio per lei.
- La Grecia è stupenda, lo so. Altrimenti io e Adrien non l'avremmo mai scelta. - ridacchiò, mentre Alya riprendeva il suo racconto estatico.
- E poi... Devi vedere l'hotel, che vista! Abbiamo una camera da letto grande quanto la suite di una popstar! Insomma... È tutto perfetto! E devo ringraziare te per avercelo consigliato. - il suo tono di voce si addolcì leggermente.
- Ma non ce n'é bisogno... Te l'ho già detto un sacco di volte: smettila di ringraziarmi e vai a goderti la vacanza insieme al tuo nuovo maritino. - rise insieme a lei, per poi riattaccare poco dopo.
Quando ritornò seduta sul suo divano, con nessun'altra distrazione a farle compagnia, lo stomaco continuò ad accartocciarsi su se stesso come aveva fatto per tutto il resto della giornata.
Quella mattina aveva anche vomitato, subito dopo colazione, eppure non credeva di aver mandato giù chissà cosa, negli ultimi giorni.
In realtà non aveva mai avuto grandi problemi di stomaco, nell'arco della sua vita.
Gli unici momenti più duri erano stati quelli delle brutte influenze.
Ma quando si era misurata la febbre non ne aveva ricavato alcun risultato...
Trentasette e mezzo era una temperatura assolutamente normale, no?
E allora cosa diavolo le era preso?
Quella sera, Adrien si sedette accanto a lei e la risvegliò dal proprio sonno, posandole un bacio sulla guancia: per tutto il giorno non aveva fatto altro che guardare e riguardare gli stessi episodi di Friends all'infinito, e alla fine si era addormentata.
- Come ti senti? - le domandò, sottovoce, mentre lei sbatteva lentamente le palpebre e cercava di mettere a fuoco la sua figura.
- Mmh... Non tanto meglio. - rispose, la nausea che riaffiorava a ogni parola che fuoriusciva dalle sue labbra.
Allora lui le accarezzò i capelli con le dita e le posò un bacio sulla fronte, a mo'di conforto.
- Che può averti fatto male? -
Marinette iniziò a pensarci su. Qualche giorno prima avevano mangiato cibo cinese per pranzo, ma le era sembrato tutto quanto in regola...
E poi... Lei era per metà cinese: aveva già assaggiato tutto ciò che di più strano avesse mai trovato sul menù!
- Non ne ho idea. - mormorò, alla fine, facendo spallucce.
- Mmh... Se non ti passa andiamo subito dal medico, okay? I virus intestinali non sono tutti quanti innocui come sembrano. - e la corvina annuì, certa che non ci fosse affatto bisogno di una visita, perché quei sintomi le sarebbero passati presto.
Inutile dire che non fu affatto così.
Sfortunatamente per lei, la nausea non passò, tenendola sveglia tutta la notte, persino nei due giorni successivi.
- Ora chiamo il medico e prenoto un appuntamento. - dichiarò Adrien, tutto d'un tratto: erano le quattro e mezza del mattino, ed entrambi non avevano chiuso occhio nemmeno per un minuto.
- No, aspetta! Non puoi svegliarlo per una sciocchezza simile. Aspettiamo fino a domattina, magari mi passa. - borbottò lei, la gola secca e gli occhi super gonfi per la stanchezza.
- Ma sono tre giorni che stai così... Qualcosa la dovremmo pur fare! - rispose lui.
- E poi... Sì, insomma... Sono preoccupato per te... - la guardò dritto negli occhi azzurri per qualche secondo, prima di stringere una mano nella sua e di baciarne dolcemente il dorso.
- Lo so... Ma sto iniziando a pensare che potrebbero essere semplicemente i sintomi pre-mestruali. A volte capita di avere la nausea. - cercò di rassicurarlo, ma senza riuscirci un granché.
- E questi sintomi durerebbero tre giorni e passa? Ne sei sicura? - lui la guardò con un cipiglio in volto, e allora Marinette si ammutolì, incapace di rispondere.
- Domani ti porto dal medico. - ripeté lui, e la conversazione finì.
La mattina seguente, allo stremo delle proprie forze, Marinette si era addormentata sulla sedia di cucina, il volto spiaccicato sul tavolo, e le mani ancora appoggiate su una tazza di camomilla oramai vuota.
Adrien, sceso di corsa giù dal letto quando non l'aveva vista sdraiata accanto a sé, ora era lì, sulla porta della stanza, che la guardava con un dolce sorrisetto dipinto sulle labbra.
Le si avvicinò in punta di piedi e la prese in braccio come una principessa, spostandola sul divano con cautela per non rischiare di svegliarla.
Poi tornò in cucina e si preparò un bel bicchierone di caffé nero, un valido sostituto alle poche ore di sonno che si stava portando dietro da un po' di tempo.
Quando uscì fuori per andare a buttare la spazzatura, raccolse la posta come faceva ogni giovedì, scorrendo con gli occhi i contenuti delle buste.
Bollette... Bollette... Università...
"Aspetta, aspetta... Università?"
Adrien sbarrò gli occhi, non appena riportò lo sguardo sul mittente di quella lettera, che recitava: Institut français de la mode.
Non credeva che la risposta sarebbe arrivata così tanto in fretta!
Corse subito dentro casa, con le buste ancora strette tra le dita, e quando mise piede in salotto vide che Marinette era già sveglia: stava bevendo una tazza di the.
- Buongiorno. - mormorò.
- Buongiorno. - Adrien non riuscì a trattenere il sorriso.
- Cosa c'é? Perché mi guardi in quel modo? - domandò lei, aggrottando le sopracciglia scure.
- È arrivata questa. - il biondo le posò la busta tra le mani, già in trepidazione per lei.
- O mio dio... - farfugliò, lanciandogli un'occhiata.
- Su, aprila! - la invitò lui, e Marinette non si fece attendere un minuto di più.
Ne strappò l'involucro con impazienza, spiegando il foglio e incominciando a leggerne il contenuto a voce alta.
- Gentile signorina Dupain-Cheng, la informiamo che la sua richiesta d'ammissione presso l'Institut français de la mode è stata accettata, e la invitiamo a completare i moduli d'iscrizione presenti sul sito della nostra Università. -
- O mio dio, Marinette! Ti hanno accettata! - gridò Adrien, saltellando verso di lei e stringendola sé con tutta la forza che aveva.
- Non ci posso credere! Non mi sembra vero! - Marinette gli passò le braccia attorno al collo, gli occhi lucidi per l'emozione.
Per un attimo dimenticò tutto.
La nausea, i giramenti di stomaco, il mal di testa e tutta la stanchezza che aveva accumulato.
Niente aveva più importanza.
Poi, d'improvviso, mentre saltellava in giro per la stanza abbracciata al suo Adrien, un capogiro la costrinse a fermarsi, mentre la nausea cominciava a risalire.
- Tutto bene? - il biondo le poggiò una mano sulla spalla, cercando di capire perché si fosse fermata tutto d'un tratto.
Lei non lo guardò neppure, e corse dritta in bagno a vomitare il poco contenuto ancora presente nel suo stomaco.
"Pazienza", si disse, non appena il peggio fu passato, "Almeno ho festeggiato come si deve".
Una volta entrati nello studio del loro medico di famiglia, il cellulare di Adrien iniziò a trillare come un matto.
- Perché non rispondi? Potrebbe essere importante. -
- No, è solo Chloé. - lui scrollò le spalle con noncuranza, rimettendosi il telefono in tasca.
- Ma ti sta chiamando da dieci minuti... Forse è urgente. - Marinette gli lanciò un'occhiata eloquente.
- Adrien, va' a rispondere, per favore. Io sto bene. -
- Sicura? -
- Tranquillo, figliolo, qui è in ottime mani. - esclamò la dottoressa Leroy, rivolgendogli un sorriso.
- D'accordo. - e uscì dalla stanza.
I minuti successivi furono intervallati da alcune domande di routine.
"Hai mangiato qualcosa di strano nell'ultimo periodo?"
"Hai avuto febbre o dolori muscolari?"
"Quando è stata l'ultima volta che hai avuto le mestruazioni?"
"Hai avuto perdite significative nel periodo di ovulazione?"
- Perché? - domandò Marinette, - Pensa che potrebbe essere uno squilibrio ormonale a causare questo ritardo? -
La dottoressa si prese un attimo per rispondere, tanto che la corvina iniziò seriamente a preoccuparsi.
- Be', tecnicamente sì... Ma in realtà io pensavo più a una... -
- A una cosa? - le domandò, impaziente.
- A una gravidanza. - rispose, infine, e Marinette si sentì quasi stramazzare al suolo.
Serena
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