5.In memoria dei bei vecchi tempi

La sveglia suonò fin troppo presto per Marinette. La ragazza infatti, ancora avvolta nelle sue morbide coperte, si rannicchiò tutta, per poi mugugnare qualcosa di incomprensibile. - Mari, sveglia... - Adrien le accarezzò dolcemente un fianco scoperto, lasciandoci sopra un piccolo bacio. Lei ridacchiò leggermente a causa del solletico, prima di girarsi dall'altro lato e aprire finalmente gli occhi azzurri. Sorrise: risvegliarsi con il viso del suo innamorato premuto sul cuscino era la cosa più bella del mondo. - Mmh... buongiorno. - mormorò, prima di stiracchiarsi e sbadigliare sonoramente. - Buongiorno, amore. - lei gli lanciò uno sguardo incuriosito. - Da quant'è che sei sveglio? - domandò. Nonostante fosse ancora in pigiama, non sembrava essersi appena svegliato, a differenza sua, che invece pareva un vero straccio. - Da non molto, in realtà. Ho preparato la colazione. - a quell'affermazione, gli occhi dell'altra si illuminarono. - Davvero? - lui annuì. Si alzò poi, dal letto per andare in cucina e ne tornò subito dopo con un vassoio pieno zeppo di prelibatezze. Marinette, per poco, non svenne alla vista di tutto quel ben di Dio. Il ragazzo lo appoggiò sulle lenzuola, avvicinandosi alla moglie. Le stampò un tenero bacio sulle labbra e: - Piaciuto il risveglio? - le rivolse un sorrisetto malizioso. Lei annuì, ridacchiando. Afferrò una brioche dal vassoio e l'addentò, super affamata. L'altro rimase ad osservarla con un leggero sorriso ad illuminargli le labbra, innamorato perso. - Come mai hai deciso di cucinare? Credevo non ti piacesse. - esclamò Marinette, non preoccupandosi nemmeno di finire di masticare. - Ho voluto farti una sorpresa... - rispose Adrien, anche se non del tutto convinto. - Mmh... ne sei sicuro? - la corvina si portò la tazza di cappuccino alle labbra, prima che l'altro sganciasse la bomba. - Mio padre, ecco... lui ha anticipato la mia partenza a domani... - esclamò tutto d'un fiato, facendo quasi strozzare la ragazza, che cominciò infatti, a tossire, rischiando anche di rovesciare l'intero contenuto della tazza che stava bevendo. - C-che cosa? - quasi urlò, non appena si fu ripresa. Il biondo abbassò lo sguardo, cominciando a torcersi le mani per il nervoso. - Ma, avevi detto che... - - Lo so, Mari. Ma mio padre ha anticipato il volo ed io l'ho saputo solo questa mattina. - seguirono attimi di silenzio che parvero interminabili. - Per questo mi piacerebbe passare l'intera giornata insieme a te... Che ne dici? - gli occhi verde smeraldo di lui cercarono quelli dell'altra, quasi disperatamente. Quando si incontrarono però, Adrien poté scorgere un velo di tristezza celato dietro quel bellissimo color mare, ed il suo cuore perse un battito. - Io... va bene. - gli rivolse un sorrisetto non molto convinto, per poi tornare a fissare il cibo che aveva nel piatto e continuare a mangiare. Il biondo sospirò, amareggiato: come sarebbe riuscito a lasciare lì la sua Marinette, la donna che aveva scelto di proteggere da tutto e da tutti, di amare incondizionatamente fino alla morte? Ad un tratto, un'idea piuttosto stramba gli balenò in mente, facendolo riscuotere dai suoi pensieri. - Ti andrebbe di andare di pattuglia questa sera? In memoria dei bei vecchi tempi... - rise per l'assurdità delle sue stesse parole, ma si bloccò, quando, a differenza delle sue aspettative, l'altra accettò. - Sarebbe davvero fantastico, Gattino. -

Quella mattinata era sembrata quasi volare, per quanto fosse passata velocemente. I due l'avevano trascorsa con il sorriso, nonostante l'imminente partenza di Adrien. Avevano passato tutto il tempo l'uno accanto all'altra, ansiosi di sfruttare ogni singolo minuto per dedicarlo al loro amore. Dopotutto, non era passato nemmeno un anno dal loro matrimonio, ed i due si sentivano ancora nel pieno dei propri sentimenti, quasi come se si fossero appena innamorati. Era da poco tramontato il sole, quando entrambi si ritrovarono, ognuno nelle spoglie del proprio alter ego, sopra il tetto di un palazzo a chiacchierare animatamente tra loro. - Ricordi il nostro primo incontro? - esclamò Ladybug. Lui annuì, con uno splendido sorriso ad increspargli le labbra: quel giorno, Marinette gli era precipitata addosso come un asteroide caduto dal cielo, ed entrambi erano rimasti a testa in giù, sorretti dal solo filo del suo yoyo, per un bel po' di minuti. - Ma certo! Come potrei dimenticarlo? Che ne dici di quella volta a casa tua? Eri in accappatoio ed io ero entrato dalla botola senza nemmeno bussare. - ridacchiò. - Già, in quel momento avrei voluto ucciderti. Come ti era saltato in mente? - lo sgridò lei, ma pur sempre divertita. Il solo rivivere quei ricordi la stava facendo sentire meglio, come se, aggrappandosi ad essi, non si potesse far sopraffare dalla tristezza. Non avrebbe rivisto Adrien per chissà quanto tempo, e la cosa non sarebbe stata affatto facile da digerire. Per non parlare poi, del fatto che avrebbe dovuto lasciare l'Europa ed andare in America insieme a Chloé... - Quel momento é stato epico! Non appena avevo posato gli occhi su di te, eri diventata rossa come un peperone! - le sorrise. - Beh, devo dire che se non fossi sgattaiolato in camera tua in quel modo, probabilmente mi sarei perso quel bellissimo spettacolo, e sarebbe stato proprio un peccato... - sussurrò, in tono malizioso. Marinette spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente, alla sua esclamazione. - Cosa? Ma era tutto buio, come avevi fatto a... ? - - Dimentichi una delle più importanti abilità di un gatto, Puuur-incipessa... - il biondo le si avvicinò, cominciando a muovere la coda in modo provocante. Prima che potesse fare un solo passo in avanti però, la ragazza le tirò uno schiaffetto in volto e: - Brutto micione pervertito! - gridò. Chat Noir cominciò a ridere a crepapelle: - Ma Insettina, lo sai che ti amo! - replicò lui, in risposta e, quando si voltò verso di lei, poté scorgere l'emozione sul suo viso. Non era la prima volta che si dicevano quelle due paroline ma, pronunciate in quel preciso momento, a Marinette suonavano più vere che mai. In pochi secondi infatti, ecco che Adrien si ritrovò stretto in un suo forte e tenero abbraccio. La corvina gli allacciò le braccia intorno al collo e gli passò una mano fra i capelli biondi. - Ti amo anch'io. - gli sussurrò dolcemente, ridacchiando nel sentirlo fare le fusa. E, a quel punto, il ragazzo dovette ammetterlo: il suo cuore gli tamburellava dentro al petto con lo stesso ritmo incalzante del primo giorno.

Serena

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