49.Cose da adulti

Per un istante, incastrata tra il suo petto e la ringhiera del terrazzo, Marinette si sentì mancare il fiato.
Il suo corpo era del tutto immobile, eppure in completa fibrillazione, quasi reduce da una corsa ad ostacoli di quattrocento metri.
Era davvero questa la sua resistenza al fascino di un mediocre seduttore come lui?
Era forse questo l'ultimo segnale di resa del suo cuore?
Non poteva arrendersi così in fretta, pensò, cercando di ricomporsi al meglio che poteva.
Perché sì, era del suo orgoglio che si stava parlando.
Si schiarì allora la voce un paio di volte, prima di ritornare a guardarlo dritto negli occhi verdi, con un'audacia che l'era appartenuta soltanto poche volte nella vita.
- Stai... -
- Stai per caso cercando di sedurmi, Chat Noir? - domandò, mordicchiandosi il labbro inferiore con i denti.
- Sono una donna sposata, lo sai... - aggiunse poi, in un mormorio.
Dopodiché gli passò un dito sulla guancia destra con fare languido, lo sguardo puntato sulle sue labbra incantatrici.
In quel momento, in realtà, le risultava estremamente difficile formulare un pensiero logico e coerente, con il corpo dell'altro premuto contro il suo.
- Mmmh... Una donna sposata, eh? -
Rispose lui, un sorriso sbilenco ad incorniciargli il viso illuminato dalla luna.
- E quale sarebbe il problema? Non sarò di certo io a fare la spia a tuo marito... - ridacchiò sottovoce, prima di avvicinarsi furtivamente al suo collo ed incominciare a baciarlo con trasporto, senza la benché minima esitazione.
E nel mentre che le sue labbra divenivano sempre più bollenti, la pelle di lei cominciò letteralmente a bruciare.
- Coraggio, lasciati andare, Puuur-incipessa. Stanotte siamo solo io e te. -
Marinette si ritrovò a tirare su un lungo respiro, mentre il suo corpo veniva colto da una serie di brividi di piacere.
- Non... Chat Noir... -
- Sssh... Lasciati andare. - ripeté lui.
E a quel punto i suoi baci scesero ancor più giù, sino alla clavicola scoperta, mentre i respiri di Marinette divenivano man mano colmi d'affanno.
Sentiva le orecchie fischiare, il battito accelerato del suo cuore che le rimbombava nella testa come il suono emesso da un basso durante un concerto rock anni '70.
Ma la musica che udiva nel petto era più simile ad una melodia dolce, delicata, sensuale...
- Chat... - mormorò ancora, quasi in una richiesta d'aiuto, ma la sua voce risuonò soltanto come un eco lontano.
Nel frattempo, quelle agili dita guantate di nero si infilarono sotto il tessuto della sua maglietta, accarezzandole dolcemente la pelle nuda della schiena.
- Ti voglio. - esclamò, d'un tratto, il fiato caldo che le solleticava l'orecchio sinistro.
Marinette non rispose, gli occhi ancora chiusi in un'espressione di totale accondiscendenza.
Si sporse in avanti per passargli le dita tra i capelli, con un sorriso tra le labbra e la voglia irrefrenabile di baciarlo.
Ma non ci fu bisogno di altre parole, perché lui l'accontentò all'istante.
Le avvolse i palmi attorno al viso e coronò il loro incontro con un bacio appassionato, quasi scintillante.
Marinette sentiva il fuoco implodere dentro di sé, in una scarica elettrica dalla portata di un fulmine.
Si lasciò andare completamente, mentre Chat Noir la sollevava con grazia e dolcezza, continuando a baciarla con trasporto.
- No, Chat... - mormorò lei, la voce affannata.
- Cosa c'é? - Marinette non rispose. Gli afferrò la mano destra ed incominciò a correre giù per le scale insieme a lui, tra un risolino e l'altro.
- Se devo tradire mio marito voglio farlo per bene. - spiegò, le guance arrossate per l'eccitazione.
Era davvero strano...
Ma per quale motivo avevano litigato?
Ora non lo ricordava più...

La mattina seguente, dopo una notte alquanto movimentata, Marinette si svegliò di soprassalto, il campanello di casa che suonava in modo allarmante.
L'avrebbe saputa riconoscere tra mille: quell'agitazione, quell'estrema impazienza non poteva che appartenere alla sua migliore amica, una futura sposa sull'orlo dell'esaurimento nervoso.
"Troppe cose da fare e poca pazienza per metterle in pratica" era la frase che le ripeteva spesso, soprattutto dopo una lunga giornata passata a firmare carte e cartoline per gli invitati.
Oramai sin troppo avvezza alle sue solite sfuriate, Marinette scese dal proprio letto e corse subito da lei, non preoccupandosi minimamente di cambiarsi: Alya non era certo il tipo che si scandalizzava per un paio di slip ed una camicia da notte...
- Buongiorno. - borbottò, una volta aperta la porta, prorompendo in uno sbadiglio ben poco elegante.
- Buongiorno, raggio di sole. Dormito bene? -
La castana entrò in casa a passo svelto, la borsetta già pronta per essere abbandonata sul divano in pelle.
- Oh, non ne hai idea. - rispose Marinette, scostandosi i capelli dal viso per stropicciarsi gli occhi azzurri con le mani.
- Ah, sì? Hai finito il vestito? - domandò, andando subito al punto.
- Quasi. Mi mancano gli ultimi ritocchi. -
- Be'... Sono qui per questo, no? -

- Sta' ferma un attimo... Okay, sì: così. Perfetto. - Marinette aveva male alle ginocchia per quanto aveva lavorato su quello strascico. Tra tutti i vestiti che aveva realizzato, quello di Alya si era rivelato sicuramente il più complesso.
Ma, dopotutto, ci aveva impiegato il massimo del suo potenziale, cercando di renderlo il miglior regalo di matrimonio di sempre.
In effetti non sapeva ancora se il risultato finale le sarebbe andato bene, ma il sorriso raggiante di Alya sembrava suggerirle di sì.
- Lo so, lo so, scusa. È che sono troppo emozionata: non vedo l'ora di guardarmi allo specchio! - esclamò, cercando di non muoversi dalla sua posizione.
Più che un vestito pareva quasi che Marinette dovesse farle un ritratto!
- Che mi dici di Philippe? Ci hai più parlato alla fi- - Ahi! Sta attenta! -
- Se la smettessi di muoverti mentre parli non continuerei a pungerti con l'ago! - la rimproverò, alzando lo sguardo verso di lei.
- Oh, andiamo! Sei tu che ti distrai troppo facilmente! -
- Io sono una professionista, a differenza tua. - mormorò, con finta aria altezzosa.
- D'accordo, d'accordo! Ora mi congelo, ma tu raccontami tutto! -
Marinette alzò gli occhi al cielo con aria divertita.

- Ancora con questa storia? Non c'é niente da dire... Gli ho solo chiesto scusa per come l'ho trattato, e... -
- E cosa? -
- Sono andata da lui per chiedergli consigli sull'università, nulla di tanto trascendentale... - ammise, infine.
La castana si voltò di scatto a guardarla, un'espressione di stupore dipinta sul volto.
- Quella università? L'università di moda di cui parlavi da bambina? -
La corvina annuì, anche se un po' imbarazzata.
- O mio Dio, Mari, ma è fantastico! È il sogno di tutta la tua vita! -
- Sì, lo so... Be', ci ho pensato molto, in realtà. Ero stufa di lavorare per i miei: ogni giorno sempre uguale all'altro, lo stesso nauseante odore di croissant ripetuto all'infinito... - si ritrovò a sbuffare quasi senza accorgersene.
- Ho mandato la mia richiesta per una borsa di studio proprio qualche giorno fa, ora non resta altro che aspettare e... Sperare che venga accettata... -
- Comunque vada, sappi che sono molto orgogliosa di te, anzi... Di te e di Adrien, che finalmente si è scollato di dosso quel lavoro opprimente e noioso. -
- Grazie, Alya. Per me conta tanto la tua opinione. -
Le sorrise, sincera, e per un attimo entrambe sembrarono tornare due bambine, allegre e spensierate come una volta.
Ora le loro vite erano diventate talmente incasinate da sembrare quasi ingestibili, e il tempo libero a disposizione impediva loro persino di vedersi, se non per impegni legati al matrimonio.
Forse era ora che le cose tornassero come prima...
- Alya... Lo sai che ti voglio bene, vero? -
- Sì, certo... -
- Allora promettimi che mi darai una mano, perché... Devo chiederti un favore... -

Serena

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