20.Una seconda occasione

Il viaggio in limousine non era durato poi così tanto a lungo come temeva Marinette. Alla fin fine infatti, nonostante un primo momento di grande imbarazzo da parte di entrambi, era stato semplice sciogliere la tensione andatasi a creare con qualche chiacchiera e qualche risata dovuta alle battutine squallide dell'altro. Era anche arrossita, quando il ragazzo le aveva rivolto complimenti per l'abito che indossava: gli aveva risposto balbettando un semplice "grazie", ed era subito tornata a contemplare il paesaggio che sfrecciava veloce al di fuori del finestrino accanto a sé. Prima di arrivare a destinazione però, aveva tirato fuori il proprio cellulare dalla borsetta e vi aveva trovato un messaggio da parte della sua migliore amica Alya: era sicura che avrebbe maledetto lei ed il suo ragazzo più volte durante il corso della serata per averla piantata in asso a quel modo. "Piccolo contrattempo. Spero non ti dispiaccia troppo" erano le sue parole accompagnate da uno smile che faceva l'occhiolino. Marinette aveva dovuto trattenersi per non mettersi ad urlare. Fortunatamente per lei, trovare la punizione perfetta per un'appassionata di gossip come Alya era stato piuttosto facile: non raccontarle neanche un singolo dettaglio di quella serata con Adrien sarebbe stato di sicuro più che sufficiente a farla impazzire dalla curiosità. Rimesso poi il telefono a posto, non aveva potuto fare a meno di perdersi nei propri pensieri mentre, al suo fianco, Adrien faceva lo stesso, ma con lo sguardo puntato su di sé. In quello stesso istante, fu proprio lui a "risvegliarla", perché le posò delicatamente una mano sulla spalla, e l'incitò a scendere dalla vettura. Attraversarono subito dopo quel piccolo tratto di strada che li separava dal ristorante in cui avevano prenotato, ed entrarono al suo interno. Sin dal primissimo sguardo che lanciò, la corvina non poté che ritrovarsi del tutto estasiata. Nell'intera struttura sembrava primeggiasse un elemento fondamentale: il lusso. Vi erano degli enormi lampadari in vetro che illuminavano l'ingresso costituito sia da pareti che da pavimenti di un bianco latte parecchio elegante. Inoltre, lei e Adrien non dovettero nemmeno fare un ulteriore passo in avanti per annunciare il loro arrivo, dato che uno dei direttori di sala, rigorosamente stretto in uno smoking dai colori scuri, gli si presentò dinnanzi per dar loro un cordiale benvenuto. - Buonasera, avete prenotato? - domandò, con un sorriso appena accennato sul viso. Adrien annuì, in risposta. - Cognome? - - Agreste. - l'uomo controllò la sua lista di clienti e li indusse a seguirlo con un piccolo gesto della mano. - Prego, da questa parte. - esclamò. Lo sguardo meravigliato della ragazza si spostò sulla figura del suo affascinante accompagnatore quasi istintivamente. Lui le rivolse un sorriso bellissimo, e lei si ritrovò ad avvampare: nulla di nuovo, insomma. Non poteva negare che tutte quelle attenzioni la stessero facendo sentire davvero speciale. In cuor suo, sapeva benissimo che la sua migliore amica avesse architettato tutto sin dall'inizio, ma non riusciva ancora a crederci. Così, lei ed Adrien furono condotti all'interno di un corridoio vuoto, al termine del quale arrivarono proprio all'inizio di una grande scalinata. - Per di qua. - il caposala rivolse loro un cenno del capo e: - Vi auguro una buona serata. - li lasciò lì, facendogli intuire che avrebbero anche potuto proseguire da soli. Il biondo lo ringraziò educatamente, mentre sul volto di Marinette si faceva spazio un'espressione alquanto confusa. Strano: era sicura che quel ristorante non avesse un secondo piano, eppure... Prima che potesse anche soltanto pensare di esternare ad alta voce qualsiasi suo dubbio o curiosità, Adrien la prese dolcemente per mano e la condusse su per le scale come una vera principessa, scatenando irrimediabilmente in lei l'arrivo di decine e decine di farfalle che cominciarono a svolazzare all'interno della sua pancia ad altissima velocità. Una volta raggiunto l'ultimo gradino, il ragazzo spalancò una grande porta a battenti, rivelando così la splendida terrazza a cui dava accesso. Marinette lasciò di colpo la sua mano. Non poteva credere ai suoi occhi: al centro del terrazzo vi era un unico tavolo ricoperto da una lunga tovaglia in pizzo e circondato da una scia fatta di candele profumate e petali di rose. La percorse meravigliata, con la bocca aperta e le sopracciglia tirate all'insù. - Ti piace? - la voce dell'altro suonò insicura e speranzosa allo stesso tempo. Se avesse potuto ascoltare il battito accelerato del suo cuore non gli sarebbe servita affatto una risposta. - Se mi piace? Ma certo che sì! - quasi gridò dalla gioia, infatti. Allora Adrien non riuscì a trattenersi: le si avvicinò e le iniziò ad accarezzare la guancia destra con la mano, lasciandosi sfuggire, di tanto in tanto, un sospiro innamorato. La corvina non poté far altro se non arrossire a quel suo tocco così dolce e delicato. Trattenne poi il respiro, quando scoprì che gli occhi del biondo fossero fissi sulle proprie labbra. Avrebbe voluto fare qualche passo indietro, perché la vicinanza con l'altro le faceva andare in tilt il cervello, ma più cercava di muoversi e più sembrava esserci qualcosa che continuasse a tenerle i piedi inchiodati al pavimento. Riuscì a tirare un sospiro di sollievo soltanto quando l'arrivo di un cameriere interruppe quel loro scambio di sguardi. - Signori, siete pronti per ordinare? -

Scoccò la mezzanotte. Marinette si lisciò la gonna del suo abito rosso con una mano, continuando a mantenere lo sguardo fisso sul cielo stellato di fronte a sé. Rabbrividì, quando una folata di vento le scompigliò leggermente i capelli corvini. - Freddo? - domandò Adrien in un sussurro. Lei annuì piano e: - Un pochino. - rispose. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, perché si tolse subito la giacca di dosso e la posò sulle sue spalle. - Grazie. - si sorrisero. A quel punto però, lui l'attirò dolcemente a sé, stringendola in un piccolo abbraccio. Quando lo sguardo confuso di Marinette incontrò il suo, il biondo: - Che c'è? Anche io ho freddo. - spiegò, facendola ridacchiare. - Sì certo, tutte scuse. - lo riprese, mentre cercava invano di nascondere il sorrisetto divertito che le stava incurvando le labbra. Entrambi avevano finito da un bel po' di cenare: le pietanze che avevano ordinato erano risultate davvero deliziose, tant'è che si erano ripromessi di tornare lì una seconda volta. Dopotutto, erano dell'idea che i ristoranti italiani avessero sempre una marcia in più rispetto a tutti gli altri. In seguito, con ormai la pancia piena e soddisfatta, si erano accomodati su uno dei divanetti che si trovavano in fondo alla terrazza per fare due chiacchiere e godere di quell'ottima vista notturna. Il tempo sembrava fosse volato: era trascorso davanti ai loro occhi così velocemente da togliere il fiato. In quel momento, entrambi avrebbero tanto voluto rimanere lì per sempre a guardare la luna e le stelle, e a coccolarsi e a stringersi come se non avessero alcun problema al mondo e come se nulla potesse tenerli lontani l'uno dall'altra. Ad un tratto però, fu proprio Adrien ad interrompere il silenzio: - Ieri sera sei stata fantastica: non credo di avertelo ancora detto. - si complimentò, con un luccichio ad illuminargli le iridi chiare. - Be'... Grazie, ma il merito non è stato soltanto mio. - le sue guance si colorarono leggermente, mentre gli faceva un occhiolino ammiccante. Lui non parve cogliere a pieno il vero significato delle sue parole, o semplicemente decise di ignorarlo, piuttosto: - Dico davvero: la tua grinta, i tuoi movimenti aggraziati, la tua determinazione... Non riuscirò mai ad abituarmici completamente. - - Dai, così esageri. - lo riprese, abbassando lo sguardo sulle proprie mani: era troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi. - Non esagero affatto! - rispose lui, quasi indignato. - E lo sai perché? Perché non sono riuscito a toglierti gli occhi di dosso nemmeno per un secondo. - rivelò, riducendo l'ultima frase ad un mormorio. Quando le portò un ciuffo scuro dietro all'orecchio, il cuore di Marinette fece una capriola. - D-dici davvero? - si ritrovò a balbettare, esattamente come ai vecchi tempi. Il biondo annuì, spostando ancora lo sguardo sulle sue labbra. - Sai, ho avuto paura avrebbe potuto succederti qualcosa. Se così fosse stato non me lo sarei perdonato per nulla al mondo. Morirebbero tutti se ti accadesse qualcosa. - soffiò, a pochi centimetri dal suo viso. Quando i loro occhi si incontrarono ancora, Adrien si immerse all'interno di quel suo mare in tempesta, iniziando a nuotare e a nuotare: avrebbe continuato a farlo fino a quando non avrebbe finalmente raggiunto il suo cuore. La ragazza li strabuzzò, nel sentire le sue parole e nel carpire la sincerità e l'emozione con cui le avesse pronunciate. - No, n-non credo. T-tutti tutti no, per esempio chi? - domandò. - Io, ad esempio. Io morirei se ti accadesse qualcosa. - fu la sua risposta. Marinette si sentì mancare, e per poco non rischiò di svenire. Lui le si avvicinò ancora un po', sporgendosi in avanti per baciarla. Ma la corvina non glielo lasciò fare, benché il battito accelerato del suo cuore fosse così forte da renderle quasi difficile respirare in maniera appropriata. Si alzò di scatto, nel tentativo di allontanarglisi. - N-no, Adrien. Noi n-n-non possiamo. - la sua voce tremò, così come tutto il suo corpo, questa volta scosso da brividi di terrore. - Perché? - la seguì, intercettando il suo sguardo spaventato. - Non capisco... -

You know I want you:
it's not a secret I try to hide.
I know you want me,
so don't keep saying our hands are tied.
You claim it's not in the cards,
but fate is pulling you miles away
and out of reach from me,
but you're here in my heart,
so who can stop me if I decide
that you're my destiny?

Il biondo tentò di raggiungerla, facendo qualche passo in avanti, ma lei lo evitò, facendone altri indietro. Iniziarono così a danzare, l'uno in cerca dell'altra, quasi come se qualcosa fosse riuscita a dividerli, a spezzare quel loro legame che solo poco tempo prima avevano ingenuamente creduto indissolubile. Lui mantenne il proprio sguardo fisso su di lei e, con espressione affranta: - Perché continui a farlo? A rifiutarmi? Siamo entrambi a conoscenza dei nostri sentimenti, perché continuare a nasconderli? A nasconderci? - domandò.

What if we rewrite the stars?
Say you were made to be mine,
nothing could keep us apart,
you'd be the one I was meant to find.
It's up to you, and it's up to me,
no one can say what we get to be.
So why don't we rewrite the stars?
Maybe the world could be ours
tonight

- T-tu non riesci proprio a capire, non è vero? Io ho sofferto molto per te, ti ho amato tanto ed ho creduto che anche tu provassi lo stesso. Ho passato intere notti a pensarti, a piangere e a cercare di dimenticarti, e non ho fatto altro per settimane, se non continuare a star male. Non me la sento di ricominciare, non adesso, non di nuovo... -

You think it's easy.
You think I don't want to run to you,
but there are mountains
and there are doors that we can't walk through.
I know you're wondering why,
because we're able to be
just you and me
within these walls,
but when we go outside
you're going to wake up and see that it was hopeless after all.
No one can rewrite the stars.
How can you say you'll be mine.
Everything keeps us apart
and I'm not the one you were meant to find.
It's not up to you.
It's not up to me.
When everyone tells us what we can be.
How can we rewrite the stars?
Say that the world can't be ours
tonight

Adrien le girò attorno e le afferrò una mano, continuando a guardarla dritto dritto negli occhi azzurri. - Io lo so bene, so di averti fatta soffrire, ma io provavo le stesse cose: l'ho fatto perché ti amavo e perché non riuscivo a starti lontano. Ho provato ad avvicinarmi a te sotto altre spoglie con l'intenzione di rivelarti la mia vera identità il prima possibile, ma non ne ho mai avuto realmente l'occasione. Non c'è un giorno in cui non ci pensi e in cui non sia pentito di non averti detto tutto prima. Ho commesso molti errori, sono stato un idiota, uno stupido, e mi detesto per quello che ho fatto, ma purtroppo non posso tornare indietro nel tempo, né rifare tutto da capo. Ti chiedo soltanto una seconda occasione, una sola. Ti prego... -

All I want is to fly with you.
All I want is to fall with you.
So just give me all of you.
It feels impossible.
It's not impossible.
Is it impossible?
Say that it's possible.
How do we rewrite the stars?
And say you were meant to be mine?
And nothing can keep us apart,
'cause you are the one I was meant to find.
It's up to you.
And it's up to me.
No one can say what we get to be.
Why don't we rewrite the stars?
Changing the world to be ours.
You know I want you:
it's not a secret I try to hide.
But I can't have you.
We're bound to break and
my hands are tied.

Alla fine, Marinette accettò la sua mano, decidendo di stringerla finalmente insieme alla propria. Sapeva che le parole di Adrien fossero sincere, perché bastava capirlo dalla luce che illuminava i suoi occhi. Dopo tutto quel tempo passato a sfuggirgli e a costringere i propri sentimenti ad abbandonarla, la corvina non ce la faceva più. Aveva bisogno di lasciarsi andare, di tornare a credere che non tutto fosse perduto. Lo amava perdutamente: non aveva mai smesso di farlo. E fu proprio con questa nuova consapevolezza ad animarle i battiti del cuore che si fece avanti e puntò lo sguardo nel suo. Lui le sorrise e, nell'arco di un millisecondo, ecco che si ritrovarono l'una ad un palmo dal viso dell'altro. Marinette poté percepire il suo dolce profumo da ancor più vicino. Chiuse gli occhi e lo inspirò, provando a deglutire quel grosso nodo che le stringeva la gola. Quando li riaprì, scoprì che le si fossero riempiti di lacrime, e fu proprio in quel momento che si tuffò tra le braccia di Adrien e che posò le labbra sulle sue. Il loro fu un bacio nostalgico, profondo, sincero e pieno d'amore, di desiderio. Con quel semplice gesto entrambi si promisero di riprovarci ancora, nonostante tutto e tutti, perché affrontare gli ostacoli della vita sarebbe stata una passeggiata solo se fatto insieme, mano nella mano.

Serena

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top