19.È uno scherzo?

Marinette cominciò a voltarsi in tutte le direzioni più e più volte, con il respiro affannato ed un nodo stretto attorno alla gola: non era particolarmente abituata a muoversi in totale assenza di luce. Chat Noir invece, che riusciva a distinguere quasi alla perfezione i contorni delle figure che lo circondavano, vedendola in difficoltà, decise di raggiungerla e di avvolgerle le braccia attorno ai fianchi. - Sono qui. - le sussurrò poi in un orecchio, facendola sospirare di sollievo. In quel momento, i loro volti dovevano trovarsi sicuramente a pochi centimetri l'uno dall'altro, perché lei era in grado di percepire il suo fiato caldo sul collo. Aprì bocca per parlare, ma Le Sorcier fu più veloce e: - Bene, bene. - incominciò. Marinette udì il rumore dei suoi stivali farsi più lontano e il pavimento del palco sotto di sé cominciare a vibrare più forte. - Ecco a voi il più grande spettacolo di tutti i tempi! - annunciò, mentre delle strane luci colorate iniziavano a lampeggiare ad intermittenza per tutto il tendone. Ben presto, l'intero pubblico presente al suo interno si animò, esplodendo in un grandissimo applauso. - Cosa sta succedendo? - gridò la corvina, ora che il fracasso che si era andato a creare si faceva sempre più imponente. Sentì il petto dell'altro muoversi leggermente contro la propria schiena, ma non riuscì ad udire la sua risposta. In pochi secondi, da degli enormi altoparlanti partì una musichetta da circo piuttosto inquietante. Subito dopo, quando l'illuminazione finalmente tornò, Marinette si guardò intorno con occhi sgranati, passando lo sguardo sulla decina di persone che erano salite sul palcoscenico e sui cui volti troneggiava la stessa identica espressione impassibile degli spettatori seduti davanti a loro. Questi ultimi, quasi inspiegabilmente, cominciarono ad urlare di gioia e a battere le mani con ancor più insistenza di prima. I due supereroi, d'altro canto, ritrovarono parecchi visi familiari in mezzo a quelle attrazioni da circo: molti di loro erano personaggi famosi già apparsi in televisione diverse volte. Così, entrambi fecero istintivamente un passo indietro: d'altronde, non erano ancora riusciti a pensare ad un piano da attuare per liberare l'akuma, perciò dovevano sbrigarsi. - Che cosa facciamo? - le chiese Chat Noir, ma lei non ebbe modo di rispondergli perché, tutto d'un tratto, Le Sorcier urlò ai suoi uomini: - Prendeteli! - e tutti e due furono afferrati per le spalle da un paio di acrobati, e furono fatti volteggiare per aria come se nulla fosse, senza che nessuno badasse minimamente alle loro urla spaventate o ai loro lamenti. Nonostante sia Ladybug che Chat Noir fossero già ben addestrati alle altezze, non furono in grado di padroneggiare la situazione come sempre, perché quelli che costrinsero loro a fare furono perlopiù salti mortali, e le loro menti non avevano mai ragionato tanto bene a testa in giù. I metri che li separavano dal terreno inoltre, parevano così tanti da lassù, che Marinette incominciò ad avere persino le vertigini. - Non guardare giù! - gli gridò infatti il suo compagno di battaglia. Lei chiuse gli occhi per qualche secondo, sperando che l'eventuale caduta non le sarebbe costata tanto cara. Infatti, proprio a quel punto, i due acrobati lasciarono la presa sulle loro spalle, facendoli iniziare a perdere quota molto velocemente. Nell'arco di un millisecondo, ecco che la corvina lanciò il suo yo-yo verso il soffitto e si portò in avanti con il corpo, arrivando a stringere quello di Chat Noir a sé: rimasero aggrappati ad uno dei ganci presenti poco al di sopra delle loro teste per un soffio. Il ragazzo doveva ammetterlo: Marinette aveva davvero una mira eccezionale. In quel momento, i loro sguardi impauriti e ancora un po' spaesati si incontrarono. Anche attraverso le maschere Chat Noir non potè che rimanere incantato dal colore degli occhi dell'altra, di cui era ancora perdutamente innamorato. Fu poi la corvina la prima a distogliere lo sguardo: una volta allentata la presa del proprio yo-yo, entrambi si ritrovarono a calpestare il terreno sottostante. Si lanciarono un'occhiata complice ed un sorriso, prima di assumere la loro solita posizione d'attacco e di cominciare a combattere. Inutile dire che puntassero all'akumatizzato che, sfortunatamente, risultava fin troppo ben protetto dal suo esercito di "zombie da circo". In realtà, a discapito delle loro aspettative, buttarli giù fu piuttosto semplice. Infatti, ne avevano già messi fuori gioco parecchi, quando: - Lucky Cha... - iniziò la ragazza, un attimo prima che l'akumatizzato ordinasse ai suoi di catturarli ancora. - Non lasciate che scappino! - urlò. Questa volta però, i loro corpi furono afferrati con più forza di prima e, benché i due avessero cominciato a dimenarsi e a scalciare come due forsennati, non ci fu niente da fare. Per evitare che potessero sfuggirgli, li legarono al soffitto con delle catene abbastanza spesse, ma nessuno di loro tentò di rubargli i Miraculous. Evidentemente, pensò Marinette, lo scopo di Le Sorcier era soltanto quello di venire acclamato dal proprio pubblico e di ottenere la fama che sperava. Poco più tardi infatti, ne ebbe la piena conferma, perché l'uomo avanzò lentamente verso di loro, aprendosi un varco fra la calca di persone che si trovavano sul palco, e gli rivolse un enorme sorriso. - Eccoli qui, signori e signore: i protagonisti di questa nostra magica serata! - alzò le lunghe braccia al cielo, mentre gli spettatori seduti davanti a sé esplodevano ancora una volta di grande entusiasmo. Lui, orgoglioso dello spettacolo che era riuscito a mettere su, fu troppo impegnato a decantare le propri doti ad alta voce per accorgersi che Ladybug e Chat Noir avevano appena messo in atto il loro piano. - Chat, utilizza il tuo Cataclisma, presto! - esclamò la corvina, tentando di districarsi dalle catene. - Non posso, ho le braccia completamente bloccate! - rispose l'altro. - E al tuo bastone? Credi di riuscire ad arrivarci? - il biondo non perse neanche un secondo di più per provarci, e scoprì con grande gioia di esserne in grado. Lo afferrò con la mano destra e cercò di tirarlo verso di sé, estendendone la lunghezza. Riuscì a liberarsi prima un braccio e poi l'altro. - Ce l'ho fatta! - sulle labbra dell'altra si andò a formare un bel sorriso. - Coraggio, sbrigati! - lo esortò: temeva che l'akumatizzato avesse ancora in mente altro per il suo grande show. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte: appigliandosi alle proprie catene, raggiunse quelle dell'altra e utilizzò subito il suo Cataclisma per distruggerle. Al che, Ladybug agganciò nuovamente il suo yo-yo al soffitto, questa volta con più sicurezza di prima, e strinse a sè il corpo del suo compagno. - Tieniti forte! - gridò, per poi slanciarsi in avanti e mollare la presa. Entrambi riuscirono quasi per un pelo a scorgere l'espressione esterrefatta dell'uomo dal completino elegante che si trovava davanti a loro, prima di effettuare un atterraggio d'emergenza esattamente sopra di lui, che scivolò inevitabilmente a terra con un tonfo. Il suo cilindro invece, in cui Marinette sospettava si nascondesse l'akuma, rotolò via. Lei lo acciuffò in un attimo e, dopo che si fu posizionata con fierezza al centro del palcoscenico, liberò la farfallina nera intrappolata al suo interno. - Miraculous Ladybug! - la sua voce fu sovrastata dalle grida della folla, che si risvegliò finalmente dalla trance in cui era caduta. Chat Noir apparve al suo fianco in un batter d'occhio, e il sorriso che le rivolse fu il regalo più bello che avesse mai potuto ricevere al termine di una battaglia come quella. - E anche questa è fatta! - esclamò l'altro, ridacchiando. Dopodiché, la prese a braccetto e la invitò ad abbassarsi insieme a lui per un inchino.

Quando la sua migliore amica Alya, a cui aveva raccontato della battaglia appena combattuta, il giorno dopo le aveva proposto di andare a festeggiare tutti insieme la loro grande vittoria in uno dei ristoranti italiani più ambiti della città, Marinette ne era rimasta piuttosto sorpresa perché, in fin dei conti, aveva semplicemente compiuto il proprio dovere, e niente di più. Nonostante questo però, la vedeva comunque come una buona occasione per stare un po' insieme e per divertirsi, così si era finalmente decisa ad indossare uno dei suoi abiti più belli, ovvero una sua creazione originale color rosso fuoco, e si era truccata con un velo sottile di mascara e di rossetto. In quel momento, si stava infilando il suo paio di ballerine più belle ed aveva appena afferrato la propria borsa, quando udì il suono di un clacson proveniente da fuori casa sua: doveva sicuramente trattarsi di Alya. Così, chiusasi la porta alle spalle, cominciò a scendere le scale del proprio portone. Una volta aperto però, rimase a dir poco stupita nello scorgere un'enorme limousine nera parcheggiata di fronte al marciapiede. - Ma cosa... ? - mormorò confusa, tra sé e sé. A quel punto, la portiera del passeggero si spalancò, rivelando la figura elegantissima di un Adrien vestito di tutto punto, alla cui vista la corvina non potè che trattenere il fiato, affascinata. - Hey, Marinette. - la salutò lui, con il suo solito sorriso ad illuminargli il volto. - Hey, ma che ci fai qui? Credevo venissero Alya e Nino a prendermi. - domandò, aggrottando le sopracciglia. - Alya e Nino non vengono più, a quanto pare. Mi hanno avvisato qualche minuto fa, così... Credo proprio che questa sera saremo solo io e te. - esclamò, guardandola dritto dritto negli occhi. Nell'udire le sue parole, lei fu presa da un improvviso attacco di tosse. - Aspetta... È-è uno scherzo, non è vero? - chiese, facendolo ridacchiare. - Temo di no. Allora... Sali oppure no? - e Marinette annuì piano, senza proferire altra parola: il suo corpo si era del tutto immobilizzato alla vista dello splendore che troneggiava davanti a sé. Perciò, una volta salita sulla vettura, gli si sedette accanto, abbassando subito lo sguardo sulle proprie mani, in imbarazzo. Non aveva idea del perché Nino ed Alya l'avessero abbandonata lì da sola con Adrien, di una cosa era certa però: non gliela avrebbe fatta passare liscia.

Serena

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