18.Le Sorcier

Marinette si portò il proprio cellulare al petto mentre, con ancora le lacrime agli occhi, tirava su col naso e sospirava, emozionata. Parlare con Adrien le aveva fatto bene: aveva trascorso quell'ultima settimana alle prese con l'ansia e con la preoccupazione che gli fosse successo qualcosa, aveva tenuto il telefono in mano tutto il giorno per paura di non riuscire a rispondergli in tempo e, alla fine, la sua tanto attesa chiamata era arrivata proprio quando meno se lo aspettava. In quel momento infatti, non si trovava né a lavoro, né a casa sua, bensì in una clinica veterinaria. Il cucciolo che era oramai entrato a far parte della sua vita si trovava proprio lì accanto a sé, nel suo trasportino nuovo di zecca. Non ce l'aveva proprio fatta a lasciarlo andare, perciò aveva deciso di adottarlo: gli aveva già comprato cuccia, lettiera e croccantini. Quello che gli mancava ancora però, era soltanto fare una visitina di controllo per assicurarsi che tutto fosse a posto. Gli lanciò una piccola occhiata, scorgendo il suo dolce musetto dietro la piccola grata del trasportino: sembrava a dir poco terrorizzato. Provò molta tenerezza nel vederlo in quello stato, e fu quasi sul punto di correre a liberarlo per non farlo star male, ma temeva potesse uscire da lì e combinare un vero e proprio disastro. Si guardò attorno: nella sala d'attesa in cui si trovavano non c'era molta gente, eccezion fatta per un vecchio signore con una gabbietta per uccelli ed una bimba dai capelli biondi alle prese con il suo coniglio un po' grassottello. D'un tratto: - Dupain Cheng? - la segretaria che l'aveva accolta al suo arrivo la chiamò, chiedendole di raggiungerla. Lei si alzò subito dallo sgabello su cui era seduta e: - Sì? - domandò. - Il dottor Stephens sta per arrivare: tra pochi minuti potrà cominciare la visita. - la informò, e lei annuì. Dopodiché, la ringraziò e tornò al suo posto. Le era stato detto che la maggior parte dei veterinari che lavoravano lì quel giorno fossero parecchio impegnati a causa dell'intervento di un pony nato con una grave malformazione della mandibola. Dato che la sua non era un'urgenza, non poteva far altro che rimanere lì ed attendere. All'incirca un quarto d'ora più tardi però, quando ormai le sue speranze sembravano essere andate in fumo, la porta d'ingresso della clinica si aprì e lei alzò di scatto lo sguardo, credendo si trattasse proprio di lui. Al suo posto invece, vi scoprì con grande delusione una ragazza che portava al guinzaglio un bel barboncino bianco. A primo impatto, quando quest'ultimo iniziò a zampettare verso la sua direzione, sembrò non essersi minimamente accorto della presenza del suo gattino nero ma, non appena si mise ad annusare l'aria con quei suoi occhietti neri e vispi, ne percepì l'odore e si scagliò subito su di lui, cominciando ad abbaiargli contro come un indemoniato. - Hey, hey! Sta' calma, Kira! - la sua padrona cercò di fermarlo, mentre Marinette si occupava di allontanare il suo trasportino il più possibile da lui. - Mi dispiace. - cominciò l'altra: le sue parole furono inevitabilmente coperte dagli squillanti abbai della sua cagnolina. - A volte si comporta come una pazza. - ridacchiò, riuscendo finalmente a zittirla e ad attirarla a sé: la accarezzò lentamente sulla testa, ordinandole di fare silenzio, e lei ubbidì. - Tranquilla, penso sia una cosa normale: è difficile che i cani e i gatti vadano molto d'accordo, o almeno così sembra. - rispose Marinette, rifacendosi anche alla reazione del proprio micio, il cui corpo aveva assunto una forma arcuata e il cui pelo si era rizzato completamente in aria per la paura. Provò a tranquillizzarlo un pochino con qualche parola confortante, ma non parve funzionare molto. - Coraggio Bisou, non ti fa niente. - sussurrò allora, decidendo di farlo uscire dalla gabbietta in cui era rinchiuso per farlo sedere sulle sue gambe anche solo per un attimo. Lui fu molto titubante, almeno inizialmente: continuava a guardarsi in giro con occhi super spaventati, molto probabilmente perché temeva di essere attaccato una seconda volta. - Oh, ma quanto è carino! - esclamò l'altra, e la corvina non potè che trovarsi d'accordo con lei. Era certa che quella piccola palla di pelo avrebbe portato un bel po' di scompiglio ed allegria nella sua vita e in quella di Adrien, che ancora però, era all'oscuro di tutto: era anche per questo che non vedeva l'ora ritornasse a casa da lei. Fino a quando non fosse successo però, avrebbe contato i giorni mancanti al suo ritorno con la mente piena di entusiasmo e di trepidazione, ed il cuore che le martellava forte dentro al petto.

- Signori e signore, fate un caloroso applauso a Ladybug e Chat Noir: le nostre nuove star! - le grida dell'uomo rimbombarono per tutta la superficie del circo e furono seguite dal forte vociare della folla, che gli ubbidì all'istante. La ragazza lanciò uno sguardo a tutte quelle centinaia di persone sedute davanti a sé, e rabbrividì nello scorgere le espressioni a dir poco spaventose che gli campeggiavano sui volti: i loro occhi spenti ed immobili stavano continuando a rimanere fissi sulle loro tre figure senza batter minimamente ciglio. Le sue iridi azzurre incontrarono poi quelle verde smeraldo del ragazzo-gatto alla sua sinistra, con l'intento di mandar loro una tacita richiesta d'aiuto. Così, senza che nessuno dei due aprisse effettivamente la bocca per parlare, Chat cominciò a reggere il gioco e a sbracciarsi per salutare il proprio pubblico, che lo accolse con parecchie urla di apprezzamento, e la corvina fece lo stesso. Il sorriso che illuminava le labbra dell'akumatizzato, che indossava uno stravagante abito color ciliegia, oltre ad un cilindro dall'altezza spropositata che gli pendeva sul capo, si allargò ancora di più. Aveva fatto la sua entrata in scena circa a metà spettacolo quando, al posto di due acrobati professionisti, si era presentato alla folla come "Le Sorcier", ed aveva mostrato il suo strabiliante talento nell'ipnotizzare tutto il pubblico presente all'interno del tendone. Naturalmente, il fatto che Adrien, Marinette, Alya, Nino ed altri loro amici facenti parte della stessa comitiva si trovassero nel posto sbagliato al momento sbagliato era soltanto un caso. E dire che avevano dovuto pagare non poco per raggiungere quel circo situato fuori città, e per assistere a quello spettacolo rivelatosi poi un vero e proprio disastro! Non c'era voluto molto perché i due supereroi entrassero in azione, indossando le loro solite tutine aderenti e colorate. Una volta trasformati, erano sgattaiolati fuori dal dietro le quinte e avevano raggiunto il palco, trovandosi subito dopo faccia a faccia con l'akumatizzato. In quello stesso istante, Ladybug si guardò disperatamente attorno, aguzzando la vista in cerca di qualsiasi cosa fosse d'aiuto per attuare il suo piano. Non ne aveva ancora uno ben in mente, a dire il vero, ma era convinta che, una volta scoperto dove si nascondesse l'akuma, avrebbe avuto una delle sue solite idee super geniali e sarebbe riuscita a cavarsela, come sempre. Sfortunatamente però, non ebbe molto tempo per pensarci su, perché le luci del tendone si spensero tutto d'un tratto, quasi come se fossero state appena fulminate da una strana magia. Circondata da tutta quella spaventosa oscurità, la ragazza non poté fare a meno di lasciarsi sopraffare dal panico.

Serena

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