11.Ci riproveremo
- Adrien, ti squilla il cellulare! - urlò Chloé, con la sua solita vocetta stridula e irritante. Erano le otto e trenta del mattino e i due si trovavano nell'ufficio dello stilista John Warlow da più di un'ora ad attendere il suo arrivo. Qualche minuto prima, uno dei suoi segretari aveva avvisato loro del ritardo del proprio capo e gli aveva posto le sue migliori scuse. A quel punto però, il biondo, oramai stanco ed innervosito, si era alzato da una di quelle sedie di plastica super scomode su cui si trovava e si era allontanato dalla stanza, dimenticandosi di prendere il proprio cellulare. La ragazza lo afferrò con fare annoiato: sullo schermo nero campeggiava l'enorme scritta "Marinette" affiancata da un cuoricino rosso. Nello scorgerla, non potè fare a meno di contrarre il viso in una smorfia di disgusto, per poi premere la cornetta rossa situata sulla destra e terminare subito la chiamata. Si mise il telefono in borsa e continuò a limarsi le unghie. Quel giorno indossava un tailleur color cipria molto elegante, aveva raccolto i capelli biondi in una crocchia ordinatissima ed aveva scelto di utilizzare un trucco non troppo intenso, che consisteva soltanto in un po' d'ombretto sfumato sulla palpebra e in un filo di mascara che le allungava le ciglia. Si ritrovò a sbuffare ancora quando, soltanto pochi secondi dopo, l'arrivo di un messaggio la distrasse nuovamente:
Hey, piccola. Ti andrebbe di rivederci per un caffè?
Inorridì all'istante, affrettandosi a bloccare quel numero, per poi cancellarlo definitivamente dalla sua rubrica. Di sicuro si trattava di uno degli ultimi ragazzi con cui era andata a letto poco tempo prima. Non capiva però, il perché continuassero a contattarla in modo così insistente. Cosa credevano? Che sarebbero riusciti ad averla una seconda volta? Oh, si sbagliavano di grosso. La Bourgeois non era affatto una ragazza da relazione seria: odiava avere limiti, ed essere legata ad una persona per troppo tempo o rimanere in una stessa città a lungo facevano parte di essi. Non era un caso che non fosse mai stata fidanzata e non avesse mai avuto intenzione di farlo. Molte donne sognano a lungo di raggiungere l'altare avvolte in un lunghissimo abito bianco, di mettere su famiglia insieme all'uomo della propria vita e di costruirsi un futuro in cui pannolini sporchi e responsabilità del genere sono all'ordine del giorno, ma non lei. Di certo non aveva avuto un'infanzia facile. Dopo l'abbandono da parte di sua madre, era toccato a suo padre il compito di crescerla, di accudirla e di farla sentire al sicuro. Le aveva dato tutto quello di cui avesse bisogno, senza farle mancare assolutamente nulla. Lei, d'altronde, non aveva mai sentito davvero la mancanza di una figura materna nella propria vita, o almeno non lo aveva mai dato a vedere. C'erano state infatti, notti in cui, nascosta fra le coperte di quel suo letto troppo grande per lei, aveva tirato fuori tutto il suo dolore, trasformandolo in lacrime dal sapore amaro. Aveva singhiozzato a lungo, senza però parlarne mai con nessuno, timorosa di divenire preda dei giudizi degli altri. Suo padre invece, nonostante l'avesse viziata tantissimo, era un uomo molto severo, che spesso le aveva vietato di uscire, credendo che il solo rinchiuderla in quella sorta di lussuosa fortezza in cui abitava le avrebbe impedito di allontanarsi da lui. Alle volte però, la sua "bambina" era sgattaiolata fuori di casa ed aveva raggiunto luoghi sperduti ed avvolti dall'oscurità, giusto per il gusto di trasgredire le regole come solo una ragazzina ribelle avrebbe saputo fare. Inutile dire che quello che ne aveva ricavato ogni volta fosse soltanto una bella strigliata da parte di suo padre. La bionda si riscosse bruscamente dai propri pensieri, non appena udì il cigolio della porta d'ufficio che si spalancava e vide un uomo in un completo elegante farvi capolino assieme ad una sfilza di segretari e di colleghi che parevano proprio pendere dalle sue labbra. L'uomo appoggiò la sua ventiquattrore sulla scrivania e si levò il cappotto. Al che, Chloé si alzò e, dopo aver inviato un messaggio ad Adrien, raggiunse lo stilista e gli rivolse uno dei suoi sorrisi migliori. D'altro canto, era risaputo: ci sapeva fare parecchio in affari.
Adrien chiuse gli occhi verde smeraldo per qualche secondo, prima di inspirare profondamente e cominciare a suonare. Le sue dita affusolate iniziarono a rincorrere veloci i tasti del pianoforte, quasi accarezzandone la superficie liscia e levigata come se avessero paura di fargli del male. La sua mente spaziò e, in un attimo, tutto il suo corpo si ritrovò a viaggiare per mille mondi diversi, allontanandosi da quello presente anche se solo per pochi istanti. Un sorriso appena accennato gli increspava le labbra, mentre il dolce suono della melodia che stava producendo gli solleticava leggermente le orecchie. Ad un tratto però, qualcuno irruppe nella sua stanza, senza preoccuparsi minimamente di bussare. - Signorino Adrien, scusi il disturbo, ma c'è la signorina Chloé fuori alla porta che è impaziente di vederla. La faccio entrare? - era la segretaria di suo padre, Nathalie. Il biondo si girò nella sua direzione ed annuì piano, in un modo quasi impercettibile. "Ormai" si disse "Ho già perso la concentrazione". Così, la donna lo lasciò solo, fino a quando non fu la Bourgeois a tornare a fargli compagnia. - Adrien, caro! - si annunciò, pimpante. Come sempre, il suo look era vivacizzato dalla presenza di abiti, rigorosamente di marca, di colori brillanti e vivaci, e forse per questo anche un po' stucchevoli. Lui si alzò dallo sgabello su cui sedeva e la raggiunse, per poi abbracciarla a mo' di saluto. Si sfiorarono giusto per pochi secondi, allontanandosi subito dopo. - Come va? - domandò Adrien, in un sussurro. Le lanciò un'occhiata ricca d'affetto. - Bene. - rispose solamente, rivolgendogli un sorriso sincero. Lui seppe interpretare quel suo sguardo alla svelta. Perciò, con un cenno del capo, la invitò a sedersi sul suo letto e a sfilarsi la giacca che le copriva le spalle, ma lei rifiutò. Scosse piano la testa e fece un paio di passi in avanti, avvicinandosi a lui. - Non ho intenzione di rubarti altro tempo, Adrien. - mormorò. I suoi capelli color miele erano sciolti e le arrivavano fin sotto il seno: talvolta le davano l'aria di assomigliare ad un angelo. - Io vorrei solo... - cominciò, prima di raggiungerlo a grandi falcate e poggiare le labbra sulle sue. Il ragazzo chiuse gli occhi e la lasciò fare, decidendo di rimanere immobile lì dove si trovava. Non ebbe bisogno di allontanarsi per primo però, dato che fu Chloé a precederlo. Si fece indietro ed abbassò il capo, in imbarazzo. - Allora? - le domandò lui. Ci fu qualche attimo di silenzio, poi finalmente la Buorgeois trovò il coraggio di rispondergli: - Niente. Assolutamente niente. - sussurrò, vergognandosi di se stessa. Dopo pochi secondi rialzò lo sguardo e lo puntò nuovamente in quello dell'altro. Adrien sorrise e le accarezzò una guancia con dolcezza. - Non importa, ci riproveremo. -
Serena
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