Devastating moments
Volevo cercare di ricordare il suo aspetto.
Osservai attentamente il grande letto a baldacchino, ricoperto dalle leggere coperte rosa, da cui spuntava un cuscino celeste chiaro, lo stesso colore delle lenzuola sottostanti.
Il mio giaciglio conteneva diversi pupazzi, che rappresentavano per lo più gli animali, come, ad esempio, il mio adorabile cucciolo Rex, un labrador, al quale, da piccola, avevo affibbiato questo nome.
Spostai lo sguardo verso l'armadio, che si trovava di fronte al letto, anch'esso velato di un rosa chiarissimo, mischiato al bianco dei lati.
Era decorato con numerose immagini attaccate sopra, specialmente quelle di Daniel Radcliffe, colui che, nei film di Harry Potter, è stato il protagonista.
I miei occhi osservarono la scrivania, ormai vecchia, dato che ce l'avevo fin dai 7 anni, ma ancora molto resistente.
Il computer che vi misi sopra, il portapenne, il quale conteneva biro di tutti i colori, matite e gomme, i libri di scuola...tutto ciò che c'era al suo interno faceva parte di me, cattedra compresa.
La mia stanza non conteneva altri mobili da ricordare, perciò il mio sguardo si spostò verso la finestra chiusa, continuando a guardarla ininterrottamente.
Ora ero sola, perciò, a chi sarebbe importato qualcosa di me? Quindi, perchè no? .
Mi affrettai ad aprirla e salii sul davanzale, dal lato opposto a quello della mia camera.
La mia casa si trovava al 3 piano del condominio, perciò avrebbe potuto funzionare.
Rivolsi il mio sguardo verso il basso. Avevo le vertigini.
Vedevo le macchine passare nelle strade, tutte velocemente, ma nessun autista mi aveva notato.
Avevo la mia occasione.
Chiusi gli occhi, cercando di pensare al fatto che non avrei sofferto mai più.
Mi stavo per buttare, quando sentii una voce, quella dei miei genitori.
Tesoro, non lo fare! Noi ci siamo ancora, non ti abbandoneremo mai! Sei ancora giovane, perciò vivi! -diceva nella mia testa.
Io, ancora con gli occhi chiusi, sorrisi. Feci un passo indietro e toccai il pavimento della mia stanza, poi diedi la luce alle mie iridi castane.
Vi voglio bene! -gridai ad alta voce, anche se sapevo che nessuno mi avrebbe potuto sentire.
Dopodichè, senza neanche cambiarmi, fiondai nel mio letto.
Il giorno dopo, avendo scoperto cosa era successo, venne mia zia a casa mia, dicendo di volermi ospitare.
Io, ovviamente, accettai.
In quella giornata, andammo ad organizzare il funerale dei miei genitori.
Siccome non c'erano molti da celebrare, il nostro venne segnato per le 16:00.
Si era fatta l'ora di pranzo, perciò io e mia zia tornammo a casa mia, preparammo i miei bagagli e partimmo per la sua dimora.
Dopo pranzo, dato che si erano fatte le 15.30, mi andai a mettere un vestito nero che mi arrivava dopo il ginocchio e un paio di ballerine dello stesso colore.
Mi legai i capelli con una treccia e, quando mia zia fu pronta, ci avviammo in chiesa.
Il funerale fu molto silenzioso. Ad ogni parola del parroco, ai miei occhi scappava una lacrima.
Alla fine, mi chiese di fare un discorso.
-Beh, che dovrei dire. I miei genitori erano delle persone speciali, gentili con tutti e non mi facevano mai mancare niente.
Nonostante i numerosi problemi economici che ebbero circa un anno fa, si facevano vedere sempre con il sorriso stampato sulle labbra.
A loro non interessava niente, cioè, si, ovviamente davano le giuste attenzioni a tutto, ma, per i miei genitori, la cosa essenzialmente importante era il sorriso delle persone. Non riuscivano a vederne una triste. Infatti, le poche volte che capitava, cercavano sempre di tirarle su il morale.
Non ero mai stata molto brava con i discorsi, perciò, dopo aver detto ciò, finii con un: "Mi mancate tanto! Vi voglio bene!"
Dopodichè, il funerale finì e io e mia zia ritornammo a casa.
Vissi per molto tempo da lei, quando trovai una casa in vendita a Roma, a un prezzo non troppo alto, perciò la comprai.
Spazio scrittrice
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