Charlotte's memories
Quanto può essere bello?
Non c'è niente da fare. Questa volta mi sono proprio innamorata.
Sicuramente, non è una cotta passeggera.
Non sono mai riuscita ad aprirmi con qualcuno, nè tantomeno ho provato emozioni fortissime, come quelle che sono nate dentro di me.
Non so, ma sento che lui è diverso.
Credo che sia in grado di darmi protezione e di non scatenarmi altre sofferenze.
Quello dei miei genitori è stato un duro colpo da accettare.
Ricordo ancora perfettamente cosa è successo in quella giornata.
Mancava una settimana al 5 aprile, giorno del mio sedicesimo compleanno.
Io ero in camera mia a leggere "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban".
Ho sempre amato Harry Potter, fin da quando avevo appena 9 anni.
Il perchè? Non lo so, semplicemente mi ispirava e mi ispira ancora tantissimo.
Mi permetteva di dare spazio alla mia fantasia, magari immaginando di essere io stessa una maga.
Comunque, successe che, ad un tratto, mentre ero immersa nella lettura, sentii il telefono di casa, che si trova in cucina, squillare, perciò scesi dal mio letto e andai a rispondere, pensando fosse una chiamata per i miei genitori, che, in quel momento, erano andati a fare delle commissioni.
Pronto? -dissi io, ma, appena colui che si trovava dall'altro lato mi rispose, il mondo mi crollò letteralmente addosso.
Sto parlando con la signorina Murphy, vero? Sono l'infermiere Costanza e le comunico, a malincuore, che i suoi genitori sono morti in un incidente stradale.
Abbiamo fatto di tutto per salvarli, ma non c'è stato niente da fare. Mi dispiace...-rispose una voce triste e flebile.
Ah! Ok, grazie per l'informazione -conclusi, per poi attaccare subito la chiamata, senza aspettare un'eventuale risposta da parte dell'uomo.
Non ci riuscivo a credere o, semplicemente ,non volevo realizzare.
Come era possibile che coloro che mi avevano cresciuta fossero morti? E ora, io che cosa avrei fatto da sola?
Ma perchè a me? -gridai ad alta voce, senza curarmi del fatto che qualcuno potesse sentirmi.
Dopodichè, mi sedetti per terra, incrociando le gambe, misi le spalle contro il muro della cucina e i miei occhi minacciarono di far scendere delle lacrime.
E così fu. Infatti, percorsero le mie guance, ormai tinte di un rosso intenso, arrivarono fino alla mia bocca e, talvolta, raggiunsero perfino il collo, per poi cadere sulla mia maglietta, bagnandola.
Io cercavo di trattenere singhiozzi, ma, dato che avevo infinitamente bisogno di sfogarmi, smisi di farlo.
Appena finii di piangere, circa un'oretta dopo, mi accorsi di aver bagnato addirittura il pavimento, formando un piccolo laghetto.
Andai verso il piccolo stanzino delle scope e presi uno straccio.
Tornai in cucina e pulii il casino che avevo fatto, per poi dirigermi verso il bagno.
Aprii la porta e mi guardai intorno, prima la vasca enorme di colore beige e poi il lavandino di porcellana dello stesso colore, sopra il quale era stato attaccato uno specchio a forma di goccia.
Io mi avvicinai e aprii il rubinetto, facendo scorrere l'acqua.
Misi una mano e me la bagnai, per poi passarmela sul viso, cercando di eliminare le prove del mio pianto.
Alzai il mio sguardo verso lo specchio e mi osservai.
Avevo un aspetto orribile.
I miei occhi si erano stancati, come si poteva notare dalle occhiaie profonde, che si erano formate sotto la palpebra inferiore.
Il mio volto era ancora dipinto di rosso, anche se più lieve rispetto a prima.
Io ho già perso tutto! Non ho più nessun motivo per rimanere su questa terra! -pensavo, mentre uscii dal bagno e mi avviai verso la mia camera.
Vi entrai e guardai ogni particolare.
Spazio scrittrice
Siamo quasi a 150 letture! Non vi ringrazierò mai abbastanza! ❤
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Bella! ❤
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