9. Satana ha chiamato
Sono passati giorni dall'orrenda avventura a casa di Carter, e ancora fatico a credere a quello che ho fatto. Come può, una persona essere così stupida? Può? Si, solo se si chiama Aelyn Parker.
Mi sono svegliata solamente da dieci minuti e già ho la voglia irrefrenabile che questa giornata giunga al termine.
Osservo Lottie aggirarsi per il corridoio mentre mi spazzolo i capelli.
<<Buongiorno bella addormentata.>>, schernisce entrando in camera mia.
Quest'oggi la nostra bellissima amica ha i capelli rosso scuro piastrati impeccabilmente, indossa un paio di jeans ed una canotta di Chanel. Questo, ovviamente, è quello che lei definisce il look 'casalingo'.
<<Dio Lottie, ma ti sei svegliata presto per piastrati i capelli? Sei una macchina da guerra pure di prima mattina.>>, osservo cercando di sistemarmi in modo dignitoso.
Diciamo che non mi è mai importato sembrare perfetta o anche solo carina; la mattina è già tanto se non infilo le braccia nei pantaloni e non mi metto le mutande in testa, anche se una volta mi è capitato...
<<Se per 'prima mattina' intendi che sono le due di pomeriggio allora sì, sono una macchina da guerra.>>
Mi volto verso di lei, che nel frattempo si è seduta composta sul bordo del letto, osservandomi divertita.
<<No, stai scherzando, vero? Non è possibile che siano le due di pomeriggio!>>, esclamo appoggiando i palmi delle mani alla scrivania.
Ieri avevo programmato tutta la giornata di oggi: cercare di non dormire fino dopo le dieci!
Maledizione Aelyn, maledizione!
<<Non sto affatto scherzando. Questa mattina mi sono fatta la doccia, poi sono andata a correre e a prendere una brioches a bar, sono tornata a casa, mi sono fatta un bel bagno mentre ho finito un libro da leggere. Poi, ho deciso di andare in biblioteca per studiare un po', e indovina cos'è successo dopo...>>, spiega.
<<...hai anche accompagnato due vecchietti ad attraversare la strada, portando loro le borse della spesa!>>, scherzo beccandomi un'occhiataccia da parte sua.
<<No.>>, ribatte secca.
<<Hai sfamato tutti i bambini del terzo mondo!>>, ritento puntandole contro la spazzola a forma di unicorno. Ce l'ho da quando andavo alle elementari, e forse credo sia ora di cambiarla magari.
<<No!>>, il suo tono di voce si alza, come le sue braccia, che si alzano in aria per mezzo secondo.
<<Ah, ci sono: hai trovato una cura per il cancro mentre ritinteggiavi l'appartamento!>>
<<Mia madre ha chiamato.>>, esordisce poi, zittendomi immediatamente.
Indietreggio lentamente, sgranando gli occhi.
Siamo nella merda fino al collo.
<<Satana ha chiamato? Cos'è, siamo già a Natale?>>, domando sbalordita, ma da come sposta la testa di lato capisco che potevo anche risparmiare quel nomignolo.
<<Esattamente. Credo che mezza popolazione fosse spaventata, e l'altra metà divertita.>>, afferma abbassando lo sguardo. Si osserva le unghie smaltate di rosso, anch'esse senza la minima ombra di imperfezioni. Il rosso è il colore perfetto per Lottie. Rosso per me significa qualcosa di forte, indistruttibile, vincente. Se Lottie fosse un colore, sarebbe sicuramente il rosso.
<<Buone o cattive notizie?>>, chiedo sedendomi vicino a lei.
<<Qui arriva il bello. Mi ha anticipato che oggi per posta, mi sarà spedito un invito informale per andare a cena da lei questa sera.>>, spiega tralasciando un po' di eccitazione nella sua voce.
Andare a cena con i genitori? Semplice, facile, piacevole.
Andare a cena con la signora Miller? Difficile, complicato, sicuramente spiacevole.
E' statisticamente provato, - anche dal governo -, che il novantanove virgola nove percento delle cose che ti usciranno dalla bocca mentre sei in presenza della madre dei tuoi amici è sicuramente o sbagliata o stupida. Nel mio caso è un certo per cento di cose stupide.
Non ho mai capito a fondo la signora Miller, e credo mai la capirò.
Quando l'ho conosciuta mi è parsa subito una persona distaccata, cortese, che non si scompone mai, e man mano che il tempo è passato non sono ancora riuscita a cambiare idea. Ne ho ricevuto la conferma da Quent e Lottie; mi hanno raccontato che dopo la scomparsa di loro padre è cambiata radicalmente, facendola diventare un'altra persona. La morte cambia le persone. Lottie era da sempre legata alla madre, un tempo così affettuosa, e Quentin era molto legato al padre, ma dopo la morte di quest'ultimo è come se la famiglia si fosse spezzata per via della signora Miller. Ora si vedono solamente più durante le feste comandate, quando io ritorno a casa mia, Q e Lottie nella loro. Due case lontane, che una volta erano piene d'amore, che ora ospitano solo più tanta solitudine e tristezza.
Se Quentin e Lottie non vanno d'accordo con la propria madre non so come descrivere il mio rapporto con lei, anche perché credo mi odi.
<<Wow>>, mormoro senza parole.
<<E come ti è sembrata? Un pezzo di legno come suo solito oppure molle come un budino?>>, cerco di smorzare la tensione che si è creata, ma faccio cilecca.
<<Era normale, come sempre ormai.>>, sospira.
Non sopporto vederla in questo stato. La signora Miller è l'unica, - a parte mio fratello -, che riesce a trasformare sua figlia da leone a gattino indifeso.
<<Mi dispiace Lottie.>>, le sussurro. E' questo che si dicono le amiche, giusto?
<<A me no, sono così stanca di lei e del suo essere. Non ci andrò.>>, afferma sbuffando. Finalmente il suo sguardo si alza, posandosi sul mio.
<<Invece si che ci andrai! Avanti Lottie, sei una forza, vedrai che ce la farai! Magari vuole sistemare le cose fra voi!>>, le sorrido tentando di rassicurarla.
<<Lo credi possibile da lei?>>, mi chiede con un tono di voce incerta. Scoppio in una risata isterica, piegandomi in due dalle risate.
<<No, in effetti no. Con lei è improbabile.>>, osservo il vuoto accorgendomi di essere la peggior amica che qualcuno possa avere. Be', è sempre un primato comunque!
<<Okay, ho deciso che ci andrò. In fondo non posso stare peggio di così, giusto?>>
Annuisco poco convinta; non credo di aver capito bene il significato della sua affermazione.
Si alza convinta della sua scelta.
<<Questa si che è la mia ragazza! Tutto grazie al mio discorso, non è così?>>, sorrido impaziente di un suo complimento.
<<Si, il tuo discorso mi ha fatto capire che come amica non hai speranze.>>, ridacchia ma rimane seria allo stesso tempo. Non so come sia possibile ma lei lo rende tale.
<<Devo sentire Quentin, a quanto pare nostra madre vuole conoscere la nuova fiamma di mio fratello; crede che questa volta sia una cosa seria: divertente!>>, esclama trattenendo una risatina.
Come?
<<Ai suoi occhi Nora risulterà perfetta, mentre io sarò la Cenerentola della situazione!>>, mi lamento lasciandomi ricadere sul materasso.
<<Come mi devo vestire? Devo andare a comprare qualcosa, vero?>>, chiedo sorreggendo il busto con i gomiti. Questa volta è Lottie che scoppia a ridere piegandosi in due dalle risate.
<<Cosa c'è? Sai che odia se vado a cena da lei con dei jeans ed una t-shirt!>>, sottolineo.
Una volta, durante il ringraziamento mi ha fatta tornare a casa per indossare un abbigliamento più consono alla situazione. Io neppure so cosa vuol dire 'consono'!
<<Non preoccuparti, tanto tu non verrai.>>, specifica specchiandosi allo secchio. Ah, ho già detto che è molto modesta Lottie? No, perché lei è la definizione di modestia.
<<E' per i jeans e la t-shirt dei Nirvana, vero? Dille che mi vestirò come vuole lei!>>; congiungo le mani facendo un espressione piuttosto triste.
<<Io credo sia perché mi ha esplicitamente detto: 'non portatevi appresso quella sottospecie di piromane dai capelli biondi!', ma forse ho sentito male...>>, ridacchia incrociando le braccia al petto. Si volta verso di me appoggiando la schiena alla scrivania.
<<Solo perché ho indossato una t-shirt dei Nirvana! Questa è discriminazione!>>, urlo imbronciata.
<<Si, per quello. Oppure, forse perché hai chiesto a mia nonna se andava a scuola con Tutankhamen, o perché hai ruttato nell'orecchio del vice sindaco, o perché le hai incendiato le tende da dieci mila dollari appena importate dalla Turchia o perché abbiamo portato zia Carol in ospedale dopo che ha assaggiato la torta che hai cucinato? Tutto in sole sei ore. Ma sono solo supposizioni queste...>>, mi ricorda.
Quello si che è stato un bel ringraziamento. Particolare, ecco. Ricordo che il vice sindaco mi ha allungato una banconota da cinquanta per stargli lontano il resto della serata.
<<Zia Carol, quanto mi manca... come sta?>>, chiedo sorridendo allegramente al ricordo di quella bella signora che mi guarda sempre male.
<<E' morta.>>
<<Oh... eppure io l'ho vista così bene l'ultima volta...>>, abbasso lo sguardo sconcertata dalla notizia.
<<Aveva un cancro l'ultima volta che l'hai vista, al quarto stadio. Ma credo che il colpo di grazia gliel'abbia dato la fetta della tua torta di mele.>>
Roteo gli occhi al cielo.
<<Come sei melodrammatica. E comunque secondo me ti sbagli; è vero, io e tua madre non andiamo a braccetto, ma sono sicura che non mi vuole così male da non invitarmi!.>>, tento di convincerla.
<<Ha messo una tua foto segnaletica all'entrata della casa, e ha ordinato ai domestici di non aprirti per nessuna ragione.>>
<<Nemmeno se ci fosse un tornado che->>
<<No, Aelyn nemmeno in quel caso. E sai bene come è fatta mia madre, non cambierà idea per nessuna ragione al mondo. Ormai ti ha etichettata, in tutti i sensi.>>
<<Però hai tralasciato una cosa importante: che sai come sono fatta io, e che non mi fermerò finché non mi amerà!>>, nella mia testa suonavano diverse queste parole, ma ormai le ho dette.
<<Questo purtroppo è anche vero.>>
Abbasso lo sguardo sul suo orologio e sgrana gli occhi.
<<Accidenti, devo andare. Ho un appuntamento. Ci vediamo questa sera. Seriamente Aelyn, io vorrei farti venire, ma ci sarà anche Nora questa sera, e sai come andrà a finire se vieni anche tu...>>.
Sospiro sentendo nominare la ragazza di Quent.
<<Okay. Forse hai ragione. Meglio se sto a casa.>>
<<Scelta giusta, io vado allora. Ah, e ricordati che devi andare a fare la spesa. Questa mattina Quentin è passato e ha lasciato qualche frittelle, ma non possiamo cibarci di cibo ad alto contenuto calorico. Sai, la linea... Quindi ci pensi tu a fare la spesa?>>
<<Ho fatto sesso con Carter la sera della partita.>>, dico, ma mi tappo la bocca con una mano subito dopo. Lottie, inizialmente mi guarda come se non avesse capito, poi però sgrana gli occhi fissandomi intensamente.
<<Cos'hai fatto?>>, chiede impietrita dalla mia affermazione. Mi metto in piedi avvicinandomi a lei.
<<Ti prego, ti scongiuro non fare parola di questo errore con Quentin. Ti prego.>>, la scongiuro.
<<Non potrei mai, anche perché poi non potrei pi frequentarti! Dio, Aelyn ma che cazzo ti è saltato in mente?>>
<<Ma cosa ne sono! So solo che mi sono svegliata nel suo letto ed ero nuda lui era mezzo nudo. Cazzo, Lottie mi sento un mostro!>>, mi lamento andando avanti e indietro per la stanza.
<<Si, sei proprio stata una stronza.>>
<<Ne sei proprio sicura?>>, le domando preoccupata.
<<Sicuramente. Non c'è nessuno al mondo che Quentin odia di più! A quel punto potevi quasi fartela con mia madre!>>
Non fa ridere Aelyn. Non ridere.
Scoppio a ridere cercando di non sentirmi troppo in colpa.
<<Che immagine disgustosa>>, dichiara sostandosi i capelli dalla spalla.
<<Vero. Promettimi che non dirai nulla a Quentin; dovrai portarti questo segreto fino nella tomba, chiaro?>>
Annuisce.
<<Okay, ma tu vai a fare la spesa.>>, mi dice andando via.
<<Ah, Lottie.>>, la richiamo e il suo viso compare sulla porta poco dopo.
<<Si?>>
<<Quella torta che ho portato al ringraziamento...>>
<<Si?>>
<<Non aveva le mele...>>
<<Ascolta non voglio sapere, ti prego.>>, mi prega scappando letteralmente via.
Meglio se mi sbrigo, o altrimenti butterò via quel poco di giornata che ancora mi resta.
Sono da più di un'ora dentro il supermercato e il mio carrello è ancora vuoto.
Nel parcheggio ho perso la lista che Lottie mi ha compilato con le cose da comprare, e per giunta ho dovuto prendere l'autobus perché di nuovo, questa mattina, l'auto non è partita. Ogni tanto mi domando se la fortuna è soltanto una leggenda.
Mi aggiro per i piccoli corridoi costeggiati da mensole piene di prodotti, praticamente sdraiata sul carrello. Stanca, afferro il cellulare e compongo il numero del mio migliore amico, che fortunatamente risponde dopo il primo squillo.
<<Pronto?>>, il suo tono di voce è strano; mi da l'impressione che si sia appena svegliato.
<<Se tu fossi un alimento, vorresti entrare nel mio cestino?>>, gli domando senza neppure salutarlo.
<<Se è un gioco di parole per chiedermi di diventare amanti, ti rispondo che arrivo immediatamente.>>, scherza emettendo un suono strano.
Faccio una smorfia: non riesco ad immaginare di avere una vita sessuale con Quentin. Anche perché credo proprio che il suo amico non mi farebbe camminare per settimane. Insolitamente eccitante.
<<No, idiota. Sto facendo la spesa, e non so che cosa mettere nel carrello.>>, sbuffo osservando i valori nutrizionali di un pacchetto di riso.
<<Avrai fatto una lista, no?>>, mi chiede dubbioso.
<<Si, ma l'ho persa. Lottie mi ucciderà se non torno a casa con le cose che mi ha detto.>>
Però, se non torno a casa non può farmi del male giusto? Potrei diventare una cassiera e farmi un letto con i pacchetti di fazzoletti per dormire la notte. Dopotutto qui c'è cibo a volontà...
Ma è un'idea geniale!
<<Non puoi chiamarla?>>
<<Non ci penso nemmeno! Mi terrebbe al telefono per un'ora soltanto per insultarmi!>>, gli ricordo rabbrividendo al pensiero.
<<Aelyn hai mai fatto la spesa?>>, domanda con una voce piuttosto seria.
<<Be', quando ero piccola in televisione trasmettevano un programma tv dove c'era una tizia che stava con un tizio e andavano al supermercato, ma un giorno il tizio->>, spiego ma la sua voce m'interrompe.
<<Un semplice no mi sarebbe bastato, comunque.>>
<<Okay, ti devo dire una cosa...>>
<<...sono vergine. Non ho mai fatto la spesa in tutta la mia vita.>>, ammetto abbassando la voce.
Un'anziana mi passa affianco guardandomi male.
Sento Q sospirare pesantemente.
<<Avanti Quentin, puoi venire? Oppure andrà a finire che delusa da te staccherò la telefonata, lascerò il carrello nella corsia delle caramelle, prenderò tutti i dolci che ci sono e andrò a casa a piangere. Quando Lottie tornerà e si accorgerà che ho preso solamente una montagna di caramelle s'infurierà, e allora- mio Dio Q, per quanto dovrò andare avanti, qui mi fissano tutti in malo modo e mi manca il respiro!>>, m'interrompo cercando di riprendere fiato. Sento una risatina da parte sua.
<<Volevo vedere fino a dove riuscivi ad arrivare; non male Parker, ma puoi fare di meglio. Per quanto mi allieti l'idea di passare un pomeriggio con te rinchiuso in un supermercato, devo proprio andare a prendere la mia ragazza.>>
Alzo gli occhi al cielo. Non ha neppure nominato il suo nome e già ho dei conati di vomito.
<<Non vedo l'ora che la lasci.>>, penso ad alta voce e sento il suo fiato regolare fermarsi per qualche secondo. Non dico più nulla nella speranza che non ribatta.
<<Be' se diventiamo scopamici non credo avrò più bisogno di lei.>>, dice e non posso fare a meno di sorridere. Come fa a rendere piacevole qualcosa di spiacevole? Dio, è adorabile.
Senza proferire parola torno a spingere il carrello, svoltando l'angolo per cambiare corsia.
Per poco non mi prende un infarto nel vedere chi mi ritrovo davanti con due pacchi di pasta in mano. Arretro il più veloce possibile, ma Carter si accorge della mia presenza e il suo sguardo si sposta su di me, sorpreso. Sgrano gli occhi e torno nell'altra corsia, augurandomi che non mi segua.
<<Cosa c'è?>>, domanda Quent.
Per qualche istante ho dimenticato che sono in linea con lui.
<<Aelyn>>, esclama Carter e mi sento come colta sul fatto proprio mentre stavo scappando da lui.
<<Ti chiamo dopo.>>, mi rivolgo a Quentin prima di riattaccare.
<<Scappavi da me, bellissima?>>, domanda e mi guardo in torno per capire se si riferisce a qualcun altro.
<<Mentirei, ma dal momento che sei tu, sì, ti stavo volontariamente ignorando.>>, dichiaro infastidita dal suo sguardo, che non mi si scrolla di dosso. S'infila una mano nella tasca, l'altra stringe invece un pacco di pasta, venendo verso di me.
<<Come sei cattiva.>>, dice con un tono strano.
<<Stai lontano da me, mi sembra di avertelo già detto un paio di volte o sbaglio?>>, gli chiedo retoricamente. Gli scappa una risatina e finalmente stacca gli occhi da me per poi posarli sul carrello che ci separa. Aggrotta le sopracciglia.
<<Che ci fai con un carrello?>>, domanda confuso. Devo veramente spiegarglielo?
<<Non lo so, mi sono svegliata questa mattina e ho pensato di venire qui per usare questo carrello. Ora che ho finito di portarlo in giro lo rimetto a posto e poi posso tornare al circo. Dio, sei proprio stupido.>>, sbuffo.
<<Stai facendo la spesa per il tuo fidanzatino? Ti sta aspettando a casa?>>
Riduco gli occhi in due fessurine minuscole e spero che del laser mi possa uscire dagli occhi così da incenerirlo.
<<Certo che sei proprio geloso della mia amicizia con Quentin...>>, affermo cercando di sottolineare la parola 'amicizia'; qui nessuno sembra capirlo.
<<No, non lo sono. Anche perché se come dici, tu e quel gigante siete solo amici significa che stai per finire fra le mie lenzuola, ancora e ancora.>>
Deglutisco cercando di non darlo a vedere. Se fosse stato qualcun altro a dirmi una cosa del genere, probabilmente avrei anche accettato volentieri, ma dal momento che si tratta del bad boy di turno credo che passerò.
<<Sono davvero curiosa: ma tu a colazione mangi pane e schifo?>>
<<E' la battuta più vecchia del mondo Aelyn, mi hai deluso.>>
Il suo sorriso si spegne volontariamente.
<<Sarà anche la battuta più vecchia del mondo, ma fai schifo comunque.>>
Ribatto e arretro per andarmene, ma dopo nemmeno qualche secondo è già al mio fianco.
Questo ragazzo, - perché definirlo uomo è andare contro ogni mio principio-, è come avere un coltello piantato nel collo quando ascolti tua zia di terzo grado che ti chiede per la milionesima volta se hai il fidanzato. E con questo ho fatto una bella descrizione di Carter.
<<Sai che da quando sei tornato non vedo l'ora che vai via?>>, gli mostro uno dei miei migliori sorrisetti e stringo le dita attorno al carrello.
<<Andrò via solo quando avrò il tuo cuore>>, ribatte sorridendo in modo quasi, e sottolineo quasi, carino.
<<Perché? Adesso vuoi diventare medico? E come facevi a sapere che voglio donare gli organi?>>
Senza dargli la minima occhiata continuo a camminare, osservando ogni tipo di prodotto che c'è sugli scaffali.
<<Avanti; vuoi dirmi cosa stai facendo?>>, mi chiede incuriosito. Non è ancora abbastanza ovvio? So che può sembrare alquanto strano ma anche io devo nutrirmi.
<<A te che cosa importa?>>, rispondo a tono.
<<Devo conquistarti il cuore, ricordi? Sfortunatamente la bellezza nel tuo caso mi aiuta solamente all'ottanta due per cento.>>
Roteo gli occhi al cielo.
<<Devo fare la spesa per me e Lottie.>>, gli spiego.
<<E perché ci stai mettendo così tanto?>>
<<Se non giudichi non ti senti te stesso?>>
<<Non credo di aver capito...>>, mormora facendo una risatina.
Perché oggi è più normale del solito? E' quasi fastidioso.
Sospira e dopo avermi spinto delicatamente via, prende controllo del carrello e a passo svelto cambia corsia.
<<Ladro! Sicurezza! Mi ha rubato il carrello!>>, urlo attirando l'attenzione di alcune persone nei dintorni.
Un signore si avvicina per chiedermi se va tutto bene, ma lo liquido guardandolo male.
Accellero il passo e raggiungo Carter, che mette tre pacchi di pasta integrale nel carrello.
<<Se tanto mi da tanto, la sorella di Quentin, Lottie, è una che non ama mangiare carne in scatola oppure noodles freddi, perciò deduco che in un'ipotetica lista della spesa ci siamo solamente prodotti bio o con meno di dieci grassi, ho ragione?>>, mi chiede spostando lo sguardo su di me.
<<E' un quiz a premi?>>
Abbassa la testa di scatto quasi esasperato e poi la rialza ignorandomi.
Senza dire più nulla camminiamo su e giù per più di mezz'ora nel supermercato, mettendo nel carrello cibi troppo sani per i miei gusti.
<<Perché sai fare questo tipo di cose...?>>, domando dopo un bel po' di silenzio.
<<Cosa intendi piccola Aelyn.>>
<<Da come ti stai comportando ora capisco che non è a prima volta che fai la spesa.>>, mi spiego meglio.
<<Sai i tempi in cui mia madre faceva la spesa e cucinava per me sono finiti; ora che vivo da solo devo fare la spesa da me. Più o meno come tutti quelli che abitano da soli, non credi?>>
<<Sì, okay ma pensavo che andasse il tuo coinquilino, oppure qualcun altro, cosa ne so io?>>
<<Guarda che fare la spesa non è così difficile. Mi dai l'idea di una che non sa neppure cosa voglia dire fare la spesa.>>, afferma fermando il carrello.
<<Be' perché è vero; non ho mai fatto una spesa in vita mia. E' sempre andata mia madre.>>
Rimane per qualche secondo di stucco, ma poi continua a camminare.
<<Sai, se fosse stata un'altra persona a quest'ora me ne sarei già andato ridendo, ma dal momento che parliamo di te non sono affatto sorpreso.>>, dice non riuscendo a trattenere un sorriso. Anche io mi tradisco sorridendo.
<<E perché proprio oggi hai deciso di cimentarti in questa "esperienza"?>>, chiede mimando le virgolette.
<<Lottie me lo ha imposto, -e dal momento che oggi l'ho vista piuttosto agitata per via della cena-, ho deciso che dovevo accontentarla, ed ora eccomi qui.>>, spiego mentre osservo un bambino seduto dentro un carrello, che mi sorride.
<<Quale cena?>>, chiede curioso.
<<Questa sera andiamo a cena dalla madre di Quentin e Lottie.>>
Mi domando perché oggi sono così aperta con questo stronzo. Solitamente anche solo stargli accanto mi da' la nausea, ma oggi un po' di meno; probabilmente ho questa opinione perché sta facendo la spesa al posto mio, sono sicura che domani lo detesterò come gli altri giorni.
<<Finalmente il figlio di papà torna dalla mammina per farle conoscere la fidanzatina>>, ridacchia e finalmente riesco a vedere la parte di lui che odio quotidianamente.
<<Sei uno stronzo come sempre.>>, ringhio seriamente mentre lui ride.
<<Okay, perdonami. E' che prendere in giro Miller è come respirare.>>, dichiara.
Preferisco non ribattere, e nessuno dice nulla per parecchi minuti.
Lui continua ad infilare cose nel carrello ed io continuo a cercare parole che fanno rima con coglione. La mia preferita è sicuramente buffone.
Ora che ci penso c'è una delle parole dentro il quaderno di mio nonno, che è davvero azzeccata per descrivere Carter.
Misanthrope, una persona che odia o distrugge le persone. Riconfermo, si addice proprio al suo essere.
<<Okay, direi che qui abbiamo finito, possiamo andare a pagare.>>, annuncia dopo un bel po', distraendomi dai miei pensieri maligni.
<<No, ora io vado a pagare. Non ho bisogno.>>, dichiaro.
<<Allora ammetti che avevi bisogno.>>
<<Forse prima si, ma ora non più, quindi ora chiuderò gli occhi, conterò fino a tre e tu sparirai.>>
<<Proprio ora che ci stavamo divertendo...>>
<<Perciò vuoi prendere tutte queste borse della spesa da sola?>>, continua lasciandomi le redini del carrello, mentre ci avviamo in cassa.
<<Sì.>>, affermo con poca convinzione.
<<Saranno più di sette borse da portare e in autobus è scomodo.>>
<<Solo perché sono una ragazza pensi che io non ci riesca?>>
<<Aspetta: ma come fai a sapere che sono venuta qui in pullman? Ti prego non mi dire che sei uno stalker.>>, continuo quasi sconcertata dalla sua precedente affermazione.
<<Sono un osservatore eccezionale, è diverso.>, risponde trattenendo un sorriso.
Ci mettiamo in coda per pagare, e ci ha messo quasi dieci minuti per convincermi che ho bisogno del suo aiuto per tornare a casa. Be', se non altro non devo farmi otto chilometri a piedi.
Carichiamo tutto sulla sua auto e poi m'infilo sul sedile del passeggero.
<<Sei nervosa per la cena?>>, mi chiede incuriosito dal mio silenzio. Stacca per qualche secondo gli occhi dalla strada per guardarmi.
<<A te cosa importa?>>, questa volta sono io a girarmi verso di lui.
<<Era una domanda. Certo che sei permalosa.>>
<<Lo sono solo con chi non sopporto.>>, ribatto inacidita. In realtà lo sono un po' con tutti, ma non avrebbe fatto lo stesso effetto se gliel'avessi detto.
<<Sai, pensavo che dopo il mio ritorno io e te avremmo finalmente avuto un dialogo normale. Mi sono immaginato noi due amici, ma forse mi sbagliavo.>>, dice mentre accosta l'auto davanti al mio palazzo. Scendo stringendo le borse.
<<Ti ringrazio per avermi dato una mano oggi, ma questo non significa che possiamo essere amici ignorando tutto il passato che c'è stato, chiaro? Io e te non potremmo mai essere amici.>>, continuo. Sono consapevole che le parole fanno male, ma lui ha fatto del male alla persona a cui voglio più bene, quindi mi sento in dovere di dirgli quello che penso.
<<Sei fuori strada Carter. Il passato non si cancella.>>, gli ricordo cercando di chiudere lo sportello, ma lui non me lo permette. Sospiro.
<<Non sei costretta ad odiarmi solamente perché il tuo migliore amico lo fa.>>
Alzo gli occhi al cielo mentre lo vedo sporgersi verso di me.
<<Quentin non è quello che credi, e un giorno lo capirai>>
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