6. Quentin Miller, il mio eroe!
<<... allora lui si è avvicinato a me sorridendomi e mi ha domandato se il posto affianco al mio fosse libero. Io gli ho detto di sì, e indovina un po': nemmeno mezz'ora dopo ci stavamo baciando nel bagno del cinema!>>, finisce finalmente di raccontarmi la storia di come si sono conosciuti lei e Quentin, un paio di mesi fa.
Anche io me lo ricordo bene, ma in un modo diverso: 'Quella ragazza con i capelli biondi mi piace. Cosa ne pensi?', 'No Quent, meglio quella mora affianco', 'Okay, quindi devo chiederle se il posto vicino a lei è libero. Ma sei sicura che funziona?', 'Quent, se un ragazzo sexy come te venisse da me per chiedermi se è libero il posto vicino al mio, probabilmente gli darei ben altro'.
<<Sì, più o meno me lo ricordo anche io.>>, dico trattenendo una risatina.
<<Forse mi sono persa il momento in cui abbiano iniziato ad essere amiche. No, perché non ricordo di averti chiesto come vi siete conosciuti.>>, mi sforzo di sorriderle per non tirarle un pugno nella schiena. Si ferma di colpo, voltandosi qualche gradino più avanti davanti a me, osservandomi dall'alto con disprezzo.
<<E allora perché sei venuta con me alla partita di hockey di Quentin?>>, mi domanda continuando a cercare i posti.
<<In realtà la vera domanda è: perché sei venuta alla partita di Quent? Sai cos'è l'hockey almeno? E comunque io e Quent abbiamo fatto una scommessa. Se non venivo con te questa sera mi toccava lavare i suoi piatti per un anno e mezzo. Però ora che ci penso non sarebbe nemmeno stata una cattiva idea.>>, ridacchio ma lei non ribatte. Non dice più nulla fino a che non troviamo finalmente i posti.
Nora si accomoda sulla sedia di plastica blu.
<<Tu non ti siedi?>>, chiede posando sulle cosce la borsa da millecinquecento dollari. E' meglio che vado via di qui prima di finire in prigione per aver ucciso una ragazza fastidiosa. Non vedo l'ora che si lascino.
<<Vado a prendere da bere; almeno ho una scusa per affogare i miei dispiaceri nell'alcol.>>, annuncio andandomene.
Ovviamente non è vero: mi dirigo in spogliatoio.
In una manciata di minuti mi ritrovo davanti allo spogliatoio, bussando sulla porta in acciaio rovinato.
<<E' permesso?>>, domando.
Oh, ma in fondo sono il loro coach/portafortuna, è ovvio che è permesso. Così deciso, spalanco la porta, entrando dentro la stanza.
Mi copro immediatamente il naso per la puzza di sudore marcio; non immagino l'odore di questa stanza a fine partita.
Jason si copre immediatamente con un'asciugamano intorno alla vita.
<<Jason ho già visto tutto di tutti.>>
<<Ragazzi, sono arrivata!>>, annuncio anche se tutti si sono già accorti della mia presenza. Mi giungono all'orecchio dei fischi e vedo alcuni farmi l'occhiolino.
Intravedo Quentin uscire dalla doccia, con un asciugamano in vita e con l'altro cerca di asciugarsi i capelli; quando mi vede sorride venendo verso di me.
<<Non pensavo venissi così presto.>>, non smette di sorridere guardando di soppiatto tutti i suoi compagni, che non aspettano l'ora di vedermi con il petto all'aria. Eh si, intendo proprio il seno.
Da quando sono al college, che ho iniziato ad andare regolarmente a tutti gli allenamenti e le partite di mio fratello e del nostro migliore amico, prima di ogni partita, vado nello spogliatoio dei maschi alzandomi la maglietta fino al collo. Questo è una vera e propria tradizione pre-partita; un'usanza della squadra ormai. Ovviamente Quentin si volta sempre, altrimenti non so se riuscirei a farlo.
Okay, mostrare il seno ad un'intera squadra di hockey potrebbe risultare squallido, e forse lo è pure, ma considerando che comunque sia sono uscita con la maggior parte di loro è stranamente normale. In realtà forse un po' più squallido in effetti.
<<Ci mancava poco che prendessi a sberle la ragazzina.>>, dico rivolgendomi a Quent.
<<A proposito: hai perso la scommessa. Perciò ricordati di pulirmi la stanza per le prossime sei settimane.>>, incrocio le braccia soddisfatta.
Aelyn Parker non perde mai.
<<Non sarà poi così male.>>, ribatte andando a sedersi sulla panca in lego per cambiarsi, sopra di lui c'è una bella targa argentata il suo nome scritto scopra.
<<Tu dici? Camera mia è in disordine da quando mi ci sono trasferita. Una volta mi sono svegliata nel bel mezzo della notte, e vicino a me c'era una tartaruga.>>
<<E cosa hai fatto?>>, domanda più spaventato che incuriosito dalla risposta.
<<Nulla, mi sono semplicemente voltata e mi sono messa a dormire. Sarà ancora lì da qualche parte.>>, spiego e lui fa una faccia quasi disgustata, anzi, togliamo pure quel 'quasi'.
<<Va be', almeno ho avuto la soddisfazione di farti stare con Nora per più di mezz'ora. Lo devo ammettere Parker, credevo che ti buttassi dalla sua auto in corsa pur di non sentirla parlare.>>, afferma ridendo.
<<Fai ridere pure me, Miller.>>, s'intromette una voce alle mie spalle. Mi giro, trovandomi davanti al viso il petto di qualche sconosciuto, che poi, per mia sfortuna, scopro essere di Carter.
Ha un sorrisino in faccia che mette davvero a prova il mio autocontrollo; ultimamente ne ho poco.
<<Già qui Parker? Non vedo l'ora di vedere le tue amiche.>>, ribatte rivolgendosi ai miei seni. Sta cercando di provocarmi, peccato per lui che l'unica persona che è riuscito a provocare è stato Quentin, che si alza di scatto, pronto per passare all'attacco. Fortunatamente lo fermo mettendogli una mano sulla spalla.
<<Ricordavo che eri disgustoso, ma così giuro no.>>, questa volta sono io quella che lo provoca.
<<Io vi ricordavo legati, non scopamici. Però in fondo si sapeva.>>
Io e Quentin ci diamo un'occhiata veloce trattenendo una risata.
<<Io invece ricordavo che eri un coglione, ma non pensavo che potessi peggiorare così tanto.>>, afferma Quent.
So che si sta trattenendo, e questo è davvero positivo dal momento che una volta era molto, e sottolineo molto manesco. Trovava sempre una scusa per alzare le mani con i tipi come Carter.
Entrambi fanno un passo avanti, e io di fianco li fermo entrambi prima che passino alle mani.
<<Smettiamola di ricordare.>>
<<Già, credo sia meglio non ricordare certe cose. Non è così Quentin?>>, Carter si mette le mani sui fianchi spostando lo sguardo sul mio migliore amico, che però guarda me.
<<Okay. Finiscila Carter.>>, ringhio.
<<Credo che dovremmo uscire insieme.>>, dice cambiando discorso, rivolgendosi a me.
Sgrano gli occhi.
<<No, io non credo.>>, interviene Quentin spazientito da quell'affermazione.
<<Cazzo.>>
<<Si, so che uscire con me fa quest'effetto.>>, dichiara Carter sicuro di sé.
<<Oh mio Dio, vola basso amico. Si vede che non ti è servito il periodo di espulsione dalla squadra. Sei ancora un coglione.>>, afferma Q.
<<Tu sei solo geloso.>>, continua Carter.
<<Cazzo.>>, ripeto, e questa volta la loro attenzione si sposta su di me. Senza aggiungere altro mi volto di scatto, incamminandomi verso l'uscita della spogliatoio, evitando la voce di Quentin dietro di me.
<<Lyn, che cosa succede?>>, domanda fermandomi appena fuori dalla stanza.
<<Mi sono dimenticata!>>, esclamo passandomi una mano fra i capelli.
<<E non ho neppure l'auto! Cazzo, mi ha accompagnato qui Nora! Dio, sono fottuta.>>
<<Di che cosa stai parlando? Cosa ti sei dimenticata?>>, chiede preoccupato.
<<Avevo un appuntamento con Hunter quasi un'ora fa!>>
Cazzo Aelyn, ma come si fa a dimenticarsi di un impregno del genere? Ci sono persone, - come mezza popolazione mondiale -, che si preparano per un appuntamento quasi una settimana prima, e tu cosa fai? Te ne ricordi un'ora dopo?
<<Prendi la mia auto.>>, mi propone cercando di coprirsi il busto scoperto mettendo le braccia incrociate.
<<Mio Dio, stai scherzando, vero? Ha il cambio automatico, non so usare una roba da ricchi!>>
<<Ma non devi fare nulla->>, dice alzando gli occhi al cielo.
<<-okay, d'accordo, facciamo così: tu vai ad accendere la mia auto, così io ho tempo di vestirmi. Poi vengo e ti accompagno.>>
Scuoto leggermente la testa.
<<No Quent, l'appuntamento è al campus. Ci metteresti soltanto un quarto d'ora per andare e altrettanto tempo per tornare. Così perderesti la partita.>>, gli spiego.
<<No, fidati di me. Ora vieni che ti do le chiavi!>>
Lo seguo scettica dentro la stanza. Prende le chiavi dal suo giubbotto e me le lancia poco dopo.
Le afferro, e mi dirigo a passo svelto, ma prima:
<<Ragazzi!>>, richiamo tutti all'attenzione, - tranne quella di Q che si sta cambiando -, alzando la t-shirt fino al volto, mostrando a tutti la mercanzia.
<<Forza Rangers!>>, urlo tirandola giù. Iniziano a cantare l'inno di squadra nell'esatto istante in cui e ne vado.
Mi precipito fuori dal palazzetto, andando verso l'auto del mio migliore amico, con un milione di sensi di colpa addosso. Non arriverà di certo in tempo per l'inizio della partita. Non so se mi sento più incolpa per questo oppure per essermi dimenticata di Hunter.
Salto sopra l'enorme Jeep e la metto in moto, per poi spostarmi sul sedile del passeggero. Quentin mi raggiunge neppure qualche minuto dopo, vestito ma con i capelli ancora fradici che gli arrivano lungo la fronte.
Bene: non solo gli farò perdere la partita, ma gli farò anche prendere anche una bella polmonite. Che migliore amica grandiosa!
<<Pronta?>>, mi domanda quando stiamo già sfrecciando in strada. Alzo le spalle.
<<Arriverai in tempo per la partita?>>, chiedo io cambiando argomento. Mi dispiace così tanto.
<<Sei un po' in ritardo, ma se siamo fortunati neppure dieci minuti senza coda e siamo lì. Dove vi siete dati appuntamento?>>, ignora la mia domanda apposta, facendomi sentire ancora più male.
<<Okay, la risposta è no. Avanti Quent, torna indietro o non arriverai in tempo.>>, lo prego voltandomi verso di lui. Se torniamo indietro ora siamo ancora in tempo per l'inizio.
<<No, stai tranquilla Lyn. Va tutto bene, anche se non arrivo in tempo per l'inizio entro più tardi.>>, cerca di convincermi sorridendomi. Non merito accanto una persona come lui.
Appoggio delicatamente la mia mano alla sua, stringendola.
<<Ricorda: se mette le mani avanti tu devi:->>, inizia aspettando una mia risposta.
<<Togliermi i vestiti e aspettare che si butti su di me!>>, esclamo scherzando, anche se non ride. Oggi ho davvero un pessimo tempismo. Credo sia tutta colpa di Carter; la sua faccia è così stupida che rende stupida anche me.
<<Hai capito... fai la brava.>>.
Posteggia davanti all'entrata del campus ed io mi slaccio di corsa la cintura.
<<Si papà, farò la brava.>>, gli faccio gli occhi dolci baciandolo sulla guancia.
<<Ti ho appena strappato un sorriso: non c'è cosa più bella.>>, sorrido prima di scendere.
Aspetto che vada via prima di entrare nel campus, dove c'è davvero poca gente.
E' abbastanza buio, ma sopra alla panchina dove ci siamo dati appuntamento c'è come una luce soffusa.
Questa credo sia la scena dove improvvisamente vengo assassinata, non è così? No, perché credo che mi starebbe anche bene dopo oggi.
Intorno alla panchina non c'è nessuno, ma proprio sopra di essa c'è un mazzo di girasoli legati con un filo di paglia.
In che razza di film anni novanta sono finita?
Li prendo in mano, e in mezzo ai fiori trovo un bigliettino.
'Alla ragazza a cui non piacciono i gesti romantici, ma che se li merita tutti.'
Sorrido involontariamente, sedendomi sulla panchina.
Sono arrivata tardi.
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