Chapter twenty-three: Il dolore più dolce

Consiglio: Questo capitolo sarà veramente speciale, quindi non potevo che scriverlo con una canzone speciale. Illenium - Let You Go.
Se volete renderlo magico, ascoltatela durante la lettura ♥️

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When you're tired of the dark nights
And need someone to hold
I'll be your fire in the cold rain
I'm never gonna let you go
I'm never gonna let you go
I'm never gonna let you go
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P.O.V. Millie

I miei occhi ci misero qualche secondo ad adattarsi alla luce del mattino che filtrava dalla leggera tenda di una finestra, che sembrava dovesse essere quella di una camera d'albergo.
Dove sono? Fu la prima cosa che mi chiesi, mentre cercavo di mettere a fuoco la camera intorno a me.
Cercai di muovermi e mi accorsi con mia sorpresa di essere appoggiata a... un'altra persona?

Le mie braccia erano raggomitolate contro un petto caldo, delle braccia mi tenevano legata a quel corpo, una mano mi teneva per la nuca, come a volermi tenere comoda, mentre l'altra era attorcigliata intorno alla mia vita.
Le mie gambe erano raggomitolate contro lo stomaco di qualcuno, ma ero così piccola e bassa a confronto di quella persona, che sembravo proprio una bimba in braccio a qualcuno troppo più grande e alto di lei.
Sentivo un respiro caldo sopra di me e al mio piccolo movimento involontario, la mano che avevo poggiata sopra la mia testa mi fece una piccola, inconsapevole carezza, prima di tornare immobile, portata via dalle brame del sonno.

A quel contatto così familiare, a quel profumo così dolce che mi inebriò i sensi, ricordai in un secondo dove fossi e non potei fare a meno di sorridere.
Ero a casa. Ero tra le sue braccia, ed ero a casa.
Il mio corpo si rilassò in una frazione di secondo, contro quello della persona accanto a me, consapevole di essere al sicuro.
L'unica domanda che mi attanagliava il cervello era...
Come diamine ci sono finita qui?

Perché non ero a casa, nel mio letto, invece di essere nel suo di letto? Cazzo! Non era successo... niente? Vero?
<<Cazzo.>> imprecai tra me e me istintivamente, così piano da essere quasi un sussurro.
Finn accanto a me si mosse di poco, stringendomi a lui ancora di più con dei movimenti involontari, ma poi grazie a Dio ritornò ai suoi sogni.

Cercai in tutti i modi di ricordarmi cosa fosse successo la sera passata.
Allora, vediamo, vediamo... Sono uscita con i ragazzi, abbiamo cenato, bevuto, Finn e la sua maledetta bellezza sono state la mia tortura personale per tutta la sera. Non riuscivo a smettere di pensarlo, di guardarlo, di prestare attenzione a ogni suo movimento accanto a me e lui non smetteva di attirarmi, come una calamita, come se lo stesse facendo apposta.

D'improvviso ricordai la sua mano sotto il mio vestito, che si muoveva lungo la mia coscia, così vicino ma non troppo, così calda e decisa, ma non troppo. Così perfetta da farmi andare in bestia, da farmi quasi gridare dalla frustrazione, mentre mi accarezzava, segnando confini confusi lungo la mia pelle.

E poi tutto il resto... mi colpì come un boomerang.
<<Oh Cristo Santo, no.>> dissi di nuovo ad alta voce.
<<Tutto bene?>> la voce di Finn ancora assonnata provenne da sopra la mia testa.
Alzai lo sguardo, scostandomi di poco dal suo petto, per poterlo guardare negli occhi.
Un sorriso spontaneo si fece strada sulle mie labbra alla vista di quel ragazzo, che aveva proprio l'aria di un bambino, appena sveglio, mentre si strofinava gli occhi, con quelle lentiggini sparse sul viso e quei capelli neri come la pece che assomigliavano tanto a una matassa indistricabile.

<<Ti sei svegliato?>> gli chiesi dolcemente.
<<Sì.>> mi sorrise lui, strofinandosi il viso con una mano, mentre con l'altra ancora intorno al mio corpo, mi stringeva per la vita, avvicinandomi ancora di più a lui.
Mi lasciò un tenero bacio tra i capelli, mentre teneva ancora gli occhi chiusi.

Non potevo credere di essere lì, nel letto di quel ragazzo, tra le sue braccia. Tante volte ci avevo fantasticato sopra, tante di quelle volte che adesso pensavo non potesse essere reale, soltanto un altro frutto della mia immaginazione...

<<Che stavi pensando, prima?>> mi chiese lui,  con un sorriso incuriosito.
In mezzo secondo il mio cervello tornò a quei pensieri, alla me della sera precedente, e le mie guance si colorarono di un rosso acceso.
<<N-niente!>> esclamai incerta, forse troppo.
<<Non ti credo, dimmelo.>> insistette lui, sorridendo ancora di più.

<<Ieri sera...>> dissi incerta, col volto paonazzo dalla vergogna, mentre il suo sorriso si allargava, diventando una leggera risata.
<<Ti prego non ridere.>> dissi, appoggiando il mio volto al suo petto per nasconderlo e stringendolo a me con le braccia.
<<Non... non sto ridendo.>> mi rispose, cercando di trattenere le risate, e accarezzandomi i capelli dolcemente.

<<Mio Dio, cosa ti ho detto?>> chiesi, con gli occhi chiusi dalla vergogna ancora stretta a lui.
<<Beh, diciamo un paio di cose...>> rispose vago.
<<Che genere di cose?>> chiesi, sciogliendomi da lui e alzando lo sguardo per puntarlo nei suoi occhi, d'improvviso seria e preoccupata.
Mio Dio, che cazzo gli ho detto...

<<Beh, intanto che volevi passare la notte con me, poi che ti sto antipatico ma, sfortuna per te, sono anche bellissimo e poi... ah sì, quasi dimenticavo, che sono un ragazzo troppo per bene perché ieri notte non ti ho fatta mia su questo letto. Diciamo che per grandi linee hai detto proprio questo.>> mi spiegò, sorridendo al ricordo.

Il mio volto si pietrifico a quelle parole.
<<Stai scherzando.>>
<<Oh no no, hai detto prorpio "avrei voluto che mi toccassi e non solo con un dito" cosa che tra parentesi avrei anche fatto se non fossi stata...>>
<<Cristo Santo! Ti prego Finn! Non dire più una parola!>> esclamai coprendomi il volto con le mani.
<<Sai che c'è? Non voglio sapere più niente. Non raccontarmi più nulla.>> dissi, scuotendo il capo, non potendo fare a meno di riflettere sulla frase che stava per dire, poco prima che io lo interrompessi.
A quelle sue parole, i ricordi tornarono a galla, ricordai me sopra di lui, ricordai che avevo cercato di levare il vestitino, ricordai di averlo scherzosamente rimproverato perché non mi aveva...

<<Mio Dio, scusami. Scusami tanto.>> dissi, con il volto ancora tra le mani, piena di vergogna.
<<Ehi, non devi scusarti.>> mi rispose lui, togliendo via le mie mani e guardandomi serio in viso.
<<Ma io...>>
<<No, non devi. È tutto ok. Non è successo niente. Non ti avrei mai... toccata in quello stato, non devi preoccuparti.>> mi rispose con voce rassicurante.
<<Finn non è per questo che mi vergogno.>>
<<E allora per cosa?>> mi chiese con un sorriso curioso.
<<Ma come per cosa?>>
Lui mi guardò, ancora sdraiato accanto a me, su un fianco per guardarmi meglio, mentre io aspettavo che capisse da solo ciò che intendevo. Lui in tutta risposta, scrollò le spalle, aspettando che parlassi.

<<Perché ho cercato di... di convincerti a fare qualcosa che forse non volevi o... cazzo, non lo so... è troppo presto, no? Cioè siamo amici da tempo, siamo cresciuti insieme, ma questo non significa che...>>
A quelle parole lui alzò le sopracciglia, corrugando la fronte e sbarrando gli occhi, sorpreso.
<<Tu stai veramente parlando di quello?>> mi chiese lui, interrompendomi.
Non mi diede il tempo di rispondere.
<<Tu credi veramente che io mi faccia questi problemi? Con te? Cioè secondo te io non ti vorrei in quel... senso?>>
Questa volta fui io che non risposi, troppo imbarazzata per farlo.
<<Beh Mills, che dire. Mi stupisci sempre.>>
concluse, ridendo ironico.
<<Perché?>> chiesi confusa.

<<Perché ieri sera ho dovuto impiegare tutte le mie forze per evitare di toccarti, per farti smettere. Per evitare che ti spogliassi di fronte a me, lo capisci? Quindi adesso che tu mi venga a dire che l'ho fatto perché non ti volevo in quel senso, beh... mi fa proprio ridere.>> rispose, mentre si portava una mano tra i capelli.

A quelle parole arrossii violentemente, mentre il mio stomacò non poté non fare una capriola, mentre il mio cuore perdeva un colpo.
Lui mi voleva. Mi voleva esattamente come lo volevo io. Mi voleva completamente.

<<No, io non... non volevo dire questo.>> cercai di fare falsamente un passo indietro.
<<Ah no?>> mi incastrò lui, guardandomi negli occhi.
<<Beh, sì... ma semplicemente... volevo solo chiarire il fatto che... beh, quello che ti ho già detto.>> cercai di spiegarmi tra l'imbarazzo.

<<Beh, allora come hai già visto, non c'era niente da "chiarire".>>
<<Sì.>> risposi con un mezzo sorriso, riuscendo finalmente a guardarlo negli occhi, in quegli occhi dolci e rassicuranti che mi stavano già aspettando.

<<Grazie.>> gli dissi.
Lui capii al volo a cosa mi riferissi.
<<Non devi ringraziarmi.>>

<<Ci alziamo?>> mi chiese, mentre i suoi occhi si posavano su qualcosa di fronte a noi.
Seguii il suo sguardo, che si posò su un orologio appeso sulla parete di fronte e...
<<Oh, cazzo!>> esclamai, schizzando in un secondo fuori dal letto.
<<Cosa c'è?>> mi chiese Finn improvvisamente preoccupato.

<<Cazzo, cazzo, cazzo!>> dissi, mentre mi fiondavo in bagno, lasciando la porta spalancata.
Aprii il getto dell'acqua, e senza aspettare che diventasse caldo, iniziai a lavarmi il volto.
Gettai uno sguardo all'unico spazzolino accanto a me.
<<Posso usare il tuo?! Te ne comprerò uno nuovo più tardi!>> gli gridai dal bagno, non rendendomi conto che lui era già appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate e con uno sguardo divertito e incuriosito al tempo stesso.

<<Sì certo puoi usarlo, ma... perché tanta fretta?!>>
<<Perché sono in ritardo, Mr. Intuizione!>> gli gridai, con il volto ancora insaponato.
<<Oh, pensavo solo girassimo solo nel pomeriggio.>>
<<Quello sei tu, non io.>>

<<Ehi ehi ehi, puoi evitare di essere scontrosa già di prima mattina?>> il suo tono di voce era scherzoso, ma sapevo che era stato sincero.
<<Scusami.>> gli risposi, guardandolo colpevole, con la bocca piena di dentifricio, sperando che avesse capito.
<<Se penso a Shawn che già prima di iniziare dice che "anche oggi, porca miseria, siamo in ritardo" mi viene da ammazzarmi.>>

Lui sembrò capire, perché sorrise divertito, si avvicinò a me e mi posò un tenero bacio tra i capelli, mentre io ero convulsivamente intenta a strofinarmi lo spazzolino tra i denti, con la bocca ancora piena di dentifricio.

Quel gesto così naturale, in un momento così naturale della giornata, mi stupii, ma lui sembrò non notare la mia espressione sorpresa, mentre si allontanava da me.
<<Vado a cercare qualcosa da metterti.>>

Cazzo. Pensai, guardandomi allo specchio.
Cazzo sono di nuovo nella sua camera d'albergo, cazzo non ho di nuovo niente da mettermi e questa volta, questa fottuta volta dovrà anche prestarmi qualcosa da mettere sotto visto che ieri sera avevo solo un vestitino.
Fantastico. Veramente fantastico.

Non potei fare a meno di vedere che avevo ancora quel maledetto vestitino addosso, probabilmente io e Finn ci eravamo addormentati subito dopo il mio piccolo teatrino.
Grande Mills, vai di bene in meglio.
Complimenti. Alla milionesima cazzata vinci il premio per la più canzona del mondo, ti manca poco. Continua così!

<<Ho trovato questi.>> mi disse Finn, rientrando in bagno, mentre mi asciugavo il volto con un asciugamano.
Notai una maglietta bianca e un leggero pantalone di tuta.
<<È il più piccolo che ho, a me sta stretto quindi a te dovrebbe andare... non bene, ma comunque meglio di tutti gli altri che ho in valigia.>>
<<Grazie!>> risposi, afferrando i vestiti che aveva ancora in mano.

<<Grazie, non so come farei se non ci fossi tu.>>
<<Se non ci fossi io a quest'ora saresti a casa tua e probabilmente saresti stata puntuale, quindi non ringraziarmi.>> mi sorrise lui.
<<Vero... quindi tecnicamente dovrei incolpare te per il mio ritardo... già, è colpa tua maledetto Finn Wolfhard!>>
<<Muoviti a cambiarti Mills, o non arriveremo in tempo.>> mi disse lui, avvicinandosi al lavandino e iniziando a lavarsi il volto, esattamente come un secondo prima stavo facendo io.

<<No.>> risposi decisa.
<<Questa volta non c'è davvero bisogno che vieni con me, non ti farò perdere un'altra mezza giornata come l'ultima volta. Davvero, sei liberissimo di fare ciò che vuoi.>>
<<Bene, e allora verrò con te. Discorso chiuso. Va a cambiarti, forza.>>
Alzai gli occhi al cielo, anche se in cuor mio ringraziai quel ragazzo mille volte.
Gli chiusi la porta del bagno e tornai in camera per cambiarmi.

Un minuto dopo mi ero già cambiata, e devo dire che... pensavo peggio.
La maglietta bianca era molto lunga, così avevo dovuto ficcarla dentro i pantaloni della tuta, che dal canto loro erano, grazie a Dio, non troppo larghi, perché ero riuscita a stringermeli in vita grazie al piccolo laccetto elasticizzato. L'unico problema era... la lunghezza. Erano veramente troppo, troppo lunghi. Avevo dovuto svoltarli non so quante volte, prima che arrivassero all'altezza della mai caviglia.
Si vedeva lontano anni luce che non fossero i miei, e tutte quelle svolte che avevo dovuto fare mi facevano somigliare molto a un sacco di patate.
Non c'è un'altra soluzione Mills. Andrà bene così.

<<Non è male.>> rispose Finn che era uscito dal bagno in quell'istante, mentre io mi davo un'ultima occhiata all'unico grande specchio.
<<No, non è male.>> risposi, mentre legavo i capelli in una morbida coda dietro la nuca, nonostante qualche ciocca troppo corta e ribelle scivolasse via dalla mia presa.

<<Sei comunque bellissima.>> mi rispose sorridendomi, due secondi prima di tornare in bagno per cambiarsi anche lui.
Sono bellissima. Lui pensa che io sia bellissima.

Un'ora dopo ero già suolo set, precisamente con 30 minuti di ritardo.
<<Anche oggi, porca miseria, siamo in ritardo!>> fu il saluto di Shawn alla vista mia e di Finn.
<<Te l'avevo detto.>> gli bisbigliai divertita nell'orecchio.
<<Non preoccuparti Shawn, riusciremo a recuperare, come sempre!>> dissi, mentre afferravo il copione che lui mi porgeva, insieme a una tazza di caffè.
<<Sbrigati Millie, corri da Sara a cambiarti e... Finn anche tu stamattina, non hai nessuna scena vero? Oppure ho dimenticato qualcosa...>>
<<No Shawn, tranquillo.>> rispose Finn, cercando di trattenere una risata.
<<Non ho nessuna scena. Sono solo venuto per fare compagnia a Mills, la guarderò con te e i Duffers mentre girate stamattina.>>
<<Oh va bene...>> rispose, mentre i suoi occhi cadevano sui miei pantaloni della tuta.

<<Bella tuta, Mills.>> mi disse, mentre questa volta era lui quello che cercava di trattenere una risata.
Non ebbi il tempo di rispondere, perché in un secondo era già lontano da noi.
Girai il mio sguardo preoccupato verso Finn, per notare con mia sorpresa che anche lui stava ridendo sotto i baffi.
A quel punto, non potei che sorridere anche io.

Fidatevi, se vi dico che quella mattinata fu una delle peggiori della storia delle mattinate sul set in assoluto.
Iniziammo le riprese con un'ora, una fottuta  ora di ritardo. Nessuno, compresa me, riusciva a rilassarsi. Nessuno riusciva a svolgere con calma le proprie mansioni, quella mattina. C'erano cavi che si rompevano ogni due e tre, telecamere che si spegnevano dal nulla, morendo noncuranti del loro bisogno. Cameraman che non trovavano l'inquadratura perfetta, Ross e Matt che si mettevano le mani ai capelli mentre io dimenticavo più di una battuta e non riuscivo a immedesimarmi totalmente nelle scene di quella mattina, per non parlare di Shawn che aveva raggiunto un livello di esasperazione e disperazione che sfiorava il picco massimo.

<<Come cazzo è possibile che questa telecamera non funzioni più? Due secondi fa riprendeva!>>
<<Mails attacca quel filo lì!>>
<<Ma non ci arriva, cazzo!>>
<<Mills hai sbagliato la battuta!>>
<<No, non metterti lì Mills, entra da questo lato, forse viene meglio...>>
<<Stamattina la luce fa schifo.>>
<<Dove cazzo è quel maledetto copione?>>
<<Rigiriamola, non mi è piaciuta.>>
<<Mills non abbiamo il tempo...>>
<<Rigiriamola!>>
<<Ma dove diamine sta Sarah? Chiamatela! Deve sistemare questo trucco!>>
<<No così non va bene.>>
<<Forse dovremmo tagliare questa scena, Ross...>>
<<E tu ci pensi adesso Matt, ci pensi
adesso?!>>
<<Nella mia testa era in modo diverso.>>
<<Beh vorrà dire che ce la faremo piacere!>>
<<No, non credo...>>
<<Forse Undici dovrebbe sembrare più disperata, più in pena.>>
<<No, secondo me va bene così.>>
<<Porca puttana, volete darvi una mossa?>>
<<Ragazzi dovete tutti darvi una calmata o così non concluderemo niente!>>
<<Finn non ti ci mettere anche tu adesso!>>
<<Ma così non verrà mai...>>
<<Chiamate Sarah! ADESSO!>>
<<Qualcuno oggi può fare quello che gli chiedo? Per favore! Qualcuno potrebbe essere così gentile da FARE QUELLO CHE CAZZO DICO!? O non finiremo mai!>>
<<Shawn respira!>>
<<Sto. Respirando!>>
<<Mills ma dove vai?>>
<<A bere! Posso bere o devo morire di sete?>>
<<Sbrigati!>>
<<Ammazzatemi adesso.>>

Ammazzatemi adesso. Era l'unica cosa che pensavo, quando nella pausa pranzo, a testa bassa mentre me ne tornavo nella mia roulotte.
Siamo ancora a metà giornata e io già non vedo l'ora che finisca.

Tra il caos di quella mattina avevo perso d'occhio Finn. L'ultima volta che lo avevo visto stava discutendo animatamente con Shawn.
Aprii la porta della roulotte e, senza nemmeno disturbami di chiuderla, mi buttai sul divano a peso morto, strofinandomi il volto con le mani.

Dopo qualche minuto, sentii sbatterla e sussultai a quel rumore improvviso.
<<Shawn è intrattabile! Intrattabile quando anche una minima cosa non va! Non so davvero come facciano a...>>
Finn era entrato come una furia, infastidito esattamente come me, ma alla mia vista, si era bloccato in un secondo.
Ho l'aria così disperata? Pensai tra me e me.

<<Ehi.>> mi disse avvicinandosi a me, e mettendosi in ginocchio per raggiungere la mia altezza, mentre io me ne stavo ancora seduta sul divano con le mani poggiate sulla fronte.
<<Andrà meglio più tardi, te lo prometto.>>
<<Questa giornata è già da buttare.>> risposi, con lo sguardo ancora fisso sul soffitto sopra di me e le mani ancora tra i capelli.
Lui mi prese per le braccia, facendomi alzare la schiena dal divano e avvicinandomi al suo viso.
I suoi occhi sicuri incontrarono i miei.
<<Andrà meglio più tardi.>> ripeté convinto.

<<Io odio, odio non riuscire a concentrarmi sul lavoro, non riuscire a concentrarmi su Undici. Odio arrivare in ritardo, odio quando la gente sclera in questo modo, odio...>>
<<Ehi, ehi, ehi.>> mi richiamò, cercandomi di non farmi andare nel panico.
<<Pensa a stamattina. Pensa a quando ti sei svegliata accanto a me, qualche ora fa. Pensa a questo e prova a rilassarti. Non è una giornata da buttare, se non vuoi che lo sia.>>

Chiusi gli occhi e feci come mi aveva detto. Pensai a lui, pensai a rilassarmi, pensai a regolarizzare il respiro.
<<Brava, così.>>
Feci dei respiri profondi, cercando di tranquillizzarmi.
<<Brava Mills, respira. Niente panico. Andrà tutto bene.>>

<<Va meglio?>> mi chiese dopo qualche minuto.
Annuii, ancora con gli occhi chiusi.
Quando li riaprii, trovai un sorriso rassicurante e dolce pronto ad abbracciare i miei occhi.
<<Va meglio.>> dissi ad alta voce.
Ed era vero, andava meglio. Lo stress, l'ansia e l'agitazione e la frustrazione  di qualche minuto prima mi avevano lasciata, facendo spazio a un attimo di serena pace.

<<Bravo il mio tesoro.>> mi rispose lui con un gran sorriso, schioccandomi un grosso bacio sulla fronte.

A quel gesto così naturale, non potei non sorridere, e a quelle parole così spontanee, non potei non arrossire.
Il mio tesoro.
Mi aveva davvero chiamata così? Ero così preziosa, così speciale per lui?

Finn sembrò accorgersene, perché istintivamente si alzò in piedi.
<<Forse non avrei dovuto chiamarti così... Scusa, mi è venuto istintivo e...>>
Scattai in piedi anche io, prendendogli il volto tra le mani.
<<Tu dovevi esattamente chiamarmi così.>> gli sorrisi, prima di premere le mie labbra sulle sue.

Nel momento in cui le sue labbra toccarono le mie, il mio corpo esplose in mille fuochi d'artificio, retto da quelle braccia che sapevano già di non dovermi far cadere, mentre le mie gambe diventavano gelatina contro quel corpo che conoscevo così troppo poco, ma che in realtà era come se conoscessi già da una vita.
Le braccia di Finn si strinsero ancora più strette intorno alla mia vita, come a sentirne il mio bisogno.
Le mie mani andarono contro i suoi ricci, immergendosi completamene, come piaceva tanto loro fare e senza che io potessi controllarle.
Amavo quei capelli. Amavo quel ragazzo. Amavo tutto di lui.
Amavo il modo in cui mi stringeva, il modo in cui mi baciava, come se dovesse essere sempre l'ultima volta e come fosse la prima, amavo come mi faceva sentire, come se fossi l'unica cosa importante tra le sue braccia, l'unica cosa che valesse la pena di tenere così stretta e infine amavo come riusciva a mandarmi il cuore a puttane e il respiro a farsi benedire.

<<Ti amo.>> sussurrai inconsapevolmente tra i suoi baci, mentre le nostre labbra tracciavano percorsi inesplorati e le nostre bocche si congiungevano nel modo più intimo possibile.

Lui smise di baciarmi, mentre uno sguardo sorpreso si faceva strada in mezzo a un sorriso spontaneo e due occhi increduli dalla gioia.
<<Non me lo sarei mai aspettato.>> mi disse, ancora sorridendomi.
<<Cosa? Che ti amassi?>> gli chiesi, sinceramente stupita e incuriosita, inarcando le sopracciglia e aspettando una risposta.
<<No, che... che me lo dicessi così.>> disse lui sorridendomi imbarazzato e scuotendo impercettibilmente la testa, mentre i suoi boccoli sbattevano dolcemente contro il mio viso troppo vicino.
<<Così come?>>
<<Dal nulla.>>
<<Perché?>> chiesi ancora.
Finn cercò di spiegarsi, con qualche difficoltà dovuta alla paura di offendermi:<<Perché sei una persona... orgogliosa e credevo che non fossi il tipo da...>>
<<Finn.>> lo interruppi, guardandolo seria.
<<Che c'è?>> chiese lui, con una punta di preoccupazione.
<<Ti amo.>> gli ripetei di nuovo, sorridendo a quella sua reazione subito turbata.
Lui scosse di nuovo la testa, finalmente ricambiando il mio sorriso.
<<Ti amo anche io.>>

Lui riprese a baciarmi, in un primo momento dolcemente, e mentre pian piano il bacio cresceva, sentivo le sue mani lungo le mia schiena, tracciare percorsi immaginari, per poi spostarsi lungo le mie braccia, lungo le mie mani e posarsi alla fine sui miei fianchi.
Mi spinse dolcemente contro il muro mentre le sue dita si intrecciavano ai passanti della cintura del mio pantalone e mi attirava piano verso di lui, pressando i miei fianchi contro i suoi.

Riuscivo a sentirlo, riuscivo a percepire, a toccare l'elettricità, la passione e il genuino desiderio tra di noi.
Inconsapevolmente lo presi per il bavero della t-shirt avvicinandolo ancora di più a me e facendo aderire il mio petto contro il suo.

Le sue mani tornandono sopra i miei fianchi, e iniziarono ad accarezzarmeli, facendosi strada sotto la mia maglietta.
I suoi baci scesero lungo il mio collo, facendosi ancora più dolci, e bruciando sulla mia pelle ancora di più.
Ma questa volta, questa volta Finn non si fermò alle mie clavicole.
Teneva il mio corpo per i fianchi, mentre piano piano iniziava ad abbassarsi, trattenendo il peso del suo corpo sulle ginocchia, mi
lasciava teneri baci lungo la leggera t-shirt, prima lungo lo sterno, poi più giù, in mezzo si miei seni, poi ancora più giù, lungo la mia pancia, poi sull'ombelico, poi... si fermò.

Mi ritrovai a stringere gli occhi, aspettando ciò che non era arrivato, sorprendendomi di me stessa.
Mi ritrovai in attesa.
In fremente attesa di un suo tocco, di un suo bacio, di un suo sguardo. Nell'attesa più dolce e straziante che avessi mai provato, nella più pura e più sincera, nella più vera e inaspettata, nella più bella e disarmante attesa di lui.

La sua testa si appoggiò contro la mia pancia, lo sentivo mentre cercava di regolarizzare il respiro e, ci avrei scommesso, in quel momento teneva gli occhi chiusi.
<<Posso smettere se vuoi.>> mi disse lentamente, prendendo fiato.
<<No.>> esclamai subito, scuotendo istintivamente la testa anche se sapevo che lui non potesse vedermi.
La mia mano iniziò ad accarezzargli quei boccoli neri, che tanto amavo, mentre lui era ormai completamente abbassato, quasi in ginocchio, di fronte a me.

Al mio toccò lui si alzò velocemente, e puntò i suoi occhi scuri e seri nei miei.
<<Mills non dobbiamo per forz...>>
<<No.>> ripetei decisa, con i miei occhi sinceri e sicuri che prendevano fuoco nei suoi.
Il mio sguardo non ammetteva repliche, non ammetteva scuse o timori.
No, diceva il mio cervello.
No, diceva il mio cuore.
No, dicevo io.
Non smettere. Perché lo voglio.
Perché ti voglio.
<<Dimmi quando vuoi che smetta.>> mi disse lui con due occhi sinceri, che mi chiedevano di avere fiducia in lui, mentre portava le mani sul mio viso, avvolgendomelo completamente.
<<Mai.>> risposi, un secondo prima di premere le mie labbra sulle sue.

Le mie labbra bruciavano lungo ogni centimetro delle sue, prendevano fuoco e più si incendiavano, più chiedevano benzina per prendere fuoco e lui, lui era la mia benzina.

Finn mi lasciò un tenero bacio sulle labbra, prima di posarne un altro sul mio naso, facendomi ridere come una bambina.
Poi mi baciò una guancia, poi l'altra. Poi un occhio, poi l'altro. In pochi secondi non c'era centimetro del mio viso che non fosse stato ricoperto dai suoi baci.

A un certo punto le sue mani si bloccarono sui bordi della mia t-shirt, all'altezza dei miei fianchi, e due occhi silenziosi si posarono nei miei, chiedendomi un muto consenso.
Annuii impercettibilmente e istintivamente a quegli occhi così sinceri.
Le sue mani iniziarono a sollevare piano piano la mia leggera maglietta, come a volermi dare il tempo di bloccarlo se avessi voluto.

Ma quella volta non volevo.
Quella volta nessuno ci avrebbe fermati.
Quella volta volevo che avesse tutta me stessa. Quella volta mi sarei donata a lui completamente, perché era esattamente ciò che volevo e sapevo, sapevo che con nessuno avrei potuto farlo, se non con lui.
In quel momento sentivo che gli astri sopra di me erano perfettamente allineati, sentivo un'equilibrio perfetto sin dentro le viscere. Sentivo che tutto era esattamente come doveva essere. Sentivo che quella davanti a me era la persona giusta. E soprattutto, una cosa che con mia grande sorpresa non sentivo... era vergogna.
Mentre quel ragazzo con la bocca semiaperta, guardava il mio corpo ormai mezzo nudo, coperto solo da un leggero reggiseno, mentre la mia t-shirt gli scivolava dalle mani andando a finire sul pavimento, mentre lui mi guardava stupito, non provavo vergogna, e sapete perché?
Perché in cuor mio sapevo che lui provava le stesse cose che provavo io. Che lui voleva le stesse cose che volevo io, per gli stessi motivi.
Niente, niente più di quella consapevolezza in quel momento avrebbe mai potuto farmi sentire più completa.

<<Sei... sei bellissima.>> disse lui, con un sorriso leggermente imbarazzato, guardandomi con occhi veneranti.
Sì, questo ragazzo mi ama davvero.

Una leggera risata si fece strada con mia grande sorpresa lungo la mia bocca.
Portai una mano dietro la sua nuca, all'altezza del suo collo, e lo avvicinai a me, portandolo a mezzo centimetro dal mio viso.
Gli sorrisi.
Presi fiato.
<<Ma sta' zitto e baciami, scemo.>>
Lui sorrise, un secondo prima che gli baciassi quel cazzo di sorriso perfetto che aveva.
Non ho mai baciato un sorriso così bello.

Le sue labbra si mossero prepotenti sulle mie,
mentre le sue mani accarezzavano la mia pelle nuda, soffermandosi su nuove zone ancora inesplorato.
Fallo Millie. Prendi coraggio e non essere codarda.
I suoi baci si spostarono lungo il mio collo, facendomi portare la testa indietro, appagata.
Fallo.
I suoi baci scendevano, lungo il mio corpo.
Fallo!
Le mie mani afferrarono la sua t-shirt.

Finn si scostò da me, puntando i miei occhi nei suoi, mentre piano gli sfilavo la leggera t-shirt, che finì sul pavimento, accanto alla mia.
Le mie dita iniziarono a esplorare quel ragazzo davanti a me, disegnando ghirigori immaginari lungo il suo petto, ascoltando il suo respiro regolare, toccando quella pelle così calda.

I nostri sguardi si incrociarono, restarono incatenati per qualche altro secondo come una calamita, prima che non ci fosse più bisogno di loro, esattamente come non c'era bisogno di parole.

Baci dolci, lenti, ma arroganti al tempo stesso incendiarono la mia bocca, mentre le braccia di Finn iniziarono a spostare il mio corpo verso un'altra direzione, staccandolo dal muro.
Non mi interessava dove mi stesse portando, l'importante era che non si distaccasse da me. Non questa volta.

Sentii la mia schiena toccare il morbido divano, mentre lui  reggeva il peso del suo corpo sui gomiti, sopra di me.
I nostri sguardi si incrociarono in un attimo di perfetta sintonia, di perfetto desiderio, prima che le sue labbra si posassero dolcemente sulle mie e con le dita iniziasse ad accarezzarmi
piano la guancia.
I suoi baci scesero dolci sul mio petto, posandosi su ogni centimetro di pelle scoperta, senza andare oltre, lasciandomi in una dolce agonia.
Nel momento in cui il suo volto arrivo all'altezza dei miei jeans, i suoi occhi si puntarono nei miei, che mai avrebbero potuto essere più sicuri di così.
Le sue dita si mossero lentamente, sbottonando il jeans a abbassando piano la cerniera.

Finn non smetteva di guardarmi negli occhi, come a voler cogliere ogni sfumatura di me, ogni bisogno, ogni sensazione, ogni desiderio, mentre piano mi sfilava i jeans lungo le gambe.
Il mio corpo tremava a quel tocco lento e leggero, aspettando impazientemente.

Adesso ero sdraiata, su quel divano, con solo l'intimo indosso e con niente a coprirmi il cuore. Ero nuda fuori, come dentro.
Lui si prese un attimo per guardarmi, mentre un sorriso dolce si faceva strada sul suo viso.
<<Sei un sogno. Il mio sogno più bello.>>

Non risposi a quelle parole, perché non esigevano una risposta.
Mi protesi verso di lui per posargli un dolce bacio sulle labbra, poi un altro, poi un altro ancora, finché i nostri baci non si fusero in un unico e solo.
Le mie mani si posarono incerte lungo i suoi jeans, esitarono un attimo prima di sbottonarli e abbassare piano la cerniera, mentre le nostre bocche erano ancora unite.
Il suo corpo fu pervaso da un brivido nel momento in cui inizia a sfilargli i jeans, ma lui non mi mise fretta, né sembrò farci troppo caso, mentre con le mani mi circondava il viso, rendendo il bacio ancora più passionale.

E adesso anche lui, era mezzo nudo esattamente come me.
Si mise a sedere, portando il mio corpo con sé, appoggiandosi allo schienale del divano, mentre le mie gambe gli circondavano la vita ed erano appoggiare lungo i suoi fianchi.
Il suo sguardo era dolce, mi guardava come se fossi davvero la cosa più bella che avessi visto, mentre mi accarezzava piano la schiena.
La sua mano si poggiò lungo il ferretto del mio reggiseno e si bloccò per un secondo.
Annuii, mentre premevo le mie labbra sulle sue e sentivo il reggiseno slacciarsi dietro la mia schiena, mentre le sue mani lo accompagnavano piano lungo le mie spalle, togliendolo delicatamente.

Cadde sul divano, mentre i baci di Finn scendevano piano lungo il mio petto, tracciando un percorso che la sua lingua aveva già scelto  prima di loro.
La sua bocca arrivò dove aveva tanto desiderato, dove io avevo tanto desiderato che arrivasse, lasciando prima dei teneri baci, e provocandomi dei brividi lungo tutto il corpo. Brividi di impazienza, di piacere.
Finn sembrò accorgersene, perché osò di più.
Osò di più, lasciando che la sua lingua si muovesse contro la zona più sensibile del mio seno, osò di più, stringendola piano tra i denti.

Cercavo in tutti i modi di ingoiare i gemiti che pretendevano di venire fuori, e sentii un sorriso compiaciuto farsi strada su quelle labbra appoggiate al mio seno, mentre con l'altra mano Finn iniziò a giocare anche con l'altro seno, avendo già intuito come e cosa e dove mi piacesse.
Le sue dita si muovevano dolci ma sicure, esattamente come faceva la sua lingua.
I suoi baci cambiarono rotta, circondando le punte che aspettavano impazienti, senza arrivare mai a destinazione, mentre le sue mani si muovevano lungo i miei fianchi, accarezzandoli.
<<Finn, ti prego...>> sussurrai tra i respiri accelerati, senza riuscire più a trattenere il desiderio e afferrando i suoi ricci, tirandoli impaziente.
<<Come desideri...>> sussurrò, stringendo i miei seni tra le mani, un secondo prima che i suoi baci si spostassero prima su uno, e poi sull'altro, regalando a entrambi piccoli attimi di piacere.
Non riuscivo più a controllare il mio corpo, che pretendeva il suo su ogni parte di me, in ogni parte di me.

Le mie mani andarono istintivamente al bordo delle sue mutande, ma si bloccarono di colpo.
Potevo? Potevo farlo?

Anche Finn si bloccò, un secondo prima di prendermi per i fianchi e buttarmi sul divano.
<<No, prima io.>> mi sorrise furbo.
A quelle parole non potei non ridere.
Le sue mani scivolarono lungo il bordo dei miei sleep, facendolo scivolare piano lungo le mie gambe, così lentamente da rendermi impaziente.

Adesso ero completamente nuda, davanti a quegli occhi.
Le sue labbra partirono dai miei seni, baciandoli entrambi per poi scendere lungo la mia pancia, scendere lungo il mio ombelico, scendere lungo il mio ventre, scendere, fino a lì.
Trattenni il respiro, mentre la sua bocca si faceva strada in una zona mai esplorata prima, mentre le sue labbra si poggiavano su altre labbra, labbra che non aveva ancora mai incontrato. Le labbra della mia intimità, sconosciute persino a me. Labbra che per la prima volta scoprivano l'impazienza e il piacere. Labbra che per la prima volta vennero baciate ed accarezzate dolcemente, da una lingua calda e sincera.

Mi scappò un gemito, nell'istante in cui Finn si fece strada ancora più all'interno, tenendomi ferma e salda per i fianchi, non facendomi muovere e aumentando ancora di più il mio desiderio.
Le mie mani tirarono ancora di più quei riccioli, provocando un gemito anche a lui.
<<Ti voglio.>> riuscii a dire, mentre tenevo gli occhi chiusi e la testa all'indietro, appagata dal desiderio.
<<Ti voglio.>> ripetei di nuovo, come fosse una sentenza, come fosse questione di vita o di morte.

Il suo volto tornò sul mio, a quelle parole.
Aprii gli occhi, ritrovandomelo davanti.
<<Sei sicura?>> mi chiese lui.
<<Sì.>> risposi senza esitazione.
<<Sì, voglio essere tua.>>
<<Tu sei già mia.>> rispose, un secondo prima di premere le sue labbra sulle mie.

Circondai le mie gambe intorno alla sua vita, intorno al suo corpo sopra il mio.
Feci aderire completamente il mio bacino al suo, facendogli capire cosa davvero volessi, mentre lo sentivo già pronto, coperto solamente dalle sue leggere mutande, che ormai erano rimaste le uniche a separarci.

Sentii le sue mani sfilarsele, mentre il mio corpo era ancora saldo al suo e le mie labbra lo baciavano su ogni centimetro del suo viso.

<<Sei sicura?>> mi chiese un'ultima volta.
<<Sì Finn. Sono sicura.>> risposi, un secondo prima che accadesse.
Lo sentii entrare dentro di me, lo sentii superare tutte le mie barriere, lo sentii immerso totalmente nel mio corpo, in una frazione di secondo.
Era stato un movimento dolce e fluido, ma deciso.
<<Ah!>> esclamai a quel contatto.
Sì, aveva fatto male, ma sì, era sopportabile.
Era stato un dolore piacevole, un dolore per cui era valsa la pena. Un dolore che si faceva strada nel mio corpo, facendolo tramare di piacere. Un dolore inaspettato, un dolore dolce, il più dolce che avessi mai provato.

Circondai il petto di Finn con le braccia, lasciando che le mie mani affondassero nella sua schiena, che le mie dita scaricassero tutta la mia elettricità sulla sua pelle.
E qual punto lui, per la prima volta, si mosse sopra di me.
Un altro gemito mi trapassò la gola, e questa volta non era per il dolore.
Quello c'era, restava, ma era sopportabile e percettibile solo in parte.
Quel primo movimento mi stupì, mi lasciò senza fiato, senza parole.

I suoi fianchi iniziarono a muoversi lentamente sopra i miei, mentre lui entrava ogni volta sempre di più dentro di me.
<<Mills, se ti stai facendo male io posso smett...>>
<<Finn!>> esclamai, zittendolo.
Il suo corpo si bloccò sopra il mio.
<<Che c'è? Ti faccio male?>> chiese preoccupato.
<<Non... tu... non ti fermare.>> gli dissi, premendo le mie mani contro la sua schiena e avvolgendo ancora di più le mie gambe intorno a lui, invitandolo a continuare.

I suoi movimenti si fecero più decisi sopra di me, mentre io protraevo il mio corpo verso di lui, chiedendo di più.
Lui mi accontentò, cambiando i suoi movimenti, portandoli a un ritmo più lento, ma più deciso, movimento che aveva intuito dovessi preferire.

Il piacere cresceva dentro di me, sbocciava veloce come un fiore sul mio ventre, mentre mi inondava ogni parte del corpo, ogni cellula, fluiva in ogni vena, mescolandosi insieme al sangue. Mi mozzava il fiato, pretendendo di trasformarsi in suono, attraverso i gemiti che con tutta me stessa cercavo di trattenere.
<<Mills, così ti sentiranno.>> mi sorrise Finn, cercando di trattenere una risata, mentre si muoveva sopra di me.
<<Scusa... io non riesco... non riesco a non... Ah!>>
Le sue labbra sorrisero a quella mia incapacità di mettere una parola dietro l'altra, prima di posarsi appassionatamente sulle mie e soffocare i miei gemiti di piacere.

<<Sei proprio rumorosa.>> mi sorrise in mezzo a quei baci.
Arrossii a quelle parole.
<<Ma sei bellissima.>>
Iniziò a scendere, baciandomi il petto.
<<Be...>>
Un bacio sul collo.
<<lissi...>>
Un bacio su un seno.
<<ma...>>
Un bacio sull'altro.

Mi sentivo su una montagna russa che non faceva altro che salire, salire, salire, neanche dovesse scalare l'Everest.

A un certo punto lo sentii gemere sopra di me, mentre iniziò a muoversi più veloce.
A quel movimento, i miei fianchi sbattevano contro i suoi, mentre mi sentivo prendere fuoco.
Mi sentivo in preda ad una scarica elettrica, in preda al piacere più dolce, mentre finalmente la montagna russa su cui mi trovavo scendeva in caduta libera, scendeva senza freni, esattamente come il piacere intrappolava in ogni cellula del mio corpo.
Io e Finn raggiungemmo insieme l'attimo perfetto, l'attimo più dolce e più atteso, come fossimo una cosa sola.

Il suo corpo crollò senza fiato sopra il mio, che era rimasto nella trance più bella di sempre, anestetizzato ad ogni visione, ad ogni suono e ad ogni tocco, che non provenissero da quel ragazzo sopra di me, ancora dentro di me.

<<Non lasciarmi andare.>> sussurrai, abbracciandolo ancora di più e tenendolo stretto a me.

<<Non ti lascerò mai andare.>> disse lui, lasciando un tenero bacio in mezzo ai miei seni.
<<Mai.>>

Spazio autrice
Pensavate di dover aspettare capitoli e capitoli e invece... che cosa è successo? Già, proprio imprevedibili 🙊
Tenetevi stretti questi capitoli, perché dal prossimo questa dolcezza ci abbandonerà per un (bel) po'...
(non odiatemi) 🙈

Inoltre volevo spiegare il motivo per cui ho deciso di descrivere questa scena, nella speranza che possiate capirlo e soprattutto che a nessuno abbia dato fastidio.
Come ben sapete io non ho cambiato l'età degli attori, ho voluto scrivere di loro per quello che adesso sono. Ho cercato di mantenermi fedele all'idea reale che io ho di loro, per quanto questa possa rispecchiare davvero la realtà.
Sarò sincera, con alla base un sentimento sincero, io nel gesto più puro che corona una storia d'amore non ci vedo davvero nulla, nulla di male. Per me fare l'amore non è un tabù, non è una cosa da "grandi", non è un atto sconsiderato. Per me è semplicemente da innamorati e, sempre per me, questi due ragazzi sono innamorati e, sempre per me, visto che è la mia storia, era giusto che succedesse, anzi, vi dirò di più, non sarà la prima e neanche l'ultima volta.

Quindi spero non abbia turbato gli animi di nessuno, anzi spero proprio vi sia piaciuto! In realtà ero un po' incerta a scrivere una cosa del genere, per diversi motivi.
In primis per l'età degli attori, poi perché credevo non potesse piacere, poi perché non volevo risultasse troppo volgare (in realtà volevo tutto il contrario), poi perché scrivere una scena del genere in prima persona e immaginando proprio la prima volta, la volta più speciale, della protagonista beh, diciamocelo, non è stato affatto semplice.
Insomma, mi sono fatta tutti questi problemi e un minuto dopo li ho mandati tutti al diavolo perché volevo troppo, troppo scrivere di loro in questa situazione.
Ovviamente ho dovuto descrivere un "prima volta" e non sapete quante cose io abbia scritto per poi cancellarle, perché non erano affatto adatte. Cose per cui dovrete aspettare un po' di più...

Fatemi sapere cosa ve ne è parso, sono curiosa.
Se vi è piaciuto lasciate una 🌟, a questo capirlo ci tengo particolarmente, per capire se davvero andava bene o no.
Beh dolcezze, aspetto la vostra opinione e... che dire? A presto! 😘

P.s. Il capitolo della settimana prossima uscirà intorno a domenica/lunedì, vi aggiorno in bacheca come sempre.

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