Chapter twenty-six: Pelle resistente e cuore elastico

Consiglio: Ho scritto sulle note di
Sia - Elastic Heart (Hambleton Remix).
______

_____
Well, I've got thick skin and an elastic heart,
But your blade it might be too sharp
I'm like a rubber band until you pull too hard,
I may snap and I move fast
But you won't see me fall apart
'Cause I've got an elastic heart
______

P.O.V. Finn

Distolsi lo sguardo dopo pochi secondi a quella scena raccapricciante, mentre le sue labbra erano ancora poggiate su quelle di quello sconosciuto.
Mi voltai, iniziando a camminare veloce nello stretto corridoio, iniziai inconsapevolmente a correre, a scappare via.
Non può essere, pensai, prendendomi la testa tra le mani, continuando a correre.
Non può essere.
Strinsi i capelli tra le dita, mettendocela tutta per non strapparmeli via.
Non può essere, cazzo.

Lacrime di rabbia iniziarono a rigarmi le guance, senza che io riuscissi a controllarle, a fermarle.
Non può essere...
Il mio cervello non riusciva a partorire altre parole che non fossero quelle tre e non riusciva a focalizzare nessun'altra immagine che non fosse... che non fosse...
No basta.
Basta.
Le labbra di Millie su quel ragazzo.
Basta ti prego...
La mano di quello sconosciuto sul suo viso.
Basta!
Lei con gli occhi chiusi, lei che si lasciava baciare...
<<Basta cazzo, basta!!>> gridai, mentre la mia voce veniva soffocata tra le lacrime.

Mi accasciai piano sul pavimento, appoggiando la schiena al muro dello stretto corridoio.
Non mi importava se qualcuno mi avesse visto, non mi importava se lei avesse attraversato quel corridoio da un momento all'altro, non mi importava di sembrare un coglione, accasciato contro il muro mentre le lacrime continuavano a rigarmi il viso.
<<Non mi importa più un cazzo di niente...>> sussurrai tra me e me, afferrandomi la testa tra le mani, mentre tenevo i capelli ingarbugliati stretti tra i pugni.

Avevo la vista appannata, le lacrime scivolavano sul mio viso, cadendo direttamente sulle bianche mattonelle che le riflettevano, facendole brillare come cristalli.
Non riuscivo a vedere niente, niente che non fosse lei, mentre un'unica domanda mi trapanava il cervello senza pace, facendomelo quasi sanguinare dallo sforzo di capire... perché?
Perché?!

Perché mi aveva fatto questo? Perché un secondo dopo avermi lasciato in quella maledetta stanza, era corsa tra le braccia di un altro, che poi... chi? Ma chi cazzo era quel coglione?
Se solo Millie lo avesse rifiutato, se solo si fosse staccata da lui... E invece no, lo aveva baciato.
Esattamente come pochi minuti prima aveva baciato me...
Ma le mie labbra lei non le avrebbe più neanche sfiorate, poco ma sicuro.

Quella ragazza, che io avevo da poco realizzato di amare da sempre, non mi avrebbe più neanche sfiorato, io non l'avrei più neanche sfiorata.
<<Porca puttana...>> dissi, con la voce smorzata dai singhiozzi.
Perché stavo facendo in quel modo? Perché ero nel bel mezzo di una crisi di pianto? Perché lo ero per qualcuno che non lo meritava?

La verità era che io ci avevo creduto troppo, ci avevo creduto talmente ero coglione, eppure lei mi aveva avvertito, più volte, più volte... ed io avevo sbagliato. Avevo sbagliato a non darle ascolto, avevo sbagliato a non starle lontano, ma dopotutto... come avrei potuto?
Io da Millie non sarei mai riuscito a stare a distanza di sicurezza, avessi dovuto frantumarmi il cuore altre cento volte...
Era più forte di me.
Il desiderio, l'amore, erano più forti di me.
Lei era di sicuro più forte di me...

Quella maledetta ragazza che conoscevo da quando eravamo bambini, ma io lo sapevo... Io lo sapevo già quando per la prima volta avevo premuto le mie labbra sulle sue, tre anni prima.
Io lo sapevo, da quando il mio cuore perdeva battiti ogni qual volta lei ripeteva che baciare non era stato niente di che.
Io lo sapevo, quando lei aveva iniziato a rispondere diversamente, a cambiare idea, a dire che invece era stato piacevole.
Io lo sapevo, nel momento in cui era stata lei a volermi decidere di baciarmi, l'ultima volta su quel maledetto set.

Io lo sapevo ogni volta che mi sorrideva, che mi guardava, lo sapevo dalle parole mancate, dai tocchi mancati, dalle carezze trattenute, dagli sguardi di troppo, dalle azioni sbagliate, dalle emozioni confuse, dalla lingua impastata ogni volta che parlavo con lei, lo sapevo ogni volta che il mio cuore perdeva un battito nel momento in cui i miei occhi incrociavano i suoi...
<<Io sapevo di amarti, lo so da sempre...>> sussurrai alle lacrime, le uniche che potevano sentirmi, le uniche che potevano percepire il mio dolore quella sera... le uniche a farmi compagnia.

Non riuscivo a respirare, il mio petto si alzava e si abbassava a un ritmo incontrollabile, mentre in tutti i modi i miei polmoni mi chiedevano aria, ma il mio cuore non li ascoltava, non li ascoltava mentre batteva all'impazzata martellandomi nel petto così forte come mai.
Devo calmarmi, mi dissi, mentre le mie mani tremavano convulsivamente, cercando di reggere ancora il peso della mia testa...

Testa che sentivo pesante come un macigno, che stava per esplodermi.
Non posso continuare così, potrebbe passare da un momento all'altro, potrebbe... andare via con lui... sì...

Non riuscivo più a ragionare, la mia mente era offuscata dall'alcool e dal dolore, la mia pelle bruciava solo al pensiero, al ricordo delle mie labbra sulle sue, su ogni centimetro del suo corpo, fino a pochi secondi prima...
Basta, così impazzirò, devo alzarmi da qui, devo...
<<Devo andare via.>> dissi tra me e me, mentre finalmente le lacrime rallentavano la loro discesa.

Cercai di mettermi di nuovo in piedi, mi alzai a rallentatore, non ancora del tutto certo che le mie gambe riuscissero a reggere il peso del mio corpo. Mi sorpresi di me stesso nel momento in cui le sentii salde sotto di me.
Vattene via Finn. La serata per te finisce qui. La serata e anche l'amore.
Finisce qui. Tutto finisce qui.

Mi asciugai le ultime lacrime con la manica, presi dei respiri profondi ad occhi chiusi e rientrai nel cuore del locale, camminando piano, facendomi strada a rallentatore tra la folla.
Non volevo attirare l'attenzione di nessuno, mi sentivo come in una specie di trance da cui mi veniva impossibile uscire nonostante i miei sforzi, il mio cervello gridava al mio corpo, ma questo sembrava anestetizzato, non rispondeva ai comandi.

Arrivai al tavolo dove trovai seduti tutti i miei amici, tranne lei ovviamente.
Mi avvicinai piano al divanetto, presi la mia giacca e iniziai a metterla, continuando a respirare piano e cercando di non far caso agli sguardi curiosi delle amiche di Lizzie.
<<Amico dove cazzo vai?>> chiese Caleb, alzandosi di scatto dal fianco di Sadie e avvicinandosi  a me con uno sguardo misto tra preoccupazione e curiosità.
Respira Finn. Respira e rispondi, come se niente fosse.

<<Vado via.>> risposi, senza guardare il mio migliore amico negli occhi e sistemandomi la giacca con una scrollata di spalle.
Mi passai una mano tra i capelli, nervoso.
<<Ma come? Perché?>> mi chiese confuso.
<<Prendo un taxi.>> tagliai corto, non rispondendo all'ultima domanda e facendo già un passo avanti.
<<Finn ti prego...>>
<<Caleb porca puttana lasciami in pace!!>> gli sbottai contro a pieni polmoni, guardandolo truce.
A quella mia reazione lui si ritrasse sorpreso, alzando le mani in segno di resa.
Strinsi gli occhi, maledicendomi per il mio comportamento da idiota.

<<Non mi sento bene, vado via.>> aggiunsi, facendo leva sulle mie doti di attore e sperando di risultare convincente.
Sadie però, non la convinsi proprio...
La mia amica si alzò, superando Caleb e avvicinandosi a me.

I suoi occhi grandi e azzurri si fissarono nei miei, pensierosi.
<<Stai bene Finn?>>
<<Sì Sad.>> risposi, cercando di sembrare più deciso possibile.
Lei annuii lentamente, cercando di convincersi che fosse vero.

<<Hai visto Millie per caso?>> mi chiese, qualche secondo dopo.
A quelle parole serrai istintivamente la mandibola, mentre sentivo tutti i muscoli del corpo tendersi in una frazione di secondo e gli occhi ricominciare a pizzicare.
Non adesso Finn.

Provai a rilassarmi, prima di rispondere:<<No, non l'ho vista. Non ho idea di dove sia.>> dissi, scrollando le spalle e guardandola dritta negli occhi, cercando di sembrare convincente il più possibile.
Sadie annuii ancora, senza dire una parola.

Approfittai di quel momento per tirarmi via da quella situazione. Superai Sadie velocemente, lasciandola lì ferma, e mi incamminai velocemente verso l'uscita.
Non avevo salutato nessuno e non mi interessava.
Ero sembrato un maleducato e non mi interessava.
Avevo piantato in asso i miei amici e non mi interessava.
Non provavo niente. Non riuscivo più neanche a piangere, non riuscivo a concentrarmi su niente che non fosse la voglia di andare via, di fuggire via da quel posto, darmela a gambe levate il prima possibile.

Sapevo che il giorno dopo i miei amici mi avrebbero fatto tremila domande: non era da me scomparire in quel modo. Non era da me essere scortese. Ma dopotutto non era da me neanche la rabbia incontrollabile che avevo in corpo, non era da me quella ferita aperta nel petto. Quella sera tante cose non erano da me...
Devo solo andare via. Andare via.
Qualche altro passo e sarai fuori.

Spalancai la porta del locale, uscendo velocemente e a testa bassa, con le mani ficcate nella tasca dei jeans. Non avrei chiamato subito un taxi, avevo bisogno di qualche minuto per schiarirmi le idee e riprendere fiato, prendere aria...
Decisi che avrei camminato per un po'.
Intanto, ero quasi fuori.
Iniziai a scendere i pochi gradini dell'entrata del locale.
Qualche altro passo, qualche altro pass...

<<Dove vai?>>
Al suono di quella voce, i miei piedi si arrestarono al suolo.
Mi voltai piano verso l'entrata che avevo già superato alle mie spalle, e appoggiata al piccolo portico del locale, con le mani strette alla ringhiera, c'era lei...
E accanto a lei, c'era... c'era...

<<Ehi, ma tu sei il ragazzo che mi è arrivato quasi addosso prima, in pista!>> mi salutò quel ragazzo con un largo sorriso.
<<Stai bene amico?>> aggiunse qualche secondo dopo.

Alla vista di quel ragazzo e a quelle parole, improvvisamente ricordai... Quando avevo cercato Millie quella sera, ero per sbaglio arrivato addosso a quel tipo...
Non posso crederci.

Nel mio petto crescevano un insieme di sensazioni ed emozioni a cui non riuscivo a dare un nome, che non riuscivo a separare per distinguerle.
Provai a dare fiato alla bocca, ma non ne uscì niente.
Me ne stavo lì, facendo vagare i miei occhi da lui a lei, senza riuscire neanche a muovermi.
Il mio corpo era pietrificato dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla sorpresa, dalla... dalla resa.

<<Dove vai Finn?>> mi richiese Millie, questa volta a voce più alta, senza riuscire a nascondere la sua preoccupazione.
Aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi. Aveva... pianto?
No, impossibile.

<<Vado via.>> furono le uniche parole che mi uscirono di bocca, con voce piatta e uno sguardo perso nel vuoto.
Non riuscivo a guardarla negli occhi, in realtà non riuscivo a guardarla e basta.
<<Cosa? Perché? Gli altri sono ancora...>> iniziò lei, guardandomi sempre più confusa e preoccupata.

<<Sì.>> la interruppi.
<<Sì, ma io vado via.>> ripetei, questa volta puntando i miei occhi nei suoi.
In quel momento sembrò come scossa da un brivido, mentre il suo sguardo era perso nel mio.

Mi arrendo, Millie. Vado via. Mando a puttane tutto, esattamente come hai fatto tu, con la differenza che io... non torno indietro.

Pensando queste parole, distolsi il mio sguardo da lei, le diedi nuovamente le spalle e ripresi a camminare.
In quel momento mi sentivo come una molla, come se una parte di me volesse tornare da lei, urlarle che era una stronza, la mia stronza, quella che solo io potevo amare come nessun altro.
Ma forse aveva ragione lei, forse non era il momento... per noi.

<<Ti prego torna indietro.>> sentii dietro di me.
Era lei, era stata la sua voce, non era stata più alta di un sussurro disperato, ma io l'avevo sentita.
La avevo sentita e dovetti metterci tutta la forza che avevo in corpo, per fare un passo... un passo avanti, mentre una leggera lacrima si faceva strada sul mio viso e cercava con tutte le sue forze di spingermi di nuovo indietro.
Ma si sà, una lacrima è troppo leggera...

Spazio autrice

Un breve spin-off dal punto di vista di Finn, il mio regalo di Natale per voi ♥️ (lo so, è terribilmente triste, ma non demordete 🤗)

➡️ In queste settimane mi sono dimenticata di dirvi che ho fatto, su consiglio della mia dolcissima amica frari26 , una playlist su Spotify in cui durante la settimana pubblicherò la canzone del capitolo successivo.
Vi lascio qui il link ♥️
https://open.spotify.com/user/1188511117/playlist/2TieGrzHWZeiIl1y7Cly9S?si=gJ_JIgyVQQWu5NUbL2DBcg
(Vi basta fare copia e incolla sul motore di ricerca per trovarla)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top