Chapter twenty-one: Tra dubbi e certezze

Consiglio: Questa settimana ho scritto sulle note di For You- Rita Ora and Liam Payne.
È stupenda, perfetta per questo capitolo. Sapete già che ve la consiglio. 💫
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"In your eyes, I'm alive
Inside you're beautiful
Something so unusual
In your eyes
I know I'm home.
Every tear, every fear
Gone with the thought of you
Changing what I thought I knew
I'll be yours for a thousand lives
I'm free as a bird
When I'm flying in your cage
I'm diving in deep
And I'm riding with no brakes
And I'm bleeding in love
You're swimming in my veins
You got me now"

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P.O.V Finn

<<Finn, ma mi stai ascoltando?>>
Caleb richiamò la mia attenzione, tirandomi una pallina da ping pong in pieno viso.
<<Sì che ti sto ascoltando!>> mentii, tirandogli indietro la pallina, che però gli rimbalzò sul petto, finendo poi sul pavimento.

Ovviamente, non era vero. In realtà non avevo sentito una sola parola di ciò che Caleb mi avesse detto. Non riuscivo a concentrarmi su niente che non fosse... Millie.

Non la avevo più vista, dopo quella volta.
Quella sera, anzi, la sera. La sera in cui finalmente aveva ammesso ciò che provava per me, la sera in cui i muri tra di noi erano finalmente crollati, fino all'ultimo mattone. La sera in cui per la prima volta dopo anni, la avevo sentita veramente mia e non per averla baciata, no.
La sentivo mia perché quando l'avevo baciata, l'aveva sentita.
Avevo sentito la vera Millie, lì davanti a me. Avevo sentito la Millie innamorata, era come se avessi finalmente scoperto la strada contorta che portava al suo cuore e l'avessi percorsa per la prima volta.
Avevo sentito quella scarica elettrica che mi aveva reso finalmente consapevole, consapevole di quanto tenessi a lei, e di quanto lei tenesse a me.
Ecco, perché la sentivo mia.

Era una sensazione che andava oltre il bacio, persino oltre ciò che mi aveva detto.
Nessuno ti ha mai amato la metà di quanto ti amo io.
Ti amo. Mi aveva detto che mi amava.
<<Mi ha detto che mi ama.>> dissi ad alta voce, dando voce ai miei pensieri. Come se solo pronunciarlo ad alta voce lo rendesse reale, lo rendesse vero.
Sfortunatamente, perso nei miei pensieri com'ero da ormai una settimana, avevo totalmente dimenticato di non essere solo...
<<Che cosa? >> esclamò Caleb, sgranando gli occhi e rizzandosi in un secondo, sedendosi sul bordo del letto su cui un secondo prima era comodamente sdraiato.

<<Cosa?>> lo guardai confuso, non avendo ancora realizzato di aver parlato ad alta voce.
<<Chi ti ha detto che ti ama?!>> chiese Caleb con insistenza e alzando le mani in segno d'impaziente attesa.
<<Oh.>> realizzai.
<<L'ho... l'ho detto ad alta voce?>> chiesi confuso.

<<Amico, ma che problema hai oggi? Sembri totalmente assente, nel tuo mondo. Dimmi che succede! Giuro, mi stai facendo preoccupare.>> iniziò Caleb.
A quelle parole così ridicole alle mie orecchie non potei fare altro che ridere.
Preoccupare?
Era l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare, non c'era stata persona più felice di me in quei giorni.

<<Ma adesso che diamine ci ridi?!>> mi chiese Caleb, corrugando la fronte, confuso.
Vedendolo in quel modo, risi ancora di più.

Avete presente quando siete talmente felici, che iniziate ad esserlo per qualsiasi sciocchezza vi capiti? Quando il mondo vi sorride e voi di riflesso non potete far altro che ricambiare il sorriso, e allora ogni cosa è divertente, ogni cosa è nuova, ogni cosa, anche quella più fastidiosa, riuscite a rendervela piacevole, perché non volete che proprio quel giorno qualcuno abbatta la vostra felicità. E quando siete così felici, vi viene da pensare che si dovrebbe vivere così, perché la vita è troppo corta per lasciare spazio alla tristezza.

<<Finn, giuro mi spaventi. Continua a ridere così e ti porto al centro psichiatrico più vicino.>> disse Caleb, non potendo fare a meno di accennare un sorriso interdetto anche lui.
Provai a tornare serio, anche se il sorriso non ci pensò proprio a lasciare le mie labbra.
<<Hai ragione, scusami.>> ammisi, cercando di darmi un contegno.
<<Beh?>> mi chiese lui.
Corrugai la fronte:<<Cosa?>>
<<Beh, chi ti ama, idiota?!>> mi guardò impaziente, come se stesse parlando con un cretino.
Forse oggi potevo concedermelo, forse lo ero, pensai ironicamente.
Cos'è, l'amore fa diventare anche cretini adesso?

<<Millie.>> dissi senza pensarci due volte, senza esitare, senza vergognarmi, senza chiedermi se a lei potesse andare bene che in quel momento lo stessi confessando a Caleb. Lo dissi, mentre il cuore mi si gonfiava di gioia, ancora incapace di crederci.
Era stato così spontaneo, così naturale e così liberatorio pronunciare quel nome a quella domanda così dolce.
Chi ti ama?
Millie. Millie mi ama.

<<C-cosa?>> mi chiese Caleb, spalancando gli occhi dalla sorpresa.
<<Mi sono perso qualcosa?>> chiese subito dopo.
Ma prima che potessi rispondere, il suo cervello fece velocemente due più due...
<<Aspetta un secondo.>> mi ammonì alzando una mano, mentre avevo già aperto la bocca per rispondergli.
<<Quella sera... la settimana scorsa. Quando sei schizzato via dietro di lei... cosa è successo dopo?>> chiese con un pizzico di esitazione.

Sapevo benissimo che quella settimana Caleb non era stato nella pelle dalla curiosità, ma non si era azzardato a chiedermi nulla: sapeva quanto fossi riservato e che se ne avessi voluto mai parlare con qualcuno, lui sarebbe stato il primo a cui lo avrei detto e di fatto, stava succedendo proprio questo.
Non avevo parlato di Millie a nessuno, fino a, beh... a quel momento, a quanto sembra.

<<È successo che... abbiamo litigato.>> spiegai.
<<Da quando tu sai litigare, amico?>> chiese ironico Caleb, cercando di trattenere una risata al pensiero di me che mi arrabbio con qualcuno.
A quelle parole accennai un sorriso anch'io:<<Credimi, con Millie mi riesce benissimo. Lei sa irritarmi come nessuno.>> spiegai, alzando gli occhi al cielo e sorridendo al solo pensiero.

<<Uh, mi sa che qualcuno qui ci è rimasto proprio sotto.>>
Feci una faccia irrita a quelle parole e lo guardai seccato:<<Vuoi sapere cosa è successo o no?>>
<<Sono tutto orecchi, amico!>>

<<Bene.>> annuii, cercando di trovare le parole giuste.
<<Mentre giravamo l'ultima scena, Millie ha... diciamo... sbagliato una battuta.>> dissi lentamente, portando alla mia mente il ricordo della settimana scorsa.
<<Che battuta?>> chiese Caleb corrugando le sopracciglia.
<<Doveva dire: 'Ti amo Mike', e invece, beh...>> dissi piango, gettando a Caleb uno sguardo allusivo.
<<Oh mio Dio, non ci credo.>> esclamò lui lentamente, mentre si portava una mano alla bocca: aveva già capito.
<<Ecco perché è schizzata via in quel modo... e tu le sei corso dietro.>> dedusse.
Annuii a quelle parole:<<Sì, esatto.>>

<<E quindi adesso...>> iniziò lui incerto.
<<Adesso cosa?>> chiesi inarcando le sopracciglia, incuriosito.
<<Adesso cosa siete?>> disse come se fosse la domanda più ovvia del mondo.
Beh, forse poteva anche esserlo, ma prima di quel momento non ci avevo minimamente pensato, ero stato solamente troppo... felice, da non pormi neanche quella domanda.
Dopotutto io e Millie eravamo la dimostrazione vivente che non importa essere qualcosa, ma più che altro è importante che ci sia qualcosa.
Io lo sapevo, lei lo sapeva.
Questo contava, nient'altro.

<<Non lo so e sinceramente non m'importa più di tanto.>> risposi deciso, scrollando le spalle.
<<Non ti importa? Amico, pronto, ci sei?!>> mi chiese serio, passandomi una mano avanti e indietro, proprio di fronte al viso, come a volermi riportare alla realtà.
Gliela cacciai via, facendogliela abbassare.
<<Non essere idiota, Caleb!>>
<<No tu non essere idiota, Finn! Millie, la nostra Millie ti ha detto che ti ama, cazzo. Millie, una delle tue migliori amiche e tu ora mi stai dicendo che non sai in che rapporti siete! Mi stai prendendo per il culo?>> disse tutto d'un fiato.
Si  era ormai alzato dal suo letto e faceva avanti e indietro per la stanza, incapace di stare fermo e più si muoveva, più mi irritavo.

<<Cazzo, no Caleb, solo io... noi non ne abbiamo parlato...>> provai a spiegarmi, a dare una giustificazione, forse anche a me stesso.
<<Quella sera vi siete... baciati?>> chiese lui, dopo un attimo di esitazione.
Alzai gli occhi al cielo a quella domanda:<<No ci siamo guardati in faccia e abbiamo fatto il gioco del silenzio... ma che cazzo di dimanda è Cal?! Sì che ci siamo baciati! Io le ho detto persino che...>> mi bloccai.
Sospirai, ormai era troppo tardi.
Parla Finn.
<<Che?>> mi incalzò lui.
<<Che la... che la amo anche io.>> sussurrai, tutto d'un fiato.
Ecco, l'ho ammesso ad alta voce. La amo anche io.

<<Porca puttana, qui la cosa è messa peggio di quanto pensassi.>> disse Caleb, parlando più con se stesso che con me e scuotendo piano la testa, mentre, finalmente, tornava a sedersi sul suo letto, proprio di fronte a me che, intanto, ero rimasto immobile, appoggiato alla finestra.

<<L'hai sentita questa settimana?>> chiese ancora.
<<Beh, non molto.>> ammisi, arrossendo un po' e abbassando la testa.
<<Sono stato impegnato con la band, abbiamo registrato una nuova canzone, provato e abbiamo fatto un concerto e poi...>>
<<Sì va bene, va bene.>> disse Caleb, muovendo velocemente una mano nella mia direzione, come a farmi segno di chiudere la bocca.
<<Ma per quel poco che l'hai sentita lei... come ti è sembrata?>>
Caleb, fammi un'altra domanda e giuro ti pesto.

<<Come sempre.>> ammisi, scrollando le spalle.
Non conoscevo una Millie diversa che non fosse... Millie. Dolce, simpatica, divertente, sincera e piena di vita ed in quella settimana era rimasta sempre la stessa.
Certo, ci eravamo sentiti molto più spesso del 'normale' (che per noi equivarrebbe a mai).
Mi piaceva chiamarla la sera, sentire il suono della sua voce a fine giornata mi rilassava e metteva fine alla mia, di giornata, nel modo migliore possibile, non importava se fino a quel momento era stata un disastro totale. Sentirla lì, giornata terminata, mi faceva sentire completo.
Non ci eravamo sentiti assiduamente, ma quelle volte che lo avevamo fatto eravamo rimasti al telefono per molto tempo: lei mi aveva raccontato le sue giornate, era stata tutta la settimana impegnata nelle riprese, per lo più da sola o con David e Sadie.
Mi mancava moltissimo, come sempre dopotutto, quando non la vedevo per un po' di tempo. Sarei anche andato a trovarla sul set, ma non avevano veramente avuto neanche il tempo di respirare quella settimana...

<<Perché non vieni a trovarmi qui sul set, uno di questi giorni? Questa settimana sono sempre da sola e mi sembra di essere in continua corsa contro il tempo. Shawn per ora è al massimo dell'intrattabilità, penso che, se continua così,  presto esploderà.>>. La sentii ridere piano, dall'altro capo del telefono.

A quelle parole, mi si strinse il cuore. Quanto avrei voluto andare da lei, essere con lei, fosse stato per me avrei preso il primo aereo per tornare in anticipo ad Atlanta e sentirla tra le mie braccia, sentire il profumo dolce dei suoi capelli, baciare quelle labbra dal sapore dolce come il miele, vedere quelle guance rosse di imbarazzo, solo per me. Quanto avrei voluto, ma...

<<Mills non posso... Devo restare a Vancouver per questa settimana. Prometto che ci vedremo presto.>> dissi deciso.

<<E poi El non vede l'ora di vedere Mike e io non vedo l'ora di vedere te.>>
La sentii di nuovo sorridere e non potei non sorridere anche io a quelle parole.
<<Dì a El che anche a Mike manca molto.>>

<<E a Millie cosa dico?>> mi chiese lei ironica e divertita, come se non stesse parlando di se stessa.
Le ressi il gioco:<<A Millie non dire niente, la terrò sulle spine come a lei piace tanto fare con me.>>
<<Ma non è vero che mi piace tenerti sulle spine!>> esclamò lei con enfasi.
<<Che cosa hai fatto per tutti questi mesi?>> incalzai.
<<Sei ingiusto.>> si lamentò.

Risi a quella reazione da bambina ferita, mentre lei continuava a lamentarsi dall'altro capo del telefono.
<<Devo andare adesso.>> le dissi, tristemente.
<<Già, anche io. Ci vediamo preso, va bene?>> mi rispose.
<<Sì.>> dissi annuendo, pur sapendo che non potesse vedermi.
<<Oh, e... Millie?>> la richiamai, prima che potesse staccare.
<<Sì?>>
<<Mi manchi anche tu.>>

<<Terra chiama Finn!>> esclamò Caleb, battendo le mani davanti ai miei occhi, notando che mi ero già perso nei miei pensieri.
<<Risolveremo i nostri dubbi stasera, vorrà dire.>>

Annuii automaticamente, realizzando un secondo dopo ciò che avesse detto.
Aspettate un attimo...
<<Cosa? Stasera? Ma le riprese non ricominciano prima di lunedì.>> ricordai, guardandolo confuso.
<<Non mi stavi proprio ascoltando prima, eh?>> mi prese in giro, rivolgendomi uno sguardo divertito.
Continuavo a guardarlo con sguardo interrogativo, aspettando che mi parlasse.
<<Io e Noah abbiamo organizzato una serata, saremo solo tra di noi.>> spiegò.
<<Che genere di serata?>> chiesi, mentre il panico si faceva lentamente strada dentro di me.
<<Una serata tra amici, Finn. Che genere di serata se no? Dio, oggi sei veramente strano...>>

Con mia grande sorpresa, scoprii di non essere pronto a vederla così presto, e con così poco preavviso.
L'ansia, l'agitazione e l'eccitazione erano un turbine che in quel momento frullavano dentro di me, mozzandomi il respiro.
Una scarica elettrica mi pervase il petto a quella consapevolezza, facendomi battere il cuore a mille all'ora.
E se Caleb avesse avuto ragione? Se mi fossi cullato, pensando che tutto sarebbe stato naturale, come lo era sempre stato tra di no, e invece avevo avuto torto? Come mi sarei dovuto comportare? E lei, come si sarebbe comportata? Gli altri che avrebbero pensato e sopratutto... lei voleva che lo sapessero?
In un secondo, non sapevo più che fare.

<<Saremo in un pub, qui ad Atlanta. Ceneremo insieme e poi probabilmente faremo un giro...>> mi informò Caleb.
A quelle parole storsi il naso: non amavo moltissimo i luoghi pubblici, stare al centro dell'attenzione da qualche anno a questa parte non faceva più per me.
Essere riconosciuto da tutti, ovunque, sempre, mi rendeva inspiegabilmente nervoso.
I miei amici con il tempo se n'erano resi conto, ma soltanto Millie sapeva esattamente come fare a tranquillizzarmi. In realtà, neanche io capivo come ci riuscisse, lei semplicemente... ci riusciva.

Mentre stare  su un palco, beh, stare su un palco era un'altra cosa. Su un palco non avevo paura di essere me stesso, di esprimermi, perché sapevo che quelle persone lì davanti a me erano venute proprio per quello e non avevo motivo di non poter fare ciò che mi sentivo, ciò che volevo.
E poi su un palco avevo lei, la musica. La mia compagna più fedele, l'unica che sapeva come farmi stare bene, l'unica che mi isolava dalla realtà e mi permetteva di staccare il cervello, l'unica con cui potevo concedermi il lusso di non pensare, ma solo di essere, l'unica, eccetto...

<<Non devi preoccuparti, è un piccolo PUB al centro.>> mi disse Caleb, riportandomi alla realtà e avendo già intuito cosa stessi pensando.
<<È di alcuni lontani cugini di famiglia e Jim, il proprietario, mi ha assicurato che non verremo disturbati da nessuno. Sarà una serata tra normali amici, stasera non saremo le celebrità di Stranger Things, saremo solo... noi. Solo noi. D'accordo?>>
A quelle parole, non potei fare a meno di sorridergli, perché lo sapevo. Sapevo che lui aveva fatto tutto quello per me: aveva cercato un posto tranquillo, si era assicurato che non avremmo avuto nessuno a disturbarci, che sarebbe stata una serata in cui saremmo stati davvero 'solo noi'.

<<Grazie.>> dissi, guardandolo nel modo più sincero possibile.
Lui mi rivolse un sorriso a 32 denti:<<Ehi, a cosa servono gli amici se no?>>

P.O.V. Millie

<<Mills sbrigati o saremo in ritardo!>> mi chiamò Sadie, per quella che mi sembrò la milionesima volta, dalla mia stanza.

Ero chiusa in bagno da oltre mezz'ora, ed ero già pronta da circa dieci minuti, ma non smettevo di guardarmi allo specchio e di trovare qualcosa che non andasse bene.

Sadie mi aveva truccata il viso, facendo risaltare i miei occhi con dei colori leggeri e genuini, che richiamavano il colore naturale della mia pelle. Non aveva utilizzato dei colori pesanti, ma solo un leggero rosa e dell'avorio, che adesso rendevano i miei occhi più grandi e luminosi, senza farmi sembrare troppo appariscente o dozzinale.
Le lunghe ciglia arrivavano poco sopra le sopracciglia, che avevo rimarcato leggermente, giusto per dar loro un po' di volume.
Sulle labbra avevo lasciato un leggero lucida labbra color pesca, che risaltava il mio colore naturale e le faceva sembrare ancora più morbide.

Andiamo Mills. Ti ha vista nelle tue condizioni peggiori, perché tutti questi problemi? È solo Finn.
Era questo ciò che continuavo a ripetermi, mentre scrutavo attenta la mia immagine nello specchio, continuando a sistemarmi. Che poi non sistemavo proprio nulla perché ad ogni cambiamento che facevo, mi sembrava di apparire sempre peggio e allora tornavo esattamente com'ero prima. Avevo aggiunto del lucida labbra per poi ritoglierlo, tolto del mascara, per poi rimetterlo. Legato i capelli, per poi farli ricadere nuovamente lungo le spalle: sarebbe stato un peccato legare quei boccoli così belli che Sad era riuscita a fare perdendo un sacco di tempo.

Andrà tutto bene, tutto bene.
In realtà, in cuor mio, sapevo il motivo di tanta agitazione.
Il motivo era che non sapevo assolutamente come comportarmi, con Finn.
Che cosa avrei dovuto fare?
Sicuramente non lo avrei baciato davanti a tutti, era fuori discussione. Non ero neanche sicura di voler far notare che condividessimo... qualcosa. Qualunque cosa fosse. In realtà, pensandoci, non sapevo neanche cosa fossimo, io e lui. Ma dopotutto, questa non era affatto una novità, visto che non lo avevo mai saputo.

Era inutile pensarci, tra me e Finn il confine era sempre stato di una linea così sottile che in quegli anni non ci eravamo mai fatti problemi a confonderlo, a confonderci. A confonderci su cosa fossimo, amici, persone che si amano, persone che si odiano, che prima si fanno la guerra e un secondo dopo sono pronte a scontarsi in un bacio... ma che importanza aveva? Che cazzo di importanza ha quando la persona con cui ci fai la guerra sarebbe quella con cui ci faresti anche l'amore?
A questo punto, che importanza ha pensare a cosa dire e cosa fare?
No Millie. Respira. Verrà tutto naturale, come sempre.

<<Esci da quel maledetto bagno?>> mi richiamò di nuovo Sadie.
<<Sì.>> dissi finalmente convinta, annuendo alla me stessa nella specchio.
Era il momento.
<<Arrivo.>>
Mi diedi un'ultima veloce occhiata e finalmente sorrisi soddisfatta a me stessa.
Puoi farcela. Sei forte. Bella. Sii sicura di te stessa e tutto andrà bene.
Uscii dal bagno, pensando che ogni ragazza al mondo avrebbe dovuto sentirsi così, sempre. Forte, bella, indipendente e in grado di spaccare il mondo, di mangiarselo per colazione. Non era il momento di essere codarde, non era il momento di fare passi indietro. Era il momento di andarmi a prendere ciò che volevo, e volevo Finn.
Senza condizioni, senza limitazioni, lo volevo con ogni parte di me stessa, da non poter più neanche aspettare.

<<Devo dire che ho fatto un gran lavoro su di te, stasera!>> esclamò Sadie, seduta comodamente sul mio letto, mentre mi rivolgeva un eloquente sguardo di approvazione, annuendo soddisfatta.
Alzai gli occhi al cielo:<<Andiamo.>> dissi tirandola per un braccio e facendola alzare.

<<Sei nervosa?>> mi chiese lei, d'un tratto.
Quella domanda a brucia pelo mi prese in contro piede, non me la aspettavo.
<<Sì, ma ce la sto mettendo tutta per convincere me stessa di non esserlo, quindi evitiamo la discussione.>> risposi sincera.
Lei annuii:<<Gli piacerai un sacco, come sempre. Non hai motivo di esserlo.>> disse solamente, sorridendomi fiduciosa e stringendomi la mano.

Ovviamente avevo raccontato tutto alla mia migliore amica, quella benedetta sera di una settimana fa, arrivata a casa.
Ero rimasta con Finn su quel prato fino al tramonto, fino a che le stelle poi non erano comparse sopra di noi in quella fresca notte di mezza estate. Eravamo rimasti semplicemente immobili, io con la testa appoggiata sul suo petto, ascoltavo il suo respiro lento e regolare, sentivo battere il suo cuore, realizzando di non aver mai sentito suono più bello.
Quel cuore, che era mio. Era sempre stato mio, che batteva per me. Che amava me.
Lui mi accarezzava lentamente i capelli, e, di tanto in tanto, mi baciava piano tra le ciocche scompigliate...

<<Mi piace il tuo profumo.>> mi disse d'un fiato, così genuinamente e istintivamente da lasciarmi senza parole.
Le mie guance arrossirono, mentre lui le accarezzava piano, disegnando dei ghirigori immaginari e lasciandomi dei leggeri buffetti di tanto in tanto.
<<So che sei arrossita.>> disse in una leggera risata.
<<Mi conosci bene.>> dissi, alzando lo sguardo verso di lui, e guardandolo con un timido sorriso.
Lui mi sorrise di riflesso:<<Sì, se non fosse che...>> disse, bloccandosi prima di finire la frase.

Se non fosse che...?
Il mio sorriso evaporò e mi alzai sui gomiti, per poterlo guardare meglio in viso.
Lui cercava di nascondermi qualcosa, ma sapevo che si era frenato dal dire qualcosa che in realtà non voleva dirmi.
<<Continua Finn.>> lo incitai.
<<Ma no davvero... non è niente... di importante.>> disse lui, mentre si metteva a sedere sull'erba, alzando automaticamente anche il mio corpo insieme al suo.
Mi ritrovai seduta di fronte a lui che, con aria indecisa, si portava nervoso una mano tra i capelli.

<<Forza, dimmi.>> gli dissi di nuovo, cercando di non far trasparire l'ansia che d'improvviso mi aveva pervaso, come una doccia d'acqua fredda, mentre ero nel calore più dolce che avessi mai provato, che avessi mai sentito, accanto a una persona.
<<Semplicemente a volte... non credo di conoscerti così bene, ecco.>> confessò lui, guardandomi di sottecchi per capire se quelle parole mi avessero fatta arrabbiare o no.

Lo guardavo, i suoi riccioli neri erano illuminati dalla luce fioca della luna, le sue lentiggini leggere gli incorniciavano gli occhi, facendolo sembrare ancora più neri e più grandi, sotto quella luce naturale.
Il suo sguardo era in attesa, i suoi occhi mi scrutavano, cercando di leggere i miei, cercando di capire se ci aveva azzeccato.
Era bellissimo, concentrato e con lo sguardo fisso su di me.
Lo guardavo e mi maledivo perché, in fondo, sapevo che lui aveva ragione, almeno un po'.

<<Perché lo pensi?>> chiesi, con una punta di amarezza.
<<Perché non me l'hai detto?>> chiese lui istintivamente, rispondendomi con un'altra domanda.
<<Che cosa?>> lo guardai confusa, non capendo a cosa si stese riferendo.

<<Perché in tutti questi anni non mi hai mai detto che...>> si bloccò, cercando le parole giuste.
<<Ciò che provavi.>> concluse, fissandomi impaziente.
Arrossii a quelle parole, a quella domanda così diretta.
<<Non ero sicura di ciò che provassi tu.>> risposi piano, abbassando gli occhi, incapace di reggere il suo sguardo sorpreso.
<<Io? Non era abbastanza evidente?>> chiese con un sorriso ironico, puntandosi un dito contro il petto e corrugando la fronte, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

<<Direi che è stato abbastanza evidente quando ti ho palesato i miei sentimenti la prima volta un mese fa.>> disse tutto d'un fiato
<<Era evidente, eppure tu mi hai lasciato andare. Forse a essere evidente era un'altra cosa, e cioè che tu non mi volessi!>>
Aveva alzato inconsapevolmente la voce nel pronunciare quelle parole, quasi con rabbia, con rammarico.

Mi si strinse il cuore, nel capire finalmente ciò che gli avevo fatto credere. Gli avevo fatto credere di non amarlo, quando in realtà era proprio perché tenevo troppo a lui, che lo avevo lasciato andare. Che sciocca ero stata, una totale sciocca.
<<Finn non è vero, lo sai.>> sussurrai, pregandolo con gli occhi di credermi.
<<Sì lo so, ma non capisco comunque il... perché.>> mi rispose lui, ancora costernato.
<<Perché quella sera, dopo avermi baciato, ti sei tirata indietro? Perché mi hai fatto credere... di non voler avere niente a che fare con me. Perché quando mi sono scusato a casa di Caleb, non mi hai fermato? Perché non mi hai detto cosa pensavi, dannazione? Perché cazzo non mi hai detto che mi amavi?!>> mi aveva urlato in faccia, prendendomi il viso tra le mani e portandosela a un centimetro dal suo, guardandomi con sguardo implorante.

Finn voleva una risposta. Voleva delle risposte ed io non ero nessuno per negargliele.
Non riuscii a rispondere subito a quella crudele verità, verità che mi aveva spiazzata, stesa, colpita come un treno in corsa.

<<Scusami.>> sussurrai, mentre una calda lacrima scendeva sul mio viso.
Era la lacrima consapevole dei miei errori, dei miei sbagli, che avevano incasinato tutto. Era la lacrima dei baci negati, delle carezze mancate, di quelle che avrei potuto avere in quegli anni, ma che non avevo avuto per paura. La lacrima che mi ricordava di quanto ero stata codarda, di quanto ero stata sciocca a non dire a quel benedetto ragazzo davanti a me cosa provavo, per tutto quel tempo.

<<Non voglio che ti scusi, Mills.>> disse lui. La frustrazione nella sua voce era sparita, adesso era dolce come il miele, mentre con il pollice raccoglieva la lacrima che si era fatta strada sul mio viso.
<<Voglio solo che mi dici perché...>> mi chiese di nuovo, ma questa volta con una voce calma, soave.
<<Te l'ho detto.>> pronunciai, cercando di non entrare nel panico.
<<Te l'ho detto, io non sono disposta a perderti. Se qualcosa dovesse andare storto, se dovessimo complicare le cose, io ho troppo bisogno di te, per rinunciare a te completamente, capisci? Io non posso...>> la mia voce era acuta, tremava dal panico.
<<Ehi, ehi, è tutto apposto.>> mi rassicurò lui, facendo annegare i suoi occhi nei miei e facendomi zittire.
<<Tu non mi perderai. Non andrà niente storto tra di noi. Niente. Sono stato chiaro?>> mi disse, deciso e irremovibile.
Annuii silenziosamente, cercando di convincere me stessa.

<<A quest'ora t'avrei baciata altre mille volte da quel giorno ad ora.>> disse sorridendomi, riferendosi alla famosa sera, la nostra sera di un mese fa, quando le sue labbra avevano accarezzato le mie per la prima volta. Per la prima volta senza una telecamera, per la prima volta veramente.
Sorrisi anche io a quelle parole, guardandolo, finalmente felice. Finalmente serena.
<<Vorrà dire che ti bacerò mille volte in più in questa vita, per recuperare i baci persi.>> mi disse, premendo le sue labbra morbide sulle mie, che le stavano già aspettando.

<<Pensi di restare lì impalata ancora per molto?>>
Sadie mi strappò ai miei ricordi, guardandomi con aria divertita e incuriosita.
Scossi la testa:<<Scusami Sad... Caleb è già fuori?>> chiesi.
<<Mi ha scritto che è a prendere Finn in albergo, arriverà tra qualche minuto. Iniziamo a uscire?>>
Annuii in risposta, ma mentre eravamo ormai in corridoio e Sadie apriva la porta di casa, un'idea improvvisa mi pervase.
<<Aspetta!>> dissi, mentre facevi dietro front, tornando correndo in camera mia.
<<Ma dove vai?>> mi gridò Sadie da dietro.
<<Torno subito, tu esci!>> le gridai in risposta senza voltarmi, mentre salivo velocemente le scale.

Tornai in camera mia, gettai la borsa sul letto e mi tolsi velocemente la giacca.
Mi avvicinai alla valigia ai piedi del letto, che non avevo ancora avuto il tempo, o per meglio dire la voglia, di disfare, dalla settimana precedente.
Mi inginocchiai e iniziai a frugare, a cercare più velocemente che potessi.
Devi essere qui. Dove sei?
Doveva essere lì. Non la avevo ancora toccata, né indossata.
Ma dove diamine...
<<Eccoti!>> esclamai, alzando la t-shirt e sventolandola come fosse un trofeo.
Eccola, la sua maglietta. Quella che mi aveva prestato e che, infine, mi aveva chiesto di tenere.

Istintivamente me la avvicinai al viso. Nonostante fosse stata in valigia per tutto quel tempo, in mezzo ai miei vestiti, profumava ancora di lui.
Era il profumo più dolce e buono che avessi mai sentito. Lo inspirai per qualche secondo, godendomela e tenendo gli occhi chiusi.

Dopo qualche secondo, senza esitare, mi spogliai, gettando via il top aderente che avevo scelto di indossare quella sera, e indossando quella semplice maglietta rossa.
In realtà, non mi stava affatto male. Certo, era un po' larga, forse un po' troppo larga. E troppo, decisamente troppo lunga, mi arrivava proprio a metà coscia.

Un'altra idea mi balenò in mente e senza esitare, la misi in atto.
Tolsi via i jeans, sfilandomeli velocemente e al loro posto presi delle calze grigie e spesse, che mi disegnavano dei ghirigori lungo tutte le gambe grazie alla fantasia con cui erano state ricamate.
La t-shirt lunga e rossa sopra calzava a pennello e sembrava proprio un vestitino.
Mi guardai allo specchio, sentendomi finalmente bene davanti alla mia immagine, che ricambiava lo sguardo elettrizzato.

Rimisi velocemente le scarpe, la giacca, e afferrai nuovamente la borsa.
Mi guardai allo specchio un'ultima volta.
Mio Dio, non è troppo... corta, vero?
Chiesi a me stessa, mentre il dubbio di aver esagerato si insinuava nella mia testa.
Non hai più tempo, Millie.
<<Andrà bene.>> dissi alla me nello specchio, annuendo vigorosamente e cercando di convincerla.
Mi guardai un'ultimissima volta, prima di precipitarmi giù per le scale.

<<Ti sei cambiata?>> mi aveva chiesto incuriosita Sadie, posando gli occhi sulla mia t-shirt, quando velocemente la avevo raggiunta fuori, nel piccolo vialetto.
Annuii in risposta.
<<Perché?>>
Sadie non sapeva di chi fosse quella leggera maglietta rossa, che si intravedeva sotto la mia giacca e non era assolutamente mia intenzione dirle di chi fosse. Mi bastava che solo una persona se ne accorgesse...
Al solo pensiero, sorrisi.
<<Volevo stare più comoda.>> risposi, scrollando le spalle.
<<Hai sentito Caleb? Stanno arrivando?>> chiesi per cambiare discorso e, fortunatamente, funzionò.
<<Sì, loro...>> ma Sadie non riuscì a terminare la frase, perché il rumore di un auto rispose al posto suo.
Un grosso SUV nero girò il vialetto di casa mia, comprendo ai nostri occhi e, qualche secondo dopo, accostò proprio di fronte a noi.
<<Sono arrivati.>> affermò Sadie, con un gran sorriso.

<<Sono arrivati.>> ripetei, come un'automa, mentre il respiro si accorciava, al sol pensiero di chi c'era, finalmente, a pochi metri da me.
È arrivato.

Spazio autrice
Volevo scusarmi perché i capitoli per adesso escono in modo totalmente casuale, ma purtroppo la sessione invernale si avvicina e quindi scrivo e pubblico quando ho un briciolo di tempo, giusto perché non voglio assolutamente abbandonare la storia! Amo scriverla, e per adesso diciamo sia la mia unica valvola di sfogo! Generalmente aggiorno le mie lettrici in bacheca sull'uscita del capitolo o su qualche curiosità in più 🤪 quindi se volete qualche info in più, potete tranquillamente seguirmi.

Altra piccola cosa: non so se si sia notato, ma amo l'amicizia tra Caleb e Finn, davvero la adoro. Credo sia una delle cose più genuine del mondo e abbiano due caratteri così diversi da riuscire davvero a completarsi. In questo capitolo mi è piaciuto molto concentrarmi su di loro, durante la prima parte. Spero di non essere risultata noiosa.

P.S. Piccolo avviso per il futuro: godetevi questi capitoli che straboccano di dolcezza, mi raccomando, perché siamo ancora a metà della storia e di certo non ho ancora finito con i nostri Finn e Millie 😈

A presto 🌸

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