Chapter twenty-five: ...Se son spine pungeranno

Consiglio: Ho scritto sulle note di Drop the Game - Flume, Chet Faker, che ormai sapete vi consiglio durante la lettura.
Avvertenza: prendetevi più di 1h per leggere questo capitolo perché è fondamentale, ma è anche lunghissimo!
P.S.: Ricordatevi di respirare perché queste spine pungeranno proprio!😂
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I've been seeing all, I've been seeing your soul
Give me things that I wanted to know
Tell me thing that you've done
I've been feeling old, I've been feeling cold
You're the heat that I know
See, you are my sun
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P.O.V Millie

Tenevo gli occhi chiusi, mi facevo trasportare dai suoni intorno a me che erano talmente forti da anestetizzare ogni altro rumore, persino quello infernale che avevo in testa. Muovevo la testa lentamente, a ritmo di una canzone lenta e sconosciuta, che sembrava scritta a posta per me.

"Give me things that I wanted to know
Tell me thing that you've done."

La mano di Sadie era ancora stretta alla mia, mentre mi guidava lungo uno stretto corridoio a luci rosse in cui era complicato riuscire a camminare persino due per volta.

I've been feeling old, I've been feeling cold

<<Millie ci sei?!>> mi gridò Sadie, voltandosi verso di me.
Annuii aprendo gli occhi, proprio nel momento in cui Gaten apriva una piccola porta di fronte a noi e la musica ci investiva con tutta la sua potenza.

Sorrisi a quello spettacolo di gente che si muoveva senza freni davanti ai miei occhi, in mezzo a una pista gigantesca.
Il locale non era grandissimo, ma era perfetto. Era proprio quello che mi serviva.
Avanzai a piccoli passi, superando la porta che Gaten teneva ancora aperta, guardandomi intorno ed entrando nella zona contaminata. Contaminata di colori sfocati, di suoni troppo forti, di calore che si attaccava alla pelle, di respiro corto, di ombre e luci a intermittenza.

Feci vagare i miei occhi, accorgendomi che i lati della sala erano stracolmi di tavoli e profondi divani, per la stragrande maggioranza tutti occupati.
C'era gente che beveva, gente che fumava, gente che rideva, che piangeva, che si baciava, che litigava.

Quel posto quella sera sarebbe stato il mio inferno personale, ma io questo ancora non lo sapevo.

<<Ma dove cazzo ci ha portati questa sprovveduta?!>> mi gridò Sadie nell'orecchio, provocandomi una sonora risata.
Nel posto giusto Sad. Ci ha portati nel posto giusto, risposi tra me e me.

In quel momento, al suono della mia risata, Finn che era ancora davanti a me si girò a guardarmi e, sempre in quel momento, il sorriso mi morì sulle labbra. Morì insieme al mio cuore, che non perse un colpo, ma ne perse quasi cento a quello sguardo così profondo, a quegli occhi che penetravano nei miei.
Distolsi in un secondo lo sguardo da lui, cercando di rendere nuovamente il respiro regolare.

Se voglio superare questa maledetta serata, non mi resta che smettere di pensare. E iniziare a farlo subito.

Mi feci guidare da Sadie fino a quello che dedussi dovesse essere il nostro tavolo, proprio parallelo al centro, al cuore della pista.
Gettai la mia giacca in una frazione di secondo, mentre gli altri ancora parlavano.
<<Ma dove vai?>>
<<Ehi! Presta attenzione!>>
La voce della mia migliore amica e quella di un'altra persona avevano parlato contemporaneamente.

Mi voltai verso dove avevo sentito provenire la voce sconosciuta e trovai una ragazza dai lunghi e lisci capelli neri, messi in un lato, che le arrivavano fino alla vita, un rossetto rosso sgargiante e un'aria interrogativa sul volto.
Era seduta sul divanetto, con la mia giacca sulle gambe... Dedussi che ero stata così sbadata da gettargliela addosso.
Feci scivolare velocemente lo sguardo intorno a me per notare che al nostro tavolo c'erano già altre tre ragazze e in quel momento ricordai.
Dovranno essere le amiche di Lizzie.

Mi voltai nuovamente verso l'amica di Lizzie e afferrai la mia giacca dalle sue ginocchia.
<<Scusami.>> fu l'unica cosa che riuscii a dire, appoggiando la giacca questa volta in un posto vuoto.
<<Sì, ma la prossima volta sta più attenta. Stavi per cavarmi un occhio!>>
Socchiusi gli occhi a quelle parole.
Non è il momento Mills. Sii gentile e toglitela dalle palle.

Stavo per aprire bocca e scusarmi di nuovo, quando la ragazza scattò in piedi.
<<Oh mio Dio, non posso crederci!>> esclamò, notando qualcuno alle mie spalle, mentre gli occhi le si illuminavano in una frazione di secondo.

La guardai confusa, prima di girarmi per vedere chi avesse visto e... pentirmene un secondo dopo.
Non mi ero accorta che Finn per tutto quel tempo era rimasto dietro di me, quasi col suo petto appoggiato alla mia schiena.
Ero stata talmente distratta e presa dal panico, concentrata dal volermi allontanare il più velocemente da lui da non accorgermi di averlo praticamente alle spalle...

Finn, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi fissi su di me, li distolse con disappunto per puntarli su quelli della ragazza di fronte a lui e sfoggiarle un sorriso forzato.

<<Finn Wolfhard!>> esclamò la ragazza dai lunghi capelli corvini, portandosi le mani sulle guance dalla sorpresa, mentre si avvicinava a noi, cioè... a lui.
<<In carne ed ossa!>> rispose Finn alzando le spalle.
<<Mio Dio, non sai che piacere conoscerti! Non sai che emozione quando Lizzie ci ha invitate stasera...>>

Smisi di ascoltare concentrandomi sulle note ritmate che pulsavano nell'aria, facendo un passo avanti per allontanarmi da lui.
Non me ne starò qui ad ascoltare questa sciacquetta che ci prova con lui.

Evidentemente fui troppo lenta, perché Finn mi afferrò per un braccio e la sua presa era così stretta e salda che sapevo già sarebbe stato inutile provare a liberarmi.
<<Oh sì, mi fa piacere.>> rispose Finn a qualsiasi cosa la ragazza avesse appena detto.
<<Dammi un secondo...>> le disse, prima di voltarsi verso di me.

Il suo volto fu davanti al mio in una frazione di secondo.
<<Dove vai?>> chiese a brucia pelo, mentre i suoi occhi prendevano fuoco nei miei.
<<Cazzi miei.>> gli sibilai a un centimetro dal viso, con sguardo minaccioso.
<<Dobbiamo parlare.>> insistette, tirandomi per il braccio e avvicinandomi a lui ancora di più, facendomi sbattere piano contro il suo petto, mentre io cercavo con tutte le mie forze di resistergli.

<<Non ho niente da dirti.>> risposi cercando di liberarmi dalla sua presa, che intanto si era fatta più salda.
<<Ti ho chiesto dove diamine stai andando.>> questa volta il suo sguardo si fece duro, i suoi occhi non smettevano di lampeggiare nei miei.
Brutto figlio di puttana.

Nella mia testa riservavo a quel ragazzo tutti gli insulti possibili, perché nonostante in quel momento lo odiassi con tutte le mie forze, nonostante in quel momento l'ultima cosa che volessi vedere era la sua faccia, nonostante volessi solo dimenticarmelo, gettarlo via dalla mia vita come si getta un vecchio paio di scarpe, gettarlo via, lanciarlo fuori senza paracadute dalla mia fottutissima vita, nonostante in quel momento volessi prenderlo a sberle, io lo avrei solo... solo... solo... No.

<<E io ti ho detto che sono cazz...>>
<<Lei viene con me.>> si intromise Sadie in quel momento, prendendomi per mano.
Finn si voltò impaziente verso la mia migliore amica:<<Sad, con tutto il rispetto, ma...>>

<<Finn, tu resti qui?>> furono le parole della corvina ancora davanti a noi che interruppero la nostra conversazione e ci fecero inevitabilmente voltare tutti e tre verso di lei.
<<Sì.>> risposi prontamente al posto di Finn.
<<Lui resta qui.>> dissi, rivolgendogli un'occhiata sprezzante.

<<Amico vieni a sederti qui! Beviamo qualcosa!>> lo richiamò Gaten, seduto sul piccolo divano, mentre iniziava a riempire i bicchieri per ognuno di loro.
<<Beh, io...>> iniziò Finn, senza riuscire a terminare la frase, perché proprio in quel momento la corvina lo afferrò per mano.
<<Oh vieni a sederti con noi Finn!>> cinguettò, mentre lo tirava letteralmente sul divano, dove erano già seduti tutti gli altri.

<<Mills, Sadie, non vi sedete con noi?>>
Aprii la bocca, ma la mia migliore amica rispose a Caleb prima di me.
<<Direi proprio di no.>> esclamò con tono tagliente, stringendomi ancora di più la mano e tirandomi via.

<<Grazie Sadie.>> le sussurrai un attimo dopo all'orecchio, mentre ormai ci allontanavamo da quel tavolo, lasciandoceli alle spalle e gettandoci nella mischia confusionaria della pista da ballo.
La mia migliore amica continuava a camminare, facendosi strada tra la folla e puntando al lato opposto della sala.
<<Che è successo Mills?>> mi chiese di punto in bianco, facendo si che la sua voce sovrastasse la musica.
La mia migliore amica non si era voltata a guardarmi, aveva continuato a camminare, mantenendo fisso lo sguardo di fronte a sé, ma sapevo perfettamente a cosa si stesse riferendo, di chi stesse parlando.
<<Non voglio parlarne.>> risposi, con gli occhi bassi e la mano ancora stretta nella sua che mi guidava.
<<Tu stai bene?>> mi chiese, questa volta puntando i suoi occhi azzurri nei miei.
Abbassai lo sguardo, incapace di mentirle, incapace di fingere, incapace anche solo di rispondere.

<<Non passerai una serata di merda Mills, non lo permetterò.>> disse lei, fermandosi di punto in bianco e girandosi verso di me, prendendomi il volto tra le mani mentre eravamo ancora nel cuore della pista.
La gente si muoveva senza freni intorno a noi, mentre noi eravamo immobili, silenziosamente connesse occhi negli occhi, come due sorelle che non hanno bisogno di parole per comunicare, come due anime affini che sanno scavarsi l'una nel cuore dell'altra, come due amiche... vere.
<<Vieni con me.>> disse, afferrandomi di nuovo la mano, mentre io ero incapace di rispondere a quello sguardo troppo sincero.

<<Perché hai risposto così male a Caleb, prima?>> le gridai nell'orecchio, mentre lei continuava a camminare decisa tra la folla.
Ma dove diamine sta andando?

<<Perché se lo meritava. Quella cretina non smetteva di staccargli gli occhi di dosso, e lui come rideva...>> pensò ad alta voce, scuotendo la testa indignata.
Sospirai a quelle parole, mentre in cuor mio pensavo che nessuno potesse capirla meglio di me in quel momento...
Come era possibile precipitare dalla felicità più bella alla tristezza più brutta, che ti stringe il cuore fino quasi a farti male?
Come era possibile che per l'ennesima volta mi fossi sbagliata? E questa volta non su una persona qualsiasi, non su qualcuno che conoscevo a malapena, non su qualcuno di cui non mi fidavo, ma su di lui.... su Finn.
Non riuscivo neanche a pensarci, che gli occhi mi pizzicavano e le lacrime minacciavano di scendere incontrollabili.
Non posso permettermelo. Non questa sera. Questa sera non verserò una lacrima.

<<Finalmente.>> esclamò la mia migliore amica, fermandosi improvvisamente.
Mi guardai intorno, ma non riuscivo a capire dove fossimo, talmente eravamo accerchiati e schiacciati dalla confusione di quella sera.
<<Ma dove siamo?>> le gridai.
<<In fila!>>
La guardai con aria interrogativa.
Fila? Fila per cosa?

<<Per l'alcool.>> si girò verso di me, con un sorriso furbo.
<<Ma Sadie noi non possiamo...>> iniziai.
<<Tu non preoccuparti, lascia fare a me.>> tagliò corto lei.

A quelle parole mi tornarono in mente le bottiglie e i bicchieri pieni di alcool che avevamo al tavolo e, in un attimo, diedi voce ai miei pensieri.
<<Come fanno ad avere alcool al tavolo?>> chiesi alla mia migliore amica.
<<Un'amica di Lizzie è maggiorenne.>> rispose Sadie, alzando gli occhi al cielo.
<<Ne volevi un po'?>> si girò verso di me, rivolgendomi un'occhiata quasi... pentita di avermi tirata via da lì senza neanche avermelo chiesto.
<<Non prenderò neanche una goccia d'alcool se lo offrono quelle lì.>> risposi, scuotendo decisa il capo.
<<Ma hai visto come guardavano Caleb e Finn?>> chiese infastidita, non potendo fare a meno di pensarci.
Al solo pensiero, al ricordo di quella ragazza afferrare la mano di Finn, al ricordo del suo sguardo emozionato nel momento in cui lo aveva visto, il sangue mi ribollì nelle vene, mentre lo stomaco mi si contorceva dal fastidio e dallo... schifo.
<<Che li guardino pure.>> sbruffai.
<<Mills non mi sembri tu stasera, davvero...>> disse la mia migliore amica, scuotendo la testa, stupita dalla mia risposta.
<<Perché non sono io. Stasera non voglio essere io.>>
<<Mi dici che cazzo succede?>> esclamò Sadie, spazientita dal mio comportamento inspiegabile.

Avevo appena aperto bocca per risponderle, nel momento in cui la voce di qualcun altro mi interruppe.
<<Ragazze, siete maggiorenni?>>
Senza accorgercene io e Sadie eravamo già arrivate all'immenso bancone dei cocktail, dove un barista ci guardava accigliato, aspettandosi una risposta che già conosceva.
<<Beh...>> iniziò la mia migliore amica.

<<Loro sono con me.>>
Io e Sadie ci girammo di scatto verso quella voce sconosciuta.
Un ragazzo dai capelli neri, leggermente lunghi, legati da un piccolo codino, ci guardava con aria divertita, spostando lo sguardo da me alla mia migliore amica.
Era appoggiato al bancone, portava una leggera camicia a quadri bianca e azzurra che entrava in contrasto con i suoi capelli neri come la pece, una leggera barba spettinata e gli occhi... degli occhi che non avevo mai visto, freddi come il ghiaccio e belli come la neve, così azzurri, chiari e grandi da togliere il fiato.
Il suo sguardo si focalizzò su di me, mentre il suo sorriso scompariva pian piano, facendo spazio a uno sguardo più serio, più concentrato, su di me.

<<Sei sicuro Josh? Sono davvero con te?>> lo richiamò il barista con aria interrogativa, ancora indeciso.
Il ragazzo misterioso annuii piano, voltandosi controvoglia verso il barista.
<<Sì, sono mie amiche. Offri loro quello che vogliono.>> disse deciso, continuando a sorseggiare piano il cocktail che aveva tra le mani, mentre il suo sguardo si riposava su di me.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata da quegli occhi così sicuri, privi di vergogna, che continuavano a vagare su di me.

Sadie guardò incuriosita il ragazzo, prima di girarsi verso il barista e cogliere la palla al balzo senza esitazione.
<<Ci porti degli shots.>>
<<Come li volete?>>
<<Vodka.>> risposi di getto, alzando lo sguardo verso il barista.
<<Solo vodka liscia?>> mi chiese quello, corrugando la fronte sorpreso.
<<Solo vodka.>> annuii decisa.
<<D'accordo, allora... Arrivano subito.>>

<<Ma sei impazzita?>> esclamò la mia migliore amica voltandosi verso di me, non potendo trattenere una risata.
Sorrisi, alzando le spalle:<<Che c'è? L'hai detto tu che non avremmo passato una serata di merda...>>
Sadie rise ancora più forte:<<Cazzo, effettivamente mi sembra un'ottima soluzione.>>
Questa volta non potei fare a meno di ridere anche io.

<<'Sera ragazze.>>
Al suono di quella voce, io e la mia migliore amica ci voltammo. Il ragazzo che ci aveva offerto da bere si era avvicinato e adesso era accanto a noi.
Il suo sguardo vagò per un secondo, per poi posarsi nuovamente su di me.
Un sorriso gentile si fece strada tra le labbra di quel ragazzo misterioso e, notando che né io né Sadie parlavamo una parola, lui si sporse verso di noi, offrendoci la mano.
<<Piacere, Josh.>> disse, continuando a sorriderci gentile.
A turno io e Sadie la stringemmo.
<<Grazie per i drinks.>> dissi, nel momento in cui la sua mano sfiorò la mia, stringendola piano.

<<Perché ci hai offerto da bere, senza neanche conoscerci?>> chiese prontamente Sadie, molto più acuta di me.
<<Beh la vera domanda è perché non avrei dovuto, con due belle ragazze come voi?>>
Guarda un po' Sadie, hai trovato qualcuno che ti tiene testa in fatto di parole. Pensai divertita.
<<Non mi sembri maggiorenne però.>> continuo pungente la mia migliore amica.
<<Infatti non lo sono.>> confermo Josh, sorridendo divertito.
<<Ho 17 anni. Sono soltanto il nipote del proprietario, conosco praticamente tutti qui. Sono anche molto amico dei ragazzi che vengono a esibirsi qui, stasera ci sarà...>>

<<Ecco i vostri shots ragazze!>> lo interruppe il barman, posando tanti piccoli bicchieri proprio di fronte ai nostri occhi.
Io e Sadie spalancammo la bocca davanti a tutta quella vodka.
I nostri sguardi si incrociarono lentamente, mentre parlavano la stessa lingua: sì, è quello che ci serve questa sera. Sì, lasciamo che vadano a farsi fottere tutti e divertiamoci, lasciamo che i problemi ci scivolino semplicemente addosso, esattamente come quell'alcool farà dentro il nostro corpo.

Io e la mia migliore amica prendemmo contemporaneamente uno shots in mano, li avvicinammo, facendoli sbattere, attente a non farne cadere neanche una goccia.
<<Alla tua.>> dicemmo contemporaneamente, un secondo prima di portarci il liquido alle labbra.
Inspirai per un secondo, lasciando che l'aroma dell'alcool mi pizzicasse il naso.
Chiusi gli occhi, portai indietro la testa e con un lungo sorso feci scivolare la vodka lungo la mia gola.
Bruciava, scendeva veloce riscaldandomi il petto, riscaldandomi il cuore.
Questo è per far fronte a questa serata di merda, pensai, sbattendo il bicchiere sul bancone e afferrandone subito un altro.

Tirai indietro la testa per la seconda volta e lasciai che il liquido caldo mi incendiasse il corpo, mentre la mia testa diventava già più leggera.
Questo per aver dato via la mia verginità.

Ne affarai un terzo dal bancone, mandandolo giù esattamente come i primi due.
Questo è per Grace.

Sbattei il bicchiere vuoto sul tavolo, prendendone subito un altro. La vodka in circolo nel mio corpo stava già iniziando a fare effetto, mentre mi sentivo il corpo più leggero, la testa meno pesante e le gambe diventare gelatina.
Il mio corpo iniziò a rilassarsi e prendere il ritmo della musica intorno a me, talmente forte da pulsarmi nel petto.
Portai il bicchiere alle labbra.
E questo è per te, brutto pezzo di merda.

<<Wohoo piano Mills.>> esclamò Sadie ridendo, bloccandomi il braccio, mentre sbattevo sul tavolo il quarto shot di vodka.
<<La tua amica ha ragione.>> si intromise Josh.
<<Continua così e finirai per diventare completamente sbronza nell'arco di cinque minuti.>>
Mi girai verso quel ragazzo, che mi guardava con aria incuriosita, cercando di capire quanto fossi pazza o disperata, o probabilmente entrambi, su una scala da uno a dieci.
<<Perfetto.>> gli sorrisi.
<<È proprio quello di cu ho bisogno.>> dissi, più a me stessa che a lui.

<<Scusa, puoi versarmene un altro?!>> gridai al barista, sbattendo una mano sul bancone per attirare la sua attenzione, mentre la testa aveva preso a girarmi vorticosamente e iniziavo a non distinguere più bene le immagini davanti a me.
Troppo alcool e troppo velocemente...
Meglio così.

Mi portai alle labbra il quinto shot di vodka e lo tirai giù tutto d'un sorso.
E questo è per me.

<<Oh porca puttana... hai finito Mills?!>> esclamò Sadie, prendendomi per un braccio.
<<Tu quanti ne hai bevuti?>> le chiesi incuriosita.
<<Solo tre.>> mi sorrise lei, con gli occhi lucidi, probabilmente proprio a causa della vodka.

<<Bene allora vorrà dire che...>> stavo per terminare la frase, un secondo dopo di perdere l'equilibrio, inciampando sui miei stessi piedi.
<<Oh cazzo!>> imprecai, perdendo l'equilibrio e scivolando all'indietro.
<<Attenta!>> esclamò una voce vicina a me, mentre delle mani mi afferravano per la vita, posandosi sui miei fianchi lasciati scoperti dal vestito scollato.
Il mio corpo tornò dritto, ritrovando l'equilibrio grazie a quelle mani attente che non mi lasciarono finché non fui salda sui miei piedi.
Mi voltai lentamente, per ritrovarmi il volto di Josh a un centimetro dal viso.
<<Grazie.>> sussurrai, ancora col respiro corto per lo spavento.
<<È stato un piacere.>> rispose con un leggero sorriso, mentre le sue mani si allontanavano, scivolando controvoglia, lentamente dal mio corpo.

<<Che succede qui?>>
Al suono di quella voce familiare mi voltai, esattamente come fece Sadie.

Fermo, immobile alle nostre spalle c'era Caleb che ci guardava con aria interrogativa, la mascella serrata e i muscoli del corpo in tensione. Spostava lo sguardo da me a Sadie, posandolo infine su... Josh.
Lo sguardo di Caleb era duro, ostile, eppure Josh non sembrò lasciarsi intimorire, anzi teneva gli occhi fissi sul mio amico, guardandolo esattamente con la stessa aria di sfida.
<<Vai a prendere aria, amico. Vedi di non disturbarle più.>> disse lentamente Caleb, avvicinandosi di un passo e afferrando la mano di Sadie, mettendosi tra noi e Josh.
<<E soprattutto tieni giù quelle mani.>> disse, indicando con un cenno del capo le mani che Josh aveva lungo i fianchi e lanciando poi verso di me un'occhiata eloquente, per lasciar intendere di cosa stesse parlando.
Caleb aveva visto.

<<Non è colpa mia se la tua amica ha un pessimo equilibrio e stava per cadermi addosso.>> rispose Josh, lanciandomi uno sguardo divertito, mentre a quelle parole mi si gelava il sangue nelle vene.

Caleb sembrò non perdere le staffe, ma si avvicinò ancora di più a Josh, portando il suo viso a un centimetro da quello del ragazzo, e parlandogli fissandolo dritto negli occhi.
<<Sì...>> disse piano.
<<Ma sarà colpa tua se la toccherai di nuovo con un dito, e poi io sarò costretto a spaccarti il bel faccino che ti ritrovi.>>

A quelle parole, Josh si avvicinò a Caleb ancora di più, ma grazie a Dio Sadie fu più veloce.
<<Ok! Basta così!>> esclamò, mettendosi in mezzo ai due ragazzi che ormai erano vicinissimi e facendosi spazio tra i loro petti, che quasi si toccavano.
Caleb si fece spingere via da Sadie, non opponendo resistenza, probabilmente perché non voleva rischiare di farle male, mentre Josh restò immobile dov'era, ancora teso come una corda di violino.

<<Adesso ce ne andiamo.>> disse Sadie con un tono eloquente, che non ammetteva repliche, guardando Caleb decisa, dritto negli occhi.
Sadie iniziò a trascinare Caleb con sé, tirandolo per la mano che aveva ancora salda nella sua e mi invitò a seguirla con un cenno del capo.

La testa mi girava vorticosamente, la musica mi pulsava nel petto e la vista di quella scena mischiata all'alcool che avevo in corpo mi avevano resa nervosa.
<<G-grazie per i drinks...>> balbettai velocemente verso Josh, senza guardarlo negli occhi e facendo dietro front per seguire la mia migliore amica.

<<Grazie per i drinks?! Vi siete fatte offrire da bere da quel coglione?!>> si voltò Caleb di scatto, lasciando la mano di Sadie e guardandoci incredulo, impaziente di avere una risposta.
Grazie a Dio ci eravamo allontanati abbastanza dal bancone dei cocktails, da perdere le tracce di Josh. Eravamo in mezzo alla pista, gremita di gente che si dimenava, mentre noi eravamo immobili a lanciarci sguardi di fuoco.
Io e Sadie contro Caleb.
Due contro uno.

<<Beh, qual è il problema?>> lo sfidò Sadie, avvicinando pericolosamente il volto a quello di Caleb, probabilmente incoraggiata dall'alcool che le fluiva in corpo.
<<Ma che cazzo, Sad! Di tutto l'alcool che abbiamo al tavolo te lo fai offrire dal primo idiota che passa?!>> gridò spazientito.
Sadie sorrise beffarda a Caleb, non perdendo affatto la pazienza, come invece aveva fatto lui.
<<Ripeto... qual è il problema?>> ripeté nuovamente, provocandolo ancora di più.

<<Sadie... non ti capisco.>> rispose Caleb, scuotendo la testa.
<<No, sono io che non capisco te.>> sbottò la mia migliore amica, puntando il dito contro il petto di Caleb.
<<Te che mi vieni dietro, che mi fai mille complimenti, che mi tieni sempre gli occhi addosso e alla prima oca che passa, porca di quella puttana, fai finta che io non esista?! Mi prendi per il culo forse?!>>

Non riuscivo a crederci. Avevo letteralmente la bocca spalancata.
Alla mia migliore amica piaceva davvero Caleb McLaughlin.
Perché fino a quel momento non me ne aveva mai parlato? Cosa era successo davvero tra di loro?
Conoscevo Sadie, non avrebbe mai detto niente del genere a Caleb se non fosse stata incoraggiata dalla vodka presa qualche attimo prima, e non fui l'unica ad accorgermene...

<<Ma sei ubriaca?>> chiese Caleb, avvicinandosi a Sadie e prendendole il volto con una mano.
Lei si spostò in una frazione secondo, lasciando che la mano di Cal scivolasse via dal suo viso.
<<Non sono cazzi tuoi. Stasera hai perso la tua occasione McLaughlin.>>
<<Sadie smettila, dai... Lo sai che non è vero.>> disse lui, guardandola implorante, mentre gli occhi della mia migliore amica continuavano a lampeggiare.

<<Ah no?>> lo stuzzicò lei.
<<No! Dannazione, ma sei scema? Lo sai che non ho occhi che per te, ma tu...>> Caleb si bloccò, non finendo la frase.
<<Io? Io cosa?>> lo incalzò lei, corrugando la fronte.
<<Tu...>> Caleb non trovava le parole giuste, mentre io avevo difficoltà a concentrarmi sulla loro conversazione, mentre la testa mi girava vorticosamente, pulsandomi contro le tempie e la musica mi avvolgeva tra le sue note forti e travolgenti.

<<Tu sei così insicura e ti allontani sempre Sad, sempre, tu sei così complicata e...>>
<<Basta.>> ordinò la mia migliore amica, mentre gli occhi le diventavano lucidi.
<<Basta.>> sussurrò di nuovo, scuotendo la testa, lasciando scivolare le sue ciocche rosse a coprirle il viso.

<<Sadie andiamo, tornate al tavolo e parliamo lì...>>
<<No... Io... devo andare in bagno.>> improvvisò Sadie, ancora con gli occhi bassi.
Mi avvicinai a loro, afferrando la mano della mia migliore amica.
Adesso tocca a me essere forte per te, amica mia.

<<Anche io devo andare in bagno.>> riuscii a dire a Caleb, con voce sicura.
Lui annuii piano, arrendendosi:<<D'accordo, ma poi... poi tornate al tavolo, vi prego.>>
Stavo per rispondere di sì, quando Caleb aggiunse:<<Mills, Finn mi ha detto di dirti di tornare, dice di doverti parlare.>>
<<Digli di andare a farsi fottere.>> risposi impulsivamente, senza pensarci e, sopratutto... senza pentirmene.

<<Cosa?!>> esclamò Caleb, stupito dalla mia reazione così aggressiva.
<<Oh sì, hai capito bene. Digli di andare a farsi fottere. Lui sa bene cosa significa.>>
Mi accorsi un secondo dopo di aver aggiunto una frase di troppo, ma ormai... era troppo tardi.
<<COSA?!>> esclamarono in coro Caleb e Sadie, guardandomi con la bocca aperta.
Cazzo. Cazzo. Cazzo. Maledetta vodka.

<<Mills ma non avrete mica...>> iniziò Sadie.
<<Vieni con me!>> la interruppi, tirandola via da Caleb, dirigendomi alla disperata ricerca del bagno, lasciando Caleb immobile e sconvolto in mezzo alla pista.

P.O.V Finn

Se Caleb non fosse tornato in dieci minuti sarei andato a cercarlo.
Non riuscivo a stare tranquillo, l'ansia mi comprimeva lo stomaco, mi mozzava il respiro, mi lasciava inerme, mi faceva sentire impotente, travolto dal corso degli eventi.

La ragazza di cui avevo già dimenticato il nome accanto a me, non smetteva di parlarmi, di raccontarmi di lei, ma non riuscivo a prestarle attenzione. Avevo l'udito come ovattato, sentivo la sua voce come se fosse sempre sulla frequenza sbagliata, la udivo a malapena.
Neanche la musica intorno a me riusciva a distrarmi dal mio pensiero fisso, dal rimorso che mi stava per risucchiare totalmente nella sua voragine.
O torna qui o questa volta impazzisco davvero.

Non riuscivo a concentrarmi su niente che non fosse lei, il mio cervello sembrava aver dimenticato cosa fossero i pensieri, cosa fosse la cognizione del tempo e dello spazio, sembrava riuscire a concentrarsi solo su di lei, dimenticando tutto il resto.
Dove cazzo è andata?

Non mi ero accorto di aver già bevuto due cocktails, l'unica cosa che sembrava distrarmi quella sera era proprio l'alcool, io che lo avevo sempre odiato.
<<Finn mi stai ascoltando?!>> disse la ragazza accanto a me, mentre io sorseggiavo le ultime gocce rimaste sul fondo del secondo bicchiere e tenevo gli occhi fissi e concentrati sulla pista, alla ricerca di lei.

Era già passato un quarto d'ora, Caleb non tornava, le ragazze non tornavano.
Ero stato un idiota a non alzarmi insieme a Caleb per andarle a cercare...

<<Amico, vado a vedere dove cazzo sono.>>
<<Stavo per dirtelo io. Sto impazzendo, porca puttana.>> risposi strofinandomi una mano sul viso e cercando di calmarmi, grato che Caleb stesse pensando la stessa cosa che stavo pensando io.
<<Alza quel culo e andiamo.>> disse, alzandosi in un secondo.
Stavo per fare lo stesso, quando la mano della ragazza accanto a me si posò sul mio braccio.
<<Dove vai?>> mi chiese con aria triste, quasi offesa.
<<Vado a cercare Mill... cioè, le nostre amiche.>> mi corressi, alzandomi in piedi e facendo cadere il suo braccio di nuovo sul divano.
<<Ma ci sta già andando Caleb.>> protestò lei.
<<Oh andiamo Finn, Lisa ha ragione!>> si intromise Gaten.
<<Resta qui con noi, Caleb le ritrova in un attimo e le riporta qui da noi, non preoccuparti!>>
Annuii e mi arresi, sedendomi di nuovo, non volendo offendere Gaten, lasciandolo da solo con le ragazze.
Dopotutto eravamo venuti lì per conoscere Lizzie e stavamo facendo tutto fuorché quello. Già Mills e Sadie si erano volatilizzate, adesso anche Caleb, non potevo alzarmi anche io...
Mi girai verso Lizzie, cercando di sfoggiare il miglior sorriso finto che riuscissi a trovare e cercando di non pensare a Millie per un almeno un secondo.
<<Allora, cosa hai detto di studiare?>>

<<Finn!>> mi richiamò di nuovo la ragazza accanto a me, strappandomi ai miei pensieri.
<<Sì... scusami...>> risposi distrattamente, rivolgendole uno sguardo veloce, prima di ripuntare gli occhi sulla pista.
Non volevo ascoltarla, non volevo stare a sentire nessuno.
Volevo solo che lei tornasse da me, da me e basta.

Ero stato uno sciocco, un coglione a non spiegarle tutto subito e adesso... adesso avevo scatenato l'uragano, la tempesta che solo Millie sapeva essere.
Amavo e odiavo quella parte passionale di lei, quella parte che si lasciava travolgere furiosamente da ogni sensazione, ogni emozione che provava. Quella parte imprevedibile di lei, che sapeva amarti fino a struggersi e odiarti fino a consumarsi.
Lei era troppo o niente, bianco o nero, non aveva via di mezzo.
Era una bomba ad orologeria pronta a scoppiarti tra le mani o pronta a difenderti e proteggerti da tutto il male che ti circondava.
Lei era buona, vera, sincera.

Ed io ero stato un perfetto idiota... Volevo sempre e solo proteggermi da tutti, fare sempre la cosa giusta, essere gentile e onesto con tutti, causare meno dolore possibile, eppure a volte... a volte fare la cosa giusta non è paradossalmente giusto. A volte devi solo fare. A volte devi solo agire, perché non è detto che quella che sembra la cosa giusta per te, lo sia anche per gli altri.
Di sicuro non lo era per Mills.
La mia Mills... dove cazzo sei?

Stavo per alzarmi, per andarla a cercare, quando finalmente scorsi Caleb farsi strada tra la folla e venire verso dritto di me.
Non potei fare a meno di storcere il muso, nel momento in cui mi accorsi che era da solo.
Cazzo.

Mi alzai impaziente, aspettando che si avvicinasse.
<<Quindi? Non le hai trovate?>> chiesi appena lo ebbi davanti.
Sembrava scosso, impaziente quasi quanto me.
<<Sì amico, ma...>>
<<E allora dove cazzo sono? Perché non sono con te?!>> gridai per sovrastare il suono della musica e per dare libero sfogo a tutta frustrazione che avevo dentro.

<<Finn calmati cazzo. Fammi spiegare.>> mi guardò spazientito.
Feci un bel respiro, ben attento a tenere la bocca chiusa, lo invitai con uno sguardo eloquente a parlare.

<<Le ho trovate. Ma non sono volute venire con me.>> spiegò tutto d'un fiato.
<<Cosa?! Perché?!>> sgranai gli occhi, mentre la rabbia dentro di me montava veloce come una lampo che sta per incenerire il suolo.
Come aveva potuto lasciarle andare via così?

<<Erano arrabbiate Finn, arrabbiate da morire, non si stavano facendo neanche parlare. Le avevo trovate al bancone dei cocktail, avevano già bevuto...>>
<<Bevuto?>> ripetei, aggrottando la fronte sorpreso.
Come erano riuscite a procurarsi l'alcool?

Chiusi gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro e facendo la domanda di cui temevo di più la risposta.
<<Millie era ubriaca?>> chiesi lentamente.
<<Beh direi proprio di sì!>> esclamò Caleb.
Ovviamente.
<<Che ti ha detto?>> proseguii.
<<Beh...>> iniziò lui insicuro... troppo insicuro.
<<Che cazzo ha detto?!>> gridai, avvicinandomi ancora di più a lui.

<<Finn non fare così...>> iniziò lui.
<<Lei... lei mi ha detto... ti ha mandato a farti fottere e ha detto...>>
<<Ha detto?>> ripetei, cercando di farlo continuare.
<<Ha detto che sai bene come si fa.>> disse lui tutto d'un fiato, imbarazzato e con gli bassi.
Cosa?
Era impazzita per caso?

A quelle parole mi portai le mani tra i capelli, incredulo e senza parole, mentre il cuore iniziava a martellarmi forte nel petto, forte quasi come quella musica che mi pulsava nei timpani, quell'alcool che mi soccorreva nelle vene. Tutto nel mio corpo sembrava andare a tempo, al tempo della mia angoscia, della mia rabbia.
<<Non posso crederci...>>
<<Non posso crederci.>> ripetei a me stesso.

<<Amico non ti buttare giù così, lei era solo ubriaca...>>
<<Ma poi come cazzo è possibile?!>> gridai senza più riuscire a controllarmi.
<<Come cazzo sono riuscite a bere, se qui non hanno toccato un goccio d'alcool?!>>
chiesi senza più un briciolo di pazienza.
Ovviamente non mi aspettavo una risposta, Caleb non poteva saperlo, ma la rabbia era tale da farmi uscire di senno.

<<Oh, non tocchiamo questo tasto.>> esclamò il mio migliore amico, alzando gli occhi al cielo infastidito al ricordo di... di cosa?
<<Perché, che è successo?>> chiesi subito, puntando i miei occhi su Caleb.
<<Quando le ho trovate erano al banco dei cocktail, un coglione ha offerto loro degli shots e in quel momento reggeva Millie...>>
<<Lui che cosa?>> lo interruppi, mentre il mio cuore perdeva un battito.

<<A quant'ho capito Mills aveva perso l'equilibrio e lui l'ha afferrata, la teneva per i fianchi...>>
A quelle parole rabbrividii, rabbrividii al pensiero delle mani di qualcuno che non fossi io sul corpo di Mills, rabbrividii al ricordo della sua schiena completamente nuda quella sera, dei suoi fianchi semi scoperti....
Rabbrividii al pensiero che qualcuno avesse anche solo potuto pensare a lei in quel senso, mentre la rabbia cresceva, cresceva come un mostro dentro il mio petto.
Se solo lui l'avesse sfiorata anche solo con un dito.....

<<Chi l'ha afferrata?>> chiesi con gli occhi chiusi, cercando di non esplodere, cercando di mantenere la calma, respirando piano e deglutendo, mentre la bocca rimaneva asciutta e serrata dalla mia mascella tesa.
Strinsi i pugni, aspettando una risposta.
<<Ma non lo so amico, un ragazzo che era con lei!>>
<<Chi?>> chiesi, spalancando gli occhi e puntandoli velenosi su Caleb.
<<Ma non lo so, porca puttana!>> gridò lui spazientito.
<<Cazzo.>> imprecai, un secondo prima di scattare, senza neanche accorgermene.

<<Amico, dove cazzo vai?>> sentii Caleb gridare alle mie spalle, mentre io lo avevo già superato, camminando velocemente senza riuscire a controllare le mie gambe, prendendo a spintoni chiunque si trovasse sul mio cammino.
Dove cazzo sei?

La cercavo tra la folla, sperando di incrociare i suoi occhi, sperando di intravederla, ma più la cercavo, più non la trovavo.
Mi diressi velocemente verso il bancone dei cocktail, ma lei non era neanche lì.
Ma dove sei Millie...?

Per sbaglio andai a sbattere contro qualcuno, mentre il mio sguardo era rivolto altrove.
Un ragazzo dagli occhi azzurri e una leggera barba scompigliata mi bloccò per il braccio, per evitare che gli cadessi addosso.
<<Ehi amico, tutto bene?>> mi chiese.
<<Sì... sì scusami.>> risposi distrattamente, ringraziandolo con una leggera pacca sulla spalla e continuando a camminare.

La musica mi confondeva e l'alcool che avevo bevuto fino a pochi secondi prima di certo non mi aiutava.
<<Cazzo.>> imprecai tra me e me, mentre la calca di persone intorno a me mi schiacciava, saltandomi addosso a ritmo di musica.
E fu in quel momento, mentre ero perso tra la folla, abbattuto, afflitto dal senso di colpa.
Fu in quel momento che intravidi una schiena nuda che conoscevo alla perfezione, così bella, così perfetta...

Alla sua vista scattai nella sua direzione, prima di perderla nuovamente di vista.
Mi feci strada a spintoni, senza distogliere gli occhi da lei neanche per un secondo.
Dopo quella che mi sembrò un'infinità di tempo, finalmente arrivai proprio dietro di lei.

Le toccai piano la spalla, quasi come una carezza, non volendola spaventare.
Nel momento in cui le mie dita sfiorano quella pelle, sentii una scossa elettrica fin dentro le ossa.
Lei a quel contatto così delicato si girò piano, con aria stupita e incuriosita, aria che morì nel momento in cui i suoi occhi si posarono nei miei.

Per un secondo né io, né lei avemmo il coraggio di dire anche solo una parola. I nostri occhi si scrutavano a vicenda, silenziosi, mentre si gridavano parole al resto del mondo sconosciute.
La mia Mills...

Millie abbasso lo sguardo, scuotendo piano la testa.
<<Andiamo Sadie.>> sussurrò, facendo per voltarsi nuovamente.
<<Aspetta, ti prego.>> dissi istintivamente, afferrandola per un braccio e attirandola a me, facendo sbattere il suo corpo contro il mio.
<<Non andare, lasciami spiegare...>> le sussurrai, a un centimetro dal viso, mentre il suo profumo mi investiva come un treno in corsa, facendomi girare la testa più dell'alcool.

Lei abbassò lo sguardo, ostinandosi a non guardarmi in faccia, mentre le uniche due ciocche che le scivolavano sul viso le coprivano gli occhi.
<<Non c'è niente... da spiegare.>> sussurrò, con voce tremante, allontanandosi da me, spingendosi via facendo pressione con le sue minute braccia sul mio petto.

<<Mills ti prego.>> le sussurrai, cercando di prenderle il viso tra le mani, mentre lei faceva l'ennesimo passo indietro.
Il cuore stava per scoppiarmi nel petto dal dolore.
<<No.>> esclamò lei decisa, puntando finalmente i suoi occhi nei miei.
E furono quegli occhi a darmi il colpo di grazia. Quegli occhi inespressivi, delusi, tristi e privi di speranza che guardavano i miei già pronti alla resa. A una resa che si rifiutava di combattere.
Quegli occhi furono come uno schiaffo in pieno viso, travolgente, che ti lascia senza respiro, che ti brucia sulla pelle.

<<No Finn.>> ripeté di nuovo.
Mi avvicinai di nuovo a lei, questa volta senza provare a toccarla.
<<Almeno puoi smettere di bere per favore?>> le chiesi con sguardo supplichevole, mentre il ricordo delle parole di Caleb era ancora vivo e pulsante nella mia mente.
Millie era già imprevedibile di suo, non aveva bisogno dell'alcool per esserlo ancora di più. Non poteva lasciarsi andare, proprio quella sera in cui non mi permetteva di avvicinarmi, in cui, pensai con una stretta al cuore, non mi permetteva neanche di sfiorarla.

<<Puoi farti i cazzi tuoi, per favore?>> mi sputò in faccia, prima di afferrare Sadie e trascinarla via con sé.
Non ebbi problemi a trattenere il suo passo e starle dietro.
<Ma dove cazzo vai?>> le chiesi esasperato, mentre si muoveva alla cieca tra la folla, senza lasciare neanche per un attimo la mano di Sadie.

<<Dove cazzo vado saranno anche cazzi miei, però tu puoi levarti dai coglioni, questo è poco ma sicuro.>> disse, facendomi l'occhiolino e rivolgendomi un'occhiata sprezzante, senza neanche degnarsi di fermarsi.
Sì, era sbronza.

<<Tu così non vai da nessuna parte!>> la afferrai per un braccio, costringendola a fermarsi.
<<E perché no?>> sibilò lei tra i denti, girandosi di scatto verso di me e avvicinando il suo volto al mio.
<<Magari qualcuno mi scopa come hai fatto tu, anche se non così bene, e poi mi lascia perdere esattamente come hai fatto tu. Che c'è? Ti preoccupi di questo? Non preoccuparti che qualcuno possa spezzarmi il cuore Finn, perché ci hai già pensato tu.>>

A quelle parole mi paralizzai. Il mio corpo semplicemente si pietrificò, scioccato da quelle parole, che mi avevano investito come una pugnalata al cuore, che ti trapassa la carne fino perforarti da parte a parte.
I miei occhi iniziarono a bruciare, mentre non riuscivo a rispondere neanche una parola.
È questa la considerazione che la ragazza che amo ha di me?
Davvero Millie mi credeva così superficiale? No, non poteva essere...
La testa iniziò a girarmi, mentre quelle parole sembravano impresse a fuoco nella mia mente.

Millie si allontanò da me, aprendo la porta del bagno femminile davanti a me e risbattendosela alle spalle senza neanche degnarmi di uno sguardo.

In quel momento non seppi neanche io come le ginocchia non mi cedettero dalla delusione.

P.O.V Millie

Entrai in bagno giusto in tempo, giusto in tempo perché le lacrime iniziassero a scivolare sul mio viso, mentre un singhiozzo si faceva strada lungo la mia gola contro la mia volontà.
Lasciai la mano della mia migliore amica, appoggiando le mani ai lati del lavandino e stringendole fino a che le nocche non mi diventarono bianche, mentre respiri affannosi e singhiozzi incontrollabili si impossessavano del mio corpo.
Non riuscivo a crederci, non riuscivo a crederci di avergli sputato in faccia tutto il mio risentimento, tutta la mia delusione.
Pensavo che avrebbe funzionato, che mi avrebbe fatta sentire più leggera, invece non era successo, anzi, adesso la testa aveva preso a girarmi e a pulsare ancora più forte di prima, per quanto fosse possibile.
Ti odio.
<<Io lo odio, Sadie.>> dissi tra i singhiozzi, afferrandomi la testa tra le mani, nascondendomi il viso pieno di lacrime.

<<Respira Mills.>> mi sussurrò dolcemente Sadie all'orecchio, accarezzandomi la schiena con la sua mano calda e confortevole.
Non riuscivo a controllare la rabbia, la delusione, la frustrazione, che scivolava via insieme alle lacrime che non smettevano di scendere incontrollabili.
Mi sentivo come sballottata, presa in giro da quella che era la realtà, io, che mi rifugiavo sempre nelle fiabe.
Io, che cercavo sempre la perfezione, l'amore perfetto, il sentimento perfetto.
Io, che in quel momento ero stata delusa, presa in giro persino da me stessa.
Io, che non imparavo mai la lezione e mi ostinavo... Ma Finn, io a Finn avevo dato anima e corpo contro la mia volontà, dalla prima volta che i suoi occhi quattro fottuti anni prima si erano per sbaglio poggiati nei miei, quelli di una Millie piccola e insicura che, nel momento in cui lo aveva incontrato, aveva sentito fin dentro le ossa che quel bambino, quel maledetto bellissimo bambino dai ricci neri sarebbe stata la sua rovina, sarebbe stata la sua tortura e insieme la sua ancora di salvezza.
Sarebbe stato motivo del suo odio più grande e del suo amore più struggente.
Io lo sapevo, lo sapevo e non ho fatto niente per impedirmelo. Per impedirlo.
La colpa era mia, soltanto mia.

Lo realizzavo solo adesso, quattro anni dopo, appoggiata in lacrime contro il lavandino di una squallida discoteca qualsiasi, per potermi reggere in piedi, per non lasciare che la delusione mi facesse cedere le ginocchia, lasciandomi crollare per terra.

<<La colpa è solo mia.>> sussurrai, con voce tremante.
<<Ma che cazzo dici Mills. Non dire cazzate, è solo l'alcool che sta amplificando tutto nella tua mente, nel tuo corpo. Che sta mettendo benzina sulle tue emozioni. Cerca di pensare lucidamente.>> cercò di tranquillizzarmi Sadie
<<Lo sto facendo Sadie, e ti sto dicendo che è solo colpa mia.>> ripetei di nuovo.
<<Mills...>>
<<No Sadie.>> la interruppi, scuotendo la testa.

Finalmente mi voltai verso di lei e, non so con quale coraggio, finalmente, lo dissi.
<<Io e Finn abbiamo fatto l'amore ieri.>> pronunciai ad alta voce, con gli occhi gonfi, rossi e pieni di lacrime.
Non era così che mi ero immaginata di dirlo alla mia migliore amica.
Pensavo che sarei stata felice, ma in quel momento di felice non c'era proprio niente...

<<Voi... veramente?>> mi chiese Sadie con espressione sorpresa, mentre io annuivo incapace di rispondere, abbassando nuovamente la testa dalla vergogna, mentre altre lacrime scendevano a quella consapevolezza straziante.

<<Come è successo?>> sussurrò piano Sadie.
<<Non lo so Sadie, è semplicemente... successo.>> dissi scuotendo la testa.
<<Eravamo nella roulotte, dopo le mie riprese, io era nervosa, lui mi ha consolata e poi... poi è successo.>>

<<Quindi lui non aveva... cioè voi non avete usato...>>
<<No. Te l'ho detto Sadie, non era programmato. Cazzo. Cazzo.>> imprecai, portandomi le mani ai capelli, pensando per la prima volta che non avevamo usato precauzioni.
Il mio sguardo cadde sulla mia immagine riflessa allo specchio.
La ragazza che m restituiva lo sguardo mi assomigliava, ma non ero io. Quella ragazza era sconvolta, aveva due occhi che sembravano due gommoni, gonfi e rossi dal pianto, esattamente come erano le sue labbra.

<<Mills, sta tranquilla cazzo.>>
<<Sadie io non...>>
<<No, ascoltami attentamente.>> rispose lei, prendendomi per le spalle e mettendomi dritta di fronte a lei.
<<Tu lo volevi fare?>> mi chiese di punto in bianco, guardandomi negli occhi.
<<Ma che domanda...>>
<<Rispondimi!>> mi interruppe, facendomi sobbalzare dalla sorpresa.
<<Tu lo volevi fare?>> ripeté, scandendo bene ogni parola.
Chiusi gli occhi.
<<Sì. Sì. Lo volevo fare.>> confessai.
<<E allora non pentirtene. Non pentirti mai di ciò che volevi fare Mills, di ciò che il tuo cuore considera nel giusto. Non pentirtene, perché è sbagliato.>>
Aprii gli occhi, scioccata dalla verità di quelle parole.

<<Ma Sadie...>>
<<No. No, amica mia. Io lo so e tu lo sai, non neghiamocelo. L'ho capito dopo neanche un mese che ci siamo conosciute, perché si vede, si percepisce nell'aria. Quando c'è lui tu diventi nervosa. Quando c'è lui ti manca il respiro. Io lo so che tu lo ami Millie, non negarmelo.>>
Era la prima volta che la mia migliore amica mi diceva qualcosa del genere. Sadie, così riservata e dolce. Sadie, così brillante e intelligente.

Annuii piano tra i singhiozzi:<<È stato tutto inutile.>>
La mia migliore amica mi abbracciò stretta, reggendo il peso del mio corpo.
<<Perché dici così?>> mi sussurrò tra i capelli, vicino all'orecchio.
<<Perché... lui non mi ama, Sadie.>> dissi, staccandomi da lei.
<<Ma perché?>>

<<Perché... quei messaggi che gli arrivavano sulla macchina, ti ricordi?>> chiesi con voce tremante.
La rossa annuii silenziosamente.
<<Erano di una certa Grace, che gli diceva quando gli mancava, quanto non vedeva l'ora di vederlo...>>
Nel dire quelle parole ad alta voce mi sentii una sciocca.

<<Mills devi parlare con lui, non puoi tirare conclusioni affrettate.>> fu l'unica risposta della la migliore amica.
<<Conclusioni affrettate? Conclusioni affrettate?>> la guardai scioccata.

<<Ti dico io come funziona Sadie, funziona che se qualcuno ti ama e tiene veramente a te, non da modo alla gente di farsi dire certe cose. Lo capisci? Io non darei mai la minima speranza a nessuno, nessuno, perché so che ferirei Finn e, soprattutto, perché non ne sentirei il bisogno, perché sto già con la persona che amo! Lui per me è... era tutto.>>

<<Lo so Mills, e hai ragione, ma magari non è come pensi. Lo sai come è Finn... lui non vuole mai ferire nessuno...>>
<<Sì, infatti io sto danzando di gioia.>> mugugnai.
La mia amica cercò di trattenere un sorriso.
<<Lasciagli almeno la possibilità di spiegare.>> disse, guardandomi con occhi sinceri e carichi di aspettativa.
<<Promettimi che lo farai.>>
Annuii piano, senza dire una parola, mentre mi asciugavo via le ultime lacrime con il dorso della mano.

<<Basta o ti rovinerai il trucco!>> mi rimproverò la mia migliore amica, sorridendo divertita.
<<Come se importasse...>>
<<Importa!>> esclamò lei.
<<Hai visto come ti guardava quel Josh, prima?>> mi chiese con un sorriso che la diceva lunga.
Sorrisi a quel ricordo.
<<Sì, è vero.>> risposi, arrossendo.

<<Ecco! Per non parlare di come ti guarda...>>
<<No.>> la interruppi.
<<Non dire quel nome, ti prego.>>
Non lo avrei sopportato. Quella sera volevo solo non pensarci.
La mia amica fece finta di sigillarsi la bocca, provocandomi una leggera risata.

<<Non so da quanto tempo siamo qui e non abbiamo neanche fatto un ballo. Andiamo in pista?>> chiese la mia migliore amica, offrendomi la mano con un sorriso sincero.
<<Sì.>> risposi sorridendo a mia volta.
<<Andiamo in pista.>> ripetei.

<<Ma Sadie prima...>> mi bloccai, guardandola con aria colpevole.
Non so come fece, ma capì al volo e scoppiò a ridere.
<<Vuoi scioglierti i capelli vero?>>
Annuii, colta in fallo.

La mia migliore amica si avvicinò a me, sciogliendomi lei stessa i capelli e staccandomi via dalla testa tutte quelle maledette forcine.
Mi guardai allo specchio, mentre i capelli mossi e ribelli a causa delle trecce mi scivolavano sulle spalle.
Con mia sorpresa, mi piacqui molto.
<<Stai... benissimo.>> annuii Sadie alla mia immagine nello specchio, sorpresa quanto me.
<<Già... piacciono anche a me.>> dissi, concedendomi il primo piccolo sincero sorriso della serata.

<<Bene! Adesso non ci sono più scuse! Andiamo a scatenarci!>> esclamò Sadie, afferrandomi per la mano e tirandomi via dal bagno.
Quando notai che si stava dirigendo verso la direzione del tavolo dei ragazzi, mi bloccai.
<<Non voglio andare da loro.>> mi opposi.
<<Oh, ci andremo eccome invece.>> disse la mia migliore amica, tirandomi per la mano.

<<Sadie, ma che cazzo! Io non...>>
<<No, ascoltami bene! Adesso noi ci divertiremo, balleremo e ci scateneremo proprio di fronte ai loro occhi. E tu farai vedere a quel Finn Wolfhard che non sa cosa si sta perdendo. Lui si sta perdendo te, capisci? Si sta perdendo te bella da togliere il fiato, te che puoi trovarne altri cento, te che devi essere sicura di te stessa, sicura di chi sei, perché sei fantastica Mills, capisci? Sia dentro che fuori. Quindi tu adesso verrai con me, ti divertirai e gli farai mangiare le mani fino ai gomiti perché è così che fanno le ragazze con le palle, mi hai capito?>>

A quelle parole non potei fare a meno di sorridere, grata di avere un'amica così speciale. Così cazzuta, così vera.
Annuii lentamente:<<Sì, ho capito eccome.>>
<<Bene.>> annuii Sadie con un sorriso fiero.
<<Vieni con me.>> disse, afferrandomi nuovamente la mano e continuando a camminare, facendosi strada tra la folla.

Sadie si fermò qualche metro più avanti. Gettai un'occhiata veloce, notando che la mia migliore amica aveva ragione.
Caleb e Finn erano proprio seduti qualche metro più avanti.
Nel momento in cui Finn mi vide, drizzò subito la schiena, mentre i muscoli andavano in tensione e gli occhi si focalizzavano solo su di me.
Era ancora seduto accanto a quella ragazza e lo stomaco non poté che contorcersi dal dispiacere a quella consapevolezza, nonostante lui non staccasse i suoi occhi spalancati da me.

<<Non guardarlo.>> mi ammonii Sadie, afferrandomi per un braccio e iniziando a muovere il corpo a ritmo di musica, spronandomi a fare lo stesso.
Distaccai gli occhi da quelli di Finn e iniziai a muovermi esattamente come lei, cercando di rilassarmi.

Sentivo l'alcool scorrermi nelle vene, lo sentivo pervadermi il corpo, lo sentivo mescolarsi col sangue, sentivo la testa leggera come un palloncino e le gambe molli come gelatina.
Ecco. Ecco cosa volevo. Volevo non capire più niente per un po', solo per un po'... Volevo staccare la mente, far finta di non abitare sulla terra, far finta di appartenere a un altro pianeta solare. Possibilmente uno senza di lui.

L'alcool quella sera sarebbe stata la mia ancora di salvezza, la mia stella cometa, ne avevo bisogno più di ogni cosa. Avevo bisogno di anestetizzare le mie facoltà mentali, volevo scordarmi di pensare, dimenticarmi come si pensa, narcotizzare il cervello e dimenticare di avercelo.
Non voglio più fare un cazzo. Non voglio più sapere un cazzo. Che vadano tutti a farsi fottere.

Mi lasciai completamente trasportare dalla musica, lasciando il mio corpo in balia delle note, mentre la mia pelle iniziava a imperlarsi di sudore e il calore della gente intorno a me mi avvolgeva rassicurante.

Guardami, guardami e piangi.

P.O.V. Finn

Il suo corpo si muoveva a ritmo con la musica, quelle gambe così esili e perfette, scoperte fin sopra le ginocchia attiravano il mio sguardo come una calamita. Quelle gambe alla fine delle quali sapevo già cosa ci fosse, il mio fiore preferito, quello più profumato, quello che era solo mio. Quello che solo io avevo baciato, che solo io avevo conosciuto.
Quel corpo così minuto e perfetto che si muoveva sensuale anestetizzava ogni suono davanti a me, ogni immagine che non fosse lei.
Millie, bella come un sogno che sembrava muoversi solo per me, Millie che si lasciava andare lungo le note di una canzone qualsiasi.

Quella schiena nuda che avevo accarezzato per ogni singolo centimetro era lì a pochi passi da me, che mi chiamava, gridava il mio nome, come a pretendere le mie labbra su di lei.
Ah, se non ce le avessi poggiate quelle labbra... avrei baciato, accarezzato con la punta della lingua ogni centimetro di quella pelle che, sapevo già, avrebbe scottato, preso fuoco contro la mia bocca.

Millie era la mia calamita quella sera, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso neanche per un secondo e il fatto che lei non voleva che mi avvicinassi mi faceva impazzire ancora di più.
Aveva sciolto i capelli, che adesso le ricadevano ribelli sulle spalle, proprio come piacevano a me, mentre qualche ciocca le restava appiccicata al viso a causa del sudore che le imperlava la pelle.
Se li lisciava con le mani, gettando indietro la testa e sorridendo alle note della musica, girava su se stessa, accarezzandosi lentamente il corpo, muoveva quei fianchi in modo provocante.
Sapeva che la stavo guardando.
<<Cristo Dio, la vuoi smettere?>> mi ritrovai a pensare ad alta voce.

Non potei fare a meno di notare che Caleb, accanto a me, guardava Sadie allo stesso modo. Ero circondato da tutti gli altri, ma non importava. Non mi importava se non li stessi ascoltando, se non stessi prestando loro attenzione, anche perché non avrei neanche potuto. Prestare attenzione a qualcosa che non fosse lei andava oltre ogni mia forza di volontà.

Più la guardavo, più dentro di me qualcosa cresceva lentamente.
Desiderio?
Rabbia?
Impazienza?
Gelosia?
O forse tutte queste cose assieme?

La verità è che la vedevo lì, bellissima, ma come la vedevo io la vedevano anche tutti gli altri.
Non sopportavo che qualcun altro potesse guardarla intensamente anche solo la metà di come facessi io.
<<Se muove un'altra volta quei fianchi così giuro, la tiro via da quella pista.>> dissi ad alta voce, parlando tra me e me, mentre nervosamente muovevo la gamba, senza riuscire a controllarla.

E poi lei non mi guardava... Perché non mi guardava? Mai, neanche per un secondo.
Non le importava cosa stessi pensando? Non le
importava di starmi facendo impazzire?

Millie girò su se stessa per l'ennesima volta, ridendo insieme a Sadie e muovendo i fianchi, passandoci sopra le mani lentamente, accompagnando quel movimento sinuoso...
<<Basta così.>> dissi, alzandomi di scatto.

<<Amico ma dove cazzo vai di nuovo?!>> mi gridò dietro Caleb. Troppo tardi. Ero già lontano dal tavolo, mentre a grandi passi mi avvicinavo a lei.
I miei occhi erano puntati su di lei che si ostinava a non voltarsi verso di me.
Forse non si era neanche accorta che io mi fossi alzato per raggiungerla e, a dire il vero, non poteva importarmene di meno.
Non mi importava più niente, non me ne fregava proprio un cazzo se non voleva che mi avvicinassi a lei.
Decisi che non l'avrei ascoltata, sarebbe stata lei ad ascoltare me.
E poi in cuor mio sapevo che il vero motivo era che non ci sarei mai riuscito. Mai riuscito a starle lontano.

Arrivai davanti a lei, che alla mia vista non poté fare a meno di bloccarsi.
La afferrai per un polso, attento a non stringerla troppo, ma facendo sì che non potesse neanche liberarsi dalla mia presa.
<<Tu vieni con me.>> le sussurrai all'orecchio, mentre non potei fare a meno di notare che un brivido le percorse la schiena, facendola tremare.
Tremare... di cosa?

Mi rivolsi velocemente verso Sadie.
<<Non stare qui da sola. Raggiungi Caleb.>> le dissi, senza aspettare una risposta e trascinando via Mills da quella pista.
<<Giuro se non mi lasci, pezzo di merda, mi metto a gridare!>> urlò, divincolandosi, cercando di liberare il suo polso dalla mia mano.
<<Stai già gridando.>> sorrisi ironico.

<<Finn, lasciami subito!>>
<<Non mi manderai il cervello a puttane questa sera.>> dissi dando voce ai miei pensieri, evitando di guardarla in faccia, cercando con lo sguardo neanche io so cosa, mentre continuavo a camminare alla cieca.
<<Ma che significa?!>> mi chiese lei esasperata.
<<Sai benissimo che significa!>>

A quelle parole mi accorsi di una piccola porta dall'altra estremità della sala, non troppo lontana da noi.
Dio ti prego, fa che sia aperta.

<<Non so un cazzo. Io non so più un cazzo di te.>> disse, guardandomi in cagnesco, mentre ormai si faceva guidare da me, non provando più a divincolarsi.
<<Non pensi di esagerare?>> chiesi, alzando gli occhi al cielo.
<<No. Non penso. Non penso affatto.>>
<<Già, lo sto notando.>> risposi, senza riuscire a trattenere una risata isterica.

Il mio sorriso scomparve, quando un pugno mi arrivò dritto sul braccio.
<<Ahia!>> esclamai, girandomi verso di lei e guardandola sorpreso.
Lei avvicinò il suo volto al mio, fermandosi di colpo.
<<Ti ricordo che qui il coglione sei tu.>>

La guardai con occhi di fuoco, senza risponderle una parola.
Feci qualche altro passo, stando ben attento a non mollare la presa su di lei, finalmente arrivai alla piccola porta che, con mio gran sollievo, si rivelò essere aperta.
Piegai la maniglia e feci passare prima Mills, entrando subito dopo di lei e chiudendomela alle spalle, facendo scattare la serratura.

<<Che cazzo fai?>> chiese lei, sgranando gli occhi stupita, nel momento in cui sentì lo scatto della serratura e guardandomi arrabbiata.
<<Quello che dovevo fare dall'inizio di questa serata di merda.>> risposi, avvicinandomi a lei che intanto si era allontanata da me.

La stanza era molto piccola, sembrava una specie di sgabuzzino. Era colma di scaffali su tutte le pareti, strapieni di scartoffie e, a destra della stretta stanza c'era una scrivania in legno, con una piccola lanterna.
Mi avvicinai e l'accesi: la luce era fioca e debole, illuminava pochissimo lo
spazio circostante, ma era comunque meglio di niente.

Mi avvicinai a lei lentamente, dandole il tempo di allontanarsi.
Non volevo essere respinto di nuovo, non volevo toccarla senza che lei lo desiderasse, non volevo costringerla a fare niente che non volesse fare.
Mills non sembrava volersi allontanare, restava immobile, mentre il respiro le accelerava ogni secondo di più, potevo notarlo dal suo piccolo petto che si alzava ed abbassava convulsivamente, mentre i suoi occhi non si staccavano dai miei, come fossi la sua calamita personale. Come fossi la sua calamità personale.

Mi fermai a un passo da lei, alzando una mano per accarezzarle il viso. Nel momento in cui la mia mano si posò sulla sua guancia calda lei chiuse gli occhi, appoggiando il viso al palmo della mia mano.

<<Sei bellissima stasera.>> le dissi, senza ricevere risposta, mentre lei restava immobile.
Avvicinai le mie labbra alle sue, parlandole a un centimetro dal viso.
<<Mi stavi facendo impazzire prima, in quella maledetta pista.>>

Nessuna risposta, nessun movimento.
Questa volta osai di più, parlando appoggiando le mie labbra alle sue.
<<Lo sai che non devi muoverti in quel modo se non vuoi che ti tolga questo vestito di dosso, vero?>>

In quel momento lei spalancò gli occhi nei miei, nello stesso momento in cui io premetti le mie labbra sulle sue.

Il mio sogno fu però di durata breve, perché in una frazione di secondo sentii la guancia bruciare, mentre uno schiocco potente mi avvertiva che la mano di Millie si era appena posata sul mio viso, e non lo aveva fatto in modo gentile.

Lo schiaffo fu veloce, ma talmente forte da mandarmi la guancia in fiamme e farmi pizzicare gli occhi.

La guardai scioccato, con la bocca semiaperta dallo stupore, mentre lei sorrideva vendicativa, incoraggiata dall'alcool che aveva in corpo.
<<Ma sei impazzita?!>> esclamai ancora a un centimetro dal suo viso.
<<Devi andare a farti fottere.>> disse, guardandomi negli occhi.
No tesoro, questa volta non te la darò vinta così.

<<Ci vado se mi baci.>> risposi, adesso guardandola anche io con aria di sfida.
Il suo volto sbiancò dalla sorpresa.

<<Cosa?>> sussurrò, spalancando gli occhi sorpresa.
<<Hai sentito bene. Vado a farmi fottere se mi baci.>> ripetei lentamente.

Lei per un secondo mi guardò indecisa, come se ci stesse pensando sù. Il secondo dopo mi scoppiò a ridere in faccia.
<<Facciamo che ci vai e basta!>> rispose, ancora ridendo.

<<No.>> insistetti serio.
<<Ci vado se mi dai un bacio.>> ripetei, avvicinandomi a lei cautamente.
I suoi occhi erano spalancati nei miei.
<<Quindi, me lo dai questo cazzo di bacio o me lo devo prendere io?>> la provocai, le mie labbra a un centimetro dalle sue.
Il suo corpo ero teso, pronto a un mio tocco. Pronto per me.

Le mie labbra si poggiarono sulle sue, prepotenti esattamente come quelle che mi accolsero.
Avvolsi la mia mano intorno alla sua nuca, avvicinando ancora di più la sua testa alla mia.
La mia lingua stava per entrare nella sua bocca, quando lei allontanò il suo viso dal mio, lasciandomi stupito per l'ennesima volta.

<<Avevi chiesto solo un bacio, ed un bacio è stato, adesso puoi andare a farti fottere!>> mi sorrise divertita.
Pensava davvero di aver ottenuto ciò che voleva? Pensava davvero di aver visto questa patita? Pensava davvero che mi sarei arreso così.
Millie non era l'unica ad avere più alcool del dovuto in corpo quella sera. Non era l'unica coraggiosa quella sera.
Aveva voglia di giocare?
Giochiamo allora.

A quel sorriso divertito, risposi allo stesso modo.
Un sorriso sghembo si allargò sulle mie labbra, mentre uno sguardo furbo inchiodava i suoi occhi nei miei.
<<Oh, ma io ci sono già.>> risposi con voce roca.

Il suo sguardo si fece confuso per una frazione di secondo, prima che i suoi occhi si strinsero, guardandomi in cagnesco e cercando di capire cosa stessi dicendo.
<<Ma che cazzo dici?>>
<<Sono già andato a farmi fottere, adesso sto aspettando.>> continuai, non smettendo di sorridere.

<<Ma che cosa?!>> mi chiese lei, spazientita.
Mi avvicinai, portando il mio viso a un centimetro dal suo.
<<Sto aspettando che mi fotta tu.>> le sussurrai dritto in faccia, mentre le sue labbra si schiudevano dalla sorpresa.
Quelle labbra così morbide, lucide, dolci come il miele...

<<Lo sai che se schiudi le labbra così...>> le dissi, deglutendo e chiudendo gli occhi per un secondo, cercando di capire se me lo stesse facendo apposta.

Nel momento in cui li riaprii, le sue labbra erano ancora lì, schiuse, a un centimetro dalle mie, mentre la sua lingua le accarezzava lentamente, bagnandole e rendendole ancora più lucide.
Sì, lo stava facendo apposta.

Fu in quel momento, in quell'istante perfetto che io e Millie ci muovemmo contemporaneamente.
Le sue mani si gettarono intorno al mio collo, stringendomi stretto a lei, mentre le sue labbra trovarono le mie con una foga quasi violenta.
Le mie braccia le circondarono la vita, prendendola in braccio, mentre le sue gambe circondavano i miei fianchi, allacciandosi al mio corpo.

<<Sei proprio una stronza.>> le sorrisi in mezzo a tutti quei baci, mentre una risata le scappava contro le mie labbra, mentre le sue mani tracciavano il loro percorso preferito tra i miei capelli.
Con la mano le accarezzai il viso, mentre la mia lingua si faceva finalmente strada in quella bocca, che adesso aspettava solo me.

Millie incastrò il mio labbro inferiore tra i denti, facendomi rabbrividire dalla sorpresa e dal dolcissimo dolore nel momento in cui lo strinse più forte.
Un gemito mi scappò dalle labbra, mentre per soffocare quel dolore, stringevo la mia mano nei suoi fianchi.
Questa volta fu lei a gemere, mentre portava indietro la testa, lasciando che le mie labbra e la mia lingua vagassero indisturbate lungo il suo collo.

Nel frattempo mi spostavo velocemente verso la piccola scrivania, su cui appoggiai Millie per farla stare più comoda.

Le mie labbra si fermarono, indugiando all'altezza delle sue clavicole, lasciate scoperte dal leggero vestito.
Si fermarono solo un secondo, prima di continuare a scendere.
Con le mani afferrai le leggere spalline del vestito di Millie, lasciandole scivolare piano lungo le braccia.
Nel momento in cui la parte superiore del vestito le scivolò lungo i fianchi, fui sorpreso nel notare che Mills non portava nessun reggiseno, e mi domandai... come avevo fatto a non notarlo prima?
Era ovvio, con un vestito così scollato, con la schiena così nuda... era ovvio che non portasse niente.

Millie aveva appena rialzato il capo e adesso mi guardava con due occhi così rumorosi, così attenti, così impazienti da bloccarmi il respiro.
Era bellissima, lì, mezza nuda, di fronte a me... era una visione, la mia visione.
Le mie labbra si avvicinarono piano alle sue, mentre i nostri occhi erano indescrivibilmente connessi, gli uni negli altri, come due calamite.

Nel momento in cui le mie labbra incontrarono le sue, una scossa elettrica mi pervase il corpo, mentre lei inarcava la schiena, per avvicinarmi ancora di più lei.
Le sue labbra scesero piano sul mio collo, mentre mi teneva stretto per i ricci.
Tenevo gli occhi chiusi, cercando di regolarizzare inutilmente il respiro, mentre il cuore mi martellava incontrollabile nel petto.

Le labbra di Millie continuavano a scendere lungo il mio collo, mentre le sue mani iniziavano a sollevarmi la t-shirt, fino a togliermela completamente, facendomela passare lungo le braccia.
Millie la fece cadere a terra, mentre i suoi occhi vagavano curiosi lungo il mio petto.
Iniziò a sfiorarmi il corpo con le timide dita, più mi toccava, più il suo tocco su faceva più deciso, più il corpo mi prendeva a fuoco.

Le sue mani arrivarono all'altezza dei miei fianchi, li afferrarono e li spinsero piano verso la sua direzione, facendoli aderire al suo bacino.
A quel contatto il mio corpo sussultò.
Millie mi sorrise furba, un secondo prima che le mie labbra si poggiarono sulle sue, pretendendo di accarezzare ogni centimetro.
La mia lingua danzava insieme alla sua, prima piano, poi più veloce, poi di nuovo piano.

La mia bocca si staccò da quelle labbra rosse e gonfie a causa mia, mentre i miei occhi cercavano un muto consenso che non tardò ad arrivare.

Mi avvicinai piano al suo collo, mentre con le mani le circondavo la schiena, lasciando che lei ci si appoggiasse contro e che portasse un po' il corpo indietro.

Le mie labbra scesero, scesero dove lei le desiderava. La mia lingua fece il giro nella zona più sensibile del suo seno, senza mai arrivare dove sapevo che lei lo desiderava di più.
Le sue punte erano tese, pronte per me, mentre il suo petto si alzava ed abbassava in modo incontrollabile e le sue mani si stringevano tra i miei capelli.
<<Sei troppo impaziente...>> sorrisi, alzando gli occhi per puntarli nei suoi, che mi pregavano silenziosamente.

Finalmente lasciai che la mia lingua accarezzasse la zona più sensibile, mentre lei sospirava appagata.
A quel sospiro, la mia mano si mosse istintivamente. Le mie dita si appoggiarono al suo ginocchio e iniziarono a risalire piano, a rallentatore, disegnando ghirigori immaginari lungo la sua coscia.
Più salivo, più la mia mano si spostava verso l'interno della sua coscia, guidata come un magnete da quella che era la meta finale.
Andavo così piano, che il corpo di Mills si sporse verso di me, impaziente, mentre io le afferravo la coscia per bloccarla, smettendo di accarezzarla.

<<No.>> la ammonii.
<<Devi aspettare.>>
<<Perché?>> si lamentò lei con un sospiro.
<<Perché te lo meriti.>> le sorrisi.
<<Perché?!>> mi chiese lei, corrugando la fronte infastidita.
<<Perché non mi hai permesso di avvicinarmi per tutta la sera, perché mi hai provocato su quella pista da ballo, e poi perché...>>
Lei mi guardò incuriosita.
<<Perché così ti piace.>>
Il mio sorriso si allargò, nel momento in cui a lei scappò una piccola risata, dolce come era lei.

La mia mano ricominciò a salire, superando il vestito che era rimasto appoggiato ai fianchi, arrivando fino all'altezza dei suoi sleep, fermandosi proprio lungo l'orlo.
La guardai, mentre lei annuii piano.

Le mie mani superarono piano il bordo degli sleep, facendosi strada lungo quella pelle calda, fino ad arrivare .
Le mie dita si fecero strada dentro di lei, così piano da mozzarle il respiro.
Millie sussultò a quel contatto del tutto nuovo per lei, diverso.
Sperai nel mio cuore di non farle male, di non darle fastidio, mentre l'ansia di fare qualcosa di sbagliato, qualche movimento sbagliato, si insinuava nella mia testa...
Dopotutto, quelle prime volte, quelle scoperte, erano nuove per lei quanto per me...

Mi rincuorai nel momento chiuse gli occhi, portando la testa indietro e lasciando che le mie dita si muovessero dentro di lei, lasciando che facessi ciò che più mi piaceva.

Con la mano le riportai la testa alla mia altezza, baciandole ogni centimetro di quel tenero viso, perso nel piacere più dolce.
Vederla in quel modo, vulnerabile, appagata, dolce, pronta solo per me, non aveva paragoni, non aveva storia, non c'era niente, niente di più bello, niente che mi rendesse più felice, più innamorato di lei.
Niente che reggesse il confronto con quella bellezza indescrivibile che avevo davanti agli occhi. Niente che eguagliasse l'amore che provavo per lei.

<<Ti amo.>> le sussurrai, con le mie dita ancora dentro di lei.
A quelle parole, lei spalancò gli occhi, mentre l'espressione sul suo viso mutava in una più... delusa? Pentita?
No, non era possibile...

Il suo corpo tra le mie braccia si irrigidì improvvisamente, mentre la vera ragione per cui mi trovavo lì, per cui l'avevo portata lì, mi colpiva in pieno petto.
Cazzo.

Come potevo aver sbagliato di nuovo? Come avevo fatto a farmi distrarre così tanto da lei? Come avevo fatto a dimenticarmi di doverle ancora spiegare tutto, ogni cosa? Come avevo potuto dimenticare anche solo per un secondo che lei in realtà ce l'aveva a morte con me? Che io le avevo... spezzato il cuore.
Così aveva detto, le avevo spezzato il cuore...
Forse anche il mio cuore in quel momento scricchiolò, sotto il peso del dolore e della delusione che provavo verso me stesso.

<<Millie, io...>> iniziai, lasciando che le mie dita scivolassero piano, uscendo da lei.
<<No.>> disse lei piano, scuotendo la testa, e risalendosi le spalline del vestito lungo le braccia, rivedendosi velocemente.
<<Non posso farlo... non posso davvero.>> sussurrò, mentre due calde lacrime le scivolavano lungo il viso.
Quelle due piccole, leggere, indifese lacrime ebbero la forza brutale di spezzarmi il cuore in mille pezzi.

Millie scese piano dal tavolo, poggiando di nuovo i piedi a terra. Mentre mi accorsi che si stava allentando da me, dirigendosi verso la porta, la bloccai, afferrandola per il braccio.
<<Mills, aspetta cazzo!>> imprecai, facendola voltare nuovamente verso di me.

<<Devi farmi spiegare Millie, me lo devi.>> le sussurrai, con occhi supplichevoli.
Lei non mi rispose, così continuai.
<<Mills, Grace non è nessuno. Capisci? Non è proprio nessuno confronto a te, lei...>>
<<Ma qualcuno deve pur essere, per dirti certe cose, no?>> mi guardò, corrugando le sopracciglia, con uno sguardo carico di risentimento.
<<Sì... cioè no... Cristo Dio, lei è solo una mia amica. Ha suonato con me qualche volta quest'estate, lei... mi sta dietro da mesi, ma giuro su Dio, Mills, a me non...>>
<<Ma non capisci?>> mi chiese lei, scuotendo piano la testa mentre le lacrime ormai scendevano incontrollabili, rigando quel viso troppo piccolo e innocente per accoglierle tutte.
<<Questo non è importante.>> sussurrò, guardandomi fisso negli occhi.

A quelle parole, il mio cuore perse un colpo.
<<Come... come non è importante?>> chiesi con voce tremante.
Perché stava dicendo quelle cose? Era l'alcool che aveva in corpo ad amplificare ogni sua percezione delle cose o era semplicemente... lei?

<<Tu mi stai lasciando?>> chiesi in un sussurro. Se avessi provato a parlare più forte, sarei scoppiato in lacrime anch'io.
<<Finn, noi non siamo mai stati insieme... Non fa per noi, siamo stati solo degli sciocchi a provarci, a giocare a fare i grandi...>> mi rispose lei, scuotendo la testa.
A quelle parole per poco non mi cedettero le ginocchia.
Non piangere Finn.

<<Ma che stai dicendo?>>  chiesi sconcertato da quelle parole.
<<Sto dicendo che non è così che voglio stare!>> mi gridò in faccia, avvicinandosi a me in un secondo e sbattendo il dito contro il suo petto, come a indicarsi.
A indicarmi di guardarla, ma io la vedevo già.
La vedevo già, in lacrime, con gli occhi rossi e gonfi, le spalle tremanti e il respiro affannoso.
Io... la vedevo già come mai avrei voluto vederla. 

<<Non era quello che avevo in mente per me stessa, non era quello che desideravo per me... per noi.>>
Per la prima volta quella sera, realizzai quale fosse il vero problema per lei.
Non era Grace.
Non ero io.
Non era lei.
Eravamo noi.

<<Ascoltami Mills...>> dissi, afferrandole una mano.
<<No ascoltami tu Finn.>> mi interruppe.
<<Io esco da un periodo di merda, da una storia di merda e non ho la minima intenzione di buttarmi in un'altra piena di drammi più di quella precedente, sono stata chiara? Io non voglio. >> disse, tutto d'un fiato.
<<Dopotutto ci sarà un fottuto motivo se è da quattro schifosi anni che mi piaci e non mi sono mai avvicinata a te, non credi? O tu non ti sei mai avvicinato a me, lo capisci? Non è il momento giusto per noi!>> gridò quell'ultima frase in lacrime, con gli occhi fuori dalle orbite per la frustrazione.
Stavo per risponderle, ma anche questa volta lei fu più veloce di me.

<<Stiamo insieme da quanto? Una settimana? Forse neanche... E guarda qui, il casino che abbiamo combinato! Guarda qui, come ci sto già di merda!>>
Quelle parole furono uno schiaffo in pieno viso, furono come un pugno in pancia, perché erano... vere.
<<Io voglio stare bene con me stessa, lo capisci? Voglio stare bene, sono stufa delle insicurezze, dei problemi dietro l'angolo, delle preoccupazioni, della gente che si intromette in ogni cosa, in ogni rapporto, in ogni sentimento, facendolo diventare asfissiante, tormentato, privo di leggerezza, mi sono stancata.>> sputò quelle parole senza esitazione, sfogandosi, lasciando che la rabbia alimentata dall'alcool le fluisse fuori dal corpo.

Mi avvicinai a lei, portandole una mano sul viso, supplicandola.
<<Mills ti prego, è stata colpa mia, dammi modo di rimediare, dammi tempo di spiegare, ti prego...>>

<<Non è colpa tua Finn.>> scosse lei la testa, ancora contro la mia mano.
<<Millie ti prego, tu sei troppo ubriaca, devi ascoltarmi...>> dissi, cercando di trattenerla mentre lei si allontanava di nuovo da me, poggiando la mano sulla maniglia.

<<Te l'ho detto Finn... Mi si è spezzato il cuore.>>
Fu così che uscì, risucchiata dal caos della musica lì fuori, lasciandomi solo nel mio caos personale.
E fu solo in quel momento che le mie ginocchia si concedettero finalmente il lusso di cedere.

P.O.V. Millie

Spalancai la porta, uscendo velocemente da quella stanza, con la vista appannata dalle lacrime, la testa che pulsava ininterrottamente, le gambe tremanti e il profumo dei suoi baci, delle sue labbra ancora sulla pelle. Quella pelle che Dio solo sa, come me la sarei tirata via, strappata dal corpo se solo avessi potuto.

Iniziai a camminare senza prestare attenzione a dove andassi, perché non mi importava.
Non me ne fregava un cazzo di niente, avevo soltanto voglia di scomparire, di rimanere sola sulla terra, avevo solamente bisogno di gridare a pieni polmoni, gettare fuori tutta la mia disperazione, vomitarla via.
Ecco, tra la nausea per il troppo alcool e la nausea per quello che era appena successo avrei volentieri vomitato.

Perché? Perché nella mia vita doveva essere sempre tutto così fottutamente complicato?
Dio solo sa quanto io amassi quel ragazzo è sempre e solo Dio sapeva, quanto era difficile starci.
Sembravamo predestinati ad un amore senza futuro, come se fosse stato scritto da qualcuno, che non potessimo stare insieme.

Quanti anni erano passati da quando conoscevo Finn? Tre? Quattro?
Mai. Mai in questi anni il mio sentimento aveva vacillato una volta, mai in questi anni era successo che il mio cuore non avesse perso un battito alla sua vista...
Allora perché, perché sembrava non essere destino?
Perché sembravo remare contro un mare in tempesta, ogni volta che si trattava di lui?

<<Ehi, tu!>> sentii una voce chiamarmi, nello stesso momento in cui qualcuno mi accarezzava piano la spalla, facendomi voltare nella sua direzione.
Il mio sguardo incrociò due occhi color ghiaccio che passarono dall'essere allegri all'essere preoccupati in una frazione di secondo, nel momento in cui si accorsero delle mie lacrime.

<<Ehi, ti senti bene?>> mi chiese Josh, appoggiando le sue mani lungo le mie spalle.
<<Sì... cioè no...>>
Respira Mills, non fare la figura dell'idiota.
<<Io...>> riprovai, con un groppo in gola.

Quel ragazzo davanti a me, mi guardò abbozzando un sorriso rassicurante, mentre le lacrime continuavano a scendere silenziose sulle mie guance rosse.
<<Vieni con me, forse meglio se prendi un po' d'aria..>> disse e, così dicendo, mi prese la mano iniziando a condurmi fuori, lungo lo stretto corridoio a luci rosse.

La mano di Josh era calda contro la mia, camminava lentamente, voltandosi di tanto in tanto verso di me.
Fossi stata più lucida avrei detto a quel ragazzo che non c'era bisogno, lo avrei ringraziato, avrei fatto dietro front e sarei filata via.
Fossi stata più in me, fossi stata meno scossa, fossi stata più decisa... ma quella sera, in quel momento, non ero niente di tutto questo.
Non ero niente di niente.

<<Eccoci.>> mi sorrise, nel momento in cui apriva la porta e un vento freddo mi sferzò il viso.
Chiusi gli occhi e respirai quell'aria fresca a pieni polmoni, boccheggiando, grata di quell'aria pulita che perforava ogni centimetro della mia pelle scoperta, facendola rinascere.
Le pulsazioni alle mie tempie si alleviarono dopo qualche secondo, ma non mi azzardavo ad aprire gli occhi, finalmente accarezzata dal vento, che faceva scivolare via il profumo di quelle labbra fino a pochi minuti prima sopra di me.

Aprii gli occhi, avvicinandomi piano alla ringhiera del piccolo portico del locale e mi ci appoggiai contro, prendendomi la testa tra le mani e massaggiandomi le tempie.
Respira Mills.

<<Va meglio?>> sentii una voce leggera avvicinarsi a me, mentre Josh si appoggiava coi gomiti alla ringhiera accanto a me, scrutandomi attentamente con quegli occhi grandi.
Mi voltai piano verso di lui, accennando un piccolo sorriso.
<<Sì, grazie...>>
Lui ricambiò il leggero sorriso.
<<Allora... non mi hai ancora detto come ti chiami.>> disse lui, alzando le sopracciglia come ad aspettarsi una risposta.
Sorrisi a quella faccia così buffa... davvero non mi conosceva?
Meglio così.

<<Millie.>> risposi accennando un sorriso.
<<Millie.>> ripeté lui, come se il mio nome lo avesse risvegliato da un sogno, mentre non smetteva di staccarmi gli occhi di dosso.
<<Allora, perché piangevi Millie?>> mi chiese, distogliendo lo sguardo da me e puntandolo alle stelle, nel cielo blu sopra di noi.

Feci lo stesso, cercando le parole giuste.
<<Diciamo che... non è stata una bella serata.>>
<<Oh questo lo sapevo già.>> rispose lui subito, sorridendomi allusivo.
<<Ah sì?>> chiesi sorpresa, inarcando la sopracciglia, spostando anch'io gli occhi nella sua direzione.
<<Sì, l'ho capito nel momento in cui ti ho visto tirar giù tutto quell'alcool... mia nonna diceva sempre che chi beve troppo o è felice o ha il cuore troppo incasinato, ma credo che tu appartenga alla seconda categoria.>> disse lui, sorridendo al cielo.
<<La sapeva lunga tua nonna allora.>> dissi, non potendo fare a meno di sorridere anch'io.
<<Oh, non sai quanto.>> sospirò lui.

<<Ma torniamo a te...>> continuò, girandosi verso di me, avvicinandosi un po' di più, facendo aderire il suo braccio al mio.
<<Perché piangevi?>>
<<Te l'ho già detto..>> risposi, abbassando lo sguardo imbarazzata.
<<Sì, ma perché?>> insistette lui.
<<Perché mi fido sempre delle persone sbagliate...> sussurrai più a me stessa che a lui.

<<Io non riuscirei mai a far piangere una bella ragazza come te.>> rispose, avvicinando lentamente la sua mano al mio viso, accarezzandomelo piano con le dita.
A quel contatto improvviso e insospettato sussultai, mentre i suoi occhi si fissavano nei miei.
Lo vidi avvicinarsi piano, lentamente, verso il mio viso.
Vicino, ancora più vicino.
Lo vidi chiudere gli occhi.
Ancora più vicino.
Fermalo Millie.
Ancora di più.
Devi fermarlo Millie, devi...

Le sue labbra si posarono sulle mie, piano, quasi come a volerle solo sfiorare.
Erano morbide, dolci, gentili, ma non erano le sue labbra...
Non erano le sue, ma allora perché erano sulle mie?
La testa mi girava vorticosamente, non riuscivo a connettere i pensieri, mentre la mano di Josh continuava ad accarezzarmi piano il viso.
Il suo bacio era casto, privo di malizia, lo sentivo fin dentro le ossa, era quasi piacevole, ma non era lui, non era lui e io non potevo, non potevo farlo...

<<No... scusami...>> sussurrai, staccandomi da lui, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.
<<Stai bene?>> mi chiese lui, senza togliere la mano dal mio viso, nonostante io lo avessi appena respinto.
<<Sì... cioè no...>>
Cazzo. Strinsi gli occhi, cercando di concentrarmi.
<<Non posso farlo, scusami.>> dissi decisa, guardandolo finalmente negli occhi.

<<Tu sembri davvero un ragazzo dolcissimo, gentile, ma io non ti conosco e non posso... io...>>
<<Ehi, non preoccuparti.>> mi interruppe, accennando un leggero sorriso.

<<Cuore troppo incasinato, vero?>> mi chiese, alludendo alla conversazione di qualche minuto prima, ancora sorridendo, cercando di tranquillizzarmi.
<<Sì.>> risposi con una leggera risata, mentre una lacrima calda scendeva lungo la mia guancia.
<<Cuore troppo incasinato.>> ripetei in un sussurro.

P.O.V. Finn

Il senso di colpa mi logorava l'anima, mentre la cercavo disperatamente tra la folla. Quella serata non sarebbe finita così, non lo avrei permesso.
Non può essere andata lontano.

Non so quanti minuti fossero passati, da quando Millie aveva lasciato quella stanza e da quando io avevo trovato il coraggio di rialzarmi da terra... non sapevo dove fosse, se se ne fosse andata, l'unica cosa che sapevo con certezza è che non l'avrei lasciata andare questa volta.
Le avrei dimostrato che si sbagliava, su di me, su di noi, le avrei dimostrato che potevamo essere tutto quello che volevamo, che nessuno si sarebbe intromesso tra di noi.

<<Cal, hai visto Millie?>> chiesi, avvicinandomi al tavolo dei miei amici.
<<Amico, ma dove cazzo eri?! Comunque no, non era con te?>>
Non risposi nemmeno, mi allontanai velocemente, cercandola tra la folla.
<<Finn, aspetta!>> sentii Sadie gridarmi alle spalle.

Forse è uscita a prendere aria... pensai, mentre le mie gambe attraversavano già lo stretto corridoio che portava fuori, allo spiazzale del locale davanti l'entrata.

Fu in quel momento, mentre spalancavo la porta del locale che le mie gambe mi minacciarono di cedere una seconda volta quella sera. Ma quella volta, non furono solo le mie gambe.
Fu il mio corpo, la mia mente, il mio cuore.
Fu come se mi fossi improvvisamente dimenticato quale fosse il mio centro di gravità.

La scena davanti ai miei occhi mi paralizzò, volevo gridare, scappare via, mettermi a urlare, combinare un casino e invece... invece non riuscivo nemmeno a muovermi.
Non riuscivo neanche a respirare, mentre le labbra di un altro erano su quelle della mia Millie. O forse... solo... di Millie e basta.
Sto sognando? Dio ti prego, fa che sia un sogno.

Sentii il mio cuore fare un tonfo, cadermi giù, rovinosamente a terra.
Sentii le gambe diventarmi molli, le braccia cedermi, scivolarono lungo i fianchi, penzolanti, come quelle di un uomo appena diventato cadavere.
Ecco, ecco come mi sentivo in quel momento.
Un cadavere.

Ero lì, respiravo, sbattevo le ciglia e il mio cuore batteva a fatica, ma batteva.
I miei parametri vitali erano sicuramente sballati, ma ero vivo.
Ero vivo, e allora perché, perché mi sentivo morto dentro?
Feci un passo indietro.
Poi un altro.
Un altro ancora, nella speranza che dietro di me ci fosse un buco nero a risucchiarmi via da quella terra, via da quella vita, via, lontano da quella ragazza.

Spazio autrice
(lungo questa volta, ma consiglio di leggerlo ai veri appassionati della storia)

Prima di dire qualsiasi cosa, aspettate.
Ho voluto descrivere queste scene, soprattutto quella tra Millie e Finn, per far capire quanto al giorno d'oggi può essere complicato un rapporto così giovane, nonostante sia così puro.
È complicato perché la gente si intromette, alimentata e rafforzata dai social, è complicato perché sono in gioco due menti di giovanissima età, due menti che per di più sono esposte all'opinione pubblica, al giudizio dei milioni di pensione che "le seguono".

In realtà io credo che nella realtà Finn e Millie non siano affatto indifferenti l'uno all'altro, semplicemente penso siano ancora troppo giovani e immaturi per metabolizzare e affrontare un sentimento così grande, nonostante magari lo provino inconsapevolmente.
Vedete, io scrivo questa storia perché credo nel potenziale di questi due giovani, che, in parole più semplici, significa che credo proprio un giorno potrebbero davvero finire insieme.

Ecco che ho voluto ricamare sopra l'idea che io ho di loro, le motivazioni che li tengono distanti.
Ovviamente nei prossimi capitoli approfondirò meglio questo loro rapporto, lasciato un po' alla libera intuizione del lettore in questo capitolo.

Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto 🌟, nonostante la lunghezza.
Questo capitolo è lo 'spartiacque' della mia storia, il fulcro dell'altra metà della storia che andrò a scrivere.
Scusate il linguaggio un po' più spinto del solito (ne ho approfittato, visto che i nostri Finn e Millie erano un po' ubriachi), scusate se in questo momento state sclerando. Scusate, ma dovevo.
Grazie a tutti quelli che hanno letto fino a qui ♥️

Poi... ho notato che molti non conoscono Grace, quindi facciamo luce su questo punto. Groovy Grace (jazz_apples on instagram) è un'amica di Finn e fa parte di una band, Lunar Vacation, che quest'estate apriva spesso i concerti dei Calpurnia a Vancouver e anche nel tour americano che hanno fatto.
Ma perché proprio lei?
Lo, sapete già: la mia storia, per quanto ovviamente frutto di fantasia, cerca di restare il più fedele possibile alla realtà.

So che molti di voi si aspettavano Iris Apatow ma, già da ora posso dirvi, che nei miei capitoli non verrà mai nominata:
1. Perché è troppo scontata
2. Perché nella realtà non è mai successo nulla tra lei e Finn, ma sono solo buoni amici
3. Perché personalmente non ci ho mai visto niente che vada oltre un'amicizia e non saprei ricamarci sopra.

E allora voi vi starete chiedendo:
"Ma scusami, 'nta sta Grace, chi minchia c'ha virist?"
(Traduzione: In questa Grace, cosa ci hai visto?!)

Beh ragazzi miei, qualcosa ci ho visto, o meglio, la mia mente ci ha visto qualcosa da cui poter prendere spunto:
• con Finn sono molto amici, passano spesso del tempo assieme, fanno parte dello stesso "gruppo" di amici.
• Si vociferava stessero addirittura insieme (cosa a cui, personalmente, non credo), ma come ha già detto frari26 nel capitolo precedente, "lei ci 'marciava' molto sopra."
• Il mio sesto senso mi dice che questa ragazza sia in qualche modo presa davvero da Finnie, lo penso dalle foto viste, lo penso dalle poche parole udite (su cui mi sono tra parentesi 'documentata' sono negli ultimi giorni, per trovare ispirazione e vedere se davvero potessi usare questo personaggio per la mia storia).
E quindi ecco come nasce Grace ed ecco spiegata la sua presenza!

Ma sarà davvero così importante in questa storia?
Questo non posso dirvelo, però ci tenevo a darvi una piccola spiegazione e dimostrarvi che in questa storia non lascerò mai nulla al caso.
Un piccolo indizio però posso darvelo... Ricordatevi che niente è come sembra.

E infine... ai miei più dolci lettori volevo augurare di cuore un caloroso Natale, ricordare di respirare l'aria che solo a Natale si respira e di viversi questi giorni di pura magia!
Il Natale ha un posto speciale nel mio cuore, è il mio periodo dell'anno preferito in assoluto, l'unico in cui stacco totalmente la mente per dedicarmi solo alla famiglia, agli amici, al mio fidanzato...all'amore.
E quest'anno, lo ammetto, anche a voi.
Fate tesoro di chi avete accanto.
Un dolce Natale ♥️

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