Chapter sixteen: Scuse a prova di doccia

News: Credo vi siate accorti che ad ogni capitolo ho associato una citazione che lo rispecchia, vi piace l'idea?

Consiglio: Questa settimana ho scritto il capitolo sulle note di Better -Khalid, come sempre vi consiglio di ascoltarla durante la lettura.

Avvertenza: capitolo lungo, forse troppo. Mettetevi comodi.
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P.O.V Millie

15 giorni dopo

<<Millie ti prego, dimmi che stai scherzando.>>
Sadie era seduta di fronte a me, con una tazza fumante di the tra le mani e mi guardava con gli occhi sgranati, incapace di credere a ciò che le avevo raccontato.
Il mio migliore amico accanto a lei era rimasto in silenzio, probabilmente stava ancora cercando di metabolizzare la marea di informazioni che avevo bersagliato loro da almeno un'ora a questa parte.

<<Ragazzi, io non... non sto scherzando.>> riuscii solo a dire.
Sei patetica Millie.

<<Io non capisco come sia possibile.>> parlò finalmente Noah, così piano che la sua voce si perse tra il chiacchiericcio delle persone intorno a noi, come se avesse semplicemente sussurrato.

Eravamo in un piccolo bar in centro, vicino casa mia a LA. Grazie a Dio non avevamo incontrato paparazzi e nessuno era sembrato riconoscerci, quindi ce ne stavamo nel tavolo più appartato del locale, lontano da occhi indiscreti e, soprattutto, da orecchie troppo curiose.
Avevo appena finito di raccontare ai miei due più cari amici tutto ciò che mi era successo con lui, e adesso stavano lì a fissarmi imbambolati, neanche gli avessi detto di essere rimasta incinta dallo Spirito Santo.
E questa cosa iniziava a darmi sui nervi. Parecchio.

<<Santo Dio, Noah!>> sibilai tra i denti, rivolgendo uno sguardo glaciale al mio migliore amico, e protraendomi in avanti sul piano del tavolo, così da averlo faccia a faccia.
<<Te lo spiego di nuovo, se non hai capito. Vediamo, come dirlo in parole semplici? Io e Finn ci siamo ba-cia-ti, ciò significa che le nostre labbra si sono incontrate.>>
Così dicendo misi la mia mano davanti la sua faccia, e feci unire il pollice all'indice, per indicare due bocche che si incontrano.

<<Ci siamo baciati ed è stato bellissimo, ho provato una sensazione che non avevo mai, mai provato prima. E volevo che lui continuasse e poi...>>
Le parole mi morirono in bocca, pensando a quando Jacob ci aveva interrotti e a tutto quello che era successo dopo...

<<Mills, io non credo che Noah si riferisse a quello.>> si intromise cautamente Sadie.
La guardai confusa.
E allora... a cosa?
<<No infatti.>> scosse la testa Noah.
<<Posso ben capire perché tu abbia baciato Finn, perché diciamocelo Mills... per quanto tu possa negarlo io lo so e tu lo sai: a te Finn piace.>>
Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere gli occhi sinceri di Noah.
<<No, quello che non capisco è perché... non hai lasciato Jacob.>>

Ah, ecco.
La verità è che dopo tutto quello che era successo quella sera avevo intenzione di lasciarlo, in primis perché mi aveva mentito e poi perché... era inutile.
Io non lo amavo, neanche un po'. Ero solo stata innamorata dell'idea dell'amore, ma non innamorata di Jacob. Ero stata innamorata delle carezze, dei baci rubati, dei momenti dolci  che caratterizzano una relazione... ma non di lui.
Ero stata troppo ceca per accorgermene fino... a quel momento.
L'idea dell'amore è bella, ma l'amore, quello vero, beh... è un'altra cosa.

Il punto è che quella sera, quando ero tornata, sconvolta, con lo sguardo perso nel vuoto, tremante, fradicia dalla testa ai piedi, quando ormai i miei dotti lacrimali erano stati prosciugati, in quella maledetta roulotte, lui non era più arrabbiato. Anzi si era persino scusato con me.
Sì, avete capito bene, scusato.
E allora io... non me la sono sentita. Non avevo avuto  la forza psicologica per affrontare un'altra persona, un'altra discussione, volevo semplicemente tornarmene a casa.
Jacob mi ci aveva accompagnata, aveva trascorso qualche minuto a casa mia e poi era andato via, ormai non lo vedevo da più di due settimane.

Volevo con tutte le mie forze mettere una pietra sopra a quella relazione ormai scolorita, appassita, ma... volevo farlo di presenza. Sarebbe stato da vigliacchi lasciarlo per telefono, e da qualche tempo a questa parte avevo deciso che non lo sarei stata più, quindi...
<<Aspetto il momento giusto.>> conclusi il flusso dei miei pensieri ad alta voce, rispondendo a Noah.

<<Il momento giusto?>> lui mi guardò scettico, e io feci lo stesso di rimando.
<<Mills, non esiste il momento giusto per queste cose, tu... devi farlo e basta.>>
<<Mills, Noah ha ragione...>>

<<Lo so ragazzi! Dannazione, lo so! Ma avete visto quante cose sono successe in questi giorni? Ho avuto di bisogno del tempo per me, cazzo...>> sbottai, sull'orlo di una crisi di nervi.

<<Lo sappiamo Mills... senti, cambiamo discorso, okay?>> intervenne Sadie, accorgendosi finalmente di quanto mi sentissi in difficoltà.
Annuii, grata.
<<Come va il ginocchio?>> aggiunse.

Ah sì, quasi dimenticavo, avevo una frattura al ginocchio, che praticamente era arrivata il giorno dopo la discussione con Finn, come ciliegina sulla torta e, in più, mi ero persa gli MTV Awards.
Già, la mia vita andava proprio a gonfie vele.

<<Meglio.>> sospirai.
<<Dovrei togliere il tutore tra qualche giorno.>> aggiunsi.
<<Ma è una notizia fantastica! Ne sei felice?>> chiese Noah.
<<Se sono felice di togliermi questo maledetto aggeggio dal ginocchio? Sì. Se sono felice di dover rivedere Finn? Beh, un po' meno!>> risposi sarcastica, con un finto sorriso sulle labbra.

Dal momento in cui il dottore mi aveva ordinato di stare a riposo, non avevo più avuto modo di andare sul set. Era stato un casino, perché le riprese dovevano continuare e a causa di questo imprevisto, avevano dovuto cambiare le scalette, mettendo temporaneamente da parte le scene in cui c'ero io e concentrandosi sulle altre, quindi le tempistiche si erano allargate.
Ma non potendo andare sul set, beh... non vedevo Finn da più di due settimane.

Lui era stato così gentile da mandarmi un messaggio, quando aveva saputo che mi ero infortunata. Testuali parole:

"Ho saputo. Mi dispiace molto Mills, riprenditi presto. Un abbraccio." 11.32 A.M.

Un abbraccio? Un abbraccio?! Dopo che mi hai baciata sbattendomi conto quel fottutissimo muro, di quella fottutissima roulotte, come se fossi sempre stata solo tua, adesso un abbraccio?
Non aveva nessun senso.

E adesso che mancavano pochi giorni per rivederlo da un lato non stavo nella pelle, dall'altro avrei voluto rinchiudermi in casa per non uscire mai più.
Al solo pensiero mi portai le mani al viso, coprendomelo, pensando all'imbarazzo che ci sarebbe stato e alla vergogna che avrei provato.

<<Mills prima o poi dovrai vederlo, lo sai vero?>> mi irritò Noah.
<<Beh a proposito di questo...>> si intromise Sadie, con una faccia che si era improvvisamente un po' allarmata, nonostante cercasse di nasconderlo.

<<A proposito di questo cosa?>> sgranai gli occhi.
<<Beh... credo lo vedrai un po' prima della prossima settimana.>>
<<Un po' prima quando?>> iniziai ad allarmarmi.
<<Un po' prima tipo... tipo oggi?>> disse, guardandomi sottocchio.
<<Oggi?! Non credo sia possibile.>> mi rilassai sullo schienale.

Più tardi avevo una convegno con Noah, che mi avrebbe occupato tutto il pomeriggio, forse anche più. Oggi sarebbe stato impossibile.

<<Beh, oggi sarebbe possibile se Caleb mi avesse chiesto di fermarci da lui questa sera, per un film tutti insieme e... e io avrei potuto dire di sì, e potrei anche aver detto che saresti venuta di sicuro anche tu...>>
La mia migliore amica aveva detto tutto d'un fiato, senza mai guardarmi negli occhi.

<<Sadie, ma che cazzo!>> sbottai, un po' troppo ad alta voce, perché la gente nel locale si girò verso di me.
<<Mills, ti prego, se ci sei anche tu non sarò l'unica ragazza e potrò vedere...>> smise istintivamente di parlare.
<<Chi?>> chiesi, rivolgendole all'improvviso tutta la mia attenzione.
<<Nessuno.>> rispose fulminea lei, scuotendo la sua chioma rossa.

Caleb.
Quel nome si fece strada nella mia testa in mezzo secondo.
Decisi che avrei lasciato perdere, sapevo che Sadie me ne avrebbe parlato quando sarebbe stata pronta, e comunque il sesto senso mi diceva che ancora non fosse successo nulla tra quei due.

<<D'accordo, d'accordo... ci verrò.>> dissi alzando le mani, in segno di resa.

Sul viso della mia migliore amica comparve un sorriso smagliante.

•••

<<Sei nervosa?>>
L'auto procedeva spedita verso gli studi in cui avremmo svolto le interviste quel pomeriggio e il mio migliore amico, seduto accanto a me sui sedili posteriori, in quel momento mi fissava con uno sguardo apprensivo, forse anche troppo.

<<Noah sto bene.>> risposi, al limite dell'esasperazione.
Avevo perso il conto di quante volte avevo ripetuto quelle parole, in quelle ultime settimane.
<<Ho un ginocchio rotto, sono in ritardo con il mio lavoro, ho un fidanzato che voglio lasciare e che probabilmente mi ha tradita, ho baciato la mia co-star di cui ho recentemente scoperto essermi innamorata e che probabilmente non mi parlerà perché l'ho ferito a morte, sono in ansia, sono stanca, vorrei solo morire, ma per il resto sto bene! Non c'è niente che non va.>>
Avevo sputato tutto d'un fiato, seguendo il flusso dei miei pensieri e cercando ironizzare sul periodo che stavo passando, facendomi sfuggire qualcosa che forse, avrei dovuto tenere per me...

<<<Aspetta tu che cosa?>>
Il mio migliore amico sgranò gli occhi alle mie parole.
Cazzo, lo avevo detto ad alta voce?

<<Niente Noah, non intendevo quello.>> dissi, scuotendo così forte la testa che i boccoli dei miei capelli iniziarono a sbattermi sul viso.
<<No, tu lo intendevi eccome!>>
<<Noah ti prego...>>
Dio, ma perché tutte a me?
Perché non sapevo tenere quella dannata bocca chiusa?
<<Millie, tu sei innamorata? Veramente? Di Finn, il nostro Finn? Stiamo parlando di Finn Wolfhard?!>>
Adesso era Noah quello che sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.

<<Non fare l'idiota...>> sospirai, scuotendo la testa e portandomi una mano alle tempie.
<<Millie rispondi alla domanda!>>
<<Sì! Cazzo, sì!>> sbottai istintivamente, esausta di quella situazione e cercando di mettercela tutta per non gridare.
<<Sono innamorata di quel figlio di puttana, contento?!>>
Ormai lo avevo ammesso ad alta voce e non c'era modo di tornare indietro.

Noah scosse la testa:<<Millie qui la cosa è più seria di quanto pensassi.>>
Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi per tranquillizzarmi:<<Noah, possiamo non parlarne? Te ne prego.>>
Non ne avevo la forza, e neanche la voglia. Non volevo pensare a Finn Wolfhard un secondo di più di quanto già non facessi.

<<D'accordo, d'accordo.>> disse lui, alzando le mani in segno di resa.
<<Non ne parleremo... adesso.>> terminò, enfatizzando l'ultima parola.
Sapevo cosa voleva dirmi: Dovrai parlarmene. Non mi scappi.
Lo sapevo eccome, ma intanto 'adesso' mi andava bene.

Annuii e girai la testa dall'altro lato, perdendomi tra gli alberi che scorrevano davanti a me, fuori dal finestrino.

Nella mia testa era tutto così confuso, tutto girava vorticosamente, confondendosi in modo indefinito, ma di una cosa ero certa.
Volevo tenere tutte quelle sensazioni, quelle emozioni per me. Volevo essere in grado di accettarle al cento per cento, prima di condividerle con qualcuno.
Avrei tenuto nascosti i miei sentimenti, finché non mi sarei sentita pronta ad affrontarli, o avrebbero divorato anche me.
Sapevo, sapevo che questa sera avrei dovuto vederlo. Sapevo che il mio cuore avrebbe perso un colpo appena i miei occhi avrebbero incontrato i suoi, sapevo che il suo profumo mi avrebbe fatto girare la testa e sapevo anche che, in un modo o nell'altro, avrei dovuto affrontarlo. Avrei dovuto parlargli, mi sarei dovuta scusare per il mio comportamento da idiota.

Ma il punto è che... lui, lui cosa avrebbe fatto? Cosa pensava di fare, con me? Ero una bomba ad orologeria, una mina vagante e lui lo sapeva, come lo sapevo io.
Mi avrebbe perdonata, avrebbe avuto la voglia di parlarmi, il coraggio di ascoltarmi o mi sarebbe stato lontano?
Lo avrei capito, se avesse voluto farlo, non potevo biasimarlo.

Cuore e testa dentro di me stavano a farsi la guerra e non era una guerra ad armi pari.
Sapevo che dovevo stargli lontana, fargli vivere la sua vita e non trascinarlo nel casino che invece era la mia, di vita.
Ma per quanto, per quanto ce l'avrei fatta?
Ogni cellula del mio corpo bruciava di desiderio solo a guardarlo, quindi per quanto sarei potuta stare lontana da lui?

Non potevo, non ci riuscivo.
Finn riusciva ad attirarmi come una calamita, facendomi perdere il senso del tempo e ogni cognizione di causa.
I miei muri di carta che avevo accuratamente costruito con ogni sforzo, semplicemente crollavano, si frantumavano davanti a quegli occhi neri come la pece e profondi come l'oceano.
Gli bastava sfiorarmi con un dito per farmi arrivare in paradiso, e avevo recentemente scoperto che mi bastava un suo sguardo deluso, per farmi sprofondare nuovamente nel buio più assoluto, nei meandri del vuoto.

Quindi sì cazzo, questo può bastare, no?
Può bastare per ammettere che amo Finn Wolfhard, no?

<<Miss Brown, Mr Schnapp, siamo arrivati.>>
L'autista mi richiamò bruscamente alla realtà.
Prima che potessi riprendermi per rispondere, Noah lo fece al posto mio.
<<Grazie mille Jack.>>
Poi si girò verso di me:<<Andiamo?>>
Annuii:<<Andiamo.>>

Entrammo dentro l'immenso edificio, e sulla porta trovammo un addetto alla sicurezza che ci aspettava, insieme alla manager di Noah.
<<Finalmente siete arrivati!>> trillò quest'ultima.
<<Non c'è tempo da perdere, vi stanno già tutti aspettando. Seguitemi.>>
E così facemmo.
Camminammo per un tempo che mi sembrò interminabile, quel posto sembrava veramente un labirinto. Nel frattempo Noah scambiava qualche parola con la sua manager, ma non mi presi il disturbo di ascoltare.
Adoravo incontrare i miei fans, e quindi adoravo occasioni come quelle. Avere un pubblico davanti a te che è lì solo per te. Sapevo che era un meeting che si sarebbe concentrato per lo più su Stranger Things e sulla nuova stagione in arrivo, quindi pregavo con tutto il cuore di non spoilerare niente di niente e che non mi scappasse niente di così importante.
Io e Noah eravamo quelli che meno di tutti riuscivamo a tenere la bocca chiusa.
Sorrisi tra me e me a quel pensiero.

<<Eccoci arrivati.>>
Mi ero talmente persa tra i miei pensieri da non aver minimamente prestato attenzione alla strada che avevamo percorso.
<<Oh, bene.>> fu l'unica cosa che riuscii a dire.
La manager di Noah mi rivolse uno sguardo confuso, probabilmente stava pensando che avessi qualche rotella fuori posto.
Non avevo parlato per tutto il tempo, ero totalmente nel mio mondo, ma poco mi importava.

<<Il presentatore vi chiamerà tra qualche minuto. Appena sentite i vostri nomi semplicemente fatevi strada superando il tendone nero e arriverete direttamente sul palco.>> spiegò chiaramente, guardando esclusivamente Noah.
Ehi tesorino, guarda che le capacità cognitive mi funzionano ancora, sai?

La donna-antipatia diede le ultime informazioni e in men di un minuto si era già dileguata.

<<Non mi piace.>> dissi, appena non fu più a portata di orecchio.
Noah si rivolse verso di me, guardandomi con aria interrogativa.
<<La tua manager.>> spiegai.
Lui scoppiò a ridere:<<Mills, ti voglio bene lo sai. Ma oggi non sembri proprio nel pieno delle tue facoltà mentali, sei come... assente.>>
<<Fottiti anche tu, Noah.>> sbruffai infastidita.
Di tutta risposta lui rise di cuore.

<<.... e quindi ecco a voi le star più attese di oggi, Millie Bobby Brown, nota come
Eleven!>>
A quelle parole rivolsi un'ultimo sguardo antipatico verso il mio migliore amico, mi stampai un bel sorriso in faccia e mi feci strada sul palco.
Gli applausi non tardarono e iniziai a salutare tutti con un semplice gesto della mano, prima di prendere posto su una delle poltrone rosse.

<<... e Noah Schnapp, nonché il nostro amato Will Byers!>>
A quelle parole fu il turno di Noah, anche lui si fece strada sul palco, con un gran sorriso e salutando tutti. Prese posto alla poltrona vicino la mia.

<<Allora ragazzi, come state?>> iniziò il presentatore
Una merda.
<<Benissimo!>> risposi contenta.
<<Sì.>> prese la parola Noah.
<<Tutto apposto, non possiamo lamentarci.>>
Il conduttore fece una lieve risata prima di proseguire:<<Bene! Saprete che i fans sono qui per farvi qualche domanda, quindi direi di non perdere tempo, che dite?>>
<<Certo. Certo, iniziamo.>> dissi io, sorridendo al pubblico di fronte a me.

E così iniziammo. A turno rispondevamo alle domande, per lo più sempre le stesse, anche se a volte qualche fan sapeva come metterci in difficoltà.

Come stanno andando le riprese della terza stagione?

Vedremo molte scene Mileven?

Will sarà ancora al centro dell'attenzione?

Millie, che rapporto hai con Finn Wolfhard?
Ok Mills, semplicemente respira e non sbagliare a parlare.
<<Finn è veramente e sinceramente uno dei miei migliori amici. Gli voglio bene, un sacco.>> sorrisi.

Puoi raccontarci qualche episodio divertente successo sul set?

Come vi siete trovati ad affrontare questo nuovo anno di novità?

Che progetti avete?

Siete entusiasti delle vittorie ottenute agli MTV Awards di quest'anno?

Millie, sei triste per esserteli persa? Come va il ginocchio?

Millie, puoi imitare qualcuno dei ragazzi?
<<Beh, posso fare Finn.>> dissi istintivamente.
Voci elettrizzare e di totale consenso si alzarono tra la folla.
Allora mi posizionai, cercando di assumere un'espressione più simile a quella di Finn e iniziai.
<<Come va ragazzi?>> imitai, con la voce più rilassata possibile.
Sonore risate si alzarono dal pubblico.
<<Sono Finn Wolfhard.>>
Altre risate e gridolini elettrizzati. Lo ammetto, era davvero divertente.
<<Calpurnia.>> dissi, annuendo soddisfatta, come avrebbe fatto lui.

Mi persi, parlando di lui e neanche me ne accorsi, ed ero così concentrata da non rendermi conto delle occhiate divertite che il mio migliore amico mi lanciava.

Dopo non so quanto tempo che io e Noah rispondevamo a domande, di cui ormai avevamo perso il conto, si intromise il presentatore.
<<Ok ragazzi, che ne dite di una piccola
pausa?>>
Si alzò un unanime dissenso dal pubblico.
<<Oh, non preoccupatevi, i nostri ragazzi torneranno tra qualche minuto.>>

Così dicendo io e Noah ci alzammo, io mi aggrappai a lui, perché a causa del tutore, nonostante stessi meglio, zoppicavo ancora un po', e ci avviammo fuori.

Rientrati sul retro del palco, non ebbi neanche il tempo di proferire parola, che Noah si girò di scatto verso di me.
<<Millie, vuoi smetterla di parlare di Finn?>>
Il mio migliore amico davanti a me mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite.

Lo guardai scioccata. Tutto avrei potuto aspettarmi, ma non quello.

<<Ma che stai dicendo? Non sto parlando di lui!>> mi difesi.
<<No infatti, stai parlando solo di lui.>> mi rispose Noah, guardandomi negli occhi.

Spalancai gli occhi.
Io... lo stavo veramente facendo?

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Scossi la testa e sviai la discussione.
<<E tu vuoi smetterla di dire che ci vedi bene insieme, cazzo! Sei fuori di testa?!>>
Noah ridacchiò divertito: <<Scusa Mills, mi sono sentito travolto dagli eventi recenti e mi è scappato.>>
<<Sei un'idiota!>> sbottai, incenerendolo con lo sguardo .
<<Ti voglio bene anche io, Millster.>> disse lui, di tutta risposta.
Scossi la testa, esasperata.
<<Torniamo dentro?>> chiesi.
Noah annuì: <<Sì, andiamo. Tra neanche un'ora dovremmo aver finito.>>

•••

La predizione di Noah si rivelò corretta: dopo un'ora ci stavamo già incamminando verso i parcheggi.

<<Casa di Caleb dista oltre un'ora, sarà meglio sbrigarci.>> disse il mio migliore amico, mentre ci avviavamo verso l'auto.
<<Noah, a proposito di questo...>> iniziai.
<<No Mills, tu ci verrai. Non essere stupida!>> tagliò corto lui, sapendo già dove volevo arrivare.

<<Noah, ti prego. Non posso vederlo!>> dissi, bloccandomi in mezzo al parcheggio.
<<Ma per quanto vuoi evitarlo ancora? Lui non è arrabbiato con te!>>
Cosa?

<<Come lo sai?>> spalancai gli occhi.
<<Non dovevo dirlo. Non dovevo proprio dirlo, cazzo.>> imprecò lui, strizzando gli occhi.
<<Noah sai qualcosa che io non so?>> la mia voce si fece tesa e il cuore iniziò ad accelerare.
Finn aveva parlato con i suoi amici? E se sì, cosa aveva detto?

<<Millie, tu sarai anche la mia migliore amica, ma anche Finn lo è. Non ti dirò nulla, mi dispiace. E comunque sono certo che lo farà lui.>> disse risoluto.

Sapevo non mi avrebbe detto nient'altro, ma già solo il fatto che Finn avesse intenzione di parlarmi mi rincuorò. Forse non aveva deciso di evitarmi.
Salì sulla macchina con un po' più di speranza e di fiducia in me stessa e, forse, finalmente, con la voglia di vederlo davvero.

Il viaggio procedette tranquillo, io e Noah parlavamo del più e del meno, più che altro di sciocchezze tremende. Lui mi fece ascoltare una playlist di musica indie che trovavo veramente esilarante e per la maggior parte del tempo ci limitammo a litigare su quale fosse il genere di musica migliore.
Intanto il tramonto si faceva strada su di noi, ricordandoci che un'altra giornata stava per terminare e non sapendo che, per me, la giornata stava per iniziare in quel momento.

È così, quando ti piace davvero qualcuno, credo. Non importa quanto tu sia stanco, quanto tu abbia voglia di dormire, quanto tu abbia voglia di non vedere nessuno e di porre fine a una stramaledetta giornata. Non importa, perché quando vedi la persona che sa farti battere il cuore per davvero, è lì che la tua giornata inizia.

Finn era sempre stato l'inizio della mia giornata.
L'inizio della mia giornata migliore, non importava quanto questa avesse potuto fare schifo fino a quel momento.
Lui era il mio sole personale.

<<Siamo arrivati.>> disse Noah a un certo punto.
Guardai fuori dal finestrino e riconobbi la casa di Caleb.
Annuii tra me e me.
Puoi farcela Millie.

Quando la macchina si fermò davanti il vialetto di casa, io e Noah ringraziamo velocemente l'autista e scendemmo.
Provai una sensazione strana mentre camminavo verso la porta, e più ero vicina, più questa sensazione aumentava.
Mi sentivo improvvisamente... sicura di me stessa.
Non so spiegarvi perché, ma quando quella maledetta porta si aprì, entrai con un fottutissimo sorriso a 32 denti, il più smagliante che potessi trovare.
Io ero forte. Potevo farcela. Potevo affrontarlo.

<<Finalmente!>> ci salutò Caleb, abbracciando prima me e poi Noah.
<<Pensavamo non sareste più arrivati!>> trillò Sadie, alzandosi dal divano e correndo ad abbracciarmi.
<<Tesoro, puoi farcela, lo sai.>> mi sussurrò all'orecchio, poco prima di sciogliersi dall'abbraccio.
Le mimai un grazie con le labbra, sorridendole sinceramente.
Corsi a salutare Gaten e poi mi guardai intorno...
Dov'era?

Il mio cuore iniziò ad accelerare e mi ritrovai, con mio grande disappunto, a pregare che ci fosse o che arrivasse da un momento all'altro.

<<Allora come è andata l'intervista?>> chiese Caleb, prendendo posto accanto a Sadie, nell'immenso divano a penisola di pelle bianca, posizionato di fronte a un'enorme TV appesa al muro.
<<Bene.>> rispose Noah, mentre anche noi prendevamo posto sul divano.

Io ero troppo distratta a guardarmi intorno, per notare che Caleb si era girato verso di me, aspettando anche una mia risposta.

Gaten accanto a me soffocò una risata e mi tirò una gomitata per attirare la mia attenzione, io sussultai e mi girai di scatto verso Caleb.
<<Oh... è... è andata bene, sì.>> farfugliai.

<<Oh sì, per Mills è andata benissimo.>> si intromise Noah.
<<Non smetteva di parlare di Finn.>> aggiunse ridendo.

<<Davvero?>>
Cazzo, quella voce la conoscevo.
Mi girai di scatto dietro di me, e lo vidi mentre scendeva le scale.
Che tempismo.
Il suo sguardo si spostò da Noah a me, e inchiodò i suoi occhi nei miei.
Sentii il sangue arrivarmi alle guance e avvampai in un secondo.
Distolsi immediatamente lo sguardo, per rivolgerlo verso Noah.
Se solo uno sguardo avesse potuto uccidere...

Il mio migliore amico si morse il labbro, mente Caleb e Gaten si mandavano occhiate complici, cercando di non scoppiare a ridere.

Noah cercò di rimediare, buttandola sullo scherzo:<<Oh sì Finnie! Mills non ci ha pensato due volte a prenderti in giro!>>

Sentii la sua risata dietro di me e percepii due mani che si appoggiarono allo schienale del divano, proprio dietro la mia schiena.
Il respiro iniziò ad accelerare, mentre il suo profumo si faceva pian piano strada nelle mie narici, mandandomi in tilt.

<<Ah quindi ti prendi gioco di me, eh?>> disse dietro di me. La sua voce era sorprendentemente rilassata e briosa, così che quando mi girai verso di lui, cercai di rilassarmi anche io.
<<Sì, un po' sì Wolfhard, lo ammetto...>> ribattei scherzando.
La sua risata leggera non tardò ad arrivare.
<<Ne terrò conto...>> disse, fintamente subdolo.
Gli sorrisi di rimando, sorprendendomi di quanto mi riuscisse naturale, nonostante tutto.

<<Finn siediti! Dobbiamo guardare il film.>> lo spronò Caleb.
Lui fece un balzo, saltando letteralmente il divano e posizionandosi proprio di fianco a me.
Distese le lunghe gambe lungo la penisola del divano e si accomodò come se niente fosse.

Mi sorpresi di quanto gli riuscisse tremendamente facile, mentre io accanto a lui avevo tutti i muscoli tesi. Per quanto provassi, non riuscivo a rilassarmi, nonostante lui si fosse comportato come se niente fosse successo. Anzi, forse era proprio questo il problema.
Come faceva ad essere così rilassato, come se niente fosse? Era veramente riuscito a dimenticare tutto nell'arco di due settimane?
A me era mancato come l'aria nei polmoni e lui invece era semplicemente... tranquillo?

Caleb si alzò a spegnere la luce, così adesso l'unica proveniva flebile dal televisore, su cui avevano iniziato a scorrere le immagini di un film a cui non riuscivo minimamente a prestare attenzione.

In quel momento, al buio, fui sconvolta dalla consapevolezza che Finn era seduto a pochissimi centimetri da me. Ero stupita dall'elettricità imprevista che mi sentivo scorrere dentro, meravigliata di poter avvertire la sua presenza ancora più del solito. Fui quasi vinta dal folle impulso di cercarlo, toccarlo, accarezzare il suo viso stupendo almeno una volta, nell'oscurità. Incrociai le braccia badando a tenerle strette e strinsi i pugni. Stavo per impazzire.

I miei occhi automaticamente, cercarono lui.
Mi sentivo un'idiota.
Smettila Millie, subito.

Lui sentì il peso dei miei occhi sul suo viso e si girò verso di me, ricambiando gentilmente il sorriso, che riusciva a brillare anche al buio per quanto fosse fottutamente perfetto.

Distolsi velocemente lo sguardo, cercando di guardare altrove, per non rischiare di andare in iperventilazione.
Era assolutamente ridicolo sentirmi tanto elettrizzata.
L'ora del film sembrò non passare mai e non riuscivo minimamente a concentrarmi su di esso, non sapevo nemmeno di cosa parlasse.

Cercai di rilassarmi, ma ottenni scarsi risultati, per non dire che non ne ottenni affatto: la corrente elettrica che sembrava provenire da qualche parte del suo corpo rimase costante.

Di tanto in tanto mi concedevo un'occhiatina verso di lui, che appariva altrettanto incapace di rilassarsi, a differenza di come mi era sembrato inizialmente.
Adesso riuscivo a vedere la sua mascella tesa, gli occhi puntati contro il televisore ma sembrava troppo concentrato, più che sul film, mi ritrovai a pensare che li tenesse così fissi solo per non guardare... me.

Anche lo spropositato desiderio di toccarlo non accennava a spegnersi e mi costrinse a
serrare le dita contro le costole fino a sentirle indolenzite.

Questo film è un'agonia.
Mi ritrovai a pregare che finisse presto e, dopo un tempo che parve interminabile, finalmente Dio esaudì le mie preghiere.

Quando Caleb riandò ad accendere le luci, un piccolo sospiro di sollievo mi scappò a fior di labbra.
Iniziai a rilassarmi nuovamente, stirando il mio corpo e le braccia che erano state in tensione per tutto quel tempo. Avevo stretto così tanto le dita che non me le sentivo neanche più.
Sentii Finn ridacchiare accanto a me.
Ma guarda tu 'sto stronzo, come se la ride. Mi trova così divertente?

Sbruffai e mi alzai di scatto dal divano, attirando l'attenzione di tutti.
<<Tutto bene Mills?>> mi chiese Sadie.
Perché dovevo sembrare sempre così idiota?

<<S-sì, certo!>> farfugliai.
<<Piaciuto il film ragazzi?>> chiese Caleb.
Tutti risposero con cenni di assenso e cose del tipo: 'Sì, fantastico.' o 'Sì, stupenda quella scena dove...'
In pochi minuti partì una discussione sulle varie ipotesi, le varie scene di quel dannato film.
Dovevo uscire da quella stanza, avevo bisogno di un attimo di lucidità.

<<Caleb, posso utilizzare il bagno? Vorrei darmi una rinfrescata, sai dopo il convegno, le ore di auto...>> spiegai.
<<Certo Mills! Non devi neanche chiedere.>> rispose il mio amico, sfoggiandomi un sorriso a 32 denti.
<<Ci sono due bagni al piano di sopra, ma ovviamente lo sai già! Fai come fossi a casa tua.>>
Gli sorrisi riconoscente e iniziai ad attraversare il soggiorno, per arrivare alle scale.
<<Mills tra mezz'ora si mangia!>> mi richiamò  Gaten.
<<Farò in fretta.>> gli gridai di rimando, senza voltarmi indietro e iniziando a salire le scale.

Casa di Caleb era immensa, ma riuscii a ricordarmi la strada del bagno più vicino senza difficoltà.
Aprii la porta, e me la richiusi frettolosamente alle spalle.
Inspirai. Espirai.
Finalmente da sola.

Era stata una giornata a dir poco stressante e totalmente imbarazzante.
Avevo realizzato che Finn era sempre nei miei pensieri, e Noah me lo aveva confermato, dato che, a quanto pareva, avevo parlato 'solo di lui'.

Scossi la testa, prendendomela con me stessa.
<<Che sciocca che sono.>> mi dissi, mentre mi toglievo i vestiti con calma.
Mi serviva disperatamente una doccia, mi avrebbe aiutata a rilassarmi e ad affrontare le ultime ore di quella giornata che erano persino le più dure di tutte, perché comprendevano lui.

Entrai nella immensa doccia totalmente a vetri e il forte getto dell'acqua, che scese automaticamente appena i sensori rilevarono la mia presenza,  iniziò a rilassarmi i muscoli del corpo.
Dio, ne avevo davvero bisogno.
Alzai ancora un po' la temperatura dell'acqua, fino a sentirla quasi scottate sulla pelle. Quella sensazione di calore mi intorpidiva e soprattutto mi impediva di pensare.

Mi impediva di pensare alla persona che stava al piano di sotto, noncurante dei miei pensieri che mi martellavano il cervello, sempre protesi verso di lui, insistenti come se mi volessero trapassare per arrivare direttamente a lui.
<<Che situazione del cazzo.>> dissi tra me e me, mentre alzavo il viso verso l'alto, lasciando che il getto d'acqua lo colpisse.

Iniziai distrattamente a insaponarmi prima il corpo, poi i capelli con dei movimenti lenti, meccanici, mentre la mia testa stava altrove.
La mia mente ripassava tutti i possibili modi in cui avrei potuto affrontare la discussione e nessuno sembrava andare bene.
Non sapevo cosa dirgli, perché non sapevo cosa lui mi avrebbe detto.

Restai qualche altro minuto sotto la doccia, nonostante avessi già finito, solo per rilassarmi un altro po'.
Ero così assorta dai miei pensieri da non accorgermi che lì, proprio in quell'istante, la manopola della porta si stava abbassando, segno che qualcuno stava per entrare in bagno.

Mentre mettevo un piede fuori dalla doccia, e stavo raccogliendo l'asciugamano appeso alla mia destra per avvolgermelo intorno al corpo, finalmente alzai gli occhi.

<<Porca puttana!>> gridai istintivamente, mentre una chioma di riccioli scuri faceva capolino dalla porta.
Finn, ormai dentro, stava per alzare lo sguardo sorpreso.
<<No! Non alzare gli occhi! Aspetta un secondo!>>

Mentre dicevo ciò, mi avvolsi velocemente il grande asciugamano intorno al corpo, facendolo passare sotto le braccia e annodandolo all'altezza del seno.
Sentii Finn soffocare una risata, ma grazie a Dio aveva tenuto la testa abbassata.

<<Ma che diamine fai?>> dissi spontaneamente, non potendo evitare di arrossire violentemente.
Lui automaticamente alzò lo sguardo verso di me e, finalmente, mi guardò.

Una scintilla attraversò i suoi occhi, mentre li inchiodava nei miei.
Pian piano il suo sguardo scese e quando si accorse che solo un leggero telo avvolgeva il mio corpo, involontariamente la sua bocca si aprì, formando una piccola 'o', e questo non fece altro che farmi arrossire un po' di più.

Come cazzo ero stata così distratta da non chiudermi a chiave?

<<Cazzo, scusami Millie.>> disse, guardandomi nuovamente negli occhi.
<<Non sapevo fossi in questo bagno, la porta non era chiusa a chiave, quindi ho dato per scontato che...>>
<<Lo so.>> lo interruppi.
<<Lo so, non preoccuparti. È stata colpa mia, ho dimenticato di chiuderla.>> dissi, scuotendo la testa.

<<Beh, ehm... lavo le mani e vado via, visto che sono qui.>>
Era praticamente vicino al lavandino, sarebbe stato da sciocchi cacciarlo.
<<Sì.>> annuii, cercando di fingere indifferenza e mantenere il mio respiro regolare.
<<Nessun problema.>>
Finn distolse gli occhi da me, avvicinandosi al lavandino e aprendo il getto d'acqua.

Lui faceva l'indifferente come se la ragazza che avesse baciato due settimane prima non fosse di fronte a lui, quasi nuda.
Lui ci riusciva, quindi perché io no?

Presi coraggio e mi avvicinai al lavandino dove era lui, per prendere una delle tovaglie appese al portasciugamano lì vicino, che volevo utilizzare per avvolgerla intorno ai capelli, che intanto stavano seminando gocce d'acqua sul pavimento.
Sentii il suo corpo irrigidirsi appena con la coda dell'occhio si accorse che mi stavo avvicinando, ma feci finta di niente.

Con noncuranza gli passai un braccio davanti al petto, appoggiando lateralmente il mio corpo  al suo, facendo aderire i nostri fianchi e le nostre braccia e pressandolo un po' per poter prendere l'asciugamano che si trovava dall'altro lato del lavandino.
Finn sentii il calore emanato dal mio corpo, ancora caldo a causa della doccia bollente che avevo appena fatto e vidi con la cosa dell'occhio i muscoli serrati della sua mascella.
Ben ti sta, pensai.

C'ero quasi riuscita, avevo afferrato l'asciugamano e stavo per raddrizzare il mio corpo, ma non avevo calcolato un piccolo, minuscolo dettaglio.
Non avevo calcolato il fatto che i miei piedi fossero ancora bagnati, e il parquet a terra fosse estremamente liscio, così in quel momento, persi l'equilibrio e scivolai, inciampando nei miei stessi piedi.

Sarei caduta a terra, se le braccia di Finn non fossero state così veloci da afferrarmi, avvolgendomi letteralmente tutta la vita.
In un secondo il mio corpo, coperto solo da un leggero velo di tela, si ritrovò saldo contro il suo.
Automaticamente la sua t-shirt iniziò a bagnarsi a contatto con l'asciugamano e con i  miei capelli.

Il mio respiro si era terribilmente accorciato, prima a causa dello spavento, e adesso a causa della sua troppa vicinanza.
I suoi ricci mi solleticavano il viso, tanto eravamo vicini, e i suo occhi bruciavano nei miei.

<<Cazzo.>> dissi istintivamente.
<<Il tuo equilibrio peggiora di giorno in giorno, Mills.>> mi schernì lui, con quel maledetto sorriso sghembo mozzafiato che si faceva strada sulle sue labbra e non dando segno di volermi lasciare.

Il mio viso prese fuoco e abbassai la testa dalla vergogna, per accorgermi che...
<<Cazzo. Non guardarmi.>> imprecai, mentre mi accorgevo che il piccolo nodo che avevo fatto all'altezza del mio seno si era sciolto e adesso, se Finn mi avesse improvvisamente lasciata, l'asciugamano sarebbe di sicuro caduto a terra, visto che adesso era tenuto esclusivamente dalla pressione del suo corpo che aderiva al mio.

<<Sicura?>> lo sentii scherzare, mente frettolosamente cercavo di rifare il nodo.
<<Finn non fare l'idiota.>> lo ammonii.
<<Millie scherzo, Dio mio. Lo sai che non lo farei mai.>> la sua voce adesso era profondamente seria e sincera ed effettivamente i suoi occhi non si erano azzardati ad abbassarsi sul mio corpo, erano rimasti sempre focalizzati sul mio viso.
<<Posso lasciarti andare?>>
La mia risposta tardò ad arrivare, e lui sembrò notarlo.
<<Se vuoi posso anche tenerti più stretta.>> sussurrò, serrando ancora di più il mio corpo al suo.
<<Lasciami.>> dissi istintivamente, prima che potesse essere troppo tardi.
Il suo corpo si allontanò da me in una frazione di secondo.

<<Mi dispiace Mills...>> si scusò, guardandomi con aria sinceramente dispiaciuta.
<<Scherzi? Non fosse stato per te sarei sicuramente caduta! Era un bene che tu fossi qui.>> dissi, sorridendogli sinceramente e scherzandoci sù.
<<No, intendo... per tutto. Mi dispiace per tutto.>> disse lui, scuotendo la testa costernato.
Cosa?

La mia faccia si fece improvvisamente seria, ogni espressione di scherno mi morì sul viso e il cuore mi perse un colpo.
<<Di che stai parlando?>> sussurrai, cercando di non far tremare la mia voce.

Finalmente alzò lo sguardo e i suoi occhi si puntarono nei miei.
<<Lo sai, di che sto parlando.>>
Deglutii, sgranando gli occhi e incapace di rispondere, così lui continuò.

<<Mi dispiace Mills. Mi dispiace di averti baciata, di aver complicato le cose tra di noi. Semplicemente io credevo... credevo che tra di noi fosse diverso, ma scusami se ho frainteso.>> disse tutto in modo deciso, e guardandomi negli occhi.
Ero scioccata, non riuscivo a respirare. Ma cosa stava dicendo? Aveva frainteso?

<<No Finn, ma cosa stai dicend...>>
<<Millie ti prego, lasciami finire.>> chiese lui.
Quando vide che non parlavo, continuò.
<<È stato sciocco da parte mia chiederti di mettere da parte il tuo ragazzo, di tornare indietro e digli che ci eravamo baciati... come se questo volesse significare che... che noi dovremmo stare insieme. È stato stupido ed egoista da parte mia.>>

Gli occhi iniziarono a pizzicarmi. Non aveva capito niente, porca puttana. Niente.

<<Finn, ti prego. Tu stai sbagliando, non hai capito niente, io... io non intendevo questo. Non volevo questo, io ti...>>

Lui mi interruppe di nuovo: <<Mills ti prego. È tutto ok, non devi giustificarti. È stata colpa mia. Ho frainteso tante cose, forse troppe in questi anni, ma va bene così. A me va davvero bene così. Non sono arrabbiato con te, non potrei mai, lo sai.>> disse lui, non staccando i suoi occhi dai miei.

Lo sapevo, lo sapevo ed era questo che mi faceva più male. Quelle parole erano come una pugnalata al cuore.
Porca puttana, che disastro.

<<Io vorrei che facessimo finta che non sia mai successo. Non volevo e non voglio rovinare la nostra amicizia.>>
<<Finn tu non hai rovinato niente, non potresti mai...>>
Il mio cuore batteva all'impazzata, minacciandomi di uscirmi dal petto, mentre l'angoscia mi divorava viva.

<<Allora amici come sempre, giusto?>> un sorriso sincero e speranzoso si fece strada sulle sue labbra e fu quello il colpo di grazia.
Amici come sempre?
Ma precisamente quando io e tu siamo stati mai due semplici amici? A chi voleva prendere in giro?

Sorrisi e annuii debolmente a mia volta, non avendo neanche la forza di respirare.
Si può avere così fatica a respirare? Evidentemente sì.
Avevo bisogno di piangere e non potevo con lui lì davanti a me.

<<I-io dovrei cambiarmi...>> fu l'unica cosa che riuscii a dire.
<<Sì, vado via.>> disse lui, velocemente.
Quando Finn uscì dalla porta, mi ci appoggiai con la schiena contro, chiusi gli occhi e iniziai a cercare di controllare il respiro, provando a farlo tornare regolare, mentre le prime lacrime annunciavano il loro arrivo minacciose.

Solo amici?
La mia testa la vedeva dura.
Il mio cuore la vedeva impossibile.
Ma questo ancora io non lo sapevo.

Sapete com'è che si dice, no?
Testa dura, cuore morbido.

Spazio autrice
Scusate il ritardo! Avrei dovuto pubblicare ieri il capitolo, ma non ci sono proprio arrivata!
In realtà avevo altri piani per questo capitolo, ma alla fine ho preferito rimandarli al prossimo!
Spero vi sia piaciuto ❤️
P.S.: Millie in quella intervista ha davvero parlato per lo più solo di Finn! È stata super tenera 🐻
Un abbraccio dolcezze, alla prossima settimana!

Opinioni

Vi lascio con queste due foto che mi hanno fatta IMPAZZIRE appena le ho viste stamattina!
Ma quanto sono teneri?

Comunque sia secondo me Mills non è affatto indifferente a Finn, non so perché ho come questa sensazione... ma  che potrei anche sbagliarmi. 

Credo sia un po' maturata, dato che l'ultima foto con Finn la aveva cancellata perché stavamo "pensando in modo sbagliato" o forse semplicemente perché era stato Jacob a volerlo, chissà...
Comunque sia, sono TROPPO TENERI

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