Chapter nineteen: Ricatti e parole del cuore
Consiglio: Questa settimana scrivendo mi hanno accompagnata le dolci note di Elvis Presley - Can't help falling in love . Credo tutti conosciate la canzone, è un classico! 💖
Avvertenza: Cercate di non schizzare fuori dalla sedia, soprattutto alla fine...
P.O.V. Finn
Aprii gli occhi quel tanto che bastava perché la flebile luce che filtrava dalla tenda semiaperta della finestra potesse colpirmi gli occhi.
Istintivamente cercai di portarmi una mano a coprirmi il viso, ma con mia sorpresa mi accorsi di non poterlo fare.
Era... bloccata?
Gli occhi seguirono istintivamente il mio braccio, per capire quale fosse il problema e... Oh, ecco il problema, pensai, mentre un sorriso si faceva strada sulle mie labbra.
Millie se ne stava accoccolata contro il mio petto, le ginocchia rannicchiate contro le mie gambe, era perfettamente incastrata nel mio corpo. Le mie braccia le avvolgevano la schiena e il petto, tenendola inconsapevolmente stretta a me, la sua testa appoggiata sul mio torace.
Aveva un'espressione rilassata sul viso e il suo respiro era lento e regolare, lo sentivo contro la mia leggera maglietta del pigiama.
Vedendo quella ragazza tra le mie braccia, ci misi un secondo a ricordare perché si trovasse lì.
La mia mente richiamò i ricordi della sera precedente: lei in lacrime davanti a me, io che la portavo in braccio, io inginocchiato davanti a lei che, mentre si confidava con me, cercavo di toglierle quel maledetto trucco dal viso...
Ero contento del fatto che lei si fosse aperta con me, che mi avesse confidato cosa le fosse successo.
In cuor mio, una piccola parte di me, aveva immaginato che quel Jacob potesse centrarci qualcosa ma... ammetto che la mia mente mai si sarebbe spinta a questo punto.
Come si può prendere così in giro una ragazza? Una ragazza come Millie, poi? Che non farebbe del male a una mosca nemmeno se dovesse.
Una ragazza così solare, genuina, vera, come puoi calpestarla in questo modo?
Non puoi. Non ne hai nessun diritto.
Che sia la ragazza più dolce del mondo o la più stronza dell'universo, non importa.
Ferire una ragazza è ferire il tuo essere veramente uomo, perché significa che non lo sei, e probabilmente non lo sarai mai.
Sarai solo un codardo.
E questo era quel Jacob, un codardo.
Guardai nuovamente Millie accanto a me e desiderai di bloccare il tempo in quell'istante. Avrei potuto vivere quell'istante per il resto della mia vita e non mi sarei lamentato.
Lei addormentata in braccio a me e io a pensare a quanto fosse bella, io a tenerla tra le mie braccia, dove niente poteva toccarla, niente poteva farle del male, dove sarebbe stata sempre protetta.
Avrei voluto fermare il nostro tempo. Tutti gli altri avrebbero potuto continuare a vivere intorno a me, il mondo avrebbe continuato a girare, ma noi saremmo stati bloccati in quell'attimo perfetto.
Avete mai provato una sensazione così? Una sensazione così bella da dire: "fosse per me starei così per il resto dei miei giorni"?
Ripensai alle sue lacrime della sera precedente. Sapevo quanto le era costato aprirsi con me, perché immaginavo cosa avesse potuto pensare, e, in parte, era vero.
Io la avevo messa in guardia su Jacob, ma dopotutto chiunque lo aveva fatto.
Forse nella vita ci sono cose per cui bisogna sbatterci la testa, prima di riuscire finalmente a capirle.
Pensai che Millie era forte, lei ne sarebbe venuta accapo. Io ci sarei stato per lei. I ragazzi ci sarebbero stati per lei.
Ricordo che queste furono le ultime cose che pensai, prima di appoggiare il mento sul suo capo e riaddormentarmi di nuovo.
P.O.V Millie
Ero sveglia, ma tenevo ancora gli occhi chiusi.
Se li avessi aperti, avrebbe significato che avrei dovuto affrontare un'altra giornata e non ero ancora pronta per farlo.
Nel momento in cui mi ero svegliata, avevo sentito delle braccia intorno a me che mi avevano ricordato dove fossi e... con chi.
Avevo sorriso, tenendo ancora gli occhi chiusi.
Qualche secondo più tardi, quando i miei sensi avevano abbandonato il torpore del sonno, il dolce profumo di Finn mi aveva invaso le narici.
Sorrisi a quel profumo, così familiare e così dolce. Sentivo il peso del suo viso sulla mia testa e le sue braccia intorno al mio corpo che mi tenevano al caldo. Erano così lunghe da circondarmi completamente e mi davano una sensazione di... sicurezza.
Non mi azzardavo a muovermi di un millimetro, tanto stavo bene. E poi non volevo svegliare Finn.
La consapevolezza di aver dormito accanto a quel ragazzo mi stravolgeva ogni secondo di più. Avevo dormito insieme al ragazzo che amavo e lui, lui mi aveva tenuta così vicina, mi aveva voluta così vicina.
C'è cosa più bella? Cosa più sincera o più pura? Io non credo.
Credo che dormire accanto a una persona sia una delle cose più intime che si possa fare. Quando dormiamo siamo vulnerabili, indifesi, esposti.
Non so come spiegarvelo, ma è come se una parte di me dopo ieri sera, dopo questa notte, appartenga a lui e a lui soltanto.
Quella parte di me più sensibile, quella parte di me che non mostro mai per apparire sempre una roccia, la parte di me che viene ferita, quella più vera.
Quando condividi questa parte di te con qualcuno, significa che la cosa è seria, ma io questo ancora, beh... non lo sapevo.
<<Mills, sei sveglia?>>
La voce di Finn era stata così delicata sopra la mia testa che, pur se inaspettata, non mi fece sussultare.
Aprii finalmente gli occhi e alzai di poco la testa, per trovarmi faccia a faccia con un ragazzo dal volto assonnato e dagli occhi dolci.
<<Come lo avevi capito?>> gli chiesi incuriosita, accennando un sorriso.
<<Mi sono svegliato pochi secondi fa e quando ti ho guardata mi è sembrato che stessi... sorridendo.>> mi spiegò, con le sopracciglia un po' inarcate, segno che non era convinto che avesse visto bene.
Avrei potuto dirgli che non era affatto vero, ma il rossore sulle mie guance precedette la mia menzogna.
<<Ah, quindi sorridevi.>> disse lui, adesso divertito.
<<Posso chiedere perché?>> mi domandò con quel suo sorriso sghembo.
<<Certo che puoi, ma non è detto che io ti risponda.>> lo schernì cercando di apparire sicura di me, mentre il mio cuore perdeva un colpo alla vista di così tanta perfezione.
I capelli neri erano la matassa di boccoli più ingarbugliata che avessi mai visto. La fioca luce del mattino, che filtrava dalla leggera tenda che copriva la finestra accanto al letto, illuminava il suo viso, facendo risaltare le lentiggini sul naso e gli occhi color cioccolato.
'Fanculo te e la tua bellezza Wolfhard, pensai avvilita.
<<Millie, hai sentito che ho detto?>>
Strabuzzai gli occhi a quelle parole.
Aveva detto qualcosa?
<Beh... veramente... non proprio.>> ammisi controvoglia.
Ero troppo occupata a pensare a quanto fossi maledettamente bello anche appena sveglio, pezzo d'idiota. Aggiunsi nella mia mente.
Lui sembrò leggermi nel pensiero perché soffocò una risata.
<Sì, beh...>> iniziò un po' incerto.
<<Quindi?>> lo guardai incuriosita.
Eravamo ancora immobili, nessuno dei due si era staccato dall'altro e la cosa un po' mi imbarazzava, adesso che eravamo svegli entrambi e stavamo parlando, io mi ritrovano ancora accoccolata a lui, totalmente persa nel suo abbraccio.
Lui arrossì un poco:<<No forse meglio... meglio tu non abbia sentito.>>
<<Finn, ma stai scherzando?! Parla, forza!>> lo spronai, maledicendomi per essermi distratta prima.
<<Ho supposto che... beh potresti aver sorriso per essere... qui, con... beh, con me.>>
Io lo guardai, non potendo fare a meno di sorridere divertita e alzare un sopracciglio.
<<Era una cosa sciocca, lascia stare.>> disse lui, scuotendo i boccoli corvini.
<<No.>> dissi istintivamente.
<<No.>> ripetei più piano, arrossendo io questa volta.
<<No, avevi ragione a pensarlo.>> ammisi con tutto il coraggio che ero riuscita a trovare e abbassando lo sguardo dall'imbarazzo.
Finn stava per rispondermi, ma a un certo punto il mio telefono squillò, facendoci sobbalzare entrambi.
Chi poteva mai chiamarmi a quell'ora del mattino?
Forse è mia madre... pensai.
<<Mills, non rispondi?>> mi chiese Finn, vedendo che non avevo minimamente intenzione di muovermi.
<<No.>> dissi, scuotendo il capo contro il suo petto.
Ma la mia risposta fu vana, perché il telefono squillò una seconda volta.
Sbruffai infastidita.
Che tempismo mamma, davvero.
Mi staccai a malincuore da Finn, girandomi verso il comodino, presi il telefono e...
<<La mia manager?>> mi chiesi sorpresa ad alta voce.
Mi girai verso Finn.
<<È strano che mi chiami a quest'ora.>> constatai.
Lui alzò le spalle:<<Rispondi allora, sarà importante.>>
Feci cenno di sì, prima di scorrere il dito sul display e portarmi il telefono all'orecchio.
<<Melanie?>> chiesi, sorpresa e incuriosita al tempo stesso.
<<Oh tesoro buongiorno, perdonami se ti chiamo a quest'ora del mattino! Non stavi dormendo spero.>> mi salutò la voce cristallina e pimpante dall'altro capo del telefono.
<<N-no... ero già sveglia da... da un po', diciamo.>>
<<Oh bene. Devo parlarti di una cosa importante, sei da sola?>>
Mi girai verso Finn, che era ancora sul letto accanto a me e mi guardava incuriosito.
Non potevo dire a Melanie che non ero da sola, Finn mi avrebbe sentita e poi dopotutto... che male c'era se lui era lì? Forse era l'unica persona di cui potevo fidarmi davvero...
<<Sì Mel, sono da sola.>> risposi, guardando Finn negli occhi che, a quelle parole, mi guardò stupito.
<<Bene, allora Millie respira e non arrabbiarti appena dirò ciò che sto per dire, va bene?>> mi mise in guardia la mia manager.
<<Arrabbiarmi?>> chiesi, inarcando le sopracciglia.
<<Perché dovrei arrabbiarmi?>> insistetti.
<<Stamattina mi è giunta voce che tu e Jacob Sartorious avete rotto.>>
Il mio cuore fece una capriola.
Che cosa?
<<Come lo sai, Mel?>> chiesi improvvisamente con la bocca asciutta, mentre la preoccupazione contorceva il mio volto.
Istintivamente anche quello di Finn si incupì e adesso mi guardava allarmato.
<<Millie respira, ok? Non è uscita nessuna notizia sui media, o comunque non ancora. Semplicemente circa un'ora fa ho ricevuto una telefonata da uno dei suoi manager.>>
Inarcai le sopracciglia e scossi la testa, incapace di capire.
<<Melanie non capisco.>> ammisi.
<<Per quale motivo il manager di Jacob ha contattato te?>>
A quelle parole, Finn spalancò gli occhi.
Per un secondo sembrò scioccato, poi iniziò a scuotere lentamente la testa, come se avesse intuito qualcosa.
<<Millie, la loro richiesta e le loro condizioni sono molto semplici. Sono stati molto chiari, in realtà.>>
<<Richiesta? Condizioni?>> sibilai tra i denti, rabbiosa.
<<Per farla breve, Millie, tu devi pubblicare una storia o un post... in cui affermerai che tu e Jacob vi sareste lasciati pacificamente, che è stata una decisione di entrambi e che siete rimasti amici e non potrai ovviamente rilasciare la vera motivazione della vostra rottura.>>
A quelle parole scoppiai a ridere, ma la mia era una risata isterica.
<<Puoi dire di ficcarsi la loro richiesta su per il...>>
<<È quello che ho fatto in un primo momento Millie.>> disse la mia manager, non facendomi finire di parlare e sapendo già cosa stessi per dire.
<<Ma non è stato così semplice. Loro ti hanno offerto...>>
<<Non ho bisogno di soldi, Mel.>> tagliai corto.
<<Lavoro già per guadagnarmeli.>> sbottai.
<<Questo lo so, e anche loro lo sanno. Sanno che non ti faresti comprare e, infatti, non è denaro quello che hanno offerto.>>
<<E allora che cosa?>> chiesi impaziente, coi nervi a fior di pelle.
Finn accanto a me, mi guardava pietrificato.
<<Protezione, Millie.>> disse semplicemente la mia manager.
Come?
<<E da che cosa, sentiamo?>>
<<Da quello che loro... che lui potrebbe divulgare se tu decidessi di non accettare. È come un cane che si morde la coda, tesoro.>> mi spiegò addolcita Melanie.
Che figlio di puttana.
Il mio cervello iniziò ad andare più veloce.
Prima iniziò a camminare, poi a trottare e poi a galoppare a 100 allora.
Lui voleva... incastrarmi.
Mi avrebbe incastrata.
<<No.>> dissi scuotendo forte la testa.
<<Non potrebbe divulgare niente, niente di sbagliato su di me, Melanie! Lo sai, vero?>>
<<Ma certo che lo so tesoro! Certo che lo so!>> mi rassicurò teneramente la mia manager.
<<In realtà è lui quello che stava con me per visibilità Melanie, lui aveva...>> iniziai.
<<Non c'è bisogno che mi racconti nulla cara, lo so già. Il suo manager è stato molto chiaro e mi ha raccontato tutto. Mi ha detto che non avrebbero voluto farlo, ma che si sono visti costretti: devono assicurarsi un modo per tutelare l'immagine di Jacob. E poi erano convinti che tu avresti accettato, perché è solo "un post su Instagram", così hanno detto.>>
<<No Mel, non è solo un post su Instagram. È un ricatto bell'e buono, ecco cos'è!>> dissi gridando, segno che avevo perso definitivamente la pazienza.
<<Millie, tesoro, lo so. Ma pensaci un attimo. Ne vale veramente la pena? Chissà che stupida storia inventeranno su di te, e so che i tuoi fans più cari non ci crederebbero, perché a nessuno Jacob è andato a genio davvero in questa relazione, ma...>>
<<No!>> dissi non facendola finire di parlare.
<<Millie! Ascoltami!>> mi richiamò lei con un tono di voce che non ammetteva repliche.
<<La tua vita è finalmente più serena, adesso non stai con nessuno, sei nel pieno del tuo lavoro, UNICEF ti adora, i nostri collaboratori pubblicitari ti adorano, perché crearti altre complicazioni? In questo momento non hai bisogno di gossip!>>
Mi portai una mano alla testa.
Ero nel panico più totale. So qual era la cosa più corretta da fare.
Ma se la più corretta non fosse sempre la più giusta?
<<Ho bisogno di pensarci.>> dissi istintivamente.
<<Va bene Millie, ma hai solo fino a mezzogiorno. Poi mi serve una risposta.>>
<<Ah persino... va bene.>> tagliai corto.
<<A dopo.>> mi salutò Melanie, prima di staccare la chiamata.
Lentamente allontanai il telefono dall'orecchio. Improvvisamente mi sentivo come incapace di pensare , di muovermi. Mi sentivo bloccata.
I miei occhi si posarono piano in quelli di Finn, che mi stavano aspettando vigili. Il suo sguardo era deciso, concentrato, mentre mi guardava.
Avevo aperto bocca, stavo per parlare. Per spiegargli tutto, quando, con mia sorpresa, lui mi precedette e, con quell'unica parola, mi spiazzò.
<<Accetta.>>
Cosa?
<<Finn... ma che stai dicendo...>> esclamai, guardandolo confusa.
<<Accetta.>> ripeté nuovamente.
Eravamo entrambi seduti, con la schiena appoggiata sui cuscini del letto e lui mi guardava, teso, ma deciso.
<<Ma perché dovrei? Non voglio farlo. Non è giusto, non posso dargliela vinta.>>
<<Millie, ascoltami bene.>> disse lui protraendosi verso di me e prendendomi il volto tra le mani, così velocemente che mi fece sussultare.
<<Non permetterò che quel figlio di puttana ti rovini così. Sono stato chiaro? Quindi tu accetterai, scriverai quel maledetto post del cazzo su un social di merda e ti lascerai questa storia alle spalle. Perché le opzioni sono due: o li accontenti oppure ti farai surclassare dalle loro calunnie e Dio solo sa cosa potrebbero inventarsi! E comunque, io non lo accetto, okay?>>. Parlò tutto d'un fiato, mentre io lo guardavo con occhi sgranati.
<<Io so che tu sei forte, ma questo non è il momento di essere forti. Questo il momento di essere furbi, devi giocare d'astuzia. Non permettergli di rovinarti.>>
Lo guardavo scioccata, con il volto ancora tra le sue mani.
<<Non ti facevo così.>> furono le prime parole che istintivamente mi uscirono fuori, dando così voce ai miei pensieri.
Lui mi rivolse uno sguardo interrogativo:<<Così? Così come?>>
<<Deciso.>> spiegai semplicemente.
<<Sono molto deciso quando si tratta delle persone a cui tengo.>> disse lui con voce irremovibile, guardandomi negli occhi.
Annuii lentamente.
<<Forse hai ragione tu.>> pensai.
<<La mia vita così va... va bene. Lavoro, studio, mi impegno, passo il tempo con le persone che amo e di certo non ho bisogno di altri problemi, perché fino ad ora di quelli ne ho avuti fin troppi...>>
Mentre pensavo ad alta voce, Finn mi guardava fiducioso, aspettando che arrivassi al dunque.
<<D'accordo.>> dissi infine.
<<Va bene, accetterò le condizioni. Voglio solo lasciarmi questa storia alle spalle.>>
<<Bene.>> mi sorrise soddisfatto, lasciando la presa sul mio viso.
Avevo ancora il telefono tra le mani.
Digitai un breve messaggio alla mia manager:
"Accetto. Mandali a farsi fottere da parte mia." 9.30 A.M.
La sua risposta non tardò ad arrivare.
"Puoi contarci. Visto che ci sono, lo farò anche da parte mia. XO Mills. Passa una buona giornata." 9.31 A.M.
Quel messaggio mi fece ridere di cuore.
Ecco perché adoro Mel, ricordai a me stessa.
Improvvisamente mi sentii... libera. Avete presente quando vi sentite il cuore leggero? Come se vi foste appena tolti un peso di una tonnellata?
Le emozioni di ieri sera erano evaporate. Tutta la pesantezza, l'inadeguatezza di cui mi ero incolpata, il non sentirsi mai all'altezza, la sensazione di fare un errore ad ogni passo, la mancanza di fiducia che avevo improvvisamente avuto verso me stessa, tutto... svanito.
Si erano disciolte, come neve al sole.
Ed io sapevo qual era stato il sole che le aveva fatte sciogliere.
Mi girai verso Finn sorridendogli:<<Grazie.>>
<<Qui per te.>> fu la sua semplice risposta, prima di darmi le spalle e balzare giù dal letto con un movimento fluido.
Come non mi avesse detto nulla di che, magari cosa voleva mangiare per colazione.
Invece no, mi aveva detto qui per te.
E, in cuor mio, provavo una gioia immensa nel realizzare che era vero.
Lui era la mia garanzia.
Era il mio 'qui per te'. Sempre.
Le persone "qui per te" sono quelle che ti tengono la mano, anche quando tu le implori di lasciartela, sono quelle che sanno tenerti testa, ma che sanno anche come fartela perdere.
Le persone "qui per te", quelle vere, sono veramente una razza rara, quasi introvabile.
Ed io avevo la mia, avevo il mio tesoro più grande e non potevo che esserne felice.
Sorrisi ancora, anche se lui non poteva vedermi, perché stava cercando dei vestiti puliti da mettersi.
<<Sto cercando dei vestiti per me, ne cerco anche per te. Così magari non ti metti quelli di ieri. Per i pantaloni non potrò aiutarti, ma almeno la maglietta la cambi, che dici?>>
<<Dico che mi hai letto nel pensiero.>> risposi, alle sue spalle.
Dopo qualche secondo, si girò porgendomi una sua t-shirt e una felpa nera.
<<Ci sarà freddo.>> spiegò.
Annuii, ringraziandolo con lo sguardo.
Prendendo in mano quel vestiti, un ricordo mi invase la mente.
<<Mio Dio, io ho ancora la tua maglietta, lo sai?>> esclamai.
<<Che maglietta?>> chiese lui incuriosito.
Sbadato, tipico di Finn.
<<Quella di... quella sera.>> spiegai, lievemente imbarazzata.
<<Oh.>> rispose lui, ricordandosi finalmente di cosa stessi parlando.
<<Puoi tenerla.>> aggiunse un secondo dopo.
<<Cosa?>> gli chiesi, sorpresa.
<<No.>> dissi scuotendo vigorosamente la testa.
<<No. Te la ridarò, davvero.>>
<<Mills è solo una maglietta. Puoi tenerla, okay? Davvero, consideralo... un regalo.>>
<<Ma il mio compleanno è a febbraio.>> dissi, pentendomene un secondo dopo.
Millie ma sei scema o cosa? Questo vuole regalarti la sua stramaledetta maglietta e tu come una cogliona te ne esci con questa scusa ridicola?
Lui rise:<<Ehi, se proprio non la vuoi me la riprendo eh.>> disse scherzoso, ma sapevo che c'era un filo di verità in quelle parole.
Brava idiota, veramente complimenti.
<<No.>> dissi istintivamente.
<<No, la tengo.>> aggiunsi piano, abbassando lo sguardo.
<<Bene.>> mi sorrise lui.
<<Vado in bagno a darmi una sistemata.>>
Annuii, ancora seduta sul letto.
<<Oh.>> disse prima di entrare, voltandosi verso di me.
<<Quasi dimenticavo. Cosa vuoi fare più tardi? Ho la mattinata libera.>> mi chiese.
Sospirai.
<<Beh, tu avrai anche la mattinata libera, ma io no purtroppo. Anzi, in realtà per El sarà una mattinata abbastanza impegnativa.>> scherzai.
<<Ma tu puoi tranquillamente fare ciò che vuoi.>> aggiunsi frettolosamente, rendendomi un secondo dopo di essere stata poco chiara.
<<Cioè puoi... cioè io posso andare sul set anche da sola e ci vediamo lì pomeriggio. Pomeriggio giriamo tutto insieme vero?>> chiesi.
<<Sì.>> annuii lui.
<<Ma verrò comunque con te, non ho nulla da fare e poi, figurati, mi fa piacere.>> disse, prima di entrare in bagno e chiudersi la porta alle spalle, lasciandomi, per l'ennesima volta, con un sorriso ebete sul viso.
•••
Neanche un'ora dopo io e Finn eravamo già in auto, diretti verso il set. Quella mattina avrei girato delle scene da sola, un po' fuori Atlanta, in dei boschi sconosciuti alla periferia della città.
L'auto procedeva silenziosamente, scivolando nel poco traffico del mattino.
Me ne stavo seduta sul sedile posteriore, accanto a Finn, con il copione tra le mani ripassavo le ultime battute, mentre il ricciolino accanto a me guardava con lo sguardo perso fuori dal finestrino.
Sognatore, pensai, mentre gli rivolgevo un'occhiata veloce.
Una delle cose più belle con Finn era che con lui neanche il silenzio era imbarazzante, era una di quelle poche persone con cui potevo concedermi il lusso di tacere, con cui non dovevo sentirmi costretta a intrattenere una conversazione e non dovevo provare imbarazzo se non ci fossero stati argomenti di discussione. Stare con lui era facile come respirare, in ogni situazione. Più me ne rendevo conto e più questa cosa mi stupiva. Conoscevo quel ragazzo da qualche anno ormai, era uno dei miei migliori amici eppure non smettevo di scoprirlo. Non smettevo di scoprirmi quando ero con lui.
<<Accosta qui, per favore.>> chiese Finn all'autista.
Alzai lo sguardo dal mio copione:<<Siamo già arrivati?>> chiesi dubbiosa.
<<No.>> disse Finn guardandomi.
<<È solo una fermata.>> mi disse, con un sorriso che la diceva lunga.
<<Finn non posso arrivare tardi...>> iniziai a lamentarmi.
<<E non arriverai tardi! Ci metterò un secondo, va bene? Aspettami qui.>> e cosi dicendo aprì la portiera e scese velocemente dall'auto.
Mi guardai intorno cercando di capire dove fossimo, ma non conoscevo minimamente la zona. Seguii Finn con lo sguardo per cercare di capire dove fosse diretto, ma quando girò l'angolo sul marciapiede, lo persi di vista.
Comunque sia, fu di parola e qualche minuto dopo la portiera si aprì e lui prese posto nuovamente accanto a me.
Soltanto che con lui, entrò anche un profumo dolce, di caldo...
<<Ma cos'è?>> chiesi incuriosita, non potendo fare a meno di sorridere a quell'odore così buono.
Finn reggeva in mano una piccola scatolina. Dedussi che era quella la fonte da cui proveniva il profumo.
<<Beh, visto che stamattina non abbiamo avuto il tempo di fare colazione, ho pensato di fermarmi in uno dei panifici qui vicino. È davvero ottimo.>> mi sorrise.
<<Oh, andiamo Finn! Vuoi dirmi cos'è? Questo profumo mi sta uccidendo!>> mi lamentai del tutto sincera.
Lui rise di me, per poi aprire la piccola scatolina davanti ai miei occhi e...
<<O. Mio. Dio.>> esclamai.
<<Allora, sono stato bravo?>> mi chiese scherzoso Finn.
<<Sei stato fantastico, come sempre.>> dissi senza neanche pensarci.
Ovviamente mi accorsi troppo tardi di aver esagerato, ma per salvare le apparenze feci finta di niente, anche se non potei fare a meno di notare, con la coda dell'occhio, che le sue sopracciglia si erano alzate dalla sorpresa.
A turno assaggiammo tutti i tipi di ciambelle, erano veramente squisite.
Il viaggio non fu molto lungo, arrivammo dopo una mezz'oretta.
Nel momento in cui arrivammo a destinazione io e Finn ci guardammo intorno stupiti, tutto era così... verde.
<<È... stupendo.>> dissi ad alta voce, con lo sguardo ancora perso nella piccola foresta che si estendeva di fronte a me.
Sentivo rumori e voci provenire dall'interno e se guardavo attentamente potevo scorgere qualcuno muoversi tra la fitta vegetazione.
<<Andiamo a dare un'occhiata? Sono troppo curiosa.>> dissi a Finn.
<<Ma non devi cambiarti prima?>> mi fece notare lui.
<<Sì Finnie, diamo solo un'occhiata!>> lo spronai, iniziando a tirarlo per la manica del suo giubbotto.
Lui emise una risata leggera e mi seguì senza fare storie.
<<Mills! Sei arrivata!>> mi salutò Shawn, intento a parlare con uno dei cameramen fino a pochi secondi prima.
Il suo sguardo si spostò accanto a me:<<Oh Finn, ci sei anche tu! Ma stamattina non devi...>>
Finn lo interruppe, precedendolo:<<Lo so Shawn.>> disse facendo spallucce.
<<Sono qui solo per fare compagnia a Mills.>>
<<Oh.>> rispose lui, alzando le sopracciglia sorpreso.
<<Quindi te ne starai qui tutta la giornata? Perché pomeriggio girate voi ragazzi, lo ricordo vero?>>
<<Sì, starò qui tutta la giornata e sì, me lo ricordo.>> annuii lui.
<<Oh... va bene allora.>> annuii di rimando, volgendo poi lo sguardo su di me.
<<Mills vai a cambiarti.>> mi disse, facendo con la mano un veloce gesto che indicava i miei vestiti. Quando il suo sguardo corrucciato si posò...
<<Millie ma è tua quella felpa?>>
Arrossii violentemente a quella domanda.
La felpa che mi aveva prestato Finn era lunghissima e così larga che ci sarebbero entrate tranquillamente due me.
Immaginavo dovesse sembrare troppo grande e immersa lì dentro ero sicuramente simile a un sacco di patate.
Aprii la bocca per rispondere, ma Finn mi precedette.
<<È mia. Sentiva freddo e gliel'ho prestata.>> spiegò semplicemente.
Shawn a quelle parole alzò le sopracciglia sorpreso e un furbo sorriso gli illuminò il volto.
<<Sapete che c'è ragazzi? Non mi interessa.>> disse, cercando di trattenere una risata e alzando le mani in segno di resa.
A quelle parole sgranai gli occhi.
Mio Dio, ma cosa pensava?
<<Shawn, guarda che è davvero così.>> parlai, ma la situazione era talmente imbarazzante che adesso anche io cercavo dal trattenermi dal ridere.
<<Sono una tomba!>> mi rispose lui, facendo segno di cucirsi la bocca.
<<Shawn!>> gridai, guardandolo scioccata.
Lui questa volta rise davvero.
<<Fila a cambiarti Mills, non abbiamo tutta la giornata.>> mi rispose di rimando, ancora sorridente.
Gli rivolsi un ultimo sguardo assassino, presi Finn con una manica e lo trascinai con me.
<<Andiamo. Iniziamo questa giornata.>>
Potrei giurarvi che in quel momento, Finn rideva sotto i baffi.
P.OV. Finn
Osservai Millie girare per tutta la mattinata. Dovevo ammetterlo, era veramente brava.
La cosa sorprendente era che le veniva quasi naturale, era come se Undi...fosse una parte di lei.
La guardavo mentre recitava, mentre piangeva, mentre camminava, mentre gridava a squarciagola, mentre rideva... Mio Dio, quando rideva.
Lei rideva, rideva ed io m'innamoravo.
Lei rideva, e mi sorrideva il cuore.
Mi veniva proprio da baciarglielo, quel cazzo di sorriso.
Ero stato la sua ombra per tutta la mattina. Non mi ero allontanato da lei, nonostante lei mi avesse ripetuto più volte che non ero costretto a starmene lì a guardarla, solo per farle compagnia.
Ovviamente non poteva immaginarsi che a me non dispiaceva affatto, anzi era forse l'unica cosa che desideravo.
Tra una scena e l'altra si avvicinava quasi sempre a me, a chiedermi come fosse venuta, se era sembrata convincente, se era stata brava, come se il mio parere fosse di vitale importanza.
Quella mattina scoprii, con mia sorpresa, che nonostante fosse davvero brava, lei in realtà non aveva un'alta percezione di se stessa.
Mi spiego, non che non sapesse di essere brava nel suo lavoro, semplicemente era veramente una persona molto riflessiva ed era spesso convinta che le scene potessero venire meglio. Capitava che, nonostante i Duffer le assicuravano che la scena andasse bene, lei voleva provarla un'ultima volta.
Non mi ero mai accorto di questo aspetto. Quando giravano in gruppo, insieme a tutti i altri, non aveva mai chiesto di rigirare una scena. Mentre adesso, da sola, si metteva continuamente alla prova, era convinta di poter fare meglio, quindi le capitava di dover girare una scena anche per la terza volta.
I Duffer glielo permettevano, evidentemente avevano motivo di fidarsi del suo istinto. Dedussi che quindi quella mattina non doveva essere la prima volta.
Sorrisi a quella piccola scoperta, che mi avvicinava di un altro piccolo passo a lei, alla vera lei.
<<Finalmente ho finito!>>
La sua voce accanto a me mi fece sobbalzare. Mi ero talmente perso nei miei pensieri da non accorgermi che avessero appena interrotto la scena e lei si fosse avvicinata a me.
Me ne stavo seduto sul tronco tagliato di un albero, ovviamente fuori dal raggio delle telecamere.
La foresta in cui Millie aveva girato quella mattina era a dir poco incantevole.
I raggi del sole filtravano attraverso i rami e le folte chiome dei lunghi alberi. L'erba fresca era alta intorno a noi, l'odore della rugiada era ancora nell'aria, nonostante fosse ormai mattina inoltrata.
Tutto quel verde intorno a noi dava una sensazione di... freschezza, di libertà.
L'aria era leggera ma frizzante quella mattina, il cinguettio degli uccelli era un leggero sottofondo, come una di quelle melodie rilassanti che ascolti distrattamente mentre stai facendo altro.
Guardai Millie, immersa in quell'ambiente verde, coi capelli arruffati, le guance rosse a causa della corsa che quella mattina aveva dovuto ripetere più volte sul set. Il sangue finto ancora fresco tra il naso e le labbra.
Sorrisi a quella immagine: la mia Millie e la mia Undici erano lì, davanti a me.
Mi alzai ancora sorridente e, senza dire una parola, mi avvicinai a lei. Appoggiai il palmo della mia mano sul suo viso e poi, con il pollice, iniziai a toglierle via quel liquido rosso dal viso.
Al mio contatto la vidi spalancare leggermente gli occhi dalla sorpresa, ma durò una frazione di secondo, perché cercò subito di nasconderlo e tornare naturale, nonostante ciò sentii il suo corpo irrigidirsi, mentre io cercavo di restare il più rilassato possibile, mentre toglievo via le ultime gocce di sangue finto dal suo labbro superiore.
<<Ogni volta è un'impresa aspettare che esca.>> si lamentò.
Risi a quelle parole:<<Sì, lo so.>>
<<Hai fame?>> le chiesi.
<<Sto morendo!>> mi rispose lei, con una faccia esageratamente afflitta.
Risi di nuovo a quell'espressione buffa.
<<Andiamo?>>
Millie annuì:<<Passo a cambiarmi in roulotte e andiamo, va bene?>>
<<D'accordo, ti accompagno.>> dissi iniziando a camminare accanto a lei, per l'ennesima volta quella giornata.
E, mentre lei camminava silenziosa accanto a me, mi ritrovai a pensare che avrei potuto camminarle di fianco anche per tutta la vita.
P.O.V. Millie
Quel giorno non mi ero fermata un secondo ed ero ancora a metà della giornata.
La gola mi bruciava, per quanto avessi dovuto gridare quella mattina e le gambe iniziavano a farmi male per quanto invece avevo dovuto correre.
Ero grata fosse arrivata finalmente la pausa pranzo. Avevo bisogno di una pausa o sarei crollata da lì a poco.
<<Secondo te sono arrivati gli altri?>> chiesi a Finn, mentre ci facevamo strada verso la piccola mensa.
Lui fece cenno di sì:<<Ho sentito Caleb, sono già qui. Probabilmente li troveremo già a pranzo.>>
La predizione di Finn si rivelò vera. Nel momento in cui entrammo, li scorgemmo al solito tavolo, al centro del piccolo tendone adibito a mensa.
Avevano come sempre riempito i vassoi di qualsiasi cosa avessero trovato, così io e Finn andammo direttamente a sederci.
<<Finalmente!>> disse Caleb alzandosi e allargando le braccia.
Li salutai tutti. Li avevo visti pochissimo quelle settimane e non ero più abituata, avendoli intorno ormai tutto il giorno tutti i giorni da più di due mesi.
<<Mi siete mancati.>> confessai, mentre prendevo posto accanto a Sadie e Noah.
<<Anche tu ci sei mancata.>> mi rispose Gaten con un sorriso, mentre Finn si sedeva accanto a lui.
<<Mills ma come sei vestita stamattina?>> mi rivolse uno sguardo incuriosito Sadie, mentre con una mano, tra i pollice e l'indice, prendeva la manica larghissima della mia felpa per farmi capire di cosa stesse parlando.
Mio Dio, non di nuovo.
<<Oh, non è... Vedi, non è...>> iniziai a provare a spiegare, mentre mi prendeva il panico.
Come? Come spiegarlo?
Sapete, ieri ho scoperto che il mio ormai ex fidanzato in realtà non mi ha mai voluta e poi non si sa come sono finita nel letto di un altro! O e sapete chi era? Proprio Finn! Buffo vero?
No, direi proprio di no.
<<È mia.>> ripetè Finn per la seconda volta quella mattina.
Tutto il tavolo si girò verso di lui, chi con facce sorprese e chi invece, come Caleb, che cercava di trattenere una risata.
<<Mills sentiva freddo e gliel'ho prestata.>> spiegò di nuovo.
<<Ok, ok.>> disse Caleb, battendo le mani e attirando l'attenzione su di sé, prima che la situazione potesse farsi più imbarazzante di quanto non fosse già.
<<Cambiamo discorso.>> continuò.
<<Finn, amico, dove diamine eri? Quando sei arrivato?>> disse, battendo una pacca sulla spalla del suo amico.
Grande Caleb! Abbiamo proprio cambiato discorso!
<<Ero già qui da stamattina.>> disse lui, facendo spallucce.
<<Da stamattina? Ma stamattina non dovevi...>> iniziò Noah, confuso.
<<Lo so.>> lo interruppe Finn.
<<Ho fatto solo compagnia a Millie.>> spiegò, alzando spallucce.
<<Oh.>> fu l'unica risposta di Noah.
Sadie, dal canto suo, mi guardò di sottecchi lanciandomi uno sguardo penetrante. Sapevo cosa significasse: Dovrai spiegarmi tutto.
Prima che potessi aprire bocca, il mio telefono in tasca squillò.
Era un SMS. Lo lessi velocemente.
Mel: Pubblica il post nelle tue storie tra 10 minuti. 12.35 P.M.
Quel messaggio mi riportò alla realtà. Probabilmente dovetti sbiancare alla lettura di quel messaggio, perché Sadie mi toccò una spalla.
<<Ehi, Millie tutto bene?>> la sua voce era preoccupata, così come anche il suo viso.
Automaticamente alzai gli occhi verso Finn che stavano già aspettando i miei.
Con uno sguardo capì al volo, perché annuii silenziosamente.
<<Devo... dirvi una cosa.>> annunciai, guardando tutti ad uno ad uno.
<<Che succede Millie?>> mi chiese Noah.
Feci un bel respiro e cominciai, iniziai a raccontare tutto e Finn mi aiutò a spiegare meglio la situazione e il perché mi ero decisa ad accettare quelle condizioni.
I ragazzi mi fecero parlare, non mi interruppero mai.
<<Questo è assurdo.>> disse Sadie, scuotendo la testa.
<<Io non avrei accettato.>>
<<Ma cosa dici Noah? E ti saresti fatto rovinare da quattro cazzate che non sono nemmeno vere?>> lo rimproverò Gaten.
<<Appunto Gaten, sono cazzate. La gente può non crederci.>> spiegò Noah.
<<Si ma può anche crederci!>> esclamò Gaten, alzando il tono di voce.
<<Sì è vero. Non puoi sapere come può evolversi il corso degli eventi, le persone sono imprevedibili. E poi, perché crearti questo problema? Hai fatto bene ad accettare Millie.>> mi consolò Caleb.
<<Sì, io sono d'accordo.>> si intromise Sadie.
<<Chissà cosa avrebbero messo in giro Mills. Non è questione di rischiare o no, è questione di essere concreti. Non hai bisogno di altre grane.>> concluse, scuotendo la testa.
<<Io sono del parere che...>> si intromise Finn, mentre tutti ci voltavamo verso di lui.
<<... prima o poi tutto ciò che fai ti ritorna. Jacob non è una persona onesta e col tempo verrà fuori. La verità viene sempre fuori.>>
<<Vero.>> confermò Caleb.
<<Mills non è questione di coraggio...>> si intromise Gaten.
<<È questione di buon senso, io sono d'accordo con Finn.>> concluse Sadie.
Mi voltai verso Noah, che non aveva detto una parola. Lui alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise dolcemente, rassicurandomi: <<Oh Mills, non farmi quel faccino. Io non avrei accettato, ma dopotutto a questo mondo non siamo tutti uguali. Se credi che sia stata la scelta più giusta... va bene così.>>
Gli sorrisi di rimando, mimandogli un grazie con le labbra.
Il mio telefono vivrò di nuovo.
Mel: Millie! Il post! 12.50 P.M.
Sotto il messaggio c'era allegata una frase: quello che avrei dovuto scrivere.
<<Scrivetelo voi, vi prego. Io proprio non riesco.>> mi lamentai, guardando ancora il messaggio.
<<Dà qua.>> mi disse Sadie, togliendomi il telefono dalle mani.
<<Dove devi pubblicarlo?>> mi chiese, mentre entrava su Instagram.
<<Nelle storie...>> sospirai.
Dopo un minuto scarso, Sadie parlò.
<<Fatto. Sei ufficialmente single adesso.>> mi guardò, sorridendomi.
Alzai gli occhi al cielo, scuotendo la testa:<<Sei proprio simpatica.>>
<<In realtà lo era già anche ieri sera.>> disse Finn, mentre tutti ci voltavamo verso di lui con espressione scioccata, compresa me.
<<Beh...>> iniziò lui, forse rendendosi conto dell'effetto indesiderato che avevano avuto le sue parole.
<<Come fai tu a saperlo?>> gli chiese Noah.
<<Uhh ma guardate che ora è!>> si intromise Caleb, salvando Finn per la seconda volta.
<<Dobbiamo prepararci per andare sul set! Andiamo ragazzi, non facciamoli incazzare anche stavolta.>>
A quel ricordo Noah scoppiò a ridere e fece cadere il discorso:<<Cazzo, l'ultima volta Shawn era totalmente nel panico, pensava non ci saremmo mai arrivati.>>
<<Quella volta ti avrebbe veramente strangolato con piacere Noah.>> ricordò Gaten, scoppiando a ridere anche lui.
Ci alzammo tutti, e uscimmo velocemente dalla mensa, incamminandoci verso le nostre roulotte.
Le ore di riprese passarono in fretta, alla fine eravamo davvero arrivati in ritardo, per colpa mia. Anzi, rettifico, la colpa in realtà era di Finn.
Aveva un così tale casino in quella roulotte, le sue cose erano sparse praticamente ovunque e avevamo perso almeno un quarto d'ora a cercare la cintura che Mike avrebbe dovuto indossare in quella scena.
<<Ma dove diamine l'hai messa?>> lo rimproverai e ripetei per quella che mi parve la centesima volta.
Lui cercava di trattenersi dal ridere:<<Se lo sapessi a quest'ora l'avrei già trovata non credi?>>
<<Non sei simpatico Finn.>> gli rivolsi uno sguardo truce.
<<Oh, lo sai che lo sono almeno un po'.>> disse guardandomi e sorridendomi nel modo più dolce possibile.
A quello sguardo semplicemente mi sciolsi.
<<Non giochi ad armi pari.>> pensai ad alta voce.
<<In che senso?>> mi chiese lui, inarcando le sopracciglia, confuso.
Nel senso che la tua stramaledetta faccia mi manda in tilt ogni volta che mi guardi, pensai.
<<Niente.>> dissi scuotendo la testa e lasciando che i capelli mi coprissero il viso per nascondere il rossore che si era fatto strada sulle mie guance.
Prima che potesse rispondermi, notai un luccichio sotto il cuscino del divano. Tirai la cinghia e...
<<Eccola! Grazie a Dio!>> esclamai.
<<Shawn ci ammazzerà per il ritardo.>> ammise lui, guardando sollevato la cintura tra le mie mani.
<<Ammazzerà te. La colpa è tua.>> constatai.
<<Sì, ma sei in ritardo anche tu.>> mi troncò, sfoggiandomi un sorriso malizioso.
Adesso avremmo dovuto girare solo l'ultima scena di quella giornata, in cui ci sarebbero stati solo Undici e Mike.
Nel profondo ero un po', anzi molto, imbarazzata in realtà.
Avremmo dovuto girare il primo momento di Undici e Mike. Il momento più speciale di una storia d'amore. Il momento in cui pronunci le parole magiche e schiudi il tuo cuore completamente, lasciandolo nelle mani di un'altra persona.
Undici doveva dire a Mike che lo amava.
Ci trovavamo ancora nella radura, al coperto in una piccola casetta. Gli altri erano fuori, quindi nella stanza c'eravamo solo noi.
Era gia tutto pronto, aspettavamo che Shawn ci desse il via.
<<E... AZIONE!>> disse lui.
Dovevo solo ripetere 3 fottutissime parole, quanto poteva essere difficile?
Ti. Amo. Mike.
Dovevo dire solo questo.
Dillo Millie, e la tua giornata sarà finita.
Dì queste maledette battute e tornatene a casa.
Mi avvicinai piano a Finn davanti a me, e gli portai una mano sul viso.
Il suo sguardo era addolorato, era in lacrime.
I miei occhi si connetterono con i suoi, provocandomi una scarica elettrica lungo la colonna vertebrale.
Finn avvicinò la sua testa alla mia, premendo la sua fronte contro la mia.
Era il momento.
Ripetei quelle parole un'ultima volta nella mia mente: Ti amo Mike.
Poi puntai i miei occhi nei suoi e, finalmente, parlai.
<<Ti amo Finn.>>
Spazio autrice
Volevo ricordare a ogni ragazza che ha letto questo capitolo ch Finn ha ragione. Ognuna di noi è speciale, ognuna di noi è una forza della natura. Non perdete tempo dietro a gente che non vi apprezza, che non vi rispetta, che vi prende solo in giro, a cui dovete elemosinare briciole di affetto, di cui dovete attirare l'attenzione.
Se qualcuno vi ama davvero, non avrete mai bisogno di farlo, perché sarà lui che avrà occhi solo per voi.
Voi siete donne che valete. Quindi fatevi valere.
Se non dovessero comprendere il vostro valore, sarà un problema loro, mai vostro.
- consiglio di una ragazza innamorata e veramente amata.
A sabato prossimo con il ventesimo capitolo, so che lo aspetterete con ansia!
Sarà speciale! 😉💖
P.s. in realtà poi l'ho pubblicato lunedì! Ecco quanto amo le mie lettrici! 🙄
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