Chapter eighteen: And I will try to fix you

Consiglio: Ho scritto il capitolo sulle note di Fix You - Coldplay. Vi consiglio vivamente di ascoltarla mentre leggete, perché lo rende davvero magico e speciale.
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P.O.V. Millie

Non so per quanto tempo stemmo in quella posizione.
Ero immersa tra le braccia di quel ragazzo e sarei potuta anche rimanerci per sempre. Il tempo sarebbe passato, le stagioni si sarebbero susseguite, sarebbe passato il caldo, poi il freddo, e poi di nuovo. Noi saremmo invecchiati, le nostre braccia si sarebbero fatte meno forti, le nostre ginocchia più fragili, ma non sarebbe importato.
La forza del cuore avrebbe saputo come tenerci abbracciati e avremmo scoperto il segreto di chi dice che si può stare abbracciati a una persona anche per l'eternità.
Avremmo scoperto che gli abbracci d'amore sono gli unici che durano una vita, gli unici che durano per sempre, perché sono gli unici ad essere puramente, solamente e profondamente sinceri.

Quindi ero lì, tra le braccia di Finn e Dio solo sa, se non ci sarei rimasta anche per sempre.
E per sempre, si sa, è un periodo molto lungo.

<<Va meglio?>>
La voce di Finn era una delle melodie più dolci che avessi mai sentito e non era stata più forte di un soffio di vento al mio orecchio, ma lo avevo comunque sentito.
Dopo un tempo che parve interminabile, staccai il viso dal suo petto e lo alzai per guardalo negli occhi.
Questi sembravano aspettarmi già da un po' e non persero tempo a inchiodarsi nei miei.

Finn sembrò rattristarsi nel vedermi in quello stato e accigliò lo sguardo, preoccupato:<<Ti va di raccontarmi che è successo?>>

Mi staccai da lui per poterlo guardare meglio, facendo scivolare le mie braccia lungo il corpo e staccandomi dall'abbraccio.
<<Finn non c'è niente... da raccontare.>> dissi, abbassando lo sguardo e scuotendo la testa, portandomi una mano sugli occhi e massaggiandomeli con il pollice e l'indice.
Ero esausta, Dio, se lo ero.

<<E ti aspetti che ti creda?>> disse lui con un tono che cercava di nascondere una punta di fastidio e incrociando le braccia sul petto.
<<Andiamo, Millie... spunti qui in lacrime e adesso pretendi che io faccia finta di niente?>> continuò insistentemente.

Iniziai a scuotere la testa ancora più forte e alzai gli occhi per guardarlo:<<Beh di sicuro non era previsto che tu mi vedessi in questo stato.>> sbottai, indicandomi.

A Finn bastava un attimo per farmi prendere fuoco come fossi benzina. Nessuno sapeva infastidirmi quanto ci riusciva lui. Sapeva sempre cosa cazzo dire, sempre. Quando c'era lui di mezzo non riuscivo a restare lucida o tranquilla per più di mezzo secondo.
Sapeva come farmi stare benissimo, ma sapeva anche come farmi incazzare.

Non volevo per nulla al mondo raccontagli di Jacob, non volevo rendermi ridicola anche davanti a lui, eppure sentivo che in quel momento non c'era cosa più giusta da fare.

<<Beh ma ormai ti ho vista mi sembra, no? Quindi perché non mi dici che cazzo è successo?>> disse, alzando le mani al cielo.

Ma perché Finn mi aveva vista?
Cioè, mi spiego, perché si trovava lì? Non sarebbe dovuto essere sul set in quel momento?
Inarcai le sopracciglia, improvvisamente curiosa:<<Che ci facevi qui?>> chiesi dal nulla.

<<Te l'ho detto... dovevo cambiarmi.>> rispose, alzando le spalle e fissandomi come fosse la cosa più ovvia del mondo.

<<Cazzo, dovrai tornare sul set! Ti avrò fatto perdere un sacco di tempo! Dio, mi dispiace...>> esclamai, mentre il senso di colpa iniziava a farsi strada nella mia testa.
Come avevo fatto a non pensarci? Sicuramente adesso lo stavano aspettando tutti e quando avrebbero visto che era con me, avrebbero capito che ero io la causa del suo ritardo...
Cazzo.
Il volto iniziò a diventarmi rosso dalla vergogna, mentre realizzavo tutto questo...

<Tranquilla.>> mi disse lui, accennando un sorriso divertito.
<<Io ho finito per oggi. Mi sono cambiato perché stavo per andare via.>> spiegò, indicando i suoi vestiti.

Gettai uno sguardo su ciò che aveva indosso e... era vero.
Come avevo fatto a non accorgermene? Finn era vestito al suo solito. Portava un jeans nero, una t-shirt bianca con sopra una camicia beige sgualcita e sbottonata.

Lo guardai confusa:<<Ma... avete già finito?>>
<<No Mills.>> disse lui, scuotendo la testa.
<<Io ho finito, gli altri staranno ancora sul set per un po', credo.>> concluse.

Annuii, forse più a me stessa che a lui. Senza dire una parola feci un passo indietro, gli girai le spalle e iniziai a camminare verso la porta con l'intento di uscire per andare sul set dagli altri.

<Ehi, ehi, ehi, ehi!>> disse Finn velocemente, mentre con una falcata veloce si piantava davanti a me bloccandomi per le braccia.
<<Dove stai andando?>> mi chiese guardandomi confuso e abbassandosi un po', per far arrivare il suo volto all'altezza del mio.

<<A vedere gli altri.>> risposi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lui mi guardò il viso, esitando per un secondo, poi mi disse:<<Io non credo sia il caso che tu ci vada così.>>
Così? Così come?

Lo fissai, confusa per un secondo, poi in un lampo, capii.
Lo sorpassai, lasciando che le sue mani si staccassero dalle mie braccia e a grandi passi mi avvicinai al bagno.
Entrai velocemente e, dopo qualche momento di esitazione, mi piazzai di fronte lo specchio, all'altezza del lavandino.
Andiamo Millie, guardati.

Alzai gli occhi, puntandoli in quelli della ragazza nello specchio che ricambiava il mio sguardo.
Ma quella... ero davvero io?
La guardavo con gli occhi spalancati. La ragazza nello specchio aveva i capelli sfatti che ricordavano una matassa di lana troppo ingarbugliata, tanto erano crespi e scompigliati. Ma la parte peggiore era il viso.
Il viso della ragazzina era spossato, stanco e pallido come il marmo. Non c'era colore sulle guance e gli occhi erano come... spenti, rossi dalle troppe lacrime. Il poco trucco che avevo messo quella mattina adesso era semplicemente colato via, disegnandomi delle lacrime nere lungo le guance. Il nero mi contornava gli occhi che sembravano ancora più grandi, scavati dalla stanchezza che aveva disegnato due grosse borse che occupavano gran parte del mio minuscolo viso.
Distolsi gli occhi da quella ragazza lì, girando la testa da un'altra parte.
Ero distrutta.
Non ero io, né fisicamente, né mentalmente.

Quella sera sarebbe stata dura, quella notte sarebbe stata una delle peggiori in assoluto di tutta la mia vita, già lo sapevo.
E mentre realizzavo tutto questo, la piena consapevolezza di essere stata un'idiota mi investiva nuovamente come un treno, distruggendomi da dentro.

La mi mente stava crollando, era in caduta libera e stava per toccare il fondo. Si sà, quando ti senti a pezzi la cosa più facile è quella di lasciarti scivolare. Toccare il fondo ti sembra l'opzione più semplice, la cosa più facile. A volte semplicemente non si ha la forza di fare un passo indietro, di provare a ragionare lucidamente. E io non ce l'avevo.
Ero in caduta libera ed ero anche senza paracadute.
Mi sarei schiantata.

<<Mills.>>
Improvvisamente sentii una mano sulla spalla e sussultai terribilmente.
Uscii dalla mia trance e rialzai gli occhi sullo specchio. Dietro di me c'era una folta chioma di ricci neri, due occhi che mi scrutavano attentamente e un timido sorriso che mi rilassò appena.
Dietro di me c'era Finn.

Non mi ero neanche accorta fosse entrato in bagno. Lo guardai con uno sguardo vuoto, privo di espressione. Era l'unico che riuscissi a fare.
<<Ti ho spaventata?>> chiese lui piano.
Scossi la testa:<<No... no solo... non mi ero accorta che fossi entrato.>> sussurrai insicura.
<<Ero preoccupato.>> spiegò semplicemente.
Sorrisi debolmente:<<Non devi.>>

A quelle parole lui mi prese per i fianchi, facendomi girare lentamente. In pochi secondi mi ritrovai di fronte a lui, bloccata dal lavandino dietro la schiena e dal suo corpo davanti.
Mi prese il volto tra le mani e fece annegare i suoi occhi nei miei.
<<Ancora non l'hai capito?>> mi chiese mentre un leggero sorriso si faceva strada tra le sue labbra.
<<Cosa?>> lo guardai confusa.
<<Non posso non preoccuparmi per te. Tu sei la mia sola preoccupazione.>>

Scossi la testa, sorridendo amaramente a mia volta, tenendo i miei occhi fissi nei suoi.
<<Non devi...>> ripetei nuovamente.

<<Dimmi cosa è successo, ti prego.>> chiese per l'ennesima volta, con sguardo implorante.
<<Io... io non posso.>> dissi in un sospiro.
<<Ma perché?>> mi rispose ancora più confuso e insistente.
Perché non posso apparire una sciocca anche ai tuoi occhi, e non voglio sentirmi dire... "te l'avevo detto".

Ero convinta sarebbe stato così, perché Finn per tutto quel tempo aveva avuto ragione e mi costava ammetterlo persino a me stessa.
Come avrei mai potuto ammetterlo a lui?
No, era fuori discussione.

Senza dargli una risposta mi sciolsi improvvisamente dalla sua presa per la seconda volta quella sera, allontanai il suo corpo dal mio e, senza avere il coraggio di guardarlo, uscii fuori dal bagno.
Lui restò bloccato dov'era per qualche secondo, sicuramente incapace di decifrare il mio comportamento, prima di uscire anche lui dal bagno e seguirmi nel piccolo soggiorno della roulotte.

Mi guardò confuso e scuotendo impercettibilmente la testa, alzò le spalle in segno di resa.
<<Va bene, come ti pare.>>
Così dicendo si avvicinò al divano, prese il giubotto e se lo mise addosso.

Cosa stava facendo? Se ne stava andando?

Senza guardarmi, iniziò a camminare verso la porta.

Se ne stava andando, cazzo.
No, non volevo che se ne andasse, non lo volevo affatto. Avevo bisogno di lui.
Ma porca puttana, perché dovevo sempre complicare tutto?
Perché cazzo la mia mente era così contorta? Perché non riuscivo a scorgere mai quale fosse la cosa più giusta da fare, perché dovevo capirlo solo nel momento in cui mi stava per sfuggire dalle mani?
Il mio cuore me lo stava dicendo, in quel momento quella sera: Millie, ti stai facendo sfuggire Finn.
Lo sentivo, mentre me lo gridava nel petto a suon di martellate, come se pretendesse di uscirmi fuori.

<<Aspetta!>> esclamai con mia sorpresa, con voce sorprendentemente decisa e allungando automaticamente una mano verso la sua direzione.

Lui si bloccò dov'era,  con la mano già sulla maniglia della porta.
Si girò lentamente verso di me, senza dire una parola.
Mi guardava aspettando che parlassi, con le mani ficcate nelle tasche del parka verde che portava addosso.

<<Io...>> iniziai, senza sapere bene cosa dire.
Ah, che brutta razza gli orgogliosi.

<<Tu che cosa?>>
Parla codarda, parla. PARLA. DILLO. DILLO MILLIE.

Stavo per dirglielo, stavo per dirgli che avevo bisogno di lui, ma un giorno chiederò al mio cuore perché le parole che dissi in quel momento, furono molto, molto diverse.
<<Portami con te.>>

La sua bocca si schiuse dalla sorpresa, esattamente come fece la mia.
Ma cosa avevo detto? Quanto ero stata una sciocca?
<<Cosa?>> chiese semplicemente lui, guardandomi ancora tremendamente sorpreso.

<<Scusami.>> dissi, scuotendo la testa e abbassando gli occhi dalla vergogna.
<<Io... io sono così confusa, così stanca, che per un secondo ho pensato...>>
Strinsi gli occhi.
Concentrati Millie, non apparire più sciocca di quanto tu non sia già sembrata.
<<Non importa cosa ho pensato... scusami. Sono stanca e per un secondo ho pensato di non potercela fare da sola stasera, ma non è così.>> dicendo queste ultime parole alzai nuovamente lo sguardo, sorridendo debolmente ma cercando di apparire convincente almeno un po'.

Lui stava lì a guardarmi, la confusione dal suo volto era sparito, adesso mi guardava incuriosito, riuscivo a capirlo dalle sopracciglia leggermente inarcate.
Increspò un piccolo sorriso, prima di dire: <<Andiamo allora?>>

Lo guardai confusa:<<Ma hai sentito ciò che ho appena detto?>>
<<Sì, certo che ho sentito.>> rispose lui semplicemente.

<<Ma allora cosa...>> non riuscii a terminare la domanda, perché lui mi precedette.
<<Allora>> iniziò con enfasi. <<Voglio che tu venga con me.>> pronunciò quelle parole con estrema lentezza, come se sapeva che io avessi bisogno di imprimerle bene nella mia mente.

<<Senti, se lo dici soltanto perché ti sembro una pazza grazie dell'offerta, ma non c'è bisogno. Starò benissimo anche da sola, non ho bisogno di nessuno.>> dissi infastidita.
Mio Dio, sicuramente gli hai fatto pena idiota.
Era ovvio, no?
Mi aveva vista a pezzi e ora cosa pensava? Che se fossi tornata da sola in albergo mi sarei gettata giù dal balcone?

<<Non lo sto dicendo per questo.>> spiegò, cercando di mantenere la calma.
<<E allora perché?>>
<<Perché mi sento più tranquillo se vieni con me.>>
<<Perché pensi possa buttarmi giù da un balcone dalla disperazione?>> sbottai, rivolgendogli un sorriso amaro e ironico allo stesso tempo.
<<No, perché sapendoti con me sto più tranquillo.>> disse di getto, infastidito dal mio comportamento.

A quelle parole sussultai, e lo guardai confusa.
Cosa aveva appena detto?

<<Senti guardiamo in faccia la realtà.>> disse deciso.
<<Stai male stasera, ok? Probabilmente non avevi in programma di farlo sapere proprio a me, ma ormai lo so. Quindi io sono qui e ti sto chiedendo di venire con me perché sapendo che stai così di merda ci sto male.>> sputò quelle parole come se fossero la cosa più ovvia del mondo e in quel momento il mio cuore perse più che un colpo.
<<Ma se ti so accanto a me almeno la testa non mi viaggia a trecento allora, facendomi uscire pazzo perché non so come stai, chiaro?>>

Lo guardavo sconcertata. Sconcertata dalla sua sincerità che faceva venir fuori quelle parole con così tanta facilità.

<<Quindi vuoi per favore venire con me e basta, almeno questa volta?>> chiese ormai impaziente e con una punta di fastidio.

Sapevamo entrami cosa significasse "questa volta".
Significava: Vieni via con me, visto che l'ultima volta non lo hai fatto?

Non poté che scapparmi un sorriso nel vedere quel viso così dolce, così perfetto, così vero e genuino da mozzarmi il fiato, quel viso così sincero e un po' arrabbiato che mi guardava senza vergogna, senza imbarazzo, ma solo con occhi pieni di affetto.
<<Sì.>> dissi senza pensarci.
<<Sì, vengo con te.>>

P.O.V. Finn

Millie si era addormentata in auto dopo neanche dieci minuti. Adesso se ne stava lì, con la testa sulla mia spalla, gli occhi chiusi e il respiro lento e regolare che, grazie a Dio, riusciva a tranquillizzarmi almeno un po'.

Intanto la mia testa viaggiava a 100 allora, cercando di trovare una spiegazione. Perché Millie stava così male? Perché era così a pezzi? Doveva essere successo qualcosa di grosso.
Se quel Jacob si era azzardato a toccarla anche solo con un dito...

I miei muscoli si irrigidirono al solo pensiero e nonostante Millie dormisse accanto a me, sembrò sentire il mio braccio intorno alla sua vita irrigidirsi, perché si mosse durante il sonno.
Non volevo assolutamente svegliarla, così chiusi gli occhi per un secondo e cercai di tornare nuovamente rilassato.
Respira Finn, non pensarci.

La guardai e un sorriso non poté non farsi strada sulle mie labbra. Era così serena, così tranquilla in quel momento che fosse stato per me saremmo potuti rimanere in quel modo anche tutta la notte, purché lei avesse riposato e non si fosse svegliata.
Era l'unica cosa che desideravo in quel momento.

La mia mente automaticamente tornò a quando la avevo vista, un'ora prima, tremante e confusa davanti a me. Nel momento in cui mi ero accorto delle sue lacrime, uno strano fuoco mi era arso nel petto, facendomelo bruciare dal dispiacere.
Io semplicemente non potevo, non potevo vederla in quel modo, in quello stato, con quegli occhi tristi, quelle esili spalle tremanti, quei lacrimoni su un viso troppo piccolo anche per poterle reggere, delle fottute lacrime.

Millie non era fatta per piangere, lo sapevo. Eppure in quel periodo, sembrava non facesse altro, o per lo più avevo l'impressione che fosse così.
L'avevo vista così triste, così confusa in quegli ultimi mesi ed ero stato terribilmente preoccupato per lei, perché stentavo a riconoscerla.

Nelle ultime settimane c'erano stati giorni in cui me ne ero pentito terribilmente. Mi ero pentito di dirle di voler rimanere semplicemente suo amico, ma come tornare indietro?
Ovviamente non potevo. Semplicemente dopo quel bacio, quella sera si era incasinato tutto così tanto tra di noi, lei mi aveva rifiutato con così tanta decisione che mi era parsa la cosa più giusta da fare.
Avevo deciso che non sarei stato egoista, non avrei potuto esserlo. Avrei rispettato la sua decisione, dopo quella volta. Non avrei mai più preso un'iniziativa, se non fossi stato sicuro al 100% che lei avesse voluto o se non fosse stata lei stessa a chiedermelo.
Mi sarei comportato dal migliore degli amici, ed era quello che stavo cercando di fare quella sera.

Come avrei potuto lasciarla da sola, quella notte? Me lo sarei rimproverato per il resto dei miei giorni.
Ma la cosa che più mi aveva sorpreso in assoluto era che era stata lei a propormelo.
Ovviamente il mio cuore in quel momento aveva rischiato di balzarmi via dal petto dalla gioia, nonostante avessi cercato di nasconderlo, restando più rilassato possibile e sperando che lei non si accorgesse della mia improvvisa impazienza. Ma la cosa che più mi incuriosiva era...Come le era saltato in mente?

Conoscevo Millie e sapevo che poteva essere una persona estremamente orgogliosa in certe situazioni, quindi perché mi aveva chiesto di portarla con me?
Portami con te.
Non avevo mai sentito parole più belle, parole più giuste.

Era quello che dovevo fare, nel momento in cui me lo aveva chiesto lo avevo finalmente capito. Perché non glielo avevo chiesto prima io?
Ero stato così sciocco e lei, lei mi aveva fatto incazzare così tanto, Santo Dio, che in quel momento andarmene mi era sembrata la cosa più giusta da fare.

Scossi la testa, ridendo di me stesso: come mi faceva incazzare lei, nessuno mai.
Eppure come tenevo a lei, a nessuno mai avrei potuto tener di più.
Che bizzarro e paradossale l'amore, vero?

<<Mr. Wolfhard, siamo arrivati.>> mi richiamò il mio autista.
Annuii, non volendo parlare per non rischiare di svegliare Millie.

Non volevo assolutamente svegliarla, così una stupida idea a un certo punto mi balenò in testa.
La parte razionale di me, la frenò subito: Non puoi Finn, semplicemente svegliala e basta!
Ma c'era una vocina, in un angolo remoto del mio cervello che mi spingeva insistentemente a farlo.
Dopotutto, che male ci sarebbe stato?

Gettai uno sguardo fuori dal finestrino. Eravamo proprio di fronte l'entrata del mio albergo e non si vedeva nessuno se non l'usciere.
Non c'era traccia di paparazzi, di fans che aspettavano il mio ritorno o di qualcuno di sospetto.
Nessuno mi avrebbe visto.

Decisi che era la cosa più giusta da fare. Lei non se la sarebbe mica presa, anzi una parte di me pensava le avrebbe fatto persino piacere.

La guardai per l'ennesima volta, dormiva beata, tranquilla e finalmente... rilassata.
No, non potevo davvero svegliarla, non ne avevo il coraggio.

Più lentamente possibile spostai il mio braccio che le circondava la vita, facendolo salire leggermente e portandola all'altezza delle sue spalle. Mi abbassai leggermente, inarcando la schiena, per posare l'altro braccio al di sotto delle sue ginocchia.

Le rivolsi un'occhiata veloce: dormiva ancora.
Più piano che potei mi raddrizzai, alzando quindi il suo peso e portando il suo corpo sul mio.

Millie era sorprendentemente leggera, lo ricordavo bene da quando... quella sera avevo preso le sue gambe per circondarmele intorno alla vita.
Deglutii e repressi quel ricordo in un secondo. Non era né l'ora né il momento.

<<Marcus, puoi farmi il favore di aprirmi la portiera?>> chiesi al mio autista.
<<Certo.>> rispose questo prontamente, scendendo dall'auto velocemente.
Dopo qualche secondo la portiera dell'auto si aprì.
Puoi farcela Finn. Non la farai cadere a terra.

Presi un bel respiro, flettei i muscoli delle braccia e, prestando molta attenzione a non far sbattere Millie, scesi dall'auto.

Al mio autista scappò un sorriso, vedendomi in quella situazione imbarazzante, mentre tenevo una ragazza profondamente addormentata tra le braccia.

<<Beh, buonanotte Mr. Wolfhard.>> disse con un po' troppa enfasi, facendomi intuire cosa stesse pensando.
Beh, peccato per me, ma stava sperando la cosa sbagliata.
Non sarebbe successo niente quella sera tra me e Mills.

Gli sorrisi, facendo finta di non aver colto il vero significato delle sue parole: <<Buonanotte a lei.>>
Così dicendo mi avviai verso l'entrata dell'hotel.
La guardai di nuovo.
Mio Dio, ma quanto bella sei?

L'usciere mi aprì le porte dell'albergo, senza che dovessi chiedere nulla e mi sorrise dolcemente non appena si accorse che portavo Millie addormentata tra le braccia.
Sì, lo ammetto, doveva sembrare sicuramene una cosa...  non proprio da amici.

Ricambiai gentilmente il sorriso e, superando velocemente la hole, mi avviai verso la mia camera che, grazie a Dio, si trovava al primo piano.

P.O.V. Millie

Sto facendo il sogno più dolce di sempre.

Non so dove mi trovo, delle luci flebili illuminano quello che sembra un corridoio, probabilmente anche un po' stretto, deduco guardando il tetto proprio sopra la mia testa.

In questo sogno so che è lui che mi sta portando tra le braccia. Lo so, perché riconosco le sue braccia esili ma forti che mi cullano, circondandomi le spalle e le ginocchia, serrando il mio corpo al suo.
Riconosco la sua andatura leggera e rilassata, ma veloce sotto di me.
Sorrido a quel sogno, a quella sensazione di leggerezza, di comodità.

Un passo, poi un secondo, poi un terzo...

Sento i suoi piedi leggeri camminare contro il parquet.
Aspettate un momento. Sento i suoi passi?

Aprii ancora di più gli occhi, aspettando qualche secondo prima che si adattassero alla luce, riuscendo finalmente a mettere a fuoco, fino a quando vidi... una chioma arruffata di boccoli corvini sopra di me.
Cazzo, non è un sogno. Finn mi sta veramente portando in braccio!

Non si era ancora accorto che mi fossi svegliata, aveva lo sguardo fisso davanti a sé.
<<Finn.>> lo richiamai, con una voce ancora assonnata che assomigliava quasi ad un lamento.
Lui abbassò subito la testa verso il mio viso e mi rivolse un sorriso.
<<Continua a dormire Mills, stiamo per arrivare.>>

<<Mi stai... mi stai portando in braccio?>> chiesi, ancora confusa.
Lui soffocò a stento una risata:<<A te cosa sembra?>>
<<Perché?>>
Non ne ero sicura, ma lo sentii come scrollare le spalle, nonostante mi avesse tra le braccia.
<<Non volevo svegliarti.>> si limitò a rispondere.

Perché la semplicità di quel ragazzo riusciva sempre a spiazzarmi così tanto?

<<Puoi lasciarmi andare adesso.>> dissi, cercando di mantenere la lucidità, cosa che mi risultava ogni secondo più difficile, perché più realizzavo della sua vicinanza, delle sue braccia intorno a me, più il mio cuore accelerava.

<<Dormi Mills, tranquilla.>>
Tranquilla? Tu mi stai portando in braccio e mi chiedo di stare tranquilla?
Che tu sia maledetto, Finn Wolfhard.

Lo sentii abbassarsi leggermente, ma prima che potessi chiedergli cosa stesse facendo, sentii lo scatto di una porta, segno che questa si era aperta.
Ma come cazzo aveva fatto con me in braccio?

Entrò, chiudendosi la porta alle spalle con un piccolo calcio.

Nonostante fossi ormai perfettamente sveglia, forse anche troppo, lui mi adagiò delicatamente sul letto.
<<Certo che sei testardo.>> pronunciai istintivamente quelle parole, guardandolo negli occhi e accennando un piccolo sorriso.
Il suo corpo era ancora chino sul mio, le sue braccia ancora intorno a me, nonostante fossi già sul letto.
<<Credevi di esserlo solo tu?>> mi provocò lui.
<<Forse un po'.>> ammisi.
<<Forse un po'.>> mi fece eco lui annuendo, come ad assimilare la mia risposta.

Le sue braccia scivolarono via dal mio corpo e il suo corpo si raddrizzò.
<<Dove vai?>> chiesi.
<<Un secondo in bagno.>> rispose lui allontanandosi, prima di chiudere la porta del bagno alle sue spalle.

Alzai leggermente il mio corpo dal materasso morbido del letto, appoggiando il mio peso sui gomiti.
Mi guardai intorno, non potendo fare a meno di notare che eravamo in una piccola e semplice stanza d'albergo, niente di troppo appariscente, niente di esagerato, niente suit, niente attico. Solo... semplicità.
Sorrisi tra me e me, scuotendo leggermente la testa: tipico di Finn. Quel ragazzo era incorreggibile.
Ecco uno dei tanti motivi per cui lo ammiravo tanto, la sua testardaggine nel voler rimanere sempre... lui. Solo lui.

Mi raddrizzai sul letto, pensando che sarei dovuta andare in bagno anche io, mettere un pigiama e...
Aspettate un secondo.
Ma quale pigiama?

Non avevo niente con me. Le mie valigie in quel momento si trovavano... in un altro albergo.
Iniziò a prendermi il panico. Non potevo dormire con quei vestiti, sporchi e sudati dopo il viaggio e quella giornata infernale...
Strizzai gli occhi sforzandomi di pensare, portandomi una mano alla testa.
<<Cazzo.>> imprecai tra me e me.

<<Tutto bene?>>
La voce di Finn mi fece sussultare.
Alzai lo sguardo e lui era lì, appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta aperta del bagno e mi guardava con aria incuriosita e divertita.

Il mio viso avvampò in un secondo. Non mi ero minimamente accorta che fosse lì, lo credevo ancora chiuso in bagno.
Dio, che velocità questi maschi.

<<Sì, certo! Io... semplicemente stavo pensando che, beh... dovrei cambiarmi per dormire, non posso dormire con i vestiti del viaggio, ma le mie valigie sono ovviamente in un altro albergo e...>> iniziai a gesticolare nervosamente, ma Finn mi interruppe.
<<Ehi, non preoccuparti Mills, non c'è problema. Ti presterò qualcosa io,
d'accordo?>>

Tirai un sospiro di sollievo.
<<Grazie mille.>> lo ringraziai sincera.
Lui mi sorrise rilassato e nel frattempo si avvicinò alla valigia, ai piedi del letto.
<<Cerco qualcosa, d'accordo?>> mi disse mentre apriva la valigia, iniziando a frugarci dentro.
<<Okay.>> risposi imbarazzata.

Nel frattempo mi alzai per non stargli tra i piedi, cercando di sembrare indifferente.
Giusto per fare qualcosa mi avvicinai al bagno, entrai solo per vedere come fosse, ma il mio viso, per la seconda volta quella sera, cadde sulla mia immagine riflessa nello specchio.

Mio Dio, che mostro.
Mi ero completamente dimenticata di come fossi combinata. Il trucco sembrava come essersi raddoppiato sul mio viso, gli occhi non erano più rossi, ma sembravano comunque troppo grandi a causa delle occhiaie e del nero intorno ai miei occhi.
Mio Dio, chissà cosa avrà pensato Finn, mentre mi portava in braccio...
Ero davvero bruttissima.

Dovevo assolutamente togliermi quel trucco dalla faccia.
Mi avvicinai al porta carta igienica, ne strappai un po' e poi tornai di fronte al lavandino.
Aprii il getto dell'acqua, inzuppai la carta igienica e iniziai a strofinarmela sugli occhi.
Era un tentativo disperato, ma era l'unico modo.

Il trucco non andava via, anzi sembrava peggiorare sul mio viso.
Più strofinavo e più le macchie si ingrandivano. Iniziai a prendermi di nervi.
Non ce la facevo più. Quella giornata era stata un incubo e non smetteva di esserlo.

Avete presente quando a fine giornata siete talmente stressate, stanche, afflitte, deluse da tutto e tutti che vorreste solo mettervi a gridare con quanto più fiato avete in corpo e anche la minima cosa vi va storta?
La cosa più sciocca, più insulsa vi va storta e allora voi semplicemente scoppiate come una bomba ad orologeria.
Scoppiate perché ne avete piene le palle, perché siete troppo stanche e a niente e nessuno frega un accidente.

Iniziai a piangere dal nervoso, mentre convulsivamente mi passavo la carta igienica sul viso, pressando così tanto che iniziò a diventarmi rosso a causa dello sfregamento.
Le mani iniziarono a tramarmi: ero in preda ad una crisi di nervi bella e buona.

<<Millie cosa c'è?>>
Era la voce preoccupata di Finn, che proveniva dalla porta.
Sapevo che era fermo lì, che mi fissava, ma non potevo girarmi per guardarlo, non ne avevo il coraggio.

Continuai a sfregarmi il viso, guardando con occhi vuoti la mia immagine irriconoscibile nello specchio.
Cercai di parlare con la voce più sicura possibile, ma il tremolio comunque udibile tradì la mia insicurezza:<<I-io sto b-bene.>>
Respira Mills. Non tremare. Riprendi il controllo.
Mi sfregai il viso con ancora più forza.
<<Sto bene.>>
Ancora più forte.
<<Sto solo cercando di togliermi questo dannato trucco.>>
Ancora più forte.
<<Non vuole andare via.>>
Ancora un po'. Il mio viso era completamente rosso e adesso... anche i miei occhi.

<<Mills ma che cazzo!>> sbottò Finn afferrandomi il polso e bloccando la mia mano con la carta igienica a mezz'aria.
<<Continua così e ti si toglierà la pelle, non il trucco.>>

Mi tolse la carta igienica dalle mani.
<<Lascia, faccio io.>>
Senza dire una parola mi prese per mano, mi spostò portandomi dall'altro lato del bagno, abbassò la tavoloccia del water e mi ci fece sedere sopra, premendo le sue mani contro le mie spalle.
Gettò la carta igienica sporca in un piccolo contenitore proprio di fianco a noi e ne strappò dell'altra.

Si avvicinò poi al lavandino per inumidirla sotto il getto dell'acqua.
Nel frattempo io me ne stavo seduta, immobile, lo guardavo senza riuscire a dire una parola, scioccata da ciò che stavano vedendo i miei occhi.
Quel ragazzo stava veramente sciacquando della stupida carta igienica per pulirmi il viso dal trucco che, tra parentesi, faceva pietà?

Finn si avvicinò nuovamente, si inginocchiò di fronte a me, posizionandosi nello spazio tra le mie gambe, e iniziò a passarmi delicatamente la carta sul viso con una mano, mentre con l'altra me lo teneva fermo, reggendomi per il mento.

Avrei voluto ringraziarlo, ma non riuscivo a fiatare.
Il ragazzo che amavo se ne stava lì, inginocchiato davanti a me mentre cercava di togliermi dello stupido trucco dal viso mentre io continuavo a piangere silenziosamente e non riuscivo a fiatare, non riuscivo quasi neanche a respirare, talmente il suo viso era vicino al mio.
Che situazione ridicola.
Tu sei ridicola Millie.

<<Perché stai piangendo?>> mi chiese con la voce più calma e più dolce del mondo, ma con uno sguardo che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione.
<<Perche sono un'idiota.>> sospirai.
<<Millie, vuoi dirmi che cazzo è successo, per favore?>> mi chiese, mentre mi strofinava la carta sulla guancia, proprio sotto l'occhio destro.

<<Te l'ho detto cosa è successo: sono un'idiota.>> ripetei.
<<Puoi essere più specifica? Mi viene difficile capire, così.>>
Feci un bel respiro. Glielo dovevo. Nonostante non volessi assolutamente, sapevo di dovergli raccontare cosa era successo. Era il minimo che potessi fare, dopo tutto quello che lui quella sera stava facendo per me.

<<Va bene.>> sospirai arrendendomi.
<<Ma promettimi che non mi dirai "te l'avevo detto".>> lo ammonii.
<<Hai la mi parola.>> mi disse serio lui, non smettendo di struccarmi.

<<Avevi ragione tu.>> dissi tutto d'un fiato.
Lui mi guardò, confuso:<<Più specifica, Millie.>> mi esortò di nuovo.
<<Su Jacob.>>
A quelle parole la sua mano si bloccò sulla mia guancia, fu solo per un secondo, ma giusto in tempo perché io potessi accorgermene.

<<Cosa è successo?>> chiese lui, con un tono di voce sorprendentemente tranquillo.
Alzai lo sguardo, puntando i miei occhi nei suoi. La sua mano si bloccò nuovamente sul mio viso, i nostri occhi erano ipnotici e per un secondo credetti che lui riuscisse a leggermi dentro attraverso.
Potevo veramente fidarmi di quel ragazzo? Potevo spogliarmi di tutte le ,il insicurezze per un secondo? Potevo togliermi la corazza che mi proteggeva, potevo mostrarmi nuda ai suoi occhi?

Pensavo tutto questo in un turbine di emozioni, mentre lui mi guardava speranzoso.
Sì, decisi di sì. Con Finn potevo farlo. Potevo essere me stessa.

<<Era tutto una bugia.>> dissi istintivamente.
<<Tutto cosa?>>
<<Ogni cosa Finn, ogni cosa. Lui non mi amava.>> sputai fuori quelle parole così velocemente che dubitai lui le avesse capite.
<<Come lo sai questo?>> chiese cautamente.
Alzai gli occhi:<<Lo so perché... perché Lilia lo ha sentito Finn, lo ha sentito. E quando io ho chiamato Jacob lui non l'ha smentito, capisci? Non si è difeso!>> esclamai, mentre il panico si impossessava nuovamente di me.
<<Millie calmati, dimmi di cosa stai parlando.>>
<<Lui stava con me per visibilità Finn. Solo per visibilità.>> gemetti, portandomi le mani sul viso per coprire lo.

Se prima credeva che fossi una sciocca, adesso ne aveva la certezza.
Gli starò sembrando una tale sciocca...

Lui mi prese i polsi, e gentilmente mi tolse le mani dal viso.
<<Guardami.>> mi ordinò, mentre tenevo ancora gli occhi bassi.
<<Non posso.>> dissi scuotendo la testa.
<<Non posso. So che stai pensando.>> ripetei piano.
<<Ah sì, e cosa sto pensando?>> chiese ironico.
<<Che me lo avevi detto?>> sussurrai.
Lui soffoco una risata a quelle parole.
<<Beh è vero, ma... no. Non sto pensando a questo.>>
Quelle parole mi diedero il coraggio di alzare di poco gli occhi verso di lui.
<<A dir la verità sto pensando che il coglione sia lui, Mills. Sia lui perché è inconcepibile che un ragazzo possa essere così meschino, possa trattare così una persona indifesa, buona, gentile come... come te. È inconcepibile che si tratti così una ragazza, che si tratti così chiunque. Quindi no Mills, non è colpa tua. Tu non potevi saperlo e sei anche fin troppo buona per sospettare una cosa del genere, questo lo sappiamo entrambi. Sembra un difetto, ma ti fa onore. Ti fa onore essere sincera in un mondo di falsi, lo sai?>>

Un piccolo sorriso genuino si fece strada tra le mie labbra e di riflesso anche su quelle di Finn.
Vedete? Finn sapeva come fare con me, sapeva come farmi sentire meglio, sapeva come prendermi in modo così naturale che non c'era neanche bisogno di ragionarci sopra.

<<E poi questo dovrà essere veramente un deficiente per averti baciata, per essere stato insieme a te e non essersi innamorato sul serio.>>

A quelle parole sussultai e Finn sembrò accorgersi di cosa aveva appena detto perché il suo sorriso scomparve dal suo volto. Stava per aprire bocca, per scusarsi ne sono certa, m aio lo bloccai mettendo una mano sulla sua guancia e parlando prima di lui.
<<Grazie.>> dissi, guardandolo con occhi sinceri.
<<Non so come farei se non ci fossi tu.>>
Lui mi sorrise dolcemente:<<Vediamo di non doverlo mai scoprire allora.>>

<<Comunque sia, ho finito.>> mi informò, gettando via anche l'ultimo pezzo di carta igienica e alzandosi in piedi.

Lo imitai, alzandomi a mia volta e avvicinandomi cautamente allo specchio. Alzai timidamente gli occhi per guardarmi e... Wow. Non c'era più un filo di trucco sul mio volto adesso tornato al suo colore naturale, anche se un po' pallido.
<<Ci sei riuscito.>> dissi,  voltandosi verso di lui e sorridendogli.
<<Ovvio che sì. Ma non aspettare che ti riveli le mie doti da make-up artist. Sono un segreto.>> disse scherzando.

<<Vado a prenderti i vestiti per la notte, d'accordo?>> aggiunse subito dopo.
Senza aspettare risposta uscii dal bagno, per rientrarci qualche secondo dopo, porgendoti una t-shirt dove dentro ci sarebbero entrate tranquillamente due me e un pantaloncino di tuta.
Erano perfetti.
<<Grazie mille!>> lo ringraziai, mentre li afferravo.
<<Ti aspetto fuori.>> mi disse, e così dicendo si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi in bagno.

A cambiarmi non ci misi più di due minuti. Uscii dal bagno impaziente di... di cosa?
Non lo sapevo neanche io. Di vederlo? Di stare con lui?

Dopo aver fatto qualche passo fuori dal bagno mi bloccai sorpresa. Finn non si era accorto che fossi uscita dal bagno, se ne stava su una poltrona nell'angolo della stanza, accanto a una finestra, con la sua chitarra appoggiata sulle ginocchia.
La melodia che ne usciva era dolce e allegra, Finn aveva la testa abbassata così da mettere in mostra tutti quei suoi boccoli neri e spettinati.
Quanto amavo quei capelli...

Me ne stavo appoggiata silenziosamente all'uscita della porta ascoltandolo, con un sorriso ebete sul viso.
Passò qualche minuto prima che lui alzasse la testa e si accorgesse di me.
<<Oh scusami, non ti avevo vista.>> disse, togliendosi la chitarra da sopra le ginocchia.
<<No!>> dissi istintivamente, sorprendendo anche me stessa.
<<Non smettere. Cosa stavi suonando?>> chiesi con più calma, sorridendogli.
Lui mi guardò indeciso sul da farsi per qualche secondo, ma poi si rimise la chitarra sulle ginocchia e questa volta cantò a voce alta e udii finalmente chiare le parole che prima si stava solo limitando a canticchiare tra sé e sé.

<<My baby don't cry,
Alle she does is laugh
And when she gets home,
She takes a long bath.>>

Continuò per qualche altra strofa, prima di smettere improvvisamente.
<<Sai, questa canzone mi ricorda te.>> disse improvvisamente, alzando la testa per guardarmi.
Lo guardai sorpresa, alzando le sopracciglia:<<Me?>>
<<Sì.>> annuì lui, sorridendomi.
<<Tu sei sempre così solare, così sincera, odi piangere e ami ridere... sì, mi ricorda te, moltissimo.>>

Arrossii abbassando lo sguardo a quelle parole di cui ero a dir poco lusingata, non trovando le parole giuste per rispondere.

Rialzai lo sguardo e notai che anche lui si era cambiato. Portava un pigiama di flanella leggerò che aderiva al suo corpo magro e slanciato.
Era bellissimo, mentre io a confronto sembravo... un sacco di patate.

<<Sembri stanca.>> constatò, rivolgendomi un'occhiata attenta.
Arrossii un poco. Quanto era attento?
In realtà non ero stanca, ero distrutta, totalmente sfinita. Sentivo la testa come compressa da cento pistoni sopra di me, per non parlare delle gambe che mi reggevano a stento.
Come può lo stress di una sola giornata ridurti così?

<<Un po'.>> ammisi.
<<Puoi dormire sul letto, io mi arrangerò.>> mi disse lui, alzandosi dalla poltrona e appoggiando la chitarra al bracciolo.
Si arrangerà?

Scossi la testa divertita, e senza il minimo imbarazzo dissi:<<Finn non essere sciocco. Non ti farò dormire per terra. Ci conosciamo da un sacco di tempo, sei uno dei miei migliori amici, non mi scandalizzo mica se dormi insieme a me.>>

Lui mi sorrise grato e divertito allo stesso tempo e senza dire una parola, si fece strada sul letto, sfece le coperte dal suo lato e ci si buttò dentro.
Vi ricordate quando un secondo fa credevo che non mi sarei fatta nessun problema?
Me lo rimangio.

Il cuore iniziò a martellarmi nel petto, mentre passo dopo passo mi avvicinavo a quel letto. Con più calma possibile, come se il mio corpo non riuscisse a uscire dalla modalità slow-down, mi misi sotto le coperte anche io.

<<Posso spegnere la luce?>> chiese lui.
<<Sì.>> dissi in un sussurrò.
Finn allungò il lungo braccio, premendo l'interruttore.

Nel momento in cui il buio invase la stanza, una scarica di elettricità mi incendiò il corpo.
La consapevolezza della sua vicinanza mi mandava in tilt.
Diedi tempo ai miei occhi di adattarsi, prima di vedere che Finn era girato proprio verso di me, il suo volto a una spanna dal mio.
I miei occhi erano spalancati nei suoi, il mio respiro accelerato.

<<Tutto bene?>> mi chiese lui incuriosito.
Oh si tutto bene, sto solo andando in iper ventilazione, ma tutto bene.

<<Sì.>> risposi poco convinta.
<<Pensi ancora a oggi?>>
No. Sì. Forse.
Non risposi.

<<Non è colpa tua.>> disse dal nulla.
A quelle parole mi scappò un sospiro e, dopo un secondo, Finn fece una cosa inaspettata.
Protese un braccio verso di me e mi avvicinò a lui.

Quando il mio corpo si accoccolò contro il suo, una dolce sensazione di torpore mi pervase. Le sue lunghe braccia mi avvolsero, mentre io rannicchiavo le mie contro il suo petto.
Il mio corpo si incastrava perfettamente contro il suo, come due pezzi di un puzzle finalmente ritrovati. Improvvisamente i miei muscoli si rilassarono e mi addormentai tra le sue braccia, prima di poter sentir le sua labbra baciarmi teneramente i capelli.
<<Respira. Non pensarci. Dormi, ci sono qui io.>>

Spazio autrice
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non sia apparso troppo smielato (se così fosse, prendetevela con i Coldplay!). A parte gli scherzi, è davvero uno dei miei preferiti e so che non vedete l'ora di sapere che cosa succederà nel prossimo 😛
___
La canzone che Finn canta a Millie esiste davvero, è Wasting Time - Calpurnia

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]

P.S.: Il prossimo capitolo uscirà al 100% tra sabato e domenica, quindi vi toccherà aspettare!
Una buona settimana bellezze!

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