23. Pressioni intollerabili

Jeff percepì immediatamente un enorme peso scavarsi spazio nel suo petto, la cui presenza soffocante attenuava in modo parziale le violente fitte di dolore che provenivano dal suo braccio ferito. La sua collaborazione con le follie di Smiley gli aveva garantito un ingente ingresso di denaro per svariati mesi, ma era praticamente certo che il loro rapporto si sarebbe del tutto disgregato da lì a poco; dopotutto, in effetti, aveva combinato proprio un bel casino.
-Oh sì, la ragazzina....- borbottò, riportando alla mente le oscene immagini di quei viscidi organi interni, ancora caldi, riversati sul pavimento della villetta in cui aveva fatto irruzione.
L'uomo aggrottò la fronte, visibilmente infastidito, mentre era intento a sfilare via i guanti in lattice che aveva utilizzato poco prima. -La ragazzina cosa?-.
Il moro strinse le mandibole, spostando lo sguardo altrove. -Le cose non sono andate come avevo previsto, ma posso procurarti un altro corpo- tentò di giustificarsi.
-No, cazzo!- gridò l'altro, sbattendo un pugno contro alla parete così forte da farsi male. Il suo sguardo si fece improvvisamente truce, ostile, carico di rabbia. -Questa era la tua ultima, fottutissima, maledettisima occasione, Jeff- sbraitò, gesticolando con entrambe le mani. -È evidente che io non possa più fidarmi di te, quindi vedi di non farti più vedere da queste parti-. 
Anche se il suo sguardo assente non lo diede affatto a vedere, quelle parole ferirono Jeff come un migliaio di pugnali conficcati nel petto; ancora una volta le sue sicurezze si stavano sgretolando, una ad una, sotto il peso del suo corpo senza che gli fosse concesso fare qualsiasi cosa per impedirlo. -È stato per colpa di quel cazzo di cane...- borbottò. 
-Ti stai comportando come uno squilibrato del cazzo!- ribatté Smiley, conficcandogli addosso uno sguardo di ghiaccio, mentre disordinava i suoi lucenti capelli scuri passandovi le dita attraverso. -Sono settimane che te ne stai chiuso in casa, e quando esci per una missione fai soltanto cazzate- aggiunse. -È già il secondo importante affare che mi fai saltare, hai idea di quanti soldi io abbia appena perso per causa tua?-.
A quel punto l'altro scelse di restare in silenzio, spostando lo sguardo sulle vetrate scheggiate che gli permettevano di ammirare i profili tenebrosi dei palazzi avvolti nell'oscurità di quella fredda notte. Non aveva alcuna intenzione di perdere gli accordi che aveva intrapreso con il dottore, ma allo stesso modo non tollerava affatto il modo in cui lui rivendicasse costantemente la sua autorità su di lui. Come fosse una specie di bestia al suo guinzaglio. -Come vuoi- mugolò, fingendo disinteresse.
E Smiley, visibilmente innervosito dalla sua reazione, fece un passo verso di lui riprendendo a gesticolare. -Non sto scherzando Jeff, sono seriamente preoccupato per la tua situazione. Non capisco cosa diavolo ti passi per la testa-.
-Proprio niente- rispose lui, mentre con un gesto rapido gli voltava le spalle per incamminarsi verso la tromba delle scale. -Ci si vede- aggiunse, continuando ad inscenare del distacco. Il suo volto era adesso una maschera immobile, totalmente priva di espressione, come se d'un tratto avesse disconnesso le sue emozioni tagliando una sottile e invisibile corda che le collegava al resto del mondo.
-Aspetta!- gridò solo un attimo dopo Smiley, alzando il tono della voce molto più di quanto avrebbe voluto. -Aspetta un secondo, Jeff-. L'atteggiamento del falso dottore era cambiato, la rabbia che bruciava nei suoi occhi si era trasformata in preoccupazione.
Il moro arrestò il suo cammino e si voltò indietro, senza pronunciare più una singola parola; non erava più alcuna voglia, o interesse, a proseguire quella conversazione.
-Tu hai... Insomma...- iniziò a balbettare l'altro, distogliendo istintivamente il contatto visivo con il suo interlocutore, a causa dell'imbarazzo. Non era mai stato bravo in queste cose. -Sei... Sei sicuro di stare bene?-.
E la risposta del ragazzo, sorprendentemente, giunse più decisa e chiara che mai. -Sì- afferrò, allargando sulle sue labbra sfregiate un sorriso a malapena percettibile. I battiti del suo cuore si fecero più vicini l'un l'altro, generando una sensazione di agitazione che sembrò voler scuotere il suo corpo stanco. -In realtà io... credo di essermi innamorato-.
Pronunciando quelle parole Jeff riprese il suo cammino verso l'uscita, lasciando il compagno con il fiato sospeso e la mente avvolta da mille interrogativi senza risposta. Forse sì, non gli importava più di tanto di perdere la sua fruttuosa collaborazione con Smiley e Jack; in quel momento, forse per la prima volta, il giovane killer realizzò che tutto ciò che desiderava davvero era tornare a casa da Eva.
Prima di allora, non gli era mai capitato di lasciarsi trascinare dalle emozioni in modo così disinibito; la direzione caotica e oscura che aveva preso la sua vita fin dalla prima adolescenza non gli aveva dato mai un'opportunità di provare un sentimento di quel tipo per qualcuno, gli unici ricordi di un simile sentimento di profondo affetto che aveva provato erano legati a suo fratello, morto per mano sua ormai molti anni prima.
Jeff aveva vissuto mostruosità disumane, che aveva dovuto affrontare senza l'aiuto di nessuno; per questo, a sua volta era finito per diventare lui stesso il mostro. Ma adesso, dopo tutto questo tempo e dopo tutto il terrore che aveva seminato, riusciva di nuovo a sentire di poter davvero amare qualcuno.
Smiley seguì la sua sagoma con il fiato sospeso, fino a che non la vide scomparire giù per la tromba delle scale; quelle parole lo avevano lasciato di stucco, ma non erano state sufficienti come spiegazione per quanto stava accadendo. Conosceva quel ragazzo dal volto sfregiato da diverso tempo, abbastanza da riuscire a comprendere almeno in parte ciò che gli girava per la testa; ma soprattutto, riusciva a capire che qualcosa in lui non andava.
-Innamorato, sul serio?-.
Il dottore voltò lo sguardo verso il rumore, incrociando il volto di Jack che stava entrando nella stanza attraverso la porta sul retro, rimasta socchiusa fino ad allora. Non stava indossando la sua maschera, ma la stringeva nel pugno della mani destra facendola dondolare a mezz'aria.
-Hai origliato fino ad ora?- gli domandò, mostrando un filo di irritazione.
L'altro annuì con un sorriso beffardo. -Ho origliato quanto basta. Smiley, non è affar mio, ma se posso darti un consiglio...-.
-Non intendo sbarazzarmi di Jeff- lo interruppe l'uomo. -Lo so, ha combinato diversi casini e si sta comportando in modo strano ma... Difficilmente potrei ritrovare uno abile come lui nel procurarmi corpi-.
-Beh, ci sono io- commentò con irriverenza Jack, intrecciando le braccia sul petto e poggiando la schiena contro alla parete.
Il dottore scosse il capo lentamente, spostando lo sguardo altrove. -Apprezzo la tua disponibilità Jack, e ne terrò conto- gli rispose -Ma non possiedi le sue stesse abilità da killer di Jeff. Perciò devo capire cosa diavolo sta combinando quel coglione, capisci che intendo?-.
-Oh, andiamo- rispose l'altro. -È fatto o ubriaco per la maggior parte del tempo, cosa c'è da capire?-.
Ma il dottore, visibilmente irritato da quella affermazione, gli poggiò una mano sulla spalla e lo guardò dritto negli occhi, con un'espressione così fredda e seria da farlo rabbrividire. -Vedi di capire cosa succede. Ho bisogno che Jeff torni operativo subito, gli affari non possono attendere, quindi indaga su di lui e riferiscimi prima possibile quello che scopri-.
Jack emise un lento sospiro che sottolineava in modo chiaro il suo disappunto, sollevando un ciuffo dei suoi capelli arruffati. -E io? Cosa ci guadagno?-.
-Ti pagherò- rispose prontamente Smiley, alzando la voce. -Vedi di scoprire cosa gli frulla in testa e riportalo da me. Se necessario, uccidi la ragazza o chiunque lui dica di amare. Chiaro?-.

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