103

Geraltine si sentì scioccata quando vide Carina cadere dal cielo scuro.

Da quello che il trio ha letto in biblioteca, nessun erede della luce o qualsiasi puro immortale del resto non sarebbe mai potuto svenire a causa della stanchezza, quindi cosa c'era che non andava in lei?

Pensava che forse Aro avrebbe saputo la risposta, ma anche il suo viso non mostrava altro che incapacità. Se il più longevo tra loro dotato anche della maggior conoscenza non sapesse cosa fare, allora cosa succederebbe a Carina?

Geraltine stava per lasciare il trio per andare da sua figlia e aiutare Alicia in qualcosa, oppure era una scusa per starle vicino, ma non poteva perché Matteo le prendeva la mano.

Sapeva quali erano i passi successivi al loro piano, e che era pericoloso e richiedeva la sua massima attenzione, ma quando Celine era lì svenuta e malata.

Matteo parlò prima che lei potesse urlargli contro. "È tempo."

"Ma lei è-"

"Geraltine, questo è importante." Korashia la interruppe con voce severa.

"Anche questo è importante, Rashia. Non credo che tu capisca cosa significhi prendersi cura di qualcuno." Ha urlato di rimando alla ragazza.

Geraltine si rese conto di quello che aveva detto solo dopo averlo detto. Andò a scusarsi ma Korashia scosse la testa, sentì Matteo che le fissava la nuca.

"Kor-"

"Se non mi importasse, non sarei stato qui in primo luogo."

Geraltine guardò Korashia allontanarsi furibonda, era congelata, incapace di tirare fuori nessuna parola dalla sua bocca. Matteo la guardò con occhi di disapprovazione prima di correre dietro a Korashia.

"Rashia! Aspetta!"

Urlò, raggiungendola e afferrandole la mano, lei si accigliò voltandosi verso di lui. "Che cosa?"

"Non lo intendeva." Disse dolcemente.

"Non lo sai."

"Se dopo vedessi la sua faccia, mi capiresti."

Korashia sospirò, scuotendo la testa, qualcosa che lui notò che faceva quando era seccata con qualcuno o, in questo caso, era lui.

Era evidentemente infastidita quando si accorse che lui la seguiva all'interno del castello, anche attraverso i corridoi bui che conducono a una delle torri più alte del palazzo, ne aveva abbastanza per dimostrare che era un piccolo idiota insopportabile.

"Le sue parole non significano niente per me. Sono solo preoccupato per il nostro tempo rimasto qui." Ha detto, trovando la sua piccola dimora, entrando nella zona senza finestre.

Questo posto era pericoloso perché era bello, non c'erano ringhiere, solo un tetto in cima per evitare che la neve cadesse su di loro, un passo troppo lontano dalla sporgenza li avrebbe portati al loro destino.

Matteo si chiedeva spesso perché avesse scelto il pericolo su tutto, come se fosse una chiamata per lei, o forse qualcosa a cui non era mai riuscita a sfuggire.

"Non voglio offenderti ..." iniziò nervosamente. "..ma perché ci tieni così tanto? Dei Volturi anche dopo che ti hanno rinchiuso?"

"Io ... non lo so."

Ora che lui glielo chiedeva, lei era davvero all'oscuro del motivo per cui li stava aiutando, non doveva, aveva tutto il diritto di essere arrabbiata con loro ma alla fine finiva sempre per pensare a loro ... il buono in loro.

"Penso di doverlo a lei ... per avermi salvato la vita ... anche dopo che ho cercato di ucciderla, lei mi ha difeso dai suoi stessi compagni. Io ... sarò per sempre grato per questo."

Le parole di Korashia furono come un sussurro al vento, salì su una sporgenza e si sedette senza preoccuparsi che un errore l'avrebbe uccisa o forse le piaceva il brivido, da lì poteva vedere abbastanza bene la luna e si sentiva come se Celine era lì con lei, non Carina.

Matteo le si avvicinò e le si sedette accanto, spaventato che anche lei potesse saltar giù volentieri, la sua imprevedibilità era così surreale, proprio come i suoi sbalzi d'umore.

"Laggiù ... a Volterra ... cosa pensavi di me quando sono venuto a prenderti?" Ha chiesto, un piccolo accenno di un sorriso sulle labbra.

"Ti ho pensato come un pazzo scappato da un manicomio." Borbottò e si sentì uno schiaffo sul braccio.

"Non sembravo un pazzo, le donne facevano la fila per ore solo per intravedere me." Ha sbuffato.

"Ebbene, non mi troverai in quella coda." Lei sbuffò, guardandolo per scoprire la sua faccia offesa.

"Come ti permetti? Oserei dire che persino Jane potrebbe aver pensato a me in modo ... lascivo." Lui sorrise.

"Davvero? Ne dubito fortemente." Lei inarcò un sopracciglio.

"Bene, lascia perdere." Borbottò. "Cosa farai ... quando tutto questo sarà finito?"

"Non lo so."

"Non hai progetti?"

"..forse vedi il mondo? Penso che molto sia cambiato." Lei si strinse nelle spalle.

"Esso ha."

"Come mai?"

"L'India ha ottenuto la sua indipendenza".

"Cosa quando?" Esclamò mentre lui ridacchiava.

"Nel 1947, dieci anni prima che avessi il tuo." Lui ha spiegato.

"Ti rendi conto ... che potrebbe essere passato molto tempo ... che ci stiamo avvicinando al momento ... in quella radura."

"Che dici?"

"Quello che ho detto ... prima ... di cambiare gli eventi del futuro." Disse, evitando i suoi occhi.

"No." Lui scosse la testa. "È troppo pericoloso."

"Ma-

"No, Korashia." Affermò, con tono deciso, era strano vederlo così, tutto serio e severo perché di solito era lei a vestire i panni del genitore prepotente.

Si morse il labbro e sospirò. "Bene, fallo a modo tuo."

"Grazie." Lui disse, appoggiando la testa contro la sua spalla.

"Sta 'zitto." Mormorò, e per un secondo, solo per un secondo, Matteo giurò di averla vista sorridere, lei si accorse che la guardava in modo strano.

"Che cosa?"

"Hai sorriso." Ridacchiò. "Hai davvero sorriso."

Korashia gli lanciò un'occhiataccia. "No ... non l'ho fatto. Forse stavo usando le mie illusioni su di te."

"Sono uno scudo, e anche se funziona su di me ... sembri comunque .... bellissima."

L'illusionista fissò gli occhi con il rompi scudi, con un'emozione che non aveva mai provato prima, che pensava di non essere mai capace di provare.

Il pensiero di questo le fece arricciare le labbra verso l'alto, il pensiero di qualcuno che la chiamasse bella la fece raggomitolare ancora di più, ben presto Matteo la trovò che gli sorrideva.

"Come ho detto ... bellissimo." Sussurrò chinandosi più vicino mentre lei si ritrovava a fare lo stesso.

"Korashia, Matteo."

I due si staccarono da ciascuno come un fuoco che toccasse, le loro guance scarlatte, alzando lo sguardo trovarono Geraltine che li fissava come se non volesse essere qui in primo luogo.

"Volevo parlare con te ... da solo." Ha spiegato, guardando la ragazza con un'espressione di scusa.

Matteo gemette un poco, alzandosi dandole un ultimo sorriso, prima di fissare la donna più anziana. "Farai meglio a sistemare questo ... o ti ... farò del male ... molto gravemente."

Korashia sbuffò coprendosi la bocca, sempre seduta sul cornicione della torre, Matteo le lanciò un'occhiataccia prima di andarsene finalmente.

Quando se ne andò, Geraltine si avvicinò cautamente alla ragazza, aspettando che lei le gridasse contro, per dirle di lasciarla sola.

"Sedere." Korashia grugnì. "Io non mordo."

Geraltine non capiva perché si sentisse così nervosa con una ragazza che aveva appena un quarto della sua età, ma c'era qualcosa in lei che le faceva temere tutto ciò di cui parlava.

"Mi dispiace ... davvero."

Passarono alcuni istanti prima che Korashia parlasse finalmente, la sua risposta non era quella che Geraltine si aspettava.

"Io ... dovrei essere io a scusarmi, eri preoccupato per tua figlia e di certo non posso biasimarti per questo ... mi dispiace."

"È già

"Avevi ragione anche tu, non ho la capacità di prendermi cura di nessuno."

"Non è vero." Ribatté Geraltine. "Ci tieni al nostro futuro ... ci tieni a Celine, ai re ... che tu ci creda o no, ci tieni anche a noi. Matteo in particolare."

Korashia si fece beffe. "Non c'è un posto speciale per nessuno nella mia anima .. salva per quelli nel mio cuore ... non ha alcun senso." La ragazza gemette, pizzicandosi il ponte del naso.

"Vedi ... quando pensi a lui, tutto il resto nella tua testa smette di funzionare, siamo solo tu e lui. Se ancora non mi credi ... credi in te stesso perché gli hai sorriso ... in un modo che Non ti ho mai visto con nessuno. "

"È tutto abbastanza ... comunque ... penso che dobbiamo discutere di qualcosa di più importante." Si schiarì la gola, così come la mente, come se le parole che Geraltine aveva detto prima non esistessero.

"Vuoi dire di Celine?"

"Sì ... avrei chiamato Matteo ma lui è già contrario." Borbottò Korashia.

"Vuoi dire cercare di cambiare gli eventi del futuro andando lì?"

"Esattamente ..." Si interruppe.

"Uccidendoti?" Geraltine era impassibile, trovando già la sua cosiddetta idea orrenda, anche quando l'aveva suggerita per la prima volta nella foresta.

"È l'unica opzione, dobbiamo cambiare qualcosa ... o tutti noi dovremo affrontare le conseguenze, pensa a Celine ... vuoi davvero sprecare questa occasione per salvarla?

Per salvare tua figlia? Per una ragazzina che non può nemmeno più avere una vita normale, né può sorridere, né conosce la felicità ".

"Non voglio neanche che te ne vada, anche per me sei come una figlia." Ammise Geraltine.

"Sacrificare una vita per salvarne cento è la cosa giusta da fare, non importa chi siano per te."

"Non ti lascerò morire."

"E se non lo facessi ?! E se sopravvivessi a tutto questo? Allora posso cambiare il futuro e nessuno di voi dovrebbe preoccuparsi di nulla." Ha detto, frustrata per come anche Geraltine di tutte le persone non capirà.

"Non posso farlo." Ha detto con fermezza.

Korashia si accigliò, inspirando un respiro profondo resistendo all'impulso di prendere a pugni qualcosa, alla fine era ancora un'adolescente che aveva un carattere irascibile.

"Ti rendi conto che l'unico modo per uccidere Carina è attraverso l'ascia di Obscuro." Rifletté Korashia, sembrando stanca.

"Lo so bene."

"E che ci vorrebbe anche qualcosa di caro da te?"

Geraltine tacque all'improvviso, quello che la ragazza aveva detto era vero, si dice che l'ascia avesse preso le cose la cosa più preziosa che si aveva, qual era il suo più grande desiderio in quel momento?

"Io-io sì." Disse tremante, incespicando per alzarsi.

"Allora ... cosa faremmo?"

"Dovrò farlo, è importante che lo facciamo." Strinse i pugni.

Korashia fece un sorrisetto sarcastico. "Ora, ti rendi conto di quello che provo, perché lo senti anche tu." La ragazza si alzò lentamente dalla sporgenza, non si allontanò da essa, invece si avvicinò, se possibile.

"Infliggo paura nei loro cuori" rifletté Korashia con tono calmo. "Hanno paura di me, ma l'unica cosa di cui ho paura sono me stesso."

"Di cosa stai parlando?"  sussurrò Geraltine, voltando le spalle alla ragazza, immersa nei suoi pensieri.

"Geraltine ... qual è l'unica cosa che desideri ... di poter dire a Celine prima che cadesse in coma?" La ragazza chiese all'improvviso.

Geraltine scoppiò in un sorrisetto, chiudendo gli occhi, riportandola con la mente a un tempo in cui erano solo loro due, quando per la prima volta comprò a Celine un violino di cui in seguito divenne ossessionata, con le scarpette da ballo che aveva comprato l'ultimo compleanno per cui era presente.

"Le direi ... che non l'ho lasciata per niente ... che l'amo, per sempre e sempre."

Korashia non disse niente, i suoi occhi fissavano la luna, il silenzio cadde su di loro come un caldo mantello, si portò lentamente le braccia lungo i fianchi, lasciando che il vento le scorresse sui capelli.

Sorrise ma Geraltine non riuscì a vederlo.

"Glielo dirò quando la vedrò."

Geraltine strinse le labbra, non cogliendo quello che diceva, le sue sopracciglia erano aggrottate, si voltò lentamente.

"Tu che cosa...."

Geraltine si interruppe inorridita, i suoi occhi si spalancarono per la realizzazione, Korashia non era dove avrebbe dovuto essere, poi sentì uno scricchiolio disgustoso dal basso, urlò correndo verso la sporgenza.

"NOOO !!"

Le labbra di Geraltine tremavano mentre sentiva le lacrime agli angoli dei suoi occhi mentre fissava l'orribile spettacolo che era davanti a lei, i suoi occhi erano sul corpo della ragazza che giaceva sul pavimento di pietra, i suoi occhi castani che la fissavano, vuoti e senza vita. Le sue braccia giacevano lungo i fianchi, immobili. Vide la pozza rossa che colava dalla parte posteriore della sua testa, contaminando per sempre i terreni di pietra del castello, la nevicata sembrava gelare quando sapeva che era morta.

"Geraltine ... dov'è Rashia?"

Il cuore della donna si spezzò quando udì da dietro la voce di Matteo, preoccupata e impaziente. Non aveva la forza di dirgli che era laggiù, morta. Matteo aveva un cuore fragile che si prendeva cura di tutti e se ne perdeva uno non poteva vivere con se stesso.

Matteo amava Korashia.

"N-non venire qui." Gracchiò debolmente tenendo il braccio alzato, voltandogli la schiena, perché era troppo mite per affrontarlo.

"Geraltine, dov'è?" Chiese più fermamente, avvicinandosi al punto in cui si trovava la donna.

"N-No..Matteo..stop." Geraltine finalmente si voltò tirandolo via dalla sporgenza, avvolgendolo con le braccia intorno, pregandolo di non andare oltre.

"Lasciami andare. Lasciami andare, Geraltine!" Urlò, spingendola indietro liberandosi, la donna cadde a terra in ginocchio, i suoi occhi seguirono Matteo mentre faceva passi lenti.

Poteva sentire che lui cercava di dissuadersi, la sua mente gli chiedeva se voleva vederlo, e quando lo fece, quando vide il cadavere senza vita di Korashia da così in alto, non emise un suono, cadde in ginocchio incredulo.

Matteo non si asciugò le lacrime che gli cadevano dagli occhi, si limitò a fissare la ragazza che chiamava bella, la ragazza che stava per baciare, si sentì come se qualche secondo fa lei gli sorrise, ma ora se n'era andata e forse per sempre.

"S-hai fatto questo." Borbottò, i suoi occhi caddero su Geraltine. "L'hai fatto tu!" Non ha reagito contro di lui, non gli ha risposto una parola.

"Avresti potuto salvarla! AVREI POTUTO FERMARLO!" Gridò, la sua voce era straziante.

"Lo so." Sussurrò Geraltine.

Matteo guardò di nuovo il cornicione, si era scordato di Geraltine, adesso. Poteva essere andata via per sempre o forse no, ma c'era solo un modo in cui poteva vederla per la prossima o l'ultima volta.

"MATTEO! NOO!"

.....

Carina non riusciva a pensare chiaramente mentre Janae e Deion la conducevano e Aro dove avevano detto che Korashia e Matteo erano morti.

Come è stato possibile? È stata via solo per due ore al massimo, cosa è successo in quel periodo?

Carina non riusciva a capire che Korashia poteva morire in quel modo? Quel qualcuno così forte e coraggioso come lei, non era pronta a vederla sparire. Matteo era il fratello divertente e sciocco che non aveva mai avuto, che l'avrebbe presa in giro ma anche molto protettivo nei suoi confronti.

Una parte di lei sperava che questa fosse solo una bugia, o che fosse solo uno scherzo malato che le guardie stessero giocando con il suo cuore.

La sua unica fonte di conforto era la mano di Aro che era stretta nella sua stretta, non sapeva cosa stesse provando in quel momento perché il suo viso era vuoto.

Venne il momento in cui finalmente raggiunsero i giardini del palazzo, notò che le nevicate cessavano, i corvi non vagavano più per i cieli, l'aveva letto prima.

Significava che erano in lutto per qualcuno o qualcosa.

I suoi occhi viola intravidero Favion, Alicia, Hyseria, Aleric e Geraltine che formavano un piccolo cerchio attorno a qualcosa, gli ultimi due erano inginocchiati a terra e lei sentì uno di loro singhiozzare.

Carina lasciò andare la mano di Aro correndo verso di loro, spingendo duramente qualcuno nel processo, spostandosi accanto a Geraltine, cadendo in ginocchio, ansimando quando vide i due giovani immortali sdraiati a terra immobili.

Aleric era inginocchiato accanto a Korashia, le prese la mano, deglutendo mentre chiudeva gli occhi, Geraltine tremante faceva lo stesso con Matteo.

Matteo senza vita era a pancia in giù, di fronte a Korashia , le sue dita intrecciate con le sue, è morto per lei. Le lacrime caddero dagli occhi di Carina mentre singhiozzava nell'abbraccio di Geraltine, gli occhi chiusi, non volendo vedere di nuovo quella scena orribile.

Sembrava che Alicia non potesse nemmeno prevedere questo.

Solo Geraltine ne sapeva di più, solo lei sapeva che avevano le stesse possibilità di vivere e una uguale di morire, poteva solo pregare che sarebbero sopravvissute entrambe.

Che potrebbero cambiare il futuro

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