18 -E vidi tutto come doveva essere-

Lo so, è lunedì, ma non potevo non pubblicare oggi!
È ricominciata la scuola, sentivo il bisogno di farlo.
Per alcuni sarà il primo giorno di liceo, per alcuni dell'ultimo anno di medie, per altri ancora sarà l'ennesimo anno nello stesso istituto ed io vorrei augurarvi un buon inizio con questo capitolo❤
Non siate nervosi, ansiosi o agitati, se non addirittura scontrosi per il "buon" umore del lunedì mattina, godetevi semplicemente il viaggio fino alla vostra scuola, non importa cosa vi aspetti; io personalmente so che mi ritroverò come al solito isolata con un manga in mano o a parlare con le solite due persone e so che rivedrò i gruppetti odiosi, quelli simpatici e quelli strani, ma alla fine è sempre la stessa storia, no? Quest'anno, anzi, da oggi, dovrò affrontare la terza liceo scientifico (cortesi ringraziamenti a mia madre che mi ha mandato in una scuola dove non avrei mai voluto mettere piede), devo ammettere che sono elettrizzata, pur essendo anche un po' triste per la fine delle vacanze.
Io so cosa aspettarmi e al contempo mi sento impreparata a ciò che mi riserverà il futuro durante questi novi mesi (spero in qualche gioia), è complicato e credo che sia un sentimento condiviso da molti studenti il non sentirsi pronti. Per questo non vi dirò di impegnarvi, di comportarvi bene o altro, mi limiterò a farvi compagnia in quei pochi minuti in attesa del suono della campanella, durante il tragitto in macchina o in pullman, con queste parole.

Mi sono appena alzata, sono le 6, ho sonno, vorrei sprofondare nel materasso per altre 5 ore, tuttavia dovrò impormi di alzarmi con l'unico buon pensiero di dover fare colazione, supponendo che anche voi siate in tali condizioni, vi dico solo di sorridere una volta e muovervi alla volta di lezioni noiose, chiacchere proibite con i vicini di banco, lavate di capo da parte dei professori, voti belli e insufficienze e ricordi futuri non sempre belli e non sempre brutti insieme alla sottoscritta.❤

Un sonoro, rumoroso, rompiscatole, fastidioso "Bip! Bip! Bip!" risuonò per la stanza.
Per cinque minuti buoni la mia testa fu martellata con quel suono, fin quando la mia mano, sepolta sotto il piumone, si allungò lentamente fino al comodino, da dove, con inaspettata rabbia, la sveglia fu scaraventata a terra.
La mia testa ruotò verso destra, inspirai l'aria calda vicino alle coperte, che diventò fredda quando allungai il collo contorcendolo per sgranchirmi.
I miei occhi, due luminosi punti rossi, comparvero improvvisamente in mezzo a quel groviglio di stoffe che ricopriva il letto. Vagai con lo sguardo, stranamente meno assonnato del solito, soffermandomi su quella piccola parte vuota del materasso.
Sbattei le palpebre.
Per un piccolo, breve, ma meraviglioso istante mi era parso di scorgere qualcosa di verde, illusione presto svanita quando misi a fuoco le solite lenzuola nere. Mi strinsi istintivamente nel piumone, ansioso di far svanire quel ricordo purtroppo ancora nitido fra i miei pensieri.
Quella mattina, diversamente da quella precedente, tu non eri al mio fianco, i tuoi capelli non erano sparsi alla rinfusa sul cuscino, le tue mani non mi sfioravano timidamente...la tua presenza mancava.
Mi sentii stranamente leggero e, preso da una lieve spossatezza per l'essermi appena svegliato, scostai bruscamente le coperte e mi misi seduto, i piedi a diretto contatto con il pavimento freddo.
La mia testa era pesante, estremamente pesante.
Le mie dita mi circondarono le tempie, sopportando il peso del mio capo mentre un lamento, più simile ad un grugnito infastidito, fuoriusciva dalla mia bocca.
Non mi lasciavi in pace nemmeno appena alzato, il tuo ricordo non osava addormentarsi e lo so, ero io che il più delle volte gli permettevo di stare sveglio.
In qualche modo riuscii a raggiungere la mia scrivania, afferrare la divisa scolastica e appoggiarmi malamente, con un gesto rabbioso, allo schienale della sedia. Di nuovo, quei sentimenti contrastanti stavano prendendo il sopravvento sulla mia volontà, avevano iniziato a manovrarmi come un burattino da quel giorno lontano di settembre e i fili attaccati ai miei arti si stavano tendendo all'inverosimile, tutto pareva così distante da come avevo sempre visto la realtà fino a quel momento.
Barcollai stropicciandomi un occhio fino al bagno, avevo freddo con solo i pantaloni del pigiama addosso e perciò mi affrettai a mettere le mani sotto l'acqua calda, per poi buttarmene un po' in viso. Probabilmente tutti, compresa mia madre, non lo avrebbero notato, ma mi sentivo davvero male. Non parlo di qualcosa di fisico, a dirla tutta non saprei nemmeno come descrivere quel che provavo.
Era il respiro calmo? Era la sensazione di sentire il petto improvvisamente vuoto? Eri tu che non mi lasciavi il tempo di raggiungerti? Era lo strano modo di reagire che aveva il mio corpo al tuo solo ricordo? Era per te che avevo così freddo?
Non potevo ancora capirlo appieno, tuttavia avrei imparato presto che non sarebbe mai sparita quell'emozione confusa che scatenavi in me.
Il mio sguardo si incotrò con quello di un ragazzo, capelli chiari umidi e disordinati, occhi infiammati, pelle pallida e rivoli d'acqua che rigavano il suo volto, di fronte a me. Avevamo lo stesso viso, ma io, in quel momento, non mi ritrovai per niente nell'immagine che mi stava mostrando lo specchio. No, io ero molto diverso da lui o, per meglio dire, ero diventato molto diverso.
Il Katsuki che ero solito conoscere non avrebbe mai lasciato che tu ti intrufolassi nella sua testa, ne ero quasi sicuro, non lo avrebbe mai fatto...
...eppure...era successo.
Quello che guardavo con aria assorta era solo un eco lontano di ciò che ero stato, le cose stavano davvero così?
No, qualcosa doveva essere rimasto per forza, forse nel mio atteggiamento o nel mio tono di voce.
Scrollai la chioma indomabile che mi ricadeva ormai a ciocche umide sulla fronte e mi affrettai ad indossare la divisa scolastica.
Scuola. Dovevo sul serio andarci? Per quanto la mia smania di diventare eroe ne necessitasse, quel giorno non me la sentivo.
《Merda, vedi di riprenderti...》 bofonchiai, dopo aver fatto colazione, con la voce ridotta ad un sussurro con la mano appoggiata con decisione sulla maniglia della porta di casa, la quale fu abbassata di scatto subito dopo.
Misi piede fuori ed iniziai, dopo un grande respiro, a camminare verso la stazione.
Passai il viaggio da solo, di te nessuna traccia su quel vagone ingombro di persone e mi ritrovai a sperare di non rivederti almeno per quella giornata, preghiera che non fu esaudita quando mi passasti davanti prima di entrare in classe.

Non mi hai mai guardato così...

Eri di fianco ad Allmight, tutto preso da una conversazione che stavate intrattenendo, camminavi con quella tranquillità che avrebbe dovuto farmi innervosire, tenevi una mano in tasca, la destra per l'esattezza.
Procedevi nella mia direzione senza scomporti, ma non osasti rivolgermi uno sguardo fin quando non ti ritrovasti a due passi di distanza, solo in quel momento mi sorridesti, un movimento veloce che in pochi avrebbero notato, nemmeno Allmight vi prestò attenzione perchè subito dopo riprendesti a parlare con lui.
Io...beh...ero rimasto a bocca aperta.

...Kacchan.

Sì, ci pensai di nuovo, alle tue parole, le sentii essere pronunciate dalla tua voce, come il giorno prima, le stesse, identiche sillabe.
Ma tu non mi avevi rivolto un saluto, non mi avevi parlato ed io realizzai, con un retrogusto dolciastro, di aver ripetuto quella frase nella mia mente.
Deglutii a vuoto e mi decisi ad entrare in quella classe chiassosa, dove i nostri compagni, come avevo immaginato, non notarono nulla di strano in me mentre mi dirigevo frettoloso al mio posto.
Dieci minuti e la lezione sarebbe iniziata, volevo tanto che la giornata passasse in fretta o avere almeno una distrazione che non fossi tu.
Stavo sfogliando distrattamente il diaro quando passai sulla pagina del 6 ottobre, lunedì, quel giorno.
Già, la scuola aveva ripreso, dopo le vacanze estive, da ormai più di un mese ed eravamo arrivati a quel numero troppo in fretta, il tempo sembrava essere volato via. Mi chiesi se fosse per colpa tua.
Sbuffai ed appogiai la testa sul banco, stanco ormai delle solite urla di Mineta dall'altra parte della classe, delle chiacchere delle ragazze un paio di banchi più avanti e di Kaminari che veniva deriso come sempre da Kiōka.
Le mie palpebre si socchiusero lentamente, inspirai e rilasciai l'aria trattenuta.
Credevo di conoscere quel genere di giornate a memoria, erano quelle monotone, quelle insapori, che tuttavia tu riuscisti a cambiare.
Il tuo cammino, appena entrato in classe, prese una deviazione e, a passo lento, ti avvicinasti al mio banco senza che me ne accorgessi, dopo tutto potevo sembrare addormentato. Qualcosa di dolce, ma con un lieve profumo di menta, raggiunse il mio naso, credo che tu stessi masticando una gomma e, se per caso avevi tentato di mascherare il tuo odore con quella mi dispiace dirti che avevi fallito miseramente perchè...ti avevo riconosciuto anche senza vederti.
Ti fermasti due secondi per guardarmi, credo, ed io sollevai distratto lo sguardo su di te.
Mi ricordai di una o due ore prima, quando, appena sveglio, avevo sentito un brivido nell'immaginarti fra le coperte insieme a me e come si poteva supporre provai un lieve disagio.
Iniziai a guardarmi attorno con ansia, come se tutti in classe ci stessero fissando, come se sapessero quello che mi passava per la testa, ma presto capii che tutti erano troppo assorti nelle loro conversazioni da poter prestare attenzione a noi.
Mi preparai mentalmente ad un tuo ipotetico saluto al quale quasi sicuramente avrei dovuto rispondere, ma tu non lo facesti, non mi salutasti.
Mi fissasti assorto in chissà quali pensieri e poco dopo riprendesti ad avanzare verso il tuo banco, avevi quasi superato il mio quando il tuo braccio si sollevò di poco, la tua mano si avvicinò e mi sfiorò la testa, lasciando che la mia chioma ribelle sfiorasse il tuo palmo; il tuo tocco fu come una carezza invisibile, fosti delicato infatti, ma ti assicurasti che la sensazione della tue pelle che mi sfiorava mi rimanesse ben impressa.
Pensai di star affogando, sul serio, credo che, per come sono fatto io, uno schiaffo sarebbe stato il gesto più adeguato e quella tua gentilezza spiazzante in quel semplice atto era in grado di lasciarmi senza parole. Perchè? Mi pare ovvio: era qualcosa di nuovo per me.
Mugugnai qualcosa simile ad un lamento di fastidio a bassa voce e potei distinguere la tua leggera e breve risata fra il vociare dei nostri compagni.
Compresi appieno che quei brividi tanto inaspettati derivassero esclusivamenta da te, te e nessun altro.
《Deku.》 Ti chiamai e potei sentire chiaramente i tuoi passi arrestarsi.
《Dopo, senti, i-》
《Aspetta.》mi avevi interrotto bruscamente e ciò mi indispettì, come ti permettevi? Ed io cosa ti volevo dire così all'improvviso?
Ti voltasti, le tue iridi incontrarono le mie ed io capii, per qualche mia strana capacità, che il discorso che stavo per fare doveva essere rimandato.
Non a scuola, non fra tutte quelle persone che mi sembravano così estranee in quel momento, avevo capito che dovevamo essere solamente noi, nei giorni più strani, assieme.  Perciò credo di non aver mai passato delle ore più  arrabbiato, agitato e silenzioso prima di quel giorno.
Il mio quaderno era pieno di scarabocchi privi di senso, quelle righe ordinate erano state deturpate dalla mia mano che, nello trascorrere delle ore, aveva manovrato una penna blu sul foglio. Più volte, sette per l'esattezza, mi era venuto in mente di scrivere il tuo nome, ma mi bloccavo in tempo per non farlo, sicuro che sarebbe stato sconveniente. Volevo tracciare quelle quattro lettere, Deku, solo per dedicare la mia attenzione ad ogni tratto d'inchiostro, curare i dettagli e poi tirare numerose righe sopra, fino a rovinare il lavoro svolto, al fine di creare una terribile e concreta contraddizione nella rappresentazione delle mie emozioni.
Quando il professor Aizawa ci salutò, alla fine delle lezioni, pareva essere più stanco del solito. Lo capivo, in quel periodo le giornate erano trascorse in modo tremendanente lento e noioso a scuola.
Scesi gli scalini all'ingresso con svogliatezza e fui affiancato da Kirishima con il suo solito atteggiamento allegro.
《Aaah! Odio questa calma, fra un poco comincerà il periodo degli esami pre-vacanze di natale e sarà l'inferno.》
Sbuffai sonoramente; non mi importava molto di quel che diceva.
《Bakugou.》
《Cosa vuoi capelli di merda?》chiesi con estrema gentilezza.
《Non vorrei essere fastidiosamente insistente, ma cosa ti sta succedendo in questi giorni? Sei completamente assente.》
Mi stupii di non essere infastidito dalla sua curiosità...chi poteva saperlo? Magari quello che stavo passando aveva delle conseguenze così evidenti che ormai avevo accettato il fatto di essere diverso da prima, da quando non mi sentivo così un idiota ogni volta che mi ritrovavo al tuo fianco.
《Tsk...》 bofonchiai.
《Oh, non ne vuoi parlare?》
Mi aveva appena fatto questa domanda, ma io ci avevo prestato distrattamente attenzione. I miei occhi ti avevano individuato, poco più avanti, vicino a Iida e al ghiacciolo a metà. Così la voce di Kirishima sfumò e sì, mi persi di nuovo nei miei pensieri mentre ti seguivo con lo sguardo.
Poco dopo, non so se fosse stato per il mio respiro trattenuto, gli occhi stranamente attenti su qualcosa o per il mio passo troppo calmo, fatto sta che in qualche modo il ragazzo dai capelli rossi che mi stava affiancando riuscì a notare il mio insolito atteggiamento.
《Sai? Ti immaginavo diverso in questo genere di situazione.》 Mi disse ed io, distratto da quella sua affermazione, mi voltai con espressione confusa verso di lui.
Mi sorrideva come un idiota.
《Sì, sei diverso da come mi sarei aspettato.》 Riaffermò convinto ed io non capii che ragionamento stesse facendo.
《Si può sapere che cazzo stai dicendo?》 Chiesi scocciato mentre mi risistemavo la cartella scolastica sulla spalla.
《Niente d'importante.》e la conversazione finì lì, io svoltai verso la stazione facendo un segno di saluto e nulla di più.
Arrivai al treno, in anticipo rispetto al solito, e ti intravidi fra la moltitudine di persone lì presenti. Gente che andava e veniva, ma io notai solamente te.
Provai una pressione inaspettata sul petto, un gelo improvviso: seppi che non ti avrei più guardato come facevo un tempo, non ne sarei più stato in grado.
E vidi tutto come doveva essere: io che ti seguivo e tu che, sicuro ed incerto, mi chiamavi in un sussurro, entrambi ignari dei rischi, in un giorno d'autunno.
Quando misi piede fuori dal vagone, una volta arrivato alla mia fermata, ti materializzasti vicino a me.
Non dicesti nulla, forse volevi che parlassi io.
Inspirai e ti guardai di sottecchi, come ad assicurarmi che tu fossi veramente lì.
Espirai.
Inspirai.
《Puoi...venire con me?》


Pensavate che lo spazio autrice fosse finito all'inizio, eh?
E invece no! Mi beccate pure alla fine!😘
Allora, adesso inserirò quell'avviso di cui avevo parlato, anche perchè mi è stata fatta una domanda pertinente all'argomento nel capitolo precedente...

*rullo di tamburi prego*

Vi informo che dopo mesi e mesi passati a convincere mia madre....

Sarò presente a tutti i giorni del Lucca comics di quest'anno!

*si schiarisce la voce*

Bene, tornando seri, non so se vi possa interessare o meno, ma per quel che riguarda me, se mi voleste incontrare sarebbe fantastico❤
Ho girato molte fiere del fumetto in Lombardia e in Piemonte, ma non ho mai avuto l'occasione di incontrare qualche mio lettore, perciò spero comprendiate un po' di...timidezza, se così posso definirla, da parte mia.
Non siete obbligati, ma io vi terrò in ogni caso informati tramite avvisi giornalieri su dove mi trovo e che cosplay avrò addosso (o da Sith o da Hisoka di HunterxHunter...forse anche da soldato del corpo di Ricerca, da AOT, ma quello non è sicuro) o se sarò vestita normalmente, in modo che mi possiate riconoscere.

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