Capitolo 6


Nel tragitto verso casa ci accompagnava un fantastico tramonto di molteplici tonalità di giallo e arancione, come se qualcuno dall'alto stesse spremendo degli agrumi coloratissimi. Non potevano mancare inoltre le battute e i discorsi strampalati di Evan, seguiti dai rimproveri di Eve. Con loro di certo non ci si poteva annoiare e i silenzi imbarazzanti come quelli in ascensore con delle persone sconosciute parevano impossibili.

 Arrivati a casa prendemmo l'ascensore, erano solo due piani e la dottoressa mi raccomandava di preferire le scale all'ascensore, però ero stanco e non ci sarei riuscito. Quando si aprirono le porte mi scurii in volto, molti si sarebbero messi ad urlare o si sarebbero spaventati ma ormai mi sarei aspettato qualsiasi cosa in qualunque momento.

 Seduta davanti allo stipite con la testa appoggiata alle ginocchia e le mani ad avvolgerle, c'era indubbiamente la ragazza con il mantello rosso. L'appartamento si trovava in fondo al piccolo corridoio proprio di fronte all'ascensore.

 La porta era socchiusa e un lieve riflesso azzurro si mescolava in uno strano contrasto con la gialla luce fioca del corridoio. La ragazza stava piangendo e attorno a lei formavano un cerchio dei corvi che, gracchiando all'unisono, davano vita ad un suono spettrale. Mi tappai le orecchie per il fastidio, rimanendo fermo dentro l'ascensore; la ragazza si alzò. 

Il cappuccio era più lungo rispetto alle altre volte e le copriva completamente il viso. Avanzò verso di me lentamente, ora il pianto si era trasformato in una risata soffocata. Aumentò il passo costantemente fino a quando diventò una corsetta, simile a quelle di riscaldamento degli atleti. La spavalderia avuta nel primo momento se n'era andata lasciando spazio alla tanto amata paura, la ragazza ormai a pochi passi dall'ascensore rimase chiusa fuori. Lo porte si erano chiuse in un rapido scatto quasi volessero proteggermi, cazzo per un pelo pensai.

 Non nascondo che dovetti prendere coraggio prima di premere il pulsante dell'apertura porte, la mia audacia fortunatamente fu ripagata dato che la situazione pareva normale. Porta socchiusa a parte, si intende. Entrai di soppiatto per evitare di fare rumore in caso ci fosse stato qualcuno dentro. Rimasi perplesso, mi aspettavo un campo di battaglia in piena guerra invece la casa era in ordine.

 "ah allora è così" bisbigliò Evan. 

Mi recai in salotto, Evan stava fissando il tavolo. C'era un piccolo biglietto e di fianco ad esso una piuma nera messa di sbieco. Scostai la piuma, stonava talmente tanto con l'ambiente che mi diede fastidio solo sfiorarla. Presi in mano il biglietto "cerco le parole ma non le trovo, anzi trovo solo oscurità dovunque vada a cercare. Sei stato tanto per tutti ma non abbastanza per salvarci. Non mi cercare".

 Eve mi dava le spalle guardando fuori dalla finestra del salotto stava canticchiando, una melodia strana ma rilassante grazie alla sua meravigliosa tonalità. Lasciai il bigliettino sul tavolo senza proferire parola e me andai a letto. Ero stanco, mi sarei addormentato in piedi se fosse stato possibile. Sfortunatamente il sonno si interruppe presto, avevo la sensazione che ci fosse qualcuno a fissarmi ai piedi del letto. Solo frutto di immaginazione o un sogno nulla di più, mi dissi provando a rassicurarmi.

 Visto la piega presa dalla notte, mi alzai per andare a prendere qualcosa in cucina. In momenti del genere un uomo dovrebbe essere distrutto, perso in una stanza immensa in cui l'unica cosa visibile è l'oscurità, per me fu diverso. Forse ero diventato insensibile, mi stavo trasformando in un mostro? Né tristezza, né paura, né dolore i miei sentimenti erano spariti, gettati da un pozzo senza fine per evitare di essere recuperati. L'insieme di traumi doveva avermi ridotto così, una vaga eco di ciò che ero.

Un ticchettio di ceramiche mi fece alzare il capo. Eve vicino al lavandino stava mescolando una tazza sorridendomi. "Ho preparato una tazza di tè in più, bevila ti farà bene" mi consigliò sedendosi al tavolo.

 "All'inizio avevo pensato a delle tisane particolari ma poi ho virato sul tè l'ho ritenuto più adatto" disse Eve posandosi la mano sulla guancia "mi conosci veramente alla perfezione, hai scelto molto bene Eve cara". 

Il suo viso compiaciuto e dolce mi fece sorridere. Bevvi qualche sorso, l'occhio mi cadde sul biglietto lasciatomi da Jane, anche la piuma nera era li. Rimasi indifferente pensando che non l'avrei più rivista. Quella frase mi rimbombò nel cervello tanto che esclamai "Gil ! Devo pensare a Gil".  Andai a prendere un foglio di carta quasi correndo e senza esitare mi misi a scrivere.

"Caro Gil... si in effetti sembra fin troppo formale, ma è in questo modo che si inizia una lettera. "Negli ultimi la tecnologia si è evoluta a sproposito e ha creato certe apparecchiature infernali di cui nemmeno conosco il nome. Per cui non biasimarmi se non ti scriverò un sms o altre stronzate del genere. Inoltre, sono convinto che le parole scritte a mano siano le più sincere e riescano ad entrarci nel cuore fino in fondo. Quando ti sveglierai, perché tu ci riuscirai stanne certo, sei una persona forte non ti lascerai battere da una cosa del genere! Beh, quando ti sveglierai inizierai una nuova vita, io voglio che tu lo faccia. Tua madre ha perso la testa come ben sai, le ho provate tutte davvero, ma non ha funzionato e ha deciso di andarsene. Hai letto bene figliolo è andata via e a quanto pare non vuole essere trovata. Ha deciso di farmelo sapere con un fottuto bigliettino ci credi? Comunque mi sto convincendo dell'idea che sia meglio così, soprattutto per te. Voglio che tu ricominci da zero, lasciandoti alle spalle il passato senza però rinnegarlo o provare a sotterrarlo. Ciò che è accaduto e ciò che abbiamo fatto non si può ignorare ma ci si può convivere, l'importante è non ricadere negli errori da noi commessi. Ho dato tutto me stesso per la nostra famiglia e pensandoci temo di aver ecceduto in egoismo con la convinzione di potervi tenere al sicuro. Jane aveva ragione, volevo salvare ognuno di voi ma ho finito con il non salvare neanche me stesso e mi dispiace. Tu sei l'eccezione Gil, per fortuna sei diverso dagli altri componenti della famiglia, e sono fiero di te. Ti ho sempre voluto bene. Papà". 

Posai la penna ansimando, avevo messo il mio cuore dentro quei caratteri pieni di inchiostro.

 "Sorellina sono modi poco eleganti questi, avresti potuto versare una tazza anche per me." 

Eve alzò un sopracciglio e sbuffando rispose "forse non l'ho fatto perché tu detesti il tè" Evan si fermò un attimo e ammise "ah già è vero." si misero a ridere entrambi e non potei fare a meno di unirmi a loro.

 L'occhio mi cadde sulla piuma adagiata sul tavolo, provai una sensazione totalmente diversa da quella del giorno prima. Irrequietudine e nausea si erano trasformate in una sorta di pace mai provata prima. La presi in mano, il nero brillante della piuma unito all'oscurità della notte dava vita ad un'armonia tetra e maestosa.

 "Hai continuato a stupirmi giorno dopo giorno Josh. Devo ammettere che sei un tipo unico, non pensavo si potesse arrivare a tanto altruismo. Purtroppo non ne ho visti molti disposti a sacrificarsi per nobili cause, beh tu sei una delle eccezioni", disse Evan avvicinandosi. 

Si mise una mano nei capelli e aggiunse "ora però non montarti la testa vecchio, eh".

 "Riesci a rovinare anche dei complimenti, sei sempre il solito Evan" risposi ridacchiando. 

"Ora vado a dormire, ho sonno". Andai verso la camera da letto, non provavo tanto sonno da quando quell'infermiera mi aveva fatto l'anestesia pre sala operatoria. 

La luce della stanza era accesa ma non ero stato io, almeno credevo. Seduta sul mio letto a gambe incrociate c'era una ragazza. Non ero spaventato e non percepivo alcun pericolo, perciò evitai di parlare. Si alzò con delicatezza, pochi passi delicati ed era ad una spanna di distanza da me.

 Rimasi ammaliato dalla sua bellezza; nessuna attrice, cantante o modella poteva arrivare a tanta perfezione. Si, era perfetta. Tornai sul pianeta terra e mi resi conto che non era la prima volta che la vedevo. Strabuzzai gli occhi ed esclamai incredulo "ma allora sei tu, incredibile". 

Distratto dalla sua presenza angelica non mi accorsi subito di trovarmi davanti la ragazza con il mantello rosso. Allungò la mano e prese la piuma dalle mie mani. Mi chiesi se fosse possibile che un essere così splendido potesse esistere davvero, beh non lo sapremo mai. 

Mi sentivo sempre più stanco e avevo un sonno tale, che sembrava quasi avessi corso ventiquattro ore senza sosta. La ragazza presa la piuma la mise nei capelli come un ornamento prezioso usato dalle principesse a corte. Fatto questo mi guardo con quei suoi occhi ammalianti, avrebbero persuaso chiunque con facilità riflettei. Si slacciò con calma il mantello rosso, di cui avevo ignorato la presenza sino a quell'istante, e lo lasciò cadere in terra mostrando senza battere ciglio le sue perfette forme, che sembravano scolpite da qualche divinità. 

Mi porse la mano destra nel modo in cui un cavaliere invita a ballare la propria dama e mi fece mancare il fiato. Volevo farlo, dovevo farlo. Ero stanco, desideravo dormire. Mi sentii appoggiare delle mani sulle spalle, erano Eve ed Evan mi sorridevano. 

Esitai ancora per pochi istanti, poi lentamente allungai la mano verso la fanciulla e gliela strinsi. Pensavo di aver provato tutte le sensazioni e gli stati d'animo che un umano potesse provare, evidentemente ero in torto. Nel momento in cui la toccai le preoccupazioni, i demoni e i brutti pensieri svanirono nel nulla. Adesso potevo dormire senza che qualche cosa potesse interrompere il mio sonno, mancava ancora qualche passo. Camminai seguendo la ragazza e dietro di me, come sempre, Eve ed Evan mi coprivano le spalle...

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