VII parte

Cristina sali in macchina :erano le sette del mattino ma su di lei gravava una stanchezza che andava al di la del logorio mentale ,o di quello muscolare.
Mentre guidava,anche se non avrebbe voluto si insinuò ' nella mente la solita fantasticheria ,che puntuale si ripresentava :la sala del banchetto splendeva,sfolgorava anzi,enormi ceri di sego,saldamente incastrati nei lampadari di bronzo,ceri forgiato con strutto di suini ma anche dicevano con carcasse umane
La regina di avvicinó al tavolo conviviale,di qua è di la,una selva di guerrieri barbuti,la regina saluto,con sorrisi vezzosi saluto',poi si tolse un pesante braccialetto,era il  segnale convenuto,comparvero goffi figuri,intabarrati,ed armati,rasoi taglientissimi,a precipizio sulle carotidi degli ignari ospiti,e il sangue sprizzava,colava,si mescolava ad altri umori,in breve il tovagliato candido era zuppo di sangue,la regina guardava impassibile
Poi il semaforo divenne rosso,Cristina si sveglio' dal torpore il solito obnubilamento,che seguiva la visione
Semaforo verde:Cristina riparti' ,si inserì nella tangenziale,un cunei d acciaio e asfalto che squarciava il monte,le foreste fittissime,poi,nel cuore segreto dell Abruzzo,comparve l edificio con le torrette circondato dal muro di cinta il carcere di massima sicurezza
I pass di Cristina fecero il loro dovere,la donna entro 'nel blocco principale,parcheggio 'il mezzo e poi prese l ascensore panoramico,mentre saliva ripete' il suo personale mantra:
"Per custodire dei mostri ci vuole un altro mostro",
Striscio' l ultimo pass entro' nella grande anticamera circondata da infinite finestre sbarrate,le carcerate,mugolavano in coro,la colazione era stata pessima,Cristina, in servizio ,ormai,non manco' di controllare la cella numero dieci,la detenuta curva e come raggrinzita sgusciò nella cella si, nascose in un angolo ,poi abbasso' il cappuccio ,Cristina la riconobbe col solito sussulto di orrore:era Euridice.

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