Parte 3

Euridice si guardava attorno,ammirava ogni singolo scaffale di quel modesto supermercato;in ogni ripiano regnava l ordine geometrico che lei amava:i vari scatoloni erano disposti in ordine crescente per dimensione o per foggia,cubi di cartone,parallelepipedi di cartone e financo piramidi di cartone;erano collocati a coppie,a triplette,a tetradi ,seguendo una simmetria ossessivamente precisa.
Ed erano colmi quegli scatoloni,erano fittamente stipati,e le vaschette di plastica,trasparenti,rivelavano il contenuto:erano formaggi,in gran parte,formaggi di ogni genere specie e origine geografica, formaggi dai colori più improbabili,formaggi color ocra,color terra di siena e via via gradazioni di colore sempre più itteriche, quasi fecali, e poi c erano gli involucri colorati dei formaggi:rossi,verdi,azzurra,e poi in un altro ordine geometrico ,c era l avvento dei salumi,alcuni rosso vivo ,altri color melograno,anche loro allineati geometricamente,rigorosamente allineati, come soldatini,e di soldati visigoti avevano i nomi
Improbabili nomi
,

E dire che,Euridice, dopo il liceo si era iscritta a un corso di laurea in farmacia, sognava un mondo incontaminato e soprattutto salubre, si lanciò con entusiasmo in questa impresa, fece di tutto, per allacciare i rapporti umani ed accademici, voleva andare oltre la mediocrità: ruggivano gli anni 80: le aule erano gremite, c'erano giovani elegantissimi, griffati, spietati, fiutarono in Euridice il paria da tormentare, ma lei, si rifugiò all'ombra di Dario un compagno di corso, affidabile e signorile, il giovane, aveva per lei, una sorta di pietosa gentilezza: le prestava i suoi appunti, le offriva il caffè, la invitava in pizzeria assieme ai suoi amici, così, lei lo seguiva, timida ma ostinata, ogni tanto, distrattamente, Dario la canzonava dicendo:

-"il lutto si addice ad Euridice".

Ma lei non reagiva a quelle battute, continuava a vestirsi di nero , era convinta che alla fine, la sua fermezza sarebbe stata premiata.

Cercò un alloggio, una compagna di stanza, distrattamente, aveva deciso di accettare qualsiasi compagna, aveva da offrire solo indifferenza alla sua coinquilina, ma ebbe un colpo al cuore, quando incontrò, per la prima volta, la bella Proserpina , lei si presentò:

-"Cora, devi chiamarmi Cora o se preferisci Kore va bene?".

Ed era bella Cora, con una voce tenera, soave, era,  un tormento per gli occhi, un supplizio per le orecchie, era bionda, con grandi occhi neri da bestiola, gatta? in calore, si strofinava sempre e comunque, su tutti i  suoi interlocutori, sulle interlocutrici, offriva la schiena arcuata a tutte  le carezze, si chinava morbida per carezzare tutti: maschi, femmine, ragazzi, financo bambini.

Quando Euridice e Cora passavano per i corridoi della facoltà i sussurri si sprecavano: - "ecco passa la bella con la bestia". Così dicevano

Ed era buona Cora, gentile, affabile, affettuosa, per molte settimane, Euridice, ne aveva spiato le parole, i sorrisi, le gesta, perseguitata. da un orrendo sospetto: e se Cora si fosse innamorata di Dario? e se Dario si fosse innamorato di Cora? ma anche se non accadde Euridice, era ugualmente rosa e dalla gelosia e dal sospetto: ancora non è successo, ancora, Dario, non si era innamorato, ma poteva succedere, sarebbe successo, da un momento all'altro!

Un giorno, Cora, parlava al telefono, così aveva lasciato incustodito, il suo frullato: Euridice, ci versò dentro piu' fiale di ansiolitico; Cora cadde in coma e i carabinieri sospettarono senz'altro di Euridice, come autrice dell'avvelenamento, ma non c'era la prova decisiva, così, infine, la denuncia fu archiviata.

Da allora, Euridice, in facoltà fu trattata come una lebbrosa, Dario, assorbito da studi ed amici piano piano la allontanò da sè.

Euridice non trovava pace: di nuovo, era successo di nuovo, volendo punire una peccatrice, aveva ottenuto solo il suo danno, perciò si domandava senza posa: perchè?perchè il raggio d'azione della punizione, era così piccolo e limitato? Perchè non poteva essere lei Euridice una specie di Tamerlano? si quel sanguinario condottiero di orde barbariche, che lasciavano dietro di sè foreste di nuovo genere, con migliaia di cadaveri, impalati dall'ano fino alla bocca, che, gridavano al cielo, l'impossibilità di sottrarsi alla punizione, la Superiore Punizione meritata o meno che fosse.

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