Capitolo 53

Se mi chiedessero se ho mai visto l'inferno, oggi potrei tranquillamente rispondere che l'inferno esiste, e che lo vedo ogni giorno!

Cinque mesi sono passati cosi lentamente, che ogni giorno mi sembrava di morire. Ogni giorno pensavo di mettere davvero fine alla mia vita, ma ogni volta il suo volto mi salvava.
L'odio più grande che io abbia mai provato, lo sto provando ora!

Provo odio per il mio essere codardo. Provo odio perché non riesco a starle lontano come ho promesso di fare. Provo odio ogni volta che sento le sue urla nel buio della mia stanza, mentre chiama il mio nome disperata.

"Deve andare avanti senza di me! Lo sto facendo per lei"

Sono queste le parole che giustificavano il mio comportamento, il mio non rimanere al suo fianco, il mio decidere di stare fuori dalla sua vita mentre distruggo la mia.

In fondo, che vita posso offrirle io? Una vita sempre in fuga, con la paura di essere attaccati di sorpresa, con la paura di non poterla lasciare nemmeno un attimo. Lei non si merita questo.

«Stai bene?» la voce di Jonas alle mie spalle mi fece tornare alla realtà.
Mi sedetti sulla poltrona, mentre lui mi passava un bicchiere di liquore alla liquirizia.
«Sì. Sto aspettando Erman per parlare sulle ultime cose che sono avvenute. Ormai tutti i neonati si stanno piegando al mio comando, E poi c'è la questione del sud.»
«Non ti ho chiesto questo.» Disse interrompendomi. Sapevo di cosa voleva parlare, ma speravo di poter cambiare discorso.
«Sto bene!» risposi sbuffando.
«Stai così bene da dover andare da lei tutte le sere? O stai così di merda che se non vai da lei stai peggio?» chiese, alzando il bicchiere in segno di cincin.
Rimasi in silenzio, rispondergli significherebbe cascare nella sua trappola. Non approvava la mia decisione, e ogni volta cerca di farmi cambiare idea.
«Sono arrivati.» Dissi soltanto, quando l'odore di Erman ed Enysa fu vicino.
«Principe!» disse Erman sorridendo, provando a nascondere la sua aria stanca.
«Stai bene?» chiesi, prendendo il suo viso per controllare la ferita che aveva.
«Oh, questa non è niente in confronto a quello che è successo a lui.» Iniziò a ridere, e gli passai una piccola fiala del mio sangue.

Il mio sangue aveva avuto un cambiamento dopo quella notte. Il sangue di Julya mischiato al mio ha creato una miscela a dir poco esplosiva. Il mio corpo non è mai stato cosi forte.
«Daniel, abbiamo ancora alcuni neonati che non vogliono cedere, ma a parte questi, tutti sono sotto il tuo controllo. Così, io e il mio amore potremmo andare in vacanza.» Aggiunse abbracciando da dietro Enysa, che sbuffò per quelle parole.
Non avevo indagato bene, visto che non avevo mai tempo, ma penso che lei c'è l'abbia con lui per qualcosa che mi sfugge..
«Bene , andrò al sud per... Lei ... è qui, mandatela via!- dissi prima di nascondermi dietro la porta, avendo sentito il suo odore.
Jonas scattò verso la porta, prima che lei potesse bussare.

«Jonas, ciao!»
«Ciao Julya, quanto tempo! Che ci fai qui?» chiese, facendola entrare.
-Ma che diavolo! Cosa non hanno capito quando ho detto di mandarla via?- dissi fra me, mentre chiusi un attimo gli occhi beandomi del suo dolce profumo.
«Io, veramente so che questa casa è di Daniel, quindi ...» disse interrompendo il dialogo.
«Sei venuta a vedere se è ancora vivo?» chiese Erman voltandosi nella mia direzione, e avrei voluto fulminarlo.
«Lui è vivo!» disse Julya convinta delle sue parole.
Quella ragazza prima o poi si caccerà nei guai per questa sua tenacia.
«Julya, lui è morto! Se n'è andato.» Aggiunse Enysa e notai che lei iniziò a muoversi in casa. Guardai cosa stava facendo cercando di non farmi scoprire.
-Sta annusando?- rimasi sorpreso per un attimo, ma poi mi ricordai di un dettaglio importante
"il profumo di Las Vegas" vinto in una scommessa a Las Vegas. Da quel momento uso sempre quello.
«Stai bene?» chiese Jonas lanciando un'occhiata nella mia direzione.
«Lui è qui, sento il suo profumo.» Disse.
«È casa sua, ed è normale che ci sia.» Provò a depistarla Erman, ma lei si fermò puntando gli occhi verso la porta, dove io ero pronto a sparire in caso lei fosse entrata.

«So che sei vivo, lo sento! Non è così che mi proteggi, così mi uccidi giorno per giorno. Continuerò a cercarti fino a che non deciderai di mostrarti a me.
Andrò di fronte a tutti i rischi, perfino entrare dentro un covo di ibridi se servirà a farti tornare da me.» Urlò e io sentii un nodo alla gola, consapevole che lei avrebbe fatto tutto questo. Naturalmente, avrei evitato a chiunque di avvicinarsi a lei.
Aspettai che se ne andasse, prima di uscire dal mio nascondiglio. Feci segno a Erman ed Enysa di seguirla, mentre guardavo la sua figura allontanarsi dalla casa.
«Daniel...»
Non mi girai verso di lui, sapevo che non era d'accordo con me su quello che stavo facendo. Lui non capisce che tutto questo lo sto facendo per lei. Non posso imporle il mio mondo, non posso trasformarla e renderla come me, rovinandole la vita.
Soffrirò per il resto dei miei giorni, urlando e maledicendo me stesso per il giorno in cui si arrenderà, regalando il suo cuore ad un altro. E morirò il giorno che la sua vita verrà spezzata per la vecchiaia. Ma almeno saprò che lei vivrà. Vivrà la vita che si merita, troverà qualcuno che l'amerà quanto la amo io. Che le darà dei figli. dei nipoti, cosa che io non potrò mai darle.
«Mentre la tua mente pensa a cosa tu possa offrirle e cosa qualcun altro possa darle con certezza, sappi che ti stai sbagliando. Pensavo anche io la stessa cosa con lei. Ho provato a soffocare il mio amore nei suoi confronti, ho provato a tenerla lontana dal mio mondo. Non le ho insegnato come difendersi, perché pensavo che sarei arrivato in tempo! Invece...
Darei la mia vita per avere ancora una seconda occasione. La stessa occasione che tu hai e che stai sprecando cacciandola via.»
«È diverso! Tu potevi vivere come se niente fosse, andare in città e rifiutarti di essere quello che sei, io non posso! Sono l'ultimo principe e il mio dovere è mantenere la pace fra le specie.
Quindi è meglio che si abitui.» Esposi, prima di sedermi sulla poltrona.
«Dan...»
«Jonas, ti prego! Soffro già abbastanza ogni volta che la vedo dalla finestra piangere, perdere i momenti più belli della sua vita, ogni volta che prende un aereo per andare alla mia ricerca. Soffro ogni volta che mi avvicino a lei, ma sono costretto a fermarmi ricordandomi il vero motivo per cui lo faccio! Pensi che sia facile... ma non lo è.»

«Non pensi che io abbia il diritto di decidere? Pensi che saperti morto mi stia rendendo la vita facile?» mi alzai di scatto dalla poltrona, quando sentii la sua voce.
Lei era ferma in braccio ad Erman, mentre Jonas sorrideva
Si sono messi d'accordo. Mi hanno "tradito". Erman l'ha portata in braccio in modo che io sentissi subito il suo odore, e Jonas mi ha distratto facendomi concentrare sul mio dolore.

Sono furioso! Sono davvero furioso, ma allo stesso tempo felice! È strano spiegarlo, ma sono felice.

Quante volte avrei voluto che lei mi fermasse, che lei apparisse dietro di me sorprendendomi. Ma ogni volta sapevo che il prezzo da pagare per essermi fermato sarebbe stata la sua vita. E io non ero pronto a pagare quel prezzo.
«Devi andartene, fai finta di non avermi mai conosciuto.» Dissi freddo.
Lei rimase ferma, spiazzata dalle mie parole.
«Dimenticarti? Stai scherzando?» domandò.
«Erman portala via prima che sparisca, e nessuno saprà dove trovarmi.» Minacciai.
«Eh no, dovrai passare sul mio cadavere!» mi sfidò mettendosi davanti alla porta.
«Sai cosa diavolo ho passato in questi mesi? Cosa diavolo ti passa nella mente?
Sapere che tu sei vivo, che sei qui, e chiedi a me di dimenticarti?
Come puoi farmi questo? Come Daniel?» cercava di avvicinarsi a me, ma io puntualmente mi spostavo, perché sapevo che se avessi sentito di nuovo il suo calore su di me non mi sarei fermato,  e questa volta per sempre.
«Lo so che non è facile...»
«Non è facile? Oddio Dan... mi hai distrutta! Mi hai tolto l'ossigeno che respiro. Tu sei il mio tutto, lo sei sempre stato, e ora vuoi che me ne esca da quella porta come se niente fosse?
Come se io e te non ci appartenessimo?» chiese in lacrime.

Feci un lungo respiro, come avrei voluto dirle che avevo dato la vita per vederla felice, farla vivere di nuovo con me, ma rimasi in silenzio.
«Ho dato la mia vita per farti ritornare da me.» Aggiunse tornando ad avvicinarsi alla porta, come se quella fosse la mia unica via di fuga.
«Non dovevi! Dovevi lasciarmi morire.» Tornai a dire con tono freddo e distaccato.
La sua bocca si aprì, scioccata dalla mie parole. Non avrei mai voluto farle del male, ma era l'unica cosa che potevo fare per farmi dimenticare.
«Vuoi che ti lasci, vuoi che mi dimentichi di te?» chiese sussurrando quelle parole con voce tremante.
Rimasi in silenzio, mentre dentro di me la risposta era solo una, ma sono troppo codardo per dirle di no, troppo codardo per pensare che anche io mi meriti un po' di pace dopo questi 1.500 anni di vita.
«Sì» riuscii a dire. Ma dentro di me, la mia anima dannata mi malediva ancora di più.
Rimase ferma a guardarmi, perchè stava provando le stesse cose che provavo io in questo momento. Anche lei si sentiva vuota come me.
«Va bene, ma prima voglio sapere una cosa, e hai la mia parola che le nostre strade non si incroceranno più.
Quella sera hai detto di amarmi, hai detto: ti amo e ti amerò per sempre. Mi ami ancora?» chiese avvicinandosi verso il camino.
Rimasi a guardare ogni suo movimento, ogni suo gesto, per capire il motivo di quella domanda.
«A cosa ti serve saperlo?» chiesi per perdere tempo, lei si girò dandomi le spalle, e impedendomi di vedere cosa stava facendo.
«Voltati e rispondimi.»
Lei si voltò con molta calma, tenendo le mani dietro, i suoi occhi erano bassi, il suo mordersi le labbra mi fece venire così voglia di averle ancora una volta, ma sapevo che non dovevo avvicinarmi a lei. Sfiorarla soltanto sarebbe stata la mia condanna.
«Penso che dopo tutto quello che abbia passato, sapere se tu mi ami ancora, oppure era solo una delle tue solite bugie, me lo devi Daniel. Voglio solo sapere come stanno le cose, poi potremmo mettere fine a questa storia.» Ancora una volta il suo tono non mi piacque, e non mi convinse allo stesso tempo. Rimasi in silenzio, mentre iniziammo a girarci attorno, come se fossimo una preda l'un per l'altro.
«Vuoi saper se ti amo ancora?» chiesi di nuovo, sapendo che dopo questa risposta tutto sarebbe finito.
«Sì!» rispose.
«Sì, io ti amo ancora, ma non sarà questo a farmi cambiare idea.» Proseguii col mio piano.

«Prima che me vada, sappi che è stato un onore conoscerti, principe.» Disse abbassando lo sguardo. Le sue mani mi mostrarono cosa aveva nascosto alle mie spalle, il piccolo coltello di Jonas era tra le sue mani puntato sul suo collo dove la ferita ha lasciato spazio ad una cicatrice.
Non mi resi conto, e in attimo fui vicino a lei togliendole il coltello e prendendola alla sprovvista.
«Che diavolo fai?» urlai allontanando il coltello da lei.
«Oggi o domani, o più tardi, lo farò. Io non vivrò in questo mondo senza di te.
Io non sono te! Io non ho la forza di andare avanti se tu non sei con me.» Urlò in lacrime.

«Non possiamo, siamo diversi!» cercai di farle capire come stavano le cose.
Trasformai il mio viso, mostrandole chi fossi io realmente.
«Sono il principe dei vampiri. È questo che sono!» le sbattei in faccia la realtà, ma lei mi guardava in modo strano.
«Mi chiamo Julya Roder e sono un'umana, discendente di una famiglia di streghe.» Rispose convinta che questo facesse di lei una persona come me.
«Ho ucciso tanti di quegli innocenti!» aggiunsi.
«Se dovessi sapere che la mia vita o la vita di chi amo è in pericolo, farei lo stesso.» Rispose.
«Non potrò mai darti quello che vuoi. Forse non avrai mai dei figli con me, non saprai mai cosa voglia dire essere madre.» Arrivai al punto.
«Potremmo sempre adottarli.»
«Morirai un giorno, e dovrò lasciarti andare.»
«Non pensare al futuro, quando non abbiamo ancora vissuto il presente.» Rispose a pochi passi da me.
«Il mio mondo è pieno di demoni e fughe.» Continuai.
«Nessuna fuga, nessun demone sarà terribile come sapere di vivere lontana da te.»
La mia mano si mosse in direzione del suo viso, stavo tremando, io, il principe dei vampiri stavo tremando per colpa sua. Per colpa del suo amore che aveva il potere di rendermi così debole, ma allo stesso tempo così forte.
«Tu non sai chi sono realmente e cosa posso farti. Il tuo sangue è nettare per me. Potrei anche ucciderti.» Aggiunsi, mentre il suo calore riscaldava le punte delle mie dite.
«Se è il mio sangue che vuoi prendilo, perché hai tutto di me: hai la mia mente, il mio corpo, la mia anima e il mio cuore. Tutto porta il tuo nome.» La sua mano toccò la mia, regalandomi brividi piacevoli.
«Qualcuno ti ama più di me.» Aggiunsi, e lei si avvicinava a me, mettendo la sua mano sul mio petto.
«Nessun amore può competere con il nostro! Perché io e te siamo una cosa sola.
Ti ho amato dal primo giorno in cui ti ho visto, e senza di te la mia vita non avrebbe più senso.» Aggiunse, prima che le mie braccia l'avvolgessero.
Respirai il suo odore, mi beai di quel calore che mi era mancato, la strinsi così forte che ebbi paura di farle male.
«Sono stato un codardo!» sussurrai vicino al suo orecchio.
«Non esiste un uomo tanto codardo che l'amore non renda coraggioso, trasformandolo in eroe. E tu sei il mio eroe Daniel.» I nostri occhi tornarono a guardarsi come pochi sanno fare.

Se in passato mi avessero chiesto cosa è l'amore, non avrei mai saputo rispondere, forse avrei detto che era una cosa da umani, che noi vampiri siamo immuni a questi sentimenti, ma ora so cosa voglia dire Amare.
Lo so perché guardo i suoi occhi. Ora so che l'amore è composto da un'unica anima che abita in due corpi, ma anche quella parte di follia che rende fantastica la nostra realtà.

«Ti amo Julya Roder, mezza umana e mezza strega!» dissi facendola sorridere

«Ti amo anche io,ultimo principe dei vampiri

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