Capitolo 51
Pov Julya:
«Lo stiamo perdendo! No, ancora sangue, non può finire cosi! Combatti amico moi,combatti!»
Si dice che per uccidere un vampiro basta staccargli la testa, o infilargli un paletto nel cuore o addirittura bruciarlo vivo. Ma nessuno sa che che se questo è in fin di vita lo si può aiutare con delle trasfusioni di sangue, o almeno questo è quello che i miei occhi stanno vedendo.
Rabbrividii per il freddo del pavimento, dal vetro riuscii a vedere la mia immagine. Era avvolta da un camice che odorava di ospedale. Sul collo una grande fascia. Non sapevo con esattezza se ero viva o meno. Nessuno aveva fatto caso alla mia presenza. Tutti erano indaffarati con lui.
Il destino è stato così ingiusto, così crudele. Ci ha fatti incontrare per caso.
Il suo sguardo su di me. Uno sguardo così deciso, così fisso. Solo ora so che stava cercando di leggere nella mia mente.
Poi... Las Vegas.
Il suo sorriso apparve nella mia mente, facendomi ricordare il giorno che si era presentato a casa mia. Avrei dovuto capire cosa Daniel provava per me. Cosa avrebbe fatto pur di vedermi felice.
Il nostro primo bacio!
Uno di quei baci che ti fa dimenticare tutto. Quello che ti fa capire che a quasi diciassette anni si può scoprire cosa voglia dire amare davvero.
E poi, fare l'amore con lui è stato a dir poco magico. Per la prima volta in vita mia mi sono sentita una vera donna. E quella frase: ti amo è ti amerò per sempre. Dimenticati di me e vivi la tua vita.
Vivere la mia vita, dimenticarmi di lui. Come avrei potuto, visto che lui è la mia vita?
Non avrei mai lasciato che lui se ne andasse così.
Non senza avergli detto cosa realmente provo per lui.
Non senza aver urlato a tutto il mondo che io sono innamorata follemente di quel vampiro, che in breve tempo ha rapito ogni parte del mio corpo, compreso il mio cuore.
Camminai verso la porta per poi aprirla. Anche in quel caso nessuno si voltò verso di me. Tutti erano indaffarati a fare il possibile per farlo ritornare in vita.
«Sei un principe. Hai sentito? sei il principe e non puoi lasciarci così.» Erman teneva a Daniel. Finalmente qualcuno si accorse di me.
«Cosa fai qui? Dovresti riposare.» Il tono di Jonas sembrava accusarmi di quello che stava succedendo. Ma come dargli torto?
È per colpa mia se lui è in questo stato, e per mantenere la sua promessa sta rischiando la sua vita.
"Ti proteggerò a costo di morire" ha detto. Ma si sbagliava, non aveva tenuto in conto che io non l'avrei mai lasciato andare. Io non avrei mai permesso che lui se ne andasse senza di me.
A che serve vivere se lui non è con me? Come sarebbero state le giornate, le ore, i minuti e i secondi senza di lui?
Vuoti!
Mi avvicinai a lui e le mie mani tremavano. Sfiorai il suo viso, mentre con una mano spostai Louis, che era tutto sudato e disperato.
«Sei freddo, le tue labbra ... il mio sangue.» Lui ha detto che il mio sangue era energia pura per un vampiro. Che avrebbe potuto resuscitare qualsiasi vampiro in fin di morte.
«Il mio sangue!» urlai più forte, attirando l'attenzione di tutti.
«Louis, il mio sangue è l'unico che può salvarlo!» gridai ancora più forte.
«Julya sei troppo debole! Non so...»
«Fallo! Ma se non vuoi lo faccia da sola!» urlai ancora più forte.
«Hai sentito la rincipessa? Muoviti!» ordinò Erman con un filo di rabbia, consapevole che la mia idea era l'ultima speranza di vederlo ancora in vita.
Non mi importa se sono debole! O sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto il suo viso. Non importava, perché il prezzo che devo pagare per riportarlo in vita vale più di ogni altra cosa.
Louis iniziò a fare quello che gli era stato ordinato, mentre Jonas mi guardava sempre di più con insistenza, finché non decise di parlare.
«Mi ha ordinato di non farti fare niente che avrebbe comportato la tua morte. Ho dato la mia parola di tenerti in vita. Quindi, ragazzina, resisti e non morire, oppure non resterà nessuna anima in questo mondo, perché se lui vivrà ... stai sicura che ucciderà chiunque prima che il suo dolore si plachi.» Disse e feci di sì con la testa.
Mi sdrai accanto a lui avvicinando la mia bocca alle sue orecchie.
«Non ti permetterò mai di lasciarmi. Resisterò fino a che potrò, ma se non dovessi farcela...
So che puoi sentirmi, sappi che ti amo, e senza di te la mia vita non ha senso.» Dissi prima di chiudere gli occhi sentendo le energie mancarmi.
Due giorni dopo:
-Daniel...-
Provai ad aprire gli occhi, ma è così difficile.
Lottai contro me stessa. Lottai ancora di più, quando sentii la voce di qualcuno accanto a me pregarmi di aprire gli occhi. Dovevo sapere cosa era successo. Sapere come stava Daniel. Sapere che il nostro amore non è finito. Che siamo riusciti a sconfiggere il destino che ci rema contro.
«Ju svegliati, ti prego! Non puoi andartene.» Disse di nuovo la voce vicino a me.
Ecco, finalmente vedo quella luce che significava che finalmente i miei occhi si erano decisi ad aprirsi.
«Dan!» lo nominai, anche se era tutto sfocato.
«Julya sei sveglia, ti sei svegliata.» Mi girai verso la persona che avevo affianco.
«Baker, dov'è lui?» domandai.
«Ju sei debole, devi...» non lo lasciai finire cercando di alzarmi «Non puoi non muoverti, sei ancora debole.» Ma la voglia di sentire le sue braccia attorno a me, le sue labbra su di me, è più forte di qualsiasi cosa.
Scivolai per terra provando a strisciare, finché non sentii le mani di Baker su di me.
«Ju, ti prego!»
«Baker,portami da lui. Ti prego, ti prego!» dissi in lacrime.
Mi prese in braccio e uscimmo dalla stanza, attraversando l'infinito corridoio.
«Per quanto tempo ho dormito?» chiesi debolmente, appoggiando la testa sul suo petto. Non voglio che Daniel mi veda in questi atteggiamenti, ma sono troppo debole per camminare, troppo debole ancora per tenere gli occhi aperti.
«Due giorni. Julya è meglio se torniamo indietro.» Aggiunse lui.
Non risposi, e riconobbi la porta dove fino a due giorni fa c'era il corpo di Daniel. Il mio vampiro.
Scesi giù tenendomi alle pareti, quando trovai il letto, ma non c'era nessuno. La stanza era ordinata, sembrava essere pronta per accogliere un nuovo paziente. Tutte le sacche di sangue sparse per la stanza non c'erano più. Non c'era niente che potesse ricordare qualcosa di quella sera di due giorni fa.
«D-dove è?» chiesi in preda alla disperazione, mentre Baker abbassò lo sguardo.
Iniziai a camminare ancora con difficolta, uscendo dalla stanza.
«Daniel... Daniel...» lo chiamai a bassa voce, fino a urlare forte.
Continuai e continuai, fino a che Jonas, Erman, Enysa e Louis non apparvero dietro di me.
«Lui dov'è?» chiesi, mentre le lacrime scivolavano sul mio viso.
Erman abbassò lo sguardo, mentre Enysa si strinse a lui. Louis provo a dire qualcosa, ma anche lui abbassò lo sguardo per terra.
«Jonas ti prego, lui dov'è?» chiesi con voce tremante. Jonas fece di no con la testa.
Non capivo! Non capisco cosa diavolo mi stanno nascondendo.
«Parlate cazzo, perché nessuno parla? Dove cazzo è?» urlai ancora più forte, prima di scivolare per terra.
Baker si mise dietro di me stringendomi, mentre io iniziai a muovermi per liberarmi da lui.
«Lasciami! Lasciatemi! Daniel, Daniel!» urlai ancora più forte.
«Presto, un calmante!» disse Louis avvicinandosi a me.
«Dov'è? Vi prego!» sentii di nuovo le forze abbandonarmi.
«Ju, mi dispiace. Lui è...» Baker non finì la frase.
«Noooo!» gridai e svenni.
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