Capitolo 4
Pov Julya:
Come ogni weekend, il lavoro mi aspetta. Per lo Stato sono considerata uno di quei rari casi classificati come "maggiorenne", quando ho ancóra diciassette anni.
Diciamo che avere un buon avvocato come Yolanda, è stata una fortuna per me. Altrimenti sarei in quegli istituti per ragazzi con un passato difficile, e un presente incerto.
Apro la cassetta della posta, trovando i classici biglietti quotidiani:
" Sfigata...ʺ
ʺDovevi morire tu!"
Li straccio, mentre li butto nel cassonetto, per poi arrivare al Butch, pronta per una serata tra i vari studenti, che come sempre si divertiranno a farmi cadere, o fare uno scherzo dei loro.
Si sentono forti. Danno per scontato che i loro insulti possano farmi qualcosa.
Ma io ho già il mio dolore. Ho già i miei fantasmi che mi torturano notte e giorno.
-Julya eccoti. Pronta?- faccio un sorriso veloce a Yolanda, mentre mi cambio per iniziare la mia solita serata d'inferno.
Ho iniziato a lavorare qui, dopo tre mesi da quella notte. Il giudice, quando ha saputo che avrei lavorato, non era d'accordo. Ma se riesco a tenere la media alta, cosa che cerco di fare ogni santo giorno, non farà storie.
Dovrei lavorare solo nei weekend, ma mi sono affezionata a questo posto, ed è l'unico dove posso sentirmi ancora viva.
Le quattro ragazze ossigenate, che una volta erano mie amiche, sono sedute insieme al branco che ama usarmi come cavia per i loro stupidi giochi.
-Cosa posso portarvi?- chiedo, mentre i miei occhi sono sul foglio delle ordinazioni.
-Sfigata, portaci il solito- dice Baker, mentre si alza in piedi, prendendo una ciocca dei miei capelli che avevo dimenticato di legare.
Cerco di spostarmi, ma come sempre, la sua altezza 1,80 e tonnellate di muscoli, hanno la meglio su di me.
-Che c'è agnellino, fai la timida ?-
-Baker è un assassina- scanso le sue mani, tra le risate degli altri, mentre Melany sputa la sua solita frase da acida. Li odio, odio tutti.
Odio la gente, quello che pensano, per come mi giudicano senza sapere.
Ma è facile puntare il dito contro l'unica sopravvissuta; è facile accusarla di omicidio, quando lei stessa è una vittima.
Yolanda porta al tavolo le ordinazioni, sapendo già che qualcuno avrebbe fatto "scivolare" i bicchieri nuovi.
Preparo altre ordinazioni, mentre le chiacchiere dei miei ex amici mi entrano nelle orecchie.
Stanno parlando del professore di storia: un tipo strano.
Ieri si è offerto di accompagnarmi, per poi sparire senza che potessi dirgli grazie. Ma poco mi importa, è un professore, insegna bene, ed è questo che devo pensare.
-Julya, fra un po' compi diciotto anni- dice Yolanda, mentre mi passa i bicchieri da mettere nella lavastoviglie. Non rispondo, limitandomi ad alzare le spalle.
Che ne compia diciotto o venti, per me è uguale. Tanto non ho nessuno con cui festeggiare, nessuno che mi aspetta con una mega torta.
-Sai, potremmo festeggiare. Potresti invitare qualche tuo compagno e fare la festa qui.- Aggiunge Yolanda, mentre io la guardo velocemente.
-No! Non è importante- sussurro, aspettando che i nuovi clienti si siedono al tavolo.
-Dai, sarà divertente. Io ho fatto una mega festa, e non sai che bei tempi!- dice, mentre i suoi occhi si illuminano ripensando a quel ricordo.
Sarebbe stato bello anche per me, se quella notte non avessi perso i miei genitori, il mio ragazzo.
Ora sarei con loro. Festeggerei tra le braccia di William, ma tutti se ne sono andati... tutti.
Scaccio le lacrime, che sono pronte a uscire, mentre prendo il foglio delle ordinazioni, dirigendomi verso il tavolo con i nuovi clienti.
La sera passa lentamente e duramente. Yolanda si è dovuta assentare, mentre il branco ne ha approfittato per far gridare a metà gente nel locale il mio nome. Naturalmente, non è il mio vero nome, quello lo usano solo quando non vogliono pagare.
"Sfigata assassina" quello era diventato il mio secondo nome.
Incominciai a incamminarmi verso casa, e una volta varcata la porta, il buio mi avvolge, e con esso i miei fantasmi.
Pov Daniel:
-Ancora!- continua a ripetere una delle ragazze che ho abbordato in un locale.
Sesso umano. Non era di certo come quello tra vampiri, ma non mi lamento.
Lasciai che avesse il suo orgasmo, prima che la mia natura uscisse fuori. Mi avvicino al suo orecchio, pronto a dirle cosa le avrei fatto da un momento all'altro.
-Ora mi avvicinerò al tuo collo e i miei denti entreranno dentro di te, ma non sentirai niente! Ricorderai solo di aver passato una notte di sesso con uno sconosciuto- sussurro, mentre lei sembra in trans.
Comincio a bere il suo sangue, mentre cerco di ricordare che devo fermarmi in tempo. Più delle volte lo faccio, ma quando la fame si fa sentire... beh, sono costretto a fare quello per cui sono nato.
Pulisco il collo della ragazza, prima di recuperare i miei vestiti e uscire. Ormai è quasi l'alba.
Ogni volta che vedo i primi raggi di sole non mi dimentico le affermazioni di Louis:
"i vampiri non escono di giorno. I vampiri si bruciano."
Cazzate, pensai tra me. L'uomo ci ha descritti come dei miti. Dei deboli che dormono di giorno e cacciano di notte, ma si sbagliano.
Noi siamo geneticamente perfetti; i perfetti cacciatori. Abbiamo diversi superpoteri per assoggettare gli umani, la capacità persuasiva. Un vero Vampiro Puro, ha il dono di trasformarsi in nebbia quando vuole stordire e spaventare l'essere umano che ha scelto di uccidere. A differenza degli altri, io ho un dono speciale, oltre alla capacità persuasiva, riesco a sentire quello che la mente riesce a pensare, ma questo è grazie a un aspetto della mia famiglia.
Arrivo dentro casa, mentre mi dirigo verso il bagno per fare una doccia.
Mi metto davanti al getto, mentre la mia mente pensa a quella ragazzina.
Penso a lei, vorrei scoprire di più, ma decisi che non era importante.
«È solo una bambina» dico tra me, mentre esco dalla doccia nudo.
Mi getto sul letto, mentre i ricordi del passato si fanno spazio nella mia mente.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top