Capitolo 25
Pov Julya:
Non posso aver sognato che lui si sia addormentato accanto a me, eppure non c'è nessuno dall'altra parte del letto. Ho solo sognato.
Ma è stato un piacevole sogno: le sue labbra sulla mia fronte, il freddo della sua pelle che si trasforma in calore assieme alla mia, la sua forte stretta come a ricordarmi che non mi avrebbe più lasciata. Mi alzai lentamente, entrando in doccia. L'acqua scende sul mio corpo con il piacevole ricordo della sera prima.
Ho provato a non dormire, ho provato a rimanere sveglia per condividere qualcos'altro con lui, ma il mio corpo ha vinto su di me.
Una volta uscita urlai per la paura di sentirlo a pochi passi da me.
-Daniel, che cosa fai qui?- provai a dire agitandomi, visto che avevo solo un piccolo asciugamano che mi copriva.
-Volevo vedere se eri sveglia- rispose rimanendo fermo sul ciglio della porta.
-Beh, mi sono appena svegliata- dissi in imbarazzo.
-Sei nervosa?- chiese ad un tratto, cercando di non ridere.
-Ho un asciugamano che copre appena il mio corpo. Se alzo le mani cade tutto.
Sono in stanza con il mio professore, che ieri ha provato a dirmi qualcosa, ma non ha detto niente. È in più, sei lì fermo con quello sguardo- dissi sbuffando, cercando di trovare qualcosa di più lungo per coprirmi. Lui iniziò a camminare lentamente verso di me, e sentivo il respiro mancare.
-Quale sguardo?- chiese a pochi centimetri da me.
-Questo!- provai a rispondere, indicandogli con la mano il suo viso, lasciando che i miei piedi iniziassero a tornare indietro.
-Sei vergine?- esordì.
Cosa? Oh mio dio, non posso e non voglio credere che lui l'abbia davvero detto. Mi ha appena chiesto se sono...
-Stai scherzando?- chiesi sorpresa.
-No. Perché non si deve chiedere questa cosa?- si giustificò come se niente fosse.
-Che tipo di frequentazioni hai avuto?- chiesi sconcertata.
-Sicura di volerlo sapere?- il suo sguardo malizioso mi fece subito rispondere di no con la testa, ma come sempre la bocca non ascoltava mai.
-Certo! Cioè, no. Ma non puoi entrare in camera mia e rimanere fermo, per poi chiedermi di punto in bianco se sono vergine-. Gridai frustrata per la situazione.
-Allora fammi capire: non sei vergine, ma quando mi vedi entri nel panico. È così?-
Non può essere ubriaco di prima mattina, è impossibile. Me ne accorgerei. Forse ha preso una botta in testa. Sicuramente questo non è il Daniel che conosco.
«Chi diavole sei? Cosa ne hai fatto del mio Daniel?» mi allontanai da lui che iniziò a ridere.
-Julya, è solo una domanda per conoscerti meglio-. Rispose.
-Beh, allora lascia che ti informi: forse, nelle tue conoscenze esiste solo la parola "vergine"
Ma con me è diverso. Ci sono mille domande da fare, tipo: il mio colore preferito.-
-Blu- rispose senza lasciarmi finire.
-Il mio piatto preferito?- aggiunsi sicura, credendo che non avrebbe dato la risposta esatta,
-Dipende. Se sei felice il riso con qualsiasi cosa, anche se lo ami con il pesce. Se sei triste o arrabbiata, l'unica cosa che vuoi vedere è la cioccolata-. Rispose lasciandomi a bocca aperta.
-Numero di scarpe?-
-36, e lo odi perché fai fatica a trovare delle scarpe da donna.-
-La mia taglia? aggiunsi, visto che era diventata una sfida per me, anche se ero in fase di shock.
-Taglia. Di poca importanza per me, ma hai una 38.-
Oh mio dio, sapeva tutto!
-La mia prima gita scolastica?-chiesi, mentre cercava di ricordarsi qualcosa.
-Beh, questo non l'hai scritto nel..-
-Scritto? Di cosa parli?- lo fermai sentendo il cuore in gola.
Lo so, ho diciassette anni e non dovrei più tenere un diario segreto, ma ho iniziato all'età di dodici anni, e da lì non ho più smesso. Poi, non è che io abbia qualcuno a cui confidare le mie cose.
-Sì, qui! rispose tirando fuori il mio primo diario, dove avevo raccontato del ragazzo della prima media. Iniziò a sfogliare il diario in cerca di qualcosa, mentre mi avvicinai a lui velocemente, dimenticandomi di quel piccolo asciugamano. I suoi occhi si staccarono dai fogli del diario guardando me. Anzi, precisamente fissando il moi corpo nudo.
Perché io? Cosa ho fatto di così malvagio da meritare tutte queste figure di merda
-FUORI!- urlai con tutta la voce che avevo, mentre cercavo di prendere l'asciugamano caduto a terra. Dovetti urlare due volte per farlo uscire, visto che era rimasto a bocca aperta, mentre io avevo la certezza di non uscire più da quella stanza per il resto della mia vita, dopo la mia ennesima figuraccia.
Pov Daniel:
Le primi luci dell'alba entrarono dalla finestra, e mi alzai cercando di non svegliarla. Mi fermai un attimo a guardarla, notando ogni piccola perfezione del suo viso. Le sue labbra stavano diventando droga per me. Avrei voluto svegliarla solo per baciarla. Mi allontanai lentamente, e il mio piede toccò una scatola. La presi per vedere cosa era, forse mi apparteneva ma non lo ricordavo.
La scatola conteneva dei piccoli libri numerati; presi il primo con il numero uno aprendolo.
« 30.03.2004: Sei il mio primo diario, ma non inizierò a scrivere. Caro diario è stupido! Quindi ti troverò un nome. Vediamo... Pensy. Sì, inizierò dicendo caro Pensy. Pensy è il nome del cane del signor Vanar. Non che tu sia un cane, comunque ho tante cose da dirti: mi chiamo Roder Julya. ho dodici anni... » mi fermai a leggere, ma lei si mosse. Decisi di uscire dalla stanza con in mano quel diario e gli altri due, lasciando il quarto e il quinto dalla fretta. Non potevo leggere i suoi pensieri, ma forse avrei scoperto di più su di lei. Andai verso la mia stanza, sedendomi sulla poltrona. Mai come ora la mia curiosità era alle stelle.
« Sono in una nuova scuola, dove c'è anche il mio principe azzurro. Si parlo proprio di lui, di William. Oggi mi ha quasi regalato un fiore blu. Forse si è ricordato che è il mio colore preferito, pensavo tra l'emozione di avere la sua attenzione. Poi, naturalmente ha aggiunto di passarlo a Viola, la ragazza più In del momento. »
Idiota, pensai tra me. Continuai la lettura tra sorrisi e rabbia, e capii che era già strana fin da piccola. Lessi il primo e il secondo velocemente. Il terzo parlava del liceo, lo stesso in cui va ora.
« 21.10.2012: Oh, Pensy è una tragedia! Fra un paio di giorni ci sarà il ballo, ma nessuno mi ha invitata. Anzi, stavo pensando di farlo io. Dici che dovrei invitarlo? Pensi che lascerà la bionda ossigenata per mettersi con me? Forse si metterà in ginocchio, mi chiederà: Julya Roder vuoi venire al ballo con me? Allora io farò la vaga, perchè sono cose da donne. Cercherò di rifletterci un po'... è poi gli dirò di sì. C'è un piccolo problema; dove troverò le scarpe di cenerentola numero 36, visto che qui partono tutti dal 37? Per non parlare della taglia, sembra che ci sia uno stock di taglie 34-36. Ti rendi conto? La mia taglia 38 non esiste.
Sono fregata, sono una ragazza con la sfiga al piede, ecco cosa sono. Non troverò mai la persona giusta come i miei genitori, loro si che si sono trovati. Io non troverò mai quello che mi amerà per quella che sono. Che mi tratterà come una principessa, anche se mi vedrà in imbarazzo non darà per scontato la mia poca esperienza. »
-Poca esperienza. È vergine!- dissi continuando a leggere.
« PENSY LA FINE DEL MONDO. WILLIAM MCCONER MI HA INVITATA AD USCIRE.
Mi ha invitata. »
Sbuffai nel leggere l'ultima pagina, mentre sentivo il fastidio di uno stupido non si era accorto di lei molto prima. Ragazzino! Dissi tra me girando la pagina e trovando una scritta.
« Questa è per voi: Che non ci siete più perché... mi mancate, vi sogno, perché ora siete lassù.
Mi mancate così tanto che non riesco ad abituarmi al fatto che non ci siete più ».
Guardai il disegno di un angelo, tornando a leggere cosa aveva scritto.
« Pensy, solo con te riuscirò a scrivere cosa è successo. Ma la pagina sta per finire e dovrò raccontarti nel prossimo diario ».
Mi alzai di scatto maledicendomi per non aver preso gli altri. Cercai di nascondere gli altri dietro di me, entrando nella sua stanza. « Merda, è già sveglia!» pensi un attimo prima che uscisse dalla doccia.
Fui contento di aver letto il suo diario. Ora sapevo di più, anche se averle chiesto se era vergine non era stata un'ottima idea. Ma volevo sapere se quando aveva scritto che era senza esperienza si riferiva a questo lato. Poi, le sue domande senza sosta confermarono che avevo davvero fatto bene a passare un'ora a leggere tutto. Ma vederla così, nuda...
È dannatamente perfetta! Era la cosa che mi aveva lasciato spiazzato. Ne ho visto di donne, ma il suo corpo, la sua pelle così candida, quelle vene in mostra che mi chiamavano.
Mi sentivo strano, ero eccitato solo nel guardarla.
Ringraziai il mio controllo per non essermi gettato su di lei, uscendo da quella stanza.
Ma ora, sono ore che è là dentro e non esce. E io non ne capivo il motivo. Forse è arrabbiata, forse si vergogna. Dannazione, ogni volta è sempre più difficile poterla capire.
Messaggio per Louis: -come si capisce che una donna è arrabbiata?- Inviai il messaggio ricevendo poco dopo la risposta.
Messaggio da Louis: Se non ti parla, dai per certo che hai fatto qualcosa. Quindi sei fregato.
Guardai l'orologio ed erano già passate due ore dal nostro incontro, quindi era arrabbiata con me.
Salii velocemente bussando alla sua porta, ma non rispose, e decisi di entrare lo stesso.
Era seduta sul suo letto guardando il suo PC. Non alzò gli occhi verso di me, nemmeno quando mi sedetti vicino a lei.
-Julya mi dispiace. È che è la prima volta anche per me. Non quella prima volta.- Mi affrettai a dire attirando la sua attenzione.
-Sei un grandissimo stupido- sussurrò abbassando gli occhi.
- È difficile anche per me. Non so cosa pensi, non riesco a capirti, e tu non ti apri con me.- Mi ritrovai a dire.
-Esiste il dialogo- aggiunse, mentre i nostri occhi si incrociarono di nuovo.
-Lo so, ma a volte é difficile anche per me.-
-A scuola non sembri in difficoltà nello spiegare o a parlare con gli altri, invece con me non ti lasci andare-. Rimasi ad ascoltare ogni parola che usciva dalla sua bocca.
-Perché tu sei speciale per me. E quando si ha qualcosa di speciale tra le mani si ha sempre paura di perderla, e si fanno delle cose stupide-.
-Tipo leggere il mio diario, o restare fermo impalato a guardarmi mentre sono nuda?-chiese accusandomi.
-Per il tuo diario te ne do atto, ma per il resto... beh, sono un uomo e tu sei...-
-Una donna. Ottima osservazione-disse sarcasticamente.
Mi avvicinai a lei spostando il PC, e la presi mettendola sopra le mie ginocchia. Misi la mia fronte sul suo mento, facendo un lungo respiro prima di alzare il mio viso per tornare ad avere ancora i suoi occhi su di me. Non c'era niente di lei che non mi piacesse. Ogni parte del suo corpo era una una condanna a morte per la mia pazienza. Ma avrei dovuto resistere, avrei dovuto combattere contro me stesso per non farle del male. Mi avvicinai al suo orecchio lasciando dei piccoli baci fino a tornare se quelle perfette labbra.
«È vero sei una donna, la mia donna.». Dissi prima di assaporare il nettare più dolce in assoluto.
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