Capitolo 17
Daniel:
4 giorni dopo
Il primo giorno l'avevo passato a distruggere qualsiasi cosa dentro casa, mentre facevo avanti e indietro da casa sua, senza mai avere il coraggio di bussare.
Il secondo giorno attraversai il continente, per allontanarmi il più possibile da lei.
Mi nutrivo di tutti gli animali che trovavo. Nessun corpo di donna riusciva a riscaldare il mio corpo, e mettere fine alla mia fame.
Nessuna era lei.
Penso àncora a quel fottuto bacio. A come in un attimo, lei è riuscita a portarmi in un mondo parallelo. Ma ho rovinato tutto!
Chi dice ad una ragazza ti riporto a casa, dopo averla baciata all'una di notte?
« Un dannato vampiro che ha paura di oltrepassare quel confine, che lo rende come una persona semplice. »
Mi sedetti sulla cupola della grande moschea di Istanbul mentre ammiravo il tramonto.
Perfino in questo momento, la mia mente pensava a lei. La rabbia che vidi nei suoi occhi, quando scese dalla macchina, le sue parole di disprezzo nei suoi confronti. La paura di sentirsi di nuovo abbandonata. Tutto era dentro di me! Tutto questo mi aveva accompagnato in questi giorni. Ma continuavo a ripetermi che lo stavo facendo per lei. La stavo salvando.
Non avrei mai potuto offrirle niente. Fra un paio di anni lei crescerà, invecchierà, e dopo sarà lei ad abbandonarmi. Mi alzai in punta di piedi, prima di aprire le mani beandomi di quegli ultimi raggi prima di scivolare giù.
Come avrei voluto che la mia caduta mi rendesse un semplice umano. Una persona come tutti gli altri, pronto a conoscere quel sentimento. Atterrai, e alcune persone rimasero a guardarmi increduli. Usai il mio potere, facendo credere loro che non avevano visto niente, prima di andarmene.
Camminare per le vie non era mai stato così difficile come ora. Mi sentivo solo!
Dopo 1.500 anni di vita mi sentivo solo!
Presi il cellulare che iniziò a vibrare, mentre dentro di me speravo che avesse cambiato idea, che mi avesse mandato un messaggio o una chiamata partita per sbaglio, mi avrebbe fatto piacere! Ma niente... totale silenzio da parte sua.
-Che c'è?- chiesi rispondendo a Louis.
-Oh mio dio Daniel, stai bene? Dove sei?- sentii la sua felicità nel sentire la mia voce.
Era da tre giorni che non rispondevo alle sue chiamate.
-Sto bene! A volte ti dimentichi chi sono.- Gli ricordai con tono brusco.
-No, so chi sei, e per questo mi preoccupo.- Aggiunse, provando a scherzare. Ma io non sono in vena, ho solo voglia di cercare la mia prossima preda per nutrirmi.
-Dove sei Daniel?- chiese di nuovo Louis.
-A Istanbul! Ma fra un po' ritorno, domani ho lezione.- Aggiunsi, mentre una parte di me si sentiva felice di poterla rivedere.
-Va bene. Ti ho portato personalmente le sacche a Winnemucca. Ho fatto ànche aggiustare quello che hai distrutto; e inoltre ho incontrato lei.- Rivelò, tornando a concentrarmi sulla chiamata, lasciando che la ragazza davanti a me se ne andasse.
-Cosa? Quando?- chiesi.
-Beh, le sacche, nel caso...- interruppe il discorso.
-No Louis, parlo di lei!- dissi, spinto dalla curiosità.
-Ah, sì, sono entrato in una caffetteria, e lei era lì. Pensavo che fosse aperto, ma lei mi ha detto che stavano pulendo quindi...-
-Louis, vai al sodo, ti prego!- dissi, cercando di trovare una soluzione per attraversare il mare, senza bagnare il cellulare per non perdermi nemmeno una sua parola.
-Beh, mi ha riconosciuto. Mi è sembrata strana. Le ho chiesto se le avevi fatto qualcosa, e ha solo detto che non c'era niente fra di voi, per permetterti di farle del male. E così Daniel?-
Lasciai cadere l'ennesimo cellulare nell'acqua, prima di iniziare a oltrepassare l'oceano, per rientrare a Las Vegas da lui.
-Pronto, pronto! Daniel, ma non eri... Lasciamo stare. La tua velocità aumenta sempre di più- mi fece notare, confermando le sue parole.
Dopo quel bacio, non so come spiegarlo, mi sentivo più forte. Non che prima fossi un vampiro senza forza, ma quel bacio aumentò tutti i miei sensi.
-Stavi dicendo?- gli chiesi, prendendo una sigaretta dal pacchetto bagnato.
-Che non puoi fumare in uno studio medico. Comunque, l'ho trovata strana. Non sorrideva. Sembrava triste. Pensa, l'ho vista ànche litigare con delle ragazze. E da quello che mi hai detto tu, lei non risponde mai alle provocazioni.-
- Sì- riuscii a rispondere, e la mia mente si era fermata alle prime parole: non sorride, è triste.
Lo sapevo che sarebbe andata a finire così. E colpa mia, non avrei dovuto illuderla. Non voglio che si cacci nei guai. Smisi di sentire le parole di Louis, combattendo contro me stesso per quello che le avevo fatto.
-Vuoi rendermi partecipe dei tuoi stati d'animo, o i tuoi occhi e il tuo viso continueranno a cambiare, finché non trovi la risposta alla tua unica domanda?- disse, scandendo bene una parola che mi colpì.
-Di quale domanda parli?- aggiunsi, facendo finta di niente.
-Hai portato una ragazza nella tua tana, cosa che non fai mai!-
-Beh, tu ci vai!- gli feci notare.
-Ma io non sono una ragazza, ed è contro le tue regole. Sei stato un'intera giornata con lei, divertendoti, e senza mai pensare alla tua natura. Oltrepassi il confine, lasciando addirittura l'America che tu ami per lei! E tu mi chiedi quale domanda? Oh, andiamo Daniel, sarò un umano, ma non ho bisogno di molto per capire che tu ti sei innamorato!- aggiunse sorridendo, come se avesse centrato in pieno il mio vero problema.
-Ammettiamo, e ripeto ammettiamo, che le tue parole siano vere. Cosa pensi che dovrei fare? È una ragazzina, ha tutta la vita davanti!- provai a dire, con la speranza che lui ne sapesse più di me.
-Beh, io al tuo posto mi godrei il momento. Sembri un ragazzino di vent'anni. Lei ti piace, e tu piaci a lei. Devi solo stare attento a non ucciderla.-
-Ma non avevi detto che dovevo starle alla larga?- chiesi, ricordandogli le sue stesse parole.
-Oh sì, l'ho detto. Ma non avevo visto con i miei occhi come lei ti sta trasformando. Tu l'ami Daniel, altrimenti non saresti andato dall'altra parte del mondo per dimenticarla. Sono certo che preferiresti morire, piuttosto che farle del male!- rispose, mentre dentro di me qualcuno confermava le sue parole. Mi alzai, avvicinandomi alla porta per andarmene.
-Ti sbagli Louis. Non c'è amore per un demone come me. Non ci sarà mai niente fra me e lei.- Dissi con sincerità, prima che mi ferrmasse.
-Al matrimonio, l'invito è anche per lei! Vedrai amico moi, vedrai cosa può fare l'amore.- Disse sorridendo, e io uscii per tornare di nuovo in quella città.
Mi fermai davanti a casa sua, aspettando che uscisse. Avrei potuto aspettarla in aula, ma avevo bisogno di vederla, sapere che stava bene.
Rimasi un po', finché una donna uscì e mi avvicinai a lei, urlando per la paura.
-Professore, mi ha spaventato!- disse, e la guardai cercando di leggere nella sua mente. Appena mi accorsi che non c'era, salutai velocemente la signora, prima di sparire per arrivare a scuola.
Cercai con gli occhi il suo viso, ma niente, lei non era li. Guardai l'orologio, la prima ora è con la sua classe. Mi avviai verso l'aula, tra i sorrisi e le parole sussurrate di quelle oche.
Una volta arrivato dentro e fatto entrare gli ultimi alunni, mi girai nella sua direzione. Aveva messo il suo banco lontano, era nell' ultima fila, mentre la sua testa non si era alzata nemmeno per un attimo. Iniziai a fare l'appello velocemente, per arrivare subito al suo nome.
-Roder Julya- dissi, mentre i miei occhi cercarono i suoi. Ma ànche in quel caso, lei non mi guardò, non rispose nemmeno, alzò solo la mano indicando che era presente. A che gioco vuoi giocare? Pensai tra me, non sapendo cosa fare. Non vuole guardare nella mia direzione, fa finta che io non ci sia. Bene, ora vedremo.
-Signorina Roder, come mai è là? Il suo posto è qui.- Dissi, mentre tutti si voltarono su di lei.
Lei non rispose alla mia domanda, e io mi alzai per andare nella sua direzione. Per la prima volta, una ragazza che non ricordavo far parte della mia classe, l'avvisò del mio arrivo. Ma ormai era troppo tardi, io ero lì. È questa volta avrebbe dovuto guardarmi.
-Perché e qui?- chiesi di nuovo.
-Perché stare vicino alla lavagna mi fa male. Sono allergica ai gessi!- disse, facendo ridere tutti tranne me.
-Ai gessi, e da quando?- chiesi, dimenticandomi che non eravamo soli.
Lei mi guardò non rispondendo alla mia domanda. Era così bella anche con il broncio.
-Alla lavagna, interrogata!- dissi, pentendomi subito dopo. Sei un imbecille, uno stupido.
Prima la tratti male, e dopo giorni che non la vedi la interroghi? Stupido!
Continuavo a ripetermi, e lei si alzava dal banco.
Non avevo bisogno di leggere la sua mente, era furiosa! Cercava di nasconderlo, ma era furibonda.
-Voglio che iniziate a leggere il capitolo 20. Se sento qualcuno fiatare, o alzare gli occhi dal libro prenderete il posto della signorina Roder- dissi, mentre i ragazzi si concentrarono sul libro, lasciandomi lo spazio per poter parlare con lei.
-Prenda una sedia e si metta qui. Oggi proveremo un nuovo metodo di interrogazione. Scriva...- dissi, prendendo velocemente un foglio per scrivere alcune domande.
Lo so, stavo abusando del mio essere professore, ma è colpa sua se ero in questo stato. Se mi avesse sorriso, forse ora non saremmo in questa situazione..forse
« L'avresti baciata » dissi a me stesso come un folle. A forza di osservarla, mi ritrovavo a parlare da solo. La guardai, passandole il foglio con le mie domande. Non mi aspettavo un sorriso, o un bacio. Ma nemmeno di vedere la sua faccia ancora più arrabbiata di prima.
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