Capitolo 15

Pov Daniel:

« Sono stato bene ».

Non ho mentito, sono stato davvero bene! Per un attimo ho dimenticato di avere 1.500 anni. È riuscita a cancellare tutto: i volti che mi accompagnano, il sangue, la fame.

Già la fame! Quella che si è presentata alla fine della serata. La stessa fame che mi ha fatto ricordare chi sono, e a quale specie di predatore appartengo.

Uscii rimanendo dietro la porta, per sentire il suo respiro. È l'unica cosa che posso fare, visto che ho smesso di provare a leggere nella sua mente.
Cammino lentamente dandomi il tempo di riflettere, prima di rispondere alle mille domande di Louis. Ricordai la sua finta gelosia, ma ricordai anche la mia vera gelosia. Vedere il ragazzo civettare con lei, per non parlare del ragazzo in discoteca. Se non ci fosse stata lei, ora berrei il suo sangue. Iniziai a scendere le scale, mentre un piccolo sorriso apparve sul mio viso, ricordando la sua faccia dentro la cappella. Dannazione ero stato cosi bene! Mi sentivo libero.

-Quel sorriso è per me?- chiese Louis, guardandomi. Gli feci cenno con la testa di seguirmi, entrai dentro il mio ufficio, dove lui aveva messo i frigoriferi per le sacche di sangue. Mi passò il sacchetto e iniziai a bere. In un attimo feci fuori sei sacche di sangue.
-Beh, almeno so che non le hai fatto del male.- Aggiunse, sedendosi sulla poltrona.
-Non le farei mai del male!- risposi.
Era vero. Quando in discoteca iniziò a ballare così buffamente, ma allo stesso tempo in modo così sensuale, ho sentito qualcosa.
Non so spiegarmi cosa, ma l'ho sentita. Mi sono allontanato da lei quando i canini stavano uscendo, ma non per ucciderla.
-Ho voluto...- provai a dire mentre lui mi guardava -avevo fame!-
-Per fortuna mi hai chiamato! Fare male ad una ragazzina...-
-No, non avevo fame di sangue. Cioè .. ho fame di lei. Della sua pelle, del suo calore!- dissi senza pensare a cosa stavo confessando.
-Stiamo parlando di sesso o mi sbaglio?- chiese, tirandomi un fazzoletto.
-No, non è sesso! Lo so, lo sento. È diverso, è tutto diverso con lei. Non riesco ad entrare nella sua mente, e già questo basta per mandarmi in tilt. Non posso nemmeno convincerla a dirmi la verità, perché niente funziona con lei. E dannazione, il suo calore! Ho conosciuto donne in ogni continente, di ogni colore e razza. Ma nessuna è come lei.
Mai nessuna e riuscita farmi dimenticare la mia vita di merda!- dissi sedendomi sulla poltrona. Louis si mise comodo, continuando a guardarmi, cercando di capire cosa mi spingeva verso di lei.
-Daniel, ha solo diciassette anni ed è umana!-
-Lo so, cazzo! Pensi che non ci abbia provato? Ho provato a starle lontano, per tre giorni.
E credimi, il mio cervello è andato in palla!-
Tornai a sedermi sulla poltrona, dove pochi secondi fa mi ero alzato di scatto.
-Non ci riesco! Tutto mi spinge a starle vicino. Ho provato a trovarle qualche difetto e fidati, ne ha così tanti che non basterebbe un'ora per raccontarli: È goffa, inesperta, ingenua. Dice cose senza senso. Parla da sola, ma è dannatamente sexy! È bellissima quando cerca di fare la donna. La sua ingenuità mi porta in un mondo dove tutto il male non esiste. Il mio orgoglio si gonfia per la sua inesperienza.
Per non dire quando parla da sola. -iniziai a ridere ricordando tutti i momenti in cuo l'avevo beccata a parlare da sola- Non ci riesco Louis! Non posso starle lontano.-
-Amico, sai come si chiama questo?-
-No, ti ho già detto che è impossibile! Noi non proviamo quel sentimento. Un vampiro venderebbe sua madre per il sangue. È impossibile, ne sono sicuro. È la curiosità che mi spinge a vederla diversa. Fra un paio di giorni tutto sparirà, tutto tornerà come prima: lei una semplice studente, e io il vampiro professore.- Aggiunsi, convincendomi che prima o poi tutto sarebbe cambiato.
-Ok, ma ...-
-Niente ma, Louis. Vattene, ho bisogno di stare solo.- Chiusi gli occhi per pensare a cosa stava succedendo.
-Se hai bisogno chiamami.- Disse prima di uscire dalla porta, lasciandomi solo con i miei pensieri. La mia mente mi riportò indietro con il tempo. Tutti i miei anni erano racchiusi nelle immagini che vedevo scorrere come un film, ma ogni volta il suo viso era lì, fermo.

-Non posso, non posso!- dissi ad alta voce, dando un calcio al piccolo tavolo che andò a sbattere contro il muro rompendosi.

Sono arrabbiato con me stesso, non devo avvicinarmi a lei. Non devo provare niente per quella ragazzina...

-No, BASTA, NO!-
Mi alzai velocemente dalla poltrona, apparendo poco dopo davanti alla stanza da letto. Entrai, e la trovai seduta sul letto. Stava respirando velocemente. La fronte sudata, vedevo le sue piccole mani tremare. Le sue guance rosse, i capelli legati in una coda. Il suo collo ben in vista, che rendeva più difficile la mia situazione.
-Scusami, io pensavo...- provò a dire, e mi avvicinai a lei. Mi sedetti sul letto, notando il suo giocare con le dita, che non avevano smesso di tremare.
-Cos'è che ti angoscia così tanto, Julya?- le chiesi, e mi guardò con quei suoi occhi da far incantare chiunque.
-Io... è complicato! È una situazione complicata.- Provò a dire mordendosi il labbro.
« Fa che smetta di morderselo! Fa che smetta » iniziai a pensare prendendo le sue mani.

-Sono il Re delle complicazioni! Puoi fidarti di me.- Provai a dire, prima che lei abbassasse lo sguardo.
Sfiorai il suo viso. - Non smettere di guardarmi... non ora!- mi avvicinai di più, mentre tutto il mio corpo sentiva il richiamo di quelle labbra. Non era la fame a spingermi verso il suo corpo. Erano quelle labbra calde e rosse. Posai la mia fronte sulla sua, e le mie mani scivolarono sui suoi fianchi. Una piccola mano si posò sul mio petto prima di appoggiare le mie labbra sul quel calore.


Ed ecco di cosa avevo paura.

È da questo che scappo, che mi spinge a starle lontano.

Non posso! Farla soffrire sarebbe una cattiveria. Non devo permettere che lei provi quello che sto provando io in questo momento.

Felicità.

Magia

Il tempo che si ferma Ànche se in realtà a un nome. Gli umani lo chiamano...

  A M O R E.

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