Ti sento ovunque
Ludovica
Me l'aveva promesso, mi aveva giurato che il tempo sarebbe passato in fretta, talmente veloce da non accorgercene neanche ed invece è solo passata una settimana, mentre il vuoto che sento nel cuore sembra non passare mai.
È passata la prima puntata del sabato, i primi giorni dentro alla scuola e vederlo solo attraverso uno schermo continua a farmi stare immensamente bene da una parte e quasi male dall'altra.
Vederlo mentre al mattino si sveglia avvolto dal piumone, si stropiccia gli occhi e poi si ributta con tutto il peso sul letto come suo solito, con quella sua faccia assonnata da bambino di pochi anni.
O ancora, mentre ascolta attento i giudizi dei professori, oppure mentre in palestra improvvisa un duetto con Emma sulle note di 'Un respiro'. Oppure mentre, appena entrato in casetta, parla con la sua famiglia: il padre più chiuso e distaccato come sempre, poche semplici parole, anche se non esita a farlo ridere; mentre Patrizia dolce, con quella voce squillante e felice, piena di orgoglio e soddisfazione nel vederlo lì.
Oggi sto guardando il giornaliero ed è un po' più dura del solito, bastarda lontananza che si mette di mezzo; Di Francesco gli ha fatto alcune critiche sulla puntata appena trascorsa e dal suo comportamento freddo noto che sta accusando il colpo. Esce in giardino con il cappuccio della felpa che quasi gli copre il viso e una sigaretta tra le dita, aspira quella nicotina in fretta, come se il nervoso lo stesse quasi divorando dentro, mentre con la voce rotta si sfoga con Emma, parla in modo veloce, tanto che arriva persino a balbettare leggermente. "Non ho altri mezzi per esprimermi, lo faccio solo attraverso la musica." sussurra con la voce spezzata e gli occhi che si arrossano sempre di più. "Poi - poi rischio di finire così e mi sento un coglione." pronuncia amareggiato, poco prima che Emma lo stringa forte in un abbraccio. - e cavolo, quanto vorrei essere al suo posto, incrociare i suoi occhi e baciarlo fino a star male -
Si isola, resta da solo in quel giardino vuoto, poi decide di rientrare in salotto e inizia a piangere: ha il viso arrossato, - quasi come se stesse trattenendo della rabbia nello stomaco - gli occhi cerulei ormai talmente bagnati da essere trasparenti e le mani che tentano di coprirlo, di nasconderlo come la più spessa delle armature, di proteggerlo perché farsi vedere così debole gli fa troppo male.
Inizia a parlare, con la voce rotta dalle lacrime che cerca di far risultare normale, che quasi ogni parola gli muore in gola, che quasi soffoca tra quei singhiozzi. Ed anch'io mi ritrovo ad avere il viso bagnato da gocce d'acqua salate, che se potessi correrei a Roma solo per abbracciarlo, anche solo per cinque miseri minuti.
"Mi tengo tutto dentro, faccio fatica perché mi vergogno e fa - fa male." sussurra e mi fa una tenerezza che quasi sento il mio cuore stringersi fino a contorcersi. Anche se io, infondo lo so, che non è tutto partito da quella critica, non sta parlando solo del fatto che è andata male l'esibizione in puntata e che non avrebbe voluto esordire in quel modo, sotto c'è ben altro. Infatti, qualche minuto più tardi inizia a parlare della casa discografica, di tutto quel che è successo, di quanto l'abbiano fatto sentire un fallito, un ragazzino a cui hanno sgretolato il sogno davanti agli occhi. Di quanto la musica sia la sua vita, di quanto i suoi occhi vivano di lei, ma purtroppo anche di quanto sia contornata da un mondo di merda, fatto solo di uffici perfetti, con gente in cravatta e la voglia di far tanti soldi sulla pelle degli altri. - talmente tanti che arriverebbero persino a vendere l'anima per qualche spicciolo in più - 'Sono partito con un amico da una stanzetta a fare un disco. Il primo pezzo è andato a Sanremo, il secondo ha fatto disco d'oro, il terzo è andato benissimo; poi improvvisamente inizio a stare fermo. Mi dicono che i musicisti non vanno bene e dobbiamo cambiarli, non è il tuo mondo, meglio che inizi a fare l'autore per altri e mille altre puttanate simili. Il problema è che la risposta c'era, i fan non mi hanno mai abbandonato, mai deluso ed è questo che fa più male. Ed è anche il motivo per cui mi torna tutto contro in un istante, perché appena commetto un errore mi cadono addosso tutti quei fottuti ricordi ed è come se fosse doppio e fa anche doppiamente male. Mi - mi affliggo perché sento la responsabilità e so che non posso permettermi un passo falso, che ho ricevuto così tanti calci in bocca, che non ho mai mollato e che ora devo rialzarmi." ed io a stento riesco a stare calma, i singhiozzi ormai riempiono il silenzio della mia stanza, si insinuano addirittura nelle pareti e mi crolla di nuovo tutto addosso. Tutti quei mesi in cui non sapevo cosa gli stesse accadendo, in cui ha preferito tenermi fuori per non farmi soffrire, in cui non mi parlava, non mi chiamava ed il mio mondo era diventato triste e cupo. Quelle volte a casa di Lorenzo in cui mi rifugiavo in bagno a piangere, mentre lui a stento si alzava da letto, quegli attacchi di panico che a volte erano così intensi da non sapere come calmarlo, quei giorni in cui urlava e basta, urlava fino a perdere persino la voce, con il collo ingrossato e la vena nella fronte che pulsava di rabbia. Tutti quei ricordi che sembravano muri invalicabili, così spessi da essere duri come cemento armato, ma che insieme siamo riusciti a buttar giù, anche se so che in un angolo del suo cuore rimarranno indelebili e oggi me lo sta dimostrando. "Qui dentro sono da solo, completamente da solo e forse è questo quello che mi fa più male. Nelle mie esibizioni, nelle parole delle mie canzoni porto tutto il mio bagaglio, la mia storia ed automaticamente anche le persone che ci sono sempre state ed hanno sempre creduto in me, senza esitare mai, persino quando io stesso non ne ero capace. Ed ora ho paura, paura perché tutta quella merda non l'ho ancora accettata e né tantomeno superata e quindi mi affliggo, continuo ad affliggermi ogni volta che faccio un errore perché so che questa volta sarebbe solo colpa mia e non posso permettermelo." ed io continuo solo a piangere. Sento il suono dell'arrivo di un messaggio sul telefono e leggo il nome di Lorenzo sullo schermo, ma decido di non rispondere. Continuo semplicemente a tenere lo sguardo fisso sulla televisione e a rigirarmi il telefono tra le mani, mentre le lacrime si asciugano sulla pelle e mi resta quella sensazione di vuoto nello stomaco. "Mi sono sentito un cazzo di burattino buono solo a sputare canzoni, loro avevano il culo al caldo nel loro ufficio splendente e curato, con quella puzza di soldi che mi sembra di sentire ancora adesso nelle narici. Non riesco neanche a spiegare quanto sia brutto vedere una persona che ti sgretola i sogni davanti agli occhi, come se fossero effimeri castelli di sabbia spazzati via dalla prima onda." sussurra, mentre continua a schiarirsi la voce spezzata dalle troppe lacrime. "Sabato spaccherò, questo è sicuro, però i primi giorni reagisco sempre così. Mi affliggo, continuo a buttarmi giù, a tornare con la testa a quei momenti. Mi ritrovo a frignare tra le pareti del bagno da solo perché - perché mi da fastidio, perché non mostro mai le ferite che continuano a farmi sentire debole e sconfitto da qualcosa che mi ha schiacciato per un botto, ma soprattutto perché solo due persone sarebbero in grado di aiutarmi, ma non sono qui adesso." sussurra, mentre si alza per prendere un fazzoletto e poco dopo esce ad accendersi una sigaretta. Io ne approfitto per prendere il telefono e rispondere al messaggio di Lorenzo.
Continuo a tenere lo sguardo fisso sul telefono illuminato, aperto sulla conversazione con Filippo e con quell'ultimo messaggio 'Ti amo'.
Lo fisso.
Lo fisso.
Ancora e ancora.
Fino quasi che gli occhi non sentono fastidio.
Che quasi si chiudono.
Che quasi le lettere si sdoppiano.
Che quasi non mi sale la nausea.
Poi inizio a digitare sulla tastiera come se fosse l'unico collegamento a lui, come sperassi di leggere online, come se sentissi il bisogno di dirgli tutto, comunque, anche se lui non potrà leggere.
Irama
La prima puntata non è andata per niente bene ed infatti durante la settimana ho avuto un momento di sconforto, un momento nel quale tutto mi è crollato addosso ancora e per un'altra volta mi ha sotterrato. Ho sentito la pelle bruciare, come se mi avessero strappato il cerotto che teneva chiusa la ferita e lei avesse ricominciato a sanguinare per l'ennesima volta, senza lasciarmi tregua o modo di dimenticare. Sono finito a piangere tra le pareti del bagno, soffocando i singhiozzi con il rumore dello scorrere dell'acqua, anche se alla fine ho ceduto ed ho pianto anche di fronte ai miei compagni di squadra. Avrei voluto avere la forza e il coraggio di andare oltre, di superare quel piccolo errore e non farmi massacrare dai ricordi. Ho pianto sulla spalla di Emma, che non ha esitato a starmi accanto, ma avrei voluto che quelle braccia fossero quelle di Ludovica, che continua a mancarmi come l'aria. Ho già fumato due sigarette dal pacchetto che mi ha dato e vedere quegli spazi mancanti mi fa più male del previsto, chissà se riuscirò ad arrivare infondo con il pacchetto non finito, sto cercando di centinarle, ma a volte sembra troppo difficile.
Ho scritto tanto in questi giorni. Ho passato notti intere sotto il cielo stellato, con una coperta sulle spalle a riversare parole su un foglio bianco. Parole dolci, amare, di rabbia, d'amore, tristezza, malinconia, felicità e dolore mischiate nel colore nero dell'inchiostro. Forse diventeranno canzoni, ancora non lo so.
Ho anche trovato il modo per portarla con me, ho preso un piccolo quaderno con una rosa bianca e ho iniziato a scrivere a Ludovica, come se sentissi il bisogno di averla vicina al cuore, anche solo attraverso qualche parola. A scrivere di lei, per lei, per me, per noi accarezzando quella copertina che tanto me la ricorda.
Sabato.
Seconda puntata.
E avrei dovuto aspettarmelo che Maria non me l'avrebbe fatta passare. Quando arriva il mio turno, la conduttrice inizia a raccontare la mia storia a chi ancora non la conosce: di quella carriera non decollata, del fardello che continuo a portarmi dentro, poi manda in onda il video dello sfogo di qualche giorno prima e in un attimo mi sento strano. Strano, sì. Mi sembra così strano vedermi in uno schermo dalla dimensioni enormi, mentre piango, sapendo che mezza Italia mi sta guardando. Io che vivo scrivendo di emozioni, ma non le mostro mai, che me le tengo dentro fino a soffocarle, che troppo spesso le chiudo con un grosso lucchetto perché mi vergogno troppo, perché mostrarsi completamente spogliato e fragile non è una cosa che mi viene naturale e non sarà mai facile. Mi sembra così strano che quasi mi viene da crollare di nuovo, che quel groppo in gola si ingrossa di più, - di più, ancora di più - quasi mi toglie il respiro, sento gli occhi inumidirsi, ma non voglio cedere. - non di nuovo -
E le parole di Maria mi entrano dentro. E lo so che fuori il mondo è crudele, che qui siamo protetti sotto una cupola di vetro, mentre fuori saremo soli, completamente. E lo so che la mia storia può essere d'ispirazione per molti, per quelli che hanno appena iniziato, che vogliono vivere di musica, ma non hanno idea a cosa vanno incontro.
Per fortuna mi lascia finalmente modo di respirare, salgo sul palco e canto 'Un giorno in più', sento i brividi percorrermi ogni centimetro di pelle e penso che questa canzone non smetterà mai di pugnalarmi lo stomaco. Appena finisco l'esibizione, Maria chiede di fermarmi davanti alla commissione, che mi riempie di sinceri complimenti, tanto che i miei occhi si inumidiscono leggermente. Poi arriva quello di Ermal, quelle parole che probabilmente non scorderò più: 'Tu hai paura di tirare fuori quello che hai dentro, ma stasera hai cantato con lo stomaco e lo stomaco si trova in profondità, dove si trovano i diamanti. Ecco, tu hai i diamanti nello stomaco, tirali fuori.' Rimango spiazzato, completamente senza parole, il cuore mi pulsa nel petto talmente forte che quasi mi gira la testa. E, forse per la prima volta, mi concedo il lusso di pensare che questo è il mio sogno e nessuno me lo potrà spezzare di nuovo.
Poi duetto con Emma sulle note di 'Demons' e non sono per nulla soddisfatto, per l'ennesima volta mi sento schiacciato da un errore. Alle prove era andato tutto molto bene, non avevo sbagliato niente, invece stasera ho fatto un'esibizione davvero da schifo. Emma, con la sua solita dolcezza, mi ha difeso davanti alla commissione e ha cercato di tirare su il mio morale, visibilmente sotto ai piedi; anche se appena rientrato in casetta ho sentito il bisogno di scrivere a Ludovica.
Apro le pagine di quel quaderno bianco e rileggo quello che ho scritto qualche giorno fa, quando quell'errore della prima puntata mi ha fatto sentire un fallito, di nuovo.
'Vorrei che fossi qui, forse tra le tue braccia mi sentirei forte per affrontare tutto questo. Ho sbagliato e sai quanto ogni minimo errore mi porti a rivivere tutta quella merda. Sbagliare qui, in questo momento, da solo è un doppio fallimento e non me lo posso permettere. Sono sicuro di non potermelo permettere. È solo che ogni tanto vorrei poter piangere fino ad urlare, potermi sfogare davvero, senza tenermi tutto dentro, che quasi mi fa male lo stomaco. Ecco vorrei solo essere per un po' tra le tue braccia, mentre le mie lacrime cadono sul tessuto della tua maglietta. Mi manchi Lulù.'
Accenno un sorriso appena finisco di leggere e sospiro leggermente, che forse sfogarmi su queste pagine, come se lei fosse qui, inconsapevolmente mi aiuta molto.
'Ho visto mamma stasera...quanto è bella? Mi mancano un po' tutti, sai? È così difficile essere estraniati dal mondo in così poco tempo, alla fine non riesco neanche a godermi quest'esperienza come vorrei. Chissà tu come stai, cosa starai facendo in questo momento, se mi starai pensando. Stasera però sono felice, a parte quel piccolo errore nel duetto con Emma, le altre esibizioni sono andate bene e poi mi sono sentito per la prima volta fiero del mio percorso qua dentro. Tutto merito dei complimenti della commissione e di quelli di Ermal, che sai quanta forza mi trasmettono. Poi il cuore mi si è proprio riempito quando ho visto gli occhi di mia mamma, tu sai cosa significhi per me sapere che lei mi sostiene, sapere che mi guarda, che almeno un po' è fiera di me. Lei a casa mia, magari seduta sul divano che mi guarda esibirmi e magari capisce che quella è davvero la mia vita, che legge nei miei occhi una felicità rara, un po' come hai fatto tu tanto tempo fa, senza esitare nemmeno un istante.
Mi fermo ad osservare il cielo, alla fine è lo stesso, no? Ti amo.'
Mi siedo nei divanetti all'esterno, ormai è notte fonda e il cielo è illuminato da milioni di stelle, le osservo tutte, una ad una e poi trovo lei: la più luminosa di tutte e, quasi per istinto, le mando un bacio. Qui dentro mi sento proprio solo, come se non avessi nessuno scudo di protezione, nessun'ancora di salvataggio a cui aggrapparmi quando intorno tutto crolla. Però sono determinato, ho voglia di fare musica e di farlo per sempre.
Ho bisogno di vivere di lei.
Ludovica
Credo di aver riso così tanto raramente nella mia vita. Sono al telefono con Lorenzo, mentre quasi non riusciamo a respirare dopo che Filippo, durante una puntata del pomeridiano, ha detto ad Emma 'I don't l'ho fatto apposta.' Ecco il mio telefono ha iniziato a squillare esattamente mezzo secondo dopo, nemmeno ci siamo salutati che siamo scoppiati a ridere fino alle lacrime, fino a sentire la pancia fare male e il fiato venire meno. Non riusciamo a pronunciare nemmeno una parola senza scoppiare in una risata, così in un ciclo infinito, da più di cinque minuti.
Poi negli occhi di Filippo, dall'altro lato dello schermo leggo il panico, la produzione assegnerà ad un cantante una proibitiva di ballo molto complessa e a lui sta per venire un infarto. Anche se cerca di mascherarlo con il suo solito atteggiamento da duro, con quel suo fare gasato e galvanizzato. Entra in palestra, guarda complice Biondo ed esclama 'È arrivato il momento di far vedere cosa sappiamo fare', per poi pentirsene esattamente tre minuti dopo quando a stento riesce a tenere il ritmo di un passo.
È finalmente sabato sera e Lorenzo ha invitato a casa sua me, Alessandro e la sua fidanzata, sua sorella Valentina e qualche altro amico di sempre per vedere la puntata tutti insieme, mentre lui cucina una carbonara in grado di far godere ogni singola papilla gustativa.
Inizia la corale di canto con Rita Pavone e lo vedo finalmente sciolto, sicuro di se stesso, con quegli occhi così luminosi da lasciarti senza parole.
Siamo seduti davanti alla televisione, chi sul divano, chi su qualche sedia, chi addirittura sul pavimento e mi sto divertendo, sono felice di rivedere tutti loro finalmente, però sento che manca qualcosa. Manca lui e anche se sono passati solo venti giorni, sembrano mesi, sembrano non passare mai e vorrei tanto averlo qui vicino, poter sentire il profumo della sua pelle o annegare un po' nel suo abbraccio fino a riprendere a respirare.
Poi è il momento di un pezzo davvero commovente, Maria inizia a raccontare la storia di una madre e moglie, volata tra le nuvole troppo presto, mentre qualche minuto dopo Giulia Michelini recita la lettera scritta da suo marito. Poi arriva la voce di Filippo a scaldare quel momento, le note di 'Che vuoi che sia' che ti fanno immergere in quelle emozioni, che quasi rendono magico quello studio, con lui che la guarda negli occhi con quella purezza speciale, con quel pizzico di umanità e sensibilità capaci di essere più importanti di qualsiasi piccola imprecisione. E d'istinto prendo il telefono in mano e gli scrivo un messaggio, forse quando uscirà da quella scuola gli arriveranno tutti insieme e gli farà piacere, lo faranno sorridere.
Nel frattempo, Lorenzo mi invita fuori per una sigaretta, mentre si esibisce qualcuno dell'altra squadra. "Manca anche a te, vero?" mi chiede, mentre aspira un po' di fumo dalla sigaretta e lo ributta fuori qualche secondo più tardi. "Tantissimo, stasera poi si sente proprio nell'aria, come se mancasse qualcosa, come se non fossimo completi." gli confesso, mentre lui accenna un sorriso e mi stringe la vita con il suo braccio. "Comunque Galli io avrei una questione da porle. -" mi interrompo, mentre la sua faccia si corruccia leggermente. "- Ho visto nelle assegnazioni di Filippo una nuova canzone: 'Sceglimi', tu per caso ne sai qualcosa?" gli chiedo, mentre lui di risposta di limita a sgranare gli occhi e a scuotere la testa. Io inizio ad avvicinarmi e a solleticargli i fianchi, tentando invano di recuperare qualche informazione e farlo cedere, ma nulla, non riesco ad estorcergli neanche una piccola parola in più, se non risate sguaiate.
Pochi secondi dopo, Alessandro ci urla di rientrare perché è arrivato il momento del duetto con Emma, ho il timore che possa andare male come la settimana scorsa e che si trovino a discutere di nuovo, come è già successo.
Sale sul palco sicuro di se stesso, poi inizia a cantare delle barre scritte da lui ed io credo di trattenere il respiro per quelli che saranno due minuti buoni. Appena parte la melodia guarda in alto, alza un braccio come a toccare l'aria, a farsela entrare nelle vene. Poi gli occhi si puntano in quelli di Emma con quel suo modo in grado di squarciarti l'anima, con i suoi gesti capaci di farti entrare quelle parole fin dentro le vene, fartele scorrere nel sangue e mischiarle a quel liquido rosso.
'A vent'anni ho fatto un disco
e non volevo altro.
Mi hanno detto di star zitto
e di volare basso,
ma a quindici anni ho perso tutti,
a diciassette un figlio,
non puoi far perdere la voce a chi non ha mai vinto.'
Io che quasi non riesco a credere a quelle parole. Sta sputando in faccia la verità nuda e cruda, che quasi fa male, che quasi è come uno schiaffo in grado di scombussolarti persino il cervello. Parla di quel passato, di quel bambino mai nato, di quel bagaglio di vita pesante che si porta sulle spalle ogni giorno e che mostra davvero a pochissime persone. Ed ogni volta mi stupisce di più: come Filippo sia in grado di essere chiuso, riservato, che quasi si vergogna di provare emozioni, come si nasconda dietro a quello scudo piumato; ma allo stesso tempo, quando si tratta di musica, di scrivere, si spogli completamente, mostri le sue fragilità nella maniera più ingenua e pura possibile e non se ne vergogni, senza nemmeno farsi sfiorare dall'idea di rivelare troppo della sua persona, dei suoi sentimenti, dei suoi ricordi più intimi.
La sua voce che si mischia a quella di Emma, in un vortice di sensazioni difficili da spiegare, inglese ed italiano che si fondono e creano quella che si può difinire magia. Loro due che si guardano complici, che fanno ciò per cui vorrebbero vivere, che riescono a farti sentire ogni parola fin sotto la pelle.
'Quante volte mi hanno detto è finita,
quanto sale mi hanno messo sopra ad ogni ferita,
qualche bastardo ci ha provato a rovinarmi la vita,
ma è grazie a queste persone che ora non provo fatica.
Guardami mamma,
guarda come splendo,
oggi mi sono risvegliato da quel sogno orrendo.
Non sento più rancore,
non provo più rancore,
ho dato tutto per un palco,
solo un palco,
questo palco che canta per me.'
Il boato del pubblico che ci trascina, i nostri sguardi stupiti, quasi lucidi, ormai commossi. Lui che respira a fatica, con la bocca schiusa e il petto gonfio di quell'orgoglio che vorrei provasse per sempre.
Finisce seduto a terra, a gambe incrociate, mentre Emma lo guarda e a casa nostra si alza un applauso generale che quasi fa tremare le pareti. Mi giro e guardo tutti i presenti negli occhi, non ce n'è uno che non stia sorridendo o che non abbia una luce quasi magica nello sguardo. Lorenzo mi si avvicina e dall'adrenalina mi abbraccia, tirandomi leggermente su dal pavimento e girando su se stesso. Poi mi rimette a terra, mentre la mia testa è ancora leggermente confusa e mi sussurra 'Tu lo sai, lo sai bene il significato di quelle barre. Ce la stiamo facendo, ancora, insieme. È ad un passo dal suo sogno e sono così felice che vorrei urlare.' E quelle confidenze rimangono tra noi, sospese in quell'abbraccio fraterno, in quello sguardo che non ha bisogno di inutili parole di contorno.
Sono fuori a fumare una sigaretta e mentre la nuvola grigia mi avvolge e piano piano si mischia all'aria, dissolvendosi, sono ancora incredula. Perché lo so, lo so quanto i commenti di Simone ed Emma in settimana l'abbiano fatto soffrire, so quanto sentirsi prendere in giro nel punto di debolezza gli abbia fatto male e l'abbia fatto arrabbiare, ma stasera ha spaccato. È arrivato su quel palco deciso, sicuro e se l'è letteralmente mangiato, con la forza di un leone e la voglia di farcela scritta in quelle pupille color ghiaccio. È riuscito a stupire tutti, a lasciare il mondo senza parole. - perché forse l'arte è stata in grado di parlare da se -
È tempo della terza fase. "Sei contento di essere lì, Filippo?" gli chiede Maria, appena il ragazzo rientra in scena. "Contentissimo. Canterò una canzone a cui tengo tanto e niente -" si interrompe imbarazzato, appoggiando una mano a grattarsi la nuca. "- sai che non sono bravo con le parole, ho voglia di cantare."
È al centro del palco, circondato da grandi gabbie di metallo, che formano una struttura molto alta dietro di lui. Indossa un chiodo di pelle nero con le frange, che è troppo il suo stile ed io ho la sensazione di tenere il fiato sospeso da troppi minuti. Sento partire le note di quella melodia e per poco il mio cuore non si ferma, batte ad un ritmo lento, quasi silenzioso, d'istinto mi volto a guardare Lorenzo che si siede accanto a me e mi fa appoggiare la testa alla sua spalla.
Filippo è seduto, le luci puntate su di lui e il suo sguardo che si indirizza verso il basso, gli occhi che si stringono fino a diventare piccole fessure. - so che sta pensando a lei - Poi si alza in piedi, fa qualche passo mentre aggiunge un pezzo nuovo alla canzone, che nessuno conosce, che ha tenuto per lui per un po'. Man mano si avvicina sempre di più alle gabbie, ci sale sopra, passo dopo passo, come se si avvicinasse di più a lei. Arriva nel punto più alto e si trasforma quasi in un piccolo puntino di fronte alla vastità di ciò che lo circonda, anche se riesce ad essere talmente incisivo e diretto, da riempire lo studio di emozioni intense. Il suo braccio che si allunga verso l'alto, le dita che sfiorano l'aria, quasi avesse la possibilità di sfiorare ancora una volta la pelle della sua guancia morbida. Quel braccio fermo a mezz'aria, quasi puntasse al cielo, alle stelle, a quegli occhi così simili ai suoi. - quasi in mezzo a quel buio, tra tutte quelle persone, in una serata così speciale, tendesse la sua mano verso quella di sua nonna -
La melodia si affievolisce e lui resta per qualche secondo immobile, al buio, con il respiro ancora affannato e gli occhi chiusi ed io la vedo chiaramente una piccola luce, proprio accanto a lui: lei è lì, che lo guarda orgogliosa con gli occhi ancora lucidi, come la prima volta in cui, nella casa di nonna Adri in campagna ci cantò 'Cosa resterà', poco prima delle selezioni per Sanremo. Ed io mi ritrovo a piangere proprio come allora, proprio come se il tempo non fosse mai passato.
Poco dopo, Maria annuncia che è lui il vincitore di puntata e Lorenzo ed Alessandro corrono ad aprire il frigo per prendere una bottiglia di spumante gelata e festeggiare. Lui sale sul palco con la solita mano messa dietro alla testa, proprio all'attaccatura dei capelli, la lingua tra i denti e un sorriso di una bellezza disarmante. È tutto un ripetersi incredulo ed infinito di 'grazie' e 'wow' con la purezza di un bambino negli occhi, come se gli fosse appena successa la cosa più bella del mondo. "Finalmente Paranoia riuscirà a dormire" gli dice Maria sorridendo, mentre lui getta indietro la testa e scoppia a ridere. "Dovete sapere che lui inizia verso mezzanotte/l'una a girare come uno zombie in casetta, perché non dorme." dice la conduttrice alla commissione, mentre lui poco dietro pronuncia un 'Così sembro pazzo pero'' quasi parlasse tra sé e sé.
Avendo appena vinto la puntata, ha la possibilità di portare con se una persona di qualunque squadra, decide di scegliere Einar, che lo raggiunge e lo abbraccia forte sussurrandogli 'ti voglio bene'. E so che quell'abbraccio gli serve, che lo fa sentire più forte, che sì finalmente ha Biondo nella squadra bianca, ma con Einar ha instaurato un rapporto talmente forte da sentire la sua mancanza fin dentro il cuore. Einar che è stato in grado di comprendere le sue ferite da subito, che le ha curate con attenzione, che gli ha parlato del suo passato facendolo sentire meno solo, che gli è stato vicino sin dall'inizio senza l'ombra di un pregiudizio. Einar che è un po' il fratello che non ha mai avuto.
Lorenzo mi ha chiesto di rimanere a dormire qui, dato che a detta sua era troppo tardi per portami fino a Milano, anche se credo che il vero motivo sia il fatto che ha bevuto un po' troppo e non sarebbe riuscito nemmeno ad infilare la chiave nel quadro della macchina. Il mio amico si è appena addormentato sul divano accanto a me, con i suoi piedi praticamente davanti alla mia faccia, la sigaretta accesa mi si consuma tra le dita e sento dentro il cuore il bisogno di prendere di nuovo il telefono in mano, aprire la chat con Filippo e iniziare a digitare sulla tastiera.
Irama
Siamo tornati in casetta, stasera sono felice, tanto felice e quasi non mi sembra vero. Mi fermo sotto al cielo stellato, per la solita sigaretta prima di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo. Prendo il quaderno con la rosa bianca ed inizio a scrivere a Ludovica.
'Lulù, mi sembra passato un secolo dall'ultima volta che te l'ho sussurrato e vorrei poterlo fare proprio ora. Ora che sto guardando il cielo e sì, penso che alla fine è lo stesso, ma forse non mi basta più. Mi manchi amore mio, ma in un modo talmente forte che mi sembra di sentirti dentro, forte come un pugno. Mi manca il tuo sostegno, mi manca averti accanto quando non mi sento abbastanza per fare nulla, quando i ricordi mi crollano addosso e la notte diventa un incubo, quando mi rinchiudo nel bagno perché non voglio vedere nessuno, ma allo stesso tempo prego di vederti spuntare da dietro alla porta, quando penso di sbagliare tutto, di non essere in grado di essere felice, di non essere più niente se accanto non ho te, se non ho voi.
Ci sono stati giorni orribili, momenti in cui sarei voluto scappare, in cui avrei rinunciato a tutto. Mi mancavi tu, Lorenzo, Ale. Non avevo Einar o Biondo, ero in una squadra completamente diversa da come me l'aspettavo, dentro ad una realtà che a stento sembrava appartenermi. Ho mangiato pochissimo, fumato tantissimo, dormito malissimo e mi sono sentito fragile come un fuscello in preda alle più forti raffiche di vento, mi sono sentito solo, tanto.
Però stasera sono felice e te lo volevo far sapere, ti volevo dire che cantare mi ha fatto stare bene, forse per la prima volta da quando è iniziato il serale, che in quelle barre ho messo la parte più vera di me perché ne sentivo l'assoluto bisogno, che sto scrivendo tanto e quasi il mio quaderno non ha più posti liberi, che durante 'che vuoi che sia' ho rischiato di scoppiare a piangere come un bambino, però sono dannatamente felice.
Non lo so come sarà quando uscirò da qui, non ne ho la più pallida idea e a volte mi ritrovo in piena notte a pensarci, con le miei classiche paranoie che mi fanno scoppiare il cervello. Non so se farò un disco, se riuscirò a vivere di musica, se ci saranno concerto, se le persone verranno a sentirmi, però stasera ho capito che vorrei farglielo vedere. Vorrei prendere mamma per mano, portarla dietro alle quinte e farle capire che ce l'ho fatta, che ho avuto la mia rivincita. 'Guardami mamma, guarda come splendo.' Spero solo che anche voi siate fieri di me, io lo sto facendo anche per questo, anche se ho una matta voglia di riabbracciarvi. (Con te anche di andare un pochino oltre l'abbraccio, ma non lo dire a Lori che poi si ingelosisce).
È davvero dura qua dentro, stare chiusi in questa quattro mura, con otto lunghe ore di lezione al giorno, i duetti con ospiti che quasi sembrano surreali e la costante paura di non essere abbastanza. Te l'ho già detto che mi manchi? Ho la nostra foto sempre sotto al cuscino e so che penserai che sono un patetico romantico, ma ogni volta che la vedo penso al mare. Che nei tuoi occhi ho visto il blu più bello del mondo, che ci vorrei annegare, che ci vorrei naufragare per sempre, che mi manca così tanto guardare il mare abbracciato a te. Manca sempre meno...
PS: L'altra sera ho pure mangiato l'ananas, tu sai quanto la odio, tanto che alla sera quando ti mettevi quel burrocacao sulle labbra fingevo di non volerti nemmeno baciare...ecco mi sa che mi manchi un po'...
'voglio solo te', tuo Fil'
irama.plume ha pubblicato un post
piace a lorigalli, Ludoviica, davidezenobio, Ale.talevi e altri 23.056
irama.plume Grazie, questa nostra vittoria è solo l'inizio. Ce la metterò tutta🌹
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Angolo autrice
Buon sabato a tutti!
Ecco qui un capito fresco fresco, è un po' di passaggio, ma dal prossimo ci saranno un po' di sorprese....🌷
Stasera Filippo sarà ospite ad Amici e mi viene da piangere solo a pensarci...vederlo già così cresciuto, con la sua musica che riempie il cuore di tutti, quando solo un anno fa era lì anche lui con la sua tutina bianca.
Vi abbraccio forte, vi aspetto ❤️
~R. 🦋
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