Sogni a metà

Ludovica

Fa freddo, è il 27 gennaio e dal cielo stanno cadendo soffici fiocchi di neve bianca che piano piano colorano tutto il mondo intorno quasi fossimo in una fiaba.
Sono tornata a casa per una settimana, ho una pausa dall'accademia e avevo voglia di perdermi un po' nel calore della mia famiglia; che purtroppo da quando abito a Milano, vedo sempre meno e mi manca da impazzire.
Sono seduta al tavolo della cucina di mia zia, intorno il vociare dei miei parenti riuniti per un succulento pranzo: è sabato e abbiamo deciso di festeggiare il mio breve ritorno tutti insieme. Con mia mamma e mia zia, però, il sabato abbiamo un altro appuntamento fisso ed imperdibile: il pomeridiano di Amici - ormai tradizione di casa -

La puntata sta procedendo bene, l'ospite è Ghali e per un attimo ci perdiamo ad urlare a squarciagola la sua canzone quasi fossimo delle folli in preda alla classica adrenalina da concerto, tant'è che il resto della famiglia ci guarda e scoppia a ridere.
Mi perdo in qualche commento riferito alla puntata con mia zia, quando sento la voce di Maria De Filippi annunciare un ragazzo come nuovo aspirante al banco; sento pronunciare quel nome e la sigaretta che stavo fumando precipita nel piatto scivolandomi tra le dita. - per un attimo smetto persino di respirare -
"Lo facciamo entrare, vieni Irama" dice la conduttrice mentre il pubblico scoppia in un fragoroso applauso. Tutti gli sguardi sono fissi e puntati sulla mia figura, il mio cuore accelera i suoi battiti in una maniera surreale e per qualche istante mi manca il respiro. - è davvero lui -
Maria inizia a parlare con Filippo, presentandolo come il vincitore delle nuove proposte di Sanremo 2016, lui visibilmente imbarazzato nasconde la mano dietro alla nuca e accenna un sorriso "In realtà vinsi il Coca Cola Summer Festival nella categoria Giovani, Sanremo quell'anno lo vinse Gabbani", io scuoto leggermente la testa sorridendo. - lo conosco alla perfezione e posso solo immaginare quanto sia in ansia in questo istante -

Lo ascolto senza pronunciare nemmeno un suono, con lo sguardo fisso sulla televisione e il mondo intorno che diventa solo una cornice, che si trasforma in un contorno inutile. È diverso, diverso in un modo strano: cioè è sempre lo stesso, bello come non mai, - anche se indossa quegli stivaletti color cammello che odio, tant'è che l'avrò pregato milioni di volte di gettarli nel primo cassonetto- però ha lo sguardo meno luminoso, quel colore indefinito degli occhi non brilla più come prima; ecco forse è solo più spento.
La stretta allo stomaco aumenta e quasi mi sale la nausea quando sento la sua voce - è esattamente come la ricordavo ed è un suono che mi è mancato come l'aria dentro ai polmoni -
"Va tutto bene?" chiede mia mamma appoggiando la sua mano sulla mia e sorridendo, io nemmeno capisco cosa dice, mi limito ad annuire con un gesto della testa. - anche se i pensieri sono altrove, totalmente da un'altra parte -
Il cervello cammina così velocemente che quasi mi fa perdere i sensi, i pensieri si accumulano e si aggrovigliano sempre di più, quasi fossero una matassa impossibile da sbrogliare. Continua a parlare, a raccontare qualche pezzetto della sua storia, racconta di quell'anno infernale, del suo bisogno quasi vitale di fare musica, poi aggiunge un dettaglio che non conoscevo: è arrivato addirittura a stracciare il contratto con la Warner e a mollare tutto quello schifo che lo aveva distrutto per tutto quel tempo. - e il pensiero che riesco a formulare è uno solo: io non ci sono stata, l'ho abbandonato proprio quando tutto gli è crollato addosso, quando la sua anima è finita sotto chili di macerie insormontabili -

"Che vuoi che sia". Sta per cantare. - non conosco questo pezzo, sicuramente l'avrà scritto ad Oslo durante quella settimana con Giulio, penso poco prima che lui stesso trasformi i miei pensieri in parole- e quel graffiato unico nella sua voce mi invade il sangue, fin dentro le vene, fino in fondo all'anima e le lacrime iniziano a scendere. Inesorabili, come se qualcuno avesse aperto un piccolo rubinetto nascosto dentro di me.
Mentre canta guarda sempre in alto, con l'indice della mano sinistra lievemente alzato sopra al microfono e quel gesto inconfondibile con le dita, come se cercasse di "toccare" l'aria, di rendere ancora più reali quelle emozioni, come se "assaporasse" quei sentimenti.
"...se c'è una cosa che ho imparato,
è che chi ama non si arrende mai."

"il cielo in questa stanza sembri te,
non vedi che va meglio qui con me?
Mi prenderò io cura di te."

"ma di una cosa sono certo,
un po' mi dà conforto:
che due persone non si possono dividere,
finché esisterà il ricordo."

"Che ne sai" e vorrei poter spegnere la televisione, vorrei avere la forza di alzarmi e premere off, perché al mio cuore non può fare ancora quell'effetto. - perché dopo nove mesi dovrei averla superata -
La sua voce riempie la stanza, confonde i pensieri, mi entra dritta nel cuore come una pugnalata, forse anche peggio, come centinaia di coltellate fisse che non ti lasciano il tempo neanche di tirare un respiro.
Durante questa canzone sembra più sciolto, lascia l'asta e cerca di coinvolgere il pubblico, come se sul palco fosse riuscito ad alleggerire la tensione. La sua voce arriva dritta, cruda, vera quasi sfacciata; racconta verità, quella verità in grado di toccarti le corde giuste. - come solo lui sa fare -
"Che ne sai di tutto questo, eh?
Che ne sai cos'è che ho perso, eh?
Che ne sai, che ne sai, sì lo so, dai lo so che ne parli lo stesso,
che sai di stare solo forse troppe volte,
come un assolo di chitarra senza più le corde."
Questi versi in particolare riescono a travolgermi, a riempirmi la testa di pensieri ancora più contorti, penso solo a quelle parole, mi restano nella mente come fossero incisioni.

Quelle frasi continuano a risuonarmi in testa, non penso ad altro, mentre la musica prosegue e i miei occhi sono ancora fissi sullo schermo, non riesco a formulare altri pensieri, sento solo quelle emozioni assurde invadermi l'anima.
Penso tanto, forse pure troppo.
Penso a tutte le cose belle passate insieme, penso a nonna Adri, penso a Lorenzo, penso alle belle emozioni del cuore, al ricordo di quei giorni felici; penso purtroppo anche a tutto il brutto, alle grida, a quei cocci di bottiglia, alla voglia di vivere come evaporata dal corpo di Filippo, a tutte le lacrime versate per quella situazione.
Allo stesso tempo, penso a quanti pezzetti di Filippo sparsi in quelle melodie, a quanta sensibilità nasconde nel cuore per essere riuscito a scrivere una canzone come quella, a quanta purezza d'animo ci vuole, a tutte le cose belle che mimetizza sotto quella spessa corazza, a quanto in realtà dietro a quello schermo riesca a vedere la persona che conoscevo fino a qualche mese fa. - il mio Filippo -
E, dannazione, quanto fa male non potergli dire quanto sono fiera di lui, quanto orgoglio sento fin dentro le ossa, quanta emozione mi ha suscitato quell'esibizione, di quanto il mio cuore sta ancora battendo ad un ritmo accelerato per l'infinita felicità e soddisfazione. - vorrei, vorrei poterglielo urlare, potergli telefonare e sussurrarglielo tra le lacrime, vorrei... -
Il pubblico applaude sonoramente, anche i ragazzi seduti ai banchi poco dietro di lui, un susseguirsi di "" da parte dei professori e poi quella frase: "Irama entra a fare parte ufficialmente della scuola di Amici"; e vorrei poter esultare con lui, essere lì fuori per abbracciarlo forte, per stringerlo e fargli capire quanto sia bravo in quello che fa e, invece, resto ferma, con la testa ancora imbambolata dai pensieri e lo sguardo perso nel vuoto.
Decido di spegnere la televisione e andare in balcone per fumarmi una sigaretta; i fiocchi di neve scendono copiosi dal cielo e ormai i tetti sono quasi tutti imbiancati, appoggio una mano appena fuori per farne cadere qualcuno sul palmo, sorridendo un po' per le immagini che stanno affiorando nella mia testa. - le coincidenze: l'ultima volta che ho visto scendere la neve dal cielo ero abbracciata a lui in una notte monzese e, per assurdo, oggi lui era in televisione proprio mentre il cielo mi donava lo spettacolo della neve. Le coincidenze. - Mentre la mia mente continua a viaggiare di ricordo in ricordo, sento lo squillo del telefono segno di una chiamata in entrata. - Lorigalli -

Irama

Sono dietro le quinte, qualcuno mi sta microfonando e non riesco a smettere di ondeggiare sui piedi preda di un attacco di ansia. Dopo l'anno di merda che ho passato, ho deciso di buttarmi in questa nuova avventura, di tentare il tutto per tutto per la musica; ho smesso finalmente di bere, di cercare conforto sul fondo di una bottiglia, di affogare i problemi in una bottiglia di vodka e ho deciso di riprendere in mano la mia vita: era l'unico modo per non affondare, per non lasciare che quell'abisso finisse per risucchiarmi completamente fino all'ultimo briciolo di vita.

Lei.
Bhe lei continua a mancarmi come l'aria, come se da mesi vivessi in apnea e non fossi più in grado di tirare un respiro in modo autonomo, come se dovessi fare a meno di qualcosa di fondamentale, di vitale, di involontario: come il battito del cuore, il fluire del sangue o l'aria nei polmoni.
I primi tempi sono stati durissimi, - anche se i miei ricordi sono sbiaditi dall'eccesso di alcol nelle vene - talmente duri da gettarmi ancora di più nelle profondità di quel baratro. Grazie a Dio, per tutti questi mesi, Lorenzo mi è stato vicino, esattamente ad un passo da me, caricandosi tutti i miei problemi sulle sue spalle e portandomi via a mani nude da quelle cose brutte, da quel cumulo di macerie che continuava a schiacciarmi l'anima, da quell'ammasso di merda che mi era crollato addosso. - devo ringraziare solo lui, per esserci stato, per essere rimasto nonostante tutto -

"Lo facciamo entrare, vieni Irama!" sento la voce di Maria e un boato da parte del pubblico, qualcuno mi spinge leggermente e mi invita ad entrare nello studio.
La conduttrice presenta brevemente la mia storia, cercando di riassumerla in poche parole e, anche se sbaglia alcuni dettagli, sono talmente in imbarazzo da notarlo appena.
Continuo a spostare lo sguardo da una parte all'altra, senza mai appoggiarlo da nessuna parte, la mano che stringe il microfono suda tanto che rischia di scivolarmi, mentre l'altra gratta leggermente la nuca cercando di spezzare quella tensione.
- è meglio se inizi a parlare - "Bhe da lì firmai un contratto discografico; per molti potrà sembrare una pazzia, ma ho chiuso questo contratto discografico perché penso che per me non abbia avuto così tanto valore, perché non ho potuto far sentire a pieno le mie canzoni come volevo.
Ecco, io, oggi sono qua a presentarmi a voi per farvi sentire le mie canzoni, ciò che ho fatto. Sono un ragazzo giovane che ha tanto da dare, ma anche tanto da imparare. Io penso che Amici sia il percorso giusto, sia artisticamente parlando...- sia crescita personale sia, appunto, artisticamente parlando - Sono qua a presentarmi a voi e ho portato qualche canzone."
- ok Filo, è andata, ora c'è la parte più facile -
"Ho sofferto un sacco mentre scrivevo questo pezzo, racconta la storia di una ragazza malata di leucemia e del suo fidanzato...è una storia vera...bhe eccola qua."
Inizio a cantare "Che vuoi che sia", sono emozionato, la voce forse trema leggermente, le mani sudano e le gambe tremano. Il pubblico è in silenzio, Maria mi sorride dolcemente, tutti hanno occhi solo per me: mi osservano, scrutano ogni mio movimento mentre la mia voce riempie l'intero studio televisivo.
"Ora ho un altro pezzo, ho voglia di divertirmi un po', se vi va divertitevi con me. Ho scritto questo pezzo in un posto un po' sperduto, ero lontano dal mondo, quasi isolato; il mio amico chitarrista fa un giro di chitarra e a me appaiono queste immagini in testa...ecco che ne sai."
Il pubblico applaude, i professori sorridono, io sono felice, mi sono immerso nel mio mondo, soprattutto sono riuscito a sciogliermi e a coinvolgere le persone; ho cercato di dare il massimo. Questa è la mia ultima occasione, forse quella più importante di tutte, voglio entrare a tutti i costi: ho ventidue anni e dopo tutto quello che ho passato, sono fermamente convinto che la musica sia la mia strada. - sia parte di me -
Finisco di cantare e sento la tensione scivolarmi addosso, la sento evaporare dal mio corpo, sono riuscito a mettermi a mio agio e ora tocca alla parte più importante: c'è il giudizio dei professori.
"Io non lo stango assolutamente, per me merita un posto e mi piace ciò che ha detto sulla scuola" pronuncia un Rudy Zerbi sorridente.
"A me piace la motivazione per cui è arrivato e ciò che dice nelle canzoni, quindi perché no?" lo segue a ruota Carlo Di Francesco.
"Si, perché sai stare bene sul palco" un altro si, quello di Giusy Ferreri.
"Ha una sua poetica, arriva e secondo me può essere un grande stimolo per qualcuno, quindi si" anche per Paola Turci è un si, non riesco a realizzare niente, i pensieri sono leggermente offuscati e le urla del pubblico diventano solo un sottofondo.
"Irama sei ufficialmente un ragazzo della scuola di Amici" una Maria sorridente pronuncia queste parole mentre mi porge la felpa nera, - non so che dire - "grazie, davvero" dico sorridendo, sempre con la mano dietro alla nuca, abbassandomi leggermente in un inchino. - ho voglia di abbracciare Lorenzo, forse lei; porto lo sguardo verso l'alto, pensandoci bene, anche lassù c'è qualcuno che vorrei stringere forte -
Prendo posto nella squadra del fuoco capitanata da un ragazzo dai corti capelli ossigenati e mi siedo accanto ad un ballerino, mi sembra si chiami Vittorio.
Durante la puntata, mi godo ogni singolo istante rimanente, mi guardo in giro, mi sento in un vortice di emozioni, come se la mia testa vibrasse di adrenalina e avessi voglia solo di urlare forte, fortissimo, fino a perdere la voce, fino a far bruciare la gola.

È la mia rivincita, è quello per cui lotto da una vita.

Appena finita la registrazione, andiamo a cambiarci in sala relax, dove ho l'opportunità di conoscere meglio qualche componente delle squadre. Dopo le varie presentazioni di rito e qualche breve chiacchiera, torniamo in hotel dove mi annunciano che per i prossimi mesi dovrò condividere la stanza con il ragazzo dai capelli ossigenati - Simone, nome d'arte Biondo, anche soprannominato sex symbol freddo (mi ha fatto così ridere quando si è presentato stringendomi la mano tutto convinto di questa caratteristica) - e un altro ragazzo, capitano della squadra del ferro di nome Einar, originario di Cuba. - sembra molto gentile, anche se è talmente timido che abbiamo avuto occasione di chiacchierare ben poco.
"Ti va di fumare una sigaretta?" mi chiede Einar sorridendomi e appoggiando il mio borsone sul letto, - è stato molto gentile: prima nella hall si è offerto di aiutarmi a portare i bagagli - poco prima di offrirmi una sigaretta dal suo pacchetto.
"Volentieri, tranquillo ho le mie" rispondo sorridendo e raggiungendolo fuori dal balcone.
"Stai con qualcuna?" mi chiede il buffo ragazzo dai capelli ossigenati con un accento inconfondibilmente romano.
"No" rispondo semplicemente, - forse in modo addirittura brusco - sperando che non mi facessero più domande simili e che l'argomento si glissasse velocemente.
"Voi invece? Tu soprattutto non me la racconti giusta..." dico ridendo indicando Biondo con un cenno della testa, cercando di riprendermi e spostare l'attenzione su di loro.
"Eh ce sta una tipa che me piace de brutto...è qui nella scuola, se chiama Emma" una ragazza molto carina, l'ho conosciuta prima in sala relax, deve essere straniera perché parla italiano in un modo molto buffo.
"Ma niente da fare, non gliela da" aggiunge Einar interrompendo il romano e facendo scoppiare tutti in una rumorosa risata.
"Io invece sto con una ragazza di Brescia, si chiama Valentina...ormai sono quasi quattro anni" dice il cubano, con una luce speciale negli occhi come se parlasse della cosa più bella del mondo. - e Dio, quanto vorrei poter parlare anch'io in quel modo di Ludovica, quanto vorrei poterla chiamare e dirle tutto quello che provo, quanto vorrei poter smettere di pensare a lei e, invece, è tutto il giorno che non faccio altro - anzi, ormai sono mesi che non faccio altro -
Dopo quelle chiacchiere ce ne sono state altre, accompagnate da svariate risate e altrettante sigarette; mi hanno addirittura invitato subito ad andare con loro a mangiare qualcosa e poi magari dopo a bere in un pub, - abitudine che sembrano avere tutti i sabato, in occasione della puntata - però ho dovuto rifiutare, Lorenzo mi sta aspettando al suo hotel e gli ho promesso di raggiungerlo il prima possibile per festeggiare insieme l'entrata nel programma.

Lorenzo

E giuro che in questi mesi ci ho provato in tutti i modi a far rialzare Filippo, l'ho supportato con tutte le mie forze, ho provato a rimetterlo in piedi, a rincollare pezzetto dopo pezzetto di quell'anima in frantumi, a dargli la forza necessaria per affrontare tutto. Ho creduto in lui, non abbandonandolo mai, fidandomi della sua persona, di quello che c'era in gioco, sapendo quanto valesse e restandogli affianco in ogni occasione. Ho messo da parte qualsiasi altra cosa, tutto, tutto è diventato in un secondo secondario, in un istante solo un misero contorno, perché la sua felicità era l'unico obiettivo importante da raggiungere, l'unica cosa per cui valesse la pena lottare.
So di non esserci riuscito a pieno, so che non sono riuscito a ricucirgli il cuore come avrei voluto, - perché quello è in grado di farlo solo una persona: lei - però, oggi, osservarlo da dietro le quinte: imbarazzato, ma allo stesso tempo così sicuro di quello che stava dicendo, vederlo sorridere, sentirgli cantare quelle canzoni con quell'intensità in grado di squarciarti l'anima; bhe mi ha fatto sentire bene.
Per la prima volta dopo mesi interi, ho tirato un respiro di sollievo, mi sono sentito scivolare addosso tutto quello schifo che mi aveva schiacciato per troppo tempo, quel "Irama entra a far parte ufficialmente della scuola di Amici" mi ha fatto sentire leggero, rilassato, disteso. Felice.
Per la prima volta dopo mesi, ho fiducia, riesco a ritrovare nelle tasche quel pizzico di speranza necessaria ad aiutarmi a vedere quella luce in fondo al tunnel. - manca solo qualcuno per rendere tutto questo davvero perfetto, ma ce la faremo, un passo alla volta -

Dall'altra parte, so benissimo, che c'è una persona, a qualche chilometro di distanza da qui, che ha osservato tutto questo attraverso lo schermo di una televisione e ora sarà invasa da un turbinio di pensieri in grado di confonderle la testa e di mandarle in tilt ogni pensiero ragionevole.

Tre lunghi squilli e poi la sua voce. - e già mi accorgo che qualcosa non va, che vederlo l'ha colpita dritta infondo all'anima -
"Ehi" dico con voce calma, dall'altra parte un lieve sospiro e la stessa parola ripetuta.
"L'hai visto vero?" le chiedo, già convinto della risposta, perché dal tono della voce si intuisce perfettamente, un debole "si" esce dall'altro capo del telefono.
"Perché non me l'hai detto? Perché Lori?" mi chiede, la voce rotta dalle lacrime che cerca di reprimere, anche se so che appena questa chiamata terminerà scoppierà in un pianto disperato. - e quanto vorrei essere lì per abbracciarla, per stringerla e farla sentire al sicuro -
"Non lo so, non lo so perché non te l'ho detto...pensavo fosse la cosa migliore da fare...scusa" le rispondo sospirando.
"È stato bravo, quelle canzoni sono bellissime, è maturato un sacco...sono davvero felice per lui, per te, ve lo meritate" sussurra con appena un filo di voce, come se dire quei pensieri a voce alta fosse una cosa troppo intima, che la "spogliasse" in una maniera troppo repentina e, soprattutto, non fosse ancora pronta a farlo.
"Ascolta...sabato prossimo torno a Roma, cosi...boh non so nemmeno come dirtelo...bhe...se ti va di venire...prendo il biglietto del treno anche per te, tu decidi, magari facciamo il viaggio insieme" - stupido, ti dirà sicuramente di "no", cosa credi che sia così facile? -
"Non lo so Lori, ci devo pensare...non so se può essere una buona idea, né per me, né per lui..."
"Lo sai anche tu che dovresti venire, sarebbe la scelta giusta per entrambi" le dico, cercando di convincerla, perché so benissimo quanto potrebbe fare bene a tutti e due e quanto questa scelta sia dettata da una percentuale altissima di paura mista ad orgoglio.
"Sai anche quanto sia difficile, sai anche quante cose ci sono dietro e quante continuano a bloccarmi, a trattenermi...prometto di pensarci!" eccome se lo so, so con quante pietre sta cercando di ancorarsi a terra, anche se tutto il corpo le sta urlando di andare, perché è la cosa giusta da fare, - perché è l'unico modo per essere di nuovo felice - ma mi limito ad annuire, a darle il tempo necessario, perché so che la sto mettendo davanti ad una scelta difficile, che a tratti le fa quasi male per quanto sia complicata.
Sento bussare alla porta, mi alzo dal letto mentre continuo a parlare con la mia amica, appoggio la mano alla maniglia e la spingo giù per aprire e, quando mi ritrovo davanti la faccia di Filippo, quasi non mi prende un infarto.
"Si, si, ora devo andare, hanno bussato alla porta...pensaci..." le sussurro un'altra volta prima di chiudere velocemente la chiamata e pregare tutti i santi che nessuno dei due abbia capito. - farà la cosa giusta, ne sono sicuro -
"Grazie Lorigalli, per tutto" si limita a rispondermi prima di chiudere la chiamata.

Ho il viso di Filippo ancora davanti, è entrato sorridente, ma adesso ha una specie di ombra sulla faccia, come se fosse pensieroso. - o forse, come se avesse capito perfettamente con chi stavo parlando -
Mi avvicino per abbracciarlo, ma lui si scosta, dirigendosi verso il balcone con una sigaretta tra le dita. Lo seguo, appoggio la mia schiena alla ringhiera e continuo a fissarlo, senza pronunciare una parola, mentre aspira la nicotina e la butta fuori, poco dopo mi avvicina il pacchetto di sigaretta facendo un cenno con la testa per offrirmene una.
"Era lei vero?" mi chiede aspirando una tirata di fumo, mentre faccio scattare l'accendino per creare la fiamma necessaria ad accendere la mia sigaretta. Mi limito ad annuire facendo su e giù con la testa, poi mi volto leggermente e lo guardo, aspettando una sua reazione.
"Cosa ha detto?" mi chiede ondeggiando leggermente sui piedi come quando è in ansia, come quando tutta l'agitazione gli si aggroviglia nello stomaco.
"Ha detto che è fiera di te, che ti ha visto e che le canzoni sono una meraviglia" gli sorrido lievemente, mentre lui fa lo stesso. - e sono mesi che non sorride così, mesi che non gli vedo quell'espressione in viso, mesi che non ha in faccia quella buffa smorfia da bambino che mi fa tanto ridere -
- forse è meglio che glielo dica però - "Filo, le ho chiesto di venire la prossima settimana" lui mi osserva, incitandomi a continuare la frase con lo sguardo, come se da quelle mie parole potesse dipendere gran parte di lui. - o perlomeno, parte della sua felicità -
"Ha detto che ci penserà, che non sa se è la cosa giusta da fare, ma vedrai che verrà" dico avvicinandomi e dandogli una piccola pacca sulla spalla. - si amico mio, io ci credo ancora. Passo dopo passo -

Restiamo in silenzio per istanti infiniti, il cielo di Roma che comincia a scurirsi, il sole che tramonta dietro alla sagoma di qualche palazzo, la luce dei lampioni che inizia a illuminare le strade.
"Ti manca davvero ancora così tanto? Dopo tutti questi mesi?" gli chiedo. Avremmo dovuto festeggiare il suo ingresso nella scuola e, invece, guarda come ci ritroviamo: seduti a terra nel balcone di un hotel, l'aria di città mischiata al sapore di nicotina e un'assurda "bolla" di silenzio che avvolge tutto.
Guarda il pacchetto di sigarette che tiene tra le mani: prima era pieno, ora lo abbiamo quasi finito, poi incrocia i miei occhi e si spoglia di quella barriera, si toglie la corazza e mostra le sue fragilità in un modo che quasi mi intenerisce.
"Esattamente come il primo giorno Lori. È la mia esatta metà, la parte bella del mio cielo...come potrebbe non mancarmi?" chiede, forse non è neanche una domanda, la pone come se avesse già in tasca la risposta. - come se fosse una certezza così sicura da non avere bisogno di conferme -
Spegniamo contemporaneamente la sigaretta nel posacenere, poi mi alzo e lo stringo forte in un abbraccio.
"Ora basta smancerie Maria, basta tutti questi abbracci dolciosi che mi sta salendo il diabete nel sangue! Ordiniamo quantità di sushi industriali, affoghiamo in lattine di coca cola e...si sì dai, ho visto cosa chiede la tua faccia da cane bastonato desideroso di tante coccole, anche una bella vaschetta di gelato - ah sento già le papille gustative godere - ...dobbiamo festeggiare!!!" urlo lanciando i vestiti della mia valigia in aria scombinando l'intera stanza, mentre le risate di Filippo invadono la camera e lui si precipita al cellulare per ordinare qualsiasi tipo di involtino che contenga riso e pesce crudo in quantità talmente alte da sfamare un esercito intero.


Angolo autrice
Buona domenica a tutti!
Eccoci qui con il primo capitolo di questa nuova storia, sono super emozionata 😍
Mi siete mancati un sacco 💙 in questi giorni e non vedevo l'ora di metterlo online...
Adesso dovete dirmi cosa ne pensate, che decisione prenderà Ludovica?
Un fortissimo abbraccio,
~R. ❤️

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