Melodie di seta

Ludovica

È una sera di settembre, ma non una sera come le altre. A Londra una pioggerella sottile batte contro i vetri della mia stanza, mentre io sono distesa a letto con il telefono in mano pronta a seguire ogni minimo dettaglio. Stasera non è una sera come le altre, perché Filippo è a Milano e sta per esibirsi come ospite del concerto di Laura Pausini al Forum di Assago.
Forum di Assago.
Solo a pensarci mi vengono i brividi.
Quasi tredicimila persone pronte a cantare con lui, per lui e a lasciarsi trasportare dalla sua arte. Mentre io sono a centinaia di chilometri di distanza da lui e non mi perdonerò mai di non esserci stata, ancora una volta.
Qualche minuto dopo, mentre la pioggia aumenta il suo rumoreggiare, arriva una videochiamata da Andrea che mi sta portando insieme a loro, addirittura inquadra anche Lorenzo che mi saluta di sfuggita, intento a riprendere ogni secondo. Poco fa mi sono sentita al telefono con Filippo e ho percepito ogni briciolo della sua tensione, l'incertezza nel tono di voce e il respiro corto. Canta alcune delle sue canzoni, quelle contenute in Plume ed io scoppio a piangere quasi subito, che sentire tutte quelle voci mischiarsi alla sua è davvero pura magia. Scende dal palco ancora visibilmente emozionato, prende il telefono di Rombo e vedo finalmente il suo viso felice e soddisfatto in videochiamata. "Amore!" esclama salutandomi, mentre io inizio a tempestarlo di parole su quanto sono orgogliosa del suo lavoro e di lui. Sorridiamo, sorridiamo e basta come se fossimo due adolescenti, come se tutta quella gioia ci avesse fatto dimenticare persino come si parla. Lui si fuma la sua sigaretta in un piccolo camerino nell'immensità del forum di Assago, io accendo la mia in un piccolo ma grazioso appartamento di Londra. Separati chilometri, ma alla sigaretta della sera rigorosamente fumata insieme non rinunciamo per nulla al mondo.
La sigaretta è la nostra promessa, no?
È il nostro modo di dirci a domani, di augurarci la buonanotte, di sentire il fumo tra le pieghe delle labbra prima di un bacio.
È quella scusa per parlare, per raccontarci le nostre giornate e addormentarsi insieme, occhi negli occhi e sorrisi che sbiadiscono.
È un attimo, un sospiro, un istante, ma è un momento solo nostro quasi fossimo in una bolla fuori dal mondo e niente potesse sfiorarci.
È una sorta di dichiarazione d'amore, qualcosa come l'ultima sigaretta della vita la fumerei con te. Sempre con te.
"Filo, ti rivogliono sul palco" ci interrompe Lorenzo, che arriva con il fiatone a dare questa notizia al giovane, che sbarra gli occhi già in preda all'ansia e alle paranoie più disparate. Restituisce di fretta il telefono Rombo, mi manda un bacio volante e risale sul palco accompagnato dal boato del pubblico e cullato dalle parole di Laura Pausini.
"Ecco a voi un artista che ammiro e che è venuto oggi a fare - la sua esibizione prima di me, che si chiama Irama!" Laura gli tende la mano, proprio come farebbe una mamma, con quei modi teneri e dolci che ha. Filippo è emozionato a livelli assurdi, quasi credo stia trattenendo il respiro. "Adesso lui si starà chiedendo perché l'ho chiamato sul palco -" aggiunge sorridente, mentre Filippo si porta una mano dietro alla nuca e resta immobile e imbarazzato di fronte al pubblico che grida il suo nome. "- Vorrei essere io - vorrei essere io a dirti una cosa che spero ricorderai per sempre, proprio come ho fatto io. Il 5 aprile di quest'anno, anzi il 5 aprile del 2019...ripeti -" gli dice, guardandolo intensamente negli occhi. "- Il 5 aprile del 2019 farai il tuo primo Forum" aggiunge, mentre prende il braccio del ragazzo e lo alza a mo di vittoria. Filippo rimane impietrito, come se le emozioni lo avessero congelato da quanto sono intense. Vedo i suoi occhi e riescono ad entrarmi dentro anche da qui. - Milano - Londra ed i cuori costantemente connessi. -
Scoppio a piangere, con un tonfo nel cuore, quasi fosse esploso dalla felicità, quasi il battito fosse stato così forte da scoppiare come una bomba a mano in pieno petto. Il mio fidanzato si porta una mano prima dietro alla testa, con gli occhi lucidi e imbarazzato di fronte a tanta bellezza, poi la sposta sullo stomaco, accarezzando il tessuto leggero della camicia che indossa. "Guarda che figata! Guardali!" urla Laura, mentre lui si limita solo ad annuire e sbattere gli occhi.
Incredulo, ecco come lo definirei.
Incredulo di fronte ad una cosa così grande, al suo sogno che ormai è davvero saldo tra le dita. "Volevo dirtelo io perché sono stata vicino a te durante il tuo percorso in televisione, -" gli dice, prendendogli la mano e sorridendogli teneramente. "- ma lui ha una carriera che nasce da molto tempo. Ti meriti che questi applausi siano solo tuoi e -" Filippo la ferma per farle il baciamano, con i suoi modi sempre impacciati e tremendamente teneri. "- Sei un cantautore giovane, con molto coraggio ed io stimo molto questa cosa. Tantissimi in bocca al lupo!" lo guarda con un sorriso a trentadue denti e l'ammirazione nei gesti, poi gli passa il microfono.
"Volevo, prima di tutto, wow -" si interrompe, che già sta andando in paranoia e le parole gli mancano. "- Non ho parole, sono - sono emozionato. Volevo ringraziarti tantissimo perché mi hai ospitato qui e per me è un onore venire a cantare al tuo concerto perché ti stimo tanto come artista e tantissimo anche come persona, perché sei una persona meravigliosa. -" Laura lo interrompe, commuovendosi e abbracciandolo. Io ancora stento a crederci, quasi fosse un sogno troppo bello e avessi paura di svegliarmi da un momento all'altro. "- Sono emozionato." le dice sincero, con una purezza negli occhi che probabilmente disarma anche la stessa Laura. Lei si avvicina, gli mostra il palmo della mano per scambiarsi un cinque e poi lo abbraccia di nuovo. "Noi qui, da un bel po' di anni ormai, siamo abituati a spaccare il culo ai passeri, quindi è questo quello che ti auguriamo, vero ragazzi?" grida la cantante verso il suo pubblico, che inizia ad urlare fortissimo davanti ad un Filippo particolarmente emozionato. "In bocca al lupo per la tua carriera, io credo in te! E grazie per aver scelto di stare con me oggi." lo saluta, per poi accompagnarlo fino alle scalette su un lato del grande palco. "Irama!" grida un'ultima volta, sovrastata poco dopo dal boato delle persone lì presenti. Filippo non fa altro che mandare baci volanti, mettersi una mano dietro alla nuca e sorridere.
Sorridere.
Sorridere come vorrei facesse sempre.
Per sempre.
Poco dopo Laura inizia a cantare Nera, con il pubblico che la segue a ritmo, così lo richiama e lo fa salire di nuovo per prendersi l'applauso che merita. E la cosa che mi disarma è la reazione meravigliata di Filippo di fronte a quasi tredicimila persone, che cantano una sua canzone.
Stupito.
Sbalordito.
Incantato, di fronte a cotanta bellezza.
Appena scende dal palco la prima cosa che fa è prendere il telefono d'in mano ad Andrea e guardarmi, senza dire assolutamente nulla. Restiamo per un po' in completo silenzio, attoniti di fronte alle nostre emozioni più intense.
Fumiamo senza dire niente.
Ci guardiamo senza dire niente.
Sorridiamo ma ancora nulla.
Respiriamo senza dire niente.
"Tra sette mesi tredicimila persone canteranno con te" gli dico dopo minuti infiniti, mentre la voce si spezza e qualche lacrima sfugge al mio duro controllo. Lui fissa la parete davanti ai suoi occhi, poi crolla in un pianto che ha il sapore delle emozioni più disparate, che sa di stupore e paura, di gioia e ansia, di felicità con un pizzico di timore.
Filippo, partito solo qualche mese fa da un programma televisivo, con la vita totalmente in frantumi, un sogno caduto nell'abisso più profondo, con la paura di non farcela e la costante sensazione di non essere abbastanza; tra sette mesi vedrà il Forum di assago riempito solo per lui, da persone che sono lì per cantare con lui, investito da tutto l'amore che si merita perché la sua musica genera amore.
Perché lui è la forma d'amore più bella che ci sia.
"Vorrei che fossi qui" mi sussurra qualche ora dopo, mentre siamo in vivavoce e lui sta guidando per tornare a casa sua a Monza. - anche io, anche io vorrei essere lì -
"Non mi perdonerò mai neanche questa, come tutte le altre...sono mesi che mi sto perdendo tutto quello che di bello o brutto ti succede ed è una situazione insostenibile." gli confesso, mentre mi poggio allo schienale del letto e sospiro. Lui non mi risponde, ma lo conosco tanto bene da immaginare persino le sue espressioni o il modo in cui con rabbia sta stringendo le mani attorno al volante. "Ludo -" si interrompe subito, come avesse quasi paura di esporsi troppo. - di mettere troppo in gioco -
"- Lulù io ho bisogno di te, ho bisogno di averti qui" mi dice, con una sincerità nel tono di voce roca che mi fa sentire in colpa, che arriva come un colpo ad un cuore senza protezioni. Mi sento costretta, inerme, rinchiusa in una vita che non mi appartiene. Io non so Ludovica la giramondo, quella che non ha una casa stabile, che vive lontana migliaia di chilometri dalla sua terra, che riesce a stare senza i suoi affetti più cari, che per la carriera rinuncerebbe ad essere felice.
Io non sono questa.
E sono mesi che non mi sento più la stessa Ludovica.
Mesi che vorrei scappare dalla mia stessa vita, che vorrei tornare ad essere la vecchia Ludo.
Che vorrei tornare a vivere, senza limitarmi a sopravvivere.
"Lo so, Filo. È difficile, è - è tutto una merda. Ma il mio lavoro è qui, a Milano non ho trovato nulla di adatto, non ho nemmeno più una casa ora come ora." gli sussurrò sconfitta. Sconfitta da un qualcosa che ho desiderato, che ho pensato facesse per me, ma che in realtà mi ha solo fatto allontanare da tutto e tutti, persino da me stessa. "Prendiamo una c - Cioè, andiamo a viv -" lo interrompo. "Fil. -" respiro pesantemente. "- Mi ha appena citofonato una mia collega, dobbiamo riguardare delle foto ed iniziare con la post produzione...devo andare" aggiungo, con il morale ormai sotto i piedi. "Certo amore, non preoccuparti. Ci sentiamo domani mattina" mi sussurra dolcemente, che mi sembra quasi di sentire la sua mano che mi accarezza la guancia.
La distanza non uccide i rapporti, ma sicuramente spacca a metà i cuori e rende la vita qualcosa di insignificante.

Irama

È passato più di un mese da quando ho visto Ludovica per l'ultima volta, erano i primi giorni di settembre e quell'aria di fine estate profumava ancora la pelle. Abbiamo festeggiato insieme il compleanno di Lorenzo e Francesca con una bellissima festa in villa, poi è dovuta tornare al lavoro prima a Londra, poi a Parigi e infine ha preso un aereo ed è volata fino a New York. Sono più di due settimane che è in America e riuscire a sentirsi è davvero complicato, praticamente viviamo al contrario: ci chiamiamo ad orari illegali, cerchiamo di combattere il sonno con tutte le forze e tramite qualche messaggio tentiamo di tenerci sempre connessi.
Connessi come i nostri cuori che sembrano non dimenticarsi mai la loro promessa silenziosa, anche se a volte è difficile affidarcisi ancora.

Il disco è ufficialmente chiuso e uscirà stasera a mezzanotte, sono emozionato come un bambino di fronte a Babbo Natale. E ancora non ci credo che il volo di Ludovica sta per atterrare e finalmente potrò stringerla di nuovo tra le mie braccia e condividere con lei l'immensa emozione di stasera.
I passeggeri del volo iniziano ad uscire dal gate, mentre io cerco di nascondere il mazzo di girasoli dietro la schiena e sorrido a tutti con il mio solito fare imbarazzato. Ho quella classica adrenalina in circolo nelle vene che non ti permette di stare fermo, né tantomeno di muoverti troppo, che fa battere nervosamente il piede destro sul pavimento e sposta il battito del cuore in gola.
E un po' mi gira la testa. Forse un po' troppo.
E vorrei stare fermo ma non ci riesco.
E vorrei trovare qualcosa a cui pensare nel frattempo, ma non connetto.
E vorrei tante cose, ma eccola lì.
Bella come non mai, stretta nel suo trench color cammello, mentre traina una valigia due volte più grande di lei, resa ancor più visibile dalle iniziali del suo nome colorate di rosa. Alza lo sguardo e tempo un millesimo di secondo, lascia cadere tutti i bagagli a terra e mi corre incontro.
Così, senza pensare troppo, d'improvviso.
Come ci si emoziona, d'improvviso.
Come ci si innamora, d'improvviso.
Come si vive, d'improvviso.
Non diciamo nulla, forse non è necessario. - i nostri cuori parlano per noi - Io la stringo forte, lei allaccia le sue gambe attorno alla mia vita e mi stringe ancora di più. E gli aeroporti sono un po' come le stazioni: milioni di storie passano in quei corridoi, in quelle sale d'attesa, migliaia di persone diverse con i loro bagagli pieni di vestiti ed emozioni. Amori finiti o appena cominciati, dolori talmente forti da voler volare tra le nuvole per cercare di dimenticare, sorrisi e lacrime mischiate a dentifrici, spazzolini, maglie e pantaloni. Emozioni e sensazioni mischiate agli effetti personali, dentro valige sempre troppo piccole per riuscire a contenere tutto.
Che i cappotti sono ingombranti, ma le emozioni lo sono di più.
"Dio, amore mio" le dico io, mentre lei non fa altro che scontrare le nostre labbra come se stesse respirando di nuovo.
Come se il mio bacio le ridesse respiro, battito, vita.
Che lei per me è vita, battito, respiro.

Le faccio vedere il mazzo dei suoi fiori preferiti, mentre lei mi lascia un altro bacio all'angolo della bocca. Poi le prendo la valigia e subito dopo la mano e ci dirigiamo insieme verso la mia macchina. Radio accesa, un cielo così azzurro da abbagliare la vista e lei seduta nel sedile del passeggero: non potrei desiderare di meglio. È così felice che parla a raffica, a volte si mangia persino le parole e passa da un discorso ad un altro in maniera totalmente confusa e sconclusionata. Io fisso la strada attento e accenno un sorriso, che penso a come sia possibile innamorarmi ogni giorno di più, che penso che il mio cuore non sia nemmeno in grado di contenere tanto amore, che la guardo e penso di amarla.
Amare lei.
Amare noi.
E basta.
Non mi serve nient'altro.
"Dove stiamo andando?" mi chiede confusa, aggrottando le sopracciglia. "Ah...finalmente ti plachi un istante. -" le dico, tirando un finto respiro di sollievo. Lei mi guarda subito male, scuotendo la testa e tirandomi un schiaffo delicato tra il collo e la testa. "- Comunque siamo a pranzo dai miei. Mia mamma sono settimane intere che mi assilla perché vuole vederti e le manchi." le dico e in un istante il suo sorriso fa brillare l'intero abitacolo.
Da luce alla mia vita.
Appena arrivati a casa la mia famiglia neanche mi tiene in considerazione, praticamente abbraccia e da attenzioni solo alla mia fidanzata, come se ormai ne fosse parte ufficiale. "Salve a tutti, ci sono anche io" dico offeso, mentre entro in casa. Ludovica mi prende subito la mano, mi attira a se e mi lascia un bacio a fior di labbra, facendo sorridere i miei genitori.
Mia mamma ha imbandito la tavola neanche fossimo in quattordici invitati per il pranzo di Natale e a me non sembra ancora vero essere qui con loro, in un'atmosfera così calda e tenera, con accanto l'amore della mia vita. Dopo almeno tre pezzi di tiramisù abbiamo finalmente la possibilità di alzarci dal tavolo, io ne approfitto subito per fuggire in giardino e andare a fumare una sigaretta. Mentre Ludovica fa compagnia a mia mamma e iniziano a lavare i piatti in cucina.
Faccio appena a tempo ad accendermi la sigaretta, che la suoneria del mio cellulare mi interrompe: Lorenzo. "Coglione!" gli rispondo esclamando. Lui mi saluta di rimando, scoppiando a ridere. "A che ora stasera?" mi chiede, mentre sento un rumore metallico che sembra lo scatto dell'accendino. "Giulio ha prenotato alle 20:30, ha fatto le cose in grande" gli rispondo, accennandogli il fatto che avremo il ristorante interamente a nostra disposizione per tutta la notte. "Io - sì, insomma -" lo interrompo, che tanto è talmente in imbarazzo che non riesce neanche a parlare. "Si. Abbiamo tenuto in conto anche Francesca ovviamente, ormai è una cosa seria no?" gli chiedo curioso, mentre immagino la sua bocca piegarsi in un sorriso. "Bro, mi sa che mi sono innamorato" sussurra, quasi si stesse nascondendo dalle sue stesse emozioni. "Zì, mi sa che ti dovrò sopportare ora" gli dico ridendo, mentre sospiro pesantemente. "Hai tre anni di arretrati, caro Maria" mi dice lui, mentre io spengo la sigaretta nel posacenere. - indispensabili l'uno per l'altro, per la vita -
"Lori, stasera ti devo parlare. Ho bisogno di un consiglio, anzi forse due." lo avviso, mentre lui inizia ad andare pesantemente in paranoia. Mi fa mille domande diverse nel giro di due minuti, passando dal disastroso, al tragico, alla gioia, alla paura e arrivando alla felicità. Chiudo la chiamata dopo l'ennesima domanda, dicendogli che è meglio farlo occhi negli occhi e raggiungo le due donne in cucina.

Appena entro nella stanza mi appoggio allo stipite della porta e la osservo. Sta danzando a ritmo di musica, con il suo vestitino leggero e i collant neri che le accarezzano le gambe. - Dio, come hai fatto a farla così bella? - Sorride con mia mamma, mentre lei le passa i piatti e Ludovica li asciuga con cura. Hanno una complicità speciale, che quasi mi lascia completamente inerme, solo un anno fa non avrei nemmeno lontanamente immaginato di poterle vedere così unite. Mi avvicino alla mia fidanzata che è girata di schiena, le poggio le mani sui fianchi e le lascio un tenero bacio sul collo, coccolandomela un po'. "Quindi stasera è la grande sera?" chiede mio padre, entrando in stanza e sedendosi su una delle sedie in legno. Io annuisco soddisfatto, parlandogli un po' dell'album in generale, ma non entrando nei dettagli. "Pensa che non l'ho ancora sentito..." sussurra triste Ludovica rivolgendosi a mio padre e appoggiando la sua testa sulla mia spalla. "Non continuare con questa storia, tanto non mi intenerisco" le rispondo, facendole il solletico sui fianchi e facendola ridere di gusto.
"Filippo -" mia mamma mi richiama dopo qualche minuto. "- hai letto quella lettera?" mi chiede preoccupata, non sapendo bene neanche come intavolare il discorso. Il mio cuore inizia ad accelerare di colpo e, dopo lo sguardo confuso di Ludovica, probabilmente peggiora ancora di più. Non le ho detto niente, non era e non è il momento giusto per farlo. "Si" rispondo semplicemente a mia mamma, abbassando lo sguardo che tanto non avrei la forza per parlarne. - né tantomeno per farmi vedere fragile davanti agli occhi dei miei genitori -

"Puoi venire con me?" chiedo a Ludovica, abbassandomi davanti a lei e accarezzandole il viso, mentre finisce di parlare con mio padre e mi segue. Saliamo al piano di sopra dove ci sono le camere da letto, entriamo nella mia e la faccio sedere su una poltrona blu vicino alla grande finestra. "Aspetta" le dico, prendendo la fascia di un vecchio concerto dei Coldplay con cui bendarla. Lei sorride imbarazzata, con il terrore negli occhi che se potesse scapperebbe seduta stante. Le tolgo la benda solo dopo aver poggiato una grande scatola sul letto, con accanto un mazzo di rose bianche fasciate da una carta dello stesso colore e un grande fiocco rosso a tenerle unite. "Che io sappia, non è il nostro anniversario oggi" mi sussurra, infilando la lingua tra i denti e sorridendomi. Poi si avvicina e con dei gesti delicati apre la scatola, rimanendo completamente esterrefatta. Mentre estrae l'abito ha due occhi che le brillano talmente tanto da farmi mancare il fiato, quel marrone che si trasforma in oro colato mischiato ad una luminosa bellezza.
Ecco si, solo tanta bellezza.
"Ma sei completamente impazzito?" chiede meravigliata, mentre sfiora con i polpastrelli l'abito e posa poi lo sguardo su di me. "Sono andato a fare le prove d'abito per il tour e appena l'ho visto ho pensato a te" le dico semplicemente, poggiando le mie labbra sulla curva della sua spalla. "Fil, è un Dolce Gabbana. È - Dio, è un abito da sogno e - e tu sei pazzo" continua a sussurrare, mentre prende il vestito e se lo poggia addosso, guardandosi innamorata allo specchio. Io mi avvicino a lei, poggiando il mio petto contro la sua schiena e resto un po' ad osservarla, immaginando quanto sarà bella con quel vestito addosso. "Sai che Giulio è uscito completamente di testa, vero? Deve far colpo su quella famosa ragazza misteriosa, così per stasera ha scelto un locale particolarmente raffinato. Tu - tu potresti indossare questo, sarai bellissima" le dico, che le parole escono da sé, che avrei solo voglia di guardarla per sempre o di fare l'amore proprio qui, sul mio letto tra trenta secondi esatti. - ma ci sono i miei genitori svegli ed è meglio trattenere gli ormoni -

Qualche ora dopo sono in salotto, sto chiacchierando con mio padre mentre finisco di abbottonarmi la camicia elegante. Sento dei passi sulle scale e quando mi volto quasi non svengo alla sola vista di Ludovica. Indossa quell'abito rosso di seta lungo fino alle caviglie, con uno spacco che le evidenzia la gamba nuda, le rose ricamate che le seguono tutta la curva del fianco sinistro e la rendono ancora più sensuale del solito. Alza lo sguardo di colpo e lo incrocia con il mio, scostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poggiando il palmo al corrimano delle scale. È praticamente struccata, salvo il mascara e un sottile velo di gloss trasparente ed i suoi capelli lunghi e riccioli ricadono morbidi sulla schiena. I tatuaggi sono in evidenza sulla pelle ancora leggermente abbronzata, con quelle classiche sfumature dorate dolce ricordo del sole estivo. La raggiungo all'ultimo scalino, senza riuscire a dire una parola, ma limitandomi a baciarle la mano, emozionato come uno sposo il giorno del matrimonio. - che probabilmente bella così non l'ho mai vista -
Abbiamo appena salutato i miei genitori, ho chiuso il portone alle mie spalle, mentre lei è leggermente più avanti di me e mi sta parlando. La fermo per un braccio, attirandola verso di me e prendendole il viso tra le mani. La bacio senza preavviso, con il suo corpo appoggiato al mio e la mia schiena contro la porta.
Odore che si mischia con odore.
Saliva con saliva.
Lingue che si intrecciano, fino a non capire più dove comincia una e finisce l'altra.
Sarà voglia di viversi, di sentirla, o semplicemente di amarla fino a perdere l'equilibrio.
"Sei bellissima" le sussurro, poi le prendo una mano e le faccio fare una giravolta su se stessa. "Quella camicia, invece, è un po' troppo aperta per i miei gusti..." mi sussurra, mordendosi il labbro inferiore. "Non me la farei togliere da nessun'altra, tranquilla" le dico facendole l'occhiolino, mentre lei scoppia a ridere e mi invita a muovermi, visto che siamo già in ritardo. - come al solito -
"Filippo -" mi richiama, mentre sto per aprire la portiera della mia macchina. "- di che lettera stavate parlando prima?" mi chiede, con lo sguardo di chi ha già capito tutto. "Sistemando alcuni documenti hanno trovato una lettera di Adri, era - era indirizzata a me" le sussurro, abbassando lo sguardo verso l'asfalto. "Perché non me l'hai -" la interrompo. "Non me lo chiedere, ti prego. Te la farò leggere, lo sai. È solo che - che non è - non ora. Voglio che tu la legga quando sarà il momento giusto" le sussurro, lei mi guarda e non chiede altro. I miei occhi le hanno già dato tutte le spiegazioni possibili.

Ludovica

Il ristorante che ha scelto Giulio è davvero stupendo: ci sono fiori recisi dai toni pastello praticamente ovunque, candele che illuminano il giardino e l'interno del locale, cuori in stile shabby chic che scendono dal soffitto e gabbiette color panna a decorare l'ambiente.
Appena arriviamo Giulio è già seduto al tavolo, al suo fianco, girata di schiena, una chioma di capelli mori che mi sembra di conoscere. Si alza, si volta e i due scoppiano a ridere, guardando le nostre facce sconvolte. "Ma si può sapere perché io non so mai nulla?" dico, passando lo sguardo dal chitarrista alla mia amica Letizia.
Sono completamente senza parole.
"Non so perché non l'abbiamo voluto dire a nessuno. Volevamo prima goderci al massimo i nostri momenti, volevamo prenderci del tempo per essere sicuri, volevamo viverci il più possibile. Ci conosciamo da anni ormai e - e, solo ora, ci siamo resi conto di provare dei sentimenti l'uno per l'altra" mi confessa la mia amica, con quel paio di occhi talmente lucidi da saper dire molto più delle parole. Mi avvicino scuotendo la testa e stringendola in un forte abbraccio. Tre ragazze capitate per caso in questa enorme città che è Milano, che si innamorano di tre amici da una vita.
Così, sei vite intrecciate come solo il destino sa fare.
Una musica leggera fa da sottofondo alla serata e al tavolo ci sono proprio tutti gli amici più cari. C'è Lorenzo con Francesca, Alessandro con la sua fidanzata, Andrea, Giulio e Letizia, Valerio, Rombo, Giuseppe e poi ancora tutti gli altri amici di sempre, quelli con cui ha condiviso un'intera vita. Ci divertiamo davvero tanto, ridiamo, balliamo, ci lasciamo andare, mangiamo e beviamo decisamente troppo.
C'è odore di vino, sigarette, amicizia e amore.
C'è odore di vita vissuta, attimo dopo attimo.
Emozioni sulla pelle.
"Vieni? -" mi chiede Filippo, porgendomi la mano e alzandosi dal tavolo. "- Fidati, vieni con me" bevo un sorso di vino rosso e prendo la sua mano, seguendolo fuori dal ristorante. "Dove stiamo andando?" gli chiedo confusa, mentre controllo l'orario nello schermo del telefono. "Filippo, sono le undici" aggiungo, l'album uscirà solo tra un'ora e non possiamo allontanarci proprio in questo momento. "Non ti preoccupare, gli altri sanno già tutto. Ti porto in un posto" mi dice sicuro, mentre mette in moto la macchina ed ingrana la marcia. Durante il viaggio in macchina la mia ansia sale sempre di più, assieme alla voglia di avere più dettagli, che purtroppo però Filippo non mi da, nonostante le mie continue e assillanti richieste. "Odio quando non mi dici le cose" mi lamento, sbuffando e voltandomi verso di lui. Filippo accenna un timido sorriso e cambia subito discorso, senza darmi nessuna delle informazioni che desidero.
Dopo circa dieci minuti spegne finalmente il motore e parcheggia davanti all'edificio dove hanno lo studio di registrazione. Scende dalla macchina, mi apre la portiera e mi prende la mano, invitandomi a seguirlo. Prendiamo l'ascensore e tempo qualche minuto siamo davanti alla porta, mentre Filippo infila la chiave nella toppa per permetterci di entrare. Si chiude la porta alle spalle, che sbatte e crea quel fastidioso rumore metallico, clicca qualche interruttore per far sì che si accendano tutte le luci e poi si toglie la giacca di pelle posandola su una sedia girevole.
Ogni volta che varco la porta di questo posto, un misto di emozioni strane mi assalgono le pareti del cuore, qui dentro si respira l'odore della vita di Filippo. Ed è così intenso che ti entra nelle narici appena entri, senza andarsene nemmeno per un istante. Tra le quattro pareti di questo posto c'è Filippo, la sua musica e la sua arte sciolte nella maniera più pura e semplice che esista.
"Sei pronta?" mi chiede emozionato, mentre sposta alcune scatole portandole nella stanza accanto, quella adibita alle incisioni. "Filippo - io non - no, se è quello che penso, non sono pronta..." sussurro, alzando lo sguardo verso di lui. - non lo sarò mai - "Volevo renderlo speciale" mi dice, sedendosi nel divanetto in pelle accanto a me. "Quanti pacchetti di fazzoletti hai?" gli chiedo, accoccolandomi maggiormente a lui. Ed è tremendamente strano perché io di quest'album non so nulla, Filippo ha voluto tenermi all'oscuro di tutto per sorprendermi. Ho letto solo il testo di una canzone, niente di più. Non immagino le melodie, le parole, nemmeno le emozioni. Ci sarà poesia, vita e soprattutto parlerà di lui e di noi e, per questo, non sono di certo pronta. "Tutti quelli di cui avrai bisogno. Ne ho pronta una fabbrica intera, se necessario" sussurra sulle mie labbra, baciandole poco dopo. Poi si alza, prende le cuffie e le indossa, avvicinandosi a me e sistemandomi il mio paio sulle orecchie. Mi guarda per qualche secondo, poi armeggia con i tasti del computer fino a far partire la base della prima canzone. Si risiede accanto a me, io che appoggio la mia schiena al suo petto e lui che mi lascia un tenero bacio sulla testa. "Questa è Bella e rovinata" mi sussurra all'orecchio, mentre la sua voce roca mi entra nelle vene, nelle ossa, nel cuore. Partono le prime parole ed i miei occhi iniziano già a commuoversi. Piccole gocce di rugiada mi ricadono sul viso, prontamente asciugate dalle mani delicate di Filippo, che mi sorride teneramente.

'Mi hai chiesto di volare
Ma io non lo so fare
Sono abituato a rialzarmi a furia di cadere
Tu che mi stringi forte
Perché non vuoi che vada
Prima una chiacchierata e poi l'amore in autostrada...'

Rivivo ogni singolo istante, lo sento sulla pelle proprio come se mi stesse capitando adesso e, soprattutto, capisco perfettamente a che momento si riferisce. Tra quei colori tenui, appena accennati, ci siamo fatti una promessa: 'non mi lasciare mai più'. Ed io quell'alba, appena dopo aver fatto l'amore, ancora accoccolata addosso a lui, lui ancora dentro di me, non me la potrò mai dimenticare.
Per questa e per tutte le altre vite che vivrò.

Subito dopo le note di Rockstar invadono le mie orecchie, mentre il respiro di Filippo si fa più intenso, quasi il solito timore di far vedere le sue fragilità lo stesse cogliendo di sorpresa.
Questa canzone è sua, tremendamente sua.
Anche se potrà essere sottovalutata dalla maggior parte delle persone, in queste parole c'è una parte di vita di Filippo così importante, che mi disarma solo al primo ascolto. Non faccio altro che pensare a quella ferita, al rapporto con suo padre, a come l'ha fatto sentire per tutti questi dannati anni. Penso che finalmente sono riusciti a farcela, a superare gli ostacoli, a riavvicinarsi, ma il passato non si può cancellare. Mai.
Perché il dolore che gli ha inflitto suo padre, o meglio che si sono inflitti a vicenda, non smetterà mai di far male, di bruciare, di spaccare lo stomaco. Perché per Filippo suo padre era, è e sarà sempre l'esempio più grande e sapere di non essere stato in grado di essere alla sua altezza, sarà una ferita che non si cicatrizzerà con il passare degli anni. Sarà una di quelle cicatrici che rimangono lì per tutta la vita, che diventano pelle più spessa, che lasciano un segno indelebile sulla pelle, che non ci fai nemmeno più caso.
Ma ci sono.
Perché in questo caso il tempo non potrà guarire nulla, ma forse far sentire solo un po' meno male.

"Non mollo mai" mi dice ed io sento un chiaro tuffo al cuore. È il titolo di quella canzone che ho letto in Salento, la prima volta in tutti questi anni in cui Filippo mi ha aperto davvero il suo cuore. Sì, perché farmi leggere tra le parole di quel quaderno, per lui forse è un gesto ancora più intimo di fare l'amore. Se dovessi definire questa canzone, direi un pugno allo stomaco. Crudo, secco, deciso e forte come quando la vita sceglie di darti una lezione. Piango esattamente come ho fatto qualche mese fa, forse ancora di più che con il timbro della sua voce tutto prende una forma ancora più incisiva. Mi faccio entrare quelle parole nelle vene, fin sotto la pelle e rivivo quel dolore come se questa canzone fosse in grado di riportarmi indietro nel tempo. Filippo mi sta stringendo forte la mano, sento il suo fiato uscire dalla bocca e scaldarmi i capelli e posso solo immaginare l'effetto che gli fa sentire ciò che ha scritto, ciò che ha vissuto, sputato nel modo più diretto che esista: attraverso la sua musica.
Icaro invece è un colpo al cuore, quasi un attentato alle mie emozioni più profonde. La sua voce, resa più dolce solo da qualche tocco di pianoforte, mi lascia completamente senza fiato, quasi penso di non respirare più, ma allo stesso tempo non mi sono mai sentita così bene.
Ecco sì, mi sento amata.
Amata di un amore così grande da essere inspiegabile. Che sono quelle emozioni che senti dentro, che non riesci a controllare, che sono talmente forti da farti perdere qualsiasi freno inibitorio, che non sai spiegare nemmeno a te stesso.
Irrazionali.
Ci amiamo in maniera irrazionale.
Senza punti fermi, né punti saldi.
Senza certezze.
Senza sicurezze.
Con la costante paura di perdere l'equilibrio, di cadere, di sbagliare, di perdere, di non essere all'altezza.
Ma quando si parla di vita, automaticamente forse si parla di irrazionalità.
Che mi volto verso di lui, incrocio i suoi occhi con i miei e capisco cosa significa "sei quella che mi tiene vivo".
Per fortuna stacco un po' la spina con due canzoni più spensierate: Stanotte ed Escort. Fanno ballare, hanno un ritmo assolutamente stupendo e già dal primo ascolto restano stampate in testa.
Parlano di giovani e della voglia di restarlo per sempre.
Di vita vissuta intensamente, secondo dopo secondo.
Di emozioni sbagliate o giuste, basta che siano emozioni però.
Della nostra vita, mischiata a quella di altre migliaia di persone.
Parlano di notti, di giorni, di voglia di leggerezza.
Ecco parlano della voglia di essere leggeri. Semplicemente e unicamente della voglia di essere leggeri.
In mezzo a queste due canzoni però, ce n'è una che mi spezza completamente a metà. Che mi fa così male da dover inspirare ed espirare con calma, per non rischiare di svenire nel giro di trenta secondi. "Si intitola Poi, poi, poi" mi dice Filippo, accarezzandomi con dolcezza la pelle del braccio nudo.
Poi, poi, poi è Filippo.
È la più pura essenza del ragazzo che è sdraiato accanto a me.
È Filippo, senza mezzi termini e senza maschere.
È il Filippo pieno di fragilità, di insicurezze, di vita vissuta e vissuta male.
È lo stesso Filippo di quando gli crollano le certezze, che mostra le sue ferite e vorrebbe potersele strappare di dosso a mani nude.
Il Filippo che grida perché non sa come esprimere il suo dolore, con il suo bagaglio troppo pesante sulle spalle ed un passato che lo ha segnato per sempre. È il Filippo di notte, sotto una coperta, con gli occhi talmente lucidi da essere trasparenti e la vergogna nel mostrarsi così debole.
Poi, poi, poi è il dolore di Filippo, ma anche quello di Irama. Quello che nessuno potrà mai curare, che rimarrà lì impresso nella pelle come un tatuaggio, indelebile nonostante il tempo, gli anni, le stagioni. È il dolore che non ha un'età, un luogo, un senso, ma che esiste e con il quale devi convivere.
Poi, poi, poi è una canzone cruda ed intensa come la sua voce, che di frase in frase cambia tono e passa dall'essere diretta, allo sputare talmente tanto odio da far venire i brividi, all'essere appena accennata, quasi sussurrata, quasi impercettibile. "Calmo, piango, penso a Rolex tanto" in quel momento una coltellata avrebbe fatto sicuramente meno male. È una sensazione strana, stranissima. Filippo si irrigidisce sotto di me ed io lo sento sulla pelle, mischiarsi ai brividi. Sembra talmente inerme da non respirare nemmeno più, talmente freddo da aver dimenticato persino come si piange, talmente distrutto da non riuscire a fare niente, ad essere niente. E lo sento così chiaramente che mi fa paura, quasi le sue emozioni fossero le mie, quasi il sangue di quella ferita mi scorresse sulla dita, sulle mani, sul palmo e non sapessi come fermarlo.
E non potessi farci niente.
Se non stargli accanto, sempre e per sempre. Disinfettare quei tagli sul cuore, metterci l'ennesimo cerotto e sperare che sia sempre più caparbio del dolore infame.
Sceglimi e ripenso a quella sera in cui ho chiesto spiegazioni a Lorenzo, alla volta in cui l'ho vista nelle assegnazioni di Filippo e mi sono chiesta di cosa parlasse. Filippo si è rilassato di nuovo, adesso sta posando le sue labbra umide sulla curva della mia spalla ed io sento un assoluto bisogno di baciarlo. Intensamente ed irrazionalmente. Mi giro, sdraiandomi completamente sopra di lui e mentre la sua voce nelle cuffie sussurra 'Tra le cose che lasciano il segno ci sei sempre stata tu,
sì, sempre stata tu' lo bacio. Incollo le mie labbra alle sue e incrocio le nostre lingue, mentre lui mi sorride contro la bocca e posa una mano sulla curva del mio sedere.
È una delle canzoni più belle e dolci che io abbia mai sentito in tutta la mia vita.
E sarà che ci stiamo baciando, che l'amore rende tutto più magico, che i suoi occhi stasera parlano da soli, ma io vorrei restare così per sempre.
Per sempre. - sarà per sempre, amore mio? -
L'ultima canzone: è il momento di Giovani. Appena parte la prima strofa lo guardo con gli occhi sbarrati e scuotendo la testa, mentre lui ride spostando la lingua da una parte della bocca. "Sei bello" gli sussurro sulle labbra, poco prima di lasciargli un tenero bacio a stampo.
Giovani è spensieratezza, leggerezza ed emozioni forti.
Giovani parla di sbagli, di sorrisi accennati e di cose proibite.
Giovani profuma di pelle, d'amore, di vita.
Giovani è un concetto così grande da essere perfettamente racchiuso in questa canzone, tra le note di questa musica e la voce di Filippo.
Giovani mi fa scoppiare in un pianto disperato, che viene dalle cavità più profonde del cuore, poi mi fa ridere o sorridere, con la gioia liquefatta negli occhi lucidi.
Ecco Giovani parla di giovani, di noi, di chi vive le emozioni sempre troppo intensamente e allo stesso tempo ha una paura fottuta della vita.
Giovani è ricordo per chi l'ha già vissuto, è emozione presente per chi lo sta vivendo, è meravigliosa curiosità per chi lo vivrà in futuro.
'Scriversi sopra la pelle
giovani per sempre'

"Cosa ne pensi?" mi chiede emozionato, mentre io non riesco neanche a parlare e mi limito ad indicare i miei occhi rossi e gonfi di lacrime. "Come fai?" gli chiedo qualche minuto dopo, appena riesco a calmarmi un po'. Lui aggrotta la fronte e mi guarda confuso. "Qui dentro c'è la tua vita e ci sono dei frammenti di te che so quanto ti fanno male, che hanno distrutto me che li ho vissuti in parte...come - come fai a non crollare appena inizi a cantare?" gli dico e lui sospira sorridendomi. "Non me lo chiedere perché non lo so. È una delle mie paure più grandi: salire su un palco, davanti a centinaia di persone e scoppiare a piangere, sbagliare il testo, andare in paranoia e crollare" mi confessa, ricercando una posizione più comoda sul divano. "Fil, tu nelle canzoni sei così trasparente che mi lascia sempre un po' stranita notare quanto riesci a lasciarti andare, quanto riesci a spogliarti delle tue insicurezze e a mostrarti fragile...quindi se mai ti capiterà di crollare, di piangere, di farti vedere debole, risulterai solo più umano. Anche quella è musica, sai? Anche quella è magia, sai?" gli sussurro, per poi accarezzargli la guancia e lasciarmi solleticare il palmo dal velo di barba.

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irama.plume Ci siamo.
A mezzanotte uscirà il mio nuovo disco.
Ho voluto prendere una parte di me e metterla in queste 10 canzoni.
Ogni nota è una notte passata in bianco.
Ogni parola è una di quelle sigarette che ho fumato forse troppo di fretta, chiedendomi se mai sarei arrivato a fare tutto questo.
Ogni pezzo di questo disco è anche un pezzo di me.
Oggi, a mezzanotte, siamo GIOVANI.


Qualche minuto dopo controllo il mio telefono e noto che sono già le 23:45. "Cazzo Filo, è tardissimo!" gli dico, mostrandogli lo schermo illuminato del mio telefono. Spegniamo le luci, prendiamo le giacche in fretta e ci precipitiamo di corsa giù per le scale, mano nella mano, ridendo come due adolescenti.

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Neanche dieci minuti dopo siamo dentro al ristorante a festeggiare con i nostri amici, facendo il countdown neanche fosse capodanno. A mezzanotte precisa un brindisi all'unisono al grido di 'Giovani per sempre!' irrompe nell'aria e mi fa riempire gli occhi di lacrime.
Stasera siamo tutti qui per Filippo.
Chi c'è sempre stato, chi l'ha sostenuto, chi ha compreso le sue emozioni, chi gli è stato accanto, chi ha creduto nel suo sogno, chi l'ha raccolto per strada, chi si è fatto urlare contro le peggio cose ma è rimasto, chi si è sentito una nullità perché non lo riconosceva più, chi gli ha teso una mano, chi gli ha tenuto la testa mentre vomitava anche l'anima, chi è stato compagno di bevute ma soprattutto di vita, chi con un accordo di chitarra gli ha salvato la vita, chi l'ha guardato negli occhi e ci ha visto dentro cose belle, chi si è innamorato di lui prima di tutto il resto, chi da dietro un obbiettivo è riuscito a catturare la sua purezza, chi nelle sue canzoni ci si è ritrovato, chi invece ne è stato protagonista e le ha vissute, chi ha deciso che restare era più importante di tutto il resto, chi con un bacio l'ha fatto sentire amato, chi gli ha fatto del bene, chi ha decifrato Filippo ed è diventato parte della sua vita.
A chi ci sarà sempre, no?

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irama.plume GIOVANI è fuori ovunque.
Giovani, come chi sputa in faccia la verità.
Giovani, come chi ama così forte da fottersene di tutto.
Giovani, come chi grida fino a perdere la voce.
Brindiamo ai giovani, come noi.
Brindiamo a GIOVANI 🌹

Qualche ora dopo siamo in macchina solo io e lui, la confusione della serata è sbiadita insieme ai nostri amici che sono tornati tutti a casa, proprio come stiamo facendo noi due in questo momento. Giovani riempie l'aria con le sue melodie, mentre io me lo godo ad occhi chiusi e con la mano di Filippo appoggiata sopra la mia coscia. Appena dopo la traccia numero sette, non parte la melodia di Sceglimi ma di un'altra canzone inedita. Mi tiro su di scatto e mi volto verso di lui, osservandolo confusa.

'No, non hai vinto
Una stupida serenata
E mi hai respinto
Mille volte ma sei tornata'

Spalanco gli occhi, non riuscendo a credere alle parole che mi riempiono le orecchie ed il cuore. E quante canzoni ha scritto su di me, su di noi, su pezzi della nostra vita. E quante volte sono scappata, quante volte ho avuto paura di quel sentimento all'apparenza troppo grande, quante volte ho creduto fosse meglio soffrire e fare a meno di lui, con il costante timore di farmi del male, di fargli del male, di farci del male.
Me lo disse lui una volta, tanto tempo fa: 'Il mio cuore tornerebbe sempre da te' ed è dannatamente vero. Perché l'ho respinto, ho cercato di tapparmi gli occhi con chili e chili di cinismo, ho soffocato i miei stessi sentimenti sotto macerie di bugie, ma gli occhi non mentono mai.
Il cuore non mente mai.

'Tu che dici se non sono con te
Faccio il pazzo e bevo troppo
Forse il bello è che quando sei con me
Ci conciamo pure il doppio'

Ci sono state sere in cui avrei voluto legarlo per farlo restare a casa, notti in cui rifugiarsi nell'alcol sembrava l'unica cosa in grado di farlo stare meglio, volte in cui in decine di bottiglie di birra rifugiava le sue paure. 'Che non ne vale la pena seguire un matto che fa a pugni contro un muro quando non riesce a dirti la verità, per poi ridursi da solo al bancone al bar'. Quanta verità nelle canzoni di Filippo, quanta vita vissuta, quanti ricordi che bruciano ancora sulla pelle.
Quante notti passate assieme a Lorenzo a maledirlo perché si riduceva uno straccio, quante volte me lo sono ritrovato sotto casa ubriaco di vodka e di felicità, quante carezze sono servite per farlo addormentare quando fiumi d'alcol nuotavano nello stomaco. Ma come non pensare alle birre bevute insieme, uno accanto all'altra, sopra una collina con vista sulla città illuminata. Per festeggiare, ridere, fare l'amore, piangere o consolarci. Tutte le volte passate a scherzare il mattino dopo per gli effetti del dopo sbronza, con due facce cadaveriche e la promessa di non farlo mai più. Per ricaderci irrimediabilmente la volta successiva, annegando nella felicità.
Nella follia pura ed insensata che siamo.

'Me ne approfitto
Quante volte me l'hai perdonata
Continui a dirlo
Troverai un'altra fidanzata'

Era una costante.
Ogni volta che qualcosa andava male, ogni volta che desideravo fuggire da qualcosa che stava diventando troppo grande, ogni volta che il suo amore mi sembrava un sentimento troppo bello per essere vero.
Gliel'ho ripetuto decine di volte, era la mia scusa preferita.
Io che ho sempre avuto più problemi che riccioli in testa, io che sono sempre stata una dal carattere schivo, con un passato troppo ingombrante e decine di difetti. Io che ho sempre pensato di farcela da sola, di non volere accanto nessuno, di salvarmi da sola.
Ma in un giorno di fine estate è arrivato lui.
Lui che in realtà mi ha davvero salvato la vita.
Lui che mi è rimasto accanto nonostante tutto l'elenco di fallimenti, nonostante il mio carattere e le volte in cui l'ho respinto.
Mi volto verso il mio fidanzato che sta guidando, sguardo fermo e attento sulla strada dritta davanti a noi e mi limito a guardarlo che i miei occhi parlano da sé. - queste gocce di ricordi parlano da sé -

'Ma io voglio te, solamente te
Che sei così trasparente
Da restarmi accanto, avermi a fianco
Per farmi forza sempre'

È una cosa che mi ripete sempre, dice che i miei occhi sono di un marrone strano, che passa dal dorato al nocciola in base a ciò che riflettono, ma che allo stesso tempo a lui profumano di mare.
Che non c'entra il colore definito, il mare sa di profondità, di purezza, di forza e tranquillità, di tempesta e quiete, sa di inverno o di estate torrida, il mare profuma d'amore. - e nel mare dei tuoi occhi ci annegherei per tutta la vita -
Ed è dannatamente vero che gli sono stata vicino, anche quando lui stesso si è voltato le spalle. Ho saputo esserci anche quando il mondo mi urlava di andarmene, di lasciare perdere, di mollare la presa. Ho preferito perdere un pezzo di me, piuttosto che lasciarlo andare. E la volta che l'ho fatto, stremata e annientata da un dolore troppo grande, è stato lo sbaglio più grosso della mia vita.
Rimango disarmata di fronte alla bellezza di questa canzone, Filippo mi sta urlando quanto mi ama senza nemmeno aprire bocca. - anche se i suoi occhi lucidi che riflettono la luce dei lampioni, mi stanno raccontando una storia bellissima -

'La mia migliore amica
La mia certezza
Sei l'unica folle che ancora mi ama'

Con queste frasi crollo definitivamente, non riesco più a trattenere le emozioni salde al cuore, così mi lascio andare.
Siamo uno il punto fermo dell'altra,
il faro che ti conduce nella strada giusta,
l'ancora che ti tiene attaccato quando la tempesta ti fa vacillare.
Lui che è talmente tante cose che a volte penso di non meritarmelo, di non essere abbastanza, penso addirittura di non poterlo mai ricambiare fino in fondo. Lui che per me ha saputo essere compagno, migliore amico, marito, fratello, persino padre. Che ha preso il mio bagaglio di disastri e l'ha trasformato in vita, nella nostra vita. Che quella sera di tre anni fa mi ha sorriso e mi ha fatto capire che vale la pena.
Che l'amore vale la pena.
Che lui varrà sempre la pena.

'Mi vestirò come vuoi
Tanto poi ti toglierò i vestiti
Tu di me conosci tutto
Ma una cosa non la sai
Vuoi sposarmi?'

Il respiro si blocca, persino le lacrime non scendono più e il cuore batte forte in gola. Ci voltiamo in contemporanea, fissandoci intensamente negli occhi, poi lo sguardo di Filippo si posa di nuovo sulla strada, mentre mi asciuga con un gesto tenero le lacrime sul viso.
Scuoto la testa emozionata, mentre la mia vista è quasi annebbiata dalle lacrime e continuo a mordermi il labbro completamente in difficoltà. I suoi occhi sembrano un lago ghiacciato di montagna, lucidi e commossi come li ho visti rare volte, talmente profondi che solo guardandoli mi sembra di sprofondarci dentro.
Tu di me conosci tutto
Io e lui, solo noi due.
Con le nostre insicurezze, paure, incertezze e con una valigia piena di rimorsi e rimpianti.
Solo io e lui.
Filippo e Ludovica.
Che ci conosciamo così bene da capirci al primo sguardo, che notiamo ogni più piccolo dettaglio, che sappiamo accarezzarci nel profondo, curare le ferite dell'altro con cura.
Che sappiamo capirci e comprenderci.
Che riusciamo a decifrare persino i silenzi più devastanti.
Che siamo tempesta in una vita soleggiata.

'Non sai che dire
Ti ho strappato tutte le parole
Mi fai impazzire
Quando hai solo gli occhiali da sole
E mi hai cercato dentro un altro sguardo
Per poi capire che non vuoi nient'altro'

Gli sorrido, tanto mi conosce talmente bene da sapere che questa canzone mi avrebbe lasciato completamente senza parole, totalmente disarmata di fronte al nostro grande amore.
Pieno di insidie, di freni, di paure.
Ma pur sempre fatto di grandi emozioni.
E il riferimento a quel bacio durante la vacanza in Grecia mi fa sorridere, perché mi ha perdonato senza nemmeno sentire il bisogno di pensarci su. Perché avrei potuto persino finirci a letto con quel ragazzo inglese, che tanto non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Che il mio cuore tornerebbe sempre da lui, anche a costo di farsi distruggere.

'Gridarsi in faccia
Fuori da un club
Solo la pioggia
Ci abbraccerà'

Quante volte è successo.
Quante volte ci siamo ritrovati seduti sul marciapiede fuori ad una discoteca ad urlarci contro le peggio cose, a rinfacciarci pezzi di vita, a sputarci addosso cattiveria, rabbia e risentimento.
Quante volte, durante il pomeridiano di Amici, ci siamo ritrovati a chiarire sul marciapiede davanti all'ingresso di un locale. Quante volte abbiamo pensato di lasciare perdere, di mollare tutto, con il cervello ancora confuso dalla musica forte e dall'alcol in circolo nelle vene. Quante volte ci siamo lasciati andare sotto alla pioggia, con le gocce che bagnavano i vestiti, i capelli, il viso, ma chissene importava.
Non eravamo mai stati tanto felici.
Quante volte abbiamo pensato che la felicità non facesse per noi, che fosse una cosa troppo meravigliosa per meritarcela. Quante volte ho pensato di essere in grado di fare a meno di lui, di noi e di voltare pagina.
Tante, tantissime volte.
Ma alla fine siamo ancora qui.

'Ma nonostante tutto tu non sei ancora scappata
Nonostante il casino che ho lasciato in quella casa
Quelle volte che mi hai visto in ogni modo
Anche steso a terra per strada
Tu sei l'unica folle che ancora mi ama'

Queste poche frasi mi entrano dentro con la forza di uno tsunami. Distruttive e dirette come solo la più cruda e semplice delle verità sa essere. Poggio una mano dietro alla sua nuca e gli accarezzo dolcemente i capelli. - non sai quanto ti amo -
E in questi anni l'ho visto davvero in ogni modo, ho camminato accanto a lui, l'ho sostenuto ed ho imparato a conoscerlo meglio di quanto conosca me stessa.
L'ho visto sdraiato sul pavimento, senza la forza nemmeno di urlare o quella di stare in piedi.
L'ho visto esanime ed inerme di fronte ad un dolore troppo grande da spiegare.
L'ho visto arrabbiato, distrutto, deluso.
L'ho visto piangere, così fragile che avrei voluto stringerlo per sempre.
L'ho visto collassato a terra, ubriaco da far schifo e circondato da decine di bottiglie.
L'ho visto combinare i casini peggiori, pensare di potersi salvare da solo e anche pieno di ferite.
L'ho visto cadere a picco in un abisso, nero e vuoto, quasi la felicità fosse evaporata dal suo corpo.
L'ho visto scrivere e ho passato notti intere a guardarlo dormire sperando in un domani migliore. L'ho visto cantare con rabbia le sue delusioni più grandi.
Ho visto Filippo cambiare, evolversi, diventare una persona diversa.
Più freddo, distaccato, menefreghista.
Ho pensato di averlo perso, per sempre.
Ad un certo punto l'ho visto e stentavo a riconoscerlo.
Ad un certo punto mi sono vista, riflessa nel vetro di uno specchio, e non mi sono riconosciuta.
Gli ho voltato le spalle, per poi capire che senza di lui non ero più la stessa persona.

'Vuoi sposarmi?'

La frase finale, cantata dalla voce di Filippo mi entra nelle vene, così roca e profonda da entrarmi nelle ossa e riempirmi il cuore di aria, di felicità, di cose belle. I miei occhi ormai sono talmente gonfi da non riuscire nemmeno a vedere bene, me li stroppiccio con le dita mentre la canzone termina e arriva quella successiva.
Ed ormai è una consapevolezza troppo grande per far finta di niente: lo amo, lo amo di un amore talmente immenso da essere inspiegabile.
Uno di quelli che ti riempiono la vita senza nemmeno accorgertene o, forse, ti donano la vita per la seconda volta.
"Le parole te le ho tolte davvero, eh?" mi chiede Filippo, mentre gira il volante e prende in direzione Milano. "Perché non me l'hai fatta sentire prima?" gli chiedo di rimando, che non mi sarei mai immaginata la potenza di una canzone. "Volevo fosse una sorpresa. Così, semplice e genuina come siamo noi. Volevo - sì, insomma volevo che risultasse naturale e che dessi importanza solo a questo testo speciale, solo nostro" mi confessa, con due occhi così puri da farmi da specchio ed il mio cuore che non si calma da minuti interi ormai. "Fanti, tanto lo so che non era una richiesta ufficiale...non è il tuo stile, ammettilo" gli dico, cercando di spezzare un po' quell'atmosfera e smettere di piangere per almeno trenta secondi. "Hai ragione, mi conosci troppo bene. Non sto dicendo adesso, neanche domani magari, ma lo voglio fare. Voglio sposarti" mi sussurra, con la voce che trema leggermente e le mani che scivolano sul volante. "Sei l'unica persona in grado di curarmi, l'unica che mi ha fatto sorridere quando vedevo solo nero, l'unica che mi ha fatto capire che l'amore è una cosa troppo bella per farne a meno. Sei la persona più importante della mia vita e dopo la morte di mia nonna non avrei mai pensato di dirlo a qualcun'altra. Ti amo davvero, con tutto il cuore possibile" mi sussurra, per poi voltarsi verso di me ed incastrare i nostri occhi. "Fermati" gli chiedo, mentre lui mi guarda confuso. "Accosta la macchina, ti prego" aggiungo, mentre lui cerca la prima piazzola di sosta. Appena spegne il motore, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio con passione.
Trasmettendogli tutto l'amore che posso.
Non esiste più niente attorno a noi, persino il rumore delle macchina e la pioggia che batte forte sui vetri scompaiono. Ci siamo solo noi, le nostre lingue che si intrecciano, le labbra che si muovono in contemporanea e il rumore meraviglioso dei nostri baci. Così riusciamo a dirci tutto ciò che teniamo dentro, tutte le emozioni che a parole quasi sfocerebbero in un qualcosa di troppo superficiale.
I respiri sono terribilmente affannati, sarà che a stento abbiamo preso fiato, così rimaniamo per un po' con le fronti appiccicate, occhi negli occhi e nasi che si sfiorano.
"Ho voglia di fare l'amore con te, adesso" mi sussurra all'orecchio, mentre mi lascia un bacio sul collo e mi crea mille brividi. Senza pensarci due volte, mi siedo su di lui ed inizio a slacciargli la camicia, mentre le sue mani vagano su per le mie cosce, alzandomi il vestito in seta che indosso.
Ci sono mani tra i capelli.
Gambe che si incastrano.
Gemiti soffocati da baci.
Ci sono baci che tolgono il respiro e restituiscono vita.
Mani che esplorano.
Dita che si intrecciano.
Facciamo l'amore, quello vero, bello ed intenso come se fosse la prima volta. Che ogni maledetta volta scopriamo qualcosa di nuovo, esploriamo nuovi campi, sorridiamo di più. - o forse viviamo di più - "Fil -" lo richiamo, mentre sono ancora sopra di lui ed è appoggiato con la testa al sedile e gli occhi chiusi. " - Grazie, porterò questa canzone con me in ogni istante della mia vita e nessuno ha mai fatto un gesto così importante per me. Ti amo" gli sussurro, accarezzandogli il petto ancora mosso dal respiro affannato e percorrendo la lunghezza del tatuaggio a forma di serpente lungo l'addome. "Sei tu che hai reso la mia vita bella da morire, o forse da vivere a perdifiato" risponde lui, con due occhi ancora squagliati dall'orgasmo, talmente belli che mi accecano quasi stessi guardando il sole da vicino. "Sai perché ti amo? -" gli chiedo, mordendomi il labbro inferiore. Lui scuote la testa, sorridendomi furbamente e scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte. "Perché nei tuoi occhi mi sono vista migliore" gli confesso, notando il suo sguardo cambiare persino colore. "È - sei - hai detto una cosa meravigliosa" sussurra, balbettando leggermente.
E non smetterò mai di amare questo lato del carattere di Filippo: il suo volersi dimostrare forte e tenace, uno che non si piega mai, che non molla mai la presa, ma che infondo infondo è un bambino, tenero ed indifeso, uno che si stupisce davanti alle piccole cose e all'amore incondizionato.
Amo Filippo perché con me, non ha filtri di nessun tipo.
"E invece io ti amo per il modo in cui mi guardi, mi fai sentire speciale, io che ho sempre pensato di essere solo un casino, in grado di rovinare la vita a chi mi sta accanto" mi confessa sincero, mentre io lo bacio di nuovo.
Che tanto non ne posso fare a meno.
E in quella macchina, in una piazzola di sosta, in mezzo ad una strada trafficata, con la pioggia che batte forte sui vetri ed i nostri corpi nudi abbracciati, ci siamo fatti la più bella delle promesse.
Quella che profuma di eternità.
Anche se fa paura, anche se sarà difficile, anche se sembra una cosa immensa, sarà per sempre.
Per sempre.
Eternamente nostri.


Angolo autrice
Buonasera a tutti, come state?
Ecco un capitolo fresco fresco per voi, è appena uscito Giovani e riscrivendolo ho rivissuto le stesse emozioni di quel periodo speciale.
Ed è assurdo come dopo un anno Filippo sia di nuovo in Salento a scrivere per un nuovo capitolo della sua vita, per nuove canzoni che parleranno di lui, di noi e che saranno magia.
Ma bando alle ciance e ciancio alle bande...spero che la storia vi stia davvero piacendo, sto riscontrando un sacco di pareri positivi e mi commuovo sempre. Grazie anche alle mie amiche della visn per essere sempre presenti, per sostenermi, spronarmi e starmi accanto in questa avventura! Vi amo!
Ormai la storia sta giungendo al termine è solo a pensarci mi viene da piangere, quindi evito di farlo.
Vi aspetto nei commenti qui sotto, un abbraccio!
~R. 🦋

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