E grazie a te, tutto acquista un senso
Ludovica
Mi sveglio perché la luce del giorno entra dalle tapparelle e mi da fastidio agli occhi, interrompendo il mio sonno; fuori dalla stanza i rumori si iniziano a far sentire ed allora mi stropiccio gli occhi per dare un'occhiata all'orario. Prendo il telefono dal comodino e leggo che sono quasi le 14. Noto nelle notifiche parecchi messaggi da parte di qualche amico, di mia mamma e di alcuni membri della mia famiglia, ma decido di tentare di svegliarmi prima di rispondere. Mi giro verso Filippo e noto che sta ancora dormendo beatamente, con la testa persa nel mondo dei sogni e la bocca leggermente schiusa. Gli scatto qualche foto, poi apro Instagram e decido di pubblicare un post a cui tengo molto.
ludovica_
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ludovica_ La vita mi ha insegnato che la felicità ed il dolore camminano sempre di pari passo, come due rette parallele. Che per essere davvero felice devi aver conosciuto il dolore. Ecco tu mi hai insegnato che se credi davvero in un sogno, se una passione ti brucia dentro al cuore, non contano le volte in cui cadi, le porte in faccia, le sfide che la vita ti pone davanti; conta solo il coraggio e la voglia di non mollare mai. Qualche ora fa, quel nero di quell'anno orribile si è trasformato nel più bello degli arcobaleni ed io sono orgogliosa di te. Sono fiera della persona che sei, dei traguardi che stai raggiungendo, delle paure che stai affrontando e mi sento dannatamente fortunata perché ho la possibilità di amarti. Hai vinto, finalmente hai ricominciato a sorridere alla vita, ma questo è solo l'inizio amore mio.
Prendiamoci tutto ❤️ @irama.plume
Mando un messaggio a Lorenzo, avvisandolo che Filippo dorme ancora e che ci saremmo visti tra almeno un paio d'ore. Poi mi avvicino al mio fidanzato ed inizio a stuzzicarlo un po': gli soffio nell'orecchio, gli mordo delicatamente il lobo, gli scorro con le mie dita sottili sulla pelle nuda, inizio a scompigliargli i capelli e a fargli qualsiasi dispetto possibile. Lui continua a mugolare quasi sussurrando nel sonno, finché non apre un occhio e mi prende con forza per il braccio, attirandomi a sé, proprio vicino al suo petto. "Fil è tardi, dobbiamo alzarci." gli sussurro, mentre gli lascio un bacio tra le pieghe delle labbra. "Dai, ancora cinque minuti ti prego." mi prega, mentre tira su il lenzuolo, fino a ricoprirci completamente le teste. Resto per un po' a guardarlo, mentre le sue dita mi accarezzano un fianco e le mie scorrono sul suo viso, soffermandosi nei punti dove c'è una leggera punta di barba. Ha gli occhi ancora chiusi ed io sorrido lo stesso, che svegliarmi accanto a lui mi sembra una cosa tuttora così surreale. Poi li chiudo per qualche istante anche io e finisce che mi addormento di nuovo, con i nostri respiri al di sotto delle lenzuola bianche e le carezze che rallentano fino a fermarsi.
Mi sveglio di soprassalto dopo un po', apro piano gli occhi e vedo il viso di Filippo sorridente che mi sta guardando. "Buongiorno" mi sussurra, con la voce roca ancora impastata dal sonno. Mi avvicino ancora di più a lui e gli lascio un bacio sulla clavicola, mentre incastro le mie gambe tra le sue e allaccio le mie braccia dietro alla sua schiena. "Ora dovremmo veramente alzarci, sennò finiamo per passare tutta la giornata qui." gli dico, sbadigliando e chiudendo di nuovo gli occhi, stiracchiandomi un pochino. "Che poi non sarebbe proprio una brutta idea... -" sussurra, ribaltando le posizioni e mettendosi sopra di me nel giro di un millesimo di secondo. Io che sorrido scuotendo la testa e lui che maliziosamente inizia a baciarmi il corpo nudo. " - Eh no, anzi, è proprio una bella idea. Geniale oserei dire." continua a parlare, mentre le sue labbra si stanno muovendo lungo il mio ventre. Mi bacia profondamente, mentre si regge con le braccia appoggiandosi al materasso e striscia la sua erezione contro di me. "F - Fil" balbetto, ma il mio corpo non sembra reagire ai miei pensieri. - oh, anzi sembra non dargli nemmeno ascolto - Inizio a baciarlo anch'io con passione, le mie mani perse tra i suoi capelli arruffati e una voglia matta di lui che cresce dentro di me. "Fil - dai Fil fermati. Non adesso, dobbiamo raggiungere Lori." sussurro, soffiando sulle sue labbra. "Non fermarmi ti prego, ho voglia di te. Domani - Dio, domani sarà già finito tutto." mi dice triste, mentre alla fine della frase la sua lingua si incastra alla mia e mischia i nostri sapori. "Stasera. - Amore, stasera saremo solo io e te. Anch'io ho voglia di usare tutto il tempo a nostra disposizione, però non è giusto per Lorenzo." gli dico guardandolo teneramente negli occhi e accarezzando la sua testa appoggiata sul mio seno. Si alza in religioso silenzio e raccoglie i suoi boxer neri da terra per infilarseli, con un'espressione che sarebbe in grado di intristire chiunque. Mi avvicino a lui, il mio corpo ancora avvolto nel lenzuolo bianco, mentre con una mano gli solletico scherzosamente la schiena ancora nuda. "Piccolo nano. - Ehy, ragazzo con le piume, dico a te." gli sussurro sorridendo, ma lui rimane inerme. Non parla, non si muove, si limita solo a respirare. "Sei molto arrabbiato?" gli chiedo avvicinandomi ancora di più e lasciando qualche bacio sulle sue spalle, mentre le mie mani lo cingono forte. Lui si volta, giusto per farmi ammirare il profilo del suo viso e accenna un timido sorriso. Lo guardo per alcuni secondi: gli occhi assottigliati fino a scomparire, quelle rughette attorno ad essi, il sorriso perfetto e tremendamente suo. - ed ogni volta mi innamoro sempre più -
"Stasera sei solo mia però." mi sussurra sicuro, lasciandomi un bacio a fior di labbra e raccogliendo i suoi pantaloni dal pavimento. "Mi passi i miei slip?" gli chiedo, appoggiandomi alla sua schiena con tutto il peso del mio corpo. "No. No. Ludo, così ca -" esclama Filippo, mentre cerca di non scivolare giù dal materasso. "- do" finisce la frase, ritrovandosi sul pavimento con il mio corpo spalmato sul suo ed io che non smetto di ridere di gusto. Anche lui scoppia subito a ridere, con le labbra che si muovono al ritmo delle nostre risate ed i nostri occhi che non riescono a staccarsi da quelli dell'altro. Quelle risate di cuore, irrazionali, che lo stomaco quasi brucia e il respiro sembra mancare talmente spesso che hai paura sparisca per sempre.
Le risate da cuore leggero.
"Scusami." gli dico, accarezzandogli una guancia e mordendomi delicatamente il labbro inferiore. "Mi sono fatto male." risponde imbronciato e socchiudendo gli occhi in un'espressione fintamente dolorante. - che sembra un bambino che finge solo per avere qualche coccola in più - "Dove?" gli chiedo. "Qui?" gli sussurro mentre gli bacio la clavicola. "Oppure qui?" mentre scendo verso l'addome. "Forse qui." gli dico risalendo ancora e appoggiando le mie labbra al suo collo. "Anzi no, sicuramente qui." gli dico ancora mentre le mie labbra sono appoggiate vicino all'elastico dei suoi boxer. "Ti rendi conto che stai mettendo alla prova i miei ormoni, vero?" mi chiede lui ed io mi limito a sorridergli in modo beffardo. "E sai anche che non riescono a resisterti, vero?" chiede di nuovo, mentre le sue mani iniziano a vagare per la mia schiena nuda ed i suoi baci si fanno sempre più intensi.
Che il suo sapore è davvero qualcosa di magico, di assurdamente indescrivibile. Sa un po' di cielo velato, con qualche nuvola al sapore di zucchero filato, un po' di aria di mare, mischiata all'odore di pini e sabbia fine, sa anche di luna park, di montagne russe e mal di stomaco, di orsetti gommosi e luci colorate.
Forse sa...ecco si, sa d'amore.
Restiamo qualche minuto ancora sul pavimento, mentre i respiri si fanno più accelerati e nell'aria si percepisce chiaramente la voglia che abbiamo l'uno dell'altra; ma qualcuno che bussa alla porta della stanza rovina i nostri piani. Filippo sbuffa contro le mie labbra, ma i suoi muscoli non accennano a muoversi e tantomeno lui ad ad alzarsi, continua solo a baciarmi senza lasciarmi modo di parlare o di avvicinarmi alla porta. "Siete svegli? Oh, ci siete? Filo? Ludo?" sentiamo dei sussurri dall'altra parte della parete e, appena riconosciamo la voce di Lorenzo, scoppiamo entrambi a ridere. Mi alzo in fretta, infilo la camicia di Filippo e tiro su i capelli in uno chignon disordinato. - così da rendermi almeno presentabile - Il mio fidanzato indossa il pantalone della sera precedente e nasconde i vestiti sparsi per terra al di sotto del letto, prima di andare ad aprire al nostro amico. "Sempre nei momenti meno opportuni. Buongiorno Galli." lo saluta Filippo indossando un sorriso falsissimo, mentre io scoppio a ridere e cerco di trattenermi mettendo una mano davanti alla bocca. "Ecco perché nessuno mi caga da ore intere... -" dice passando il suo sguardo da me al suo amico e notando il nostro abbigliamento un po' poco coperto. "- Grazie, è sempre bello scoprire di avere così tanta importanza nella vostra vita." dice sconsolato, appoggiandosi alla parete della stanza. "Ma povero piccolo Lori." gli dico avvicinandomi a lui e lasciandogli un bacio nella guancia. "Ma smettila che se non fossi venuto a bussare non mi avreste nemmeno tenuto in considerazione...Vi ho riempiti di messaggi e chiamate." dice con un tono di voce triste, ma che purtroppo fa scoppiare me e Filippo a ridere. "Oddio i nostri telefoni si saranno rotti all'improvviso, p forse saranno esplosi...non abbiamo proprio sentito nulla, non ti stavamo ignorando." dico fingendo di essere seria, anche se il mio tono di voce risulta essere troppo ironico. "La mia era astinenza seria, caro Loris." gli sussurra il mio fidanzato, poco prima di attirarmi verso di lui e di baciarmi il collo. "Se magari la finite di stare appiccicati e ce ne andiamo da qualche parte insieme sarebbe meglio. Non ho ancora intenzione di diventare zio per ora, grazie." dice lanciando un pacchetto di sigarette tra me e Filippo, che siamo purtroppo costretti a dividerci per raggiungerlo in balcone. Restiamo lì per alcuni minuti: io seduta in braccio a Filippo, mentre Lorenzo è appoggiato alla ringhiera, tre sigarette rigorosamente tra le labbra e un sacco di chiacchiere in sottofondo. - che questi momenti mi stavano mancando come l'aria dentro i polmoni -
Dopo aver passato un po' di tempo noi tre insieme, cosa che mi sembrava di non fare da più di un secolo, rientriamo in stanza. Io ne approfitto per prepararmi, mentre Filippo si perde a rispondere a qualche messaggio di Simone. "Cazzo, Simo mi ha chiamato ventisette volte." dice ridendo, mentre io, con la bocca ancora sporca di dentifricio, controllo il mio telefono e gli dico che ha tentato di mettersi in contatto anche con me per quindici volte. "Povero Simo..." gli sussurro dal bagno, mentre do una passata di gloss brillante sulle mie labbra. "Oh ma povero Simone...-" mormora Lorenzo con un modo di fare particolarmente teatrale. "- Lui vi fa pena, di me invece chissene importa." aggiunge, ancora una volta sottolineando il fatto che non ci siamo preoccupati minimamente di lui. "Mamma mia Lori, hai mai pensato di fare l'attore di teatro? Hai una dote, una carriera già avviata al Piccolo di Milano." gli rispondo io, sporcando un po' il suo naso con del rossetto rosso acceso. "Ecco, ad esempio, potresti iniziare dalla scena in cui esci dalla camera dei tuoi amici e vai a prepararti nella tua, che ne dici? Esprimi il tuo talento." gli dice Filippo scherzosamente, mentre lo spinge per farlo uscire dalla stanza. "Tra dieci minuti nella hall." sussurra Lorenzo, poco prima che il mio fidanzato lo chiuda fuori.
Finiamo di sistemare le ultime cose in valigia, sapendo benissimo che domani mattina non ci sarà nemmeno il tempo di svegliarci con calma, che già dovremmo correre in aeroporto. - veloci. Senza perdere tempo. Forse resterà solo quello di un bacio. Un po' sospeso. Veloce -
Raggiungiamo il centro di Roma per passare il resto del pomeriggio in compagnia di Simone, Emma ed Alessandro che ci ha raggiunto oggi; mentre Einar ha deciso di passare la giornata con la sua fidanzata, visto che da domani inizierà anche lui a girare l'Italia e non riusciranno a vedersi per molto tempo. Entriamo in una gelateria molto carina un po' fuori dal centro, anzi piuttosto in periferia, perché ovviamente girare con Filippo, Simone ed Emma non risulta più una cosa semplice. Io e Lorenzo abbiamo appena preso il nostro enorme gelato e stiamo aspettando gli altri tre fuori; ma nel giro di cinque minuti veniamo letteralmente invasi da un sacco di persone, che li accerchiano per fare qualche foto insieme a loro. Filippo mi lascia velocemente il suo gelato mormorando qualcosa che non capisco, ma non faccio a tempo a fermarlo che sta già sorridendo ad una bambina che gli sta chiedendo una foto e, tempo qualche millesimo di secondo, si allontana perdendosi nella confusione di quegli istanti. Mi siedo sconsolata al tavolino all'esterno, mentre Lorenzo si avvicina a me e finiamo il gelato insieme, in religioso silenzio. - anche se lui tenta in ogni modo di strapparmi un sorriso - Il cono gelato di Filippo mi si sta sciogliendo tra le dita ed allora mi avvicino al cestino e, visibilmente scocciata, lo butto tra la spazzatura. - anzi, forse, proprio lo fiondo tra l'immondizia con rabbia - "Che succede?" mi chiede Lorenzo vedendo l'espressione dipinta sul mio viso. "Nulla." rispondo seria, scuotendo la testa rassegnata. Mi accendo una sigaretta e d'improvviso il vociare attorno a me scompare, - resta solo il silenzio insopportabile - anche se posso sentire chiaramente lo sguardo di Lorenzo bruciarmi addosso, peggio del sole di giugno che riempie il cielo. - e mi lascia sempre stupefatta il suo modo di percepire appena qualcosa non va, appena un dettaglio mi sfugge di mano e non riesco a riacciuffarlo - Filippo, Simone ed Emma non riescono nemmeno a prendere fiato tra una foto e l'altra, tanta è la calca di gente che gli gravita intorno. - voci, voci, ancora voci e grida e risate e felicità che sovrastano il silenzio della mia testa. Il silenzio di cui avrebbe bisogno la mia mente - Dopo parecchi minuti, la coppia di fidanzati raggiunge finalmente me e il mio amico per sedersi al tavolino e concedersi un po' di relax. Simone si accende una sigaretta ed inizia a commentare euforico questa esperienza, si scambia qualche confidenza con Lorenzo, mentre anche Emma cerca di intervenire con il suo italiano ancora acerbo, mischiato alle sue sfumature maltesi. Io continuo solo a fissare Filippo che non riesce nemmeno ad alzare la testa, stringo forte i denti in bocca cercando di non far notare la mia rabbia, ma non riesco a nasconderla. - non a loro almeno - Mi accendo quella che sarà la quinta sigaretta e mi limito solo ad osservarlo, come fosse un puntino sparso nell'infinità dell'universo, quasi avessi paura che se lo perdessi di vista rischierei di non ritrovarlo più. - che è il mio motivo di orgoglio più grande, ma allo stesso tempo tutto questo sta togliendo del tempo prezioso a noi. A me e a lui. -
Due ragazze molto giovani passano accanto al nostro tavolo e, non accorgendosi della mia presenza, fanno alcuni commenti poco gradevoli su di me e sulla mia relazione con Filippo, affibbiandomi ogni tipo di insulto ed aggiungendo che non merito di stare accanto ad una persona meravigliosa come lui. Guardo fisso negli occhi di Lorenzo e sento la rabbia corrodermi la bocca dello stomaco fino a salire in gola, sento la bile percorrermi l'esofago fino ad arrivare in bocca e capisco di dover fare qualcosa. - qualsiasi cosa pur di non pensarci, pur di non lasciar sfuggire le lacrime che tentano di uscire dai miei occhi - "Io vado a farmi una passeggiata, non ho più voglia di stare seduta qui ad aspettare. Quando Filippo è pronto magari mi raggiungete. Scusate." dico di fretta, mentre la mano di Lorenzo mi blocca il polso. La sua mano stringe la mia pelle ed io mi limito a guardarlo, forse con quei due occhi che parlano da soli, visto che solo qualche millesimo di secondo dopo lascia la presa e mi dona la possibilità di andare. - via -
Irama
Mi intrattengo ancora qualche minuto con l'ultimo gruppetto di persone, specialmente con una bambina che sembra non volermi lasciare andare e che ha due occhi talmente belli da avermi squarciato l'anima. Dopo ore intere trovo finalmente il tempo di tirare un respiro e mi avvicino al tavolo dei miei amici, facendo qualche battuta sul gelato e sulla malsana idea di venire a passeggiare per Roma proprio oggi. Noto che i tre non sorridono, anzi continuano a guardarsi tra loro, ma più di tutto mi colpisce lo sguardo spento e deluso di Lorenzo che sembra parlarmi anche senza l'uso di parole. "Ludo dov'è?" chiedo tranquillo, senza ottenere alcun tipo di risposta da parte degli altri. "Vi ho fatto una cavolo di domanda, si può sapere dove è finita?" chiedo ancora, questa volta lievemente irritato. A quel punto Lorenzo decide di rispondermi in maniera piuttosto seccata, dicendomi che ha deciso di andare a fare una passeggiata da sola qualche minuto prima.
Sfilo il telefono dalla tasca dei jeans ed inizio a chiamarla.
Uno squillo,
due squilli,
poi tre,
quattro,
cinque.
Niente da fare.
Sbuffo ed inizio a camminare avanti ed indietro tra i tavolini della gelateria, con una mano tra i capelli e l'altra che nervosamente digita qualche messaggio da inviarle. Provo a richiamarla ancora, sotto lo sguardo nervoso di Lorenzo e quello imbarazzato dei miei amici. "Pronto." risponde seria, con un tono di voce talmente freddo che è in grado di farmi rabbrividire, nonostante il sole rovente di giugno. "Ma dove sei?" le chiedo cercando di trattenere il mio visibile fastidio e non farlo scoppiare. "In giro." mi risponde secca. "Ludo, mi dici esattamente dove sei così ti raggiungo e ne possiamo parlare?" le chiedo più dolcemente. Lei esita qualche secondo, sbuffando nervosamente, ma in modo impercettibile. "Sono appena infondo alla strada. C'è un negozio di caramelle sulla destra, lo vedete. Vi aspetto qui." dice pochi secondi prima di chiudermi la chiamata in faccia. Avviso i miei amici ed insieme decidiamo di raggiungerla subito. Io accelero il passo in modo da arrivare il più in fretta possibile, mentre i tre rimangono poco più indietro a fare qualche battuta e a sorridere spensierati.
È seduta su una panchina, il sole che le riscalda la pelle già dorata, la testa china che fissa i piedi poggiati sull'asfalto romano e i riccioli che le ricadono sul viso. - sorrido spontaneamente, come per riflesso, che mi passa tutta la rabbia, che appena la vedo mi sento felice, che tanto mi basta lei. - Mi avvicino lentamente per non spaventarla, mi fermo davanti a lei, che alza di scatto gli occhi appena riconosce i miei anfibi neri opachi sui sanpietrini. "Gli altri dove sono?" mi chiede infastidita, mentre continua a guardare dietro di me pur di non incrociare il mio sguardo. "Credo si siano fermati in un bar per un aperitivo, ci aspettano lì." le rispondo, ma quasi non faccio a tempo a finire la frase che mi interrompe bruscamente. "No. Io me ne torno in hotel. Non ho fame, né tantomeno sete e soprattutto non ho voglia di essere assalita di nuovo da milioni di persone che stravedono per il vincitore di Amici." mi risponde secca alzandosi dal muretto e avviandosi verso la strada opposta, rispetto a quella da cui sono appena arrivato. La rincorro e la fermo subito trattenendola per un braccio, - che non so nemmeno cosa dire, che ogni parola potrebbe essere sbagliata, che ha ragione lei, che questo doveva essere il nostro pomeriggio, il nostro tempo insieme ed invece mi è sfuggito tutto di mano - "Lo so che è difficile...Non - Non ci sono abituato io a tutto questo, figurati tu. Però ti prego - ti prego, non rovinare quest'ultima serata prima della partenza. Non so quando ti rivedrò, non so se saranno due giorni oppure quaranta quindi ti prego cerchiamo di goderci ogni istante." le dico sincero, mentre mi avvicino al suo viso e lo prendo tra le mani, accarezzandole le guance con le dita. "È che - Dio, non mi abituerò mai al fatto che la nostra vita è cambiata radicalmente, che dovremmo rinunciare a fare un sacco di cose che prima ci sembravano solo semplice normalità, che ora non sei - si insomma, non sei più solo mio, ma ti devo dividere con un trilione di persone che a stento ti conoscono e che di te, di noi non sanno nulla - niente di niente. " Io le sorrido dolcemente, che è così bella quando mostra le sue fragilità e mi permette di entrarle dentro al cuore, nella parte più intima, più nascosta, più sua. "Non mi va di litigare con te." le sussurro all'orecchio, mentre le scosto una ciocca di capelli che le si è attaccata al collo. "Neanche a me, lo sai. Scusa. So - sì, so che sarebbe più facile parlartene senza cercare di tenermi sempre tutto dentro però - boh non so, però -" la interrompo per lasciarle un bacio a stampo. "Però ti conosco e so che reagisci così, che indossi lo scudo e ti estranei dal mondo attorno." le dico cercando il contatto con la pelle delle sua braccia, lasciate scoperte dal vestito leggero che indossa. Ci stiamo baciando appassionatamente, la sua lingua che danza assieme alla mia, che sento il suo profumo in gola, che mi invade il cervello e lo manda in tilt, che tanto riesco solo a sorridere come un ebete quando sto con lei. Qualche secondo dopo smettiamo di baciarci e scoppiamo a ridere per una delle mie orribili battute, quando vedo poco distante una bambina che avrà sì e no otto anni, accompagnata da una ragazza sui diciotto anni che dalla somiglianza sembra essere sua sorella.
Mi guardano per qualche secondo intimorite, mentre io tengo per mano Ludovica e sorrido nella loro direzione, perché capisco benissimo che vogliono parlarmi ma non hanno il coraggio di avvicinarsi ed interromperci. "Ciao, scusa faresti una foto con noi?" mi chiede la più grande, mentre la piccolina continua a fissarmi incredula e con gli occhi azzurri pieni di luce. Io sorrido ed annuisco con dolcezza, mentre Ludovica si offre per scattarci qualche foto insieme. Appena finiamo l'ultima, la bambina mi attira forte a sé ed allaccia le sue braccia alla mia vita, con un'emotività tale che quasi mi fa commuovere. - tanto che mi giro istintivamente ad osservare la mia fidanzata, così da farle capire quanto sono lucidi i miei occhi - "Principessa...sei un'amore." le sussurro prendendola in braccio e stringendola forte a me, dandole qualche bacino sulla tempia. Restiamo qualche minuto a parlare con le due, mentre la ragazza più grande di nome Camilla, mi racconta che è una di quelle persone che ci sono sempre state, che hanno sempre creduto in me anche quando gli altri sembravano avermi dimenticato e anche quando io stesso l'avevo fatto. La stringo forte ancora una volta, ringraziandola di esserci da sempre, di aver aperto una fanpage su di me su Instagram e di dedicarmi così tanto tempo. "È che tu, inconsapevolmente, con la tua musica hai saputo esserci, mi sei stato vicino in momenti orribili senza nemmeno conoscermi, hai saputo capirmi anche quando io stessa stentavo a farlo. Insomma, credo - sì, ecco credo che fare musica significhi proprio questo: arrivare dritto al cuore delle persone." mi lascia un bacio nella guancia, mentre la sua sorellina scende dalle mie braccia e le da la mano. Camilla si avvicina a Ludovica e la guarda come a volerle dire qualcosa, come se sapesse persino cosa dire, ma il suo cervello cercasse di bloccarla. "Grazie." le dice semplicemente. La mia fidanzata le sorride per riflesso, con gli occhi che si stringono talmente tanto da diventare due piccole fessure dorate. "Nessuno te lo dirà mai, anzi, forse la maggior parte delle ragazze che lo seguono saranno sicuramente gelose del vostro rapporto, di te, di lui...come - come se fosse loro proprietà. Ecco io, - io so da quanti anni stai con Filippo. Ho visto crescere il vostro amore giorno dopo giorno, ho visto Filippo pubblicare foto con te man mano, prima i piccoli dettagli della tua presenza, poi sempre di più, fino a rivelarci il tuo bellissimo viso e la meravigliosa persona che sei. Ho visto quanto avete combattuto pur di stare insieme, quante cose terribili avete passato, quanto vi siete accettati a vicenda, pregi e difetti compresi. Ho visto la vostra storia spegnersi, la fiamma affievolirsi come la felicità negli occhi di Filippo e ci sono rimasta male, tanto. Non c'eri più tu ed assurdamente era scomparso anche lui. Insomma - si, ho imparato a conoscerti proprio come ho fatto con Filippo: con calma, attimo dopo attimo e penso che nessuno potrebbe mai stare al suo fianco se non tu. Perché i suoi occhi brillano in quel modo solo quando si parla di musica o quando si tratta di te."
Dopo aver salutato le ragazze, torniamo dagli altri e li raggiungiamo in un bar molto bello: ha una sala interna piena di piante verdi, con dei divanetti bianchi in rattan ornati da bellissimi cuscini e tantissimi fili di luci colorate che sembrano quasi formare un cielo stellato sopra le nostre teste.
Chiacchieriamo come forse non facevamo da secoli, tutti insieme come ai vecchi tempi, come se le lancette dell'orologio non si fossero mai mosse e il tempo avesse deciso di restare in stand-by. Non c'è nemmeno bisogno di alcol per animare la serata, praticamente scoppiamo a ridere ad ogni parola, con Simone nei paraggi poi pare impossibile non farlo; che l'aria sembra prendere il profumo della spensieratezza e per un attimo dimentico persino che tra ventiquattro ore sarò atterrata già in una della capitali europee e dovrò fare a meno di tutto questo. "Chissà se prima o poi riuscirete ad avere un po' di privacy..." dice Lorenzo sorseggiando un po' della sua birra bionda, mentre lancia uno di quegli sguardi complici a me e a Filippo come a dirci 'la conosco troppo bene ormai'. Io scuoto la testa divertita dalla sua affermazione e appoggio le labbra alla sigaretta che tengo tra le dita, per aspirare un po' di nicotina. "Forse se andiamo in un'isola sperduta nell'oceano, in uno di quegli atolli paradisiaci dove esiste solo sabbia bianca, palme verdi e il mare cristallino potremmo farcela." risponde Filippo divertito, mentre io sorrido e penso che sono proprio fortunata ad avere intorno gente che mi ama così, che sa capirmi anche quando non ho voglia di parlare, quando mi arrabbio e penso solo a scappare da tutto e da tutti, che riescono a decifrare il mio silenzio rendendolo comprensibile. - che traducono le mie emozioni e ci si immedesimano dentro, che a volte ci annegano, a volte ci nuotano, ma l'importante è che ci respirano -
Torniamo in hotel dopo aver passato una serata al ristorante insieme ai nostri amici più cari, a cui si sono aggiunti poi Andrea, Giulio ed Alessandro che hanno deciso di fare una toccata e fuga nella capitale italiana per salutare il vincitore prima dell'inizio del periodo stressante degli instore.
Sto sistemando alcune cose in bagno, mentre Filippo si sta facendo una doccia veloce, così da avere più tempo da passare insieme domani mattina. Esce dalla doccia e avvolge l'asciugamano dal classico colore bianco tipico degli hotel, alla vita lasciando intravedere quella forma a V che prende il suo addome nella parte bassa. Rimango per qualche secondo ad osservarlo dal riflesso dello specchio, finché non si avvicina e mi stringe da dietro, poggiando le sue labbra screpolate sulla curva delle mie spalle. "Come faccio?" mi chiede con la voce pensierosa e uno sguardo abbattuto, con il mento appoggiato alla mia spalla. "Tra qualche ora finirà tutto, - Cristo come faccio per tutti questi mesi?" mi chiede di nuovo, io mi volto e lo osservo negli occhi per qualche istante, sospirando pesantemente. "Me l'hai detto tu in quella lettera, ricordi?: i nostri cuori riescono a riempirsi di talmente tanto amore mentre siamo insieme, che sanno farselo bastare." mi guarda intensamente con gli occhi spenti e abbattuti, io gli accarezzo dolcemente il viso, che lui poggia sulla mia mano. "Fili, non passerà tanto tempo, vedrai. Riusciremo ad incastrare il tutto e a viverci il più possibile." gli sussurro, lasciando che il suo viso si incastri perfettamente nella curva del mio collo. "Facciamoci una promessa, ti prego." mi dice serio, alzando il viso e incastrando i nostri sguardi. "- So che saremo lontani, che tu sarai stanca ed io sarò stremato da tutto; però ti prego promettimi di esserci costantemente, di raccontarmi tutto ciò che succede, ogni minimo dettaglio e di ascoltarmi. Però - però aspetta amore, più di tutto promettiamoci di fare qualsiasi cosa pur di vederci , anche solo per qualche misera ora, di fare la pazzia e prendere un aereo solo per una notte, solo per raggiungerci ovunque. Ho troppo bisogno di te per riuscire a farne a meno proprio ora." io mi limito a sorridergli, per poi far scontare le nostre labbra in un bacio, che però lui non ricambia subito. "Lulù promettimelo." mi chiede, quasi mi supplica, con due occhi talmente lucidi da farmi venire la pelle d'oca. "Te lo prometto Fil, te lo prometto."
Dopo alcuni minuti i baci cominciano a farsi più intensi, a spargersi per tutto il corpo, i respiri che si affannano e si rincorrono a vicenda. Il suo asciugamano cade ben presto sul pavimento di colore celeste, lasciando il corpo sensuale di Filippo completamente nudo e ancora leggermente bagnato dall'acqua della doccia. Mi solleva per le cosce e mi poggia sul mobile del lavabo in marmo, mentre la mia maglia finisce vicino all'asciugamano ed i miei seni vengono ben presto coperti dai suoi baci eccitanti. E mi sembra assurdo ritrovarci di nuovo qui, nella stessa stanza d'hotel di qualche mese fa, con la consapevolezza che tutto ciò ci mancherà, che ne dovremmo fare a meno per chissà quanto tempo, che il mio cuore continuerà a battere al suo stesso ritmo ma a centinaia di chilometri di distanza. Di lì a pochi minuti mi ritrovo sdraiata nel pavimento del bagno, Filippo sopra di me e i nostri corpi nudi che sembrano desiderarsi talmente tanto da creare delle vere e proprie scintille di fuoco. Le piastrelle fredde del bagno che, a contatto con la pelle della mia schiena, mi fanno rabbrividire o forse è il desiderio che arde dentro di me o l'emozione di questo momento. - o forse è soltanto la sensazione meravigliosa di sentirlo dentro di me -
All'improvviso la porta del bagno si spalanca e rivela la figura di Lorenzo. Succede tutto così in fretta che non abbiamo nemmeno il tempo per collegare il cervello e metterlo in moto, che ci coglie sul fatto completamente nudi e intenti a fare qualcosa che non ha sicuramente il sapore del
"Porca puttana Lorenzo!" urla Filippo arrabbiato, mentre con un piede da un calcio alla porta del bagno e la chiude. La porta in legno sbatte furiosamente, mentre Fil si alza in piedi ed inizia a vestirsi in fretta, permettendomi di fare lo stesso. "Scusatemi. Scusatemi vi prego." continua a ripetere il nostro amico dall'altra parte con un tono di voce misto tra il dispiaciuto e il divertito, soffocando di tanto in tanto qualche risata. "Mi dispiace." mi sussurra Filippo, mentre sono davanti allo specchio intenta a legarmi i capelli. Io mi limito a sorridergli tranquilla, per poi prenderlo per mano ed uscire dalla stanza insieme. Filippo e Lorenzo incrociano i loro sguardi per qualche secondo, che sembrano parlare da soli e l'aria all'interno della camera si raggela all'istante. Il mio fidanzato lo guarda serio, con due occhi in grado di freddare qualsiasi cosa, mentre il nostro amico a stento riesce a trattenere le risate, ma cerca di farlo il più possibile perché sa che Filippo è ancora troppo arrabbiato per perdonargli il gesto di poco fa. "Mi dici come cazzo hai fatto ad entrare?" gli chiede Filippo spazientito, mentre si accende una delle sue fedeli Camel blu. "Avevo la tessera di Ludo...l'ha - l'ha dimenticata prima nella mia stanza quando abbiamo fumato ed ho pensato di riportarvela...Approfittando anche del fatto che mi servivano le sigarette perché le ho finite." sussurra Lorenzo a mezza voce, con un tono appena udibile, come se avesse paura di innescare in Filippo una miccia, che potrebbe presto esplodere in una reazione estremamente rabbiosa. Vedo il mio fidanzato trattenere il respiro per qualche secondo e lo conosco talmente bene che so che sta per scoppiare e, purtroppo, so anche che sarebbe in grado di dire cose di cui si pentirebbe tra poco. "Dai Fil, non è successo niente di grave...è dispiaciuto non lo vedi?" gli dico sedendomi sulle sue gambe e accarezzandogli dolcemente la schiena. "Ti ha vista nuda, cazzo. Questo lo capisci, si?" risponde lui seccato, mentre si infila tra le labbra un'altra sigaretta e la fuma nervosamente. Io guardo Lorenzo sgranando gli occhi, mentre ci mordiamo il labbro per evitare di scoppiare a ridere in faccia a Filippo. "Filo, credimi che Lori mi ha vista in condizioni ben peggiori...mi è stato vicino quando davvero ero un mostro. Poi comunque è come se ci conoscessimo da una vita, è davvero come fossimo fratelli quindi non è successo davvero nulla." gli ripeto guardandolo fisso negli occhi. "Dai, fate pace che quello a tratti non respira più dalla paura di aver fatto una stronzata troppo grossa." lo incito, indicandogli con un cenno della testa Lorenzo seduto sul bordo del letto, con lo sguardo rivolto al pavimento.
Dopo qualche minuto i due amici sono già a chiacchierare fuori in balcone come se non fosse successo nulla, come sempre, tra una sigaretta, una birra ghiacciata e tante risate. "Torno a letto va, che la sveglia domani suona presto. Buonanotte gelosone." dice sconsolato Lorenzo mentre ruba il mio pacchetto di sigarette e si chiude la porta alle spalle. "- Ah...comunque...non sei niente male Ludo." aggiunge rientrando un secondo dentro, schiacciando l'occhio nella mia direzione, poco prima che Filippo prenda uno dei suoi anfibi e glielo tiro addosso. Rientriamo dentro anche noi, ma non faccio neanche a tempo a dire a Filippo che ormai si è fatto davvero tardi, che mi interrompe furbescamente. "Dove eravamo rimasti noi?" mi chiede con uno sguardo malizioso, mentre le sue dita scorrono sull'elastico delle mie mutandine in pizzo. Pochi istanti più tardi, i nostri indumenti sono sparsi sul pavimento ai lati del letto e i nostri corpi si muovono al di sotto delle lenzuola bianche.
Irama
La osservo mentre il suo petto si muove ancora in modo irregolare, il suo respiro è affannato, ma ha dipinto in viso un sorriso di quelli troppo belli da essere veri. Mi guarda per qualche istante anche lei, finché non sale a cavalcioni su di me ed infila una mano tra i miei capelli. "Amore, dammi un attimo di respiro però...di questo passo domani neanche mi alzo." le dico con un tono di voce sfinito, lasciandomi andare sul materasso, mentre lei scoppia a ridere e tira leggermente la testa all'indietro. "Ora è il momento del riposo, Fanti. Volevo solo fare un appunto: i tuoi capelli sono davvero orribili." mi dice con lo sguardo schifato, mentre cerca invano di sistemarli meglio con le mani. "Cosa hanno che non va?"
"Filippo fanno cagare. Punto. Dove è finito quel bel ciuffo che avevi? O meglio ancora quei ricciolini così teneri?" mi chiede affranta, mentre le sue labbra si piegano all'ingiù e assume la tipica espressione da bambina piccola. "Invece mi stanno bene, cioè mi piaccio molto." le dico sicuro, allungando la testa per guardarmi allo specchio posizionato di fronte al letto. "Maria, tu ti piaci molto tipo sempre. Non vale, sei la persona più egocentrica che conosco. Ti giuro, quando eri al serale e li hai tagliati così ero tentata di lasciarti in tronco...senza nemmeno darti una spiegazione valida, che lo scempio che hai in testa mi sembra parli già abbastanza da se." mi dice seria, mentre continua a guardare inorridita i miei capelli. "Comunque avresti potuto farlo. Con questo taglio rimorchio un sacco di donzelle, dovresti vedere come mi guardano agli instore..." le rispondo furbescamente. Lei si limita ad osservarmi per qualche secondo, finché non inizia a darmi forti pugni sul braccio o sul petto. Faccio presto a ribaltare la situazione ed inizio a farle il solletico ovunque, che lei lo odia a tal punto da smettere persino di respirare normalmente. Poco dopo riesce a liberarsi dalla presa e si alza in fretta dal letto, iniziando a correre per la stanza, nel vano tentativo di sfuggirmi, ma appena la raggiungo cadiamo a terra insieme. Io sono sopra di lei, le mie mani appoggiate ai suoi fianchi che le sfiorano la pelle nuda e la fanno ridere di gusto, talmente forte che spesso cerco di coprire i suoi gridolini con qualche bacio. Continuo per un paio di minuti ad infastidirla, finché le mie mani non prendono ad accarezzarla e lei inizia a calmare il suo respiro, regolarizzandolo. "E quindi è davvero finita." mi dice lei, mentre mi scosto da un lato e poggio la mia mano sul suo fianco. "Già." mi limito a risponderle, senza parole per continuare oltre. - che non sono in grado di dare pace al mio cuore, figuriamoci al suo -
Ma tempo qualche minuto, nemmeno ce ne rendiamo conto che ci addormentiamo sul pavimento fresco dell'albergo, una affianco all'altro, il mio braccio a reggerle la testa e i nostri respiri che si mischiano cullati dalla melodia di Morfeo.
Ludovica
Sono passati un po' di giorni oramai da quando Filippo è partito per gli instore ed io sono tornata a Parigi per finire il mio progetto fotografico. Mi manca davvero tanto, pensavo che l'esperienza di lontananza ad Amici ci avesse insegnato a stare meno male quando subiamo queste separazioni forzate, ma purtroppo noto che non è così.
Ci sentiamo appena abbiamo un attimo di tempo, appena il lavoro ci lascia il tempo di respirare, per non parlare della notte che la passiamo interamente a parlare in videochiamata - un po' come ai tempi del pomeridiano - e spesso ci addormentiamo così. Ogni mio pensiero va a lui ed ogni suo secondo libero è dedicato a me. Vorrei solo avere la possibilità di stargli accanto maggiormente, talvolta è stanco o arrabbiato e so che aspetta solo che arrivi la sera per avere un po' di tranquillità e sfogarsi con me, ma siamo in due paesi diversi e non è mai facile esserci, sentirsi vicini, capire che i cuori restano connessi.
Sono in pausa pranzo e sento il trillo di un messaggio nel telefono appoggiato sul tavolino. Lo prendo e appena leggo il suo nome mi si dipinge un sorriso in viso spontaneo.
Sono appena atterrata a Milano, Filippo non ne sa nulla, ma insieme a Lorenzo gli abbiamo organizzato una bella sorpresa. In questi ultimi giorni è parecchio giù di morale, la stanchezza inizia a farsi sentire, le responsabilità sono tante, gli eventi si stanno accumulando ed il viaggio è appena cominciato.
L'autista che accompagna di solito Filippo ed il suo team, mi ha appena portata nel luogo dell'instore ed ora non resta altro che aspettare il mio turno con calma. Alcune ragazze molto simpatiche mi riconoscono, si avvicinano e mi chiedono con molto imbarazzo qualche foto, mentre io mi fermo addirittura a parlare con loro così da far passare il tempo in fila il più velocemente possibile.
Oggi il cielo è di un azzurro così intenso che sembra finto, il sole così caldo da crepare persino l'asfalto e qui ci sono così tante persone ad aspettarlo che quasi mi commuovo, che sono così orgogliosa di lui che vorrei urlarlo al mondo intero. Dopo qualche ora arriva finalmente il mio momento, arrivo vicino alle scalette e appena Rombo mi vede rimane stupito, lui non ne sapeva niente perché lo conosciamo abbastanza da sapere che non sa mentire per molto e avrebbe confessato tutto nel giro di qualche giorno. Filippo sta salutando un bambino, si accuccia a terra per essere alla sua altezza, poi lo fa sedere sulle sue gambe e lo riempie di teneri baci. - non so come sia possibile, ma ogni volta riesco ad innamorarmi un po' di più - Quel bambino è così dolce: tiene stretto il cd tra le manine, mentre cerca di mettere insieme qualche frase, nonostante il ciuccio che gli crea qualche difficoltà. Filippo non fa altro che sorridere e guardarlo, di tanto in tanto gli fa un po' di solletico sul pancino e lui di risposta continua a ridere con quella vocina così amorevole, che quasi vorrei poter fermare il momento e renderlo eterno. Il piccolo scende dal palco con la sua mamma e Filippo lo segue con lo sguardo fino a che non si volta nella mia direzione e mi vede. Rimane impietrito per qualche secondo, con un'espressione in viso davvero buffa: la bocca leggermente aperta e gli occhi sbarrati, con quel suo solito sorriso appena accennato. "Non ci credo..." sussurra, facendo avanti ed indietro con gli occhi tra me e Lorenzo che lo osserva divertito. "Ciao giovane." gli dico io avvicinandomi, cercando di essere il più discreta possibile, ma lui non riesce a trattenersi per molto. Mi prende per un polso e mi attira a se, posa le sue labbra sulle mie, mentre io sorrido e le persone che sono lì urlano talmente forte che mi sembra di sentire tremare persino il piccolo palco in cui siamo. "Sei completamente impazzito." gli sussurro sconvolta vicino all'orecchio, mentre sottolineo quello che ha appena fatto davanti a migliaia di persone. "Mi mancavi troppo, non me ne frega niente di ciò che potranno pensare." mi risponde lui accarezzandomi dolcemente una guancia. Poco dopo Andrea si avvicina, pregandoci di salutarci in fretta e lasciare spazio alle persone che stanno aspettando di incontrare Filippo. "Vai con Lori, ci vediamo tra poco in hotel." mi dice Filippo, poco prima di salutarmi con un bacio a stampo.
Mi sdraio sul letto insieme a Lorenzo, che si accende una sigaretta e controlla qualche canale in televisione, nel tentativo di ingannare l'attesa. "Sorpresa riuscita!" mi dice entusiasta, mentre appoggia la sua schiena alla testiera del letto. Io annuisco felice, ma lo vedo troppo pensieroso. Continua a girarsi nella mia direzione, come se volesse parlarmi di qualcosa ma non sapesse da dove cominciare. Apre la bocca per poi richiuderla nel giro di qualche millesimo di secondo, facendo semplicemente finta di dare un tiro alla sua sigaretta con nonchalance. "Oh dannazione, te lo devo dire. Basta." sussurra tra se e se, per poi voltarsi su un fianco ed allacciare i suoi occhi ai miei. - che devono aver assunto un'espressione particolarmente preoccupata - "Ho conosciuto una persona. Cioè - aspetta - in realtà la conosco da tanto però...-" inizia a confondere le idee, mentre io mi limito a sgranare gli occhi e a pretendere ogni singolo dettaglio della faccenda. "È - è Francesca, hai presente? La tua amica, quella con la passione per la fotografia." mi dice entusiasta, con gli occhi che brillano appena pronuncia il suo nome. "Francesca? La mia Francesca?" gli rispondo scioccata, mentre realizzo che in realtà sono anni che dico a Filippo che quei due sarebbero davvero una coppia perfetta. "Tu e Francesca? Ma da quando? Ma dove? Ma perché non ne so niente?" continuo a domandargli, mentre il moro se la ride divertito. "Ecco - allora - sì, insomma volevamo tenerlo per noi. Poi - poi, Filo non ne sa nulla e dovrei trovare il momento giusto per dirglielo. Però prima ho voluto parlarne con te perché sei ormai la mia migliore amica e - e in realtà, sei anche la sua e in questi casi un parere femminile è importante. Siamo usciti insieme qualche volta e mi sono trovato davvero bene, è una ragazza meravigliosa, piena di passioni, di colori, di vita. -" si interrompe per fare un tiro dalla sua sigaretta. "- Quando sono con lei il tempo vola e mi rendo conto di essere davvero felice, era tanto tempo che non mi sentivo così. Vorrei davvero organizzare qualcosa a quatto una sera di queste, sarebbe una cosa importante..." queste sono le ultime parole che sento pronunciare dalla voce di Lorenzo, perché i miei occhi si chiudono e mi trasportano in un sonno che sembra avere le sembianze infinite del mare.
Irama
Torno in stanza e la trovo sdraiata nel letto, su un fianco con il respiro regolare e la bocca leggermente schiusa. Saluto Lorenzo che si sta fumando una sigaretta in balcone, con un lieve sussurro per paura di svegliarla e poi mi siedo sul bordo del letto matrimoniale. Resto fermo a guardarla per un po', mi perdo ad osservare ogni minimo dettaglio: - che lo faccio sempre, ma ogni volta ci trovo qualcosa di nuovo - le labbra carnose, che sembrano sempre colorate da un velo di rossetto, le palpebre chiuse con quella forma leggermente allungata, le ciglia folte e nere come la pece, i riccioli che le ricadono sulla fronte e la fanno sembrare sempre una bambina. La guardo e mi sento fortunato, immensamente fortunato ad averla nella mia vita, perché non avrei potuto trovare compagna migliore, perché lei è milioni di cose insieme, tutte bellissime, intense e incredibili. Perché lei è la definizione d'amore più completa che potessi desiderare.
"Non ti ho mai visto così..." sussurra Lorenzo appoggiandosi allo stipite della finestra ed osservandomi intenerito. Io neanche alzo lo sguardo, mi limito ad osservarla ancora, accarezzandole dolcemente una guancia e lasciando che i miei occhi di riempiano di lei. "Sono felice lo sai, Filo?" mi dice il mio amico, mentre io corrugo leggermente la fronte perché non capisco dove voglia andare a parare. "Sei felice, te lo leggo negli occhi. Non hai mai guardato nessuno come guardi lei, non ti sei mai perso nei dettagli di una ragazza, non hai mai amato così tanto. Insomma ormai - si dai, ormai sono anni che ci conosciamo, anni che viviamo in simbiosi neanche fossimo fratelli e ti conosco meglio di quanto conosco me stesso. E anche se alcune cose non me le dici, se non ti lasci mai andare, se trattieni tutti i sentimenti all'interno dell'armatura, lo vedo. - Cazzo, lo vedo ogni giorno di più e sono felice anche io. Anche se tu non lo ammetterai mai, anche solo per la fottuta paura che hai che possa succedere qualcosa: sei perdutamente innamorato, la tua metà del cielo l'hai trovata." mi dice sincero, io scuoto la testa e mi limito a sorridergli imbarazzato per poi girare lo sguardo di nuovo verso Ludovica che dorme beata. E mi risulta sempre assurdo concepire quanto Lorenzo mi conosca, quanto sia in grado di tradurre ogni mia minima espressione, persino il silenzio, quanto riesca addirittura a leggere i miei occhi e comprenderli alla perfezione. Quanto, nonostante tra di noi non ci sia alcun legame di parentela o di sangue, io lo senta dentro come fosse parte di me ed io parte di lui. Come fossimo fratelli di vita. "Vado a prendere le ultime cose in camera, così vi lascio un po' da soli." mi dice il mio amico, poco prima di uscire dalla stanza. Io mi avvicino lentamente a lei, mi sdraio al suo fianco e poi faccio sfiorare le mie labbra con le sue. Lo faccio per un paio di volte, finché lei non mugola ancora avvolta dal sonno, apre leggermente gli occhi e sorride appena incrocia i miei. "Ben svegliata." le sussurro, mentre la mia mano non fa altro che accarezzarla. - come se fosse nata per questo - "Scusa, non volevo addormentarmi...povero Lori l'ho lasciato solo." mi risponde con la voce ancora impastata dal sonno, che la rende ancora più tenera del solito. "Datti una sistemata che tra poco ci passano a prendere. Torniamo a Milano." le dico, mentre lei sembra non aver nessuna voglia di alzarsi dal letto. "Dormiamo a casa mia a Milano, va bene?" mi chiede mentre si accoccola al mio petto. "Mh. Mh." mi limito a mugolare con gli occhi socchiusi.
Siamo appena arrivati a Monza. Durante il viaggio in van io, Lorenzo, Ludovica e Andrea non abbiamo fatto altro che dormire sereni e beati, avvolti in quel silenzio così rilassante. Questo ultimo periodo si sta rivelando davvero estremamente stressante: si dorme poco, ci si sveglia presto, ore passate in macchina, aerei presi in qualsiasi momento, valige fatte in fretta con gli occhi ancora chiusi, si gira ogni parte d'Italia, durante i firma copie spesso si sta in piedi addirittura nove o dieci ore e poi ci sono interviste, radio, qualche evento musicale a cui partecipare e non ci si ferma davvero mai. Per fortuna ora mi hanno concesso due giorni di totale relax e così, dopo aver accompagnato Rombo a casa, passo da Lori per prendere la mia macchina e tornare a casa.
Siamo in auto io e Ludo, 'Si, ah' di Frah Quintale che risveglia le casse, finestrini abbassati e una voglia pazza di urlare a squarciagola. - che oggi, per la prima volta, sento l'estate sulla pelle. O forse sarà che la vedo nei suoi occhi -
"Sei pronta?" le chiedo, mentre lei mi guarda confusa e con un sorriso appena accennato. "Non hai notato che strada sto facendo? Andiamo a cena dai miei stasera." le dico, passando il mio sguardo ripetitivamente dalla strada alla sua figura. "Stai scherzando spero." mi dice seria, deglutendo e sgranando gli occhi. Io scuoto la testa e scoppio a ridere per la sua reazione sconvolta. "Sei un coglione, cazzo." continua a ripetere, mentre con le mani inizia a darmi dei leggeri colpi sul braccio.
Passano alcuni secondi di silenzio, ma di quello strano, che sembra talmente vuoto da assomigliare al nero. Quello che dentro di sé racchiude tante emozioni diverse, che sa un po' di paura, di ansia, di paranoie, di inquietudine e anche un po' di agitazione. "Sei sicuro?" mi dice sospirando pesantemente, guardandomi fisso negli occhi, con quelle che biglie nocciola che ora sembrano nere come la pece. "Non sono ancora riuscito a tornare da quando ho vinto e mi dispiace un po'...Quindi ho deciso di farlo con te. Voglio che ci sia anche tu." le dico, appoggiando la mia mano sulla sua coscia e accarezzandola dolcemente. "Ne ho parlato prima anche con Lorenzo, mi ha rassicurato tanto e credo che sia davvero il momento giusto." lei resta ferma per qualche secondo ad osservare la strada davanti a noi, poi si volta e mi osserva per un po'. - senza dire nulla, in silenzio, che l'unico rumore che si sente è quello dei nostri respiri -
"Ok. Ok. Sono in ansia. Sei uno stronzo perché lo sai quanto sono paranoica, che mi faccio mille problemi, che avrei dovuto vestirmi meglio, truccarmi meglio. Filippo ti odio. Ti giuro, non ho nemmeno la forza per pensare, il mio cervello sta andando in fiamme." dice talmente veloce da sembrare una macchinetta impazzita, così in fretta da mangiarsi persino le parole e farmi ridere ancora di più. Evito di aggiungere qualcosa per paura dello sguardo assassino che mi sta facendo e preferisco cercare di soffocare le risate, concentrandomi sulla guida. Arrivati davanti a casa mia, parcheggio la macchina lungo il vialetto e le apro la portiera come un vero galantuomo. Lei si ferma qualche istante a guardarsi nel finestrino, controlla ogni minimo dettaglio riflesso e sbuffa sonoramente ogni secondo. "I capelli...- Dio, guarda i miei capelli...non vanno bene. Forse stavano meglio legati. Oddio pure la gonna, avrei dovuto mettere qualcosa di più elegante: il jeans non è per nulla adatto. Per non parlare del trucco, ormai inesistente. -" dice a raffica, pulendosi sotto agli occhi con l'aiuto dell'indice. "- Sono un disastro, faccio schifo, Dio, - ho ansia e vorrei poter scappare." aggiunge sconsolata appoggiandosi alla fiancata della macchina.
Ludovica
"Sei bellissima." mi sussurra Filippo avvicinandosi a me e prendendo il mio viso tra le mani. Restiamo occhi negli occhi per qualche minuto, io con un sorriso stampato in viso difficile da cancellare, perché ogni volta che me lo dice rimango sempre un po' stupita dalla dolcezza della sua voce. Quella purezza infinita che gli leggo negli occhi e che mi fa sentire immensamente fortunata per essermi innamorata di una persona come lui. Lui che con il suo modo di essere riesce sempre a calmarmi, a capire ogni mio segnale di insicurezza, che riesce a tranquillizzarmi con poche, semplici parole dette nel modo giusto. Lui che mi ha fatto trovare il mio posto nel mondo e che con un semplice sguardo è in grado di farmi sentire sempre piena del suo amore. E allora lo bacio, lo bacio e basta, lo attiro verso di me e faccio scontare le nostre labbra ancora e ancora e ancora, come se non si stancassero mai le une delle altre. - che mi basta sentire il suo sapore ed in un istante il mondo fa meno paura -
Ci avviciniamo alla porta, io sto leggermente indietro tentando di mascherare il mio timore, ma appena Filippo suona il campanello si volta nella mia direzione e mi prende per mano, attirandomi al suo fianco. "Ciao amore mio!" esclama Patrizia appena apre la porta e se lo ritrova davanti, talmente emozionata che gli occhi le diventano un po' lucidi. "Ludovica, tesoro, benvenuta." mi dice con un sorriso accogliente, avvolgendomi in un caldo abbraccio. "Sono così contenta che tu sia qui...che voi siate finalmente qui, insieme." aggiunge dopo qualche secondo, poco prima di chiudere il portone dietro di noi. "Aspettate. Aspettate. Ci siamo anche noi!" urla la voce di Jolanda, che fa appena a tempo a bloccare la porta con una mossa del piede. Ci accomodiamo in salotto e dopo qualche minuto ci raggiunge anche Marco, che stava finendo una telefonata di lavoro nel suo studio. "Ciao eh, Filo." gli dice sorridendo verso di lui, che in questo momento è seduto accanto a me sul divano di casa. L'atmosfera si fa in un istante fredda, quasi gelida, sento i brividi scorrermi lungo il corpo e tento invano di calmarmi. L'imbarazzo è palpabile mentre la mano di Filippo mi stringe la schiena e mi accarezza teneramente. Il mio fidanzato si alza e saluta il padre come merita, con gli occhi di chi sta chiedendo scusa e non aspetta altro che ricevere un po' di affetto. "Sono così orgoglioso di te, figlio mio. Le tue canzoni sono un pugno allo stomaco, tutti parlano di te e della tua musica. Non so nemmeno spiegarti quanto -" non riesce nemmeno a finire la frase perché la voce gli si spezza in gola, gli occhi si cristallizzano leggermente e lui si volta di scatto verso la parete per non farlo notare a nessuno dei presenti. - che mi sembra di vedere Filippo, solo un po' più vecchio e con qualche ruga in più sul viso. Quel pudore nei sentimenti, la paura di mostrarsi fragili ad occhi che potrebbero usare questa insicurezza contro di te per farti crollare a pezzi - Filippo passa lo sguardo velocemente da me, a sua mamma, fino a Jolanda come se non riuscisse a credere alla reazione di suo padre, poi lo abbraccia. Così, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come gli risultasse spontaneo come respirare. - e lo leggo nei suoi occhi che è come se aspettasse questo momento da una vita intera - Dopo qualche secondo si staccano dall'abbraccio, restano a guardarsi per un po' occhi negli occhi, finché Marco non si volta verso di me e, con un sorriso affettuoso, mi saluta.
Abbiamo finito di cenare ed io e Filippo siamo a farci qualche coccola in giardino, mentre finiamo la nostra classica sigaretta post abbuffata. "Stai meglio ora?" mi chiede dolcemente, con quel suo tono di voce graffiata e appena sussurrata. Io faccio segno di sì con la testa e mi accoccolo a lui, che mi stringe in un abbraccio. "Scusate l'interruzione..." sentiamo la voce di Marco che ci coglie di sorpresa e ci fa sussultare leggermente. Si avvicina a noi e resta in silenzio per qualche istante, a volte apre la bocca come se volesse dire qualcosa, ma avesse paura a farlo ed allora si limita a richiuderla. - un po' come se cercasse le parole giuste per iniziare -
"Devo chiedervi scusa." dice semplicemente, mentre si abbandona con la schiena contro la parete e chiude gli occhi. "Non è necessario, davvero. È tutto dimenticato, non serve che ci -" cerco di parlare, ma lui mi interrompe prima di subito. "Invece lo è. Sono mesi che vorrei avere la possibilità di parlavi ed ora che siete entrambi qui, posso finalmente farlo. Mi sono comportato davvero male con voi, ho pensato solo a giudicarvi senza fidarmi di voi, senza credere nel vostro amore e negli occhi di mio figlio. -" non ci guarda negli occhi, si sofferma ad osservare l'orizzonte per qualche istante, prima di continuare. "- Non dovevo permettermi di trattarti così, avresti dovuto sentirti a casa sin dal primo istante, ma io non te l'ho permesso...non sai quanto mi sono vergognato per ciò che ho fatto quella sera. Ho urlato le peggiori cose contro Filippo, mettendo di mezzo anche te che non c'entravi niente nei nostri battibecchi lunghi una vita. Non ho creduto nella sua passione, nel vostro amore, nei gesti che ha fatto verso di me. Sono stato un pessimo padre. -" dice con la voce ormai spezzata completamente, mentre io sono appoggiata con la schiena al petto di Filippo, che mi stringe per la vita. "- Filippo ha passato un periodo orribile e se non ci foste stati tu e Lorenzo probabilmente non sarebbe nemmeno più q- qui. -" sussurra, mentre una lacrima sfugge al suo controllo, ma lui l'asciuga con un gesto fulmineo. "- Devo solo ringraziarti per esserci stata, per essere rimasta accanto a lui fino a far del male persino a te stessa, per aver messo in discussione tutto, ma mai l'amore che provi nei suoi confronti. Ora che l'ho capito riesco a vederlo nei suoi occhi quanto ti ama, quanto la sua vita sia dedicata a te, quanto tu sia riuscita a renderlo una persona migliore." mi confessa. Pochi secondi dopo, come d'istinto, mi fiondo tra le sue braccia aperte e ci stringiamo forte in un abbraccio. Uno di quelli talmente pieni di parole, da essere significativo anche se avvolto dal silenzio. "Mi dispiace tanto Ludovica, davvero. Ti chiedo scusa per essere stato un pessimo suocero, mi farò perdonare promesso." mi dice in un orecchio, mentre io scoppio a ridere e lui fa lo stesso. Appena ci separiamo, Marco continua a tenermi accanto a lui per un fianco, mentre il resto della famiglia è davanti a noi che ci guarda con gli occhi lucidi, che brillano così tanto nel buio della notte, che riescono persino ad illuminarla. Guardo Filippo e gli faccio cenno di avvicinarsi per abbracciare suo papà, anche se pochi secondi dopo mi ritrovo stritolata tra loro due, quasi ci fossimo trasformati in un enorme sandwich dai mille strati. "Cantiamo quella canzone?" chiede teneramente Marco rivolgendosi a Filippo, mentre lui sgrana gli occhi sorpreso e poi sorride come se suo padre avesse appena fatto il gesto più importante del mondo. E tra le note di 'Un giorno in più' alla chitarra e le voci di loro due unite in un mix graffiante, penso che le fotografie più belle sono quelle mai scattate. Esatto, quelle che restano impresse nella mente, che chiudi gli occhi e - click - la scatti e lì resta, impressa per sempre. Quelle che non c'è bisogno di sentire la carta sotto i polpastrelli per ricordarsi qualcosa, perché le emozioni le senti ancora sulla pelle, che a tratti è fuoco, coltellata, pugno; a tratti carezza, bacio, sorriso. - click - Quelle che scatti senza nemmeno rendertene conto ed anni dopo ti ritrovi in una sera estiva a ricordarle, tra le lucciole ed un bicchiere di vino. Occhi chiusi e - click - ecco che emergono visi, sorrisi, sguardi, canzoni, brividi, momenti che non torneranno mai ma che tanto tieni stampati nel cuore. - click - un millesimo di secondo per scattare e milioni di istanti per riviverle. Emozioni della mente, del cuore, della pelle che - click - restano eternamente senza tempo. Che parlano di complicità, di momenti semplici, di serate all'aperto, o seduti al fuoco di un camino. Di amicizie finite o ancora vive, di amori mai nati o immortali, di profumo di fiori o di persone. Di passato, presente o anche un po' di futuro. Basta solo fissarle bene con gli occhi e click. Click.
"Dormite qui stanotte?" mi chiede Patrizia mentre la sto aiutando a risistemare la cucina. "No, davvero non si preoccupi, torniamo a Milano da me." le rispondo timidamente. Dopo qualche minuto ci raggiunge Filippo, che appena entra nella cucina si avvicina a me e mi abbraccia da dietro, iniziando a lasciarmi tanti morbidi baci lungo la piega del mio collo, lasciata scoperta dalla maglia scollata che indosso. "Amore, tua mamma mi ha chiesto se vuoi fermarti a dormire qui." lo avviso, lui ci pensa un attimo per poi dire "Aspettavo solo che me lo chiedessi, sono stanco morto e non ce la farei nemmeno a mettere in moto la macchina." sussurra, lasciandosi andare a peso morto su di me, che per poco non perdo l'equilibrio per lo scherzo idiota. "Io forse è meglio se torno a casa, non vorrei disturbare troppo..." sussurro, ma Patrizia mi interrompe subito andando a preparare la stanza di Filippo. Qualche istante dopo urla i nostri nomi dal piano di sopra, la raggiungiamo e finalmente vedo la cameretta del mio ragazzo. Ci sono pezzi di lui ovunque e sembra così strano essere qui dopo così tanto tempo, che per un attimo mi sembra persino che mi giri la testa un po' troppo. "Non volevo disturbarla signora, davvero grazie." dico rivolgendomi a Patrizia, che di risposta si avvicina e mi lascia un bacio sulla tempia. "Però smettila di darmi del lei che mi imbarazzi, per te sono Patty o come preferisci chiamarmi. Ormai sei di famiglia e sono così felice che tu sia qui che vorrei abbracciarti sempre." io che quasi mi commuovo alle sue parole e poi le lascio un bacio sulla guancia. "Buonanotte." le sussurriamo io e Filippo, poco prima che lei esca dalla stanza.
Filippo si sta facendo una doccia, mentre io sono sdraiata nel letto e scorro in modo annoiato tra la home di Instagram. Ogni tanto mi fermo a leggere i commenti sotto le sue foto e mi perdo a curiosare alcune delle sue fanpage più attive. L'occhio mi cade inevitabilmente su alcune nostre foto scattate durante l'instore di oggi: ci sono i nostri baci, gli sguardi, qualche attenzione particolare e deciso di salvare tutte nella galleria del telefono come ricordo. Faccio però il grave errore di iniziare a leggere i commenti delle persone sotto al post e trovo scritto davvero di tutto. Da quelle che pensano che mi sia messa con lui solo per i suoi soldi, a chi mi critica per il mio aspetto fisico, per il mio carattere, chi aggredisce in malo modo ciò che ho scritto per Filippo appena uscito da Amici, chi parla male di lui per essersi accontentato di una poco di buono come me, chi mi appella nel peggiore dei modi, chi mi offende, chi mi deride per qualche mio difetto. Insomma insulti e cattiverie di ogni tipo che arrivano dritte allo stomaco e al cuore, forti come potenti coltellate in grado di spezzarmi completamente a metà.
Ho ancora il telefono spento tra le mani, quando Filippo compare in stanza e si ferma un po' ad osservarmi. "Cos'hai?" mi chiede preoccupato, avvicinandosi al letto e accucciandosi sul pavimento accanto a me. "Nulla." gli rispondo semplicemente, con un tono di voce che probabilmente mi frega subito. "Ti conosco troppo bene piccoletta, lo sai che non mi sfuggi." mi sussurra, mentre si accoccola con la testa sul mio ventre. "Sono solo un po' stanca, non ti preoccupare. Va tutto bene." gli rispondo cercando di dare alla mia voce un tono convinto, così da farlo smettere di indagare. Si alza ancora avvolto solo dall'asciugamano e si siede sul letto, si incastra tra le mie gambe, mentre io lo abbraccio per qualche secondo, appoggiando il mio petto alla sua schiena. "Oddio, ma ti stai spellando tantissimo!" esclamo esaltata, quando passo le mie dita sulla pelle della sua schiena. "Settimana scorsa sono stato al mare con Lori, fai conto che avremmo passato lì tre ore a dirla tanto e questo è il risultato: sembro una mozzarella e sto facendo la muta tipo i serpenti." dice sconsolato, tirando fuori il labbro inferiore regalandomi una delle sue classiche espressioni da bambino di due anni. "Sai, hanno inventato una cosa innovativa: si chiama crema ed ha una protezione per il sole, specialmente se sei bianco cadavere tipo te...però ovviamente tu non fai testo perché sei coglione e non la usi." gli dico mentre finisco di togliergli tutta la pelle morta che gli si stacca, che poi è una cosa che mi diverte un sacco fare, ci passerei ore intere. Lui si volta leggermente e mi guarda di sottecchi, con un'espressione furba in viso, poi si gira di scatto ed inizia a solleticarmi i fianchi. Poi i piedi, il collo, la pancia, qualsiasi punto sia in grado di farmi ridere talmente tanto che sono indecisa tra l'urlare fortissimo o il morire senza fiato. "Fili. Fi - Fil - sme - smettila." lo prego, ma lui mi interrompe con i suoi romantici baci a stampo e continua a solleticarmi talmente tanto, che ormai il mio cuore sembra correre alla velocità di una mandria imbufalita. Riesco a prendere dal comodino una bottiglietta d'acqua quasi finita e a lanciargliela praticamente addosso, giusto il tempo di liberarmi dalla sua presa e iniziare a correre per la stanza. Cerco di lanciargli qualsiasi cosa mi capiti a tiro per evitare di farmi prendere, ma purtroppo pochi minuti dopo sono sotto di lui, sdraiata sul pavimento, con il respiro affannato e le mie labbra che sorridono sulle sue. "Lo sai che ultimamente sei proprio stronza?" mi sussurra prendendo il mio labbro inferiore tra i denti e stringendolo delicatamente. Io senza nemmeno rispondergli inizio a lasciare qualche bacio sul suo collo, mentre i suoi brividi si fanno man mano più intensi. Mi soffermo su quella zona per un po', finché i baci non si trasformano in lievi morsi e sul suo collo compare una macchia leggermente a fior di pelle, di un colore bluastro, tendente al viola. Filippo si sfiora con il polpastrello la parte di pelle e poi accenna un sorriso verso di me, che lo guardo soddisfatta del mio lavoro. Ma qualche secondo dopo la situazione si ribalta ed è lui a prendere il comando su di me, con la mano inizia ad armeggiare con il tessuto delle mie mutandine e le sue dita accarezzano sensualmente la mia parte sensibile. - così tanto che mi sembra di non riuscire nemmeno a parlare - "F - Fil - Filippo, fermati. Dobbiamo uscire, Lorenzo e gli altri ci stanno aspettando." sussurro, prendendo il suo lobo tra i denti e mordendolo con voglia. "Possibile che mi devi sempre interrompere?" mi chiede nervoso, poco prima che il telefono inizi a squillare e dall'altra parte parli un Lorenzo particolarmente infastidito dal nostro ritardo.
Sto ballando insieme a Francesca e Valentina quando, ad un certo punto, mi giro in direzione di Filippo e lo vedo intento stringere forte il cellulare e discutere animatamente con il nostro amico, mentre Alessandro cerca di calmare gli animi offrendo ad entrambi una buona birra. Sono pochi istanti, finché Filippo non incrocia i miei occhi e mi rivolge uno sguardo in grado di mettermi i brividi, talmente freddo e distaccato da congelare qualsiasi cosa attorno a lui. - che poi, Dio, quei suoi occhi sono talmente trasparenti che ci leggi l'anima dentro - Avviso le ragazze e decido di avvicinarmi a lui, che di risposta nemmeno mi guarda ed esce dal locale scocciato. "Cosa gli prende?" chiedo confusa a Lorenzo. "È un coglione." mi risponde seccato, mentre da un sorso dalla sua birra e si lascia andare nel divanetto accanto ad Alessandro.
Esco e lo ritrovo seduto su un muretto in cemento, mentre aspira nervosamente il fumo dalla sua sigaretta e con una mano si sistema il ciuffo di capelli. Ha lo sguardo vuoto, rabbioso, come se avesse voglia di prendere a pugni qualsiasi cosa sotto tiro delle sue mani. Mi siedo accanto a lui e poggio una mano sul suo ginocchio, come a rassicurarlo, come a tentare di calmarlo. - che con lui è quasi sempre una missione fallita in partenza -
"Torna dentro." mi dice stringendo i denti in bocca, talmente tanto che la sua mascella si evidenzia in maniera spaventosa. "Mi dici cosa sta succedendo?" gli chiedo confusa, mentre la mia mano cerca la sua, ma lui mi allontana in modo brusco. "Cosa non capisci della frase torna dentro? Devo ripeterlo? Devo mandarti a fanculo? Ludovica non mi rompere i coglioni." mi sputa in faccia tanta di quella rabbia che per poco il mio cuore non smette di battere. Lo fa guardandomi fisso negli occhi, come se sapesse come ferirmi e lo volesse fare. "Filippo cosa cazzo ti prende? Non puoi reagire così dal nulla e pretendere che me ne stia zitta." gli dico duramente, alzandomi e mettendomi in piedi davanti a lui. Esita un istante, tiene gli occhi fissi a terra, quasi chiusi e non parla. - che mi risulta sempre più difficile capire cosa gli passa per la testa quando fa così -
"Ecco cosa cazzo mi prende." dice a denti stretti, mentre si alza e mi butta in malo modo il suo cellulare tra le mani. Osservo lo schermo e noto una foto che assomiglia molto ad una delle classiche paparazzate di qualche inutile giornale di gossip. "La datata fidanzata del cantautore Irama sembra essere in buona compagnia, mentre la sua dolce metà è impegnata con gli instore in giro per l'Italia. Chissà che l'amore tra i due non sia giunto al termine e la bella Ludovica non si stia già consolando con una nuova fiamma parigina." leggo a caratteri cubitali appena sopra la foto che raffigura me ed un mio collega italiano seduti ad un bar del centro in pausa pranzo. "Ora ti basta uno di quei titoli del cazzo per farti dubitare di me?" gli chiedo dura, mentre lo fermo per un polso e gli restituisco il telefono. "Magari te lo sei pure scopato, no? Tanto io stavo lavorando e ti andava di divertirti un po'." sputa disprezzo da tutti i pori, mentre accenna un sorriso falso e stringe gli occhi sulla mia figura. "Porca puttana, Filippo. Non - Dio, non ci posso credere. Stai dicendo davvero?" gli chiedo arrabbiata, con la bile che mi sale in gola. - che quasi vorrei vomitare tutto per tentare di dimenticare - "Ci hai scopato si o no?" mi chiede di nuovo alzando la voce, talmente tanto che due ragazzi si voltano nella nostra direzione curiosi. "- Cazzo!" aggiunge, dando un calcio ad una bottiglia di birra vuota e facendola scontare contro il marciapiede, riducendola in mille pezzettini. "Non dovresti neppure sentire il bisogno di chiedermelo." gli rispondo seria, con la voce che quasi si spezza dalla delusione e due occhi che trasudano sconforto. Lo vedo che si ferma per un istante, poi si abbandona con tutto il suo peso per terra e crolla fino a ritrovarsi sull'asfalto grigio. Mi siedo accanto a lui e lo guardo per un po', restiamo così: uno accanto all'altra in silenzio.
Assoluto.
Vuoto.
Con il frastuono della musica, delle persone, della vita che sembra scomparire.
Affievolire fino a dissolversi nell'aria.
Ad un certo punto, Filippo non dice nulla, si limita solo ad appoggiarsi a me. La sua testa sulla mia spalla e le mie labbra che gli lasciano un tenero bacio tra i capelli.
"Scusa, sono un coglione." mi sussurra semplicemente. "Effettivamente lo sei. Fil in quella foto siamo seduti ad un bar, a stento sorridiamo. Punto. Basta. Non c'è altro." gli dico, accennando un sorriso tenero. "Davvero, scusa è che -" si interrompe per alzarsi ed inginocchiarsi esattamente davanti a me. "- ...boh tutto questo: gossip, giornali, grandi titoli...non so - insomma non fanno per me, non sono il mio mondo e quando su Instagram hanno iniziato a tempestarmi di notifiche per questo schifo non ci ho più visto." mi confessa dispiaciuto, mentre io gli lascio un bacio a fior di labbra. - che lo capisco, Dio se lo capisco - Ma non parlo, non gli dico tutto ciò che mi tengo dentro da prima. Tutte quelle cattiverie gratuite scritte sul mio conto, quelle parole che continuano a risuonarmi in testa, tutti gli insulti maligni che ho letto. No. Lo tengo per me. Che lui non deve andarci di mezzo, non deve soffrire per questo mondo che non gli appartiene, non può ritrovarsi sommerso da problemi che riguardano me e solo me.
Non può trovarsi costretto a scegliere tra me e la musica.
Tra me ed il suo sogno.
Tra me e la sua vita.
Perché ho troppa paura di ciò che sceglierebbe.
"Ho discusso anche con Lorenzo. Lui ti ha difesa a spada tratta, sai? Non ha dubitato nemmeno un istante..." continua, mentre io ho la testa completamente altrove e vorrei riuscire ad ascoltarlo. "Quasi quasi cambio fidanzato..." sussurro furbescamente, mentre metto due dita sotto il mento e faccio finta di prendere in considerazione la cosa. Lui di risposta sorride e inizia a lasciarmi tanti dolci baci sul viso, teneri come solo lui sa essere. "Non pensavo fosse già arrivato il momento della proposta di matrimonio" ci interrompe Alessandro, seguito da Lorenzo che è in disparte intento ad accendersi una sigaretta. Filippo sorride imbarazzato e si alza, porgendomi una mano e attirandomi a se, mentre io gli sussurro che forse sarebbe il caso di chiarire con Lorenzo. "È ora di bere vecchio Loris." urla entusiasta Filippo, mentre poggia un braccio sulle spalle di Lorenzo e lo riporta dentro. Dopo qualche minuto ci ritroviamo a fare una specie di gara di shottini, immersi tra dieci tipi di vodka, bottiglie di birra e litri di rum a ridere e ridere e ridere ancora. - che nemmeno credevo fosse possibile farlo così tanto - Finiamo con il bere talmente tanto che basta guardarci per scoppiare a ridere, che nemmeno apriamo bocca che finiamo a ridere, che a stento sappiamo fare un discorso filato, che tanto l'importante è ridere. Fortunatamente la fidanzata di Alessandro è rimasta sobria e ne approfitta per prendere le redini in mano, trascinandoci quasi di peso a casa.
"Ciao Ale!" continua ad urlare Filippo mentre la macchina si allontana ed Alessandro è praticamente con il corpo fuori dal finestrino, intento a salutarci agitando la mano. "Alex ti amiamo!" gli urlo io, mentre lo saluto e mi reggo a Filippo per restare in piedi. "Ale è andato via, insieme a Lori e ora noi siamo soli...." canta a squarciagola Filippo sulla melodia di 'La solitudine' di Laura Pausini, mentre io gli metto una mano davanti alla bocca cercando di zittirlo. "Vieni con me." mi dice mettendo l'indice davanti alla bocca, scoppiando a ridere e sussurrandolo con la stessa faccia di un bambino che sta per fare una marachella. Tira fuori le chiavi della sua auto e mi apre la portiera per farmi salire, io mi accomodo nel sedile e aspetto che lui faccia la stessa cosa. "Dove vorresti andare?" mi chiede, mentre posa le mani sul volante e guarda fisso davanti a se. "Al mare. Portami al mare, dai" gli dico teneramente, la mia testa che si poggia alla sua spalla ed io che chiudo gli occhi immaginando quanto sarebbe bello essere catapultati subito tra l'aria che sa di brezza e sale.
"Tu invece? Dove vorresti andare?" gli sussurro curiosa, mentre lui si fa d'un tratto più serio. "Se potessi scegliere un posto, sceglierei di tornare tra le braccia di mia nonna." sussurra, mentre gli occhi si fanno subito più lucidi ed i miei non fanno altro che fissarlo. - che le parole non le trovo e comunque non saranno mai abbastanza -
"Abbracciami, ti prego." dice con la voce rotta ed io non esito nemmeno per un istante, cerco di avvicinarmi a lui, che mi attira a se e mi fa sedere a cavalcioni su di lui. Restiamo così per quelli che saranno dieci minuti buoni, senza il bisogno di parlare, senza dover dire nulla, che i nostri respiri parlano da soli.
Silenzio.
Poi ci stacchiamo, occhi negli occhi, respiri che si mischiano e ci leggiamo nello sguardo a vicenda. Io gli sbottono la camicia floreale che indossa, lentamente, senza mai staccare gli occhi da lui. Filippo intanto infila le sue mani al di sotto del mio top e prende ad accarezzare la pelle della mia schiena nuda, che ad ogni suo tocco rabbrividisce leggermente. Le mie mani gli accarezzano il petto nudo e si perdono a baciare ogni singolo lembo di pelle lasciato scoperto, quando ad un certo punto alzo le braccia per aiutare Filippo a sfilare il mio top ormai superfluo. Sono pochi secondi ed anche il mio reggiseno è buttato a terra vicino al sedile del passeggero, mentre le labbra di Filippo vagano sul mio collo, poi sul seno e le sue mani armeggiano con il bottone della mia gonna in jeans. Una delle mie mani scivola in basso e, mentre tento di slacciare la sua cintura, finisce sulla sua erezione e la sfiora delicatamente, sensualmente così che i pantaloni si fanno sempre più stretti e l'atmosfera sempre più calda. Le nostre intimità ora sono divise solo dal tessuto di cotone delle mutande, io che con il bacino mi muovo verso di lui e Filippo che a stento riesce a deglutire. "Ludo, oh - oh cazzo." sussurra con quella voce roca così sua, che mi fa letteralmente impazzire. Le sue mani che si appoggiano sul mio sedere e mi spingono ancora di più verso di lui, mentre le mie sono tra i suoi capelli ed i nostri baci si fanno sempre più intensi, talmente intensi che un po' ci manca il respiro. Sussulto quando le sue dita improvvisamente entrano nella mia intimità ed iniziano ad accarezzarla, a toccarla, a compiere dei movimenti che mi fanno girare la testa. Per qualche istante penso di vedere addirittura tutto nero, tanto che butto indietro la testa mentre la sua lingua passa sensualmente sul mio ventre ed io non riesco a trattenere i sospiri. "Dio, Fil..." dico totalmente persa tra quei movimenti così intensi da farmi staccare persino la spina del cervello. Lui mi guarda per un attimo, fisso negli occhi, - che Cristo, verde e marrone che si fondono creando una nuova sfumatura di colori così particolare da essere simile al Paradiso - intreccia le nostre lingue in un bacio talmente romantico che è in grado di farmi sentire amata, che tutto questo di sesso ha ben poco, di scopata non ha nulla, che ha il sapore di un'amore così forte da sembrare eterno.
Infilo le mie mani tra i suoi capelli, scompigliandoli leggermente e attirandolo verso di me.
Ancora
e ancora
e ancora.
Come se non ne avessi mai abbastanza.
Come se quasi fosse la mia dipendenza.
"Filo, sto per -" gli dico, mentre le sue dita non smettono di torturare la mia parte più sensibile ed io non riesco ancora a connettere i pensieri e le mie dita affondano dietro al suo collo per portarlo verso le mie labbra. Filippo non ci mette molto a leggere i miei occhi e a capire che sono quasi arrivata al momento di massimo piacere e che sento il bisogno di sentirlo dentro di me. "Ti amo." gli sussurro tra un respiro e l'altro, mentre lo aiuto a sfilarsi i suoi boxer, che in questo spazio angusto sembra impossibile muoversi e ci ritroviamo a ridere per i gesti così inesperti, che ci fanno sembrare adolescenti alle prime armi. Ci guardiamo intensamente negli occhi, poco prima che io sollevi il mio corpo e gli permetta di entrare dentro di me. - con quella delicatezza così tenera, che sembra sempre la prima volta come se, esattamente come allora, avesse paura di sbagliare qualcosa - Ed è così perfetto il movimento che sento dentro di me, il suo respiro dentro all'orecchio, quelle spinte delicate ma allo stesso tempo colme di passione, i suoi denti che afferrano le mie labbra. - che Dio, sembra sempre di essere catapultati in un mondo completamente diverso, ma più bello - Mi muovo su e giù sopra di lui, lentamente, poi sempre più veloce - "Oddio Ludo" mormora tra un gemito e l'altro - le mie labbra che finiscono sul suo collo, come un vampiro in cerca di sangue. Poi si muovono, assaporano la sua pelle come fosse il più prelibato dei frutti, finiscono su quei numeri tatuati appena sotto il pomo d'Adamo e ci basta guardarci per urlare tutto ciò che tratteniamo dentro, tutto il piacere che stiamo provando. - che lo leggi negli occhi e lo puoi captare in ogni singolo gesto -
I suoi muscoli che si tendono, che evidenziano la sua pelle color della luna, che con la luce dei lampioni fanno intravedere quel velo di sudore che ricopre il suo corpo scolpito; mentre la mia schiena si inarca all'indietro ad ogni spinta, sempre di più e la sua bocca affonda tra i miei seni. Il mio petto contro il suo, i gemiti più forti soffocati dai baci che - oh - a volte devo poggiare le mani contro il finestrino per recuperare un po' di concentrazione, le sue mani calde che mi accarezzano la pelle e mi toccano in un modo così delicato che mi sento il più bello dei fiori di campo. I nostri corpi uno dentro l'altro che si vanno incontro, ad un passo dall'apice, mentre - "Mi fai impazzire" gli sussurro mentre mi stringo ancora di più a lui e lascio un bacio sulla curva della sua spalla nuda. I suoi denti che si stringono forte in bocca ed evidenziano la curva della sua mascella serrata, socchiude gli occhi come a godersi ogni spinta, ogni attimo di piacere liquido. Con la bocca secca, secca, prosciugata da ogni traccia di saliva, ma con il suo odore sulla lingua - oh - "Fil sono quasi..." lo avviso ed in un istante le sue spinte si fanno più forti e con loro anche i nostri gemiti. I respiri accelerati, i corpi scossi dal desiderio preponderante, gli occhi che per un attimo sembrano vedere solo il nero più totale, le mie unghie piantate nella pelle della sua schiena, le sue mani sulle mie cosce tese. "Così. Si. Ah - si, così." mugola Filippo, preso da un sentimento così puro e carnale da leggerglielo nel luccichio dei suoi occhi trasparenti.
Che d'un tratto, questa notte, sembra essersi trasformata in una delle più belle mai vissute fino ad ora. Ci abbandoniamo sul sedile esausti, ma con un sorriso in faccia difficile da mandar via. "Sei la cosa più bella che mi sia mai successa." mi dice con il respiro ancora affannato, mentre si volta verso di me e scosta una ciocca dei miei riccioli, portandola dietro l'orecchio. La luna ci fa da sfondo, i nostri respiri che si regolarizzano insieme e sembrano tornare alla normalità, le mani che si cercano per restare unite e Filippo che si alza solo per accendere la radio e metterla ad un volume appena percettibile. "È stato incredibile" gli dico entusiasta, mentre lui scoppia a ridere di gusto e si sistema meglio sul sedile del guidatore. - ed io che mi fermo ad osservarlo con quella goccia di sudore che gli scende dal collo e finisce sul quel tatuaggio che porta ancora i miei segni e penso. Penso. Penso ancora. È l'amore della mia vita -
"Ti amo" mi sussurra, con quel suo sorrisetto appena accennato e gli occhi ancora spalancati con la luce dell'orgasmo nelle pupille. Che mi sembra ancora incredibile ritrovarmi qui, in una macchina parcheggiata nel vialetto di casa sua con Jovanotti come sottofondo, a Monza, i nostri corpi nudi e questa frase uscita direttamente dal cuore. Che è vero, ce lo ripetiamo spesso quanto ci amiamo, ma sono rare le volte in cui mi accorgo della delicatezza con cui lo dice. Quel modo così speciale, che mi fa sentire amata per davvero, che lo vedo dai suoi occhi quanta verità contiene il nostro amore, che sembra dirmi grazie, scusa, ci sarò, sei bella, la mia cosa preferita. - che sembra sussurrarmi per sempre -
Decidiamo di rientrare in casa facendo attenzione ad ogni minimo rumore, per evitare di svegliare tutti e soprattutto di farci beccare ancora un po' brilli, mezzi vestiti - o forse spogliati sarebbe più corretto - e con delle chiare tracce di amore ovunque.
La mattina dopo, - più pomeriggio probabilmente che mattina- scendo in cucina per fare colazione, visto che non trovo Filippo nel letto accanto a me. I suoi genitori sono andati al lavoro e, per fortuna, in casa siamo solo io e lui. Lo vedo in veranda intento a fumarsi una sigaretta, mentre guarda pensieroso una busta bianca che rigira tra le sue dita sottili.
La guarda.
Continua a tenere gli occhi fissi su quella carta bianca, ormai giallognola, un po' consumata ed ingrigita dal tempo. - che profuma un po' di passato, di quelle tenute in cantina e dimenticate per troppo tempo -
Mi fermo sulla porta che da sul panorama della veranda e osservo ogni suo minimo movimento: prima si getta con tutto il peso all'indietro, sbattendo sullo schienale del divano, poi segue con i polpastrelli la scritta che compare sulla busta, dopodiché la nasconde in tasca dei pantaloni ripiegandola accuratamente, spegne la sigaretta a metà e si alza. Faccio finta di non aver visto niente e rimango in cucina, fingendo di essere appena scesa per preparare qualcosa per colazione. - quando sarà pronto a parlarmene lo farà lui -
*
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*
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Sono passate ormai un paio di settimane da quando un aereo da Milano Malpensa mi ha scaricata all'aeroporto di Londra, mentre Filippo ha ricominciato con i suoi vari instore ed impegni in giro per l'Italia.
Il mio umore continua a non essere dei migliori, quelle critiche continuano a risuonarmi in testa come il peggiore degli incubi e il fatto che Filippo è lontano forse peggiora ulteriormente le cose. - la distanza resterà sempre un limite immenso - Vorrei parlargliene ma non trovo mai il momento giusto per farlo, il coraggio per aprirmi e le parole più adatte per intavolare il discorso. Quando ci ritroviamo alla sera a parlare siamo sempre troppo stanchi per cominciare a trattare certi argomenti, preferiamo evitare di cadere in qualche discussione che non gioverebbe a questi chilometri che ci dividono e, sopratutto, cerchiamo di goderci quei momenti al meglio, scaricando la tensione accumulata durante il giorno e vivendo un po' con spensieratezza.
So come è fatto, conosco alla perfezione ogni sfumatura del suo carattere, perciò so che una parola detta nel modo sbagliato potrebbe fargli fraintendere l'intero discorso e non riuscirei mai a fargli capire che non voglio intaccare il suo sogno, ma semplicemente vorrei che le persone mi accettassero e capissero il significato della parola amore. E anche in questo la distanza non aiuta, anzi continua solo a fare peggio.
È quasi mezzanotte, gli occhi ormai non riescono a stare nemmeno più aperti, ma quando vedo il suo nome comparire sullo schermo del telefono non posso fare a meno di sorridere. "Ti ho svegliata?" mi chiede sussurrando teneramente. Io dissento, mentre gli chiedo come è andata la giornata di instore. "Mi manchi" gli dico, mentre lui è intento a parlare a raffica raccontandomi milioni di aneddoti diversi sulla giornata appena trascorsa e sulla cena di lavoro che ha dovuto affrontare tutto solo. "Ti devo parlare." mi dice con un tono di voce serio, anche se allo stesso tempo sembra stia quasi sorridendo. "Non chiedermi come ci sia riuscito, ma mi sono guadagnato quattro giorni di puro relax. Tutto questo a partire da mercoledì, cioè dopodomani...direi che è arrivato il momento di fare quella mini vacanza con Celeste, che ne dici?" mi chiede entusiasta, con la felicità di uno che non sta più nella pelle e vorrebbe che le ore passassero in un battito di ciglia. "Filo io - io non posso. Mi spiace." gli sussurro, mentre poggio la mia schiena alla testiera del letto. "Cosa significa che non puoi? Sono settimane che parliamo solo di questo" dice lui innervosito, talmente tanto che posso sentire i suoi denti digrignarsi all'interno della bocca. "Lo so. Ma - cazzo, sto lavorando e non posso prendere e partire quando mi pare. Lo devi capire questo." sputo duramente, forse anche troppo giudicando il silenzio vuoto che sento dall'altra parte del telefono. "È da quel fottutissimo 11 giugno che chiedo di avere qualche giorno da passare con te. Ogni cazzo di giorno non pensavo ad altro che riuscire ad ottenere tutto ciò. Ed ora che finalmente è reale, tu mi dici che preferisci restare a Londra." sento il suo respiro farsi d'improvviso più rabbioso è quasi mi sembra addirittura di vedere il suo modo di gesticolare nervoso. "Devo stare a Londra. Forse - Cristo, forse stai tralasciando un piccolo dettaglio. Tu - tu più di ogni altro dovresti capirmi." gli rispondo delusa, ma anche affranta, arrabbiata, nervosa. - un mix di emozioni talmente intense da farmi venire solo voglia di gridare -
"Sei tu ora che dovresti capire me. Cinque minuti fa mi ha detto che ti manco, ma preferisci restare a scattare due cazzo di fotografie anzi che vedere me. Cazzo bel modo di dimostrare le cose, complimenti." urla, usando una strategia crudele nei miei confronti. Non è giusto che mi porti sul punto di scegliere tra il mio lavoro, cioè il mio più grande sogno e lui. Non è giusto farmi sentire in colpa per qualcosa che non dipende da me. Non mi merito di sentirmi in difetto per qualcosa che voglio da una vita, che sto realizzando con dedizione e sacrificio. "Porca puttana Filippo! Porca puttana! Ti rendi conto di cosa stai dicendo? Non mi sono mai permessa di tirare in ballo il tuo lavoro come giustificazione al fatto che stiamo lontani per settimane intere. Mai. E mai lo farò. Dovresti sapere cosa significa avere un sogno, invece stai sputando sopra al mio." gli sussurro delusa, con l'indice che passa nervosamente sulle guance per asciugare le lacrime sfuggite. - fanculo - Ed il problema più grande è che Filippo è questo, dannatamente questo: sputa in faccia con cattiveria qualsiasi cosa gli passi per la testa in quel preciso momento, fregandosene dei sentimenti delle persone, o forse non accorgendosi neanche di quanto le parole possano ferire. Quanto, a volte, possano essere crude e spietate come coltellate in pieno petto. "Lo sai quanto mi dispiace. Lo sai bene, riesci a capirmi meglio di chiunque altro, ma non posso farci nulla. -" aggiungo sospirando, mentre dall'altra parte regna solo il silenzio più scuro. "- Vieni qui tu, no? Quei giorni passiamoli insieme qui a Londra ed io ti prometto che cerco di ritagliarmi un po' di tempo per fare quella mini vacanza insieme." gli propongo dolcemente, cercando di non affossarci su questa discussione. - lontananza. Dannata, infame, crudele lontananza -
"No. Dopodomani prendo l'aereo e vado ad Ibiza a girare il videoclip di 'Nera'. Forse è meglio così." mormora deciso, mentre si schiarisce la voce varie volte per non rischiare di tradire la sua ostentata sicurezza. "Ci eravamo fatti una promessa. Me l'avevi detto guardandomi negli occhi che avresti fatto qualsiasi cosa pur di stare insieme anche qualche ora. Qualsiasi - qualsiasi cosa. Era una promessa cazzo."
"Fil..." lo richiamo, cercando di farmi capire. "Te l'ho chiesto due volte in quel bagno di quel maledetto hotel di promettermelo e tu l'hai fatto. Mi hai guardato negli occhi e pensavo che non mentissero mai, non - non a me. Fanculo." aggiunge di nuovo, con una tale delusione e rassegnazione nel tono di voce che quasi mi vengono i brividi. - che le lacrime scendono inesorabili - "Fil..." tento di richiamarlo ancora, ma pochi secondi dopo stacca la chiamata e mi lascia sola.
Sola.
Di nuovo sola come non mi sentivo da tempo. Seduta su un letto che sembra tremendamente vuoto, dentro ad una stanza il cui spazio mi sembra improvvisamente angusto, con un telefono tra le mani che brucia come il più distruttivo dei fuochi.
Sola.
A centinaia di chilometri di distanza da lui.
Sola.
Lontananza, vaffanculo.
Angolo autrice
Buonasera a tutti, anzi ormai buonanotte...eccomi qui con un nuovo capitolo fresco fresco e un sacco di tensione finale...chissà cosa succederà...
La lontananza non è mai facile da superare, sa essere infida e crudele come il peggiore dei veleni e spesso uccide anche i rapporti più solidi.
Il prossimo capitolo sarà molto interessante.
Qui è scoppiato un caldo assurdo e si suda pure a stare fermi, ma io sono emozionata perché tra qualche giorno arriveranno le mie amiche e staremo insieme ben dieci giorni!
Voi come state invece? Se avete qualche domanda o curiosità potete sempre scrivermela, le chiacchiere con voi mi fanno sempre bene al cuore.
Grazie per i risultati che sta ottenendo la storia di Ludovica e Filippo, è davvero importante per me ed è tutto merito vostro. 💜
Vi abbraccio forte, a presto
~R. 🦋
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