Come onde del mare
Questo capitolo lo dedico ad una persona speciale, una di quelle che tieni stretta al cuore Frfuzzy 🌈
Irama
Sono giorni che non sento Ludovica. Ho iniziato rifiutando ogni sua chiamata o messaggio e dopo un po' ha smesso persino di cercarmi.
Ho fatto una toccata e fuga assieme a tutto il mio team ad Ibiza per girare il videoclip di 'Nera' e poi mi sono concentrato di nuovo sugli instore. - ignorando il mio malessere fisico e mentale -
Oggi, però, sembra impossibile riuscirci.
Ieri sera ho bevuto decisamente un po' troppo ed ora il mio mal di testa è talmente forte, che mi da fastidio persino appoggiare le tempie al cuscino. Forse, per l'ennesima volta, ho sperato di poter annegare nella birra dorata tutti questi cazzo di problemi che mi attanagliano il cervello e che mi stringono le tempie fino a farle scoppiare.
Sono ore intere che sono sdraiato su un maledetto letto di una stanza d'hotel, che non ho le forze per muovermi, né tantomeno la voglia di farlo. "Filo, è ora di andarsi a cambiare." mi esorta Lorenzo per quella che sarà la quindicesima volta da quando ho aperto gli occhi, ma io di risposta gli volto le spalle e mi giro dall'altra parte. - occhi fissi sulla parete color salmone e il vuoto assoluto nella testa - "Chiamala, brutto coglione." mi invita il mio amico, sedendosi sul bordo del letto e passandomi il mio iPhone nero. "Vado a farmi la barba." rispondo aspramente, mentre prendo il mio telefono e lo lancio su uno dei comodini della stanza.
Ho appena finito l'esibizione sul palco dei Battiti Live e l'umore, se possibile, è peggiorato ancora; tanto che decido di avvisare Lorenzo e di lasciare tutti per andare a fumare una sigaretta in riva al mare. - solo -
L'acqua che di notte assume quel color nero pece, mi ha sempre fatto uno strano effetto: tristezza, ansia, addirittura timore, vuoto o forse solo malinconia. Il vento leggero, con quell'odore tipico di brezza marina, mi scompiglia i capelli, mentre le sigarette sono già diventate tre e la bottiglia di birra ormai è quasi giunta al termine. Sfilo il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans e resto con lo sguardo fisso a quella foto di sfondo: ci siamo io e Ludovica, le mie labbra appoggiate sulle sue mentre lei sorride contro la mia bocca. Felicità. Ecco cosa provo ogni volta che guardo quella foto, ogni volta che accendo lo schermo e me la ritrovo lì: bella come non mai, ogni volta che mi torna in mente l'esatto momento in cui Lorenzo l'ha scattata, ogni volta che penso a lei.
E cosa ci posso fare se sono felice solo quando si tratta di lei?
Non è forse questo l'amore?
Allora basta paranoie, basta lasciar vincere quell'orgoglio infido e bastardo che prova sempre a rovinare le cose belle, basta dar retta al mio carattere orribile e soprattutto basta lasciarmi scivolare tutto tra le dita restando impassibile. Digito velocemente il suo numero e sento il cuore salirmi in gola ad ogni squillo. - su, sempre più su, fino a sentirlo pompare forte sul pomo d'Adamo. Talmente forte che non riesco nemmeno a deglutire. Che anche la bocca non è mai stata così asciutta e le gambe tremano, - cazzo - ma allo stesso tempo non riescono a stare ferme, che tutte le posizioni sono scomode e - ho paura - mi sento un imbranato.
Sento che qualcuno ha accettato la mia chiamata, ma non accenna ad emettere nessun suono. "Pronto? Ludo, sei tu?" chiedo, mentre con la punta dei miei anfibi do un calcio ad un sasso e lo faccio finire in mare. "Filippo, ciao." mi dice con un tono di voce strano, diverso dal solito. - ha la voce palesemente stanca, ma allo stesso tempo biascicante -
"Ho bisogno di parlarti, possiamo farlo ora?" le chiedo imbarazzato, come se fosse la prima volta che sento la sua voce al telefono e non sapessi cosa dire. - che Dio, vorrei solo averla qui davanti e dimenticare tutto - "Mi manchi amore mio." mi dice lei, con la sua voce che si perde in un flebile sussurro. - anche tu, anche tu mi manchi da morire -
"Sicura di stare bene?" le chiedo confuso perché so perfettamente che non reagirebbe così. "Filippo? Filippo, ciao sono Francesca. - shhh stai zitta ( sento sussurrare) - Abbiamo bevuto un po' troppo stasera. - ridammi il telefono, voglio parlarci io con lui. Digli che mi manca. (sento bisbigliare dalla voce di Ludovica in sottofondo) - Sì, ecco insomma, forse - forse è il caso che richiami domani." mi dice secca, tentando di mettere fine a questa telefonata strana e parecchio sconclusionata. Sento il vociare delle ragazze in sottofondo, la voce infastidita di Ludovica che commenta, mentre io tento invano di farmi sentire. "Ma dove sei?" le chiedo per l'ennesima volta, frastornato e con i miei soliti modi impacciati. "A Milano. Sono...- sono a Milano." mi risponde, mentre un secondo dopo scoppia a ridere di gusto. - che quella risata è il mio suono preferito e poterla sentire di nuovo nelle orecchie mi fa sentire leggero -
"Sei ubriaca, Lulù?" le chiedo, mentre accenno un sorriso. - quelle labbra al sapore di birra sulle mie. Dio...- "Assolutamente no." risponde seria, allungando però in maniera spropositata le s. "Tu dove sei?" mi chiede, mentre sento il rumore dell'accendino scattare. - volete lasciarmi in pace? (chiede scocciata alle amiche) - "Sul mare. Ho - ho appena finito di cantare ai Battiti e sono venuto qui per staccare un po' la spina, anche se in realtà non ho pensato altro che a te. A noi, insomma." le dico sincero, mentre sento il vociare delle ragazze farsi più basso e la finestra chiudersi probabilmente dietro di lei. "Ho cantato 'Voglio solo te' e il mio cervello non ha più ragionato. Mi - mi - mi dispiace per ciò che è successo, mi manchi." aggiungo ancora, mentre dall'altra parte regna il silenzio assoluto. "Io sono a Milano per davvero. Ti prego, raggiungimi." mi chiede, anche se dal tono risulta quasi una supplica. "Vieni qui. Arrabbiati, urliamoci contro, insultiamoci, sbraitiamo cose senza senso che tanto poi ti bacio e ti passa tutto. Che - che mi piace tanto quando succede così e mi manchi decisamente troppo." sussurra con una voce così spezzata, che sento il mio cuore aprirsi a metà. "Sei oggettivamente ubriaca fradicia." le dico scoppiando a ridere, mentre lei dall'altro capo del telefono fa la medesima cosa. "Quanto stai a Milano?" le chiedo subito dopo, intanto che mi siedo su uno scoglio e fisso l'orizzonte pieno di luci. "Ho quasi venti giorni di pausa finalmente, non mi sembra vero di poter stare a casa per così tanto tempo..." sussurra sognante, mentre il mio cuore fa le capriole in almeno venti modi diversi. "Arrivo." le dico semplicemente. "Stai scherzando?" mi chiede entusiasta, ma allo stesso tempo sconvolta dalla mia affermazione. "Sono in Puglia...cerco di fare il prima possibile, mi aspetti?" le chiedo, mentre scendo velocemente dalla scogliera ed inizio a correre verso i camper del backstage. "Mi gira la testa...mi sa che ti aspetto sveglia, ma in pessime condizioni." mi sussurra con la voce leggermente spezzata, che si schiarisce con qualche colpo di tosse. "Hai mal di stomaco? Ti devo portare qualcosa?" le chiedo preoccupato. "Sei sempre il solito..." sussurra e mi sembra quasi di poterla vedere, mentre scuote la testa divertita dal mio essere maledettamente paranoico. "Filippo puoi metterti in macchina? Io ne approfitto e bevo ancora un pochino." mi dice, mentre le altre scoppiano in una fragorosa risata. "Smettila, che poi ti senti male..." la rimprovero serio. "Va bene, papà." mi risponde prendendomi in giro. "Qualsiasi cosa chiamami, va bene?" le ripeto per la centesima volta di seguito. "Fai presto. Ti amo tanto, ma tanto tantissimo, ma tantissimo con tante s." continua a parlare talmente veloce che ogni tanto perde persino il fiato. "A dopo, non bere troppo." mi raccomando. "Solo un pochino, promesso. Poi, caro Fanti, non mi sembri la persona adatta a fare questo tipo di raccomandazioni. Ricorda: ho imparato dal migliore!" esclama, poco prima di dirmi di guidare piano e di buttare giù la chiamata.
Torno nei camerini nel minor tempo possibile e raggiungo Lorenzo, lo trovo seduto in un divanetto intento a bersi una birra con alcuni dei nostri amici. "Bro, devo tornare a Milano." gli dico serio, mentre lui sgrana gli occhi ed inizia a tempestarmi di domande. "Ludovica. L'ho chiamata. È a Milano, devo raggiungerla subito." aggiungo per spiegargli meglio la situazione. "Ma non ci sono aerei prima, lo sai." mi risponde, poi resta a guardarmi per un po' finché non capisce da solo. "Filippo, sono nove o dieci ore di macchina, non è il caso. Sei stanco, sono giorni che non riposi, non hai la concentrazione adatta per guidare così tanto. Domani pomeriggio abbiamo il volo e basta." mi rimprovera, ma io non accenno a cambiare idea. "Va bene, ma ti accompagno io." dice, prima di lasciare la sua bottiglia di birra a metà e andare a cercare qualcuno che ci permetta di noleggiare una macchina.
Ormai è mattina quando parcheggio la macchina sotto casa sua; in autostrada ho guidato così veloce che ho rischiato di schiantarmi contro il guardrail almeno una ventina di volte e ho sfiorato il ritiro della patente per altrettante. Sono distrutto, a pezzi, non riesco nemmeno a tenere gli occhi aperti o a distinguere bene ciò che ho davanti, però lo rifarei altri milioni di volte. Lorenzo ha voluto accompagnarmi fino a qui, non si fidava a lasciarmi solo neanche per il viaggio da Monza fino a Milano, viste le mie condizioni tendenti all'esaurimento. "Io vado, tu mi aspetti qui?" gli chiedo titubante, quasi cercassi di recuperare un po' di coraggio. "Salgo - salgo anche io." mi risponde lui dando l'ultimo tiro alla sua sigaretta e buttandola fuori dal finestrino. "Non serve Lori, ci sono le sue amiche che credo stiano dormendo e poi potresti approfittarne per riposare un po'." gli dico, mentre nella mia testa cerco invano di mettere ordine tra i pensieri. "No - insomma - si, cioè c'è anche Francesca. - Cioè c'è Leti, ci - ci sono tutte e magari faccio un saluto veloce." mormora confuso, facendo pause ad ogni parola come se non trovasse il modo giusto per dare un senso alla frase. Lo guardo per qualche secondo ancora scombussolato dal suo modo di comportarsi, poi quasi in contemporanea apriamo le portiere e scendiamo dalla macchina.
Decidiamo di fare le scale, che la mia testa ha ancora bisogno di qualche istante per frenare quel frullatore di pensieri e trovare il modo giusto per iniziare la conversazione con lei. - che sembra quasi la stessa paura che provi la prima volta che esci con qualcuno che ti piace. Quella sensazione che attanaglia lo stomaco e ti fa sentire inadatto, superficiale, pure un pochino stupido. Che non sai cosa dire, hai paura di perdere quella che potrebbe essere una delle occasioni migliori della tua vita, timore persino di guardarla negli occhi o di sfiorarla. -
Le mando un messaggio poco prima di ritrovarmi davanti alla sua porta, che vorrei evitare di suonare il campanello e svegliare mezzo palazzo. Dopo qualche secondo sento dei rumori metallici dall'altro lato del portone: serrature che si aprono e chiavi che sbattono l'una contro l'altra. I nostri occhi si incrociano per qualche secondo e mi perdo nel guardarla: indossa uno di quei top che lasciano scoperta una porzione di pancia e un pantalone nero fluido e morbido che la rende ancora più bella del solito. - non la vedo da poco tempo, ma ogni volta ritrovarmela davanti è un colpo al cuore -
Qualche istante dopo stacca i suoi occhi dai miei, con uno di quei sorrisi appena accennati e parecchio imbarazzati, abbassa la testa di colpo per poi concentrarsi su Lorenzo. "Entrate pure." sussurra, scostandosi da un lato per farci passare. Mentre entro le nostre mani si sfiorano dandosi una leggera scossa ed i nostri sguardi si incrociano di nuovo. - quasi fossero nati per restare in contatto -
"Vi preparo qualcosa per colazione, sarete stanchissimi." dice a bassa voce, imbarazzata come rare volte l'ho vista. "Magari faccio - si, magari faccio i pancakes che ti piacciono -" si interrompe per qualche secondo, quasi si stesse maledicendo da sola. "- che vi piacciono tanto. Dovete recuperare le energie!" aggiunge, voltandosi verso i fornelli e iniziando a trafficare con qualche attrezzo da cucina. "Veramente piacciono solo a Filippo i pancakes, però è uguale...io vorrei solo buttarmi sul letto e svegliarmi tra 72 ore." dice Lorenzo, appoggiando la testa al muro e socchiudendo gli occhi. "Vai in camera mia, puoi dormire lì se vuoi." gli sussurra Ludovica, avvicinandosi a lui e accarezzandogli la testa teneramente. Tempo qualche secondo, il nostro amico si alza ed esce in fretta dalla cucina, dirigendosi verso la camera da letto con gli occhi praticamente chiusi e muovendosi a tentoni.
Restiamo in silenzio per tantissimi minuti, con le lancette dell'orologio che si muovono a rilento, in una bolla stranamente vuota, riempita solo dal rumore dei nostri respiri e da quello metallico degli utensili da cucina. Continuo a guardarla mentre si muove e armeggia con l'impasto dei pancakes, di tanto in tanto si volta verso di me ed incrocia il mio sguardo, sfuggendo appena qualche secondo dopo. - vorrei stringerla forte e dimenticare tutto questo imbarazzo, questa tensione che raffredda l'aria tra noi - È bella, è così bella che vorrei che i miei occhi potessero osservare solo lei, ogni secondo di ogni giorno, che tanto già so che non si stancherebbero mai. "Posso fumare qui o devo andare in balcone?" le chiedo sorridendo, lei si volta verso di me, mi guarda per poi rispondermi. "Puoi farlo qui, però solo se ne offri una anche a me." Allora ne approfitto per avvicinarmi e portarle una sigaretta tra le labbra, mentre le porgo l'accendino e mi perdo nei suoi occhi dalle sfumature d'oro nocciola. Fumiamo quella sigaretta in tranquillità, mentre lei chiude la porta della cucina e mi chiede di mettere un po' di musica "Che lo sai che non so cucinare se non ho il sottofondo adatto", cantiamo e balliamo finalmente spensierati come non succedeva da un po'. - mi sento leggero come non ero da un po' -
I pancakes sono impilati in modo egregio sul piatto, Ludovica è seduta sul ripiano in marmo della cucina, mentre io sono in piedi davanti a lei che mi pulisce gli angoli della bocca sporchi di nutella. - che Dio, la deve smettere di passarsi la lingua sulle labbra che il cervello non mi si connette - Ad un certo punto, mentre finisce di pulire i fornelli, dallo stereo parte 'Il regalo mio più grande' di Tiziano Ferro. Lei mi guarda fisso negli occhi per qualche istante, si scosta i capelli dietro l'orecchio mentre io mi avvicino e la abbraccio da dietro, poggiando il mio petto sulla curva della sua spalla.
'E stavo attento a non amare prima di incontrarti
e confondevo la mia vita con quella degli altri
non voglio farmi più del male adesso
Amore...Amore
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
di notte chi la guarda possa pensare a te...'
Le sussurro piano piano in un orecchio, mentre la sua pelle si riempie di brividi caldi e le sue mani mi accarezzano. - niente potrà mai spezzare tutto ciò, l'amore ha un pizzico di magia -
"Mi porti da qualche parte?" mi chiede, con quel suo tono da bambina che mi fa letteralmente impazzire. Metto in bocca l'ultimo pezzo di pancake, poi la prendo per mano e sgattaioliamo fuori dal suo appartamento cercando di non fare neanche il minimo rumore. Durante il breve viaggio in macchina non parliamo di nulla, per nulla, ci limitiamo a farci entrare il vento tra i capelli, i finestrini sono abbassati ed il caldo invade già la nostra pelle. Arriviamo in un vasto prato, uno di quelli pieni di fiori di compagna tutti colorati, dalle mille forme e sfumature diverse. Vedo i suoi occhi illuminarsi di colpo alla sola vista di quella meraviglia, apre la portiera e scende correndo dalla macchina, entusiasta come una bambina in un negozio di giocattoli. Non faccio tempo ad uscire per accendermi una sigaretta, che mi prende per mano ed inizia a camminare veloce, fermandosi ogni tre secondi per fotografare ogni più singolo e minimo particolare che i suoi occhi scrutano.
La sua testa è poggiata tranquillamente sul mio grembo, mentre io ho la schiena appoggiata al tronco di un albero; noto che si massaggia lo stomaco con un'espressione dolorante in viso ed inizio subito a preoccuparmi. "Che hai?" le chiedo in modo apprensivo, mentre lei sorride verso di me. "Ho semplicemente bevuto troppo ieri sera. Prima che arrivassi ho vomitato due volte e non mi sono ancora rimessa molto bene." mi risponde, accoccolandosi maggiormente a me. "Non avresti dovuto farlo, lo sai. Vuoi tornare a casa?" inizio ad accarezzarle la pancia, scorrendo con le mie dita sulla sua pelle nuda lasciata scoperta dal top. "Assolutamente no e non farmi la predica, sono stata male e non ne ho voglia. Tu invece come stai?" mi chiede, ma io mi limito a sospirare pesantemente. "Sono stato di merda, davvero di merda. Soprattutto ieri, anche prima di esibirmi mi sentivo strano, come se mi fosse crollato tutto addosso all'improvviso. Ma ora sono qui e - sì, sto decisamente meglio." le rispondo, mentre si tira su e si siede a cavalcioni su di me. "Mi sa che sono stato un po' coglione a chiudere di colpo così...per una cosa così stupida poi. Mi spieghi perché mi ci vogliono sempre secoli prima di capire di aver fatto una cazzata?" mi rivolgo a Ludovica con la voce sconsolata. Lei si limita a sorridere e a scuotere la testa, mentre infila una mano tra i miei capelli e li spettina. "Perché il tuo cervello non connette e si infiamma ancora prima di pensare, poi quei pochi neuroni che ti ritrovi ci mettono troppo a riprendersi dallo shock. Sintetizzando il concetto? Sei uno stronzo, ma ti amo lo stesso." mi risponde, avvicinando le sue labbra al mio collo e iniziando a lasciarci una scia di umidi baci. "Mi scusi signor Fanti, quella proposta è ancora valida o Irama è troppo impegnato per prendersi qualche giorno di vacanza?" la guardo furbescamente, mentre sfilo il cellulare dalla tasca dei pantaloni e faccio finta di chiamare Andrea.
"Mah non so...In realtà dopo l'esibizione di ieri sera avevo deciso di prendermi qualche giorno di pausa, solo che non so se passarli con te o con quella ragazza meravigliosa, che ho rimorchiato quasi tre anni fa alla festa di compleanno di un mio amico coglione. -" mi interrompo per un attimo, tentando di fare il finto pensieroso. "Che dilemma..." sussurro, con due dita sotto il mento, portando la testa verso le nuvole bianche. "Scemo..." mi sussurra lei, poco prima di far scontare le nostre labbra ed unire le lingue in un bacio appassionato.
Esattamente due giorni dopo siamo in macchina io, lei e le sue tre valige colme di vestiti, pronti per andare a prendere Celeste a casa e portarla con noi in villa al mare. Stiamo ridendo quasi fino alle lacrime ripensando alla scena vista il giorno prima quando, rientrati in casa dopo la giornata passata al prato, ci siamo ritrovati Lorenzo e Francesca a letto, in una posizione che lasciava poco all'immaginazione e le loro espressioni imbarazzate a fare da sfondo al quadretto comico. Ad un certo punto il suono del cellulare di Ludovica ci interrompe, inserisce il viva voce e la vocina di sua sorella in un istante riempie l'abitacolo. "Amore!" esclama la mia fidanzata, con un sorriso in viso talmente bello che vorrei fermare la macchina in mezzo all'autostrada e baciarla fino a perdere il fiato. Parlano per qualche secondo, finché la piccoletta non interrompe Ludovica a metà della frase e la blocca. "Ma Pippo? Pippo dov'è? Perché non parla? Oddio non è venuto? Sei da sola? Io non ti voglio da sola, voglio anche lui. Pippo? Pippo? Pippo ci sei? Sei lì con Luli? Pippo? Pippooooo? Pippo mi vuoi rispondere?" inizia a parlare a macchinetta, alzando sempre di più il tono di voce, mentre io non riesco a trattenermi e scoppio a ridere guardando la ragazza seduta nel sedile affianco al mio e pensando a quanto sono simili. Nonostante gli anni che le dividono, nonostante le situazioni che hanno dovuto affrontare, nonostante siano cresciute in due case diverse, nonostante quello che Ludovica abbia dovuto passare per essere accanto a lei, nonostante non riescano a viversi costantemente sono esattamente identiche. Parlano allo stesso modo, sono ansiose e paranoiche in egual misura, iniziano a parlare a raffica senza lasciarti tempo di rispondere, partono per la tangente e non c'è modo di fermarle, permalose e pignole, espansive e timide allo stesso tempo.
E Dio quanto è vero che il legame di sangue è più forte di qualsiasi altra cosa.
"Principessa!" le rispondo allungando in maniera spropositata la vocale finale, ma lei mi interrompe quasi subito iniziando a fare dei teneri gridolini di sorpresa. Ludovica si volta verso di me, ha un sorriso strano stampato in viso e mi guarda in un modo così speciale che sembra quasi si stia innamorando per la prima volta. Continuo a tenere lo sguardo fisso sull'asfalto dritto e grigio, mentre chiacchiero con Celeste che mi elenca circa quindici volte tutte le cose che abbiamo da fare insieme in questi giorni di vacanza.
Ed è vero che la musica è la mia vita, che io senza le canzoni non saprei stare, che senza le persone che mi ascoltano e mi danno modo di respirare non saprei nemmeno più vivere; però allo stesso tempo senza la ragazza che è seduta di fianco a me e senza il mondo meraviglioso che è intorno a lei, io non sarei nemmeno la stessa persona, non esisterebbe la mia musica, non ci sarebbe Filippo né tantomeno Irama, non ci sarebbero tutte queste cose belle che mi stanno succedendo perché è proprio lei l'unica luce che mi tiene in piedi, l'ancora a cui aggrapparmi, quel fuoco che mi brucia il cuore, lo stomaco, la testa e mi fa sentire vivo. - senza di lei mi limiterei solo a sopravvivere -
Ludovica
Abbiamo passato qualche ora al mare ed io credo di essermi sentita così felice ed esausta allo stesso tempo molto raramente nella mia vita. La sabbia fine, il mare dalle mille sfumature accese e loro due, non avrei potuto desiderare di meglio nella mia vita.
"Come mi sta questa gonna, Pippo?" gli chiede mia sorella appena finisco di vestirla, andando verso di lui e facendo una giravolta su se stessa. Filippo scoppia a ridere per qualche istante, finché non la prende in braccio e le sussurra che è la bambina più bella del mondo. "E a me non dici nulla, Pippo?" gli chiedo io, fingendomi gelosa. A quel punto si avvicina verso di me, mi guarda per un po' con quei suoi occhi brillanti fissi nei miei, poi fa per scontrare le nostre labbra ma una piccola testa dai capelli mori si mette tra di noi per prendere tutte le coccole e tenersele avidamente per se. Ci guardiamo complici e scoppiamo a ridere, di nuovo, come se fossimo capaci di fare solo quello, con le nostre voci che si uniscono e ne formano una sola, più forte, più intensa, talmente bella che le mie orecchie credono di non aver mai sentito niente di così meraviglioso.
Il castano poi osserva un po' Celeste, che lo guarda confusa, finché non la appoggia delicatamente sul letto ed inizia a solleticarle la pancia, i piedi, il collo facendola ridere, ridere e ridere ancora. - esattamente come fa con me - Filippo ha delle attenzioni così particolari verso i bambini che mi commuove sempre un po'. Ormai lo conosco alla perfezione, ma talmente bene che sono in grado di leggergli dentro ed arrivare in profondità, alla sua anima e lo vedo. Lo vedo nella luce dei suoi occhi che ogni volta che vede un bambino non sa resistere, non può essere indifferente ad una cosa che gli fa spuntare un sorriso quasi spontaneamente, a quegli esseri i minuscoli che gli fanno battere il cuore forte. Allo stesso tempo, però, so che vorrebbe riuscirci, so che ogni dannata volta spera di essere abbastanza duro e deciso da resistere, ma non ci riesce mai.
È così e lo sarà per sempre.
E lo leggo nella malinconia del suo sguardo, in quegli occhi cristallini che per un attimo si spengono e diventano scuri come un cielo senza stelle, che ogni bambino con il suo sorriso gli riporta alla mente quello che è rimasto solo un ricordo, solo un dolore impresso nella pelle, giù fino alle vene, che non se ne andrà mai e continuerà solo a bruciare e a fare male. - tanto male, troppo male - E vorrei solo abbracciarlo, stringerlo forte ogni volta che quel dolore riaffiora come la superficie di uno scoglio onda dopo onda, vorrei sedermi accanto a lui e sussurrargli 'sono qui, passerà'. Che lo conosco troppo bene per non sapere che continuerà a nascondere le sue emozioni, a fingere che vada tutto bene anche se dentro l'anima crolla a pezzi, che proverà a mostrarsi forte, tenace, con la corazza abbastanza dura da subire un altro attacco anche se i punti della ferita continueranno a saltare ed il sangue a macchiargli la pelle.
Ma la cosa che mi lascia completamente disarmata è che anche se continuerà a starci male, a soffrirci, a ripensare ancora una volta a quei tagli che non cicatrizzeranno mai, il suo cuore è troppo buono e puro per restare indifferente di fronte alla bellezza di una vita.
"Ma perché non ti mangi le tue di patatine? Queste sono mie." dice seria Celeste rivolgendosi a Filippo e cercando di nascondere il vassoio con le sue piccole mani. Ma lui si diverte troppo per lasciarla perdere, che amo così tanto il suo modo di essere ancora un bambino dentro. Uno di quei Peter Pan eterni, che sanno essere uomini, compagni, amici, addirittura padri, ma allo stesso tempo restano piccoli, con quell'ingenuità e purezza che non dovremmo perdere mai. "Basta! Basta! Daiiii! La deve smettere, puoi dirgli che la deve smettere?" mi chiede mia sorella fingendosi arrabbiata, anche se appena si volta verso Filippo non può far altro che scoppiare a ridere di gusto. Passiamo la cena praticamente così: con loro due che battibeccano per ogni singolo dettaglio, persino per dividersi la sorpresa dell'Happy Meal, ma che allo stesso tempo non fanno altro che cercarsi ed inseguirsi a vicenda. "Ora avrei proprio voglia di un gelato..." esclama soddisfatta mia sorella, mentre si tocca la pancia e si diverte a gonfiarla con l'aria. Vedo i due scambiarsi strani sguardi di intesa, finché non si accordano con un cinque palmo contro palmo e si alzano in fretta, andando a svuotare i loro vassoi nei cestini poco distanti. "No. Il gelato no. Avete mangiato abbastanza, finitela." dico in tono fermo, tentando di far recuperare al mio fidanzato un briciolo della sua sanità mentale. "Dai...-" esclama allungando in modo smisurato la i "- non fare la sorella antipatica. Adesso vieni con noi e ci andiamo a prendere un bel gelato, ti faccio mettere pure la panna se vuoi." cerca di corrompermi Filippo, mentre prende per mano Celeste e lascia un bacio a fior di labbra a me.
Alla fine il gelato Celeste non è nemmeno riuscita a finirlo, ma ci ha pensato Filippo al posto suo, che torna a casa con la maglia bianca ormai piena di scie di cioccolato e finalmente qualche etto in più. "Io sono moooolto stanca -" sussurra sconsolata mia sorella, mentre poggia una mano sulla fronte con fare teatrale. " - Non credo di riuscire ad arrivare alla macchina, no. No. Proprio no." aggiunge scuotendo la testa e fermandosi sul marciapiede con un'aria distrutta stampata in viso. "Ma dove hai parcheggiato?" chiedo a Filippo, non notando la sua auto nelle vicinanze. "Amore, armati di forza e coraggio che c'è da camminare un bel po'." esclama lui pieno di entusiasmo, mentre prende Celeste per i fianchi e se la carica sulle spalle. "Ma quindi andiamo a dormire a casa di Lollo? Qui al mare?" chiede curiosa la piccola, mentre con le sue dita sottili gioca con il ciuffo di capelli arricciati di Filippo. Noi annuiamo, mentre mi perdo per un istante a fotografarli da dietro, che sono così belli che non posso farne a meno. "E Lollo non c'è?" chiede ancora, come se non si stancasse mai di parlare. "No amore, Lori è a Milano a casa sua. Ha - insomma ha di meglio da fare." dico scoppiando a ridere verso il finale della frase, mentre Fil fa lo stesso. Ci è bastato guardarci per capirci subito, Lorenzo ultimamente ha in testa solo una ragazza dolce e dai lineamenti fini di nome Francesca, nient'altro e l'abbiamo potuto notare bene. "Ma non ti basto io?" le chiede triste Filippo, portando i lati della bocca all'ingiù e assumendo la sua classica espressione da cane bastonato. "Certo, certo Pippo. -" gli risponde lei, battendo con il palmo della mano sulla testa castana del ragazzo, come a confortarlo. "- Però mi sta simpatico anche Lollo, è un sacco che non lo vedo. Con lui guardiamo sempre i cartoni animati, mentre tu ti addormenti, ti giri dall'altra parte dicendo che è una posizione più comoda e fai finta di essere sveglio, anche se io me ne accorgo sempre perché ad un certo punto inizi a russare." gli dice lei, scuotendo la testa con una faccia furba. Filippo a quel punto, visibilmente geloso di Lorenzo, inizia ad inclinare le spalle fingendo di farla cadere per terra. E lei ride, ride, con la sua vocina che riempie il silenzio della piccola stradina in cui siamo finiti. Lui abbassa prima una spalla, poi l'altra e così a ripetizione, mentre lei ogni volta sussulta leggermente per lo spavento per poi scoppiare a ridere e pregarlo di farlo ancora.
E ancora.
E ancora.
Ancora.
Sono a letto, Filippo è sdraiato su un fianco senza maglietta, solo con i pantaloncini grigi; Celeste con la testa appoggiata sulla sua spalla ed una manina che gioca con i peli del braccio di lui. Stanno guardando La bella e la bestia, anche se gli occhi del mio fidanzato iniziano già a cedere e credo non sarà in grado di resistere ancora per molto.
Mi sdraio accanto a loro due, che continuano a sussurrarsi qualcosa nell'orecchio, commentando ogni singola scena, finché Filippo non inizia a canticchiarle con la sua voce roca una delle canzoncine del cartone animato. Celeste passa lo sguardo dallo schermo della televisione al viso di Filippo, poi lo prende tra le sue piccole manine e gli lascia un tenero bacio sul naso. - amore, è una forma d'amore -
"Mi piacerebbe proprio averti come papà, lo sai?" gli dice guardandolo fisso negli occhi, talmente fisso che lui nemmeno riesce a reggerlo quello sguardo. - gli bastano quelle semplici parole per farlo crollare a pezzi - Muove i suoi occhi cristallini verso di me e li incastra ai miei, - verde, marrone, nocciola, giada, mare che si mischiano insieme con la stessa forza di un'esplosione - un misero istante dopo, due gocce di lacrime gli scendono bagnandogli le guance. Mi avvicino a lui, lascio che poggi la sua testa sulla mia spalla, ma ha così bisogno di protezione che la incastra proprio nell'incavo del mio collo. E li rimane per un po'. - nascosto - Che Filippo è così: gli fa sempre paura mostrarsi fragile, ha sempre timore delle emozioni troppo forti, ha quel pudore che gli urla di nascondersi anziché mostrarsi indifeso, debole, spoglio dall'armatura. È così e lo sarà sempre. Anche con me, con noi. - e forse è proprio ciò che lo rende unico -
Infatti si limita solo a respirare, nulla di più, non parla, non le dice niente, si stende di nuovo accanto a lei e lascia che gli si accoccoli addosso. - proprio come ama fare, proprio come piace anche a lui - Che è il modo migliore che ha per risponderle, lascia che l'amore parli da sé.
"Ma si è addormentato... -" esclama ad un certo punto Celeste con un tono un po' troppo forte, visto che Filippo mugola leggermente ancora avvolto nel sonno. Le faccio segno di abbassare la voce, mettendo l'indice davanti alle labbra e scompigliandole i capelli. "- Io te l'ho detto che finisce sempre così...è già tanto che sia arrivato a cinque minuti dalla fine, di solito succede moooolto prima." dice sconsolata, con quella sua classica espressione che mi verrebbe solo voglia di strapazzarla di baci dalla mattina alla sera. "Adesso mettiti accanto a lui e fai la nanna anche tu, ormai è tardi." lei fa segno di sì con la testa, poco prima di dare un bacio sulla fronte di Filippo e accoccolarsi sul suo petto, pronta a prendere sonno.
Io a dormire invece non ce la faccio proprio, mi sembra ancora così surreale essere qui con loro due che ho persino paura di chiudere gli occhi e scoprire che in realtà è solo un bel sogno. E mentre il loro respiri ormai sono regolari, le bocche leggermente schiuse e i capelli disordinati, prendo il telefono ed inizio a scattare fotografie. Scatti su scatti, istantanee su istantanee, un po' come cercassi un modo per rendere ognuno di quegli istanti indelebili.
Mente, pelle, cuore, ma soprattutto negli occhi.
Che desidero solo chiuderli e poter vedere la loro immagine riflessa, rifugiarmi in quegli scatti quando la loro mancanza mi toglierà il respiro, guardare queste immagini e pensare che, nonostante tutto, i nostri cuori batteranno sempre all'unisono. - anche a centinaia di chilometri di distanza -
ludovica_ ha aggiunto contenuti alla sua storia
Irama
Celeste si sta muovendo decisamente troppo e finisce per svegliarmi ad un orario quasi illegale. Le punte dei suoi piedi sono impiantate nelle mie cosce e le sue dita stringono forte la mia guancia, resa leggermente ruvida dal filo di barba. Mi stiracchio leggermente, poi allungo una mano verso il comodino per prendere il telefono, cercando di muovermi il meno possibile per evitare di svegliarla.
Con un occhio ancora praticamente chiuso vedo una notifica su Instagram da parte di Lorenzo, mi ha inviato una storia di qualche ora prima pubblicata da Ludovica e appena mi si carica non posso fare a meno di sorridere.
lorigalli ti ha inviato una storia di ludovica_
Prove generali bro?
Credo proprio di sì
Sempre il solito coglione, ancora sveglio? O meglio già sveglio?
Non sto scherzando Lori, ci sto pensando sul serio.
Hai bevuto, Filo?
Cazzo
Puoi essere serio una volta?
Abbiamo dormito tutta la notte con una bambina in mezzo a noi, le nostre mani intrecciate sopra i cuscini
Celeste prima di addormentarsi mi ha fatto pure piangere...cioè commuovere...vabbè insomma mi ha detto che vorrebbe avere un papà come me ed io sono crollato.
Non lo so bro, mi sembra di essere davvero felice e so che avere un figlio con lei mi cambierebbe la vita...
La renderebbe boh più
Completa, speciale
Esatto
Filo, mi sembra così strano sentirti fare questi discorsi
So che la ami, talmente tanto che non riesci nemmeno a dimostrarlo
Ma ti giuro che non avrei mai pensato che saresti arrivato al pensiero di diventare padre
Io ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso e so che tutto questo ti riporta con la mente a quei momenti, a quella notte...
Sei sicuro?
Quelle ferite non se ne andranno mai, Lori. Lo sai.
Però devo riuscire a superare quel dolore, ad andare avanti, oltre.
Ecco, con lei, penso di poterci riuscire
Insomma non te la immagini anche tu una piccoletta con tantissimi capelli in testa, le sue labbra, il suo sorriso
Che ne so...magari i miei occhi
Basta che non abbia il tuo naso
Stronzo 🖕🏼
Me la immagino fin troppo bene
Anzi mi immagino te fin troppo bene, è quello che mi spaventa
Grazie coglione, di tutto
Non aver paura di rischiare
Ti vedo davvero felice per la prima volta in vita tua
Torna a dormire zio Lori
Zio Lori
Mi piace zio Lori 💕💘💖
Cercando di fare il più piano possibile, tolgo il mio braccio da sotto la testa della piccola Celeste ed esco in balcone per accendermi la prima sigaretta della giornata. Spesso fumo per nervosismo, per rabbia, per la tensione che mi prende i nervi e li stringe in una morsa. Ne accendo una dopo l'altra, così senza cognizione di causa, le infilo tra le labbra e le consumo senza pietà, aspirando quelle sostanze nocive e sentendole arrivare dritte ai polmoni. Fumo mentre scrivo, tanto, anzi decisamente troppo, - me lo fa sempre notare anche Giulio - quando le storie che metto nero su bianco spesso mi fanno troppo male, quando le mie stesse parole mi feriscono come crudeli coltellate, quando i ricordi mi entrano dentro, fin sotto la pelle e annebbiano la mente, i pensieri e persino la vista. Fumo in ogni momento della mia vita, bello o brutto che sia, con la speranza che in quella nuvola grigia che sputo fuori dalla bocca si possano perdere anche quei frammenti di me. A volte fumo per noia, per passare il tempo, per divertimento o per monotonia. Altre perché la vita mi sembra persino troppo bella, per l'entusiasmo che sento dentro al cuore e lo fa battere veloce, per la felicità e le sue scosse di adrenalina, perché mi sento fortunato e la sigaretta mi da quei tre minuti di tempo per rendermene conto. Non ricordo nemmeno come ho iniziato a fumare, probabilmente tutto è cominciato con qualche tiro dato insieme ad alcuni amici e si sa che poi non se ne può più fare a meno. È un vizio crudele, meschino, infimo ma purtroppo ricollego tutti gli istanti della mia vita ad una sigaretta.
La prima sigaretta con Lorenzo ed Alessandro,
le notti al mare sotto al cielo stellato,
quella dell'alba la notte prima degli esami di maturità di Ale,
quelle fumate in fretta fuori da un ospedale triste e grigio la sera del piccolo incidente in motorino di Lorenzo, consumate facendo avanti ed indietro all'entrata,
le grigliate a casa di qualche amico con i pacchetti finiti con la classica impazienza di chi è ancora giovane,
la classica sigaretta dopo aver fatto l'amore, anzi il sesso che quelle avventure di amore non avevano nulla, nemmeno il sapore,
la prima sigaretta con Ludovica consumata appoggiati al cofano della mia macchina, rigorosamente divisa a metà con quell'odore di promessa, con quel 'a domani' chiuso dentro ad una nuvola di fumo,
quella consumata durante quella notte terribile, una, una soltanto fermo nella corsia sos in autostrada, senza patente, con le urla soffocate dentro all'abitacolo della macchina senza la forza nemmeno di reggerla tra le dita,
quei pacchetti finiti uno dopo l'altro durante quei mesi bui, dove il solo colore era il nero, io sdraiato sul pavimento freddo con decine di bottiglie di alcol a farmi da contorno,
quelle consumate dopo aver saputo di Adri, con gli occhi fissi nel vuoto e un macigno dentro il cuore, quelle al profumo di rimpianto e dolore, quelle che resteranno impresse nella mia mente come quella ferita che sanguinerà per sempre,
la classica fumata dopo ogni santissima abbuffata di sushi, come servisse da digestivo che a volte fa salire la nausea o altre aumenta ancora di più la voglia,
la prima beccata da mio padre, io e Lorenzo nascosti nel retro del giardino di casa mia e i suoi occhi che non dimenticherò mai, da lì forse il nostro rapporto ha iniziato a degenerare, come se quella dannata sigaretta avesse acceso una miccia in grado di creare il vuoto attorno a noi,
quelle fumate al Rasta, tra qualche battle di freestyle, con gli amici di sempre che adesso magari non ci sono nemmeno più e la voglia di fare musica sul serio, di diventare qualcuno,
quelle che sono servite a far discutere me e Lorenzo perché in macchina sua è severamente vietato fumare e non sente mai ragione, mai un fottuto strappo alla regola,
la sigaretta usata per fare pace, quella che usi come scusa per approcciare un discorso e poi va a finire che il pacchetto diminuisce sempre di più, la birra aumenta e le risate fanno da sottofondo,
quella dopo una notte in discoteca, fumata fuori, seduto sul marciapiede di cemento grigio con il cornetto caldo tra le mani e una strana sensazione sulla pelle,
quelle al profumo di mare, che lei è accanto a te e i suoi baci sanno di salsedine e così anche il fumo ha un sapore diverso,
quelle consumate in Finlandia, io e Giulio, niente di più, il vuoto dentro il cuore, il cervello scollegato e la voglia di vivere come sparita dalla scena,
quelle fumate in terrazza, con il viso di Celeste appiccicato ai vetri della finestra e le nostre smorfie buffe a farci sorridere,
quelle e altre decine di centinaia di sigarette, insieme ad altri migliaia di ricordi, con altri milioni di frammenti di me e della mia vita.
Forse le mie preferite, però, rimangono quelle fumate da solo, non importa il luogo, lo spazio, il tempo, l'importante è ritrovarmi da solo con i miei pensieri. Proprio come adesso. Sono le sigarette che preferisco perché hanno il profumo di una chiacchierata con me stesso, quando riesco a guardarmi dentro e a pensare. - forse pure troppo - Pensi alla persona che sei diventato, a come tu stia mutando con il tempo, a quello che hai attorno, alla gente di cui ti circondi. - pensi alla vita persa in una impercettibile nuvola di fumo - Introspettiva, con il rumore del respiro, delle labbra che aspirano la nicotina. Silenzio. Silenzio, talmente tanto silenzioso che sembra quasi di sentire il battito del tuo stesso cuore riecheggiare, correre sui secondi a ritmo regolare. Si, queste in assoluto sono le mie preferite, perché forse riesco a ritrovarmi, mi fermo per un po' a fare un saluto a Filippo, un amico di vecchia data.
Rientro in stanza e mi perdo un istante ad osservare la scena: Ludovica è sdraiata a pancia sotto, una gamba tirata leggermente più in su dell'altra e il viso rilassato appoggiato sulla federa azzurra; Celeste è accanto a lei, praticamente nella medesima posizione della sorella ed io non posso fare a meno di sorridere. Scatto una foto, poi mi sdraio a letto, questa volta vicino a Ludovica con il mio petto aderente alla sua schiena ed il mio viso che affonda nei suoi capelli lunghi. Mugola ancora avvolta nel sonno, poi si gira verso di me e mi accarezza dolcemente. "Sai di fumo" mi dice, con la voce ancora impastata, io le sorrido per poi attirarla maggiormente verso di me e lasciarle un bacio sulla punta del naso. "Sono uscito un po' in balcone, avevo bisogno di dare una sistemata ai pensieri." le rispondo tranquillamente, con gli occhi chiusi che il sonno sta tornando a bussarmi sulle palpebre. "Stai bene?" mi chiede lei già in preda alla preoccupazione. "Mai stato meglio, giuro." non faccio a tempo a finire la frase che il suo sorriso illumina la stanza buia. "Ora dormiamo va, che tempo due ore e la piccoletta inizierà la giornata tutta fresca e pimpante -" le sussurro in un orecchio, mentre il suo corpo si muove per incastrarsi perfettamente al mio. "- Non sono pronto, voglio dormire almeno fino alle 11." aggiungo sconfitto, poco prima di chiudere gli occhi e lasciare che Morfeo ci culli tra le sue braccia.
Ludovica
Stasera Celeste ha ricevuto un invito speciale alla festa di compleanno di una sua cara amica: pizza, Coca-Cola e per completare il quadretto un bel pigiama party.
"Cambio di programma, ti porto in un posto." mi dice Filippo sorridente, mentre infila le chiavi nel quadro ed accende la macchina. Neanche dieci minuti e siamo arrivati a destinazione: il mare, forse una tra le mie cose preferite al mondo. "Stasera solo io e te, mi mancava tutto questo." mi sussurra, mentre ci fermiamo sulla riva ed il suo petto aderisce perfettamente alla mia schiena, le sue braccia tatuate che mi cingono ed io che in un istante mi sento come rigenerata. Mi perdo a scattare qualche fotografia, come mio solito, mentre penso che il mare è davvero un luogo da riservare a pochi. Quella distesa infinita di gocce trasparenti è qualcosa di troppo immenso e magnifico da essere dedicato a chiunque, qualcosa di troppo meraviglioso per essere svalutato così. No. No, il mare si merita qualcuno di speciale, qualcuno con cui guardare l'acqua cambiare colore a seconda dei raggi del sole, dello spostamento delle nuvole o del riflesso della luna. Qualcuno con cui sdraiarsi sulla riva e lasciarsi bagnare dalle sue onde, con quella classica schiuma bianca che ti si infrange sulla pelle. Qualcuno con cui tuffarsi a bomba da uno scoglio e sentirsi liberi, leggeri, giovani. Qualcuno con cui chiacchierare fino a notte fonda, con il riverbero delle onde in sottofondo e una dose di buona musica. Qualcuno con cui lamentarsi della sabbia che ti entra tra le dita, tra i capelli, persino nel costume, ma che ti conosca così bene da capire che senza quelle sensazioni non potresti vivere. Il mare non è un luogo da tutti, è un posto speciale dove portare qualcuno con cui fare l'amore con gli occhi.
Fisso l'orizzonte per un po', finché non mi giro verso la spiaggia e vedo che Filippo ha steso un enorme telo color rosso rubino e mentre mi aspetta si sta fumando una sigaretta. Mi avvicino a lui mentre gioco con una ciocca dei miei capelli, probabilmente ancora imbambolata e persa tra i miei piacevoli pensieri. "Ecco qui signorina, tutto per lei." sussurra Filippo lasciandomi un bacio dietro l'orecchio. Ci sono due birre ghiacciate e una vaschetta di ciliegie rosse e succulente ad attenderci, mentre la voce di Guccini si unisce al suono incantevole del mare. "Ciliegie! Oh ma quanto ti adoro..." esclamo, mentre metto in bocca uno dei frutti rossi e gli lascio un bacio a fior di labbra. - uno di quelli romantici che ti lasciano il segno del succo rosso tra le pieghe attorno alla bocca -
"Sei così bella stasera che - Dio, vorrei -" mormora sorseggiando la sua birra fresca, ma si interrompe con un sorriso beffardo sulle labbra. I suoi occhi cristallini osservano ogni mio movimento, ogni più piccolo dettaglio, come se non volessero perdersi nulla, niente di niente. Ed io mi sento così onorata, così dannatamente fortunata ad essere guardata da quel pezzo di cielo stellato che ho sempre paura di non essere abbastanza, di non ricambiarlo con il mio amore, di non riuscire mai a dimostrare al cento per cento quello che provo per lui. - che alcune volte vorrei potergli mettere in mano il mio cuore e fargli ascoltare il suo rumore, perché sicuramente avrà il suono della sua risata -
I raggi di luna riflettono sulle onde nere del mare, fino a tonalizzarle, a fargli cambiare colore ed il viso angelico di Filippo così sembra risaltare ancora di più, i suoi occhi sembrano farsi ancora più trasparenti e le sue labbra più rosate. Si accende un'altra sigaretta, ma tra le dita oltre quel vizio orribile si rigira anche qualcos'altro. - qualcosa che non si vede ma c'è -
"Cos'hai, Fil? Mh?" chiedo accarezzandogli il volto e facendomi solleticare il polpastrelli da quel sottile velo di barba. "Lo sai meglio di me come sono fatto, mi perdo tra i pensieri e a volte corrono troppo veloce." sospira guardando dritto davanti a se, come se l'orizzonte potesse dargli qualche risposta. "Non pensarci, non stasera. Ti prego, ho voglia di stare con te." sorrido, mentre lui porta le sue dita tra i miei capelli ricci, scompigliandoli leggermente. - che Dio solo sa quanto adoro quando lo fa - Spegne la sigaretta tra i granelli di sabbia e poi mi osserva mentre mi porto fino alla bocca un altro di quei frutti rossi e ne gusto il sapore, per poi avvicinare le mie labbra alle sue e farle congiungere. I nostri baci si fanno subito più intensi, con il respiro affannato ed il cuore che inizia a correre come stesse partecipando ad una maratona. Mi metto a cavalcioni su di lui, che infila le mani al di sotto del mio vestito e punta subito all'elastico delle mie mutandine; mentre io gli sfilo la maglia nera che indossa e resto ad osservare un po' il suo corpo tonico. La sua pelle color della luna che risalta nel buio della notte, quell'inchiostro nero che disegna curve e immagini sulla sua carne e il suo sorriso contro le mie labbra. - ancora ancorate alle sue, come se non potessero sopravvivere senza -
"Mi fai impazzire" sussurra, mentre io sorrido e lo bacio di nuovo, lasciando che le mie mani si infilino tra i suoi capelli. Poco dopo una mia mano gli accarezza prima il petto, il torace, fino a spingersi più giù. Giù. Sempre più giù. Tocco sensualmente l'elastico dei suoi pantaloni, per passare poi alla sua erezione coperta ancora dal tessuto pesante dei jeans. Lui mi guarda confuso, ma allo stesso tempo felice come se avesse già capito le mie intenzioni e ne fosse davvero entusiasta. Ed io mi sento in imbarazzo, tremendamente imbranata perché ho paura di non saperlo fare, paura di non essere abbastanza brava, paura di non dargli piacere o di sbagliare qualcosa. Che lui mi guarda con quei suoi occhi cristallini così intensamente che quasi mi fa mancare il respiro, che mi sento amata di un amore così bello da essere inspiegabile. Lo aiuto a sfilarsi prima i jeans, poi i boxer che indossa, fino ad avere il suo corpo completamente nudo davanti a me. "Mi sento strana, forse un po' stupida." gli sussurro, con le gote che mi vanno quasi a fuoco per il disagio che provo. "Sei bella." risponde lui, con una tale naturalezza che mi disarma sempre un po'. - anche tu -
Abbasso la testa fino ad arrivare alla sua intimità e sorrido timidamente, che ho sempre voluto sapere che sapore ha, che quasi sicuramente sa di tutte le cose più buone del mondo. - che saprà di amore, di tanto amore -
"Sei - oh, sei così brava Lu - Lulù..." mormora, quando una scarica di brividi gli invade il corpo mentre la mia lingua passa sulla sua parte più sensibile. I movimenti sono lenti, sensuali, ed io cerco di concentrarmi il più possibile su di lui, sulle sue espressioni, sul suo respiro e di farlo stare bene. Che in fin dei conti mi piace, eccome se mi piace vederlo così fragile e debole ad ogni mio tocco, a causa mia. Mia e di nessun'altra.
"Cazzo -" deglutisce, con il pomo di Adamo che fa su e giù ed evidenzia il suo collo candido. "- Continua così...si - oh, così piccola..." continua a dire tra un gemito e l'altro, mentre la sua mano mi accarezza i capelli. Alzo i miei occhi così da farli incrociare con i suoi, che hanno cambiato persino colore con questo cielo nero che ci fa da sfondo, che sono così pieni di passione e desiderio da annegarci dentro. "Se continui a guardarmi così, non andrò avanti ancora per molto." sospira, mentre il mio sguardo è incatenato al suo e non accenna ad abbassarsi altrove. Attraverso i suoi gesti, il suo modo di gemere e tremare o quello di respirare, inizio a capire come muovermi e dove andare a parare per farlo impazzire e fargli perdere quel briciolo di ragione. - e forse è proprio questo il mio scopo - Quasi gli si spezza il fiato ogni volta che i miei occhi si incrociano con i suoi, che i miei movimenti passano dall'essere più rapidi al diventare più calmi, ogni volta che la mia lingua o le mie labbra lo provocano, che mi perdo nel suo sapore e in quel frammento di tempo solo nostro.
- Filippo e Ludovica, nient'altro -
"Io - ci sono. Sto per -" si interrompe per un millesimo di secondo. "Dio, Lulù." geme, mentre un'ondata di piacere lo travolge, facendogli persino chiudere gli occhi per qualche secondo. E non c'è niente di più bello, di più meravigliosamente intenso, del suo respiro affannato che si mischia al suono delle onde del mare che sfumano sulla battigia.
Poco dopo mi attira verso di sé, lasciandomi una serie di languidi baci sul collo, scendendo verso le clavicole e poi tornando di nuovo a toccare il mento. "Quante cose vorrei farti, Lulù. Dio - non ne hai idea..." sussurra, mentre le sue dita si insinuano al di sotto del tessuto del mio vestito e il contatto con il freddo degli anelli mi fa rabbrividire. - nonostante il caldo asfissiante dell'estate - Inizia a sganciare ogni singolo bottone del vestito che indosso, finché non si ritrova il tessuto del mio reggiseno sotto il polpastrelli e lo slaccia, eliminandolo poco dopo. Le sue labbra finiscono di nuovo sulla piega del mio collo, poi più giù, fino ad arrivare alle curve dei miei seni nudi. Li stuzzica per qualche secondo in un mix di baci e giochi di lingua, per poi fermarsi nel lato sinistro, proprio sul mio cuore. E sorridiamo insieme, come se l'amore ci stesse avvolgendo nella sua bolla ed il cervello riuscisse a staccare la spina. - esistiamo solo io e lui - Ci togliamo i vestiti, così, con quel modo rapido che ci contraddistingue quando ci vogliamo ad ogni costo, quando il bisogno carnale di volersi subito prende il sopravvento e non ci importa nulla del luogo in cui siamo, di quanto potremmo stare insieme, di tutti i problemi che ci fottono i pensieri. Vogliamo sentirci dentro, accarezzarci l'anima, fare l'amore. - essere follemente felici -
"Mi fai perdere la testa. Completamente." sussurra quando, una volta privata di tutti i vestiti, accarezza la mia pelle nuda ed io reagisco gemendo il suo nome. "L'hai mai fatto sulla sabbia?" mi chiede accennando un sorriso contro le mie labbra e continuando a baciarmi sensualmente. - ovunque - "Facciamolo sulla sabbia se sei curiosa, eh? -" gli rispondo scoppiando a ridere sonoramente. "- Mi ricorda qualcosa..." aggiungo canticchiando il ritmo della sua canzone, mentre Filippo con un gesto mi attira verso di sé e mi fa posizionare su di lui. "Io l'ho già fatto un bel pò di anni fa, sei tu la novellina qui..." sussurra, mentre mi morde il lobo dell'orecchio e mi guarda con un'espressione beffarda. "Sei sempre il solito...vuoi vantarti ancora per molto del tuo catalogo di esperienze sessuali? Perché nel frattempo potrei trovare altro da fare." rispondo in maniera secca e decisa, anche se la sua lingua che si sposta su un lato della sua bocca mi fa perdere la ragione per un attimo. "Gelosona..." ride lui, mentre mostra quelle fossette e gli occhi gli diventano piccoli come una fessura, con le rughette attorno che si evidenziano e mi fanno letteralmente impazzire. Ed è così strano essere in una spiaggia totalmente deserta, completamente nuda sopra Filippo, con un telo rosso a proteggerci dalla sabbia ed il rumore del mare che si mischia con la musica di Guccini.
Mi sistemo meglio su di lui, mentre i nostri corpi si uniscono ed iniziamo a muoverci insieme, vacillando un po' all'inizio per la posizione nuova ma è così bello poter notare ogni sua espressione, il suo viso cambiare smorfia e farsi sempre più bello, mentre la luna gli si riflette negli occhi. La sua mano destra si poggia all'altezza delle mie costole, mentre la sinistra cerca il mio fianco, le mie invece perse tra i suoi capelli ormai scompigliati che amo follemente toccare. Ogni secondo che passa mi guarda, ma in un modo talmente intenso da spezzarmi persino il respiro, da lasciarmi completamente senza scudi, da farmi sentire amata. - che Dio, i suoi occhi rendono tutto più magico -
Oh. "Fil - è - Fil, è così bello..." mormoro, muovendo i fianchi contro i suoi e sentendo la sua intimità dentro di me. "Tu sei bella. Dio - tu sei così bella stasera che - cazzo rischio di non staccarmi più." mi risponde con il respiro affannato, aumentando la velocità dei suoi movimenti. I nostri nasi si sfiorano, mentre i suoi occhi trasparenti sono puntati nei miei che quasi non riescono a reggere a tale confronto. La sua mano mi accarezza lentamente un seno con movimenti circolari, portandoci poi le labbra poco dopo ed io che inarco la schiena all'indietro e mi lascio travolgere da quelle sensazioni meravigliose. - ogni volta come se fosse la prima -
"Fil - ci sono quasi" mormoro, mentre la sua mano raggiunge la mia nuca, avvicinandomi al suo volto. - ai suoi occhi preziosi -
Oh. "Anche io...lasciati andare Lulù." sussurra baciandomi. Ci accompagnamo al limite insieme, occhi negli occhi, con la bocca secca e prosciugata dai baci, i corpi scossi dall'orgasmo e i respiri più accelerati. In un attimo nero, gli occhi sembrano vedere solo quel colore mentre i gemiti si fanno più forti e con loro le nostre spinte. Poi un attimo dopo la calma, la testa non gira più, i corpi non tremano, i battiti cardiaci rallentano ed io mi ritrovo stretta tra quelle braccia che amo alla follia.
I corpi ancora nudi che si scontrano, la pelle che si sfiora teneramente, le nostre risate che fanno a gara con il rumore del mare per risaltare di più, le labbra che non riescono a staccarsi ed io che mi innamoro di più ogni volta che facciamo l'amore. "Ti amo -" sussurra, mentre gli accarezzo il petto che si muove ancora su e giù in modo irregolare. "- Ti amo così tanto, che mi sento un esserino minuscolo di fronte a questo nostro sentimento." mi confida, lasciando che la brezza marina ci accarezzi la pelle nuda fino a farla rabbrividire lievemente. Mi lascio osservare, mentre poggio la mia testa nell'incavo del suo collo e permetto che le sue dita mi cullino.
Un po' come la musica di Guccini in sottofondo.
Un po' come il nostro amore.
Un po' come le onde del mare.
Qualche giorno dopo mi sveglio in villa: le cicale che friniscono sugli alberi, il sole che è già alto nel cielo e l'estate che invade tutto, persino l'aria dentro alla camera da letto. Celeste è tornata a casa ieri sera, mentre noi ci concediamo le ultime ore di relax per poi essere di nuovo risucchiati dalla confusione della routine. Sto scendendo le scale quando sento la voce di Filippo nella veranda, sembra stia parlando con qualcuno al vivavoce e che questa situazione lo renda particolarmente irascibile ed arrabbiato. Mi siedo su uno degli scalini di marmo, cercando di farmi il più piccola possibile che stanno tremando persino le pareti da quanto sta urlando. Non riesco a riconoscere la voce dall'altro capo del telefono, né capisco bene ciò che si stanno dicendo, Filippo sta gridando in maniera troppo forte ed esprimendo concetti a vanvera, mentre l'altra persona mantiene un tono leggermente più pacato. "Basterebbe evitare relazioni che implichino un coinvolgimento sentimentale importante, in questo momento della tua carriera." Mi basta sentire questa frase, dritta e spietata come una coltellata in pieno petto, per crollare. Il silenzio che avvolge le pareti nei secondi successivi fa quasi paura. - talmente freddo da far venire i brividi - "Non me ne frega un cazzo dei vostri giochetti di business, quello che c'è tra me e lei non vi deve riguardare. Ti basta sapere che lei è parte della mia vita, della mia musica, di me." sputa lui, mentre dalla stanza esce una nuvola di fumo grigio e sento i suoi piedi nudi fare avanti ed indietro nel pavimento. "È qui che ti sbagli. Diventano automaticamente cazzi miei quando le persone iniziano a notare il tuo comportamento diverso, quando vedono che sei triste ed incazzato perché non sai lasciare i tuoi problemi personali al di fuori, quando sparisci per dei giorni interi perché sei chissà dove in vacanza con lei, quando te ne vai da un evento come successo con i Battiti senza partecipare alle interviste, non aspettando l'aereo prenotato ma sparendo nel nulla per raggiungerla. Filippo devi capire che la tua vita è radicalmente cambiata e non puoi più tenerti ancorato al passato." vomita l'altro, mentre Filippo a stento muove un muscolo. "Lei non è parte del mio passato, è il mio fottuto presente. Faccio musica, non sono a concorrere per Mister Italia, ma soprattutto sono umano e non sono un burattino nelle vostre mani. Lei c'è, punto. Ed ora se permetti vaffanculo." urla ancora, fino a far gracchiare persino la voce, poi chiude la chiamata. Dal suono che sento dopo sembra che abbia lanciato il telefono contro il divano in pelle, per poi accovacciarsi a terra stremato. Le lacrime mi bagnano il viso, il corpo è scosso dai singhiozzi che cerco di reprimere per restare in assoluto silenzio ed il mio cuore è completamente spezzato in metà. Mi alzo a fatica, tanto che appena sono i piedi devo reggermi alla ringhiera per non ruzzolare dalle scale e torno verso il piano di sopra. Mi infilo di nuovo a letto, come se non fosse accaduto nulla, solo che le lacrime che bagnano il cuscino fanno pensare il contrario. Cerco di respirare con calma, ma la mia testa mi ripete solo quelle dannate frasi in loop, come se non reagisse più, come se un chiodo battesse fisso in quel punto. Non riesco nemmeno a stare a letto per molto, mi alzo, guardo la mia figura davanti allo specchio e cerco di darle un tono decente, poi scendo ma Filippo non c'è, al suo posto solo un biglietto bianco sul tavolo della cucina. 'Buongiorno amore, sono uscito a prendere i cornetti caldi, torno tra pochissimo' e se non avessi assistito alla litigata di poco prima mi sarei alzata con il sorriso, pensando a quanto sono fortunata a vivere accanto ad un uomo come lui; ma purtroppo so benissimo che ha usato questa scusa per fuggire un po', per restare da solo con i suoi orribili pensieri e soprattutto perché non avrebbe retto il confronto con me senza crollare.
"Buongiorno" lo sento dire, mentre sono seduta nel portico e tengo stretta tra le dita una delle sue sigarette. "Ho i cornetti caldi, il succo di melograno che ami e una fetta di torta di mele." aggiunge avvicinandosi a me e unendo le nostre labbra. Lo leggo chiaramente nei suoi occhi che qualcosa non va, ma che cerca di nasconderlo come suo solito con un sorriso falso e il buonumore. Cerco di mascherare anch'io quello che mi logora dentro da quando ho sentito quella maledetta telefonata, anche se so già che non ci riusciremo per molto.
Mentre facciamo colazione non parla, è continuamente distratto dal telefono che continua a squillare e impegnato a rispondere a qualche messaggio. Lo schermo del mio cellulare si illumina evidenziando un messaggio di Lorenzo che mi chiede se va tutto bene e so benissimo che se, anche lui, inizia a fare questo tipo di domande la situazione non è sicuramente delle migliori.
"Sicuro vada tutto bene?" gli chiedo cercando di girare alla larga dall'argomento, ma lui si limita ad annuire e basta. "So che c'è qualcosa che non va, me ne puoi parlare?" incalzo ancora e vedo il suo viso cambiare espressione quando sputa fuori un "Non ho niente" parecchio freddo.
"Non ricominciare di nuovo a tagliarmi fuori dalla tua vita, dai tuoi cazzo di problemi." sentenzio duramente, mentre mi alzo e butto nervosamente il bicchiere nel lavandino. "Non voglio trascinarti in mezzo a cose che non ti riguardano." dice prendendo una sigaretta dal suo pacchetto e accendendola in modo brusco. "È qui che ti sbagli. Tutto ciò che ti succede, in bene o in male, riguarda anche me e lo sai benissimo. Ciò che abbiamo passato l'anno scorso dovrebbe avertelo insegnato." gli rispondo con il nodo che sento alla gola che si ingrossa sempre di più e non mi lascia modo di deglutire. - mentre penso soltanto al fatto che non voglio scoppiare a piangere - "Filippo te lo chiedo in modo chiaro: la nostra relazione ti sta creando qualche problema?" - no, ti prego dì di no -
Lui esita qualche secondo prima di rispondere, poi fa un respiro profondo e spegne la sua sigaretta nel posacenere. "L'amore che provo per te no, non me ne creerà mai. È che -" si interrompe perché il suo telefono inizia a squillare un'altra volta. "Fanculo." mormora tra sé e sé silenziandolo. Mi guarda per un po', per poi riprendere il discorso. - ma è come se non trovasse le parole per continuare - "- Ci sono dei meccanismi strani dietro a tutto questo, alle persone tante cose non vanno bene, si fanno domande ed io non sono abituato a dover dare costantemente delle risposte." aggiunge abbassando la testa di colpo, come se si sentisse a disagio. "Mi ha scritto anche Lorenzo. Non rispondi da ore neanche a lui, è per questo che voglio sapere cosa sta succedendo." - cosa ti sta succedendo -
"Smettila. Ti prego smettila." mi implora, quasi avesse paura ad esternare determinate cose. - quasi non volesse rischiare di ferirmi troppo -
"Le persone non vogliono che tu abbia una fidanzata? Eh? Vogliono scopare con te? Oppure ancora peggio vogliono vedere accanto a te qualcuno di famoso? Qualcuno che ti faccia accrescere la fama, i soldi, con cui fare serate e tutte quelle puttanate -" prendo un secondo fiato, per poi accendermi una sigaretta con fare nervoso. "- Vero? È così, no?" chiedo per conferma, solo che lui non accenna minimamente a rispondere. "Come al solito non hai i coglioni per difendere ciò che ti sta a cuore." sputo in maniera fredda, mentre mi giro dalla parte della parete per asciugare una lacrima scappata al mio controllo. - bastarda -
"Mi hanno visto diverso settimana scorsa perché avevo litigato con te, ero scontroso, svogliato, sempre incazzato. Me la sono presa con chiunque, non avevo voglia di partecipare agli eventi. Sai - cazzo, sai benissimo che non me lo posso permettere." risponde lui dopo attimi di silenzio infiniti. "Colpa mia." dico io in maniera ironica, sospirando. "Non sto dicendo questo. È -" si interrompe ancora, la vena della fronte che si ingrossa quasi stesse per esplodere. "- Questi giorni sono praticamente sparito, ho staccato da tutto e da tutti e secondo loro non posso permettermi di non essere presente sui social. Solo che - cazzo, avevo solo voglia di stare con te. Con voi, senza doverci esporre per forza. -" aggiunge, con un tono di voce distrutto. "Avrebbero visto Celeste ed avrei dovuto spiegare chi è e non mi sentivo pronto. Solo - Dio, mi hanno rinfacciato il fatto che nelle tue storie comparissi felice, rilassato e che le persone che mi seguono conoscono anche te e quindi si sono tutti incazzati perché avremmo dovuto evitare di pubblicare." confessa, ha la testa appoggiata tra le mani, mentre io vorrei solo correre ad abbracciarlo. - ti amo - "Filippo, non voglio crearti -" ma mi interrompe subito. "Fanculo. Tutto è cominciato con quel cazzo di post che hai fatto su Instagram dopo la mia vittoria. Prima eravamo liberi di fare ciò che volevamo, senza tutte queste paranoie. -" lo guardo confusa. - non dire ciò che stai per dire, ti prego -
"- Avresti potuto evitare di scrivere quelle cose così personali, la gente si sarebbe fatta i cazzi propri." aggiunge, addossando un'altra volta tutta la colpa su di me. "Davvero, Filippo? Davvero? Ma ti rendi conto di tutte le cazzate che stai dicendo? -" non riesco nemmeno ad urlare da quanto il battito del cuore sta accelerando. "- Stai cercando di pulirti la coscienza sparando a zero su di me e incolpandomi di tutto. Cazzo, - dovresti difendermi porca puttana. Questo non è il mio mondo, io non ne faccio parte, non voglio essere trattata come un oggetto di poca importanza. Sono sempre stata in disparte, lo sai e così voglio rimanere." la mia voce alla fine della frase risulta sempre più spezzata, senza forze, come annientata. - un'altra volta -
"Io non so cosa farci." risponde lui freddamente, in un modo così gelido che i brividi mi percorrono la spina dorsale per tutta la sua lunghezza. "È assurdo...Assurdo - assurdo, Filippo. Non capisco. - Non riesci a capire che la mia vita è stata rivoluzionata nel giro di qualche giorno? Completamente. C'è gente che mi ferma quando sono in giro per chiedermi una foto, che mi scrive insulti di ogni genere sotto le mie foto, che mi augura le cose peggiori, persone che mi mandano messaggi e mi raccontano cose false sul tuo conto...che - cazzo, dovresti solo ringraziare che ho fiducia in te più di quanta ne abbia su tutto il resto del mondo. Invece no. No, tu te ne stai lì e lasci che la merda ci sotterri senza fare nulla." inizio a gridare più forte che posso, mentre lui resta fermo ed inerme su quella sedia di legno. - senza muovere un muscolo - "Sono mesi che va avanti così. Non te ne ho mai parlato e tu non te ne sei mai reso conto...forse è questo quello che fa più male." aggiungo poi, spegnendo l'ennesima sigaretta e cercando di bere a piccoli sorsi un po' di acqua. "Vedi? Mi tieni sempre all'oscuro di quello che ti succede...anche tu, esattamente come faccio io. E comunque avresti dovuto sapere a cosa saresti andata incontro a stare con me...perché ti importa tanto del giudizio degli altri? Non ti basta sapere che ti amo?" mi chiede duramente. - 'o peggio forse non ti basta più' sussurra tra sé e sé, mentre butta fuori il fiato cercando di annientare i problemi - "Non ce la faccio. Non riesco a fregarmene, ad andare oltre quando centinaia di persone mi scrivono che per te non valgo niente, che sono una delle tante, che mi additano come puttana perché credono che me la faccio con te solo per i soldi che hai nel portafoglio o i follower che mi aumentano su Instagram, oppure che dicono che te ne andrai quando ti renderai conto di aver bisogno di ben altro nella vita. Tu invece ti rendi conto di quanto possano farmi male queste parole?" gli chiedo io, mentre mi giro di scatto verso di lui ed incrocio i suoi occhi cristallini. - Dio, che pugnalata -
"Quelle sono le stesse persone che seguono me per criticarmi, per dirmi che sono un montato, che non arriverò da nessuna parte, che dovrei volare più basso. Ludo, ci sarà sempre quel lato della medaglia, cosa cazzo dovrei farci io?" mi chiede con uno sguardo glaciale, uno di quelli che rischiano di farmi scoppiare a piangere nel giro di qualche secondo. - abbracciami, ti prego - "Difendermi. Difenderci. - Cazzo, perché non ci arrivi mai? Avresti potuto difendermi. Invece aumenti il carico e mi escludi da tutto, di nuovo." ormai le lacrime non resistono più e cadono dai miei occhi come cascate di montagna. "Nessuno ti obbliga a restare." risponde lui in maniera decisa, anche se il suo sguardo lo tradisce subito. - ha due occhi talmente lucidi da sembrare biglie di vetro, fragili e insicure - Seguono minuti di silenzio in cui vorrei solo poter aprire gli occhi e scoprire che è tutto un incubo. In cui continuo a guardare Filippo e spero di potergli sorridere di nuovo, di poter scherzare insieme. In cui prego che alzi anche lui lo sguardo e che mi sorrida. - fanculo - "Il mio cuore mi grida con tutte le sue forze di restare, hai presente cosa significa? Perché in questo momento non mi sembri neanche la solita persona, sembra che la tua anima sia talmente inospitale da non poter amare nessuno." gli sussurro, che quasi non ho più le forze per continuare. Che il mio cuore sta urlando dal dolore che provo, quasi me lo stessero strappando a mani nude ed il sangue scorresse alla stessa velocità delle mie lacrime salate. "L'anno scorso non ti sei fatta tanti problemi. Ricordo che hai chiuso la porta alle spalle e non ti ho più vista rientrare, lì il cuore non gridava nulla?" mi chiede in modo ironico, sorridendo avidamente. "Non ci posso credere. Dimmi che non l'hai detto veramente." ripeto a voce alta, ma tanto è come se stessi parlando contro un muro. Fermo e silenzioso. Vuoto. - tutto troppo dannatamente vuoto -
"L'anno scorso eh? Davvero? Stai parlando di quei mesi in cui ti ho retto la testa ogni volta che finivi a vomitare nel tazza del cesso o in qualsiasi altro luogo sudicio? In cui ti ho fatto la barba, imboccato neanche fossi un neonato e sorretto in piedi quando nelle tue vene c'era il quantitativo di almeno venti bottiglie di birra? O ancora quando - cazzo, quando sono rimasta in quella stanza nonostante mi avessi appena lanciato contro una bottiglia di vodka? Quando ho raccolto da terra i cocci di vetro che avevi stretto tra le mani restando sdraiato tra le macchie del tuo stesso sangue? -" piango in una maniera talmente disperata che mi è capitato davvero raramente di sentirmi così inutile. - svuotata, annientata, piccola - Non è giusto che continui a rinfacciarmi quella decisione, a tirare in ballo quei mesi orribili che hanno fatto stare decisamente troppo male entrambi. Non mi merito di essere trattata così, non di nuovo, non ora che le cose vanno bene, che ci siamo ritrovati. Ma so che, purtroppo, Filippo è e sarà sempre così: inizierà con il litigare per finire a gettarmi in faccia di nuovo tutta la merda di quel periodo. Così, come se nemmeno si rendesse conto del male che mi affligge, tanto l'importante è essere dalla parte del giusto affossando gli altri. "- Cazzo Filippo. Cazzo. Gli sforzi di questi mesi non sono serviti a nulla? Eh? Mi dispiace per essermene andata, nemmeno riesco a farti capire quanto mi fa ancora male, però non puoi farmi vivere sempre con quel tremendo rimpianto. Credimi che basta già la mia coscienza." gli mormoro distrutta, completamente abbattuta. "Ludo..." mi richiama quasi subito, alzandosi e avvicinandosi a me. Ma io mi ritraggo, allontanandomi il più possibile da lui. "Sei sempre il solito egoista del cazzo. Non te ne importa se ferisci le altre persone, anzi a volte nemmeno te ne rendi conto." gli dico, fermamente convinta che di lì a poco sarebbe scoppiato. "Ti ripeto ancora una volta che nessuno ti obbliga a restare qui, ad amare uno come me. Hai sempre saputo come sono fatto, con te non ho mai nascosto neanche un singolo difetto, insicurezza o demone. Mai. -" la vena del suo collo si sta ingrossando sempre di più, tanto che anche la pelle bianca cambia colore, arrossandosi leggermente. "- Vai, no? Vattene come hai fatto quella volta. Non è difficile." mi sfida, indicandomi con un cenno della testa per poi fissare la porta. Io continuo a scuotere la testa, che non ci credo o ancora peggio non voglio credere alle parole che gli sono appena uscite dalla bocca. "E perché non lo fai tu? Perché non te ne vai tu? Ce l'hai il coraggio di voltarmi le spalle e chiudere così? Sai lì fuori quante ne trovi disposte a stare con te? Cazzo - Irama, il personaggio del momento...ricorda però che solo una persona ama Filippo. E Filippo è la parte più vera di te, lo sappiamo entrambi." aggiungo, per poi voltargli le spalle e andarmi a sedere sulle scale interne della casa. Lo vedo recuperare nervosamente le chiavi della macchina, il pacchetto di sigarette e una delle copie delle chiavi della villa. Si volta verso di me un'ultima volta, per poi aprire il portone mentre il mio viso è bagnato completamente dalle lacrime amare. Esce senza voltarsi, "Mi fai schifo, vaffanculo Filippo." sussurro, prima che la porta gli si chiuda alle spalle.
Le tende della sala sono leggermente scostate, così dalla finestra posso vederlo salire in macchina e restare per un istante con le mani ferme sul volante, ad asciugarsi qualche lacrima sfuggita al suo duro controllo. - resta, ti prego resta - Qualche minuto dopo il motore si accende e con la retromarcia ingranata esce dal vialetto della villa ed io resto lì.
Sola e con i pensieri che corrono ad una velocità troppo sostenuta.
Mi siedo, prendo carta e penna e decido di scrivergli qualcosa, così da poter tornare finalmente a casa e preparare la valigia.
Irama
Provo a stare qualche ora lontano, ma tanto i pensieri non si placano mai e so che l'unico modo per risolvere il casino che sento dentro al cervello, è chiarire al più presto con Ludovica. Torno in villa, ma trovo il portone chiuso a chiave ed i miei brutti presentimenti diventano realtà poco dopo, quando non riesco a trovare neanche una minima traccia delle sue cose, ma solo un foglio di carta bianco appoggiato sul tavolino d'ingresso, accanto alla lampada celeste cielo.
'Ho una valigia da preparare, un aereo da prendere ed un pizzico di gioia da ritrovare, perché ora mi sento solo dannatamente vuota. Sto per partire in vacanza con le mie amiche e forse è meglio così, anche se fa tremendamente male pensare di farlo proprio ora, con il cuore spezzato a metà.
Quando leggerai questa lettera sarà tardi, ma avrei voluto avere il coraggio di dirti che questa mattina ho sentito tutto: la litigata che hai fatto, la tua voce spezzata dalla rabbia e le urla che riempivano le pareti della sala. Ho assistito a tutto ciò e mi sono sentita così piccola da non riuscire a fare niente, neanche confessartelo, neanche consolarti. Credimi mi odio, talmente tanto che vorrei dare delle forti testate contro il muro fino a perdere i sensi o a ritrovare quel briciolo di ragione. Vorrei avere la forza per fregarmene del pensiero della gente, per capire che il nostro amore è e sarà sempre più forte di tutto il resto, per starti accanto nel modo in cui meriti, ma per la seconda volta non ce la faccio.
Che poi, cazzo odio anche te. Te e quel tuo modo di guardarmi negli occhi mentre discutiamo, che mi spogli di tutte le mie certezze e mi fai crollare come un castello di carte. Te e quelle parole che non dici, che trattieni dentro fino ad esplodere nel peggiore dei modi, quelle che vorresti dire ma per orgoglio non fai mai uscire. Tu e le tue giornate storte, quel modo che hai di rovinare le ultime ore insieme e renderle orribili. Tu ed il tuo lavoro che ci tiene lontani, costantemente a due latitudini diverse, che vorrei viverti, viverci di più. Te e il filo che ci lega, quei nodi che ci tengono legati, come quello che ho in gola adesso che aumenta sempre e non accenna a diminuire. - che forse non respiro da quando ho preso in mano carta e penna - Te e le ultime parole che mi hai detto, che ci siamo sputati in faccia con una freddezza che non ci contraddistingue, con quel sangue gelato nelle vene come se l'amore non avesse mai abitato in noi. Che poi in realtà sono tutte grandissime cazzate, non odio proprio niente, nessuna di queste cose, sarà solo che ti amo.
Ma alla follia proprio.
Ed è per questo che ti scrivo questa lettera, perché a dirtelo non sarei mai capace, perché ti guarderei negli occhi e finirei per lasciare da parte tutto, che in quelle pupille riesco a vedere il mondo in un modo migliore, perché sai che nelle parole rifugio la parte più fragile di me. Tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, il tuo sorriso è l'immagine più perfetta che porto stampata in mente, i nostri baci sono qualcosa di così intenso che al solo pensarci mi manca il respiro. Che sei così tante cose che non riuscirei nemmeno a spiegarlo appieno, che mi ci vorrebbe una vita per farti capire l'amore che provo per te. Ecco oggi ti amo e domani non smetterò di farlo, ma nemmeno dopodomani e tutti gli altri giorni a venire. Continuerò ad amarti perché sei la metà bella del mio cielo e non posso dimenticarlo, non potrei farlo mai. So solo che io, ad oggi, non posso essere la tua felicità. Scelgo di sacrificarmi, di mettermi da parte prima che qualcuno ti costringa a farlo, di pugnalare io stessa noi è l'amore che proviamo l'uno per l'altra. E non perché non ti ami abbastanza o per tutte quelle cazzate che ci siamo urlati contro poco fa, ma semplicemente perché ora devi concentrarti sulla musica e non puoi permetterti di perdere questa occasione, non puoi rischiare di andare a fondo un'altra volta. Me l'hai detto tu che quando abbiamo discusso sei stato diverso, eri assente, arrabbiato e questa è una cosa che non deve succedere...Non mi perdonerei mai il fatto di essere la causa del tuo insuccesso.
La musica è la tua vita, Fil. È quello per cui combatti da sempre, la cosa per cui sei andato contro tutto e tutti, persino contro te stesso o il muro più invalicabile, è ciò che ti fa battere il cuore e ti rende felice...ecco concentrati su quello e nient'altro, fallo anche per me. È il tuo destino amore mio, devi vivere di questo e poterlo fare per sempre, figurati che hai appena iniziato e non sai quanta strada ti aspetta. Ti prego fai finta che io sia lì, anche se adesso sarai talmente deluso da odiarmi con tutto te stesso. Non mollare mai, mai, per nessuna ragione al mondo, non permettere a nessuno di dirti ciò che devi fare, non porti dei limiti, ma vola e basta con le tue piume colorate. Ovunque.
Ora io torno alla mia vita, che il solo pensiero di poter andare avanti senza di te mi fa così male che vorrei solo poter urlare all'infinito, fino a sentirmi la testa scoppiare di dolore. Vado qualche giorno a Corfù e poi torno dietro ad una macchina fotografica, dove il vento mi porterà...anche se il cuore rimarrà fermo qui. Tu, invece, prepara un borsone e vai a scrivere quel disco di cui mi hai tanto parlato, carta, penna e le tue parole meravigliose...so già che quando lo ascolterò crollerò. So che parlerà di noi, di me, te, Celeste e probabilmente anche di questa dannata lettera che mi fa bruciare il sangue...ti chiedo scusa.
So che sei arrabbiato, che avresti voglia di premere il pedale dell'acceleratore al massimo, di piangere fino a perdere il respiro, di urlare fino a sentire la voce mancare...ma non farlo, forse questa volta non mi merito niente, neanche il tuo dolore o la tua rabbia più spietata. So che questa scelta non la capirai, che penserai che sono una vigliacca che non sa nemmeno sputarti in faccia queste orribili parole, che probabilmente sarà la più insensata e stupida della mia intera vita, però voglio solo che i tuoi sogni siano realtà, restino realtà, voglio vederti volare alto, voglio che la tua musica arrivi al cuore delle persone...è l'ultima occasione Fil, giocatela! Cerca di essere felice, ti prego e non cercarmi. Troverai qualcuno che sarà in grado di amarti come meriti, che imparerà a conoscere Filippo come ho fatto io, che saprà essere forte per restare al tuo fianco. Sempre, anche in queste occasioni dove io non ce l'ho fatta.
Ti amo, per sempre.
Tua, L.'
Angolo autrice
Buonasera a tutti, come state?
Prima di tutto devo ringraziare dal profondo del mio cuore una persona speciale Frfuzzy per essere stata la mia compagna di sclerate notturne, per aver riso a crepapelle insieme a me e per aver collaborato nella stesura di un pezzo di questo capitolo meraviglioso. Che se le onde del mare sono state così dolci, sensuali e frizzanti è anche grazie a lei...🌈💕 Attenzione perché la ritroverete spesso da queste parti...
Qui fa un caldo che vorrei solo poter stare a mollo nell'acqua del mare per tutto il giorno...
Ecco qui un capitolo fresco fresco, cosa ne pensate? Lasciatemi qualche commento che parlarne con voi mi rende sempre felice.
Chissà se le strade di Ludovica e Filippo si rincroceranno presto...mah...
Vi mando un abbraccio,
~R. 🦋
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