Che ne dici se invece delle sigarette, ci smezziamo una vita?
Ludovica
"Occhi chiusi, mi raccomando" mi sussurra dolcemente il mio fidanzato, riesco solo a sentire un leggero spostamento d'aria, dovuto probabilmente alle sue mani che si muovono davanti ai miei occhi e controllano se intravedo qualcosa. "Fil, ho una benda nera parecchio spessa, direi che è più che sufficiente..." gli rispondo, scuotendo la testa divertita.
Stasera avrà il suo primo concerto a Roma, ma prima di prendere l'aereo mi ha voluto assolutamente portare qui. Ho questa dannata benda sugli occhi da quando siamo partiti da casa di Francesca e, durante il breve tragitto, gli avrò chiesto informazioni almeno venti volte, in almeno quaranta modi diversi e con il mio solito modo di fare petulante fino al midollo. Lo sento spegnere il motore, scendere dalla macchina, aprirmi la portiera, dopodiché mi porge la sua mano forte, invitandomi a scendere. "Attenta, ci sono tre scalini proprio davanti a te" mi avvisa, prima di sostenermi e aiutarmi a proseguire verso questa destinazione a me sconosciuta. Entriamo in quello che sembra essere un ascensore, ma Filippo non parla più, sembra aver perso improvvisamente tutte le sue facoltà da intrattenitore seriale. "Fil? Fil? Va tutto bene?" gli chiedo, portando le mie mani in avanti e cercando il contatto con il suo corpo caldo e snello. Appena poggio la mia mano sul suo petto, sento il cuore correre all'impazzata, quasi stesse per esplodere dentro la gabbia toracica. - quanto tempo era che non batteva così forte? - Non dico niente, mi limito a sorridergli e ad accarezzargli il viso liscio, con la pelle morbida e il segno del rasoio passato poco prima. Non so cosa mi aspetta varcata la porta di questo ascensore, non so di che sorpresa si tratta e non ho la minima idea di come comportarmi, di come reagire, di cosa sta tramando, so solo che sono in ansia.
Tremendamente in ansia.
Come al mio solito.
Se resto in piedi per molto tempo la ferita alla gamba mi fa ancora un po' male, stessa cosa per le costole mentre respiro, rido o faccio determinati movimenti e devo dire che Filippo, negli ultimi giorni, si è rivelato talmente premuroso da farmi sentire una principessa. È rimasto al mio fianco costantemente, donandomi attenzioni di ogni genere, non dormendo la notte, oppure addormentandosi in posizioni scomodissime sulla sedia dell'ospedale, mi ha ricoperta di fiori e risate e mi ha trasmesso tanto di quell'amore, che al solo pensarci mi viene da piangere. Anche adesso mi sta sostenendo con il suo solito fare delicato e attento, per accompagnarmi fuori dall'ascensore, piano, fino alla destinazione misteriosa.
Nell'aria c'è un particolare odore di nuovo, di legno, di vernice fresca, ma anche di piante verdi e di sugo sul fuoco, o forse minestrone. Ed è dannatamente strano doversi accontentare di determinati sensi, senza poter contare sulla vista. Vivere di odori, profumi, suoni, impressioni, forme, carezze, senza poter vedere di cosa si tratta.
È tutto una grossissima incognita.
"Aspetta, dammi un secondo" mi sussurra con la sua voce roca nell'orecchio, la stessa in grado di crearmi milioni di brividi. Sento il classico rumore metallico di un mazzo di chiavi e poi una serratura che scatta, una porta che si apre e il suo braccio che si allaccia attorno ai miei fianchi e mi aiuta ad entrare. "Sei pronta?" mi chiede, appoggiando il suo petto alla mia schiena e slegando la benda che mi tiene coperti gli occhi. Tiro un respiro profondo, mentre sento cadere la benda e l'ansia bloccarmi lo stomaco. Lui mi stringe da dietro, allacciando le sue braccia sopra la mia pancia e poggiando il suo mento sulla mia spalla, mentre le sue piume mi solleticano la pelle.
È un appartamento.
Un appartamento appena comprato.
Un appartamento nuovo di zecca.
Uno di quelli con muri appena verniciati, il pavimento che sa ancora di legno, tutto pulito e lindo, con quell'aria di poco vissuto, con quel bisogno quasi vitale di essere riempito di vita, di colori, di emozioni. Le stanze sono luminosissime, ci sono grandi finestre che riescono ad illuminare ogni singolo angolo, riempiendolo dei raggi della luce del sole che entrano e scaldano l'atmosfera.
È incantevole.
Filippo sorride ed io con lui.
Mi accompagna mano nella mano a vedere tutte le stanze: al piano superiore ci sono tre camere da letto, di cui una con bagno privato e idromassaggio, altri due bagni, uno con la doccia ed uno con la vasca, un ripostiglio, una cabina armadio a dir poco immensa ed una stanza completamente vuota, il tutto contornato da un grande e spazioso terrazzo, da cui si può vedere qualche scorcio inedito di una Milano che ormai mi ha rubato il cuore.
Al piano terra, invece, c'è una sala confortevole, un salottino leggermente più piccolo, una sala da pranzo, la cucina con annessa dispensa e un altro ripostiglio e infine un grande terrazzo, che può addirittura essere utilizzato da giardino esterno, da quanto è esteso.
Io sono senza parole, Filippo pure.
Sappiamo solo sorridere come due ebeti, quai avessimo una paresi.
"Fil, io -" ma mi interrompo subito, da quanto sono emozionata, non riesco a formulare nemmeno una frase. "Ho capito di aver bisogno di costruirmi la mia indipendenza, di un punto fermo, di un posto dove tornare stanco la sera e così - così ho trovato lei..." mi confessa, con la voce e gli occhi sognanti di chi, finalmente, sta realizzando ciò che desiderava da una vita. "È bellissima, amore. Ti potrei aiutare ad arredarla un po'...e - cavolo, finalmente non avremo più bisogno di rifugiarci in hotel quando saremo entrambi a Milano" gli rispondo, lui boccheggia per dire qualcosa, ma il trillo della sua suoneria interrompe il momento. "È Lori. Rispondi tu, che io chiudo le finestre" mi prega, anche se dal suo tono di voce risulta leggermente infastidito. "Sono Fra, noi siamo appena arrivati in aeroporto, voi dove siete?" chiede dolce, mentre i lamenti di Lorenzo in sottofondo si mischiano alle voci elettroniche degli avvisi di partenze ed arrivi. "Chicca, sono Ludo, dopo ti spiego. Comunque partiamo tra poco, un quarto d'ora e siamo lì" dico salutandola, insultando scherzosamente il suo fidanzato e chiudendo la chiamata in fretta.
Prima di uscire, mi guardo intorno ancora una volta, Filippo fa la stessa cosa ed è assurda la sensazione che sento nel cuore: casa.
Filippo è particolarmente strano, sarà la classica agitazione da prima data del tour, ma è come se avesse bisogno di parlarmi e, allo stesso tempo, si stesse trattenendo dal farlo.
Io, Francesca e Letizia da oggi pomeriggio non facciamo altro che cercare nei siti online mobili, divani, cuscini, piatti, oggettistica varia, sedie, letti e testiere e ogni qualsivoglia cosa che serva per arredare una casa da zero; mentre i nostri tre fidanzati sono costretti a stare rinchiusi in un camerino e ad assecondare le nostre scelte. "Guardate come mi manderà il conto in rosso" scuote la testa Filippo, mentre lancia occhiate complici a Giulio e Lorenzo. "Smettila coglione, che io sono una ragazza parsimoniosa e tu sei un ricco sfondato" gli dico beffardamente, cliccando invio sull'ennesimo ordine di vario genere.
Dopo aver assistito al soundcheck, rientriamo tutti e sei nel camerino, mentre Filippo mi chiede insistentemente di uscire per andare a fumare una sigaretta insieme. "Sei in ansia per stasera?" gli chiedo dolcemente, mentre lui si limita solo ad annuire, cercando di fermare il suo piede che batte nervosamente sull'asfalto. "Stasera voglio che tu stia sotto il palco, non nel backstage" mi chiede, mentre io acconsento dicendogli che non sarei voluta essere altrove. - ovunque con te -
"Scusa ma non dovrei essere dietro ad un obbiettivo?" gli chiedo confusa, mentre lui mi dice che è il caso che mi riprenda meglio, ho ancora qualche strascico dell'incidente da risolvere.
"Ho bisogno di vedere i tuoi occhi, ho una fottuta paura" mi confessa preoccupato, mentre si poggia con i gomiti alla ringhiera del balcone. "Quel palco è casa tua, non sbaglierai nulla" lo rassicuro, lasciandogli un bacio a fior di labbra. - che quel suo sapore mischiato al fumo mi farà sempre impazzire -
"Devo dirti una -" si ferma, con il pomo d'Adamo che fa su e giù per la gola. "Lulù, ti - cioè, insomma, quella -" ma Letizia e Francesca lo interrompono di nuovo, invitandomi a seguirle nel più breve tempo possibile, perché a detta loro hanno appena trovato 'il tavolo da pranzo della vita'. "Lo sai che si esaltano con poco" scuoto la testa divertita, mentre accarezzo un braccio a Filippo, prima di rientrare in camerino con le mie amiche.
Quando mancano cinque minuti l'ansia si fa sentire eccome, nessuno osa fiatare, le bocche sono cucite, gli unici rumori che si sentono sono le urla delle persone dietro alla parete del camerino ed i nostri respiri che si mischiano. Filippo è un fascio di nervi, teso come le corde di un violino, con lo sguardo in preda alle paranoie più disparate. Lui e Lorenzo non fanno altro che accendere e spegnere delle sigarette, così, quasi fosse un gesto incontrollato del cervello, quasi fosse l'unica cosa in grado di tenergli occupati i pensieri. Io e Francesca sembriamo leggerci nello sguardo, ci avviciniamo a loro e spegniamo l'ennesima sigaretta nel posacenere. "Dovreste smetterla" mormora a denti stretti la mia amica, mentre Lorenzo l'attira furbescamente a se e la fa sedere sulle sue gambe. "Ecco a voi un raro esemplare di Irama Plume, o anche soprannominato Mr Paranoia, perché nelle sue vene non scorre semplice sangue, ma ansia a fiumi -" mi interrompo, con lo sguardo di Lorenzo e Filippo che mi brucia sulla pelle e le loro facce improvvisamente sorridenti. "Lo potete vedere nel suo habitat naturale: un camerino saturo di fumo. Perché dovete sapere, cari telespettatori, che questo raro esemplare si nutre solo di sigarette, fino ad intossicare tutti gli esseri viventi che gli gravitano attorno e farli morire in una lenta agonia" finisco la frase ed è come se ci capissimo solo noi tre, come se la nostra complicità fosse tangibile ad occhio nudo, come se quella frase ci avesse riportato alla mente dei ricordi incancellabili. "La stessa frase..." sussurra Lorenzo, scuotendo la testa e appoggiandola al muro. "Tornerai da me..." aggiunge Filippo qualche istante dopo. - che quasi sembra impossibile essere arrivati fin qui - Io sorrido al mio più caro amico, per poi posare un bacio sulle labbra del mio fidanzato ed invitarlo ad avviarsi verso il palco. - è il suo momento -
Alle prime note, quasi d'istinto, mi tocco la tasca della giacca rossa che indosso ed estraggo quel biglietto, quello che Filippo mesi e mesi fa mi ha pregato di conservare.
Uno per ogni data.
Uno ad ogni concerto.
Per sempre.
Stasera è la prima data e questo è il primo biglietto di Adri e lui sta per cantare proprio 'Un respiro'. Le mie gambe iniziano a tremare, le luci si fanno più soffuse e di un colore dalle sfumature violacee, le mani sudano, mentre gli occhi sono fissi sulla figura del giovane ragazzo con le piume. - e non riescono a staccarsi - Credo che a stento stia respirando, tiene le mani ben ancorate all'asta del microfono e gli occhi ghiaccio rigorosamente chiusi. - non respiro - La curva della sua mascella è ben evidenziata, mentre io inizio a torturarmi il labbro inferiore, pregando che i miei occhi non inizino a diluviare. Ma, qualche istante più tardi, il mio viso è interamente bagnato dalle lacrime, mentre la voce appena sussurrata di Filippo viene quasi sovrastata dalla potenza di quella delle persone che sono qui per lui ed io non posso fare a meno di sentire il mio cuore scoppiare d'orgoglio. - questa è la sua più grande rivincita - Ad un certo punto, chiudo gli occhi anche io, respirando profondamente e cercando di calmarmi. Quando li riapro, un potente bagliore di luce mi entra nelle pupille, stordendole per un millesimo di secondo: lei c'è.
È proprio lì accanto a lui e la posso vedere chiaramente, con i capelli color della luna, le braccia pronte a sostenerlo, le labbra che si avvicinano alla testa del giovane per lasciarci un tenero bacio e quel suo sorriso inconfondibile dal profumo di nonna.
Lei c'è e Filippo sembra addirittura rendersene conto, nello stesso instante in cui me ne accorgo io: apre di scatto gli occhi e accarezza l'aria, proprio come se sotto ai suoi polpastrelli ci fosse la guancia della sua Adri. E ringrazio Dio che, in quel momento, ci sono Francesca e Letizia pronte a sostenermi, perché crollo in un pianto dal sapore del disperato, senza la forza nemmeno per reggermi in piedi o per prendere un po' di fiato. Piango lacrime amare, che appena arrivano alla bocca sanno di dolore, che quasi mi fanno bruciare le guance come un acido corrosivo e vorrei riuscire a smetterla.
Prego di riuscire a smetterla.
Smetterla di soffrire così tanto.
Smetterla di sentire quella canzone come un pugno spietato e brutale allo stomaco.
Smetterla di provare ancora così tanto dolore.
Gli occhi di Filippo si incastrano nei miei, poco prima della fine della canzone e penso che Adri ha sempre avuto ragione: sono di un colore strano, a seconda di cosa riflettono riescono a tonalizzarsi, spesso talmente freddi e distaccati da ingannare, ma basta guardarli con la giusta empatia per iniziare a farli diluviare, per sentirteli dentro, per annegarci e ricominciare a respirare.
Poso istintivamente una mano sulla mia spalla, tracciando per lungo tutta la linea del mio tatuaggio, per poi prendere un respiro profondo e mandargli un bacio volante.
Lui lo raccoglie tra le mani e sembra capire.
Lei c'è.
È nelle urla delle persone che gridano il suo nome,
è nelle loro voci mischiate alla sua,
è in tutte le canzoni, persa nelle parole, tra le lettere, nel modo di cambiare il tono di voce,
è nella lacrima sfuggita a quegli occhi ghiaccio poco fa, nel mancato coraggio di tenerli aperti per paura di lasciar trasparire troppo, troppe emozioni, ancora troppo dolore,
è nei sorrisi, nelle lacrime, nei balli scatenati, nella voglia di urlare, nel bisogno di buttare fuori le emozioni più nascoste,
è sopra quel palco, esattamente accanto a lui, come una stella in grado di proteggerlo per sempre,
è nelle corde della chitarra, nei tasti bianchi e neri del pianoforte, nelle mani di Giulio, nei piatti della batteria, nella melodia delle tastiere o del basso,
è dietro all'obiettivo di Lorenzo, persa nel liquido di quelle pupille azzurro cielo, stampata in quei giochi di luce che faranno apparire magica una fotografia,
è nell'abbraccio delle mie amiche, pronte a sostenermi, a farsi carico di un po' del mio dolore, pronte ad esserci in qualsiasi momento,
è in quel bacio volante, in quel nostro bacio volante, che tanto le parole tra noi non sono mai servite.
Lei c'è, stasera più che mai.
Più lo guardo muoversi su quel palco, più penso che sia proprio casa sua, che Filippo senza musica non esisterebbe, che questa è la sua vita e non lo vedrei altrove.
E non so se se ne sta rendendo conto, ma stasera ce l'ha fatta. Io le ricordo le grida sputate in faccia, la voglia di vivere svanita dal suo corpo, le volte in cui scoppiava a piangere, ma il suo eco si infrangeva nel vuoto più assoluto, nel silenzio più spietato. Le ricordo le notti passate a pensare a come curarlo da quel dolore, a farglielo pesare meno sul cuore, con la consapevolezza di non poterci fare nulla, di essere un essere minuscolo di fronte a tanta sofferenza. Ricordo cosa significava vederlo dentro ad una gabbia, rinchiuso e costretto, quasi la felicità fosse sbiadita dalla sua vita, con gli occhi spenti e senza più un briciolo di speranza. Quando iniziava a sbattere la testa contro il muro del bagno gelido, sperando di strapparsi persino la pelle, di eliminare quelle ferite profonde con le sue stesse mani, fino a lacerarsi ancora di più. Quando un giorno ho capito di averlo perso, di non riuscire a riconoscere più nei suoi occhi il Filippo di cui mi ero innamorata follemente e ho lasciato quella dannata casa, con la paura che si trattasse di un addio.
Definitivo.
Ma lui la paura l'ha superata, a quel sogno si è aggrappato con tutte le forze che aveva, nonostante il vento che lo ostacolava, nonostante fosse solo contro tutti.
Nonostante tutto.
Ci si è aggrappato, come ci si aggrappa all'ultima speranza di vita.
E ce l'ha fatta.
Stasera può urlare al mondo che il suo sogno esiste, che lui ci ha creduto e tutto si sta avverando. Sta arrivando al suo pubblico, dritto al cuore e giù fino in fondo all'anima, può raccontare la sua storia, che per magia sta diventando quella di altre migliaia di persone. Stasera Filippo ha ciò per cui ha lottato, pianto, fatto a pugni, soffocato lacrime, rinunciato a tutto, litigato, quello per cui si è spezzato dentro, frantumandosi in trilioni di minuscoli pezzettini, per cui ha perso persone, per cui ha rischiato di perdere tutto. - persino se stesso -
Stasera quel giovane ragazzo sta volando, con le sue fedeli piume attaccate alle orecchie e quei tagli che ormai sono solo brutte cicatrici.
Stasera l'amore della mia vita, può urlare al mondo di avercela fatta. - o almeno di avere il suo sogno saldo nel pugno della mano -
ludovicaa ha aggiunto contenuti alla sua storia
Irama
Ho lottato, tanto, tantissimo per essere qui stasera e niente mi renderà mai più orgoglioso di tutto questo amore, delle persone che sono sotto a questo palco, delle loro voci mischiate alle mie canzoni. Ho passato giorni pensando non ci fosse un valido motivo, un fottutissimo e valido motivo per andare avanti su questa strada. Ho pensato di mettere da parte la musica, di lasciar perdere tutto, di non essere in grado nemmeno di realizzare qualcosa di buono nella mia vita. Ci sono stati giorni in cui anche il solo pensiero di dovermi alzare dal letto, mi faceva venire voglia di gridare, di uccidermi e poter finalmente andare altrove. - lontano da chi non faceva altro che soffrire per colpa mia - Giorni in cui il dolore era così pesante da schiacciarmi le costole, lo stomaco, i polmoni e non lasciarmi via di scampo. Giorni in cui ho dimenticato persino come si faceva a piangere, a ridere, a vivere, a respirare, quasi non fossero gesti che facessero parte di me - quasi non fossero riflessi incontrollati del mio stesso corpo - Ho sofferto, ho desiderato di scomparire, persino di farla finita, sono arrivato persino a non riconoscere più la mia stessa immagine riflessa allo specchio, ma adesso, di fronte alle urla liberatorie al grido di Non mollo mai, ho capito che ho fatto bene a crederci.
Mi perdo a guardare Lorenzo, poi Giulio ed infine Ludovica e credo che non li ringrazierò mai abbastanza per esserci stati, anche quando il mondo intero gli gridava di scappare. Loro che hanno creduto in me, anche in quei momenti in cui io stesso mi sono voltato le spalle, girandomi per non curare il mio dolore. Loro che sono parte integrante e fondamentale della mia musica, ma soprattutto della mia vita e che la rendono costantemente bella da vivere.
Guardo loro tre, poi tutte le persone che riempiono questo club e penso che ho fatto bene a non mollare, che ha fatto dannatamente male cadere in quel buco nero, ma rialzarmi più forte di prima è stata la scelta migliore che potessi fare.
Oggi mostro le mie cicatrici con orgoglio e mi sento bene, non ho più paura di vedere l'abisso, perché so quanto è meraviglioso tornare a respirare: musica, amore, vita.
Sto per concludere il mio primo concerto, in questa Roma che mi ha portato tanta fortuna e non potrei essere più felice di così. Sono sotto la stessa luna che osservavo mesi fa da dentro ad una casetta, sotto lo stesso cielo che ha respirato i baci miei e di Ludovica, perso tra i sanpietrini che hanno visto le mie risate mischiarsi a quelle del mio migliore amico, nelle strade che ormai profumavano di casa, anche se lontana chilometri ed è una sensazione semplicemente pazzesca.
Stasera Roma è più bella del solito, o sono io che la vedo con gli occhi di chi sta vivendo il più stupendo dei sogni.
"Ciao Roma, vi amo!
Il tour è appena iniziato, questa era solo la prima data!" le luci si affievoliscono, mentre io mi inchino e a piccoli passi mi avvio verso il dietro le quinte, lasciando che i componenti della band continuino a suonare sulle note dell'ultima canzone in scaletta.
Sono talmente emozionato che non riesco a realizzare nulla, anzi a stento riesco a respirare adesso che ci penso. Mi sento strano, quasi fossi stato catapultato in un altro pianeta. - o forse è solo l'adrenalina che si sta scaricando sui miei nervi tesi - Ho voglia di piangere, di urlare, di ridere fino a sentire lo stomaco gridare pietà. La testa mi pulsa, quasi le tempie stessero per esplodere, o forse si tratta del cervello, ma in questo momento non riesco a distinguerli.
Praticamente ho gli stessi sintomi degli attacchi di panico, ma con molta felicità in più.
Sono felice, ma non so spiegarlo.
Sono felice, ma non so affrontarlo.
Sono felice, ma quasi non respiro.
"Fil, amore" la voce di Ludovica mi risulta dapprima lontana, poi realizzo tutto ed esco dal mio stato di trance, attirandola verso di me e facendole fare un giro su se stessa. Lei infila le sue dita sottili tra i miei capelli e li scompiglia leggermente, baciandomi labbra contro labbra. - e Dio, non potrei essere più felice di così -
"Sono orgogliosa di te" mi sussurra nell'orecchio, io mi limito a guardarla, che quando mi disarma non so come altro fare. Poi le faccio aderire delicatamente la schiena alla parete e la bacio, la bacio con passione, con desiderio, con la voglia di sentirla mia. - con amore, ecco si -
"Bro, sei stato grande!" urla Lorenzo dal corridoio, avvicinandosi a me correndo e saltandomi praticamente addosso. Non mi dirà mai quanto è orgoglioso di me, lo so, però mai come stasera sono riuscito a leggerglielo chiaro negli occhi. Lui che c'è sempre stato, il mio fratello di vita, il mio fedele compagno di avventure, la spalla su cui contare, quello con cui fare le cazzate più disparate, è qui anche stasera. Esattamente ad un passo da me, stretto nel mio cuore, con gli occhi gonfi di lacrime e i polmoni pieni di orgoglio, anche se non l'ammetterà mai.
"Dillo che sei fiero di me, dai! Dai, dillo Loris!" lo stuzzico, dandogli qualche spallata e sorridendogli beffardamente. "Mai. Non mi avrai mai. Sei un coglione e quello resti, Mr Piuma" dice deciso. Ma basta il mio sguardo minaccioso, che inizia a correre per i corridoi, con me che lo inseguo e tutti gli altri che ridono. - mi sembra di essere tornato ragazzino, ma allo stesso tempo non mi sono mai sentito uomo come stasera -
Ho ancora il fiato corto per le corse con Lorenzo, ma respirare un po' di quest'aria fresca, dal tipico sapore invernale, mi sta facendo letteralmente rinascere. Sono seduto fuori dal mio camerino, la notte che entra nelle pupille, la luna che illumina il cielo ed il freddo che crea quella classica pelle d'oca. Ludovica è accanto a me, con le sue gambe sopra le mie cosce e la testa appoggiata al muro colorato di rosso mattone. "Fil. - Filo. - Fil, mi senti?" mi chiede almeno cinque volte, ma sono talmente perso ad osservarla, che non me ne sono nemmeno accorto. Scuoto la testa e le chiedo cosa vuole, mentre lei mi indica il pacchetto di sigarette, pregandomi di prestargliene una. "Torniamo a Milano?" le chiedo così dal nulla, sperando in una sua risposta positiva. "Adesso? Ma sei pazzo? È quasi l'una..." sussurra stanca, mentre aspira un po' di fumo, buttandolo fuori dalle labbra poco dopo. "Vabbè, ma ci può accompagnare Max e durante il viaggio possiamo dormire un po'" le dico insistendo. "Guarda, se mi dici che ci accompagna Max, è proprio la volta buona che ti dico un no categorico" risponde ridendo, mentre io butto la testa all'indietro e mi perdo tra il rumore delle nostre risate.
"Coglione, un avvenimento così importante non si festeggia con gli amici di sempre?" la voce di Alessandro interrompe i nostri discorsi ed un sorriso gioioso ci si stampa sulle labbra. Mi alzo in fretta e corro ad abbracciarlo, oggi aveva un esame molto importante in università e ha fatto di tutto pur di essere qui. "Alex!" la voce di Lorenzo riecheggia nel silenzio, mentre io e il mio amico apriamo le braccia contemporaneamente, così inserire anche lui in quell'abbraccio fraterno.
Stasera sono tutti e due qui e non potrei desiderare di meglio.
Siamo fratelli di vita.
Siamo homies.
Indispensabili l'uno per l'altro.
Abbiamo una promessa incisa sulla pelle che non potrà mai rompersi, almeno finché i nostri cuori saranno in grado di battere. - o forse talmente profonda, da continuare anche oltre -
"Fanti, mi dici perché avevi così fretta di tornare a Milano proprio stasera?" mi chiede Ludovica, fermandomi per un braccio mentre stiamo per rientrare. "Perché sono anni che passiamo il nostro tempo a smezzarci sigarette io e te, magari da domani ci smezziamo la vita?" la lascio con un sorriso appena accennato, il cuore che le batte in gola e gli occhi quasi lucidi. Poi la prendo per mano e la porto con me, rientriamo in camerino, prendiamo le nostre cose e ci avviamo verso il centro di Roma.
Stasera dobbiamo festeggiare troppe cose, ma più di tutto l'amore di cui siamo circondati, che ci entra nelle vene e ci restituisce vita.
Stasera, sotto il cielo stellato di Roma, abbiamo voglia di sentirci giovani per sempre.
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Ludovica
Appena rientrati a Milano, Filippo ha deciso di sfruttarmi al massimo per finire di sistemare la sua nuova casa. Il che significa passare tutta la giornata a togliere imballaggi, ricevere consegne di ogni tipo, sistemare le migliaia di cose che io e le mie amiche folli abbiamo ordinato, in preda ad un raptus da interior designer, mettere a posto i suoi milioni di vestiti dentro la cabina armadio e infine uscire per andare a fare un po' di spesa. O almeno così mi ha invitato a fare Filippo, mentre lui è rimasto in casa per mettere ordine alle ultime cose. - anche se mi è sembrato tutto estremamente strano, visto che non c'è più niente da fare -
Prima di andare a fare la spesa, con l'intento di riempire quel frigo vuoto e triste, sono passata a casa di Francesca a prendere le cose per la notte e a preparare una sorpresa al mio fidanzato.
Milano è grigia.
Terribilmente e tristemente grigia.
Dal cielo sta cadendo tanta di quella pioggia che lo sto maledicendo, tra l'altro proprio ora che devo scendere dalla macchina con almeno dieci buste della spesa cariche. Mando un messaggio al mio fidanzato, che mi ignora completamente così, ormai arresa al mio destino, apro lo sportello e inizio a fare avanti ed indietro dalla mia macchina al portone dell'appartamento di Filippo. Quando entro nell'androne del palazzo, lo trovo lì ad aspettarmi dall'ascensore, con il fiato corto e negli occhi una luce strana. Non faccio a tempo a chiedergli che succede, che inizia a portare al piano giusto le buste della spesa, mentre io cerco di strizzare il mio cappotto ormai fradicio.
Dopo qualche minuto lo vedo tornare giù con l'ascensore, indossa un pantalone in felpa e una maglietta a maniche corte parecchio aderente. "Prego, signorina" sussurra, mentre mi aspetta sulla soglia e scoppia a ridere di gusto vedendomi completamente bagnata. Entro senza dire una parola, cercando di trattenere le risate che mi stanno nascendo in bocca e cerco di distrarmi, sistemando la mia immagine riflessa nel grande specchio. Dopo qualche secondo un rumore assordante ci fa sussultare, le pareti dell'ascensore si fermano ed il mio sguardo impaurito si posa sulla figura di Filippo. "Fil -" sussurro spaventata, mentre un forte tuono fa andare via la luce e rimaniamo praticamente al buio. "Risolveranno tutto tra poco, stai tranquilla" mi dice abbracciandomi ed iniziando a pigiare compulsivamente sul tasto delle emergenze, senza ottenere nessuna risposta. "Non è vero. C'è il temporale, è andata via la corrente, la campanella nemmeno suona ed io sto per andare nel panico" dico io in preda all'ansia, mentre non riesco neanche a deglutire bene. "Sai che...-" si interrompe avvicinandosi a me e poggiando le sue mani sui miei fianchi. "- Mi è sempre piaciuta l'idea di farlo in ascensore con - con te, intendo" mi sussurra nell'orecchio, ma io scoppio a ridere e mi nascondo nella sua spalla imbarazzata. "Sei sempre il solito, Fanti" dico, cercando di tagliare corto il discorso. "Tanto so che quest'idea fa impazzire anche te, solo che non lo ammetterai mai" risponde lui con quel suo solito modo di fare sicuro di se, bagnandosi le labbra e poggiandole sopra le mie. - cazzo, quanto è buono il suo sapore -
E non so il perché, ma quando si tratta di lui, io non riesco a trattenermi, non ragiono, il mio cervello si spegne ed interrompe ogni tipo di comunicazione. Quasi il mio corpo dipendesse completamente dal suo, senza alcun tipo di razionalità.
Giovani e folli.
Non riesco a tirarmi indietro, a pensare che potremmo non uscire da qui per ore intere, che potrebbero arrivare i tecnici da un momento all'altro, che stiamo maledettamente stretti, che gli altri condomini potrebbero sentirci o ancora peggio scoprirci.
Me ne frego.
Lui mi bacia e me ne frego.
Lui mi tocca e me ne frego.
Il suo respiro sulla pelle e me ne frego.
Ci abbassiamo fino a sfiorare il pavimento, con lo specchio che si appanna per i nostri respiri mischiati ed i miei capelli che gocciolano ancora acqua, bagnando la pelle chiara di Filippo. "Sei troppo convinto di te stesso, caro" cerco di restare seria, ma le sue dita che si infilano all'interno della mia biancheria intima, mi fanno perdere ogni briciolo di lucidità. - oh -
"Cosa c'è? Vuoi che mi fermo?" chiede lui con un sorriso beffardo in volto, sapendo benissimo colpirmi nei punti più deboli. Io scuoto la testa, socchiudendo gli occhi e sporgendomi verso di lui per avere un contatto con le sue labbra: calde e screpolate, ma lui si tira indietro, sorridendomi in modo furbo. - ed io non resisto -
"Bastardo..." mormoro, cercando di soffocare un gemito quando le sue dita continuano a muoversi e mi sfiorano da dentro. Si avvicina, sorride contro le mie labbra, che quasi sento in gola un po' del suo respiro e mi lascia un bacio veloce. - Filippo - I miei capelli ormai sono quasi asciutti e ricadono morbidi sulle labbra, appiccicandosi di tanto in tanto ai nostri baci sempre più intensi. Ci guardiamo negli occhi e siamo in grado di urlare i nostri sentimenti, senza bisogno di parlare. I vestiti sono ormai sparsi nel pavimento tirato a lucido, mentre Filippo mette le sue mani al di sotto del mio sedere e ci fa alzare in piedi: io contro la parete gelida dell'ascensore ed il suo corpo caldo stretto a me. Il suo fisico scolpito e quasi nudo che risplende nonostante il buio, con i capelli arruffati e senza una piuma, persa chissà dove, nell'impeto carnale di aversi.
"Queste le togliamo che sono decisamente di troppo" mi sussurra con la sua voce sexy, mentre mi sfila velocemente le mutandine, lanciandole poco distanti. "Sei così bello" gli sussurro a bassa voce, accarezzandogli lo zigomo sinistro e lasciando che mi baci e mi baci e ancora e ancora e ancora. Tanto succede sempre così: non riusciamo a staccarci, a fare a meno l'uno dell'altra, quasi il suo battito fosse mio, quasi i miei baci fossero il suo respiro. Mi tira su, tenendomi saldamente con le sue braccia, mentre allaccio le mie gambe attorno a lui e ci uniamo. Lui dentro di me ed improvvisamente questo ascensore sembra il paradiso.
E lo so che non è la prima volta che lo facciamo, anzi non sono nemmeno in grado di contarle, ma ogni dannata volta fare l'amore con lui è una sensazione del tutto nuova, un misto di emozioni diverse e contrastanti, un respiro profondo e colmo di vita. - della nostra vita -
"Fai silenzio che se continui così ci sente l'intero condominio, sai che figura?" scherza, facendomi ridere. Le mie mani sono poggiate dietro la sua nuca, mentre le sue mi tengono salda per le cosce, sostenendomi stretta a lui. "Sei così - Dio, sei così meravigliosa" mormora, strappandomi un gemito, strozzato nel suo collo teso. "Ah, si - cazzo cosi" ansimo, quando cambiando leggermente angolazione, centra un punto particolarmente sensibile dentro di me. Lui mi guarda e sorride, imbarazzandosi dei nostri versi e dei gemiti soffocati con qualche bacio. Ma quando si tratta di fare l'amore con lui è davvero impossibile trattenersi. La sua testa è affondata tra i miei seni, mentre i suoi movimenti si fanno sempre più veloci ed io cerco di muovermi assieme a lui, andandogli incontro con dei gesti che lo fanno letteralmente impazzire. "Cazzo" si lascia sfuggire, mentre le sue spinte mi fanno gemere talmente forte che devo appoggiarmi con la testa alla sua spalla. - oh - Siamo entrambi vicino all'apice ed è bellissimo perché ci guardiamo, studiando ogni mossa, ogni più piccolo cambiamento, ogni espressione del viso o intensità del bacio.
Io lo guardo.
Lui guarda me.
E ci studiamo.
E ci conosciamo.
E ci amiamo, nel modo più semplice che esiste.
Poggio la mia fronte contro la sua, mentre quasi appiccico la mia schiena alla parete dell'ascensore per il piacere che sto provando in questo momento.
Occhi dentro occhi, che quel color ghiaccio misto al giada mi manda in fusione il cervello.
Ci guardiamo e capisco che stiamo pensando la stessa identica cosa.
"Non mi reggono le gambe..." sussurro, inarcando la schiena all'indietro e sentendo la sua presa farsi il più salda possibile. - oh -
"Cristo, Lulù..." ansima più forte, poggiando le sue labbra sul mio collo e stringendo le sue unghie sulla pelle nuda delle mie cosce tese. Lo sento tremare ogni secondo di più, segno che anche lui è quasi vicino al momento di massimo godimento. Poche spinte più tardi e qualche secondo dopo, mi lascio andare al piacere, mi abbandono a lui, spostando la testa sulla sua spalla e mordendola pur di evitare di svegliare l'intero condominio con i miei gemiti quasi incontrollati. - visto l'orario ormai assurdo -
"Tu - tu non -" cerco di dire con il fiato corto, quando mi riprendo dagli spasmi dell'orgasmo e sento la sua mano accarezzarmi la guancia. "Voglio che sia tu" mi risponde in modo semplice, facendomi sorridere. Così, come quella sera in spiaggia qualche mese fa, mi inginocchio davanti a lui, pronta a sentire il suo sapore ancora sulle labbra. Lui con una mano stringe forte la mia chioma di capelli scuri e ribelli, mentre con l'altra cerca di reggersi al muro, nel tentativo di restare in piedi. "Così, oh cazzo. Si - si, si così" inizia ad ansimare più forte, che so benissimo che appena lo sfioro non riesce a trattenersi, i freni inibitori si sganciano e lui si lascia andare completamente. All'improvviso alzo lo sguardo e accenno un sorriso, che so quanto gli piace incrociare i miei occhi mentre si perde nel piacere. "Cosa mi fai, Ludo..." sussurra, mordendosi delicatamente il labbro inferiore. E dal luccichio dei suoi occhi capisco benissimo che ama questa situazione surreale: io accucciata su un pavimento di un ascensore, completamente nuda e illuminata solo dalla piccola luce di emergenza, con il temporale fuori e nel mio sguardo una voglia matta di sentirlo gridare il mio nome. - solo il mio nome -
Dopo averlo accompagnato fino all'apice del piacere, ci sediamo sul pavimento: stanchi e stremati come rare volte nella vita. Lui che mi guarda, poggia un braccio sul mio ventre e si allunga per rubare una bottiglietta d'acqua dalla mia borsa, bevendone qualche sorso e facendomi scoppiare a ridere per l'espressione del suo viso.
"Cazzo, ti amo" mi sussurra, avvicinandosi a me e baciandomi ancora una volta, attirando delicatamente a se il mio labbro carnoso. La voce metallica del centralino delle chiamate di emergenza, si fa spazio in quella piccola bolla ormai solo nostra. "Avete finito di girare un porno qui dentro? Possiamo intervenire? Cazzo ragazzi, non siamo più negli anni settanta"
Io e Filippo ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Ridiamo come non facevamo da secoli forse, con le lacrime che bagnano le ciglia e le mani poggiate sullo stomaco, che quasi fa male.
Ridiamo e ridiamo e ridiamo.
Siamo ancora nudi, aggrovigliati l'uno all'altra, spalmati sopra ai nostri vestiti sparsi, ma non ci importa niente.
Ridiamo e basta. Che stasera va bene così.
"Direi che come prima impressione, non è stata delle migliori..." sussurro, interrotta dalle risate che non riesco a fermare. Mentre Filippo mi guarda, si avvicina a me e mi bacia, scoppiando a ridere proprio sulle mie labbra. - in una risata che va a morire, o forse a rinascere, nella mia bocca -
Una mezz'oretta dopo il mio fidanzato sta aprendo la porta di casa sua, con addosso i vestiti stropicciati, mentre ancora sghignazziamo per l'accaduto di poco fa. "Sei pronta?" mi sussurra, voltandosi verso di me con una luce brillante negli occhi. Io resto immobile, corrugando leggermente la fronte e pensando fin dove può essersi spinto questa volta. Fa scattare la serratura, poi si scosta da un lato per farmi passare e al centro della stanza, insieme a qualche busta della spesa piena di roba da sistemare, c'è una lettera e una piccola scatola. "Leggi" mi dice, indicando con un cenno la busta color rosso passione. Mi siedo a terra, con una sensazione strana nel cuore e i vestiti ancora umidi addosso. Filippo si siede dietro di me, poggiando la schiena contro il muro, mentre io ne approfitto per accoccolarmi a lui e godermi il tocco dei suoi polpastrelli sulla mia pelle.
'Cara Lulù,
sono settimane che mi sento nomade.
Un nomade che viaggia in lungo ed in largo per tutta l'Italia, che passa notti nelle stanze di un hotel, che dorme sui sedili di un van e ho capito che non voglio più fuggire.
Che non voglio più avere paura.
Qualche settimana fa mi sono svegliato accanto a te, in una stanza di un hotel a Perugia e ho passato almeno un'ora a guardarti dormire. Eri bellissima, con addosso solo una mia maglietta ed il lenzuolo a coprirti i piedi, sennò di notte hai paura dei mostri. Ti ho guardata e ho pensato che il mio posto nel mondo l'ho trovato ed è più o meno dove ci sei tu.
Allora ho chiamato Lorenzo, gli ho parlato della mia folle idea e il suo sorriso mi ha fatto capire che stavo per fare la cosa giusta. Abbiamo iniziato a chiamare agenzie, a sentire amici, chiunque avesse contatti nell'immobiliare e abbiamo trovato questa casa. Pochi giorni prima del tuo compleanno siamo venuti a vederla, insieme anche questa volta, e per me è stato amore a prima vista. Ho messo piede in questa casa e ho subito pensato a te, alle tue risate che riempiono il silenzio, al profumo della tua cheesecake in cucina, ai tuoi quattro cuscini nel letto.
Ho aperto la porta di questa casa e ho capito che profumava di noi.
E allora mi chiedevo se magari ti va di smezzarci le sigarette nel nostro balcone, o piuttosto di smezzarci una vita. Non è una brutta idea, no?
Mi chiedevo se ti andrebbe di vivere una vita insieme, di litigare un sacco e poi fare pace, di uscire in piena notte e andare a comprare qualche schifezza al supermercato aperto ventiquattr'ore su ventiquattro, di sdraiarci sul divano e mettere uno di quei film americani demenziali che io amo e tu invece odi. Non è una brutta idea, no?
Voglio che questa grande casa sia riempita da tutto l'amore del mondo,
voglio che sia il tuo posto sicuro, caldo e confortevole come il letto in cui ti rifugiavi da bambina,
voglio donarti la famiglia unita che non hai mai avuto, quei Natali pieni di gente e con la tavola imbandita di ogni ben di Dio, quelle festività che profumano di famiglia, di calore, di amore,
voglio finire a fare l'amore con te sul tavolo di cucina, mentre mi insegni a cucinare, che tanto lo sai che sono un disastro e finiremo per ordinare qualcosa d'asporto,
però voglio farlo anche appena svegli, con te baciata dalla luce del sole che entra lentamente dalle tapparelle, nel bagno, sul divano, in piena notte o all'alba, perché di fare l'amore con te non mi stancherò mai,
voglio due spazzolini nel bagno, il mio azzurro ed il tuo rosa, con due dentifrici diversi, che io uso quello che ha quel sapore che odi,
voglio sbagliarmi e rubarti le sigarette dal tuo pacchetto perché non trovo più il mio o perché è troppo lontano e non ho voglia di lasciarti sola,
voglio vederti arrabbiata perché metto in disordine tutto, perché lascio i calzini sparsi per casa, perché sporco lo specchio quando mi lavo la faccia, perché mangio i pop corn e sbriciolo sul tappeto,
voglio che ti svegli in piena notte e, avvolta nella tua coperta, vieni a cercarmi dove sarò a scrivere, sedendoti accanto a me in silenzio e addormentandoti di nuovo, cullata dal rumore della mia penna sul foglio,
voglio addormentarmi mentre ti stai struccando, con la televisione alta e la pioggia che batte sui vetri,
voglio cullare nostro figlio in questa casa, in una di quelle camere, con te che ti poggi sulla sedia a dondolo ed io che gli sussurro qualche canzone,
voglio giocare alla PlayStation con Lori e Ale, nei nostri soliti giovedì sera da uomini, mentre voi ragazze uscite o state in camera nostra a chiacchierare,
voglio tornare a casa ubriaco insieme a te, ridere per le scale, con le tue scarpe con il tacco in mano e spalmarci a fare l'amore sul pavimento,
voglio vederti usare il mio profumo, che tanto lo so che me lo rubi sempre e anche se faccio finta di arrabbiarmi, sei ancora più sexy,
voglio il tuo cassetto della biancheria accanto al mio, con gli odori mischiati e quella sensazione di essere finalmente un noi,
voglio dividere persino quella fantastica cabina armadio, che me l'hai sempre detto 'se mai dovessimo comprarci una casa: voglio una cabina armadio immensa' e forse ti ho accontentato,
voglio passare le notti d'estate in terrazza, seduto sul divano con una birra in mano, Guccini in sottofondo e tu che ti diverti a contare le stelle,
voglio litigare con te, urlarti contro, gridarti le peggio cose, che tanto finiamo sempre per sussurrarci quanto ci amiamo,
voglio ordinare quintali di sushi, promettendoti come ogni volta di trattenermi, per poi finire ad invitare tutti i nostri amici,
ho voglia di svegliarmi con il tuo profumo sul cuscino, tra le pieghe delle lenzuola, nella maglia, sulle labbra e sapere di dover tornare a casa da te alla sera, per sentirlo di nuovo,
voglio mischiare i cassetti, tanto chissene frega se domani indosserai i miei pantaloni o la mia felpa, sarai bella lo stesso, anche se dirai che ti sono larghi e ti lamenterai, spogliandoti in cucina ed io non farò nemmeno a tempo ad arrivare in camera per farti mia,
voglio un letto matrimoniale enorme dove passare le domeniche, che tanto staremo sempre appicciati e nudi sotto le lenzuola, nonostante il caldo che farà,
voglio i tuoi piedi freddi e congelati attaccati ai polpacci ogni singola sera della mia vita, anche se ti pregherò di toglierli o di metterti un paio di calzini, tu non darmi retta che è una delle sensazioni migliori della mia vita,
voglio svegliarmi e vedere te ancora addormentata, con la nostra bambina in mezzo a noi che sonnecchia nella tua stessa posizione e pensare che sono un uomo dannatamente fortunato,
voglio fare lo scemo con te, rincorrerti per casa, punzecchiarti costantemente, infastidirti mentre farai da mangiare,
voglio dirti buongiorno e buonanotte tutti i santi giorni, senza la paura di addormentarmi senza di te, senza la paura della notte e dei demoni che mi fanno male,
voglio innamorarmi di te ogni giorno di più e lo so che fa terrore, ma ti va di viverci?
"Ma nessun'altra è come te,
come te,
come.
Ma nessun altro è come me,
come me,
come...."
e voglio promettertelo proprio così. Partendo da questa canzone che ha segnato l'inizio della nostra storia, della mia rinascita, di questo sentimento strano chiamato amore; passando per tutte quelle che ti ho scritto, per tutte le frasi che ti ho dedicato, per le notti passate a creare una frase perfetta per i tuoi occhi, fino a quelle che scriverò proprio qui, in questa casa, nella nostra casa.
Perché mi sono sempre sentito dire che a volte casa è una persona ed io ho capito di aver bisogno di te per continuare a respirare. Voglio che tu sia sempre la mia casa, il mio posto nel mondo, ogni volta che parto e vado lontano, ogni volta che torno, tu sei e sarai casa mia.
Solo mia. Solo nostra.
Quindi che ne dici, ce la smezziamo questa vita?
Quindi vieni a vivere con me?
Questa è casa nostra ed è solo per il resto della vita.
Tuo Fil'
Mi volto verso di lui, ma tanto sto piangendo talmente tanto che non riesco nemmeno a parlare. "Tu - tu sei completamente fuori di testa. Ti rendi conto?" gli chiedo, con la voce ancora spezzata e gli occhi strabuzzati. "Ludo, non sono mai stato più convinto di una scelta in vita mia. Voglio vivere con te più di qualsiasi altra cosa al mondo, voglio - voglio avere le tue cose in giro per casa, il tuo sorriso sul cuscino la mattina, voglio svegliarmi e sapere che ci sei.
Tu sei casa mia, amore" mi sussurra dolcemente, io mi guardo intorno e tutto questo mi sembra una cosa troppo grande, ho persino paura sia più grande di noi. "Filippo..." sospiro, beandomi del suo tocco sul mio viso. "Cazzo Lulù, farei di tutto pur di vederti felice ed io lo so che sogni questa cosa da una vita, che il bisogno di dividere la quotidianità in due lo senti anche tu, solo - solo lasciati andare, ti prego. Non avere paura" mi implora, con lo sguardo che pian piano si spegne e la paura che inizia a prendersi gioco di lui. "Vuoi davvero venire a vivere con me? Anche se ho sempre paura del buio e di notte accendo tutte le luci?" gli chiedo con gli occhi lucidi, mentre lui accenna un sorriso e annuisce. "Anche - anche se dovrai aiutarmi con il trasloco? Il che include i miei venti scatoloni stracolmi di vestiti?" aggiungo ancora, guardandolo intensamente.
"Si. Si. Si" dice lui, fermandosi ad ogni affermazione per lasciarmi un bacio sulle labbra. Lo guardo e capisco che quella vita, la voglio vivere per davvero. - con tutto l'amore che ho in corpo -
"Allora ok" accetto, mettendomi a cavalcioni su di lui. "Cosa?" mi chiede, corrugando la fronte, con il cuore che gli batte forte nel petto. "Andiamo a vivere insieme, rendiamo nostra questa casa, facciamo una famiglia, curiamoci le ferite, diamoci la buonanotte, laviamoci i denti insieme, promettiamoci che sarà per sempre perché ti amo, ok?" aggiungo entusiasta, con gli occhi che minacciano pioggia da un momento all'altro e quelle due pozze ghiaccio che sembrano ormai trasparenti. "Allora ok" mi risponde Filippo, affondando la sua testa nella piega del mio collo, lasciandosi amare.
Ed io mi sento a casa.
Se lui è accanto a me, mi sento a casa.
Ed io lo scelgo oggi, come l'ho scelto ieri e lo sceglierei per sempre.
Nonostante la sua testardaggine, il suo carattere insopportabile, quel periodo orribile.
Nonostante il suo enorme egocentrismo, il suo scordarsi, a volte, che anche gli altri hanno dei sentimenti.
Nonostante sia una scelta difficile, azzardata, completamente e follemente di cuore.
Io sceglierei lui.
Lui e il suo farmi sempre stare meglio, anche quando sono sotto un treno.
Lui che mi mette sempre al centro del suo mondo, anche quando io stessa mi sento in bilico e mi metto in discussione.
Lui che sa come prendermi anche quando sono sommersa dalle cose che mi fanno paura, quelle che odio affrontare e che mi fanno solo tanto male.
Lui che sa darmi respiro, vita, felicità.
Lui che ha preso i miei sogni e li ha resi realtà.
Lui che con il suo sorriso che si accende improvvisamente, mi ricorda che il sole non è poi così lontano da qui.
Irama
"Aspetta" mi dice alzandosi e avvicinandosi alle buste della spesa, iniziando a frugare al loro interno. "Adesso è il tuo turno, chiudi gli occhi" aggiunge poi, voltandosi verso di me sorridente per verificare. La sento alzarsi e camminare a piedi scalzi sul pavimento in legno, per poi sedersi di nuovo a cavalcioni su di me. "Prova a sentire il profumo" mi sussurra, mettendomi qualcosa sotto le narici e lasciando che quell'odore mi entri dentro ai polmoni. "Adri..." sussurro solamente, con la voce già spezzata e il classico nodo in gola che non fa altro che aumentare. Apro gli occhi e li incastro ai suoi, per poi abbassare la testa e osservare quella perfetta fetta di crostata ai frutti di bosco. Ludovica con dei gesti delicati ne spezza un piccolo pezzettino, per poi avvicinarlo alla mia bocca e farmelo assaggiare.
Chiudo gli occhi e appoggio la testa contro la parete chiara, assaporandolo con gusto, che i ricordi si stanno intrufolando nel mio cuore. - Adri -
"L'ho preparata prima a casa di Fra, volevo rendere speciale questa serata, ma tu mi hai decisamente stupita" mi confessa sorridendo, mentre io mi limito a guardarla. - che i miei occhi lucidi da far spavento, parlano da sé -
"Mi hai fatto uno dei regali più belli che potessi mai farmi, grazie" le dico, tirando su la bocca dal lato destro.
"Voglio dirti una cosa e voglio farlo proprio ora, proprio qui. -" mi interrompo per schiarirmi la voce, anche se lei mi accarezza intenerita. "- Non ho mai amato nessuno nella mia vita come amo te, mai. E me ne sono reso conto quando ho firmato il contratto per questa casa, esattamente mezz'ora dopo averci messo piede per la prima volta. Ho varcato la soglia di questa porta e mi sono detto 'questa sarà casa nostra', perché ho visto te in ogni singolo angolo" le confesso, con lei che mi guarda e scuote la testa completamente disarmata da queste mie parole. "Ti amo, Fil" mi sussurra semplicemente, unendo le nostre labbra in un bacio.
E niente al mondo mi avrebbe reso più felice di quel pezzo di crostata ai frutti di bosco, la stessa che mia nonna mi preparava da bambino. Assaggiarla proprio stasera, proprio qui, in quella che ormai è ufficialmente casa nostra, è come una sorta di cerotto, una benda sopra a quella ferita che non si chiuderà mai, ma che forse imparerà a cicatrizzarsi. - iniziando da stasera -
Ludovica è colei che sa accarezzare i miei graffi, che sa comprendermi anche quando io stesso faccio fatica, che sa decifrare persino i miei silenzi, esattamente come faceva mia nonna, quando si sedeva accanto a me e con quella stessa crostata ai frutti di bosco mi faceva sentire davvero amato. - e forse è proprio per questo che Ludovica me la ricorda tanto, perché ha sparsi nel suo grande cuore tanti frammenti di lei. -
Stasera, seduta su questo pavimento, proprio accanto a noi, c'è anche Adri e nessuna cosa è in grado di competere con questa sensazione. Sento le mani di Ludovica che mi accarezzano e quasi mi sembra di essere ancora dentro al suo abbraccio, porto la mia lingua sulle labbra e quasi in bocca sento ancora il sapore dei suoi baci teneri sulla testa, guardo negli occhi la mia fidanzata e quasi nella trama dei vestiti sento ancora il suo profumo di nonna.
"Ad un nuovo inizio?" esclama felice Ludovica, mentre alza in aria il suo calice colmo di spumante.
"A te che sei bella da confondere" le sussurro nell'orecchio e lei sorride, portando nella mente il ricordo di quella notte passata in hotel durante il pomeridiano di Amici.
Questo è un nuovo inizio,
il nostro nuovo inizio e
mia nonna sarà sempre accanto a me.
Persa in una nuvola, nel cielo stellato o fisicamente qui non fa differenza.
Lei c'è e ci sarà sempre.
irama.plume ha aggiunto contenuti alla sua storia
ludovicaa ha aggiunto contenuti alla sua storia
Angolo autrice
Buonasera bella gente, come state?
Ecco un capitolo fresco fresco di rilettura, pronto per voi.
Ci tengo a ringraziarvi ancora per l'immenso affetto, per i vostri commenti, i messaggi e tutto ciò che mi dimostrate giorno per giorno...non immaginate quanto è importante per me ❤️
Ludovica e Filippo hanno finalmente coronato uno dei loro tanti obiettivi, qualcosa che ci si aspettava da tempo.
Come pensate procederà la storia?
Forse sarà allungata di qualche capitolo, perché fa davvero male pensare che tra un po' sarà tutto finito, qui c'è un pezzo di me che non potrò mai dimenticare.
Un grazie speciale va a Frfuzzy, lei sa 💙
Vi abbraccio
~R. 🦋
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