Capitolo 4

Questa mattina un'auto ha sfrecciato su una pozzanghera facendo si che tutta l'acqua mi schizzasse addosso mentre stavo per raggiungere la scuola.
Inutile dire che il mio umore non è meglio di quello di ieri, adesso mi toccherà restare zuppa per almeno un'ora e in più dovrò sentire le battutacce dei miei compagni. «Julie ti stavo aspettando», dice il mio amico sempre entusiasmo. Poi l'espressione nel suo viso cambia. «Non hai un bellissimo aspetto». Nota seguendomi con gli occhi verso l'entrata.

Come ogni mattina, mi stava aspettando davanti all'entrata della scuola, con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni di tuta. «Grazie per avermelo fatto notare Edric», dico fingendo un sorriso. Vedo dalla sua espressione che c'è rimasto male dalla mia risposta. «Sono di cattivo umore, per favore, lasciami stare». Inserisco la combinazione del mio armadietto. 

E lui mi segue facendo la stessa cosa con il suo e sospirando. Sa benissimo che quando sono di pessimo umore non deve parlarmi.
Mi dispiace ovviamente per lui, so che con me ne deve sopportare tantissime, ma in realtà non sono sempre così. Solo ultimamente la mia vita sta andando a rotoli, la maggior parte delle volte sono stata sempre dolce e tranquilla, soprattutto con lui.

Come se non fosse già abbastanza, durante la prima ora avrò scienze, e questa professoressa è un po' particolare, ogni tanto se ne esce con qualche compito a sorpresa. Diciamo che non è l'insegnante del cuore di nessuno.
Quindi tra pozzanghere, eventi strani che accadono, persone che tentano di uccidermi e professori odiosi, comincio ad odiare la mia vita.
Sto anche morendo dal freddo.

Mentre prendo il mio libro il mio amico non ha intenzione di lasciarmi spazio. «Vuoi sapere la novità della giornata? Il nuovo ragazzo è arrivato!».

Menomale che mi conosce bene e sa che non deve parlarmi quando sono di malumore. 

Chiudo l'armadietto e mi ritrovo la sua faccia con l'espressione di ebete. «Non me ne frega niente». Dico scandendo bene le parole.

Gli volto le spalle e vado verso l'aula in cui si terrà la lezione. Lui, come sempre, continua a seguirmi e cerca anche di tagliarmi la strada.
Ahimè, gli voglio bene, ma quando il mio umore somiglia a quello di un Tirannosauro Rex farebbe meglio a starmi lontano. «L'ho visto, non è affatto male». Si ferma davanti a me.

Mi blocco e sollevo gli occhi al cielo esasperata.
Forse avrò pure cominciato a parlare in un'altra lingua, visto che non riesce a comprendermi.
Sorrido, la sua insistenza mi sta facendo calmare.
Solo un po' però. «Vuoi dirmi qualcosa Edric? Non è che ti piace? Pensavo fossi interessato ad un'altra persona». Gli chiedo scherzando e lo guardo in modo malizioso.

Poi riprendo a camminare, e lui al mio fianco.
Lo sento ridere, ma non aggiunge altro.
Quando si parla della ragazza che gli piace si zittisce in un batter di ciglia, è troppo timido per farsi avanti e io non so più cosa devo fare per poterlo aiutare.

Non appena entriamo in classe le solite persone stupide cominciano a fare dei versi fastidiosi e dei commenti poco carini su noi due, in particolare sul mio amico. «Ragazza che cosa hai fatto? Ti sei lavata dentro ad una pozzanghera stamattina?». Mi chiede Gavin.

Ed ecco il Gavin Khan di cui parlavo ieri; un idiota di due metri, che è stato bocciato almeno tre volte, giocatore di rugby e il più montato della scuola.
Frequentiamo qualche lezione insieme quest'anno, tra cui questa.
Fa lo smorfioso perché le ragazze gli danno moltissime attenzioni ed è una di quelle persone che pensa che la bellezza sia tutto nella vita: ha gli occhi verdi, capelli scuri e mossi, ha una carnagione scura (o una bella abbronzatura, non l'ho mai capito), e le sue labbra sono a forma di cuore. Peccato che sia davvero stupido e senza personalità.

Prende il mio libro dalle mani e, guardandomi negli occhi, lo porta sopra la sua testa. «Smettila di fare l'idiota e dalle quel libro». Dice Edric cercando di aiutarmi.

Sappiamo tutti che il caro Gavin non ascolterà mai nessuno, in più ci sono alcuni ragazzi che lo incitano a continuare. «Vediamo quale sfigato lo prenderà per prima». Dice sollevando ancor di più il libro quando il mio amico allunga il braccio.

Vorrei spaccargli la faccia, ma ho paura di pensare certe cose, ormai non so più di che cosa sono capace, quindi l'unica cosa che penso è di non pensare.

Molto sensata come cosa.

Incrocio le braccia al petto e lo guardo in maniera stufa. Sono stanca delle sue stupidaggini. È un narcisista che si nutre delle attenzioni degli altri. «Dammi quel libro e smettila per favore». Sospiro stanca.

Suona la campana che dá inizio alle lezioni e l'idiota non si decide a darmi il mio dannato libro. «Non è carino prendersela con chi non può controbattere». Un ragazzo spunta dal nulla e gli prende il libro senza problemi.

Tutti si voltano dalla sua parte, me compresa.
È un ragazzo alto e ha il tono della voce molto profondo.
Mi sembra proprio di conoscerlo...

Mi passa il libro e senza aggiungere altro si va a sedere nel banco vuoto in fondo alla classe. Rimango a fissarlo per qualche secondo, mentre prendo posto anch'io nel mio solito banco che, come il suo, si trova nell'ultima fila. «Tutti ai vostri posti ragazzi». Dice la professoressa di scienze entrando in classe.

Lei è la signora Wilkinson, una donna sulla cinquantina, stressata e divorziata. Come ogni giorno, indossa la solita gonna aderente che le arriva fino sotto il ginocchio, la camicia bianca e una giacca. I suoi capelli di un biondo finto le arrivano fino a sopra le spalle ed ha una ricrescita scura che infastidisce.

Tutti ci mettiamo al proprio posto.
Si guarda un po' in giro, delle volte Gavin la chiama Hitler, proprio per il suo portamento. Non impiega molto tempo prima di notare il nuovo ragazzo. «Ci sono delle nuove facce!», si finge entusiasta. «Si presenti pure». Dice mentre sistema le proprie cose sulla cattedra.

Come tutti gli altri mi giro volto verso il ragazzo che si trova due banchi dopo di me.
Non sembra abbia molta voglia di presentarsi, sbuffa più volte mentre fa andare la sedia indietro per potersi alzare.
È davvero bello: ha i capelli neri, gli occhi invece tendono al grigio, le sue labbra piene, mascella squadrata e zigomi alti con una piccola fossetta sul lato sinistro della bocca.
Mentre, per quanto riguarda il suo aspetto fisico, dal maglione nero che gli sta incollato al petto si può intuire che sia muscoloso, anche dalle sue spalle larghe. Ha dei pantaloni larghi a vita bassa ed è anche molto alto. «Mi chiamo Logan Dixon, vuole sapere altro?». Chiede alla nostra insegnante in modo scortese.

È anche scontroso, wow.

La signora Wilkinson scuote la mano e lui si siede, senza aggiungere dell'altro.

Riesco solo a sentire le mie orecchie tappate e il mio cuore battere forte contro il petto.
È Logan, è proprio lui, non riesco a crederci, il mio migliore amico è tornato.
Ho sognato per troppo tempo questo momento e non riesco a credere che si sia realizzato.

La pubertà l'ha fatto diventare un bellissimo ragazzo, non che prima non lo fosse, ma adesso nessuno ha la forza di staccargli gli occhi di dosso.

Passo le due ore intere di lezione a pensarlo. Ogni tanto mi giro ad osservarlo, ma lui sta con il suo cellulare in mano, con la testa abbassata, scollegato letteralmente dal mondo esterno.
In passato era sempre pronto ad interagire con gli altri e sorrideva in continuazione, praticamente l'opposto di adesso.

Al suono della campanella mi affretto a prendere le mie cose e ad andargli dietro, anche se mi sento una stupida, anche se Edric mi segue chiamandomi.
Lo fermo per il braccio e lui si volta a guardarmi, non sembra affatto sorpreso, questa cosa mi distrugge. «Sei davvero tu? Non posso crederci Logan, mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ci siamo visti».

Ho un sorriso che credo vada da un orecchio all'altro, ho le labbra screpolate a causa del freddo e mi fanno un po' male, ma non importa perché sono felicissima.

Cala la testa sul suo cellulare, picchietta lo schermo con indifferenza e infine solleva il suo sguardo nuovamente su di me. «Beh Julie, è stato un piacere rivederti, adesso però, se non ti dispiace, devo andare a lezione».

Rimango pietrificata, ad un tratto mi sento impotente. Un vuoto si fa spazio nel mio stomaco e sento una fitta al cuore.
Ho sempre immaginato di potter lo incontrare, ma nella mia testa non era mai andata in questo modo.
Non ci vediamo da quattro anni circa e se ne esce con un: "è stato un piacere rivederti?"

Che fine ha fatto il vecchio Logan?
Quello che si faceva in quattro per vedermi felice?
Quello che mi proteggeva sempre e che sorrideva nonostante la sua vita non fosse rose e fiori?

Forse non c'è più e ciò mi fa sentire ancora peggio di come non stessi già.

Poco prima che lui se ne andasse dalla mia città mi ero accorta di essermi innamorata del mio migliore amico, mi sentivo una sciocca, ma nello stesso momento ero felice che fosse lui quella persona.
Che idiota che ero...

Sono al solito parco con il mio cane, sono tornata per cercare di parlare con gli elfi, voglio saperne di più su tutto questo, c'è qualcosa che mi sfugge. «Sapevo che saresti tornata». Dice l'elfo uomo comparendo dal nulla sopra la panchina.

Mi siedo accanto a lui e mi chiedo se per le persone non sia strano vedere questo essere.
Nessuno però sembra accorgersene, qualche madre passa insieme al proprio bambino ma il loro volto non accenna nessuno stupore o paura. «Cosa sta succedendo?». Dico con tono esasperato.

Ho quasi bisogno di piangere, mi sento così debole, non ho più la concezione di ciò che mi sta accadendo e voglio avere delle risposte.
Non dormirò sogni tranquilli finché non scoprirò la verità, in più l'arrivo di Logan mi ha turbata. «Come ti ha già detto mia sorella, sono il tuo elfo custode e il mio nome è Rúmil, ma non potrò stare con te finché i tuoi genitori non ti diranno la verità». Dice osservando il mio cane che passeggia in modo tranquillo mentre io lo tengo per il guinzaglio.

La verità? Quale verità?
Cosa c'entrano adesso i miei genitori?

Scuoto la testa e lo guardo riluttante. «I miei genitori? Dio, devo essere veramente messa male per parlare e vedere un elfo adesso».

Poggio una mano sulla mia fronte e porto la testa indietro, ho bisogno di una tisana e di una dormita infinita. «Dentro il tuo armadio c'è un libro, l'ho lasciato lì quattro giorni fa ed ho aspettato che lo trovassi, ho corso un grande rischio ma per fortuna non mi hanno scoperto». Dice con lo stesso tono pacato di prima.

Un libro?

Mi guardo nuovamente attorno, per accertarmi che nessuno ci stia osservando. «Da chi non puoi farti scoprire?». Gli chiedo cercando di tirargli fuori pian piano tutte le domande che si sono accumulate dentro la mia testa.

Lo vedo sollevare gli occhi al cielo e incrociare le minuscole braccia in modo stufo. «Dai tuoi genitori! Loro devono dirti tutto quello che devi sapere o non potrò proteggerti». Dice con tono ovvio.

Dovrebbe capire che per me non è scontato sentire queste cose...
Ha un caratterino peggio del mio!

Dea abbaia catturando la mia attenzione, stringo il guinzaglio per non farlo scappare e sollevo lo sguardo, vedendo immediatamente Logan passeggiare. Indossa una tuta nera, tiene le mani in tasca e il viso basso, ha le cuffie alle orecchie e dà la sensazione che non voglia entrare in contatto con il mondo esterno.

Guardo il mio elfo e noto che non c'è più.

Il cane non fa altro che cercare di andare da Logan, così decido di alzarmi e avanzare verso di lui. Dea gli salta addosso, facendogli le feste come se lo conoscesse da tanto tempo. Il ragazzo sorride e si abbassa accarezzandolo. Poi toglie le cuffie rialzandosi e guarda me, sprigionando delle emozioni che erano state represse per molto tempo. «Non pensavo che saresti riuscita a tenerlo per così tanto tempo, tua madre era così ostinata a restituirmelo».

Quindi non mi ha totalmente dimentica, ricorda ancora qualcosa! «Per fortuna eravamo riusciti a convincerla». Dico sorridendo ricordando i bei vecchi tempi. Ci guardiamo ancora ma non sembra abbia voglia di parlare, così continuo io: «Perché sei andato via senza dirmi niente?». Chiedo.

Non riuscivo a trattenermi dal chiederglielo.
Lo so che avrei potuto aspettare che scambiassimo qualche parola in più, ma ho atteso per troppo tempo. «Ho un po' di fretta, rientra, il tuo coprifuoco dovrebbe essere iniziato già da un po'». Dice dopo aver guardato l'orologio dal suo polso.

Rimette le cuffie e va via, lasciandomi per la seconda volta impalata.
Lo guardo allontanarsi e abbasso il suo sguardo sul suo bel lato B.
Sento il viso andare in fiamme per l'imbarazzo di averlo fatto. Non dovrei nemmeno pensare a queste cose, mi vergogno di averlo fatto.

Guardo l'orologio del mio cellulare e noto che sono le 6:00 p.m. Il mio vecchio coprifuoco era fino alle quattro del pomeriggio.
Forse non l'ha ancora intuito, ma sono cresciuta.

Torno a casa, non vado nemmeno da mia madre, aspetterò di avere i miei due genitori insieme per chiedere delle spiegazioni.
Apro l'armadio e cerco il libro, inizialmente non lo trovo, ma infine lo scovo sotto una pila di vestiti che sono lì già da un bel pezzo e che dovrei sistemare.
È un grosso libro fatto di legno con uno strano logo inciso sulla copertina.
Credo che lo leggerò stanotte, quando i miei genitori saranno a letto, non voglio che entrino e mi ritrovino con questo libro in mano.
Rúmil mi ha fatto capire che i miei non devono sapere che ho già conosciuto il mio elfo custode, non voglio mandare tutto ciò che ha fatto in fumo, cercherò di essere più cauta possibile, senza farmi divorare dalla curiosità. Ho già fatto andare via Logan oggi per essere stata così maledettamente frettolosa!

Personaggi:

Logan Dixon

Gavin Khan

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