Capitolo 15
È davvero un'impresa riuscire a convincere i miei genitori, mamma e papà sono più testardi di me, è la cosa è veramente grave. Speravo che dopo avermi confessato di Flemminia tutto sarebbe cambiato, in cuor mio contavo che sarebbero stati più elastici con me, perché non c'era più nulla da nascondere.
E invece no, non era così.
Arriverà il momento in cui potrò decidere di andare via da qua? Come funzionava?
C'erano ancora tantissime cose che non sapevo sul nostro mondo, ma nessuno voleva mai dirmi nulla.
"Scoprirete tutto ciò che c'è da sapere con il tempo, non abbiate fretta"; queste erano state le parole di un nostro professore di pozioni magiche.
Inutile dire che avevo arricciato il naso infastidita.
I miei amici parteciperanno tutti e io non potrò andarci per colpa loro.
"Potresti andarci di nascosto" questo pensiero mi balenava la testa già da un paio di giorni.
Peccato per quella firma.
Prima mi hanno tenuto nascosta la mia vera natura e adesso vogliono proibirmi di avere una vita. «Mamma, sarà un esperienza in più per me. Mi hanno assicurato che non succederà nulla, è tutto sotto controllo, perché non posso andarci?». Insisto ancora.
Incrocia le braccia al petto e solleva la testa severa. «È troppo pericoloso, hai appena scoperto quel mondo e ancora non sei ancora pronta», dice irremovibile. «Adesso vai in camera tua e non insistere più».
Mi volto verso mio padre con la speranza che possa dire qualcosa di positivo.Sua sorella gli può assicurare che non succederà niente, diamine! «Fai come dice lei». Risponde con calma.
Perfetto, lui non sa prendere decisioni da solo, deve per forza comandare lei.
Esco dal soggiorno senza dire niente, vado in camera mia, prendo il giubbotto e scappo fuori di corsa con Dea.
Ho bisogno di stare sola adesso, so benissimo che prima facevo tutto ciò che dicevano e adesso voglio fare di testa mia, ma devono capire che non sono più una bambina, ho bisogno di sapere qual è la mia vera natura e voglio anche conoscere i miei nuovi amici, non posso stare segregata in casa. «Secondo te chiedo troppo?». Chiedo alla mia cagnolina.
Passeggia tranquilla scodinzolando con la sua coda piena di pelo. Certe volte mi chiedo come faccia a sopportare tutto questo freddo senza lamentarsi, a me già si sono gelate le mani.
Non c'è nessuno in giro, non mi va di andare al parco, l'ultima volta mi è preso un colpo al cuore, preferisco camminare senza allontanarmi troppo da casa.
Dea dopo aver fatto per bene due volte avanti e indietro per tutto il viale, mi porta davanti casa di Logan e comincia ad abbaiare. Mi abbasso e l'accarezzo per zittirla, ma niente da fare, non si vuole muovere da quel posto, è troppo affezionata e ossessionata da lui da quando è tornato in città. «Julie?». Dice la madre di Logan aprendo la finestra.
Tutta colpa di Dea!
Solitamente è un cane tranquillo, adesso non so che cosa gli è preso. «Scusami tanto, non volevo disturbarti». Dico dispiaciuta.
Non aveva mai fatto così. «Forse ha solo voglia di venire, che ne dici?». Mi chiede mostrandomi un lieve sorriso.
Accetto senza ribattere, vado davanti la sua porta e mi fa subito entrare.
Ha indosso la vestaglia e nell'aria si può sentire odore di patate fritte. «Ancora scusa». Dico strofinando i piedi sul tappeto.
Quanto odio dover disturbare le persone, soprattutto se si tratta di Logan. Dopo l'ultima volta non abbiamo più parlato, le uniche cose che ci siamo scambiati sono state occhiatacce. «Non devi scusarti, anzi mi fa piacere averti dentro casa, mi sento sempre sola». Dice andando verso il soggiorno.
Le vado dietro, la cagnolina l'ho lasciata libera, penso che andrà a trovare un nostro amico.
La signora Dixon si siede sul divano e mette una coperta rossa sopra le sue gambe, davanti a lei c'è una tazza di tè caldo su un mobile basso.
Mi fa tenerezza, non pensavo si sentisse sempre sola, è una cosa triste, mi chiedo perché Logan non sia presente. «C'è abbastanza freddo stasera». Mi siedo sul divano di fronte al suo.
Prende la tazza e ci soffia dentro. «Cosa ci facevi fuori a quest'ora?». Mi chiede guardando l'orologio sopra il camino.
Peccato che sia spento, a parere mio lo dovrebbe accendere perché la temperatura è bassissima. «Ho litigato con mamma e papà, per questo ero fuori», sospiro abbassando la testa. «Certe volte penso che vogliano tenermi in casa con loro per sempre».
So che posso confidarmi con lei, una volta era una seconda madre per me. «Che cosa è successo?». Chiede curiosa.
Strofino le mani sulle mie cosce per riscaldarle, sono freddissime. La guardo e mi schiarisco la voce, è così simile a suo figlio che il mio cuore si stringe.
Mi chiedo se gli umani sappiano degli angeli, questa cosa non l'ho mai chiesta.
Quindi adesso cosa dovrei dire?
«Non vogliono che esca con dei miei amici». Mento - a metà - guardandomi le mani.
Beve dalla sua tazza e mi guarda attentamente. Il suo sguardo non è duro, ma al contrario di mia madre sembra molto più comprensiva e dolce. «Dagli il tempo di abituarsi Julie, eri la loro piccola bambina, non tutti i genitori accettano che un figlio cresca». Risponde con toni delicato.
Che risposta mi potevo aspettare da un'altra madre se non questa?
Sento la porta d'ingresso aprirsi e la mia cagnolina abbaiare, sarà arrivato qualcuno. «Dea, che ci fai qua?». Sento dire.
È Logan, dal tono di voce sembra contento.
I suoi passi si avvicinano di più verso questa stanza, sento un po' di pressione, non sono mai abbastanza sicura quando si tratta di lui.
Entra in stanza e guarda entrambe in modo strano. «Mamma te l'ho chiesto gentilmente di non farla entrare più in casa, che ci fa qua?». Si toglie il giubbotto.
Oh, ma grazie mille!
Quanto fastidio provo nei suoi confronti in questo momento - e anche in altri-. «Vado via subito!». Poggio le mani sui braccioli della poltrona per potermi alzare.
Sua madre alza una mano come se volesse dirmi di fermarmi. Lo guarda corrugando le sopracciglia, di rado la vedo arrabbiata e credo che questo sia uno dei momenti in cui lo sia. «Logan i vostri problemi non sono anche i miei. Julie non lo ascoltare, perora è un po' acido con tutti». Dice lei alzando un po' il tono dice.
Perora?
Da quando ci siamo rincontrati non ha fatto altro che comportarsi in modo antipatico, non è il "periodo".
Logan si posiziona davanti a lei e incrocia le braccia al petto. «Io invece penso che tu debba andare a dormire, è un po' tardi». La comanda.
Rimango di sasso. Non dovrebbe rispondere così a sua madre, per quanto non possa sopportare i miei non li ho mai cacciati, a limite mi sono allontanata io. «È andata via di casa, non posso lasciarla andare fuori al buio». Dice difendendomi.
In effetti non ho la minima idea di tornare a casa, preferirei dormire su una panchina al gelo che tornare in quel posto. «Via di casa?», guarda me e sbuffa facendo un mezzo sorriso per niente sorpreso. «Ok, ci penso io a lei, tu vai in camera tua».
Solleva gli occhi al cielo ed esasperata va nella sua camera dopo avermi dato la buonanotte con un bacio sulla fronte.
La dolcezza in persona.
E dopo quella piacevole sensazione di calore, passo a quella dello sdegno, del disgusto, della confusione che solo lui riesce a darmi. «Non dovresti comportarti così con lei». Dico con toni duro.
Fa spallucce e sul suo volto non leggo nemmeno un pizzico di risentimento. Piuttosto va verso il tavolo apparecchiato, dove c'è un piatto pronto per lui.
Dentro ad esso ci sono delle patate che lo aspettano.
Il profumo che sentivo era reale allora. «Sei tu quella ad essere scappata di casa, non io. Potrei dirti la stessa cosa». Dice infilzando una patata con la forchetta.
Sento una fitta e in parte penso che quella forchetta avrebbe voluto conficcarla nella mia testa. «Tua madre è gentile, ti ama. Mentre i miei genitori non vogliono nemmeno ascoltarmi».
Prende il suo piatto e lo porta con se fino al tavolo davanti a me, sedendosi sopra e infilzando un'altra povera patata. «Sei diventata una bambina capricciosa adesso?». Mi provoca.
Faccio una smorfia e continuo a guardare lui che mangia.
È snervante e scommetto che quelle patate al forno saranno buonissime!
Sento lo stomaco brontolare e metto una mano su di esso, sperando che non abbia sentito nulla.
Ma io ho mangiato stasera?
"Julie, sveglia! Ti sta insultando, non pensare al cibo". «Non sono una bambina capricciosa! Vorrei solo che i miei genitori mi capissero di più senza preoccuparsi sempre».
Mi guarda negli occhi, senza smettere mai di sorridere. una ciocca gli ricade davanti al viso e lui si passa le mani fra i capelli per risistemarli.
Saranno così morbidi.
Julie, no! «L'hai permesso tu tutto questo, sei sempre stata la loro piccola e perfetta Julie, è normale che adesso ti vogliano tenere stretta a loro».
Il ragazzo che trasgredisce le regole è di colpo diventato un adulto, fa delle riflessioni profonde a favore dei miei... «Sapevano che prima o poi sarei cresciuta», rispondo infastidita. «Cosa c'è di sbagliato nell'andare alla caccia al tesoro?». Dico quasi sussurrando.
Non voglio che sua madre di senta, non so ancora come funzioni il rapporto fra umani e angeli.
Il suo sorriso diventa più grande, quasi come il gatto di Alice nel paese delle meraviglie. Inquietante.
I suoi occhi sono diventati tetri, e non del solito grigio affascinante che tende all'argento. Sembra che dentro non abbia nulla.
Porta la testa indentro cominciando a ridere. «E poi ti lamenti se i tuoi genitori decidono di non ascoltarti? Sei appena entrata in un nuovo mondo e già vuoi fare tutto ciò che ti viene proposto solo perché lo fanno i tuoi amici?».
Ma che cosa gliene frega a lui?
Non ho chiesto un suo parere! «Non lo faccio perché lo fanno i miei amici, lo faccio solo perché ho voglia di farlo». Lo guardo male.
Una volta avevamo molta più intesa, adesso fa di tutto per andarmi contro con qualsiasi cosa. «Quale dei due ragazzi ti piace? Scommetto quello con i capelli scuri, qualche giorno fa vi ho visti insieme». Mi stuzzica.
Mi sento arrossire e distolgo subito lo sguardo dai suoi occhi. L'imbarazzo dopo pochi secondi si trasforma in rabbia nei suoi confronti. «Cosa c'è? Adesso mi spii per caso?». Rispondo con il suo stesso tono.
Poi mi alzo dalla poltrona senza guardarlo, non ho intenzione di stare altri due minuti qui insieme a lui.
Chiamo Dea e l'afferro per il guinzaglio.
Adesso è l'ora di tornare a casa. «Potrei darti una mano nel firmare l'autorizzazione». Dice infine.
Mi fermo di scatto.
Cosa?!
Riesce nuovamente a catturare la mia attenzione, ora sono interessata. «Sul serio?». Chiedo con due occhi probabilmente sgranati. Annuisce con la testa sicuro.
«E il trucchetto qual è?».
Sono sicura che ci sia qualcosa sotto, non è da Logan farmi dei favori. Solleva la testa e fa un altro piccolo sorriso. «Sei molto perspicace... allora, io ti firmerò l'autorizzazione, ma tu in cambio dovrai far zittire Gavin e in più dovrai promettermi che non metterai mai più piede a Waterveiled». Mi guarda dritto negli occhi.
Ci penso qualche secondo prima di rispondere.
Sarò in grado di rispettare l'accordo?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top