Capitolo 13

           
Erano rari i giorni in cui mi svegliavo felice, piena di vita - in realtà non credo che sia mai capitato negli ultimi quattro anni - ma oggi era diverso, mi sentivo diversa.
Finalmente sembrava che avessi trovato un gruppo di amici. Per me era normale aveva un amico, ma un gruppo? Chi sapeva cosa significasse uscire la sera con altre persone e chiacchierare di cose diverse? Non che ieri ci siano stata tantissime conversazione, ma è stata ì qualcosa di diverso.
Qualcosa di estremamente bello.
Questa mattina sono pure riuscita a prendere il bus, evento raro per quanto mi riguarda.

Le ore passarono in fretta a scuola, ma io non smettevo di sorridere - nemmeno per un secondo -. Ad un tratto pensai di avere qualche sorta di paralisi al viso. Mi faceva sorridere che Darcey scrivesse nel gruppo che aveva creato ieri sera, appena tornata in casa. Ci aggiornava di quanto fossero noiose le lezioni, e di quanto desiderasse che fosse pomeriggio per poterci vedere.
Io ed Edric avevamo avuto solo due lezioni insieme, prima della pausa pranzo, ma adesso siamo in mensa e possiamo dialogare tranquillamente senza professori che ci interrompono. «Oggi Bertha è venuta a scuola?». Chiedo bevendo il mio succo d'arancia.

Annuisce con la testa e guarda lo schermo del suo cellulare. Starà messaggiando con lei? Penso proprio di sì dal sorriso che ogni tanto si forma sulle sue labbra. Chissà che sarà il suo angelo custode, in cuor mio spero di poter essere io quella persona. Edric è un'anima così pura, se un giorno dovesse mai succedergli qualcosa, credo che mi cascherebbe il mondo addosso. Il legame che ci lega non riesco neanche a spiegarlo.
  «Posso sedermi?». Chiede qualcuno spostando la sedia accanto alla mia.

Quando mi giro vedo proprio lei, è imbarazzata e anche lui lo è. Si guardano per pochi secondi, ma non aprono bocca, entrambi sono troppo timidi per poter avere una conversazione, la mia presenza poi non aiuta molto. «Bertha! Come va?». Chiedo per interrompere il silenzio che si stava creando.

La vedo un po' titubante, noto le le tremano un po' le mani mentre tiene la forchetta. Le vorrei poggiare una mano sulla schiena e dirle di stare tranquilla, ma probabilmente anch'io mi comporto in questo modo in presenza di Logan o di Tyson... «Tutto bene, sono tornata oggi a scuola, ho avuto l'influenza». Risponde senza però sollevando mai gli occhi dal suo piatto.

Edric la guarda come se desiderasse incrociare i suoi occhi. I suoi sono così lucidi e pieni di amore.
Con la gamba do un colpetto su quella del mio amico, per richiamare la mia attenzione.
Piego la testa da un lato facendogli capire che deve dire qualcosa. «Come sono andate queste prime ore?». Chiede massaggiandosi il ginocchio.

Sta facendo una smorfia di dolore.
Non pensavo di avergli fatto così male.
Bertha non la conoscevo per niente, però mi fidavo del mio amico. Se piaceva a lui, doveva per forza piacere anche a me. Lui l'aveva notata durante il laboratorio pomeridiano di matematica, ad entrambi piacciono i numeri. I invece li odio.
So solo che è molto brava, credo che sia una delle migliori in tutta la scuola. Il mio amico mi ha anche raccontato che ha vinto una borsa di studio per Oxford.
Lei aveva annuito con la testa, e lui aveva detto qualche altra cosa, a quanto pare interessante, perché i due cominciarono a parlare tantissimo.
Io però non li stavo ascoltato, avevo ancora per la mente l'uscita di ieri, Logan che si era avvicinato... un insieme di cose che mi avevano fatta scattare in piedi senza che me ne accorgessi. «Devo andare un attimo in bagno, scusatemi».

Probabilmente non si sono nemmeno accorti della mia "assenza", avevano uscito qualche discorso su asteroidi, equazioni e altre cose di cui non mi è mai importato un granché.
Uscendo dalla mensa mi ero accorta che dei ragazzi mi stavano fissando, mentre altri bisbigliavano qualcosa seguendo i miei passi con gli occhi.
Quello che aveva raccontato Gavin era sulla bocca di tutti, anche se ancora non capivo il motivo di mettere in giro una cosa del genere.
  «Julie». Sento dietro di me.

Mi fermo di botto. In effetti non sapevo nemmeno dove stavo andando. Questa voce poi la conosco benissimo, ancora prima di voltarmi sapevo già con chi avrei parlato.
Decido però di proseguire senza dagli conto, non ho voglia di parlare con Logan, non posso sempre fare la stupida e andargli dietro.
Lui però ha continuato a chiamarmi, finché non me lo ritrovai davanti.
Avrà usato il teletrasporto. Non si potrebbe usare sulla terra, lo sa benissimo. «E se qualcuno ti avesse visto?». Chiedo incrociando le braccia al petto.

Prende il mio polso e mi porta con se come se fossi il suo cagnolino. Mi trascina fuori, proprio nel cortile dove passo ogni mio giorno.
Adesso però è freddo, ci sono delle foglie scolorite sopra la panchina ed altre per terra che si spostano per via del venticello. Un brivido di brezza autunnale mi sfiora la schiena, facendomi trasalire. «Lo sai che non ti è permesso stare nella parte oscura, che diavolo ci facevi ieri lì?». Mi chiede avvicinandosi il più possibile a me.

C'è pochissimo spazio fra di noi, se avanzassi leggermente potrei benissimo sfiorargli le labbra.
Mi piacerebbe. Ma non lo farò.
Lo guardo, sentendo il suo respiro sfiorare il mio viso. Sembra arrabbiato e non me lo aspettavo proprio da lui, pensavo che la discussione fosse terminata ieri, ma noto con piacere che non si è fatto convinto di ciò che ha visto. «Pensavo che non te ne importasse niente. Non c'è scritto da nessuna parte che non è permesso, consigliano solo di non farlo. E poi ero lì con dei miei amici, non vedo dove stia il problema». Dico mettendo le mani nelle tasche del giubbotto.

Comincio a sentire un po' di freddo. «Flemminia non è abbastanza divertente da far stare voi idioti al vostro posto? Sai che non tutti gli angeli neri sono pacifici? E se qualcuno ti avesse fatto del male scoprendoti?».

Riesco a vedere la vena pulsagli il collo.
Ad un tratto il freddo di un attimo fa era svanito.
Anche le mie guance penso che stiano per scoppiare. Non voglio che mi veda rossa in viso.
Abbasso lo sguardo cercando di non incontrare momentaneamente i suoi occhi grigi. «Nessuno mi avrebbe fatto del male, sappiamo ciò che facciamo». Dico con fino secco. Dopo aver preso nuovamente il controllo del mio corpo lo guardo nuovamente negli occhi. «E poi nel caso in cui mi fosse successo qualcosa ci saresti stato tu a proteggermi, a quanto pare non facevi altro che fissarmi». Cerco di provocarlo.

E sembra che le mie parole lo abbiano colpito.
Strizza gli occhi fulminandomi con lo sguardo e inumidisce le sue labbra prima di aprire nuovamente la bocca: «Frequenti da quanto tempo quel posto? Tre giorni? E già pensi di conoscere come funzionano le cose», dice guardandomi con riluttanza. «Forse in realtà non sei ancora maturata dall'ultima volta che ti ho vista». Dice facendo un passo indietro.

Ed ecco che adesso è lui a colpirmi.
Mi schiarisco la voce cercando di non frignare, non posso farlo davanti a lui. «Fottiti Logan, io faccio ciò che mi pare. Non intrometterti se non vuoi più fare parte della mia vita».

Sento dell'amaro in bocca. Non credo di essere stata io a sputare quelle parole, e invece a quanto pare è così. Fa un piccolo sorriso e mi afferra l'orlo della manica non appena indietreggio per andarmene. «Forse non mi sono spiegato bene», fa un passo verso di me facendoci tornare alla stessa distanza di prima. «Non ti voglio più vedere da quelle parti». Mi guarda dritta negli occhi.

Correvo sul serio tutti quei rischi?
Non mi bastavano i miei genitori sulla terra a dirmi ciò che dovevo e non dovevo fare, adesso si ci metteva anche lui. «Ok Logan, ci proverò, ma non ti assicuro nulla». Dico divincolandomi dalla sua presa.

Fa un passo indietro lasciandomi respirare di nuovo, la sua presenza vicina mi aveva nuovamente tolto il respiro. «E cerca anche di risolvere la cosa con Gavin, non credo che sia bello ciò che dice in giro sul tuo conto».

Quindi questa cosa gli da fastidio... «Prima o poi la smetteranno». Rispondo facendo spallucce e andando via.

Il ritorno a casa non era stato felice e spensierato come quello dell'andata. L'incontro con Logan mi aveva turbata parecchio. Per fortuna al mio fianco ho Edric che mi racconta un po' di lui e Bertha, prima di imboccare l'angolo che ci induce a separarci, mi guarda fermandosi. «Per sabato sera abbiamo deciso di vederci». Dice infine.

Probabilmente prima c'era stato un lungo discorso, ma io avevo solo ascoltato solo la metà delle cose che mi aveva detto. E questo mi faceva sentire così in colpa. «Fantastico!». Rispondo entusiasta dandogli un colpetto dietro la schiena.

Mai e poi mai avrei giurato che Edric riuscisse ad andare ad un appuntamento prima di me. Non perché lui fosse brutto o cose del genere, ma semplicemente perché ero molto più sfacciata di lui. Forse un po' troppo, e anche arrogante.
Ecco il motivo per cui è toccato a lui e non a me.
Mi mordo il labbro inferiore pensando che forse dovrei darmi una controllata con i miei atteggiamenti. «Ultimamente sei di buon umore, mi piace vederti così. Che cosa è successo?». Chiede curioso.

Ed ecco che adesso ci sono domande anche per me. «Niente, sto solo bene». Rispondo alzando le spalle.

Come faccio a spiegargli tutto quello che mi è successo?
Dei nuovi amici?
Degli angeli bianchi e del mio mondo fantastico?
Mi manderebbe al manicomio!

Faccio uno dei miei soliti sorrisi mantenendo la calma e facendo finta di niente. «Nonostante girino tutte quelle voci su di te?». Mi chiede alzando un sopracciglio.

Guardo i nostri piedi, sto pestato una foglia secca, mi piace il rumore che emette quando si spezza. «Ma perché la gente lo dovrebbe credere? Ero con Logan alla festa, se avessi potuto fare qualcosa sarebbe stata con lui».

L'ultima cosa detta mi fa arrossire per l'ennesima volta durante le ultime 24ore. Vedo l'espressione disgustata nel volto del mio amico, un altro che non sopporta Logan a quanto pare. «A proposito di lui...», lo sento insicuro. «Che ne dici se l'uscita di sabato fosse a quattro? Secondo te accetterebbe di venire?».

Non mi sembra molto sicuro di ciò che dice, dai suoi occhi leggo che al momento vorrebbe che dicessi di "no", infatti è proprio quello che faccio. «Però forse c'è qualcun altro che potrebbe venire con me».

Quell'idea era così folle, ma intrigante allo stesso tempo. E se chiedessi a Tyson di farmi da accompagnatore? Sarebbe troppo imbarazzante?
Forse si, però volevo uscire con il mio amico e lui è l'unica persona che forse avrebbe accettato.
Lo conosco poco, anzi, pochissimo. Però sento dentro di me qualcosa di diverso che mi spinge a fare delle pazzie.
Edric mi stava ancora fissando curioso e con due occhi sgranati, mentre io mi ero nuovamente lasciata andare ai miei pensieri. «Non vorrai mica dirmi che è lui il ragazzo che ti sta facendo sorridere in questi giorni?». Mi chiede curioso.

Faccio spallucce non dandogli alcuna risposta, cammino all'indietro e lo saluto con la mano prima di voltarmi ed andare per la mia strada. «Ci vediamo domani!». Dico in lontananza.

Non appena torno ha casa ho un'altra cosa che mi balena per la mente: i miei genitori devono firmare l'autorizzazione.
Cerco mia madre fra le stanze, poi la trovo distesa sul letto che riposa, non posso disturbarla.
Vorrei davvero provare a fare questa caccia al tesoro, so di non essere pronta e che probabilmente mi butteranno subito fuori, ma sono curiosa di vedere come me la potrei cavare, ho bisogno di nuove esperienze ed emozioni. Ho una vita davanti, non posso perdermela. «So benissimo ciò che stai pensando e cosa hai fatto ieri sera». Dice Rùmil spuntando dal nulla.

Ero appena entrata nella mia stanza ed ero così avvolta nei miei pensieri che mi ha fatto prendere un colpo. «Cosa?». Chiedo incrociando le braccia al petto chiedendo la porta alle mie spalle.

Lo sa davvero?
Legge anche nella mente il mio piccolo elfo?

Sicuramente non sarà un piccolino a dirmi che cosa devo fare. «Ieri sera sei andata in un posto pericolosissimo, per quanto Logan non mi stia simpatico ha fatto bene a rimproverarti». Dice come prima cosa. Il fatto che riprendesse fiato mi fa dedurre che non è finita qui. «E no, non andrai a fare quella caccia al tesoro, non sei ancora pronta». Dice scuotendo la sua piccola testolina.

Butto lo zaino per terra e mi siedo sul letto prendendo Dea e mettendomela sulle mie gambe.
Adesso devo avere pure una spia notte e giorno e che da ragione a quell'idiota. «Chi ti ha detto che non sono ancora pronta?». Gli chiedo.

Voglio andarci, non possono vietarmelo. «Vuoi solo farlo perché sai che parteciperà anche Logan». Sale sul mio letto.

Accarezzo il cane e scuoto la testa. «Non è vero, non mi importa di lui, adesso ho degli amici e mi piacerebbe passare anche più tempo con loro».

In realtà voglio andarci per entrambi i motivi, sono curiosa di sapere che cosa farà Logan in questa sfida.

Mi tratterà come avversaria o cercherà di darmi una mano?

Conoscendolo mi eliminerebbe subito, anche se il suo ultimo comportamento mi fa avere dei lievi dubbi. «Non mentirmi, ti conosco fin troppo bene, non sono stupido». Insiste.

  «Lasciami sbagliare».

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