Capitolo 8: La tuta morfica
«Dovrò continuare a chiamarti Cacciatrice per tutto il tempo? Sul serio?»
«Il tuo fiato è troppo prezioso per riuscire a pronunciare quattro sillabe di fila?»
«Scusa, ma mi sento un grande idiota ad andarmene in giro a gridare "cacciatrice" a destra e a manca. Non devi per forza dirmi il tuo nome. Va bene anche uno fittizio.»
Stavamo litigando sull'argomento da più di un quarto d'ora, ma l'unica cosa che la Cacciatrice facesse era darmi risposte sarcastiche e ridere sotto i baffi.
«Chiamala Aerix» ci interruppe Raelich, finora rimasto in silenzio, intento a osservare i dati che comparivano sulla tavola interattiva della piccola nave intradimensionale in cui ci trovavamo. «È così che si è presentata a me, qualche giorno fa. Non sapevo ancora fosse una cacciatrice, l'ho scoperto dopo la tua cattura... ma questo ha spiegato molti suoi atteggiamenti, direi.»
Aerix lo fulminò con lo sguardo, stringendo gli occhi color smeraldo finché non si trasformarono in due fessure minacciose.
«Tu non conosci proprio il significato di "confidenza", vero Raelich?»
Il soldato la guardò con un sopracciglio sollevato e un sorrisetto stampato in faccia.
«Ma se non mi hai nemmeno detto il tuo vero nome...»
«E che c'entra? Se l'avessi fatto a tua insaputa?»
«L'hai fatto?»
«No.»
«E allora...»
«È una questione di principio, Rae! Come puoi non capire? Pensavo fossi un novellino che si attiene al codice d'onore.»
Nonostante si conoscessero da poco tempo, sembravano grandi amici. Anche a me sarebbe piaciuto poter legare tanto facilmente con gli altri. Aerix aveva una personalità focosa ed entusiasta, era difficile non sentirsi attratti da lei. La sua presenza era come un falò dopo un grande, gelido viaggio nel mondo di tutti i giorni; un mondo dove cercavano costantemente di catturarmi, avvelenarmi, imprigionarmi e molte altre cose negative in "-armi".
È colpa sua se mi ritrovo in questa situazione.
Forse era vero, ma non potevo negare che a una parte di me piacesse. Mi sembrava di essere di nuovo il membro di una rocambolesca ciurma, sensazione che era andata perdendosi, man mano che i miei vecchi amici avevano trovato nuove sistemazioni, allontanandosi, in particolare Silenzioso. Era da un anno che non lo vedevo. Poco dopo il nostro arrivo al porto intradimensionale delle dimensioni F, si era volatilizzato nel nulla. Il segnalatore che mi aveva regalato funzionava a senso unico, permetteva solo a lui di potermi localizzare, dunque non avevo idea di dove si trovasse. Etienne lo stava ancora cercando, ma con poca convinzione. Una parte di lui sapeva che era giusto lasciar andare Silenzioso dopo quello che era successo fra loro, mentre un'altra gli voleva ancora troppo bene per poter chiudere gli occhi e lasciarlo perdere.
Per quanto riguardava me, avrei voluto poterlo riabbracciare, ma, proprio perché ero suo amico, preferivo non imporgli la mia presenza. Se avesse voluto trovarmi, avrebbe saputo come farlo.
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La nave di Aerix era un mezzo di trasporto modificato illegalmente. Avrebbe dovuto poter correre solo nei percorsi prestabiliti da delle linee luminose nei vari piani delle dimensioni F, senza uscire dal percorso - per quello c'erano le grandi navi intradimensionali che avevo visto per la prima volta al Porto non appena ero arrivato qui – e invece quel trabiccolo poteva anche andare altrove.
«Senti, ma questa nave resisterà a un viaggio al di fuori dei percorsi?» chiesi, stringendo forte i braccioli del sedile.
«Ma certo. E poi, se non reggesse, non avremmo il tempo di pensarci, perché verremmo all'istante ridotti a un brodo di neutroni. Che meraviglia l'entropia, eh?»
«Brodo di... senti, vorrei arrivare sano e salvo al Cimitero delle Sabbie, quindi...»
«E rilassati, amico! Per tutti gli Sgraffognatti, certo che sei un po' nervosetto per essere un Energeen» sbuffò Aerix, mentre premeva un pulsante sul cruscotto della nave. Ci furono un click e un ronzio, e una macchina per caffè rigurgitò una sostanza rossiccia all'interno di un bicchiere di carta. Aerix ci versò un po' d'acqua e me lo porse. «Beviti il tuo the, così ti rilassi e la smetti di scartavetrare le Blatte.»
«Senti, io non lo voglio il tuo the» sibilai, cominciando a perdere la pazienza. «Pensi di potermi fregare così? Io... io non lo berrò, okay?»
«Davvero? È così buono» mi stuzzicò lei, facendomi passare il bicchiere sotto il naso. «Senti che delizia, che profumino estasiante. Lo vorresti, non è vero?»
«S-sì, lo vorrei» sussurrai, mio malgrado. «Però non lo berrò.»
Aerix mi guardò con un sorriso e ne bevve un sorso. Ormai io stavo sbavando, ma non avevo intenzione di cedere a quello sporco ricatto. Ero più forte di un bicchiere della cosa più buona che avessi mai assaggiato, della bevanda che mi faceva fremere per il desiderio di svuotare una cisterna da sei litri colma di quel the demoniaco.
«Se non lo vuoi, lo berrò io. E tu resterai a bocca asciutta.»
«No!» strillai, strappandoglielo dalle mani. «È mio. Mio!»
Mi fiondai sul the come un'ape sul miele, e lo bevvi con una velocità tale che terminò subito, lasciandomi più depresso di prima. Osservando il bicchiere vuoto, mi sentii confuso.
«Secondo me questa roba è una droga» commentai, mettendo il bicchiere in un cestino. «Mi sembra di essere come un felino con l'erba gatta. Non è che ce ne sarebbe ancora?»
«No, mi spiace» sospirò Aerix, fingendosi addolorata.
Avrei voluto allungarmi per premere il pulsante che aveva erogato il the, ma le mie braccia erano troppo rilassate per poterci riuscire. Mi rannicchiai su un fianco, stringendomi nella coperta che Aerix mi aveva dato per riscaldarmi, e mi abbandonai a un soffice abbiocco.
Nello stato di dormiveglia in cui ero caduto, avvertivo ancora le voci di Aerix e Raelich, nonostante fossero lontane.
«Cosa c'era in quel the?» le chiese lui.
«Qualcosa per calmarlo. Ho bisogno di tranquillità per guidare questa navicella come si deve, non di qualcuno che si lamenta costantemente a pochi centimetri dal mio orecchio sinistro. È come avere un pappagallo ciarliero sulla spalla.»
Raelich rise piano.
«Cos'hai intenzione di fare adesso, Aerix? Vuoi davvero aiutarlo?»
«Perché no. Sembra la cosa più divertente da fare al momento, anche se devo ammettere che avevo pensato di farlo mio prigioniero e aspettare che la taglia su di lui salisse ulteriormente, per poi riconsigliarlo ai Presidenti. Ma sarebbe troppo noioso attendere e non riuscirei a stare ferma per così tanto tempo.»
«Sei proprio una calcolatrice» sogghignò Raelich. «Però non sembra cattivo. Voglio dire... con tutte le storie che si sentono sugli Energeen...»
«Tu sai perché volevano giustiziarlo?»
«Lo psicotromo ha mostrato che non aveva fatto nulla di male, ma preferivano eliminarlo perché c'è una creatura pericolosa sulle sue tracce. Un Energeen Mietitore, che vorrebbe nutrirsi di lui.»
«Capisco. Beh, allora, se vogliamo assistere a una bella festa, sarà meglio stare vicino a questa lampadina. Sembra il posto più interessante della dimensione F, al momento.»
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Mi svegliai perché qualcuno mi stava scuotendo un braccio.
«Gene» mi intimò una fastidiosa voce.
«Hmm.»
«Gene, svegliati.»
«Groan...»
Cercarono di strapparmi le coperte e io le trattenni, emettendo dei gemiti di protesta, ma non aprii gli occhi. Stavo dormendo così bene, trovavo profondamente ingiusto che volessero privarmi di quel piacere.
«Aspetta, faccio io» intervenne una voce femminile.
Qualcuno cominciò a farmi il solletico sulla pianta dei piedi nudi e mi svegliai scalciando, facendo cadere a terra la coperta. Guardai i due aguzzini con aria risentita, incrociando le braccia sul petto, mentre loro ridevano.
«Perché mi avete svegliato? Stavo dormendo così bene.»
«Siamo arrivati.»
«Come, di già? Niente scossoni e brodo di neutroni?»
«No. E poi dormivi come uno Truffsglatt, dunque non ti saresti accorto di niente.»
«Continuo a pensare che quel the sia una droga.»
Aerix alzò gli occhi al cielo e mi afferrò per un braccio, mettendomi in piedi. Era molto forte e mi massaggiai il polso, mente lei usciva dalla nave e Raelich mi porgeva una tuta color carne che rifletteva la luce. Sembrava che stesse ondeggiando, mossa da un vento invisibile.
«Che cos'è?» chiesi, sfiorandola con un dito.
La sostanza appiccicosa di cui era composta si avviluppò subito attorno alla punta del mio indice, come se tante piccole manine volessero fare amicizia con me. Mi ritrassi con un sobbalzo, sfregandomi il dito.
«Tranquillo, non è pericolosa. È una tuta morfica.»
«E cosa fa? Mangia chiunque ci metta piede?» sbottai.
«No. In genere i cacciatori le usano quando sono troppo stanchi per cambiare aspetto. Aerix ne ha due. Noi le useremo per nascondere il nostro aspetto, dato che non siamo dei mutaforma. È molto semplice. Puoi preimpostare la tuta e decidere quale forma assumere: è come una pellicola vivente, il make-up più costoso di tutte le dimensioni.»
«Dunque potrei diventare un rubacuori e smettere di essere una lampada al neon, con quella cosa addosso?» chiesi, raccogliendola dalle sue braccia.
La tuta si agitò, cercando di abbracciarmi, e io la allontanai. Ci eravamo appena conosciuti e già pretendeva di prendersi il mio spazio vitale.
«Penso tu le sia simpatico. Mettila su.»
«No, non mi piace. Non sono sicuro di volerlo» borbottai, guardando male la tuta, che si afflosciò per il dispiacere. «Nulla di personale, amica tuta.»
Feci per uscire dalla nave, ma, davanti al portellone principale, trovai Aerix. La Cacciatrice mi stava puntando contro il fucile succhia-energia, che si agganciò subito alla cannula che sporgeva dalle mie costole. Mi ero dimenticato di avere ancora addosso quell'affare.
«Gene, se non vuoi che te la metta io dopo averti steso, indossala da solo.»
«Ma... è viscidella.»
«Mettila e basta.»
Io borbottai sottovoce e cominciai a infilarmi la pellicola rosa, che riprese a ondeggiare, tutta felice di avere un corpo cui adattarsi. Aerix sorrise e rimosse il fucile, ma la cannula restò al suo posto.
«Mi piacerebbe tanto che mi togliessi questo affare. La maggior parte del tempo non lo sento, ma quando mi abbasso fa male, sai?»
«Preferisco resti dov'è, al momento. Non sia mai che ti vengano idee strane, Gene.»
«Del tipo?»
«Come andare in giro a parlare di me, senza che io ti abbia cancellato la memoria prima.»
«Vuoi cancellarmi la memoria?» balbettai, sgranando gli occhi.
Lei non mi lasciò il tempo di pensarci, tirando su la cerniera della tuta fin sopra la mia testa. Per un attimo mi sentii soffocare, poi la pellicola rosa si adattò al mio corpo, facendo comparire due forellini per le narici, gli occhi e la bocca. Inspirai a fondo e abbassai lo sguardo sul pannello rotondo all'altezza del mio ombelico.
«E adesso, che devo fare?» chiesi, senza riuscire a togliermi di dosso la sensazione che una colonia di lumache stesse scorrendo sulla mia pelle.
«Come vedi, la tuta si è adattata alla tua pelle e persino ai vestiti da sciattone che indossi» mormorò la Cacciatrice, ignorando le mie proteste. Non ero uno sciattone, io. «Ora regoleremo il tuo nuovo aspetto grazie a questo bel pannello che vedi qui. Persino un bambino di cinque anni saprebbe usarlo, ma visto che tu non ne sei capace ci penserò io.»
«Aerix, sei tremenda» disse Raelich, scuotendo la testa, mentre anche lui terminava di indossare la tuta. Sembrava avesse indosso un calzino bitorzoluto o un enorme preservativo. «Gli darai mai cinque minuti di pace?»
La Cacciatrice non rispose, mentre armeggiava con il pannello, premendo dei bottoni. Secondo me stava proseguendo a casaccio, però non osai dirglielo per paura che si arrabbiasse.
«Ecco. Ora premo il pulsante Avvia. Tu, Gene, siediti. Il processo di metamorfosi potrebbe essere un po' fastidioso per chi non l'ha mai sperimentato prima.»
«Fastidioso?»
«Aerix è la regina degli eufemismi» disse Raelich, con una smorfia. «È un processo molto, molto fastidioso. Sul serio, meglio che ti sieda.»
Io ubbidii, appoggiando la schiena contro il muro della nave. Restai in attesa, sempre più perplesso.
«Ragazzi, non sta succedendo nient-»
Il pannello aderì alla mia pelle, oltrepassando il tessuto del mio giaccone e mozzandomi il respiro. Avvertii una forte pressione all'altezza dell'ombelico, come se dei piccoli aghi fossero affondati nella mia carne.
«Aerix, n-non mi piace» balbettai, con voce stridula. «Toglimi questo affare!»
«Mi dispiace, non posso. Potrei farti del male, se lo facessi ora.»
«Aerix, ti prego!» gemetti.
Avvertii una sensazione di frescura all'addome, mentre un liquido rosaceo veniva iniettato sotto la mia pelle. Una serie infinita di aghetti ripeté quell'operazione in ogni punto del mio corpo e mi ritrovai paralizzato, nonostante stessi provando la sensazione di starmi sciogliendo. Mi sentivo impotente, non avevo idea di come uscirne. Speravo solo che finisse in fretta.
Quella tuta maledetta non cambiava solo l'aspetto esterno, ma anche la struttura interna. Ora capivo perché non me l'avesse detto.
Mi sentii come se il mio corpo si stesse sfaldando, poi, ancor più fastidiosa, cominciò la ricomposizione, mentre le mie molecole si riarrangiavano in una forma differente.
Persi i sensi durante quel processo e, quando mi ripresi, Aerix era china su di me. Mi stava dando dei buffetti sulle guance e sembrava preoccupata, a giudicare dalla curva assunta dalle sue sopracciglia.
«Oh, eccoti. Pensavo fossi morto» disse, dandomi una pacca sulla spalla.
«Tu sei... sei una...» sibilai, cercando di mettermi seduto.
Mi fermai a metà movimento, troppo stupito dalla mia voce per fare altro. Ora era profonda e ruvida, come quella di un fumatore incallito. Mi guardai le mani e scoprii che erano nerborute e ricoperte di calli. Il mio intero corpo era cambiato e, quando Aerix mi porse uno specchio, un uomo baffuto con piccoli occhi neri mi restituì lo sguardo.
«Ora tu sei Gideon Pristatel, della dimensione B-030. Una Terra tranquilla, arretrata, un po' come quella da cui venivi tu. Sei a tutti gli effetti un umano old-school, ora.»
«C-com'è possibile?»
«Dai campioni genetici che raccolgo durante le mie escursioni, ricavo la stringa di DNA attraverso la quale cambiare aspetto. Il fatto che la tuta muti del tutto l'organismo ospite è molto utile, non ci si fa mai rilevare ai controlli. Impossibile da localizzare. L'unico problema è il pannello, che resta esterno al corpo, ma è facilmente celabile con una banda magnetica, che gli impedisce di essere localizzato.»
Certo che quella Cacciatrice era incredibile. Spaventosa, ma incredibile.
Afferrai la mano che mi stava porgendo, mentre lei si chinava su Raelich, trasformatosi in quello che sembrava un polipo con sei tentacoli azzurrini. Era incredibile come quella tuta riuscisse a plasmare la materia. Non riuscivo a smettere di fissarmi le mani. Sembravano così vere. Ossa, vene, sangue... tutto vero.
«So che adesso ti credi un gran figo, ma è meglio andare. L'organismo non riesce a sopportare la tuta per grandi periodi di tempo... a meno che tu non voglia restare mutato per sempre. Anche se sarebbe un miglioramento. Da sciattone a boscaiolo macho in tre comodi passi.»
«Comodi? Mi sembrava di morire.»
«Se bello vuoi apparire, un po' devi soffrire.»
«Preferisco essere uno sciattone, grazie.»
Aerix sorrise, mentre prendeva per mano sia me che il povero Raelich-Polpo, conducendoci verso l'ingresso delle dimensioni Z, dove ci attendevano i controlli.
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