Epilogo
Due settimane dopo
P.O.V.
Ethan
Il palmo della mia mano accarezza la superficie immobile dell'acqua, assaporandone la calma. Il mare, adesso, è quieto come non lo era da giorni ed il sole è tornato a splendere, riportando un clima torrido ormai dimenticato nel tempo.
Gli abitanti di questo luogo hanno qualificato una tale simbiosi di pace come un evento divino di perfetto equilibrio tra eventi che, fino a questo momento, si erano fatti la guerra.
Esistono ingiustificabili credenze, come in qualsiasi altro luogo del mondo, in risposta ad eventi tanto stravaganti.
Vorrei possedere anche io delle motivazioni simili, in rapporto a domande rimaste sospese nel vuoto, come interrogativi irrisolti.
Nessuno sa che fine hanno fatto Katrina e Michael. Secondo l'avvocato di lei, l'amico di Reiner e Lexie, Mark, erano state preparate le carte del divorzio ma non ne aveva avuto alcuna responso. Quello che posso sperare è che suo marito sia arrivato a firmarle e le abbia concesso, infine, la possibilità di tornare libera di vivere la propria vita.
Me lo auguro nel desiderio che provo, immortale, di vederla felice un giorno e lo posso sperare essendo passato dalla loro vuota casa, un pomeriggio.
I libri, i mobili, gli arredi, tutto quanto era stato messo a soqquadro come se vi fosse stata una lite, all'interno di quelle stanze, ma non c'era alcuna traccia del loro scontro se non nel taglio deciso compiuto dalla lama su di un grosso quadro.
Tutti, compresi i miei amici, sono arrivati a pensare che all'interno di quelle quattro mura fosse avvenuto qualcosa di tremendo, furiosamente drammatico, ma io ero rimasto immobile di fronte a quel dipinto e mi ero soffermato a interpretarlo.
In lui non ho visto che la conclusione di una sofferenza, il finale di un racconto. Non sono riuscito a tradurre altro all'interno della pittura perché il soggetto era divenuto quell'incisione e sembrava volermi raccontare la svolta di una nuova storia.
Nessuno ha creduto all'interpretazione che avevo dato, alla differente chiave di lettura di un ipotetico finale ma continuo a sperare, perché credere in qualcosa la fa divenire reale.
Sollevo la mano dallo specchio d'acqua e volto la testa verso la mia casa tinteggiata di bianco dalla quale sta uscendo Ghaazi, per corrermi incontro.
L'entusiasmo della sua spedita marcia fa nascere un sorriso sulla mia bocca e gli occhi non riescono ad allontanarsi per un'istante dalla sua allegria, mentre veste il mio maglione blu scuro tramite il quale è stato riconosciuto da uno dei militari, grazie alla marca americana riportata sul lato sinistro del petto, proprio sopra il cuore.
Il piccolo giunge fino a me, con il respiro rotto. Mi dice, in un americano stentato, che è ora di cena e di rientrare così da prepararla insieme.
Scorro il palmo della mano sui suoi capelli liscissimi, osservando da sotto di essi i suoi occhi scuri fissarmi allegri e non posso non pensare a quanto siano simili a quelli di sua madre ma anche a quanto, la purezza che vi risiede, mi ricordino l'innocenza di Katrina.
Sì, un giorno tornerà da noi e saremo felici, noi tre assieme, mi dico, afferrando la mano del piccolo ed incamminandoci verso casa.
Per il momento, però, non resta che vivere con amore il presente ed assaporare la salsedine del mare mentre le nostre orme rimangono impresse nella sabbia, accarezzate dalla schiuma delle onde che cammina al loro fianco, apportando la firma di un amore che è dolcezza e pace, mescolate assieme.
FINE.
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